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Autore: Wren    23/06/2019    3 recensioni
"Arrivo!" gridò Izuku, scapicollandosi attraverso le stanza della casa per andare ad aprire.
Gli occhi duri e penetranti di Endeavor lo accolsero dall'altra parte della porta.

Il Flame Hero Endeavor scopre nella maniera peggiore concepibile da un adolescente alle prime esperienze sentimentali che suo figlio frequenta Izuku Midoriya. Questo porta a un confronto terrificante per Izuku, ma dal risvolto inatteso per Endeavor.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Endeavor, Inko Midoriya, Izuku Midoriya, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia nasce dal mio kink concettuale di Izuku che risponde male a Endeavor per difendere Todoroki e al mio desiderio che avvenga prima o poi tra loro una scena come quella in "Orgoglio e pregiudizio", quando Lady Catherine va a trovare Elizabeth per esigere spiegazioni e se ne va pestando i piedi e dicendo di non essere mai stata tanto offesa in tutta la sua vita.
Ecco.
Nasce tutto da qui.






Di tutte le stanze di quella casa enorme, la cucina era quella che lo faceva sentire più a suo agio.
Quando era arrivato davanti a casa Todoroki, gli era sembrato più un palazzo che un'abitazione. Shoto l'aveva accolto come se gli avesse aperto la porta di un qualsiasi appartamento, ma Izuku era rimasto comunque come un ebete a fissare la facciata. Era assurdo pensare che delle persone ci abitassero, sembrava più uno di quegli antichi castelli sopravvissuti alla prova del tempo e dei quirk più distruttivi, davanti ai quali si doveva fare una gran fila e pagare un biglietto per entrare. Entrandoci dentro, Izuku si era tenuto le braccia strette lungo il corpo, terrorizzato irrazionalmente che un custode spuntasse fuori all'improvviso e gli ricordasse che ai visitatori non era consentito l'accesso a quell'area del palazzo. Fuyumi-san ("No no no... Todoroki-san è mia madre! Chiamami per nome!") aveva riso nella maniera più discreta possibile quando lui aveva esitato a prendere in mano il bicchiere (in vero cristallo!) di limonata che lei gli aveva offerto, come se non fosse sicuro di essere autorizzato a farlo. Lui era arrossito e aveva maneggiato l'oggetto come un raro reperto.
La cucina, a differenza di tutto quello che aveva visto del resto di quella casa fuori dal tempo, era una stanza moderna, dotata di elettrodomestici lussuosi e imponenti, ma che fecero comunque tirare a Izuku un sospiro di sollievo. Poteva ricominciare a respirare ora che era tornato in un mondo che conosceva e che finalmente era rimasto solo con Shoto.
"Mi dispiace..."
Izuku appoggiò accanto al lavello il vassoio con i bicchieri vuoti che si era offerto di riporre nonostante il terrore di farli cadere e si voltò sorpreso verso l'altro.
"Per cosa?"
Shoto si strinse nelle spalle. Con quanto lunga portava la frangia davanti alla faccia, era difficile dirlo con certezza, ma a Izuku parve che fosse lievemente arrossito.
"Mia sorella non ti ha lasciato stare un attimo."
Fu il suo turno delle sue guance di prendere colore.
"No! Figurati! Nessun problema! E' solo--" cercò disperatamente le parole migliori per giustificarsi, anche se in effetti Fuyumi-san gli aveva rivolto tantissime domande e si era interessata di lui più di quanto non avesse mai fatto nessuno prima di quel giorno.
"Credo fosse il suo modo di essere contenta che io abbia portato a casa qualcuno. Sai è la prima volta," continuò per lui Shoto. Era a capo chino, si stava tormentando le dita delle mani. Izuku si accorse che doveva essere teso quanto lui. Forse di più.
"N-non è un problema, per niente!" cercò di tranquillizzarlo lui. Si allontanò dal ripiano e colmó la distanza tra loro, fermandosi a meno di un passo da lui. Se avesse voluto avrebbe potuto toccarlo. Abbracciarlo.
"E poi anche mia madre ti ha dato il tormento, quando sei venuto a casa nostra," gli ricordò divertito, anche se parte della sua mente deviò verso l'immagine di sua madre che dava di matto nello scoprire in che razza di casa abitava Shoto. Se lo avesse saputo non se la sarebbe più sentita di lasciare che Izuku lo invitasse prima di aver chiamato un arredatore.
