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Autore: Mave    23/06/2019    0 recensioni
[Non Dirlo al Mio Capo]
Rimescoliamo le carte! Lisa ed Enrico sono sposati e hanno tre figli. Non sarà facile gestire la famiglia, soprattutto a fronte di un evento che fa vacillare tutte le loro certezze.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Biopsia del midollo.

Un esame che faceva paura solo a pronunciarlo. Per Lisa restare accanto a suo figlio durante il prelievo era una delle prove più dure che una mamma potesse sopportare.

Aveva distolto lo sguardo mentre Romeo si spogliava dei jeans e della t-shirt, lasciando in bella mostra i lividi che erano effetti collaterali dei farmaci che era costretto ad assumere, e indossava il camice monouso dell’ospedale.

Fino ad allora il ragazzo aveva avuto un piglio marziale, facendo il duro. Dopo essersi steso sul lettino in posizione fetale, però, il suo coraggio aveva cominciato a vacillare.

Il dottore gli aveva scoperto il fondoschiena e aveva iniziato a spalmare il gel anestetico e quando Lisa lo aveva visto tremare come un bambino, si era avvicinata a Romeo senza più esitazioni.

“Adesso rilassati!”

Aveva ordinato il medico con voce calda. Ma soltanto stringere forte la mano di sua madre, fino a farle male, aveva in parte calmato il ragazzo mentre un ago penetrava nella sua cresta iliaca e ravanava alla ricerca di cellule malate.

“Adesso puoi rivestirti. Ti terremo in osservazione per qualche ora!”

Era la frase che metteva fine al supplizio e mentre tutta la tensione si allentava sul viso contratto di Lisa, su quello di Romeo era spuntata prepotente una lacrima.


“Io i numeri li odio!”

Il piccolo Antonio, otto anni da compiere a maggio, aveva spezzato in due la matita perché quel problema di aritmetica lo stava facendo impazzire, rivelandosi più problematico del previsto.

Aveva sbirciato il risultato sul libro di scuola e, poiché non corrispondeva a quello che aveva ottenuto, si era lasciato andare a quello scatto di nervi.

“Non è vero, i numeri sono belli! Soprattutto quelli che fanno i maghi!”

Lo aveva contraddetto Giuseppe, il fratellino poco più piccolo di un anno, sbeffeggiandolo con un sorrisetto da piccola canaglia con quei suoi denti a finestrella.

“Perla tu a chi dai ragione?”

La loro stravagante babysitter, intenta a ripassarsi il rossetto stando attenta a non creare sbavature seguendo la linea delle sue labbra a cuore nello specchietto che portava sempre in borsa, in realtà si era poco interessata a quelle scaramucce tra i bambini.

“Beh i numeri sono molto importanti…Soprattutto quelli di uomini che potrebbero migliorarti la vita!”

La sua battuta da persona grande era passata quasi del tutto inosservata tra i fratellini che stavano già cercando qualche altro argomento su cui azzuffarsi. Si erano interrotti all’istante quando la chiave aveva girato nella toppa d’ingresso.


“Mamma, mamma!”

Lisa era stata travolta dall’abbraccio di quel piccolo uragano di Giuseppe.

“Oh ecco qui il mio maghetto!”

Si era sforzata per mantenere una facciata allegra con i figli più piccoli.

“Mamma, Antonio dice che lui i numeri li odia. Invece sono bellissimi, vero?”

Con la sua voce cantilenante aveva subito cercato l’appoggio della donna ma la leggerezza dei suoi sette anni si era spenta di colpo quando, dietro a Lisa, era comparso Romeo.

Il fratello maggiore era pallido e camminava piegato a schiena d’asino. Fino ad allora aveva ostinatamente e orgogliosamente rifiutato qualsiasi appoggio sua madre volesse offrirgli e aveva persino affrontato da solo le scale sorreggendosi al corrimano.

Adesso però era stato costretto a mostrare le sue défaillance perché aveva rischiato di perdere l’equilibrio ed era stato costretto a sostenersi al bracciolo del divano.

