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Autore: Mave    24/06/2019    0 recensioni
[Non Dirlo al Mio Capo]
Rimescoliamo le carte! Lisa ed Enrico sono sposati e hanno tre figli. Non sarà facile gestire la famiglia, soprattutto a fronte di un evento che fa vacillare tutte le loro certezze.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le mattine a casa Vinci si andava sempre di corsa.

Litigare con la sveglia, lottare per ottenere il proprio turno in bagno, bere un caffè al volo era ormai una routine per Lisa che, prima di uscire da casa, aveva già mille cose da fare.

Ogni giorno era un’impresa disinnescare le scaramucce tra Antonio e Giuseppe che, appena alzati, sprizzavano energia da tutti i pori.

“Maaammaaa! Giuseppe si è chiuso in bagno da più di mezz’ora e non ha nessuna intenzione di uscire!”

Antonio continuava a bussare insistentemente alla porta e non ottenendo risposta, si innervosiva sempre di più. L’ennesimo imprevisto aveva costretto Lisa a correre in corridoio ancora semisvestita per cercare di persuadere il suo figlio minore con doni dolci, prima che l’altro buttasse giù la porta.

“Giuseppe, tesoro, cosa stai combinando?”

“Sto cercando di aprire la porta con la forza del pensiero!”

A quella risposta innocente e assurda aveva fatto da eco una risata. Lisa si era voltata verso il soggiorno dove Romeo era sdraiato su un fianco, sui morbidi cuscini del divano.

Per una frazione di secondo la donna aveva pensato che avrebbe preferito una di quelle mattine in cui il suo primogenito, prima di uscire di casa, sembrava in trance e si muoveva come un bradipo.

Poi il problema da risolvere aveva spazzato via tutte le sue recriminazioni.

Alla fine, convinto dalla forza di persuasione della mamma, il piccolo di casa era sbucato fuori, avvolto in morbidi asciugamani e teli da bagno.

“Sembri un salsicciotto!”

Lo aveva preso in giro Romeo, girandosi sulla schiena e mascherando una smorfia di dolore. Il fratellino aveva risposto con una linguaccia.

“Accompagno queste due pesti a scuola e torno a casa a farti compagnia!”

Romeo si era accigliato. Le giornate stavano tornando a scorrere regolari ma lui faceva fatica a trovare un equilibrio e ad accettare tutte quelle premure che riteneva eccessive.

“Non c’è bisogno! Prenditi del tempo per te, vai dal parrucchiere, a fare la spesa, in ufficio da papà…Io me la caverò bene. Non sono mica moribondo. Perlomeno non ancora!”

Si era reso conto da solo che quell’ultima precisazione avrebbe potuto benissimo evitarsela e si era sentito un verme quando un’espressione ferita si era dipinta sul volto Lisa. Anche Giuseppe, con la sensibilità dei bambini, aveva capito che suo fratello era stato cattivo con la mamma.

“Non preoccuparti mamma…Appena divento un mago famoso, lo faccio sparire io questo rompiscatole!”

Lisa aveva avvertito un brivido sinistro attraversargli la schiena come una scarica elettrica ma aveva ugualmente arruffato i capelli del bambino mentre Romeo aveva sorriso amaro: Giuseppe non aveva la più pallida idea che non c’era bisogno di nessun numero di magia perché quella sinistra profezia si avverasse per davvero!


Era stato un sollievo poter restare finalmente da solo e perdersi nei suoi pensieri.

Nemmeno quel giorno sarebbe potuto andare a scuola e non si era meravigliato quando il telefono aveva iniziato a squillare.

Mia!

Sicuramente quella ragazzina, così antipatica quanto bella, era in pena per lui.

Il loro primo incontro era stato un po' burrascoso, infatti Romeo l’aveva quasi investita con la sua moto, ma da quando erano diventati compagni di banco si erano conosciuti sempre di più.

Adesso la ragazza che adorava il gusto di gelato che faceva schifo a tutti gli altri – il puffo- era diventata la sua migliore amica.

“Se mi vedessi in questo momento rideresti come una pazza!”

Romeo aveva risposto alla chiamata e prima che lei potesse anche solo salutarlo si era sforzato di mostrarsi allegro, facendo battute sulla sua condizione.

“Perché?”

Poteva quasi vederla mentre si mordeva il labbro inferiore, come faceva ogni qualvolta era nervosa. Mia aveva perso il papà in un incidente stradale, appena sei mesi prima, e venuta a conoscenza della malattia dell’amico gli aveva detto a chiare lettere che non le piacevano le persone che sarebbero potute morire .

“Sono sdraiato da due giorni con il sedere per aria e una borsa del ghiaccio tra i pantaloni e il fondoschiena. Il didietro mi fa un male pazzesco e, ogni volta che cerco di muovermi, sembro Fantozzi con la panciera!”

Era il suo modo di esorcizzare la sofferenza e combattere la paura e sembrava funzionare anche con gli altri. Sapeva che Mia avrebbe riso.

La sua risata era così cristallina e contagiosa che, suo malgrado, si era messo a ridere anche Romeo nonostante il dolore.

“Come ci sei finito in quella posizione?”

Il ragazzo aveva esitato qualche istante ma poi aveva capito di aver bisogno di uno sfogo e magari spiegare anche a Mia quello che stava passando li avrebbe aiutati a sfatare il tabù della malattia.

“I medici hanno voluto ripetere degli esami che non facevo da dicembre scorso!”

“E allora?”

“Allora mi hanno fatto un doppio tagliando: biopsia e midollo. Praticamente mi hanno prelevato del sangue dall’osso iliaco infilzandomi con un ago simile ad uno stuzzicadenti…”

“Mi viene la pelle d’oca solo a pensarci”

“E a te come va?”

Romeo adesso voleva dimenticare, sentire parlare di vita, delle attività normali di una ragazza di sedici anni.

“Devo studiare due capitoli di storia per domani. E pomeriggio ho gli allenamenti di nuoto. Ordinaria amministrazione, insomma!”

Il ragazzo aveva sospirato e si era mosso sul divano riuscendo a spostarsi di appena un millimetro prima che il bruciore alla schiena lo facesse desistere da ulteriori tentativi.

“Già, ordinaria amministrazione!”

   
 
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