Shoto arrossí più spiccatamente e questa volta lui potè godere dello spettacolo dalla prima fila.
"Ehi, Todo--" Lui alzò lo sguardo di scatto e Izuku si interruppe subito. Era difficile ricordarsi di doverlo chiamare ancora per cognome davanti ad altri, così come faceva fatica a tornare a chiamarlo... "--Shochan," quando erano di nuovo da soli.
Lo vide rilassarsi sensibilmente e gli sorrise ancora più intensamente, quasi come a rassicurarlo.
"Grazie dell'invito."
Shoto sgonfió il petto con un sospiro e, prima che Izuku si accorgesse di cosa fosse successo, lui lo stava abbracciando nascondendo il volto contro la sua spalla.
"Sono felice che tu sia qui," gli mormorò piano, con gratitudine.
Shoto aveva una voce particolare per quando erano così vicini. Anche quando la sua espressione non lasciava trapelare alcuna emozione, era sempre la sua voce a fargli capire come quello che provava e Izuku in quel momento sentì che si sentiva vulnerabile e che la sua fragilità aveva bisogno di essere confortata da tutta la forza delle sue braccia. Lo strinse forte e aspettò tutto il tempo di cui lui aveva bisogno, accarezzandogli la schiena e i capelli, senza dire niente, respirando il suo calore e il profumo leggero del suo shampo. Quando si sollevò dall'abbraccio aveva gli occhi chiusi, come un cucciolo troppo concentrato a ricevere coccole per accorgersi di qualsiasi altra cosa al mondo. Era ancora un po' chino verso di lui, per cui Izuku non ebbe bisogno di sollevarsi sulla punta dei piedi per baciarlo.
Fu una cosa lieve, a malapena lo sfiorarsi delle loro labbra. Era ancora uno dei primi che si scambiavano, ma nonostante la brevità e l'inesperienza strappò a Shoto un sorriso che lo fece sentire invincibile.
Sarebbe stato un momento perfetto per un altro bacio. Si sorridevano, mentre Shoto appoggiava la fronte contro la sua e ricambiava le tenerezze ricevute accarezzandogli la guancia con le dita.
Qualcuno si schiarì la voce sulla porta della cucina.
A Izuku il cuore si fermò e provò il familiare desiderio che il pavimento si aprisse per inghiottirlo. E tutto questo prima di rendersi conto che sulla soglia della cucina, a guardarli con aria severa, c'era il padre di Shoto. Sentì il sangue che gli si gelava nelle vene. Si stupì di quanto fosse fisicamente intensa quella figura retorica, ma si rese conto presto che il freddo pungente che percepiva addosso veniva dal ragazzo accanto a lui. Ora sì che era allarmato.
"Shoto."
Non salutò, né aggiunse altro, ma dal suo tono era chiaro che si aspettasse una qualche forma di spiegazione. I suoi occhi passarono dall'uno all'altro, freddi nonostante il fuoco che li incorniciava, e Izuku si ritrovò a domandarsi se l'avesse riconosciuto da quella volta al Festival Sportivo o dopo l'episodio di Stain. Se lui sapesse chi lui fosse, se sapesse come si chiamava. Essere guardati così ti faceva sentire come una piccola e insignificante formichina. Non riusciva ad immaginare cosa si potesse provare a vivere sotto il costante scrutinio di quello sguardo. Cosa volesse dire crescerci insieme.
Allontanò gli occhi nonostante il senso di minaccia per assicurarsi che Shoto stesse bene, ma lui aveva serrato le labbra e sfidava suo padre con una freddezza che finiva per traspirare dal lato destro del suo corpo. Non ottenendo reazione da parte di nessuno dei due alla fine Endeavor si rassegnò a dover proseguire lui la conversazione.
"Non credevo ci fosse qualcuno in casa," disse, ma non suonando assolutamente come se si stesse scusando dell'intrusione. "Ho chiamato e nessuno ha risposto." Suonava quasi più come un'accusa.
"Non sapevo che ci saresti stato," rispose Shoto senza nascondere il sottotesto. Altrimenti non ci sarei stato io.
"E' pur sempre casa mia."
