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Autore: MadLucy    24/06/2019    0 recensioni
E se la realtà alternativa descritta in The cursed child, in cui Voldemort ha vinto la guerra, fosse quella del presente?
Delphini Riddle, l'Augurey, è il braccio destro di Lord Voldemort. Al grido di "il futuro è nelle nostre mani", il suo compito è fungere da modello per la nuova generazione di maghi, infondere in loro ambizioni di potere e asservirli alla causa dell'Oscuro Signore.
Ted Lupin, orfano come fu il suo padrino, si dà alla macchia insieme a Ron e Hermione, ormai rimasti gli unici membri in vita dell'Ordine della Fenice, e cerca vendetta contro il regime che ha ucciso i suoi genitori e lo vuole morto.
Roxanne e Dominique Weasley combattono dall'interno di una Hogwarts ormai ostile, che non è più la casa di nessuno, con il sostegno di un unico professore ancora fedele ai valori dell'Ordine, Severus Piton.
Victoire Weasley invece è un'anti-eroina, si sente sempre più incompresa e distante dalla posizione che i Weasley hanno sempre occupato, stregata da una sinistra attrazione per chi non dovrebbe.
Lysander e Lorcan Scamander, giovani veggenti, recitano una profezia. Tutto viene messo in dubbio. Cosa accadrà?
Genere: Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Delphini Riddle, Dominique Weasley, Roxanne Weasley, Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione, Da VII libro alternativo
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Note: Salve a tutti! Come scritto nell'introduzione, questa storia riprende esattamente l'au proposto da The cursed child, quello in cui Scorpius si ritrova nel Lago Nero durante il Voldemort Day, soltanto che i viaggi nel tempo non sono più implicati in quanto questo au è la realtà. Detto questo, faccio un piccolo elenco degli elementi canon estrapolati da The cursed child su quell'au (e quindi non stabiliti da me):
-Harry e Neville sono morti;
-Dolores Umbridge è preside di Hogwarts, ora diventata una scuola in cui gli unici a ricevere un'educazione buona sono i Purosangue, i Mezzosangue vengono discriminati ma tollerati, mentre Nati Babbani e Maghinò vengono usati come cavie per le lezioni e rinchiusi ad Azkaban, per non parlare dei campi di concentramento per Babbani;
-Scorpius Malfoy è un più che degno Malfoy, viene chiamato Re Scorpione ed è uno studente popolare, talentuoso e temuto dai compagni;
-Draco Malfoy è Direttore dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia;
-Piton è vivo ed è ancora una talpa per l'Ordine, di cui sono rimasti Ron e Hermione, che non hanno avuto modo di avere Rose e Hugo;
-Delphini, la figlia di Voldemort, viene chiamata l'Augurey e le sono affidati compiti di grande importanza per conto di Voldemort; 
-Il "Giorno di Voldemort" si tiene il 2 maggio ed è una ricorrenza per festeggiare la morte di Harry Potter e la vittoria della Seconda Guerra Magica da parte di Voldemort. Un'altra "festa" introdotta a Hogwarts è il "Ballo Sanguinario". 
-Ci sono due slogan: "A Voldemort e al Valore", una specie di saluto formale di congedo che i maghi si scambiano a vicenda, e "il futuro è nelle nostre mani", motto personale dell'Augurey.
Tutto il resto è stato rielaborato da me, anche se ovviamente mi sono attenuta ad altri elementi canon (per esempio la seconda generazione, che è quella canonica nella timeline originale, a parte per i figli che non sono potuti nascere, quelli di Harry e di Ron). Non saranno presenti OC, se non per personaggi molto marginali, a malapena nominati. Anche gli amici di Scorpius che vengono citati sono gli stessi presenti in The cursed child.
Grazie dell'attenzione e buona lettura!
Lucy
 

For Voldemort and Valor


Capitolo 1: Augurey rising


«Mi devi raccontare tutto» ripeteva Bellatrix, con petulanza. «Lo devi fare, Cissy.»
Narcissa stava nutrendo le sue Fate, di cui aveva una boccia in camera. Da quando suo nipote era a Hogwarts, il tempo libero era fin troppo. Lasciava ricadere bacche violacee attraverso uno sportellino, lasciando che si azzuffassero contendendosele. I lunghi capelli color ghiaccio erano appuntati in un piccolo nodo in cima alla nuca, e poi fatti ricadere a cascata sulla schiena. Era sorprendentemente bella, ma indurita dal tedio.
«Devi chiedere a Draco...» ripetè a sua volta. Sembrava assente.
«Draco è un uomo impegnato» sibilò Bellatrix.
«Non gli è lecito comunicare tutto ciò che ascolta.»
«Non gli è lecito...! A te, la moglie del Mangiamorte che-»
«Perchè non lo chiedi tu all'Oscuro Signore?» domandò Narcissa, con assoluta freddezza. «Sei ancora Generale di Divisione delle Milizie di Sicurezza. La prima persona con cui l'Oscuro parlerebbe di queste cose.»
«Lui sa che si sono verificati... dei disordini» rispose Bellatrix, dopo una pausa. I voluminosi riccioli color cenere formavano una nube argentea intorno al suo capo, e invece di scendere in lunghezza erano raccolti e cotonati, seppur senza dissipare l'effetto scompigliato; anche il suo modo di vestire era cambiato nel tempo: i nuovi abiti avevano un taglio più austero e spesso erano foderati di pelliccia di lupo, come quel giorno. «Sospetto che l'assemblea sia stata appositamente programmata in un momento in cui fosse impossibile per me parteciparvi. Ti prego, Cissy. Cosa è stato detto?»
