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Autore: EleWar    24/06/2019    10 recensioni
“Uhhhh quante storie per una festa a sorpresa per il polipone…” sbottò Ryo con aria annoiata.
Se fosse una commedia, sarebbe una piece, invece è il mio nuovissimo delirio.
Spero che vi piaccia.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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FESTA A SORPRESA
 
“Allora ragazzi, ripassiamo i dettagli del piano” disse Miki ai suoi compagni.
“Ognuno di voi sa dove deve posizionarsi, vi ricordo ancora una volta di mascherare la propria aura, che Umi potrebbe percepire la vostra presenza. Nascondetevi bene dove vi ho detto, ricordate i vostri posti? Ognuno dovrà fare la sua parte. Mi raccomando…sapete quanto mio marito è sospettoso quindi confido nella vostra esperienza e professionalità”.
“Uhhhh quante storie per una festa a sorpresa per il polipone…” sbottò Ryo con aria annoiata.
“Taci idiota! Sei solo invidioso”rispose puntuale Kaori.
“Ah sì? Sai che spasso festeggiare gli anni che passano? Io invece così rimango sempre giovane e fresco” fece lo sweeper pavoneggiandosi, al che la sua partner, portandosi una mano alla fronte, sconsolata sospirò:
“Non cambierà mai…”
“Io invece credo che sia piuttosto intrigante” s’intromise Mick  “I begli uomini sono come il buon vino, invecchiando migliorano, e con il passare del tempo diventano sempre più affascinanti”.
E strusciandosi a Kaori che gli sedeva vicino e facendole gli occhi dolci rimarcò:
“Non trovi mia dolce Kaori?”.
Ma subito Kazue lo rimise in riga, sferrandogli una potente gomitata nelle costole.
“Ahi!!!” si lamentò il biondo americano, e Ryo pensò:
“Ti sta bene, rubacuori da strapazzo! Sempre a dar noia alla mia Kaori”.
“Basta ragazzi, non abbiamo più tempo da perdere, fra poco Falcon sarà qui e dobbiamo essere tutti pronti” disse la bella ex-mercenaria riprendendo in mano la situazione di quello strano consiglio di guerra.
“Sorelle Nogami, voi andrete nello sgabuzzino dietro il bancone, Kasumi tu starai qui con me come sempre, Mick e Kazue al piano di sopra nella camera degli ospiti” ordinò Miki.
Poi voltandosi verso il duo City Hunter e indicandoli con il dito:
“Ryo e Kaori, voi andrete a nascondervi nell’armadio di sotto nel magazzino…” ma Ryo la interruppe:
“Ehi ma perché devo proprio andarmi a nascondere con questa arpia? Non sarebbe meglio che venissi tu a tenermi compagnia…”.
E già stava spiccando un balzo per volarle addosso, con la bava alla bocca e gli occhi a cuoricino quando Kaori più svelta di lui tirando fuori il suo martello edizione speciale guasta-feste lo spiaccicò al pavimento.
Furente lo apostrofò:
“Piuttosto, pensi che a me faccia piacere rinchiudermi con un mandrillo in calore come te?? Smettila di fare il cretino”.
E recuperandolo da sotto il martello, prese il suo socio idiota per il collo della giacca e lo trascinò di sotto, non risparmiandogli gli scalini, che fece tutti col sedere.
Ad ogni sobbalzo emetteva invariabilmente un “Ahi” mentre Kaori inviperita sbuffava come una ciminiera.
Miki si sporse all’inizio della scala e gridò ai due sweepers:
“Mi raccomando state tranquilli e non uccidetevi a vicenda! Poi fra poco vi vengo a chiamare ok??”.
I due interessati si guardarono in cagnesco e a denti stretti risposero:
“Certo, come no?”.
 