A Izuku sembrava di essere diventato invisibile da quanto poco quello scontro sembrava riguardarlo, ma questo gli permetteva di osservare la scena come uno spettatore e concentrarsi sui dettagli lo aiutava a frenare l'agitazione. Rispetto alla prima volta che gli aveva parlato, Endeavor era ancora una figura autoritaria e schiacciante, ma nel contorno delle sue spalle e nel modo in cui piegava la bocca quando aspettava in silenzio una risposta gli pareva di cogliere molta più... rassegnazione. Le sue osservazioni vennero però interrotte dalla mano gelida di Shoto che gli afferrava il polso e lo conduceva con sè, fuori dalla cucina.
"Ce ne stavamo per andare comunque."
Endeavor sembrò sul punto di dire qualcosa, obiettare, fermarlo, rispondergli, ma cacciò indietro qualsiasi reazione avrebbe voluto avere e si scostò dalla porta, dando loro le spalle mentre uscivano.
Izuku seguì Shoto lungo i corridoi solenni di quella casa, col cuore in gola e schiacciato da una preoccupazione più grande di quando era entrato, ma non osò interrompere il silenzio finché non furono fuori, lungo la strada che li portava verso la fermata dell'autobus.
"Shochan...?"
"Mi dispiace," lo interruppe lui, stringendosi nelle spalle come a cercare di contenere una rabbia più grande di lui. "Se avessi saputo che intendeva tornare a casa, io--"
"Shochan." Izuku si fermò, costringendo l'altro a fare altrettanto. La mano che lo stringeva al polso era fredda, non abbastanza da fargli male, ma sufficiente a farlo preoccupare. Sollevò il braccio e la coprì con la mano libera. Avvicinò quella di lui alle labbra e prima di baciargli le nocche, alitò fiato caldo su di essa, come si farebbe con un bambino che ha scordato i guanti in una giornata d'inverno. "Stai bene?"
Lui no. Era agitato e preoccupato e c'era una parte di sè che voleva chiudersi in camera a urlare. Di loro non sapeva niente ancora nessuno. Era un'evoluzione ancora troppo flebile e nuova e spaventosamente sconosciuta perchè qualcuno a parte loro lo venisse a sapere. E di tutti quelli che avrebbero potuto scoprirlo, era toccata loro la persona peggiore. Eppure, nonostante il groviglio di ansie che si portava dentro, nulla lo preoccupava più di come stesse Shoto. Quando cercò il suo sguardo lo trovò smarrito, forse sorpreso dal suo gesto, sorpreso dalla temperatura che la sua mano aveva raggiunto senza accorgersene.
Izuku si rese conto con sollievo che la tensione in lui si scioglieva perché la sua mano tornò calda nella propria.
"Sì... Scusami, mio padre mi manda fuori di testa, ma non sono preoccupato." Inspirò e rigirò la mano nella sua per stringergliela. "Non mi interessa cosa pensa."
A Izuku non sembrò di averlo mai visto così forte come in quel momento e gli sorrise più che poté per fargli capire quanto si sentisse orgoglioso di lui.
"Ti va di venire a cena da me, stasera?" gli chiese per offrirgli una via di fuga, sia dall'argomento, sia dall'atmosfera che lo avrebbe atteso al ritorno a casa.
Shoto, anche senza sorridere, si illuminò. "Mi piacerebbe molto."
Fu lui a condurlo per la strada da lì in avanti e avere la sua mano calda nella propria lo faceva sentire felice abbastanza da non cancellare la preoccupazione di quello che era appena successo.


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Izuku aveva trascorso la maggior parte della giornata successiva a ripensare allo sguardo terrificante del Flame Hero e il giorno dopo ancora a convincersi che si era soffermato su di lui troppo poco perchè potesse essergli rimasto impresso.
Il terzo giorno si era ormai persuaso che che Endeavor fosse un hero troppo impegnato perchè gli importasse delle frequentazioni del figlio.
Il quarto giorno vide la morte in faccia quando Kacchan gli urlò "Schiva questa, Deku!!" e lui fu investito da un'esplosione particolarmente violenta, il che gli fece passare un'ora in infermieria, ma gli permise anche di ridimensionare l'episodio del weekend.