Narcissa richiuse lo sportello della gabbia delle Fate, infine sospirò. «Ci sarà una spedizione, sembra. Presto. Una spia ha parlato... di un rifugio di ribelli in Irlanda. Questi sarebbero nuovi.»
Le narici di Bellatrix si dilatarono. «E ovviamente non sarò io a capo del corpo d'armata. Hanno fatto nomi?»
La sorella non era sicura di voler confermare i suoi sospetti. Poi parve rendersi conto che in realtà le interessava poco quanto Bellatrix si sarebbe infuriata. «Sarà Delphini ad andare.»
«Ma certo, Delphini, la mia adorabile frugoletta» sbottò lei, stringendo i denti, con una smorfia, come se all'improvviso le fosse scoppiato un cattivo sapore in bocca. «Come dimenticarsi della sua esistenza, anche solo per un istante!»
«La tua invidia è davvero fuori luogo, sorella» dichiarò Narcissa, storcendo la bocca. «Quella di cui parli con tanto disgusto è tua figlia, sangue del tuo sangue. Un giorno mi dicesti che dovevo essere orgogliosa del modo in cui Draco serviva l'Oscuro, allora perchè non lo sei anche tu? Questa competizione è ridicola. I suoi successi dovrebbero essere anche i tuoi.»
«I suoi successi non sono i miei. Il suo avanzamento non fa che seppellire me sottoterra» replicò Bellatrix, esasperata. Poi, leggendo la ferrea incomprensione negli occhi di Narcissa, distolse lo sguardo e si sfregò il viso con una mano, bruscamente. Era orribile da ammettere, ma era stanca. Ed era così che Delphini voleva farla sentire: troppo debole, troppo a margine, troppo vecchia. La sua partita a scacchi era tesa al relegarla fuori dalla scacchiera senza abbattere nemmeno una delle sue pedine. Una guerra di logoramento. Ma come spiegare queste strategie, queste sottigliezze a Narcissa, che non c'era dentro? Lei non conosceva altro che il suo totalizzante, morboso amore materno, una specie di dispotica costrizione che allargava a qualsiasi donna avesse partorito. Bellatrix aveva partorito Delphini, diciannove anni prima, e aveva avuto modo di pentirsene amaramente. 
«È da tempo che ha smesso di darmi retta» ammise infine. «Non posso più controllarla. La mia voce vale quanto quella di un Babbano per lei. Fa il bello e il cattivo tempo quando il Signore Oscuro non è presente, e quando lui c'è, non sai com'è ipocrita, Cissy. Non è fedele, è ruffiana. Tutta ammiccamenti e sorrisi, uno spettacolo vomitevole...»
Narcissa non aveva avuto molti contatti con Delphini, di recente -era sempre molto occupata. Però ricordava dei lunghi periodi, quand'era solo una bambina, in cui Bella preferiva scaricarla a Villa Malfoy anzichè trascorrere le giornate libera con lei. Era sempre stata goffa ed anaffettiva come madre, e il risultato non poteva che essere una figlia scostante. La maternità è un lavoro, pensava Narcissa, che non tutte le donne sanno compiere come dovrebbero. Lei invece ci era riuscita. Il risultato era un figlio realizzato, con un lavoro importante al Ministero, di cui andare fieri, un figlio devoto a lei. 
«Pretende di diventare migliore di me, Cissy, quella marmocchia puzzolente di latte avariato, lo capisco da come mi guarda» blaterava Bellatrix, indicandosi gli occhi con indice e medio, «anzi, crede già di essere migliore di me.»
Però era già stata retrocessa, Bellatrix. Lo era stata naturalmente, da quando Delphini aveva parlato in Serpentese. Non era stata colpa sua, era qualcosa che doveva avvenire e basta. 
Narcissa osservò le sue Fate sbattere a intermittenza sulla parete di vetro, ferocemente dedite a quella battaglia persa. «Lei è migliore di te.» 

***

«Ahia!»
«Scusa, sai! Mica l'ho fatto apposta!»
«Hai dei piedi di troll, Roxy.»
«Sta' un po' zitta, se arriva qualcuno dobbiamo riuscire a sentirlo!»
A Hogwarts era ora della pausa pomeridiana prima delle ultime lezioni; era una giornata nuvolosa, il sole era coperto e il Platano Picchiatore quieto. All'apparenza, nessuno stava attraversando l'ampio terreno circostante la scuola (era vietato, oltretutto), ma osservando attentamente si poteva notare l'erba smossa sempre più lontano, e gli arbusti urtati di tanto in tanto. I passi invisibili si fermarono presso il tronco del Platano Picchiatore. Due studentesse di Grifondoro, le cugine Dominique e Roxanne Weasley, comparvero all'improvviso. L'una, contravvenendo ogni legge della biologia che avrebbe voluto vincitore il colore della chioma fulva del padre o biondo platino della madre, aveva i corti capelli neri di nonna Apolline, in contrasto con il selenico pallore e i grandi occhi blu elettrico che condivideva con tutti i fratelli. L'altra, Roxanne, aveva ereditato la pelle scura e le labbra pronunciate della madre, giusto una gradazione più chiara, e la sua acconciatura era un cespuglio voluminoso di riccioli color cioccolato, elastici come molle. Dominique ficcò il mantello sotto il quale si erano nascoste in una bisaccia che portava a tracolla, poi fece segno alla cugina di seguirla in fretta, mentre incantava i rami del Platano. Il nuovo metodo d'accesso segreto era picchiettare per cinque volte la bacchetta su una radice, quella a forma di saetta. Uno spiraglio comparve per il brevissimo tempo necessario a permettere loro di intrufolarsi, poi si richiuse sopra le loro teste. Dominique rimase in testa, a fare luce sui gradini ripidi, mentre Roxanne alle sue spalle, a controllare che nessuno le avesse seguite. 
