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Autore: NyxTNeko    23/06/2019    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Capitolo 22 - Inquietanti presagi -

Auxonne, 10 giugno 1788

Napoleone era stato mandato, verso la fine di maggio, dai suoi superiori, alla scuola di artiglieria di Auxonne, vicino Digione, per approfondire i suoi studi sull’artiglieria. Questa scuola era gestita da un generale francese molto stimato per i suoi servigi donati alla corona, il barone Jean-Pierre du Teil: un ufficiale abbastanza rotondetto, che aveva superato la sessantina, dai grandi occhi neri, la pelle un tempo rosea e tesa, giallognola e cedevole sulle guance e sul collo.

Non era più in servizio da diversi anni, tuttavia non aveva mai smesso di impartire lezioni alle nuove generazioni. Credeva in loro ed era convinto che questi nuovi uomini in armi avrebbero reso grande, come lui, se non di più, la nazione francese, trasformandola nella potenza mondiale per eccellenza.

Quando indossò per la prima volta l'uniforme era quasi un ragazzino, l’artiglieria poco utilizzata e difficile da manovrare. Insieme a suoi colleghi aveva riformato profondamente il suo settore, divenendo così uno dei migliori. Ed ora si trovava dinanzi un esercito di giovani ufficiali che pendevano dalle sue labbra. Non poteva desiderare altro.

Quando Napoleone lo incontrò per la prima volta non poté non avere quella morbosa bramosia di voler imparare, che non provava da tempo, du Teil era un uomo di grande esperienza e competenza, pacato nelle parole, risoluto nell’azione. Ogni sillaba che pronunciava, il giovane la scriveva con avidità sulla carta e nella mente. Se non poteva essere il migliore in assoluto, ambiva comunque a diventare uno dei migliori; più imparava, più si applicava, più si rendeva conto che le sue abilità sarebbero state utili per i suoi progetti, di cui non faceva parola a nessuno.

Cercava di non mancare quasi mai alle 9 ore a settimana di lezione in cui oltre ad apprendere nuove nozioni sulle ‘belle ragazze’ come il corso denominava i nuovi pezzi da 12, ripeteva un po’ di sana trigonometria e matematica avanzata. Gli sembrava di essere tornato ai tempi della scuola di Parigi, in cui scriveva appunti su appunti, su ogni argomento, considerazioni personali e giudizi.

Un ragazzo del genere non passò certo inosservato agli occhi del barone du Teil, lo aveva notato mentre consultava l’elenco di alcuni libri presenti nella biblioteca, o quando poneva domande interessanti, che nascevano da ragionamenti logici e ben costruiti, oppure come quel giorno, quando lo vide intento nel disegnare decentemente un cannone per studiarne in modo approfondito gli elementi che lo componevano - Avete bisogno di una mano, ragazzo? - gli chiese con un sorriso incoraggiante.

Napoleone, piegato sulle ginocchia, scrutando e studiando attentamente quella bocca di fuoco, si voltò e si alzò di scatto, avendo riconosciuto la sua voce - No, stavo solo trascrivendo alcuni appunti della lezione odierna - rispose con un profondo inchino.

- Potrei vedere il vostro taccuino?

Napoleone che non permetteva quasi a nessuno di toccare i suoi oggetti, non esitò un secondo nel consegnarglielo, poteva fidarsi di lui.

Du Teil sorrise mentre lo sfogliava, quel ragazzo aveva trascritto tutto nei minimi dettagli, persino l’orario in cui erano iniziate e finite le lezioni - Siete molto assiduo e meticoloso - disse dopo averglielo restituito, lo fissò nei suoi occhi gelidi - Mi raccomando continuate così, alla nazione servono uomini come voi - aggiunse.

- Credo che ogni ufficiale dovrebbe prestare servizio in artiglieria, l’arma che può produrre la maggior parte dei buoni generali - esclamò Napoleone con una convinzione che lo impressionò. Quel ragazzo gli aveva letto nel pensiero; avrebbe fatto molta strada, era il suo sesto senso a dirglielo.