Per il resto della settimana non sentì nominare Endeavor nè da Shoto, nè dal notiziario, quindi ora del sabato successivo, quando suonarono alla porta di casa, era certo ormai che non ci sarebbero state conseguenze.
Che fosse il fantomatico ospite che sua madre aveva invitato a cena?
Erano giorni che era sulle nuvole per questo misterioso evento e pare l'avesse programmato nel weekend in modo che lui fosse sicuramente a casa e non dovesse chiedere il permesso del professor Aizawa per lasciare il dormitorio. Izuku aveva il sospetto che sua madre avesse un po' di soggezione nei riguardi del coordinatore di classe. Comunque questo era il motivo per cui si trovava solo in casa: sua madre era andata a fare la spesa e doveva essere una spesa consistente dato che gli aveva detto che sarebbe stata via qualche ora. Forse l'ospite era arrivato in anticipo?
"Arrivo!" gridò Izuku, scapicollandosi attraverso le stanza della casa per andare ad aprire.
Gli occhi duri e penetranti di Endeavor lo accolsero dall'altra parte della porta. Non era in costume, non aveva attivato il suo potere, ma l'aura che emanava da lui pur nei suoi abiti civili avrebbe fatto tremare anche il Villain più efferato.
Nello spazio di un secondo Izuku riuscì a pensare:
che sua madre avesse scoperto di quello che era capitato e avesse invitato Endeavor per chiarire la cosa;
che sua madre avesse scoperto di lui e Shoto e avesse organizzato una cena "ufficiale";
che non fosse Endeavor l'ospite misterioso, ma che lui fosse venuto per eliminarlo;
che Endeavor fosse venuto a controllare se Shoto fosse a casa sua perchè non riusciva a trovarlo. (Ma Shoto non era con lui! Dove poteva essere allora?! Lui non lo aveva visto quel giorno, gli era forse successo qualcosa?!?!)
"Midoriya," tuonò la voce di Endeavor e mentre moriva di infarto Izuku pensò che almeno questo rispondeva a uno dei suoi dubbi. A quanto pareva il Flame Hero sapeva chi lui fosse. "Sono venuto a parlare con te."
Ecco. Era finita. Gli dispiaceva soprattutto per la cena di sua madre e per All Might. Sperò che l'One for All potesse essere trasmesso a un successore anche se il donatore di DNA era già morto. E gli dispiaceva per Shoto.
Shoto...
Quello era suo padre in fondo.
Si sforzò di ricominciare a respirare.
"B-B-BE-BENVENUTO! PREGO SI ACCOMODI!" lo accolse senza riuscire a controllare la voce e inciampando sui sui stessi piedi mentre si faceva da parte per farlo entrare.
"...grazie dell'ospitalità," replicò lui con un tono tale da togliere qualsiasi parvenza di cortesia dal convenevole. Si guardò intorno e Izuku arrossì ripensando alla grande casa in stile antico Giappone dove quell'uomo abitava, anche se il suo sguardo era talmente carico di disinteresse che non sembrava voler degnare un'abitazione tanto più umile della sua nemmeno di disprezzo. "Sei solo in casa?"
"Ah-- sì?" Gli uscì più come una domanda che un'affermazione. Doveva chiamare sua madre? (E far venire un infarto anche a lei?)
"Mh," assentì lui. "Meglio così." E si avviò verso il salotto senza aspettare che fosse lui a fargli strada.
Izuku si affrettò dietro di lui, troppo agitato per risentirsi della prepotenza di quella visita.
"Credo che tu sappia perché sono qui," gli disse dopo che ebbe raggiunto il salotto. Non si sedette sul divano, per cui non lo fece neanche Izuku. Avrebbe potuto invitarlo a sedersi, ma se avesse voluto farlo probabilmente non avrebbe aspettato che lo invitasse lui.
"Huh..." Izuku avrebbe dato qualunque cosa per rispondere che sì, sapeva perfettamente il motivo della sua visita, ma la verità era che lo intuiva solo marginalmente. "No..?"
Endeavor dovette ritenerlo o uno stupido o un impudente dallo sguardo che gli rivolse e Izuku pensò che dopo quella esperienza non avrebbe mai più avuto paura di un'interrogazione o di morire esploso per colpa di Kacchan.
"Shoto è un ragazzo pieno di qualità."
