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Autore: shirley jane    22/06/2019    6 recensioni
Eriko ha bisogno di aiuto e decide di rivolgersi a Kaori.
Cosa c'entrano una collezione di abiti da sposa e delle fotografie?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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“Kaori…”

“Ryo…”

Kaori trasalì quando la raggiunse e l’afferrò dolcemente, ma con fermezza, per le braccia. Lo sguardo di Ryo era vivido e fremente, immerso completamente nel suo, come se vi sprofondasse dentro. Kaori ebbe l’impressione che quello sguardo riuscisse ad arrivare fino al punto più profondo della sua anima, scrutando ogni parte più nascosta di lei.

Ryo esplorò con occhi appassionati ogni particolare di quel viso che amava. Era come se la vedesse per la prima volta, ma sentì il cuore suggerirgli di conoscerla da sempre, ancora prima d’incontrarla. Osservò il rossore che tingeva la sua pelle delicata, dei ciuffi castani le ricadevano disordinati sulla fronte e lui avvertì l’impulso di sfiorarli con le dita. I suoi occhi erano dolci e pieni di curiosità, le labbra rosa, i lineamenti affascinanti. Il taglio corto e sbarazzino di capelli le donava un’aria irresistibile e grintosa.

Kaori lo studiò, sorpresa e confusa, senza riuscire a intuire le sue intenzioni. Ryo la stava guardando in modo tanto intenso da non sapere cosa pensare.

Come aveva già fatto Ryo con lei, anche Kaori l’osservò: il suo viso aveva una forma decisa, la mascella marcata, il naso dritto, le sopracciglia folte e scure. I suoi occhi erano neri, profondi e acuti, un misto tra passione travolgente e nostalgia lontana, uno sguardo che non riusciva a nascondere del tutto il passato difficile del quale era stato protagonista. C’era amarezza in quello sguardo, ma anche una luce che racchiudeva speranza. Le labbra erano socchiuse. Quanto avrebbe voluto che la baciasse.

Ryo notò che il rossore si era intensificato sul bel viso di Kaori e gli angoli della sua bocca si alzarono leggermente all’insù. A cosa stava pensando la sua adorabile socia per arrossire in quel modo? Se si fosse trattata di un’altra circostanza, di un altro momento, con un’altra atmosfera, avrebbe potuto prenderla bonariamente un po’ in giro e godersi la sua espressione diventare infiammata, quant’era permalosa!

Ma non era quello il momento giusto. In quell’istante la stanza era colma di parole celate, accumulate nel corso degli anni, di sguardi incatenati, di passione ardente.

Entrambi stavano penetrando nell’anima dell’altro. Una era impetuosa, miserabile, sofferente, ma lentamente era stata inondata di luce dall’altra, che era luminosa, vivace, speranzosa. Era come se fossero strette in un abbraccio inseparabile.

Tutto avrebbe fatto pensare che stesse per succedere qualcosa di cruciale tra i due. L’aria carica di desiderio e tensione, gli sguardi immersi l’uno nell’altro, le labbra socchiuse a chiedere di essere baciate. Le mani di Ryo che stringevano delicatamente il tessuto della camicia gialla di lei e quelle di Kaori che, quasi involontariamente, si erano andate a posare sui fianchi di lui.

Eppure…

Ancora una volta c’era un ostacolo invisibile tra loro, ma ugualmente invalicabile, che gli impediva di lasciarsi andare ai loro sentimenti.

Kaori era talmente timida e insicura riguardo a ciò che provava lui, che la paura di essere rifiutata l’atterriva. D’altra parte Ryo si sentiva intimorito dalla sua luce e temeva di spegnerla se si fosse avvicinato a lei più del dovuto.

Così, lentamente, le mani di Ryo si mossero e la presa sulla camicia gialla si fece più leggera. Kaori vide le sue dita allontanarsi a rallentatore e avrebbe voluto gridargli di non farlo ma, come le succedeva spesso, le parole sembravano bloccate in gola e riuscì solo a guardarlo, lasciando che il suo calore si allontanasse da lei.

“Scusami…” disse Ryo, senza aggiungere altro.

Ecco, l’incantesimo si era di nuovo spezzato, proprio come era successo la sera dell’appuntamento e, come quella volta, Kaori si sentì sprofondare nella delusione e un’altra crepa andò a formarsi sul suo cuore. Si rimproverò duramente, perché non stava facendo niente? Perché non gli aveva chiesto di stringerla più forte a sé e baciarla? Perché la sua timidezza doveva sempre impedirle di cogliere almeno quelle poche occasioni che le venivano concesse? Avrebbe tanto voluto dirgli di restare con lei, ma non lo fece, sembrava aver perso completamente la voce.