Senza profferire parola, il generale du Teil se ne andò, lasciando il ragazzo nel proseguimento dei suoi studi. Quell'incontro lo convinse sempre più della validità della sua scelta di insegnamento, ne aveva la prova lampante: i migliori ufficiali sarebbero nati proprio dall’artiglieria. 

Versailles, 8 agosto 

- Mi state dicendo che questa è l’unica soluzione che vi è rimasta, ministro Loménie de Brienne? - domandò incredulo il sovrano Luigi XVI, sobbalzando dalla sedia.

- Certamente, maestà - emise il ministro delle Finanze - Convocare gli Stati Generali è l’ultima soluzione in grado di risolvere l’ostica questione finanziaria...

- Ma non sono stati convocati da secoli! - obiettò il sovrano che temeva di approvarla.  

- Lo so questo maestà, ma non possiamo fare altrimenti - rispose secco il cardinale Étienne-Charles de Loménie de Brienne, scelto come ministro dopo le dimissioni di Charles-Alexandre Calonne - Volete o no indebolire la nobiltà che non fa altro che ostacolarci con la loro ferrea intransigenza?  

Il sovrano annuì, seppur timoroso. Ogni volta che i ministri, tra cui Turgot, Necker e Calonne, avevano proposto di imporre tasse sui terreni nobiliari, o abolire gabelli, dazi e spese eccessivi, la classe nobiliare, che dal 1787 aveva creato l’Assemblea dei Notabili, si era sempre opposta in modo netto.

- E sia! - concesse Luigi XVI dopo un lungo silenzio - Se questo serve per migliorare le condizioni del popolo francese e per indebolire la nobiltà che venga convocato il più in fretta possibile

Il volto del ministro si illuminò di gioia; tutto ciò era senz'altro un segno del Cielo. L’incubo sarebbe finalmente terminato e la nobiltà, il più grande pericolo per l’assolutismo, sarebbe stata umiliata per tutti i secoli avvenire. Estrasse il foglio su cui avrebbe firmato l’atto ufficiale - Quale data proponente per la loro convocazione? - aggiunse poi il ministro.

Il giovane sovrano ci pensò su un paio di minuti, avrebbe scelto una data non troppo prossima per permettere ai membri dei tre ordini dello Stato di organizzarsi, nè tantomeno recente - Opterei per il mese di maggio - mugugnò - Il 1° maggio mi sembra una data accettabile per chiunque - precisò alla fine.

- Perfetto - confermò Lomèrie de Brienne che si inchinò prima di raggiungere con entusiasmo la porta - Comunicherò immediatamente alla nazione la vostra decisione - esclamò rapidamente prima di sparire.

"Spero solo di aver fatto la scelta giusta" si disse il sovrano preoccupato, grattando i finti capelli bianchi della parrucca.

Non appena la notizia fu comunicata e si diffuse per le piazze, su tutti i giornali e i cafè di Francia, i rappresentanti del Terzo Stato, in particolari notai, avvocati e medici, animati dallo spirito dei Lumi della Ragione, desiderosi di contare maggiormente nella gestione dello Stato e nella politica, si attrezzarono per recuperare il materiale necessario da esporre prima del maggio successivo.

Colmi di entusiasmo per un evento che avrebbe cambiato le loro vite, che avrebbe abolito una volta per tutte, non solo il dispotismo, ma anche l’assolutismo con la creazione di un parlamento simile a quello inglese, vagavano di porta in porta a raccogliere tutte le lamentele, i disagi, le proteste e gli sprechi, trascritti poi in quaderni che diverranno noti con il nome di Cahiers de Doléances.