L'esordio lasciò Izuku più sulle spine di prima. Doveva rispondere? Doveva concordare? Se si fosse dimostrato d'accordo, sarebbe stata una trappola?
Per fortuna Endeavor continuò senza aspettarsi un riscontro da parte sua.
"Però ha un pessimo carattere. È testardo. E sta attraversando una.... fase ribelle."
Per la prima volta da quando si era trovato l'hero davanti, Izuku smise di provare agitazione per far spazio a una nuova emozione. Non gli piaceva il modo in cui l'uomo parlava di suo figlio. La persona che dipingeva non era affatto quella che conosceva lui, eppure dalle sue parole Endeavor sembrava convinto di avere la verità in tasca. Non gli piaceva proprio e stavolta non accennò ad assentire per principio, non per timore. Sfidò gli occhi severi dell'uomo finché lui non notò la disapprovazione nel suo sguardo o più semplicemente si spazientì del suo silenzio.
"Parliamoci francamente. Quello che fai tu nella tua vita non mi riguarda." Se prima la cortesia nei suoi modi fosse stata mantenuta per pura apparenza, ora il suo tono aveva perso perfino quell'illusione. "Ma è bene che tu ti renda conto che questa faccenda tra lui e te... Shoto lo sta facendo solo per farmi dispetto."
Se l'avesse schiaffeggiato, Izuku non avrebbe potuto sentirsi più sorpreso, ferito o indignato.
"....mi scusi?" Non poteva credere a quello che aveva appena sentito.
Endeavor scosse la testa. "Shoto è giovane e impulsivo, crede di dimostrarmi qualcosa a trattarmi come se fossi il suo peggior nemico. Invece non fa che mettere a repentaglio le sue prospettive future."
Izuku dovette ricacciare indietro diverse risposte che avrebbero fatto venire i capelli bianchi a sua madre.
"Mi deve scusare," esordì cautamente. "Ma esattamente cosa si aspetta da me dopo avermi detto queste cose?" In fondo non aveva fatto altro che esprimere la sua discutibile opinione, ma non gli aveva ancora detto cosa volesse da lui. Izuku non era stupido, poteva immaginarselo, ma voleva che l'uomo lo dicesse chiaramente prima di rispondergli.
Endeavor inspirò e sembrò diventare ancora più imponente, ora che era gonfio di irritazione.
"Se ti importa di mio figlio, dovresti smetterla di assecondarlo e fare quello che è meglio per lui."
Izuku strinse i denti quando un'altra sferzata di indignazione gli chiuse lo stomaco. Che meschino, parlare dei suoi sentimenti per Shoto senza nemmeno riconoscergli alcuna dignità.
"E cosa sarebbe meglio per lui?" indagò asciutto. Dovette fare uno sforzo per sciogliere la stretta dei pugni o avrebbe finito con l'attivare l'One For All involontariamente.
Non sapeva se Endeavor sembrasse più scocciato per il suo non voler capire o perché era difficile per lui trovare parole per esprimere qualcosa che così evidentemente disapprovava.
"Farla finita con... qualunque cosa sia questa cosa tra di voi."
Quelle parole continuarono ad impregnare la stanza del loro eco anche dopo che Endeavor incroció le braccia al petto in attesa della sua risposta. A Izuku sembrò che facessero vibrare le pareti e le finestre e lo attraversassero come corrente elettrica. Sentì qualcosa di potente che lo rimepiva, come per una scintilla del suo potere, e tutte le fibre del suo corpo risposero e risuonarono del ricordo di Shoto che gli sorrideva nella cucina di casa sua e si sentì di nuovo invincibile, come in quel momento.
"No."
"No?" A Izuku parve di vedere un guizzo di fiamma tra i suoi capelli. "Cosa vorrebbe dire no?!"
Izuku non si aspettava una reazione differente, in fondo Endeavor non gli era mai sembrato un uomo abituato a sentirsi negare qualcosa. Solo che adesso a lui non faceva più paura farlo.
"Credeva davvero che avrei detto di sì? Che qualcuno avrebbe mai potuto farlo?"