Quando riacquistò un po’ di lucidità, Kaori si accorse che le sue mani erano andate a posarsi sui fianchi di Ryo e le ritrasse di scatto, arrossendo di nuovo. Abbassò lo sguardo e balbettò, prima di correre in cucina: “Vado a preparare la cena…”

Ryo la guardò allontanarsi e strinse i pugni per la frustrazione, era un vigliacco.

“Saeba, sei un codardo” mormorò a se stesso. “Un vero codardo”.

Quando Kaori arrivò in cucina si mise una mano sul petto, il suo cuore batteva all’impazzata e aveva la sensazione che il suo viso fosse del colore di un pomodoro maturo. Che cos’era successo? Non lo sapeva nemmeno lei, ma l’aveva completamente sconvolta e turbata. In un certo senso si sentiva più triste... andava sempre a finire in quel modo, in niente di fatto. Sarebbe mai cambiato qualcosa? Doveva continuare a sperare o arrendersi all’evidenza che probabilmente sarebbe sempre stata quella la situazione tra loro? Forse per il suo bene e soprattutto per la sua sanità mentale, avrebbe fatto bene a farsene una ragione, una volta per tutte.

La cena si svolse in silenzio e una volta terminata entrambi si chiusero nelle proprie camere. Kaori si sentiva stanca, il faccia a faccia di poco fa l’aveva scombussolata, aveva bisogno di riposare e liberare la mente dal turbinio di pensieri che la tormentavano. Ryo era steso sul letto ancora vestito e fissava il soffitto, le sue mani bruciavano ancora del dolce calore di Kaori e il suo cuore sobbalzava.

Qualche ora più tardi Kaori si rigirò nel letto per l’ennesima volta, esausta. Aveva guardato l’orologio almeno un centinaio di volte, ormai era l’una passata. Sospirò pesantemente, si mise le mani sulla fronte e chiuse gli occhi, cosa doveva fare? I pensieri e le emozioni l’assillavano, impedendole di prendere sonno. Si mise seduta sul letto e dopo qualche secondo si alzò, forse sgranchire un po’ le gambe l’avrebbe aiutata a schiarirsi le idee. Scese al piano inferiore e si versò un bicchiere d’acqua, aprì la finestra e sentì la freschezza notturna invaderla, permettendole di calmare per un attimo la mente. Osservò lo scintillio delle luci e ascoltò i rumori della città, che non si calmavano mai, quella visione paradossalmente la rilassava.

Kaori ripensò inevitabilmente a cos’era successo solo poche ore prima e il suo cuore cominciò di nuovo a battere impazzito. Lo sguardo di Ryo era stato talmente bruciante e struggente, le sue mani forti e al tempo stesso tenere. Sentì un fremito dentro di sé, avvertiva il bisogno delle mani di lui su di lei, desiderava essere tenuta stretta e baciata, sentire la morbidezza delle sue labbra e il calore delle sue braccia, ma non poteva...

La sua vista iniziò ad appannarsi, seguita dalle lacrime e dai singhiozzi, le spalle tremarono. Cominciò a piangere a dirotto, senza riuscire in nessun modo a fermarsi. Era stanca, frustrata, amareggiata.

Quando aveva partecipato al servizio fotografico aveva fatto di tutto per nasconderlo a Ryo, non voleva sentirlo ridere di lei, ma doveva ammettere che una parte di sé era curiosa di sapere cosa avrebbe pensato se avesse visto quelle foto. Quando aveva indossato quegli abiti si era sentita bella, speciale… chissà cosa ne avrebbe detto lui? Ma ora era sicura di aver preso la decisione giusta, non sarebbe servito a niente, avrebbe continuato a considerarla una ragazzina.

Ryo era anch’esso insonne e come lei decise di scendere, ma si accorse subito di un’altra persona nella stanza e la sua aura era inconfondibile. Trovò Kaori accanto alla finestra aperta, le spalle leggermente curve e tremanti, un leggero vento le scompigliava i capelli.

Cosa stava succedendo? Perché stava piangendo? Era a causa sua?