- Finalmente anche noi potremo avere un’esistenza dignitosa in una società priva di qualsiasi privilegio - gridò uno di loro ancora incredulo di quel sogno che sembrava essere ormai realizzabile

- Saremo tutti uguali di fronte alla legge e ognuno pagherà per ciò che produce alla nazione - precisò un secondo.

- Giusto - si intromise un terzo coinvolto da tanto entusiasmo - La Francia diventerà un esempio per tutti i popoli. 

Seurre, 20 aprile 1789

- Siete arrivato, Buonaparte - emise concitato du Teil, arrivato in quella città per controllare la situazione che stava diventando sempre più insostenibile - Vi aspettavo con ansia

- Ho cercato di raggiungervi il più presto possibile - si giustificò mentre fermava il cavallo con le briglie.

Il generale du Teil ebbe modo di mettere alla prova in più di un'occasione quel ragazzo corso, per testare le sue abilità e le sue conoscenze. Ed ogni volta che gli affidava un incarico, i suoi risultati erano sempre eccellenti, le sue relazioni furono ampiamente elogiate, per la precisione, per la chiarezza di espressione, non solo dal generale, ma da tutti coloro che si ritrovavano tra le mani quei documenti.

"Non c'è nulla nella professione militare che io non sappia fare da solo" si vantava Napoleone, conscio della sua preparazione e delle sue capacità "Se non c'è nessuno per preparare la polvere da sparo, so come farla; i carri per i cannoni, so come costruirli; se c'è da fondere un cannone, so farlo; o se vanno insegnati i particolari della tattica, io posso insegnarli" 

- Avevo intenzione di affidarvi degli incarichi di routine con alcuni uomini del posto, ma proprio stamattina una folla composta in gran parte da popolani si è scagliata su due mercanti di grano, provenienti dalle campagne vicine per venderlo e li ha uccisi - gli riferì il generale mentre saliva in sella al cavallo per accompagnarlo - Vi affido, come luogotenente, il compito di sedare la rivolta, ho già mandato alcuni uomini sul posto con la batteria necessaria - aggiunse  spronando l’animale con gli speroni.

- Ottimo! - sussurrò Napoleone desideroso di mettersi in gioco. Da quando era diventato ufficiale, quella fu la prima volta in cui gli venne affidato un incarico così delicato, anche se si trattava di una sostituzione. Era più che mai deciso a non deludere se stesso e il generale che credeva in lui.

Du Teil notò l’espressione di Napoleone e si sentì soddisfatto della decisione presa, quel ragazzo non lo avrebbe deluso - Manca pochissimo - avvisò l’uomo.

Napoleone spostò velocemente lo sguardo dalla strada verso di lui e gli sorrise di sfuggita. I loro destrieri correvano come fulmini durante la tempesta e molto spesso si ritrovarono a travolgere alcune bancarelle che si trovavano in mezzo la strada. Udirono il vociare sempre più confuso e ridondante della folla che recriminava ai soldati le colpe dello Stato, mentre quest’ultimi tentavano di calmare la situazione, nell’attesa che il comandante incaricato arrivasse. Erano ormai vicinissimi.  

- Generale - esordì Napoleone - Vi pregherei di allontanarvi dal luogo della rivolta, non vorrei che ne rimaniate coinvolto - spiegò con un tono veramente preoccupato. Era pur sempre il suo superiore e non poteva commettere incidenti che avrebbero potuto danneggiare la sua persona. Sarebbe stata la fine della sua carriera.

- Parlate come un uomo di esperienza - rise il generale comprendendo le motivazioni del sottotenente. Rallentò il galoppo del suo cavallo, diede un’ultima occhiata alla figura di Napoleone che si allontanava ad una velocità impressionante, capì che al suo fianco aveva rallentato di proposito, gli voltò le spalle e corse via.