Ripensò a quanto niente di quello che lo legasse a Shoto fosse scontato, a quanto fosse stato difficile guardarsi negli occhi dopo il primo bacio, a tutta l'insicurezza che aveva sentito nella stretta della sua mano quando gliel'aveva presa per la prima volta. Ripensò allo sguardo da cucciolo spaesato che riempiva gli occhi di Shoto quando riceveva una tenerezza che non si aspettava e a quanto profondamente sembrasse averne bisogno quando gli si stringeva contro per chiederne timidamente di più. Gli tornarono alla mente tutte le volte che si voltava a cercare il suo sguardo solo per scoprire che i suoi occhi lo stavano già guardando.
Chiunque dicesse che Shoto aveva gli stessi occhi dell'uomo che ora aveva davanti era pazzo o non l'aveva mai visto sorridere.
Endeavor corrugò la fronte, Izuku non riusciva a definire l'emozione dietro a quell'espressione perchè sembravano tante emozioni mescolate insieme, come quando ci si ritrova davanti a un avversario che non si sa più come affrontare. Fece per parlare, forse per rispondere a una domanda chiaramente retorica, ma Izuku fu più deciso di lui. Sentiva di avere dalla sua parte la certezza di essere nel giusto.
"Mi perdoni la scortesia," lo interruppe. "Ho ascoltato quello che aveva da dirmi e ora vorrei che lei facesse altrettanto."
Il cuore gli batteva fortissimo in gola, un po' per soggezione e un po' per amore, e dovette deglutire per riuscire a scandire le parole che voleva dire.
"Posso perdonare che mi abbia creduto capace di acconsentire al suo discorso come niente fosse perché non mi conosce," esordì a voce alta e ferma. "Ma se crede davvero che... che Shoto si abbasserebbe ad avere una relazione con qualcuno solo per fare dispetto a lei non solo lo offende, ma dimostra di non conoscere affatto suo figlio."
Che anche lui avesse pronunciato il nome di suo figlio fu come restituirgli lo schiaffo che aveva provato prima, Izuku lo vide benissimo dall'espressione di Endeavor. Sapeva bene cosa implicava usarlo, ma non aveva voluto lasciare che la presenza autoritaria dell'uomo lo facesse sentire come se non avesse il diritto di farlo.
"E tu credi di conoscerlo meglio, ragazzino?" gli ringhiò con rabbia. Fu il primo spiraglio che si aprì nell'imperturbabile durezza del suo tono, era evidente che qualcosa nelle sue parole lo aveva colpito in un punto sensibile.
Quel "ragazzino", gettatogli addosso con disprezzo, però non lo fece sentire piccolo come l'altro sicuramente avrebbe sperato.Non si lasciò tentare di farsi attirare in uno scambio vuoto, uno in cui rispondergli "Meglio di lei di sicuro" sembrava la risposta migliore. Conosceva Shoto? Sì... Ma non era quello il punto, non era una gara a chi conosceva più dettagli su di lui, non era quella la cosa importante della questione.
"Io desidero conoscerlo davvero."
Endeavor rimase senza parole. Sembrò sul punto di protestare, ma forse si rendeva conto che qualunque cosa avesse detto avrebbe implicato quella stessa distanza con il figlio che, ora Izuku ne era certo, cominciava a fargli paura. Perciò rimase in silenzio.
Strinse i pugni e si sforzò di non abbassare mai lo sguardo nonostante la sensazione di aver assistito a una presa di coscienza molto privata di un uomo molto orgoglioso.
"Ha detto quello che voleva dire. Ora credo che dovrebbe andare."
Non rimarcò il fatto che quell'uomo prepotente si era sentito in diritto di insultarlo a casa sua. Non ne sarebbe valsa la pena. Per quanto lo ritenesse manchevole, per quanto l'indignazione ancora gli bruciasse dentro, non credeva che fosse venuto con quell'intenzione e, ironia della sorte, ne era uscito più scottato di lui.
Ed era il padre di Shoto, quindi non voleva attaccarsi a quell'offesa subita.
A suo merito, Endeavor non proferì nessuno degli improperi che gli si leggevano sul viso, non lo minacciò, nè insistette per farsi dare ragione. Izuku lo guardò mentre gli passava rabbiosamente accanto, borbottando qualcosa di incomprensibile sulla maleducazione dei giovani pur di avere la sensazione di aver avuto l'ultima parola, prima di spalancare la porta per andarsene.
