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Autore: Bellamy    22/06/2019    2 recensioni
La battaglia tra i Cullen e i Volturi termina in maniera inaspettata: i Cullen perdono, Edward e Bella si uniscono alla Guardia di Aro e Renesmee perde la memoria. I pochi mesi di vita vissuta da Nessie vengono spazzati via.
Dopo quasi un secolo, Aro invita Renesmee a Volterra.
Genere: Malinconico, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Breaking Dawn
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Li seguì con lo sguardo allontanarsi fino a quando, una volta entrati in macchina, non sparirono totalmente dal suo raggio visivo.
Nessuno si voltò verso Bella per l’ultimo, finale sguardo. Sembrava che tutti avessero fretta di andare via. Nemmeno Renesmee si voltò. Stretta tra Esme e Carlisle, Nessie camminò a passo veloce e si mise a sedere nell’autovettura. Era notte, i vetri erano oscurati ma gli occhi di Bella erano in grado di vedere oltre la barriera di vetro: lo sguardo vacuo di Renesmee, la testa appoggiata alla spalla di Alice, le spalle strette e spigolose come se si volesse proteggere dal mondo.
Andarono via.
Bella espirò rumorosamente come se dall’aria fuoriuscita dalla sua gola fossero uscite tutte le tensioni degli ultimi mesi.
Renesmee era andata via. La missione di Bella era compiuta. Sua figlia era in salvo, presto lontana dall’Italia, con la sua famiglia.
Si sedette nel terreno freddo pesantemente, come se un sacco di cemento fosse stato gettato improvvisamente, e si appoggiò alle mura di pietra. Guardò dritto a sé, il cielo era nero come la pece.
Sentiva un grande vuoto dentro di sé. Non un vuoto causato dalla partenza di Renesmee.
Sentiva un grande vuoto dentro di sé perché non riusciva a provare nessun preciso sentimento a riguardo.
Bella prospettava di sentirsi sollevata, felice una volta saputo che, grazie a lei, Renesmee non era più in pericolo.
Bella avrebbe rifatto qual gesto altre cento volte pur di tollerare il soggiorno di Renesmee a Volterra un altro giorno di più.
Sapeva di aver fatto la cosa giusta. Qualsiasi madre avrebbe fatto la stessa cosa. Nessuna madre avrebbe tollerato ciò che aveva tollerato Bella.
Renesmee era e sempre sarebbe stata la sua bambina. La sua piccola brontola. Insieme a suo padre, Renesmee era l’unico motivo per la quale Bella era ancora in vita. Solo guardarla il suo petto si gonfiava di amore e il suo cuore ricominciava a battere, i suoi occhi si inebriavano della sua bellezza. Tutto in lei le ricordava qual era il prezzo del suo sacrificio e cosa ci fosse in gioco: la persona più importante della sua vita. Per sua figlia avrebbe fatto di tutto, avrebbe posto il suo benessere al primo posto, prima di tutto e di tutti, prima di Edward stesso.
Ma questo non bastava per farla stare meglio. Il benessere e la salute di Renesmee al centro di tutto erano un dato di fatto per Bella, una legge universale che doveva essere rispettata a tutti i costi, l’unico scopo della sua esistenza. Non lo considerava un conforto, bensì un dovere.
Bella guardava il cielo sopra di lei illuminato da tante stelle ma i suoi occhi proiettavano in quello schermo scuro una sola immagine: Renesmee… e la sua famiglia. Bella ed Edward non erano più previsti nel quadretto.
Loro due non facevano parte della sua vita, lo erano stati  per poco più di tre mesi. Non la conoscevano, non conoscevano i suoi interessi, non conoscevano i suoi punti di vista, non sapevano più se le piaceva ancora cacciare o se le piacevano le cose luccicanti, come da bambina.
Era indubbio il fatto che Edward e Bella avessero lasciato loro figlia in ottime mani. Non potevano immaginare persone migliori, la loro famiglia. Una famiglia che non sentiva, ormai, neanche più sua.
Era passato troppo tempo, quasi un secolo.
Bella non era riuscita ad adottare ancora la percezione del tempo che avevano adottato  tutti i vampiri.
Per lei, un giorno, un mese e un anno avevano lo stesso peso che avevano per un umano. Riusciva a sentire tutta la loro pesantezza.
Un senso di solitudine  e tristezza pervase Bella: le mancava il ricordo di sua figlia, le mancava stringerla forte tra le braccia, le mancava metterla nel suo lettino in ferro (era troppo forte per un semplice lettino in legno e i suoi sogni, seppur innocui, erano spesso movimentati), le mancava la beatitudine di vederla tra le braccia di Edward (di quanto erano simili era come se una persona si guardasse contemporaneamente in due specchi accostati). Le mancavano i Cullen. In quel momento era invidiosa di loro. A differenza di Bella ed Edward, loro conoscevano Renesmee, loro vivevano la sua quotidianità, loro sapevano tutto di lei.
Apparentemente non vi era più niente che legasse ormai Renesmee a Bella e ad Edward.
Lei aveva perso la memoria, non ricordava i suoi genitori, i Cullen non le avevano raccontato nulla della loro esistenza (come avevano consigliato gli stessi Edward e Bella) e Renesmee, a Volterra, non li aveva riconosciuti.