Appena trovarono l’armadio in questione, fecero per infilarcisi, ma non avevano ancora messo un piede dentro che Miki aveva già spento la luce.
“Ehi, che modi?!” si lamentò Ryo “pure al buio??”.
“E certo cervellone!! Se Umi trovasse la luce accesa dentro il magazzino vuoi che non s’ insospettirebbe?”
“Mmmm” fece in risposta indispettito Ryo.
In realtà non gli piaceva molto quella strana festa a sorpresa.
Sotto sotto era geloso di Umibozu che aveva fatto il grande passo e aveva consolidato il suo rapporto con Miki.
Di certo anche lui avrebbe potuto fare altrettanto, con la sua amata socia, ma ancora non riusciva a fare avanzare le cose fra loro due, nonostante il giorno del matrimonio dei loro amici, le avesse detto che l’amava…anche se in maniera un po’ contorta.
Però poi si era come bloccato, aveva perso l’occasione, e tutto era rimasto come prima o quasi, e ognuno della compagnia non perdeva occasione per ricordarglielo, con battutine e allusioni e questo non gli andava proprio giù.
Kaori non diceva niente, e di sicuro non avrebbe fatto il primo passo verso di lui, paralizzata dalla timidezza che l’attanagliava e dalla paura di essere respinta.
Ciononostante Ryo sentiva che la ragazza stava pericolosamente arrivando al limite e che dentro di lei soffriva per questa assurda situazione, anche se si sforzava  di nasconderlo in ogni modo.
“Uffa” si disse “ci mancava anche questa!”.
Si consolava soltanto pensando che dopo, alla festa, avrebbe dato il tormento al suo amico-nemico, infliggendogli i peggiori scherzi e sberleffi che gli sarebbero passati per la testa, magari procurandosi una cucciolata di gattini miagolanti.
Sarebbe stato questo il suo modo di vendicarsi.
 
I temibili City Hunter presero così a spostare vecchie mimetiche, fucili rugginosi, bazooka, giacche pesanti, cappotti dismessi per trovare un po’ di posto in quel nascondiglio insolito.
Kaori si disse che, a pensarci bene, quel posto non era proprio l’ideale per nascondersi, era polveroso e sapeva di muffa.
E dire che per l’occasione aveva comprato dei vestiti nuovi, un bel giacchetto di pelle verde scuro, un top attillato e dei pantaloni chiari a sigaretta.
Così rischiava di sporcarsi, ma tant’è, Miki aveva voluto così…
 
Dentro l’armadio ormai chiuso, i due sweepers erano totalmente al buio, uno di fronte all’altra, e avevano lo spazio sufficiente per rigirarsi appena.
“Ed ora? che facciamo?” chiese Ryo
“Ma non so, forse potremmo fare una partita di pallone, che ne dici?” rispose ironicamente la sua socia, e poi “Cosa vuoi che facciamo??? Aspettiamo tranquilli che Miki venga a chiamarci, no? Ha detto che Falcon non avrebbe tardato!”
“Quanto sei spiritosa!”
“E tu allora? Dai fai finta che questa sia una missione, un appostamento… piuttosto dovremmo starcene zitti, lo sai che udito fine ha il nostro amico!”
“Già, polipone ha un vero e proprio radar…soprattutto per le cose che non dovrebbe sentire”.
Quindi iniziando a bisbigliare: “Allora dovremmo parlare così…quando non possiamo farne a meno”.
 
Rimasero in silenzio per un po’, in attesa, sempre fermi ritti, al massimo spostando il peso del corpo da un piede all’altro.
 
Ad un tratto Kaori sospirò e Ryo le chiese, sempre con un filo di voce:
“Che c’è?”
“Niente…”.
 