E l'avrebbe fatto se il passaggio sul pianerottolo non fosse stato bloccato da sua madre e All Might. Quest'ultimo si rivelò ancora una volta il più grande degli eroi perchè, dopo qualche secondo di raggelato silenzio, fu il primo a sciogliere la tensione facendosi avanti, nonostante un certo imbarazzo.
"Ah... Endeavor... Che sorpresa trovarti qui!"
Izuku fu così grato di quel tono gentile e amichevole col quale All Might non esitava a trattare chiunque non fosse una diretta minaccia per lui o altri, che non si domandò cosa ci facesse sul pianerottolo, con i sacchetti della spesa in mano."...huh... vuoi fermarti a cena?"
Izuku si irrigidì, irrazionalmente terrorizzato all'idea che l'uomo accettasse (e sua madre doveva stare vivendo lo stesso timore vista l'espressione del suo volto). Come aveva potuto pensare che fosse una buona idea??? Anche senza sapere quello che era appena capitato, Endeavor non sarebbe stata la prima persona che gli sarebbe venuta in mente tra gli inviti per la cena.
Un momento... Quindi All Might si fermava a cena?!
"Ho di meglio da fare!" replicò scontrosamente Endeavor, scansando lui e sua madre senza alcuna gentilezza e sparendo lungo la rampa di scale. Non una volta si era voltato verso Izuku o aveva incrociato di nuovo il suo sguardo. Lo stava osservando andare via con una tale concentrazione che non si accorse di sua madre che si accingeva a travolgerlo con la sua ansia.
"I-I-Izuku?!??!!!??!!" gli domandò lei, prendendolo per le spalle con aria sconvolta. "Cosa ci faceva il Flame Hero Endeavor a casa nostra?!!?!!!?!?!?!???!??!"
Sua madre tendeva a essere estremamente specifica quando qualcosa la agitava.
"Huh..." Izuku non voleva mentire a sua madre, ma non si sentiva pronto a pronto a raccontarle tutto. Non dopo la scenata di Endeavor. Non davanti a All Might! "Era venuto a parlarmi di suo figlio..?"
Gli era uscita più come una domanda che come un'affermazione, quasi come se avesse bisogno di una conferma da parte di lei che la risposta fosse sufficiente.
"Il giovane Todoroki? In effetti ultimamente Endeavor si sta interessando molto di suo figlio..." si intromise All Might incuriosito.
"Eh... Ah... sì, infatti! Piuttosto..." Rivolgendosi a sua madre si sforzò di non agitare le mani e per farlo se le strinse addosso incrociando le braccia. "Non immaginavo che avessi invitato All Might per cena, che bella sorpresa, non sapevo che vi conosceste, al di fuori degli incontri coi genitori ovviamente, se lo avessi saputo avrei riordinato la mia stanza, cosa prepari per..."
Un lampo di lucidità gli attraversò la mente come una sirena di allarme, rendendolo del tutto insensibile al profondo imbarazzo in cui aveva gettato i suoi interlocutori.
In camera sua c'erano ancora appesi alla parete i disegni che sua madre non aveva voluto togliere per un senso di nostalgia e che lo ritraevano come sidekick di All Might?
"AH. DEVO ANDARE. TORNO SUBITO." Scattò verso la propria stanza così in fretta che quasi si sarebbe detto che avesse attivato inconsciamente il suo quirk.
"Glielo diciamo dopo..?" non-sentì bisbigliare sua madre a un altrettanto sconcertato All Might.


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Izuku si era appena rifugiato in camera sua, dove aveva lasciato il telefono in carica dopo aver eliminato le immagini compromettenti delle sue fantasie infantili e prima di partecipare alla cena più strana della sua vita, e venne accolto dal suono di notifica di un messaggio. Poi di un altro. Poi tre di fila.

Mio padre è un demente.
Mi ha raccontato cos'ha fatto.
Mi dispiace.
Stai bene?
Sei a cena?
Spero che tu sia a cena...
A me è passato l'appetito.
Ho cercato su internet se è legale disconoscere il proprio padre.
Di nuovo.
E a quanto pare non è ancora legale.
Voleva pure avere ragione.
Appena compio 16 anni me ne vado di casa.
Shochan♥ sta scrivendo...


Izuku premette il tasto di chiamata prima che l'altro finisse di scrivere l'ultimo messaggio.