Bella non poteva negare le sue speranze in qualche riacquisizione della memoria da parte di Renesmee. Aveva sognato ad occhi aperti sua figlia correre da lei ad abbracciarla, dicendole che si ricordava di nuovo tutto.
Le mancava Forks, le mancavano i suoi genitori, le mancava il suo migliore amico, Jacob. Adesso ai suoi occhi niente aveva più senso. Si sentiva prosciugata di tutte le forze presenti in corpo, di tutto il suo essere e della sua anima. Si sentiva un automa, senza natura.
In quel momento avrebbe urlato, disperata, chiedendo di ritornare a casa o di avere un minimo di pace.
Sentì passi leggere dietro di lei, contro il terriccio umido. Sapeva chi era, ogni fibra del suo corpo andava in allerta ogni volta che Edward si avvicinava a lei.
Edward, il suo abbigliamento nero si mimetizzava con lo sfondo scuro del varco, era appoggiato alla parete rocciosa, di fronte a Bella. Guardava il punto in cui prima era parcheggiata l’auto dei Cullen. Lo sguardo impassibile ma le mascelle erano serrate.
Bella si alzò di scatto e, senza esaminare la sua espressione, gli avvolse le braccia intorno appoggiando il volto nel suo petto. Edward ricambiò l’abbraccio ma fu un movimento meccanico.
Bella si strinse più forte a lui come se avesse paura che le sue gambe da un momento all’altro potessero cedere. Voleva piangere, sentiva un grande bisogno di piangere ma l’unica cosa che riusciva a fare era stringere forte i denti, il veleno le sgorgava dalla bocca.
“E’ stato un gesto stupido, Bella”, disse Edward.
Bella ringhiò e spinse le sue mani con forza contro il suo petto. Edward non oppose resistenza e andò contro il muro dietro di sé che si sgretolò.
Ovviamente, pensò Bella.
“Cosa dovevo fare?” domandò, con la voce rotta “Cosa avresti fatto?!”
Edward non si scompose dall’attacco di Bella. Passò solamente un secondo da quando Bella aveva posto quelle domande e rispose lei per lui: “Tu non avresti fatto nulla!”
Edward strinse le labbra in una linea, gli occhi luccicavano, però, di rabbia “Non l’avrei mai messa in pericolo come hai fatto tu” rispose, la voce gelida.
“Edward” iniziò Bella, la voce esasperata, “Renesmee è in pericolo da quando ha messo piede qui, a Volterra!”
“E tu hai complicato la situazione”, aggiunse Edward, glaciale. I suoi occhi questa volta erano lastre di ghiaccio.
Bella si appoggiò al muro, varie scariche le percorrevano il corpo, smanioso di sfogare la rabbia.
Cercò di controllare il tono della voce “Tu cosa avresti fatto?”, ripeté.
“Avrei aspettato”, rispose Edward.
Un altro getto di rabbia colpì Bella “Aspettato?! Una battaglia è imminente e tu avresti aspettato!?”
Non credeva alle sue parole. Alle orecchie di Bella suonava tutto così surreale. Quell’Edward che stava di fronte a lei non avrebbe mai risposto in quel modo, avrebbe fatto qualsiasi cosa  pur di mettere al sicuro sua figlia.
Era questo l’ Edward che amava.
Edward strinse le braccia al petto e guardò Bella con rimprovero “Mandarla via, come hai fatto tu adesso, non serve a nulla. Sai che ritornerà”.
Bella fece una lunga falcata fino a quando non si trovò faccia a faccia con Edward “Non permetterò ad Aro di riportarla qui”.
Edward, sempre fermo nella sua rigida posizione, non fu colpito dalla veemenza di Bella “E come?”
Bella non vacillò di fronte alla sicurezza di Edward e rispose: “Gli ricorderò il patto”.
Edward alzò gli occhi al cielo, in quel frangente mostrava tutti i suoi diciassette anni.
“Non sarà sufficiente: non si tratta del patto”. 
“Sì!” sbottò Bella “Ne sta abusando! Renesmee non avrebbe dovuto mai mettere piede a Volterra!”
“Carlisle ha accettato che Renesmee venisse qui”, ricambiò Edward.
A Bella crollò il mondo addosso e l’esasperazione la penetrò fino alle viscere. Non riusciva a credere alle parole di Edward: stava dalla parte di Aro? Ora era colpa di Carlisle? Lui aveva le mani legate, non poteva fare altro che accettare.
“Carlisle poneva tutta la sua fiducia in noi!” urlò Bella. Per un attimo vide rosso, presa da una ondata di violenza. Non aveva mai immaginato di poter far del male ad Edward.
“Siamo stati noi stessi ad aver messo Renesmee in pericolo” continuò.
Fece dei passi indietro, strinse i pugni e fece dei respiri profondi anche se non le servivano ma la convinsero di essersi calmata.
Edward, dal canto suo, rimase impassibile. Aspettò che sua moglie si calmasse e poi le parlò.
“Non credo sia necessario dirlo” iniziò “ma Aro già lo sa”.
Bella lo sapeva, era semplicemente questione di tempo prima che lo scoprisse.
“Gliel’hai detto tu?” domandò.
Edward strinse i denti ostentando un certa innocenza e una sorta di neutralismo: “Ha solo voluto sapere cosa ne pensassi”.
“Cosa ne pensassi…” ripeté Bella, ancora più incredula e incapace di comprendere.
“Mi hai lasciata sola, Edward”.
  
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