Dopo un po’ Kaori allungò le mani verso il partner e iniziò a tastarlo, prima l’ampio torace, i pettorali, per poi infilare le mani sotto la giacca, fino ad arrivare alle tasche posteriori dei jeans.
Ryo s’irrigidì, la salivazione si era improvvisamente ridotta, aveva la gola secca e deglutiva a fatica … che stava facendo quella pazza?
Con voce strozzata, le chiese, cercando di non essere troppo brusco:
“…che-che stai facendo?”
“Non farti venire strane idee…sto solo cercando il tuo accendino…”.
In realtà Kaori era partita con quell’idea, ma poi aiutata dal buio, si era fatta via via più audace, e prendendosi delle libertà ne aveva approfittato per accarezzare il corpo fantastico del suo amato partner.
Ma aveva il viso talmente in fiamme che temeva lui le vedesse la faccia pulsare, come un’insegna al neon, nonostante lì fosse buio pesto.
Per un attimo Ryo aveva chiuso gli occhi, gustandosi il tocco lieve di quelle mani che lo stavano mandando in estasi, poi si era riscosso: non voleva che il desiderio che lei gli stava suscitando prendesse il sopravvento e lui finisse per… per?
Cosa avrebbe fatto con la sua Kaori dentro un armadio, completamente al buio???
La sua fantasia non ebbe bisogno però di essere stuzzicata ulteriormente, perché gli si presentarono fin da subito tantissime variazioni sul tema, di lui e la sua bellissima partner, intenti ad amarsi come non avevano fatto mai, se non nei suoi sogni più proibiti.
Kaori, nel frattempo, aveva immerso entrambe le mani nelle tasche del socio e questi scattò per bloccarle e allontanarle.
La ragazza sobbalzò, accorgendosi di essersi spinta troppo oltre, temeva che lui la rimproverasse aspramente per quel gesto, che la respingesse a male parole, invece lo sweeper la stupì dicendole:
“Bastava chiedere!”
E frugandosi nelle tasche anteriori, ne estrasse l’accendino.
Poi allungò una mano a cercare quella della partner, la ruotò col palmo rivolto all’insù e vi depose l’oggetto incriminato, domandandole:
“Che vuoi farci?”.
Kaori era ammutolita dalla vergogna e dall’imbarazzo.
Perché aveva osato accarezzare quel corpo così desiderabile, perché con la scusa dell’accendino si era permessa di toccare quel sedere perfetto?
Si stava trasformando forse nella versione femminile di Ryo, e cioè in una maniaca, in una depravata?
O piuttosto, non era forse che stava diventando sempre più difficile resistere all’uomo che amava da così tanto tempo, che sprigionava una tale carica di fascino e sensualità?
Inutile negarlo, lei lo desiderava, e si frenava solo per…paura.
Lì dentro, a così stretto contatto, ne sentiva il calore, il suo profumo era inebriante, erano completamente al buio, soli…
Le sfuggì un sospiro di frustrazione.
Alla fin fine aveva solo fatto quello che una qualsiasi donna innamorata avrebbe fatto.
Niente di male, in fondo.
Però quella situazione la stava mettendo seriamente in difficoltà.
Non era abituata a sedurre, e non sapeva come portare avanti quello che aveva suo malgrado iniziato.
Da quanto tempo erano lì?
Perché Miki non veniva a salvarla?
 