In fondo alla scala si trovava una piccola sala, rudimentale, fornita di letti, un cucinino e persino un tavolo operatorio. Su di esso era seduto Ted Lupin. 
«Teddy!» esclamò Roxanne, scavalcando la cugina per abbracciarlo. Lui la strinse a sè dolcemente, ridendo. «Ciao, Roxy... Dom» aggiunse, includendo nell'abbraccio anche Dominique. Le ragazze inspirarono a fondo il suo odore familiare e si permisero di osservarlo per bene, quasi con gratitudine, piene di sollievo e di apprensione. Ted era fuggitivo da quando era nato. L'Ordine della Fenice lo aveva nascosto al Ministero della Magia, con la certezza che il suo futuro sarebbe stato alquanto incerto, nel caso in cui i Mangiamorte avessero messo le mani su di lui: figlio di ribelli recidivi com'erano stati Lupin e Tonks, erede di un ramo dei Black rinnegato e colpevole di Tradimento di Sangue, quello di Andromeda e Ninfadora, e come se non bastasse ibrido, frutto dell'unione di una strega e un lupo mannaro, Stato di Sangue di tipo cinque, inferiore persino a quello dei Maghinò. Era stata la nonna Andromeda a nasconderlo e crescerlo, istruendolo alla magia, con l'aiuto dei membri superstiti dell'Ordine. Ora che aveva diciannove anni, gli era già capitato di affrontare diversi Mangiamorte in cui si era imbattuto, e la sua vita era costantemente in pericolo, oltre che nomade. Dominique e Roxanne erano in pensiero per lui. Era un ragazzo prudente, ma non si tirava indietro negli scontri quanto forse avrebbe dovuto. 
«Come stai?» gli chiede Roxanne, scompigliandogli con una mano i capelli, ora azzurro sorbetto perchè era felice. Da quel colore, sfumarono in un giallo canarino. Come la madre, era anche un Metamorfomagus. 
«Alla grande, non mi vedi?» rispose il ragazzo, indicandosi. Era in ottima forma fisica, in effetti, ma il suo volto tradiva le notti insonni che spesso era costretto a trascorrere. «Nessuno vi ha notato, vero?»
«Finchè questo funziona» ribattè Dominique, tirando fuori il Mantello dell'Invisibilità. Ted sorrise. Era stato lui stesso a prestarlo loro, privandosene. Il suo padrino, Harry Potter, lo aveva lasciato a lui in eredità -o meglio, Hermione e Ron erano giunti alla conclusione che era questo che Harry avrebbe voluto. Però Ted lo aveva affidato alle cugine, affinchè potessero venirlo a trovare in sicurezza, quando era possibile, in quel nascondiglio. Era consapevole che neanche a Hogwarts la vita era facile, non da quando la maggioranza degli insegnanti erano Mangiamorte e il regime di Voldemort era penetrato.
«E voi, come va con le punizioni?» domandò infatti Ted, aggrottando la fronte. Le cugine avevano un bel caratterino, come lo Smistamento a Grifondoro aveva certificato, e questo era il motivo per cui spesso venivano prese di mira per cruenti castighi e voti iniquamente bassi.
«A Roxanne hanno dato cinque frustate la settimana scorsa, soltanto perchè ha nominato Harry» rivelò Dominique. Roxanne le tirò una gomitata. Non voleva che facesse preoccupare Ted per quelle scemenze, quando era lui a rischiare la vita ogni giorno.
«Devi piantarla, Roxy» gemette Ted, mentre il suo sguardo si velava di tristezza. «Fammi vedere.»
Roxanne, anche se di malavoglia, si sfilò il mantello e Dominique le alzò camicia e cardigan, esponendo i segni ancora arrossati e doloranti delle frustate. Madama Chips aveva avuto il divieto di curarglieli. Ted agitò la bacchetta. «Epismendo.» Immediatamente, le escoriazioni furono riassorbite dalla pelle. La ragazza ringraziò, anche se brontolando, imbarazzata di farsi soccorrere per così poco. A quel punto, Ted fece la domanda che loro due si aspettavano con timore.
«E... Vic? Non è venuta?» domandò timidamente, speranzoso, come se ci fosse ancora tempo per vederla spuntare dalle scale. La vera domanda era perchè non ci fosse insieme a loro, come di solito accadeva.
Dominique si rabbuiò. «Victoire non è voluta venire. Pensa che sia troppo pericoloso.»
«E ha ragione, è pericolosissimo» si affrettò a confermare Ted, annuendo, «nemmeno voi dovreste, soprattutto a quattordici anni.» Non riusciva però a dissimulare del tutto la propria delusione.
«Ultimamente è strana» aggiunse Roxanne, tentennando, indecisa su quanto rivelare. «È... molto ligia al regolamento.»