Il sottotenente era giunto nel cuore della piazza e, dopo essersi presentato ufficialmente ai suoi sottoposti, impartì immediatamente ordini secchi circa la posizione dei cannoni e la strategia da utilizzare. Prima di applicarla, però, si rivolse alla folla che con sempre più furia si stava scagliando contro di loro - Che gli uomini onesti vadano a casa - gridò il diciannovenne con severità - Io sparo soltanto sul popolaccio!

In quell’istante calò un silenzio tombale, tutti i rivoltosi si fissarono uno per uno, stupiti da quelle parole e da quel giovane ufficiale dall’aria inamovibile che, però, aveva concesso ad alcuni di loro la salvezza. Coloro che si erano fatti coinvolgere senza essere i colpevoli, infatti, si allontanarono seguiti da tanti altri che sgattaiolarono in fretta. Di quasi mezzo paesino che si era riversato sul luogo dell’omicidio rimasero un centinaio di persone, dall’aspetto macilento e malmesso, che nonostante il tradimento di molti, diedero prova di un immenso coraggio.

"Preparatevi a morire con onore, uomini impavidi" si disse Napoleone mentre alzava il braccio sinistro - Puntate! - urlò.

La sua voce asciutta e il suo tono implacabile non li rassicurò affatto. Si trovarono circondati da una ventina di bocche di fuoco, la paura si insinuò nei loro cuori, sapevano che ormai era troppo tardi per qualsiasi ripensamento. Per loro era giunta la fine.

- Fuoco! - urlò nuovamente, con il medesimo tono, il giovane ufficiale, abbassando il braccio. I rivoltosi chiusero gli occhi e si misero a mani giunte come se stessero espiando le colpe, prima di essere stroncati dalle palle di cannone. Qualcuno emise grida di terrore e angoscia, ma il rumore assordante dei colpi ammortizzò ogni suono. Il fumo si diradò lasciando alla vista circa cento corpi martoriati, in una pozza uniforme di sangue.

Napoleone diede un’occhiata veloce ai lati della piazza, intravide uomini dal volto terrorizzato, altri invece sollevati per essersi salvati - Coloro che si considerano degni compagni e parenti diano una degna sepoltura a questi uomini che si sono immolati per salvare molti di voi - autorizzò continuando a fissarli, avendo rispetto per la morte, qualcosa di troppo serio, per essere beffata e denigrata.

Uno di loro accorse disperato tra i corpi di quelli che un secondo prima erano padri di famiglia, mariti fedeli e lavoratori onesti. Si fermò, cadde a terra per piangere amaramente un suo compagno di vita, di disavventure, di liti, di riappacificazioni che ormai non c’era più. Era arrivato troppo tardi per strapparlo alla morte. Lo strinse forte al petto senza badare al sangue gocciolante dal corpo che gli imbrattò le vesti, le mani e il viso quando lo accostò al suo volto.

Napoleone avendo assolto il suo compito, spronò il suo cavallo e si allontanò seguito dai suoi sottoposti, i quali spostavano i cannoni, complimentandosi con lui per il lavoro egregio. Il suo animo però non era affatto soddisfatto. Quella scena gli era rimasta impressa nella sua mente.

"Non ci fu dato un cuore per vedere impassibilmente piangere altrui" sentenziò ripensando a quell’uomo che, incurante della loro presenza, era andato a piangere un suo caro amico. Probabilmente lui non c'entrava con la rivolta, però Napoleone si giustificò, osservando la scena cupo e severo "Io ho dato loro la possibilità di allontanarsi e salvarsi".

Il generale du Teil lo raggiunse per congratularsi direttamente con il ragazzo, per la prima volta vide dipinto sul suo volto il turbamento. Non si aspettò una simile reazione da uno come lui, lo aveva considerato sempre imperturbabile e padrone dei propri nervi - È normale che siate turbato, Buonaparte - lo consolò il generale - È stata la vostra prima vera esperienza sul campo, siete stato davvero eccellente, complimenti

Napoleone gli rivolse uno sguardo fulmineo, per non far trapelare maggiormente il suo stato d'animo inquieto - Che sia stato eccellente lo so per certo, ma il mio gesto è servito davvero al Paese?