Ryo comprese dal silenzio della partner che qualcosa non andava, percepiva la sua agitazione, e in un certo senso si sentì in colpa.
Forse era stato troppo brusco e la partner si era convinta che non volesse essere toccato da lei.
Oh, se avesse saputo invece, in che tale stato l’avevano messo quelle sue carezze furtive! C’era da perderci la testa!
Cercò di rimediare e con voce più dolce stavolta, ripeté, sempre sussurrando:
“Sugar che vuoi farci?”.
Kaori si sentì sciogliere a quel tono di voce.
Peggio, sentire quel nomignolo.
Da quando aveva ripreso a chiamarla così, dalla notte prima dello scontro con Kaibara, ogni volta provava un brivido di piacere.
Quella era stata una notte importante per loro due, non erano mai stati così vicini: Ryo le aveva aperto il suo cuore e lei era stata finalmente libera di fargli capire quanto lo amasse, anche se non glielo aveva propriamente detto, quello no.
Avevano passato la notte abbracciati, fino alle prime luci dell’alba.
E quel nomignolo voleva dire tanto, perché giungeva da lontano, da quel passato comune che gelosamente custodivano.
Si decise a rispondere, e per non far trasparire lo stato d’animo in cui si dibatteva, proruppe quasi stizzosamente:
“Voglio solo fare un po’ di luce qui! Non mi piace tutto questo buio”.
E scoperchiato l’accendino fu svelta a far ruotare la rotellina, che produsse la scintilla che accese all’istante la fiamma.
Fu un lampo improvviso che rivelò a Ryo quanto Kaori fosse rossa in viso, e a Kaori quanto lo sguardo dell’uomo che le stava di fronte fosse carico d’amore e tenerezza, come non l’aveva mai visto.
Ma l’incanto durò giusto un attimo, perché subito Ryo colpì l’accendino con una mano, che si spense e inevitabilmente finì sul fondo dell’armadio.
Con la voce alterata, quasi le gridò:
“Ma sei matta??? Qui dentro è pieno di armi, e c’è polvere da sparo dappertutto! Vuoi forse farci saltare in aria??”
“Eehhh scusami tanto! Uffa, possibile che con te non ne faccio mai una giusta? Devi sempre rimproverarmi per qualcosa!”.
 
Poi entrambi fecero per chinarsi a cercare a tentoni l’accendino, ma finirono per sbattere la testa uno contro l’altro.
Stonc!
“Ahia!”
“Abbiamo proprio la testa dura” disse Kaori.
“Già, stavolta ti do proprio ragione, socia”.
E si portarono istintivamente e simultaneamente la mano alla fronte, per massaggiarsi il punto d’impatto.
Si guardarono, pur essendo al buio, e scoppiarono a ridere come matti, ancora accovacciati.
Cercavano però di soffocare le risate per non farsi sentire, e più le trattenevano e più queste debordavano da tutte le parti.
Erano entrambi preda di un attacco di ridarella e non riuscivano più a smettere.
Kaori aveva le lacrime agli occhi, Ryo si torceva dal ridere, piegato in due.
Stavano per alzare pericolosamente i toni quando, cercando di zittirsi a vicenda, misero la mano uno sulla bocca dell’altro.
 
A quel tocco reciproco smisero all’istante di ridere, e si fecero improvvisamente seri.
Che sensazione strana sentire le labbra dell’altro, morbide e umide, appoggiate sul palmo della propria mano.
Sentirsi in quel modo aveva sprigionato in entrambi un’ondata di brividi inattesi e un sconvolgimento tale che mai avrebbero creduto possibile.
Ryo, sconvolto da quel contatto leggero, ritrasse la mano lentamente, continuando però a godersi il calore che la bocca della sua amata vi aveva impresso, come un bacio di fuoco, e con quella stessa mano imprigionò il polso di Kaori prima che anche lei decidesse di togliere la sua.
La mano della ragazza, infatti, era rimasta ancora lì, sulle labbra calde e vellutate del socio, perché Kaori non riusciva a staccarsene, aveva soltanto allentato la pressione ed ora indugiava lievemente, come una carezza.
Quando però sentì la presa decisa di Ryo, colpevolmente, cercò di sfilarla all’istante, ma lui la tenne stretta e iniziò a depositarle sul palmo, piccoli e dolci baci.
Cosa stava succedendo?
Possibile che Ryo si era messo a baciare la sua mano?
Kaori ebbe un capogiro.
Improvvisamente si sentì imprigionata in quello stretto guardaroba, il mondo stava rovinando sotto i suoi piedi, le mancava l’aria ma non avrebbe voluto essere altrove se non lì.
 
Silenzio.
 