Ryo fece qualche passo verso di lei e il suo nome gli uscì spontaneamente dalle labbra: “Kaori…”

Lei sussultò, colta di sorpresa, ma non si voltò. Con le dita traballanti tentò di asciugarsi velocemente le lacrime, non voleva che la vedesse piangere. Si girò e gli fece un mezzo sorriso: “Cosa ci fa alzato a quest’ora?” gli chiese. “Sei appena tornato?”

Ryo notò solo allora che era ancora vestito come la sera prima, si era buttato sul letto a riflettere e non si era nemmeno spogliato. La constatazione che Kaori pensasse che fosse appena tornato da uno dei soliti locali notturni, magari dopo aver passato la serata in compagnia di una bella ragazza, lo colpì come un pugno in faccia. Non era sorpresa, sembrava addirittura rassegnata. Ormai si era talmente arresa da non rimanere nemmeno più colpita dal fatto che fosse stato con un’altra donna? La stava lentamente perdendo e la cosa peggiore è che non stava facendo assolutamente nulla per impedirlo, ogni giorno le dava una ragione in più per uscire da quella porta e abbandonarlo per sempre.

“No, mi sono addormentato vestito”.

In realtà non era riuscito a chiudere occhio, ma non lo disse.

“Ah, davvero? Io non riesco a prendere sonno” disse Kaori, cercando di nascondere il suo stato d’animo rattristato con un sorriso. Era grata che Ryo avesse deciso di non accendere la luce, questo le permetteva di nascondergli gli occhi gonfi di pianto e le guance rigate di lacrime.

“Perché?” le chiese lui, spontaneamente.

Kaori fu sorpresa da quella domanda, non sapeva cosa rispondere e disse: “Oh, forse avrò mangiato troppo” ridacchiò.

Kaori aveva appena dato la possibilità a Ryo di sorvolare sulla questione, tornare a letto senza dover affrontare un discorso difficile riguardo i loro sentimenti e su quanto lui la ferisse continuamente, ma stavolta Ryo decise di non assecondarla. Le parole di Eriko e Mick risuonarono come la sua coscienza e di nuovo immaginò Kaori in abito da sposa: adesso era arrivata in cima alla navata e lui le prendeva una mano nella sua, stringendola teneramente. Forse non avrebbe mai potuto sposarla, ma questo non gli impediva di tenerla accanto a sé. L’amava, la storia di essere costretto a tenerla lontano per proteggerla dai loro nemici era una scusa che usava per proteggere se stesso dai propri timori, molti la consideravano già la sua donna e se lo fosse diventata sul serio sarebbe stata più al sicuro.

Ryo non voleva più che Kaori soffrisse per lui.

“Mi dispiace” disse Ryo.

Kaori sgranò gli occhi, senza capire, di cosa stava parlando? Sussultò quando si avvicinò ulteriormente e le prese una mano. Osservò le loro dita intrecciate e arrossì.

“Mi dispiace per come mi comporto con te. So di ferirti a volte, perdonami, Kaori”.

Ryo la guardò più intensamente e fece un altro passo nella sua direzione: “Eri bellissima vestita da sposa” confessò “Sei bellissima”.

Kaori era sbalordita, per le parole appena pronunciate da Ryo, ma anche perché aveva capito che aveva visto le fotografie.

Ryo sorrise e le scostò qualche ciuffo dalla fronte, come aveva desiderato fare prima. La semioscurità nella stanza creava un’atmosfera incantata. Le luci che entravano dalla finestra illuminavano per metà i tratti delicati di Kaori, risaltando i riflessi castani della sua chioma e la vivacità dei suoi occhi. Lo stesso effetto ricadeva su Ryo e Kaori si perse nella profondità del suo sguardo, i suoi occhi erano gentili e vividi e lei sentì un brivido. Era un altro dei suoi sciocchi sogni romantici? In quel caso non voleva svegliarsi.

“Ryo…” lo chiamò, come a chiedergli cosa stesse succedendo.

“Sei ciò che ho di più importante, Kaori”.