"Ehi." La voce di Shoto era pacata, ma si intuiva l'agitazione di sottofondo. "Mi dispiace, non so come..."
"Shochan," lo interruppe Izuku con decisione, sperando che l'uso affettuoso del nome gli trasmettesse anche tutta la dolcezza che aveva provato nel leggere quei messaggi preoccupati.
"Sto bene, non ti devi preoccupare! Mi ha un po' sorpreso, ecco... Nemmeno pensavo che si ricordasse che ero un tuo compagno di classe, figurarsi come mi chiamo!"
"Non si sarebbe dovuto permettere! Io non--!!" Shoto restò senza parole per la sua stessa rabbia.
"Davvero... Non fa niente!" cercò di rassicurarlo ancora Izuku. "Lì per lì è stato strano e non proprio piacevole, ma..." nel cercare di esprimergli la strana sensazione che gli era rimasta addosso dopo l'incontro con Endeavor, Izuku si rese conto di una verità che aveva bisogno di far sapere a Shoto. "...io credo che tuo padre fosse genuinamente preoccupato per te."
Il silenzio che calò dall'altra parte della linea per qualche secondo fu assoluto.
"Non metterti a difenderlo anche tu."
Izuku trasse un profondo respiro. Si sentiva combattuto. La delicata situazione familiare non lo riguardava e Shoto aveva tutte le ragioni per non riuscire a perdonare suo padre, ma Izuku credeva fermamente che dal perdono si possa ricevere per se stessi tanto quanto si sia disposti a dare a chi si perdona. Il giorno in cui Shoto avesse trovato dentro di sè il modo di perdonare suo padre, sarebbe finalmente stato libero e questo Izuku lo desiderava più di qualsiasi altra cosa. Nel contempo aveva potuto toccare con mano quanto ancora Endeavor dovesse cambiare per poter dimostrare a Shoto che valeva la pena di perdonarlo. Il fatto di aver capito di dover rimediare a qualcosa non compensava il fatto di non essere ancora consapevole del motivo per cui doveva fare ammenda. Izuku davanti a quella vicissitudine così dolorosa e intricata sapeva di non poter essere niente di più di uno spettatore e che l'unica cosa che nel suo impeto da eroe poteva fare era stare vicino a Shoto senza invadere uno spazio privato che poteva solo intuire.
Più di tutto, non voleva che Shoto pensasse che lui non stesse dalla sua parte.
"Ti assicuro che non lo dico per difenderlo... E' solo che... Non so, non me la sento di avercela con lui, tutto qui..."
Lo sentì respirare come se si fosse tolto un peso e seppe di aver detto la cosa giusta.
"E' perchè sei troppo buono," commentò Shoto con una nota di rassegnato affetto.
No, pensò Izuku, è perché ti amo.
Non glielo aveva ancora mai detto e il pensiero lo agitò fin nelle ossa e provò il forte desiderio di cambiare argomento.
E il ricordo della cena lo colpì come un Delaware Smash.
"No! In realtà è perché subito dopo è successa una cosa assurda e non ci ho più pensato!" esordì gettandosi sul letto e osservando ancora incredulo il poster di All Might che era troppo grande per la parete ed era stato appiccicato al soffitto. "All Might è venuto a cena stasera... Mia madre mi ha detto che si frequentano da un po' e che stanno pensando di sposarsi."
Era una cosa così incredibile che a stento gli sembrava reale e il cuore gli batteva così forte da impedirgli di capire come si sentisse dopo la notizia. Era... una cosa bellissima, ma così grossa da non sapere dove collocarla nel proprio cuore.
Era così concentrato sui propri pensieri che non si accorse subito del lungo silenzio che si era dipanato dopo la sua rivelzione.
"...Shochan, sei ancora in linea?"
"Lo sapevo."
"Cosa?!"
"Sapevo di avere ragione."
"Di cos--? Ancora con questa storia?! Non è mio padre."
"L'ho sempre saputo."
"Non è quello che ti ho detto, non è--"
"A mio padre verrà un infarto quando gli dirò che sei figlio di All Might."
"Eh???"
"Vado a dirglielo subito."
"Shochan!!"




Fine




...non scrivevo una fanfic intera da una vita e si sente tantissimo... XD
  
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