Poi la ragazza piano piano sfilò la sua mano e Ryo la lasciò andare.
 
Si rimisero in posizione eretta.
Nel silenzio che perdurava, potevano sentire il respiro affannoso l’uno dell’altro.
Erano profondamente turbati da quel contatto, che li aveva fatti vacillare sull’orlo di un precipizio, che non erano ancora sicuri di voler affrontare.
 
Dopo un tempo che sembrò eterno, Kaori sentì le mani del partner appoggiarsi sui suoi fianchi, per poi risalire lungo il busto, sfiorandola appena.
La ragazza trattenne il fiato.
Non voleva illudersi che Ryo la stesse volontariamente accarezzando, c’era sicuramente un’altra spiegazione, così per non doversi riprendere dalla delusione cocente che ne sarebbe seguita, buttò lì un:
“Cosa stai cercando?”
“Volevo vedere se avevi con te la tracolla?”
“E perché mai???”
“Perché ho fame e tu di solito ti porti sempre dietro qualcosa da sgranocchiare!”
“Ma sentilo!!! Non è mica vero!” rispose offesa la ragazza.
In realtà, però, Ryo aveva ragione, ma non gli avrebbe di certo dato la soddisfazione di ammetterlo.
Con tutte le volte che veniva rapita, se non avesse avuto sempre con se uno snack o una piccola riserva di cibo, sarebbe morta di fame mentre aspettava di essere liberata, da lui.
In ogni caso non voleva battibeccare ancora e cambiando tono riprese:
“Spiacente, l’ho lasciata in macchina.”
“E tu? Non dirmi che non hai fame! Da quanto tempo siamo chiusi qui dentro? Perché non ci vengono a chiam-”.
Ma Ryo non poté finire la frase, che nel silenzio del magazzino proruppe un urlo disumano, un ruggito, che riverberò per le pareti dello stanzone.
Kaori, presa alla sprovvista, si spavento e finì per rifugiarsi fra le braccia possenti del socio, che istintivamente l’accolse con fare protettivo.
Restarono in silenzio, non emettevano un suono.
Cosa poteva essere stato?
Ryo non percepiva un reale pericolo.
Nel migliore dei casi poteva essere Falcon e non ci tenevano ad essere scoperti, come avrebbero spiegato la loro presenza lì?
Avrebbero di sicuro mandato all’aria la festa a sorpresa e non volevano diventare gli zimbelli dei loro amici.
Passarono minuti che sembrarono ore.
La luce nel magazzino non si accese né sentirono altri rumori.
Si rilassarono, anche se nessuno dei due aveva intenzione di staccarsi dall’abbraccio dell’altro.
Ryo, stringeva fra le braccia l’unica donna che fosse mai riuscita a conquistarlo, poteva inspirarne il profumo che, come un dolce effluvio, gli penetrava fin dentro l’anima.
Era così bello stare lì con lei, lei che lo faceva emozionare anche solo con un semplice abbraccio.
Il suo cuore prese a battere più velocemente, e d’improvviso realizzò che solo accanto a Kaori si sentiva vivo, che era lei a dare un senso alla sua vita disordinata, e che avrebbe voluto passare il resto dei suoi giorni cullato da quelle amorevoli e dolci braccia.
 
Kaori, dimentica di tutto il resto, dell’angusto armadio, della polvere, della festa a cui avrebbero dovuto prendere parte, e soprattutto sentendo che Ryo non scioglieva l’abbraccio né l’allontanava, si rifugiò ancora di più sul suo ampio petto e vi appoggiò la testa, non voleva perdersi  niente di quel magico momento.
Poteva sentire il cuore di Ryo galoppare come un cavallo impazzito, che aveva lo stesso ritmo indiavolato del suo.
Poi lentamente alzò il viso a cercare lo sguardo del suo socio, e per la prima volta, da che avevano accettato di prendere parte a quello stupido scherzo, maledisse tutto quel dannato buio che le impediva di vedere quel volto così tanto amato.
Lo conosceva di certo a memoria, ma le mancava da morire.
Sussurrò:
“Non ce la faccio più”
“Ti sei stancata di aspettare?”
“Sì”.
E allungando le braccia, andò a circondargli il collo, lo attirò a sé, poi sollevandosi sulle punte lo baciò.
 