«Il modo migliore per tenersi fuori dai guai» precisò Ted. «Anche gli altri vostri cugini fanno così, no? Forse non è la cosa giusta, ma per il momento è la cosa più conveniente da fare. Farvi torturare non sarà d'aiuto all'Ordine.»
Dominique scosse la testa. «Lo so, ma... lei...» Prima che potesse aggiungere altro, altre due figure spuntarono dal corridoio interno al covo. 
«Zio Ron! Hermione!» esultò Roxanne. Le due cugine poterono riabbracciare anche il loro zio e la sua fidanzata, Hermione Granger, ricercati da quasi vent'anni, dalla Battaglia di Hogwarts. 
«È bello vedervi, ragazze» disse Ron, carezzando le loro teste teneramente. «Miseriaccia se siete cresciute.» Era dall'inizio dell'anno scolastico, prima di Natale, che non lo vedevano.
«Come procede al castello? I Dissennatori non vi hanno percepite lungo il tragitto, vero?» si preoccupò Hermione. Nessuna delle due era ancora in grado di evocare un Patronus, e anche se avessero potuto evocarlo le avrebbe immediatamente tradite; per questo Hermione stessa aveva fornito loro un Amuleto Occlumante, in grado di proteggere la mente e le emozioni di chi lo stringeva. Non rilevandole, i Dissennatori non potevano attaccarle. 
«L'amuleto è perfetto» garantì Dominique.
«Dissennatori stanziati a Hogwarts» deprecò Ron, come se la sola idea gli desse il voltastomaco. «È così brutto che voi non abbiate mai potuto conoscere questa scuola quand'era ancora... beh, Hogwarts. Gli altri, come stanno?»
«Molly e Lucy sono le solite, Fred è stato preso nella squadra di Quidditch, Cacciatore» raccontò Roxanne, lasciando trasparire l'orgoglio. Erano anni che il fratello ci provava, e solo al sesto era stato preso, nella squadra di Grifondoro.
«Louis ormai si è ambientato, si trova bene tra i Corvonero, ha già degli amici a quanto pare» raccontò Dominique. Nessuna delle due menzionò Victoire.
Ron invece raccontò di come recentemente fossero andati a fare visita a Hagrid, nascosto sulle montagne, insieme ai Giganti, tra i quali c'era il suo fratellastro Grop. Solamento lì era riuscito a sfuggire al massacro del corpo insegnanti di Hogwarts seguito alla sconfitta. 
«Purtroppo non abbiamo molto tempo e dobbiamo assegnarvi un compito importante» esordì Hermione, invitandole ad ascoltare attentamente. «Abbiamo scoperto che presto l'Augurey verrà in visita a Hogwarts.»
«L'Augurey?!» inorridì Roxanne.
Hermione annuì con la testa. «Avremo bisogno di un vostro ricordo, nitido e accurato. Un ricordo in cui l'Augurey sia presente. Dovrete cercare di avvicinarvi il più possibile, per vederla bene. Non dovrete attirare la sua attenzione, naturalmente, sarebbe troppo pericoloso per voi, soprattutto in quanto Weasley. Il minimo comportamento sospetto causerebbe le peggiori conseguenze. Dovrete avvicinarvi fingendo ammirazione. Il punto cruciale è che dovrete osservarla, il suo aspetto, dico.»
Dominique s'irrigidì. Non prometteva nulla di buono. «A cosa vi serve?»
«Questo ancora non possiamo dirvelo» tagliò corto Ted, i cui capelli erano ormai grigio scuro per l'argomento della conversazione. «Però mi raccomando, discrezione. Non dovrete aprire la bocca. Solo guardarla.»
«Che visione edificante» commentò Roxanne, con una smorfia.
«È il contributo che potete dare, e che ci sarebbe di grande aiuto» spiegò Ted, gentilmente. Le due cugine allora confermarono che potevano farlo senz'altro, desiderose di essere utili.
«Mi raccomando, riguardatevi e non fate nulla di stupido, fingete sempre di obbedire» fu l'ultima raccomandazione di Ron. Non era felice di consigliare qualcosa del genere, ma non voleva che le sue nipoti soffrissero. 
«Certo, zio, contaci» rise Roxanne. «Obbedire è la cosa che i Grifondoro sanno fare meglio.» 
Tutti e quattro i Grifondoro nella stanza sorrisero. Anche se non lo ammettevano, le nipoti della loro stessa Casa erano le loro preferite. 
«Fate affidamento solo sul professor Piton e l'un l'altro» aggiunse Hermione, inquieta, dopo un ultimo abbraccio. 
«Statemi bene» le salutò Ted, con affetto, «e... dite a Vic che mi manca.» 
Roxanne e Dominique assentirono, ma una volta sole, sulla tromba delle scale, si scambiarono uno sguardo malinconico. 

