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Autore: Fiore di Giada    25/06/2019    1 recensioni
L’angoscia stringe il suo cuore.
Cosa è accaduto?
Il suo corpo è pesante, quasi fosse fatto di piombo.
E, inesorabile, precipita in un silenzioso abisso vermiglio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Miguel Caballero Rojo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sangue?
Vulcano Rosso, turbato, fissa l’acqua del Canal Grande di Venezia.
Sbatte gli occhi, ma il colore vermiglio non scompare.
– Ma cosa succede? – mormora, turbato. Ne è sicuro, la sua è una allucinazione.
Eppure, un silenzio di morte è sceso sulla laguna veneziana.
Ogni forma di vita sembra sia stata pietrificata in una calma falsa, artefatta, innaturale.
Ad un tratto, l’acqua comincia a ribollire tumultuosa, come sottoposta ad un intenso calore.
La gondola viene prima sollevata in alto, poi si ribalta. Lui cade in acqua.
Prova a nuotare, ma non ci riesce.
I suoi arti sembrano scollegati dalla sua mente.
Eppure è un abile nuotatore.
L’angoscia stringe il suo cuore.
Cosa è accaduto?
Il suo corpo è pesante, quasi fosse fatto di piombo.
E, inesorabile, precipita in un silenzioso abisso vermiglio.


Con un urlo, il giovane guerriero spalanca gli occhi e si sveglia.
Si solleva, puntando i gomiti e, per alcuni istanti, resta immobile, il corpo scosso da ansiti dolorosi.
D’istinto, stringe le dita ad artiglio, in cerca di un sostegno.
– Bene… – mormora, rinfrancato. Sotto i suoi polpastrelli, ha avvertito l’evanescente consistenza del lino della coperta.
Dunque, il suo è solo un sogno.
Un lugubre sogno.
– Quanto tempo è passato? – mormora, lo sguardo perso nel vuoto. Da quando Flora è morta, nulla ha avuto senso per lui.
Il mondo è stato un fondale grigio e indistinto.
Solo il calore crudele della vendetta ha infiammato il suo cuore, sepolto in una spessa coltre di ghiaccio.
Niente è giunto alla sua mente,stretta nella morsa dell’odio.
Per tanto, troppo tempo è stata tormentata dal volto meraviglioso di Flora, bianco di morte, e dal suo sguardo privo di luce, aperto in una perenne espressione di sorpresa.
Quelle iridi vuote sono state la sua condanna.
Non gli hanno concesso la possibilità di dimenticare.
Quegli occhi neri, simili a frammenti di vetro opaco, gli hanno aperto una ferita sempre fresca.
Solo il sangue del suo assassino ha permesso a Flora di riposare in pace, ne è certo.
Ma il suo dolore non è mutato.
Lugubri sogni hanno dilaniato le sue notti e gli hanno impedito di conoscere il riposo.
Ormai, la pace per lui è un miraggio.

Un forte braccio stringe la sua vita.
Il giovane si gira e i suoi occhi neri si specchiano nelle iridi nocciola, screziate d’oro, di Miguel.
– Che cosa hai? – domanda lo spagnolo, il tono calmo, ma deciso.
Il combattente italiano tace, turbato. Grazie all’amore di quel ruvido, ma generoso guerriero è riuscito ad emergere dall’abisso della disperazione.
In quelle iridi, ardenti di mille sentimenti, ha riveduto il dramma di una persona cara, perduta a causa della cattiveria umana.
Come lui ha perduto la sua amata fidanzata, Miguel ha perso la sorella minore.
Entrambi sono stati privati delle persone amate dalla crudeltà di individui indegni.
Le loro anime sono unite da una pena comune, che, nel corso del tempo, si è trasformata in un sentimento d’amore.
Vulcano Rosso sospira, sconfitto. Non sa cosa fare.
Miguel sa della sua pena, causata dalla perdita di Flora, ma non conosce gli strascichi, rossi di sangue, di quella morte.
Cosa direbbe, se sapesse?
Con un gesto pesante, si lascia cadere sul letto, gli occhi chiusi.
Perplesso, Miguel gli si stende accanto e, con un gesto gentile, anche se impacciato, gli accarezza il volto. Teodoro non gli ha mai celato il suo passato di membro di una organizzazione criminale, paragonabile alla Mishima Zaibatsu, ma, ne è sicuro, non gli è stato svelato tutto.
Il pudore del suo compagno frena la completa limpidezza.
Cosa si cela nel suo cuore, così sfuggente e vibrante di passione?
Desidera conoscere quest’intima verità del suo compagno, ma non vuole forzarlo.
Le sue dita, pigre, indugiano sul collo dell’altro, godendo dei brevi fremiti corsi sulla pelle di lui.
Vulcano Rosso, sentendo quei tocchi, apre gli occhi e il suo sguardo, di nuovo, è catturato dalle iridi di Miguel.
Accenna ad un sorriso. Non giudizio è racchiuso in quello sguardo, ardente d’amore e di passione, ma desiderio di comprensione.
Il volto di Miguel è modellato in una espressione seria, quasi impenetrabile, ma nei suoi occhi rifulge la sua preoccupazione.
Sospira. Forse, di lui può fidarsi.
– Ho avuto un incubo. L’acqua di Venezia si tingeva di sangue e io sprofondavo senza potere riemergere… E sai, credo sia un simbolo. – cominciò, il tono apparentemente pacato.
L’altro non risponde e, con un tenue cenno del capo, lo invita a continuare.
– Ne sono sicuro, il sangue rappresenta il dolore che ho lasciato dietro di me, mentre inseguivo la mia vendetta… – mormora ancora, la voce leggermente incrinata.
Di scatto, reclina la testa dall’altra parte, gli occhi lucidi di lacrime. Quelle poche parole sono state una fatica erculea.
La vergogna, di nuovo, ha stretto il suo cuore con mano d’acciaio e gli sembra di soffocare.
Miguel si avvicina a lui e lo stringe con più forza contro di sé.
Poi, le sue lunghe dita sfiorano il collo dell’altro e si fermano sulle sue labbra. No, non può condannare Teodoro.
Anche il suo cuore è nero di colpe, prima della morte di Ana.
Se ne vergogna, ma non può non ricordare l’insana gelosia da lui provata verso Gonzalo, il fidanzato della sua dolce sorella.
Ha desiderato ucciderlo, arso da una insana gelosia.
Ha scambiato il suo egoismo per amore.
Pur nelle sue azioni discutibili, Teodoro è stato mosso dall’amore per la sua amata, mentre lui è stato annebbiato dall’egoismo, che lo ha portato a concepire una crudeltà gratuita, incurante della felicità della sua amata sorella.
No, non può ergersi a giudice delle azioni del suo compagno.
La sua bocca, leggera, si posa sul collo dell’altro, mentre le sue mani risalgono sul suo viso in una tenue carezza.
– Non posso giudicarti. Siamo uguali, Teodoro. Anche io ho le mie colpe. – dichiara con semplicità.
Vulcano Rosso, per alcuni istanti, lo fissa, gli occhi sgranati dallo stupore.
– Grazie. –



   
 
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