 
Dapprima fu un bacio dolcissimo, quasi un assaggio a fior di labbra, poi la ragazza sospirò e fattasi più sicura approfondì quel felice incontro di labbra vogliose.
Ryo rispose con entusiasmo a quell’invito e ben presto si fusero in un bacio travolgente e voluttuoso.
Le bocche appena socchiuse, accolsero la lingua dell’altro con trepidazione e presero a toccarsi, intrecciarsi, scoprirsi, assaporarsi.
Non erano più chiusi in un misero armadio in un vecchio e polveroso magazzino, erano fra le stelle del cielo, lontanissimi dalla terra, dalla meschinità di tutti i giorni, dalla loro stessa vita.
Non esistevano che loro due, unici abitanti del loro personalissimo pianeta, dove il sogno più segreto di entrambi si stava finalmente avverando.
Tutto l’amore che per troppo tempo si erano negati, ora era finalmente libero di uscire, e come un fiume in piena, li stava sommergendo per trascinarli ai confini del mondo.
Quando l’aria rarefatta dello spazio in cui stavano fluttuando, venne a mancare, tornarono lentamente sulla terra, e ansanti si staccarono per riprendere fiato.
Ryo appoggiò la fronte a quella di Kaori e le sussurrò:
“Quanto vorrei vederti in questo momento…sei così bella che ho bisogno di guardarti, non resisto più”.
La ragazza allora prese il viso del suo amore con entrambe le mani e, prima di baciarlo ancora, con voce roca sussurrò:
“Non dirlo a me!”.
 
I baci si stavano facendo sempre più caldi e passionali e le  mani di entrambi erano già partite alla felice scoperta del corpo dell’altro, febbrilmente, ma poco prima che entrambi perdessero totalmente il controllo, Ryo si bloccò all’improvviso ed esclamò, ansando:
“Senti ma… non sarà tutta una scusa questa festa a sorpresa per Umi?”
“Tu…tu dici?”, riuscì ad articolare Kaori, ancora piacevolmente sconvolta.
“Se ci pensi perché solo noi due siamo stati spediti quaggiù, dentro questo stupido armadio, lontano da tutti?”
“Vero! Gli altri sono rimasti nei paraggi… addirittura Mick e Kazue sono nascosti nella stanza degli ospiti!”.
Rimasero in silenzio un attimo e poi quasi all’unisono esclamarono:
“Miki!!!!”
“Quella piccola intrigante! Scommetto che l’ha fatto apposta per farci, per farci….”
“…fare questo!” terminò Ryo la frase per lei.
E poi ridendo aggiunse:
“Va a finire che dovremo pure ringraziarla un giorno!!”
“Vuoi scommettere che aspettava il momento giusto per sorprenderci?” disse Kaori quasi indispettita e arrossendo fino alla punta dei capelli.
 
Che si fossero finalmente baciati, era stata un’emozione bellissima e indescrivibile, che l’aveva lasciata piacevolmente e profondamente turbata, sentiva le guance andare a fuoco ed era sicura di essere rossa come un pomodoro maturo.
Ma che la sua migliore amica avesse orchestrato tutto questo, con la complicità del resto della banda, per spingerli a capitolare e magari coglierli in flagrante, beh era una vergogna che non credeva di poter sopportare, sarebbe stato troppo imbarazzante per lei!
 