***

Anche quando il Signore Oscuro non era presente, Gaunt Manor era utilizzata come quartier generale delle riunioni delle Milizie di Sicurezza. Si trattava di una dimora sorta nei boschi intorno a Little Hangleton, nello stesso punto in cui prima si trovava la baracca di Orvoloson, Morfin e Merope Gaunt, il cui profilo nero si stagliava in un'immensa radura creata dall'abbattimento degli alberi, impercepibile ai Babbani. Aveva raggiunto dimensioni sempre maggiori, oltre che barriere magiche di protezione sempre più solide, tanto da vantare torri, pinnacoli ornamentali, finestre a golfo e balconate. Un lungo cortile di forma absidale precedeva la fortezza vera e propria, un complesso composto da due porticati, in cui c'erano le sale delegate agli eventi che non richiedevano la presenza dell'Oscuro, che formavano una struttura ad u con la casa padronale, un alto castello dal tetto gotico, punteggiata di finestre trifore. Bellatrix Lestrange aveva scelto la Sala del Fuoco, la sua preferita per quelle evenienze. Le pareti erano foderate di nero, ma attraversate da lingue di fiamme che parevano animarsi, lampi di luce di ogni sfumatura dell'ambra e del sangue. Fuochi fatui blu galleggiavano a mezz'aria, fungendo da fonte d'illuminazione. Nell'aria c'era un sottile sentore di cenere. L'unica statua presente, di un drago, pareva sbozzata dal carbone.
Bellatrix fronteggiò lo Squadrone d'Intervento Speciale, radunato in riunione straordinaria. 
«Siete stati convocati qui per una ragione ben precisa» tagliò corto, poco disposta ai convenevoli. «Alle mie orecchie sono giunte voci di un nuovo covo di ribelli in Irlanda, in particolare alla foce del fiume Shannon. Il Signore Oscuro intende rimandare l'operazione alla prossima settimana, ma se agiremo tempestivamente potremo liberarlo in anticipo di questo pensiero. Non potrà che essercene grato.» Nel notare la perplessità sui visi davanti a lei, Bellatrix s'infastidì. «Qualcuno di voi ha forse qualcosa di meglio da fare?!» In realtà, suonava poco convincente alle sue stesse orecchie. Ma non poteva certo restare con le mani in mano. «Partiremo domani all'alba. L'equipaggiamento-»
Bellatrix dovette zittirsi d'un tratto, per identificare la fonte del rumore che sovrastava la sua voce. Era uno sgranocchiamento ripetuto e ostentato. La folla dei Mangiamorte si fece da parte, in modo da permetterle di scorgere, in fondo alla sala, l'Augurey, stravaccata su una poltrona con i braccioli, i piedi su uno sgabello davanti a lei. Indossava un comodo pastrano nero, non diverso da quello degli altri Mangiamorte, e i capelli argentei spruzzati di blu erano raccolti in una coda di cavallo. In mano aveva un barattolo di noccioline al cioccolato, che portava alla bocca in manate. Finse di accorgersi con enfasi di essere stata sorpresa. «Oddio, sto disturbando?» Lanciò un rapido Incanto Silenziante sulle noccioline, poi riprese a masticarle, senza emettere un suono. «Prego, mammina. Dicevi?» La sua voce era leggera, ma intrisa di sarcasmo. 
Bellatrix strinse gli occhi in due fessure come frecce d'ossidiana. Era arrivata a sognare la sua morte, con lacrime di sollievo. O di torturarla, almeno quello. Osservarla contorcersi sul pavimento, supplicando pietà. Quell'insopportabile faccia tosta crollata. Lo voleva, lo voleva così tanto da fare male. Per qualche secondo, tutti i fuochi fatui si spensero, sotto il potere della sua ira. 
L'Augurey non si preoccupava mai di nascondere la sua vera natura, quella di una stupida ragazzina, quando l'Oscuro mancava. Da sotto il mantello spuntava un paio di anfibi da uomo e alla sua gola un choker di raso spelacchiato. 
«Non sei stata invitata» ruggì Bellatrix, senza preamboli.
L'Augurey alzò le spalle. «Non è carino organizzare feste a casa d'altri, mami. Però tranquilla, non ti caccerò. Puoi continuare a dire le stronzate di prima. Non sentirti in soggezione, continua, era divertente fino a dove eri arrivata. Mi stavo spaccando dalle risate ad immaginare che qualcuno di questi mentecatti potesse darti retta.»
Bellatrix sfoderò la bacchetta e glie la puntò contro, tremando. Sapeva le conseguenze catastrofiche di un errore simile, ma ragionare con lucidità era difficile. «Ammirevole alzare la cresta e spararla grossa quando si è intoccabili, vero? Soprattutto perchè è privo di rischi. Tu mi ricordi un po' Potter, figlioletta... Un'incapace che frigna nascondendosi dietro le sottane dei grandi maghi per farsi proteggere. Sicura di non avere bisogno di ancora qualche annetto di poppatoio, piccola?»
L'Augurey sorrise con aria di superiorità. «Non pensi che l'Oscuro sappia benissimo quand'è il momento di agire, senza che arrivi tu a... "agire tempestivamente"?» Fece una smorfia di artificiosa contrizione. «Sei proprio disperata, eh? Hai un bisogno commovente di impressionarlo. Posso darti qualche consiglio che forse addirittura funzionerà, se vuoi.»
I Mangiamorte rumoreggiarono. Erano perlopiù d'accordo. 
Bellatrix spostò la bacchetta, usandola per indicare la porta. «Uscite. Tutti.»
Quando finalmente furono sole, la madre scagliò un incantesimo, ma tutto ciò che accadde fu che il barattolo di noccioline al cioccolato si rivelò un pacchetto di patatine. 
«Cibo babbano» commentò semplicemente, calcando in quelle due parole tutto il ribrezzo possibile. «Sarai mai capace di comportarti come si addice ad una strega purosangue del tuo lignaggio?»