Du Teil rimase di stucco quando udì la domanda e un dubbio circa il suo significato lo assalì, non capiva se la sua fosse una domanda esplicita oppure implicita. Come la maggior parte dei quesiti usciti dalla bocca di quel ragazzo. Molto spesso gli capitava di non riuscire ad inquadrarlo.

- Ho compiuto il mio dovere di artigliere e di ufficiale riportando l’ordine, ma sono certo che non durerà - lui stesso rispose alla sua domanda - Fino a quando il problema non verrà risolto alla radice queste rivolte si presenteranno nuovamente, in maniera sempre più frequente  

Non era stato il dolore dell'uomo a scuoterlo, a prescindere dal rispetto che poteva provare nei confronti di quel gesto, non gli importava più di tanto, quanto ciò che rappresentava, un aspetto della realtà che stava prepotentemente emergendo tra gli strati della popolazione, specialmente quelli più bassi, difficilmente controllabili. E non lo rendeva affatto tranquillo. Il suo pensiero si focalizzò sulla sua famiglia in Corsica, temeva per la loro sicurezza e incolumità. Se le fosse successo qualcosa di nefasto, anche insignificante, non se lo sarebbe mai perdonato.

- Fra meno di quindici giorni si riuniranno gli Stati Generali e con buone probabilità si risolverà ogni problema - gli ricordò ottimista il generale, riportandolo alla realtà - Lasciate svolgere a chi di dovere, il compito che gli è stato assegnato da Dio, il nostro è quello di riportare l’ordine ed obbedire al sovrano a cui abbiamo prestato giuramento

- Ma… - ricominciò Napoleone.

Il generale lo interruppe benevolmente - Anch'io alla vostra età ardevo dal desiderio di voler cambiare il mondo, quando si è giovane si sogna in grande - ricordò con tono malinconico - Ma poi l’unica cosa che riuscii a cambiare fu l’artiglieria, mi resi conto che quello era il mio compito, mi convinsi che era giusto così - proseguì, si fermò per poi riprendere il discorso con lo sguardo fisso su di lui, gli mise una mano sulla spalla - Ve lo dico da amico, non superate mai i limiti che vi sono stati imposti, rimanete sempre concreto, con i piedi per terra, godete di ciò che possedete senza desiderare altro e vivrete una vita lunga e felice… ho visto fin troppa gente rovinata, ingannata dal fascino ambiguo dell’ambizione, del potere, del denaro e voi mi sembrate abbastanza saggio e intelligente, nonostante la vostra giovane età, da poterlo comprendere

Emise un lungo respiro per riprendere fiato e con un dolce sorriso incoraggiò il ragazzo a rientrare insieme ad Auxonne. Provava per quel ragazzo un sentimento che andava oltre la stima e l’orgoglio. Aveva intravisto in lui un'energia, una volontà, un'ambizione incontenibile, era molto più intraprendente e capace di lui da ragazzo.

Napoleone, rimasto colpito da quel discorso, che sembrava riguardarlo in prima persona perché si riconosceva ambizioso, gli si affiancò senza mostrare il suo stato d’animo, era dubbioso nei confronti del futuro, seppur non fosse il destino della Francia il suo pensiero principale. Sapeva che avrebbero avuto ripercussioni sulla sua isola, ne aveva la certezza.

Le supposizioni di Napoleone si rivelarono esatte: nemmeno una settimana dopo l’evento di Seurre, alcuni rivoltosi attaccarono gli edifici pubblici di Auxonne e diedero fuoco agli uffici delle tasse, i colpevoli non furono identificati. Questo ennesimo smacco alla sicurezza statale mise in luce la situazione sempre più drammatica della Francia.

Ormai i tempi erano maturi per una svolta radicale.

   
 
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