“Bene! Lei voleva farci una sorpresa e noi la faremo a lei!” disse pratico lo sweeper.
“E cioè?”
“Che noi scapperemo di qui e quando lei verrà a cercarci noi saremo già lontani!”
“Geniale” e gli stampò un bacio sonoro sulle labbra.
“Sugar vacci piano, altrimenti mando all’aria il proposito di scappare e mi rintano qui con te fino a domani!”
Ma Kaori gli rifilò un cazzotto in una spalla ridendo:
“Dai non esagerare!”
“Ahia! Ma insomma, continuerai a picchiarmi come prima?”
“Dipende da come ti comporterai”, lo ammonì lei, ma il tono della sua voce tradiva che stava sorridendo.
 
Poi si zittirono.
Rimasero in ascolto tendendo all’estremo tutti i sensi, Ryo cercò di individuare l’aura dei loro amici, qualche presenza: erano tornati in modalità City Hunter al 100%.
Lui dubitava che avessero messo delle telecamere in giro, perché se ne sarebbe  accorto, ma non poteva giurarci: erano pur sempre degli specialisti…e in questo caso sarebbero stati anche dei veri e propri guardoni!
Aprì lentamente l’anta dell’armadio e si guardò intorno.
Non c’era anima viva, nessun movimento, prese per mano Kaori e l’aiutò ad uscire.
Improvvisamente era anche diventato più gentile, dovette constatare la ragazza. Sorrise soddisfatta.
Cautamente avanzarono verso la parete opposta, dove sapevano esserci una finestra che arrivava al soprastante livello stradale.
Lo sweeper recuperò il suo accendino, e lo accese solo per un istante, giusto il tempo di individuare l’apertura sulla parete.
Non avrebbero acceso la lampadina che pendeva dal soffitto e che li avrebbe fatti scoprire.
Da consumati professionisti quali erano, avrebbero agito al buio e in completo silenzio.
I loro occhi già abbondantemente abituati all’oscurità, non faticarono ad individuare il tenue lucore che proveniva dalla finestra e vi si diressero sicuri.
Ryo fece salire Kaori sulle spalle e cercò di non pensare alle sue magnifiche gambe strette intorno al collo, se si fosse perso in pensieri lussuriosi, non sarebbero usciti mai più da quel sotterraneo.
Doveva rimanere lucido.
La ragazza riuscì facilmente ad arrivare alla finestra e ad aprirla, e fece per passarci attraverso quando si sentì spingere da due enormi mani sul sedere.
Si bloccò e rivolgendosi al socio che era sotto di lei gli sussurrò:
“Ma devi proprio??”
“Certo, se no come passeresti? E poi…non dirmi che non ti fa piacere!”
Il viso di Kaori s’incendiò all’istante e prese a fumare come una pentola a pressione.
Ma dopo il primo momento di smarrimento, gli lanciò un martello di appena 50 tonnellate, giusto per sfogare l’imbarazzo in cui l’aveva messa.
 
In poco tempo era già fuori e sporgendosi verso Ryo gli chiese:
“E adesso? Tu come farai?”
“Tranquilla Sugar, ho qui una scala a pioli!”
“Idiota!! Allora perché mi hai fatto salire sulle tue spalle e tutto il resto…. aspetta… tu… tu… l’hai fatto apposta!”
“Beccato ah ah ah ah ah ah ah ah” ridacchiò coprendosi la bocca con la mano, per non farsi sentire dai loro nemici.
La ragazza alzò gli occhi al cielo rassegnata, ma allo stesso tempo lusingata, e suo malgrado sorrise soddisfatta.
 