L'Augurey fece un sorrisetto ora colpevole. «Il fatto è che adoro le loro porcherie. Non dire nulla a Lui, per favore. Non apprezza tanto questi miei giochetti.»
Ma certo, mia cara, non temere, sarà la prima cosa che gli farò presente, pensò Bellatrix, schifata. 
«Questo non è un gioco, Delphini» la contraddisse, sottolineando il suo nome. «Tu non ne sai ancora niente di come funzionano le cose qui.» Si Smaterializzò e ricomparse accanto a lei, soltanto per calciarle via lo sgabello da sotto i piedi. «Io sono colei che lo ha aiutato a prendersi il mondo magico. Tu sei un piccolo mostriciattolo colorato che ha fatto perchè desiderava onorarmi.»
L'Augurey mosse rapidamente le dita davanti al viso, mimando una scarica elettrica. «Bzzzt! Risposta sbagliata. In effetti tutto ruota intorno a questo tuo errore.» Si sfiorò i capelli con la bacchetta, e di colpo diventarono una cascata di boccoli cinerei, come quelli di Bellatrix. Parlò imitando il suo falsetto acuto. «Mi ha fatto perchè desiderava rimpiazzarti. Tramite un rito, tra l'altro -non il modo più divertente per fare bambini, notoriamente, ma tant'è.»
Era riuscita a far arrossire Bellatrix, che però trovò subito una risposta salace da infliggerle. «Tu sai tutto riguardo il sesso procreativo, vero?»
L'Augurey roteò gli occhi al soffitto, rovesciando anche la testa. «Omofobia, davvero? Fa ancora più anni ottanta della tua passione per la Cruciatus.»
La sua inclinazione perversa per le altre donne era soltanto l'ennesima caratteristica repellente della figlia. Bellatrix le cancellò i boccoli grigi con un gesto aggressivo della bacchetta. 
«Tu non sarai mai nemmeno la metà della donna che sono io. E se il Signore Oscuro ti manda in prima linea in Irlanda perchè può permettersi che tu muoia senza soffrire troppo, mi dispiace per te.»
L'Augurey fece un'espressione afflitta. «Non l'avevo considerato sotto questo punto di vista. Oh, beh, peccato. Se è come dici tu, allora l'anello del bisnonno Orvoloson che mi ha regalato deve essere per forza un falso.»
Bellatrix strabuzzò gli occhi. Il pavimento le mancò sotto i piedi. «Cosa hai detto?»
L'Augurey le fece la linguaccia, beffarda. Poi si Smaterializzò. Era riuscita ad ottenere un qualche effetto per cui, quando lo desiderava, dietro di lei svolazzava uno sbuffo di piume nere, come se fosse appena esploso un corvo. Eccessivo, lezioso e plateale, come tutto in lei. Bellatrix tirò un calcio a vuoto in mezzo alle piume, cacciando un urlo di frustrazione. 

***

Il brusio che serpeggiava tra i drappelli di studenti nel cortile interno di Hogwarts era fin troppo acceso, quindi Scorpius decise di cercare Polly Chapman, una sua spasimante di Grifondoro particolarmente acida, e farsi dire quale fosse il gossip in corso. Non appena le comparve davanti, Polly gli puntò due occhi grandi come fanali.
«Scorpius, sei scorretto! Non mi avevi detto che l'Augurey sarà a Hogwarts!» strillò eccitata.
La notizia lo spiazzò del tutto. «Cosa? Delphi qui?» disse ad alta voce, inorgoglito di poterla chiamare per nome. «Chi l'ha detto?»
«La Umbridge, oggi, a colazione!» lo bacchettò Polly. «Se non fossi rimasto a dormire lo avresti sentito.»
A nessun altro studente sarebbero stati perdonati ritardi mattutini, ma a Scorpius Malfoy sì. «Quando verrà?»
«Dopodomani! Oh, Scorpius, sono così felice» balbettò Polly. «Io la ammiro tantissimo. Lei è fantastica. Voglio dire, è così bella, e così talentuosa. Alla nostra età era già una delle persone più influenti del mondo magico. Eppure... da come parla, lei è anche una di noi, capisci?... No, certo che no. È una tua parente...» Gli lanciò un'occhiata quasi invidiosa, di intenso desiderio, poi riprese il panegirico. «Sono contenta che ci sia lei al fianco dell'Oscuro a rappresentarci, noi ragazzi. Incarna i nostri sogni, le nostre speranze, non ti pare?... Oh, Scorpius, credi che potresti... presentarmela?» Alla sola idea le tremavano le ginocchia.
Scorpius suppose che questa visita avrebbe ulteriormente incrementato la sua popolarità a scuola. Lui e Delphi avevano giocato insieme spesso, da bambini. Lei era sempre stata protettiva nei suoi confronti, avevano un bel rapporto. Però ora Delphi riceveva incarichi sempre più impegnativi per l'Oscuro, e Scorpius non ricordava nemmeno quando fosse l'ultima volta che l'aveva vista di persona. 
Dopo la lezione di Pozioni e la sessione di tortura di Babbani per Arti Oscure, gli altri stavano ancora parlando dell'arrivo di Delphi.
«Dicono che la sposerai tu» ghignava Karl Jenkins, nella sua direzione. Scorpius arricciò il naso, visualizzando quella strampalata immagine.
«È mia cugina.»
«Come se questo fosse un problema per le famiglie purosangue!» rimbeccò Karl. «Secondo me è vero. Non sei contento?»