Antonio dinnanzi alla vulnerabilità di Romeo si era irrigidito e anche Perla era rimasta senza parole.

“Tesoro perché non vai in camera tua a stenderti un po'?”

Lisa gli si era rivolta con tono conciliante e Romeno non aveva protestato, accogliendo il suggerimento come una via di fuga.

“Lo spettacolo è finito!”

Prima di congedarsi aveva sibilato quella frase cattiva ai fratelli minori, che in quel momento lo avevano detestato con tutti loro stessi.


Non era stato facile far tornare il sorriso e il buon umore ai bambini ma Lisa ci aveva messo tutto il suo impegno: aveva aiutato Antonio con i compiti di matematica, aveva preparato loro una super merenda e gli aveva concesso un permesso per restare del tempo extra a giocare a pallone in cortile.

Lei aveva soltanto bisogno di sfogarsi e la sua fidata amica era lì pronta ad ascoltarla.

“Ha ragione Antonio, sai? I numeri sono odiosi!”

“E lo dici a me? Non riesco a ricordare a memoria un solo numero di telefono, neanche il mio! In terza media venni addirittura bocciata per colpa della matematica!”

Perla aveva cerca di sdrammatizzare. Aveva riempito due coppette di gelato perché c’era un disperato bisogno di dolcezza e al diavolo le calorie di troppo!

“E poi le percentuali sono le peggiori di tutto. Le odio da quando su di esse si basano le possibilità di vita di mio figlio!”


Quando Enrico era rientrato a casa quella sera era così tardi che già tutti dormivano.

In salotto sua moglie si era addormentata sul divano con la televisione accesa, il telecomando in mano e i capelli sparsi sul cuscino che al mattino avrebbe lasciato un bel segno sulla sua guancia.

L’uomo le aveva allungato una carezza leggera e poi l’aveva coperta con un plaid.

Si era allontanato in punta di piedi e, allentando il nodo della cravatta, si era diretto verso la cameretta dei figli più piccoli.

I bambini erano di una tenerezza disarmante nella loro posizione a stella marina, abbandonati fiduciosi nei loro sogni.

Sarebbe rimasto a guardarli dormire per ore, anche fino all’alba, soprattutto per sottrarsi al compito più difficile che si era lasciato per ultimo.

Avrebbe fatto volentieri a meno di affacciarsi nella camera del figlio malato. Poi si era convinto che a quell’ora avrebbe trovato sicuramente Romeo addormentato e dargli un’occhiata avrebbe messo a tacere la sua coscienza.

Non era preparato ad una scena che lo aveva spiazzato e lo aveva fatto sentire maledettamente inadeguato come padre.

Romeo non dormiva. Era sdraiato a pancia in giù perché era l’unica posizione che non lo facesse soffrire troppo, il cuscino attutiva ma non soffocava completamene i suoi singhiozzi.

Enrico gli aveva scostato i capelli appiccicati sulla fronte e aveva acceso l’abat-jour: quel viso così giovane e bello congestionato dal pianto gli aveva provocato una stretta al cuore.

“Stai bene?”

Era una domanda stupida ma non aveva potuto evitare di porgliela.

“Ho la leucemia, secondo te come sto?”

Quell’ironia gratuita però non aveva fatto in tempo a mortificare suo padre perché il ragazzo, sempre più sofferente, immediatamente dopo gli aveva rivolto un accorata richiesta d’aiuto.

“Brucia da matti, papà! Ti prego fa qualcosa!”

Allora Enrico, facendo attenzione a non svegliare il resto della famiglia, si era dedicato completamente alla cura del figlio: gli aveva preparato una borsa del ghiaccio, aveva sollevato la t-shirt con cui suo figlio dormiva e gli aveva spalmato sulla schiena una pomata a base di arnica.

Ed era stato un sollievo quando, a notte fonda, finalmente anche Romeo si era addormentato.

   
 
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