Lei sentì la testa girarle, le sue orecchie avevano udito bene? Le lacrime iniziarono di nuovo a solleticarle la vista, ma ora erano di felicità. Ryo le asciugò con le dita, poi le mani si spostarono di lato e andarono a incorniciarle il volto, sfiorando i suoi capelli morbidi e profumati. Avvicinò il viso al suo e la fissò per un momento, Ryo voleva essere sicuro che Kaori fosse convinta di ciò che stava per accadere. Quello sarebbe stato il primo bacio non solo per lei, ma anche per lui, perché era la prima volta che baciava l’unica donna che avesse mai amato. Kaori lo guardò sbalordita e incredula, ma non c’erano dubbi sull’attesa fremente che lesse nelle sue iridi, voleva quel bacio esattamente come lui. Ryo l’attirò più vicino a sé e la baciò. Kaori chiuse gli occhi quando le loro labbra si toccarono, era finalmente tra le braccia dell'uomo che amava ed era ancora più meraviglioso di quanto avesse immaginato. Sentì il suo calore avvolgerla e la passione inebriarla.

In quel bacio c’era tutto l’ardore, la tenerezza e l’amore che non avevano potuto esprimere in tutti quegli anni. Non volevano più separarsi e quando lo fecero avevano il respiro affannato, i capelli spettinati, i visi arrossati.

Kaori si morse le labbra, poi scoppiò a ridere. Ryo era confuso, non era certamente quella la reazione che si era aspettato da lei, ma quando capì che era una risata di felicità anche lui la seguì ed entrambi liberarono una risata fragorosa.

“Per un momento ho temuto che stessi ridendo di come ti avevo baciata. Mi sembrava impossibile!” disse Ryo, cercando di stemperare subito l’inevitabile imbarazzo che si sarebbe andato a creare.

“No, non ne hai ragione” rispose Kaori, diventando ancora più rossa.

Ridere di Ryo? Ma se era stata una delle esperienze più incredibili della sua vita! Piuttosto, lui era rimasto deluso?

“È stato incredibile” disse Ryo con un sorriso, intuendo i suoi pensieri. Si avvicinò di nuovo alle sue labbra, desiderando assaporarle ancora e Kaori non esitò un attimo, voleva di nuovo sentirsi avvolta dal suo calore.

“Ryo…”

La temperatura nella stanza si era notevolmente alzata, nonostante la finestra aperta, lui inspirò profondamente e allontanò le labbra da lei, comprendeva che per Kaori era la prima volta e doveva avere pazienza.

“Scusami” disse. “Non volevo correre”.

Correre? A Kaori sembrava che in tutti quegli anni fossero andati anche troppo lenti. Scosse la testa: “No, non è questo” disse, prima di abbassare lo sguardo, come poteva dirglielo?

Ryo le mise un dito sotto il mento e la guardò dolcemente, incitandola a parlare: “Che cosa c’è?” le chiese.

Kaori si tormentò le mani, poi alzò lo sguardo con decisione: “Stanotte, vorrei che restassi insieme a me, e tutte le notti a venire”.

Ryo spalancò gli occhi, sorpreso dalla sua audacia. Gli stava per caso chiedendo di prenderla tra le braccia, portarla nella sua camera e non lasciarla più?

“Kaori…”

Lei sorrise e si sporse verso di lui per baciarlo teneramente, ma con impeto.

“Voglio che tu mi tenga stretta a te, per sempre” disse.

Ryo la guardò per un istante senza dire niente, poi la baciò con ardore e la strinse a sé, proprio come gli aveva chiesto. La prese in braccio e la portò nella sua stanza, separandosi dalle sue labbra solo per riprendere fiato e poi ricominciare con un nuovo, delizioso bacio. Quando giunsero a destinazione la depose sul letto, come se si trattasse di un bene prezioso e fragile tra le sue grandi mani. La baciò sulla fronte, sul naso, sulle guance.

Il nome di Kaori era una supplica sulla bocca di Ryo e lei si sporse verso di lui, gli prese il viso tra le mani e disse: “Non avere paura, Ryo”.

L’uomo sgranò gli occhi, era lui che avrebbe dovuto rassicurarla, invece stava accadendo il contrario. Sospirò pesantemente e appoggiò la fronte alla sua, voleva essere tenero e premuroso con lei, ma sentiva la passione scorrere dentro le sue vene. La desiderava con tutto se stesso, come non gli era mai successo prima.

Kaori gli prese una mano e la portò sul suo fianco, un gesto semplice, ma sensuale, e carico di significato. Gli accarezzò le spalle con le punte delle dita e poi con tutte le mani, quante volte aveva desiderato sentire i muscoli delle sue spalle sotto le sue carezze.

Non ci fu bisogno di altre parole, finalmente potevano amarsi senza più barriere, finzioni o paure. Finalmente conoscevano l’amore.

 
   
 
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