«È gnocca» annuì Yann Fredericks, spavaldo. «Io me la farei.» Millantava varie avventure nei bagni, ma Scorpius dubitava avessero fondamenti. 
«Sì, e poi il paparino chi lo sente» sghignazzò Karl. 
Molly Weasley interruppe le loro chiacchiere, con la sua lunga faccia austera, chiedendo se intendevano partecipare ad una dimostrazione collettiva per accogliere e riverire l'Augurey come meritava, una sorta di spettacolo di Trasfigurazioni. Scorpius le ordinò di filare, annoiato, e le risero dietro senza attendere che si allontanasse.
Polly la guardò in tralice. «Quella pensa che l'Augurey si lascerà impressionare da una mezzosangue figlia di Traditori del loro Sangue? Temeraria.»
«Non vedo l'ora che si faccia una bella epurazione di Weasley in questa scuola» confermò Scorpius, storcendo il naso. «Puzzano.»
«Tranne la Corvonero» ghignò Yann. «Mi farei anche quella, Traditrice di Sangue o no.»
«E chi non ti faresti, tu?»
Nel dormitorio di Corvonero, nel frattempo, Louis Weasley non si lasciava coinvolgere dall'entusiasmo per la visita ormai prossima. Lui dell'Augurey non s'interessava. Il centro del suo mondo erano gli Scacchi dei Maghi e i suoi nuovi amici, i gemelli Lysander e Lorcan Scamander, i quali avevano i letti a baldacchino accanto al suo. 
«I miei hanno anche combattuto contro Voldemort, anche se mi hanno detto che devo fare finta di non saperlo» raccontò loro Louis, volenteroso d'impressionarli. «Perciò non fa nulla, non andrò nemmeno ad assistere al discorso.»
Ma i gemelli parevano non starlo ascoltando. Sfogliavano un mazzo di tarocchi, delle carte larghe dall'aria logora, ma miniate con grande cura. 
«Sta arrivando» mormorò Lorcan. «Gli spiriti sono agitati, dall'altra parte.»
«Saremo pronti» concluse Lysander, facendo sparire il mazzo in un sacchetto di velluto color granata.

***

Delphi fu svegliata dal proprio stesso Incanto Destante. La sua bacchetta le stava punzecchiando la spalla. Lei si riscosse rapidamente, infilando le mani nei capelli spettinati. Si trovava su un materasso matrimoniale appoggiato sul parquet di un monolocale, all'ultimo piano di un grande palazzo, arredato in stile minimale. Al suo fianco dormiva una ragazza asiatica molto carina, nuda. Quando Delphi si alzò e cominciò a rivestirsi, si destò lentamente, sbuffando.
«Già vai...? Non fai nemmeno colazione?»
«Devo essere al lavoro tra dieci minuti, dolcezza» spiegò Delphi, mettendosi di schiena per fare un Incantesimo di Appello alle sue calze senza farsi vedere. «Però tornerò. Non sei per niente male. C'è della magia in te.»
La ragazza ridacchiò, lusingata. «Anche in te.»
«Oh, lo so.» Delphi le mandò un bacio con la mano e filò fuori. Non appena richiuse la porta dietro di sè, si Smaterializzò. Ricomparve davanti ai battenti della porta della Sala Riunioni di Gaunt Manor. Con un doppio tocco della bacchetta, la giacca militare e la felpa oversize che indossava si trasformarono in un distinto abito di fitte, lucenti piume nere, che le scopriva le clavicole e la schiena bianca effigiata dal tatuaggio dell'Augurey, i capelli si acconciarono in un severo chignon e sul suo viso comparve un trucco marcato e impeccabile, dal rossetto nero alla v argentata sulla fronte. Per qualche ragione, le attribuiva una certa aria d'importanza. Quella dell'Augurey, così come quella dell'Oscuro Signore, era una maschera, quasi un personaggio, e Delphi era contenta di interpretarlo. Le porte davanti a lei si spalancarono. 
Era in perfetto orario. Avanzò con sicurezza fino a trovarsi al cospetto dell'Oscuro, il cui scranno era in rilievo e segnava il fulcro attorno al quale si schierava l'anfiteatro dei consiglieri, in un ordine dettato dalla gerarchia. Delphi, o meglio l'Augurey, aveva il diritto di stare esattamente di fronte a lui. Tra gli altri Mangiamorte Bellatrix, già presente, la fissava in cagnesco, ma non disse nulla.
L'Oscuro Signore le fece un cenno con la mano lunga e pallida, concedendole la parola. «Delphini, qual buon vento. Tanto che, se non sbaglio, hai l'informazione che mi serve...?»
«Abbott» completò l'Augurey, «molto probabilmente. Hannah Abbott era a Hogwarts ai tempi di Potter. Credo abbia radunato dei seguaci, poca cosa. Quindi-» Esitò.
«Quindi?» la invitò il padre a proseguire. «Lo sai che tengo in grande considerazione il tuo parere. Cosa faresti?»
«Lascerei perdere» rispose l'Augurey, duramente. «È impossibile che agiscano per conto loro, avranno contatti con Weasley e Granger. Forse sono un diversivo. Io terrei il corpo d'armata in Inghilterra, nelle prossime due settimane, Signore. Potrebbero attaccare.»
Bellatrix si lasciò sfuggire una risatina stridula. «La piccola Delphi ci consiglia di lasciar agire indisturbati i ribelli... Sicura di non essere una talpa?»