Kaori lo aiutò ad uscire dallo stretto passaggio, tirandolo per la giacca.
Ryo si rimise in piedi e si diede delle manate per togliersi la polvere e le ragnatele dai vestiti.
Era già scesa la sera sul quartiere di Shinjuku e le luci al neon brillavano nelle strade affollate, ma quando lo sweeper si soffermò a guardare negli occhi della sua meravigliosa socia, poté scorgervi ben’altre luci, più scintillanti e invitanti.
Si perse in quello sguardo d’amore e non resistette oltre, con rapide falcate fu da lei in un baleno, ma quando fu ad un passo, si fermò di colpo.
Lei sussultò a quel repentino cambiamento del partner, e s’adombrò, non capiva cosa stesse succedendo.
Ma Ryo riprendendo ad avvicinarsi più lentamente, le disse:
“Dio, Kaori, sei bellissima!”.
Lei arrossì leggermente, ma era così felice che le si riempirono gli occhi di lacrime. Lui se ne accorse, e scuotendo il capo, sorridendo le disse:
“No, Sugar non devi piangere, non più….”
“…ma …è perché sono felice…”
Ed il suo “anch’io” si perse nel bacio che posò su quelle labbra così invitanti.
 
Sarebbero rimasti lì a baciarsi fino a perdere la cognizione del tempo, se non avessero udito la voce di Mick gridare, dallo scantinato:
“Sono fuggiti!!”
“Non è possibile!” la voce di Miki.
“Lo dicevo io che non gliela si fa a City Hunter” chiosò Saeko.
“Maledizione” ancora Miki “Ed ora? Come sarà andata a finire?”
“Chissà da quanto tempo sono scappati? Forse sono ancora nei paraggi” la pragmatica investigatrice Reika.
“Andiamo a vedere fuori, magari li troviamo” la furba ladra Kasumi.
Per poco non li avevano beccati!
 
Ma i due sweepers si guardarono in silenzio, trattenendo le risa, si fecero un cenno d’intesa, Ryo la prese per mano e si misero a camminare furtivamente rasente al muro, senza far rumore, per poi scappare verso la macchina, come se avessero avuto un’orda di nemici alle calcagna.
“Non ci prenderanno mai!” fu il pensiero di entrambi.
Velocissimi salirono sulla Mini rossa e Ryo partì a tutto gas, sgommando.
Poco dopo essersi immessi nel traffico della sera, rallentarono e lo sweeper disse:
“Bene Sugar, ed ora? Eravamo usciti per andare ad una festa, e soprattutto per mangiare a sbafo, ma adesso…”
“Ma tu pensi solo a mangiare?”
“No, in realtà penso ad altro, ma prima è meglio se mangio qualcosa…il piccolo Ryo ha bisogno della pappa” concluse massaggiandosi la pancia.
Questo sottinteso fece arrossire deliziata Kaori.
Però dovette ammettere che anche lei iniziava a sentire un leggero languorino.
Si diede una rapida controllata ai vestiti, che erano ormai spiegazzati e sporchi.
Poteva essere quella la prima uscita ufficiale come fidanzata di Ryo… un appuntamento, ma così conciata si sentiva a disagio.
Ci pensò un attimo, poi gli si fece più vicina, allungò una mano a togliergli una ragnatela dai capelli, in un gesto premuroso e pieno di tenerezza.
Ryo non si era mai sentito così tanto amato in vita sua come in quel  momento ed era strano che lo avesse capito proprio adesso all’improvviso, da un semplice gesto, quasi materno.
Si voltò a guardarla con profondo amore e riconoscenza.
Infine Kaori disse:
“E se ce ne tornassimo a casa?” regalandogli uno di quei suoi irresistibili sorrisi.
Lui si perse per un istante in quello sguardo fiducioso e luminoso, e con aria sognante non poté che rispondere:
“Sì, a casa nostra”.
Ryo allungò la mano verso di lei affinché la prendesse, intrecciarono le dita, e godendosi quella passeggiata in macchina, si diressero verso casa, verso quella serata magica che li aspettava, iniziata come uno scherzo, e finita come una cosa seria.
 
Un giorno avrebbero dovuto ringraziare quegli sciagurati dei loro amici, un giorno forse, ma non adesso.
Ora era il loro momento.
 
 
 
 
Fine!
   
 
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