Voldemort la ignorò. «Ci penserò su. E riguardo alla missione di ieri, cos'hai da dirmi?»
«Non ha funzionato» riferì l'Augurey, mascherando l'irritazione. «I Metamorfomaghi non sono soggetti alla nostra magia allo stesso modo, evidentemente.»
«Capisco. Immaginavo che non sarebbe stato facile, per cui ho deciso di agevolare il tuo compito imboccando una strada diversa.» Voldemort fece una pausa. «Domani andrai a Hogwarts, a fare un discorsetto motivazionale di quelli che sai fare tu. Ma non solo.»
L'Augurey rimase ad attendere ulteriori indicazioni.
«Si dà il caso che lì ci siano ancora diversi personaggi connessi a quello che stiamo cercando» suggerì l'Oscuro Signore, divertito, come se fosse una specie di puzzle che sottoponeva alla figlia per diletto. L'Augurey riflettè, infine annuì.
«Farò del mio meglio, padre.»
«Mio Signore» interruppe Amycus Carrow. «Se potete concedermi il vostro tempo, avrei una lista di ingredienti di Pozioni di Settimo Livello da sottoporvi, per verificare quali debbano essere messi in commercio e quali mantenere a uso privato delle vostre Milizie.»
«Ma certo, caro Amycus, non c'è altro che vorrei ascoltare, ora come ora» consentì Voldemort, con sottile sarcasmo.
Bellatrix deglutì e fece un passo avanti. «Signore, invece, riguardo quella faccenda dell'Irlanda-»
L'Augurey bisbigliò qualcosa che suonava come «vecchia suonata.»
«Delphini, non mancare di rispetto a tua madre più di quanto sia elegante che tu faccia» ordinò Voldemort, ma il ghigno sulle sua labbra lasciava intuire che il conflitto tra le sue luogotenenti lo intrattenesse. «Bella, ti assicuro che la situazione è sotto controllo» si rivolse poi a lei, quasi con condiscendenza. 
«È legittimo che Bella non si fidi, ma qui il tempo stringe e c'è una lista di ingredienti di pozioni da leggere, perciò urge una decisione» intervenne l'Augurey, facendo impercettibilmente l'occhiolino. «Questa gente agisce seguendo i loro leader come simboli di speranza. Lasciate che mi occupi io di Hannah Abbott, padre. Ho un nuovo incantesimo.»
Bastarono quelle parole ad infiammarlo. Si chinò verso di lei. «Quanto nuovo?»
«L'ho inventato qualche giorno fa» buttò lì l'Augurey, con studiata noncuranza. Voldemort la fissò ancora per qualche istante, pensando intensamente a qualcosa. Poi fece un altro cenno. 
«Allora vai, figlia. Mostra agli amici di Weasley e Granger cosa sai fare.» 
«Prendo Rookwood e Macnair.»
«Rookwood e Selwyn.»
«Sì, Mio Signore.» L'Augurey girò i tacchi. La voce del Signore Oscuro la raggiunse quando ormai era alla soglia.
«Delphini?» 
Il cuore di Delphi mancò un battito. «Signore?»
«Ottimo lavoro.»
Permise che quelle parole la pervadessero, come una pozione, che si diffondessero nel sangue e rilasciassero endorfine nel suo cervello. «A Voldemort e al Valore.» Solo allora uscì dal salone. 
Bellatrix attese fino alla fine della riunione per poter discutere da sola con l'Oscuro, e avvenne soltanto un'ora più tardi. Voldemort le concesse la parola, pur convinto di sapere cosa avrebbe detto: le solite lamentele su Delphini.
«... sempre in mezzo ai Babbani, a usare i loro oggetti, girare per le loro città!» sputò. «Non lo fa per eliminarli nè per studiarli, semplicemente per diletto!»
«Delphini non è certo una Filobabbana. Li tratta come degli animali a suo uso e consumo, com'è giusto che avvenga. Conosce i rischi che corre gironzolando senza scorta. Quella ragazza ha fegato, devi riconoscerlo.»
Bellatrix non intendeva riconoscere nulla. «Certo, se con uso e consumo si intende fottersi le Babbane! La sua depravazione non conosce limiti.»
«La vita privata dell'Augurey al di fuori di queste mura non mi riguarda. E non dovrebbe riguardare nemmeno te, Bella» la rimproverò l'Oscuro Signore, annoiato. «È una donna adulta, ormai. Quando sarà il momento, farà un buon matrimonio con qualcuno del suo rango. Prima di allora, può fare quello che desidera, se è in grado di passare inosservata.»
«... l'anello dei Gaunt, nelle mani di una ragazzina così svampita!...» berciava Bellatrix, quasi senza ascoltare le repliche, come se il suo fosse un flusso di coscienza di sfogo. 
«Le ho consegnato l'anello affinchè lo custodisca, non affinchè lo sfoggi alle feste. Da cosa deriva la tua avversione per quella ragazza? È vivace, è disobbediente, talvolta, ma è leale quanto lo sei tu. Perchè non riesci ad andarci d'accordo?» L'Oscuro Signore sapeva benissimo perchè non poteva andarci d'accordo, ma adorava pungerla nel vivo. 
Bellatrix non rispose. Si limitò ad inchinarsi. «Io rispetto il vostro volere, Mio Signore, come sempre ho fatto e sempre farò.» Infine chiese di essere congedata, lo stomaco stretto in un nodo. 
 
  
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