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Autore: destiel87    25/06/2019    3 recensioni
Si conoscono da anni, ma non sono mai riusciti a confessare i loro reciproci sentimenti, schiacciati dal peso delle responsabilità.
Poi durante una convention a Roma, cambia qualcosa.
Sarà per il vino, per il tramonto, per una canzone che non avrebbe dovuto essere cantata, o per il bagno nella fontana di trevi, ma in quei giorni esplode la passione, e i sentimenti emergono prepotenti.
Basteranno a tenerli uniti?
Storia scritta a quattro mani con LoveAlwaysAndForever (Destockles su wattpad)
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jensen Ackles, Misha Collins
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Parte 2 – I love you
 


Il giorno era arrivato troppo in fretta e dall'orologio fuori da una farmacia notai che erano già le 5 del mattino, il che spiegava il cielo rossastro e i primi lavoratori che aprivano negozi come panetterie e supermercati, eppure non mi importava perché sembrava tutto così magico da sembrare surreale, tanto da aver paura di svegliarmi da questo paradiso.
Jensen camminava al mio fianco, entrambi bagnati fradici ma inebriati di quello che fingevo fosse solo una sbornia, ma quando ci sfioravamo le mani sentivo un elettroshock dritto al cuore che batteva così forte da rendermi conto di non averlo mai provato. Non avevo mai "provato" lui, anche se lo sognavo da anni ormai, da quando lo vidi la prima volta.
Si dice che i grandi amori nascano da conflitti e così fu per me, non glielo avevo mai detto ma io odiavo Jensen Ackles, non saprei dire precisamente perché ma lo odiavo, eppure a guardarci in quel momento mi sembrava quasi un miracolo.
Come una coppietta qualunque ci aggiravamo per le strade, coscienti che di lì a poco saremmo tornati a dover fingere che tutto questo non fosse mai successo, ciononostante ci eravamo promessi che quella notte non sarebbe mai finita e forse avevo capito cosa significasse veramente: sarebbero state le nostre notti, solo nostre.
Nascosti dall'eccitante adrenalina di essere scoperti.
Dopo circa mezz'ora andammo nell'albergo in cui avremmo dovuto dormire quella sera, poco meno bagnati siccome un caldo vento ci aveva lentamente asciugato, poi entrammo in ascensore per dirigerci al primo piano.
"Se ci vedessero che scusa potremmo mai trovare?" chiesi.
"Diremmo la verità, Mish!" rispose, per poi prendermi la mano e stamparmi un bacio.
Rimasi immobile in quell'instante, ancora sotto shock su quale tipo di verità volesse dire, ma non feci in tempo a chiederlo che il suono dell'arrivo al piano selezionato ci fece sobbalzare e staccare.
Uscimmo da esso e Jared ci chiamò da lontano.
Tempismo perfetto Jared!, pensai
"Ma dove siete stati?!" domandò, preoccupato dalla nostra scomparsa dell'intera notte.
"Ci siamo persi!" risposi con la voce un po' più alta del solito.
"Girano certe voci su di voi che non so se crederci o no!"
Fissai Jared senza la minima espressione in viso, cercavo di essere il più normale possibile, eppure nella mia testa c'era l'apocalisse così guardai Jensen che sembrava tranquillo, anzi era come se non avesse nessuna preoccupazione.
"Che tipo di cose?" chiese e sbadigliò.
"Robert mi ha detto che alcuni giornalisti hanno rilasciato una tua strana intervista, ma la cosa mi puzza... Misha, stai bene? Sembra come se avessi visto un fantasma!"
"Bè non sarebbe la prima volta per noi!" sbottò Jensen ridendo, poi diede una pacca sulle spalle a Jared. "Vado a farmi una piccola dormita ed accompagno Misha a dormire. Il vino di ieri ha fatto male... Non sono abituati in paradiso a fare queste cose!"
Jensen mise il mio braccio sulla sua spalla e ci dirigemmo verso la mia camera da letto, poi presi la chiave e una volta dentro potei quasi dire di essere tranquillo, eppure ora che eravamo di nuovo soli ed in una stanza di albergo la sua mente viaggiò ed andò a finire alle sensazioni che fino a poco tempo prima stavano avvenendo in quella fontana, quando le sue mani stavano marcando il territorio e quando capì che la bugia dell'alcol non era più valida.
Jensen andò nella sua stanza, mi disse che sarebbe tornato presto e quindi lasciai la porta semichiusa mentre cercavo qualcosa di asciutto da mettere al posto della maglia ormai semi bagnata.
Poco dopo il mio amante, quel magnifico ragazzo dagli occhi verde prato, tornò con della roba da mettere nelle mani ed un sorrisetto sul volto che mi fece pensare al fatto che entrambi stessimo pensando alla Fontana di Trevi.
"Pensavo di cambiarmi qui e passare queste ultime ore insieme prima di andare a lavoro!" disse, ma si capiva da lontano che fossero bugie o che perlomeno nascondesse qualcosa.
Annuì e presi una maglia nera dalla valigia, eppure non feci in tempo a voltarmi e sentì le sue mani avvolgermi e le braccia stringermi a se come se dovessi sparire, anzi come se dovessi essere un'unica cosa con lui.
"Misha, cosa mi combini?" sussurrò "È da quando siamo usciti da quella fontana che penso a quel primo bacio."
Mi venne un brivido dietro la schiena e la cosa peggiorò quando le sue labbra sfiorarono il lobo dell'orecchio e mi fecero deglutire un dolce boccone che aveva il sapore di passione, voglia ed amore.
Lasciai cadere la maglia che inconsciamente stavo stringendo e mi voltai a baciarlo con una passione a me sconosciuta, stringendo il suo corpo a me ed in risposta avendo lo stesso trattamento, infine mi spinse contro il letto e quasi ebbi paura di quello che stava per accadere: si mise sedette sui miei fianchi e mi prese le mani incitandomi a togliergli la maglia, poi fui io a prendere l'iniziativa e baciarlo sul collo e sui pettorali.
Stavo lentamente perdendo quel minimo di controllo che avevo e mi piaceva da matti, anche se una parte di me aveva tante domande a cui non trovava una risposta.
"Jensen, dobbiamo andare!" dissi, ma non lo bloccai dalla fila di baci che stava percorrendo sul mio collo e presto sul corpo imperlato di acqua e sudore.
Lo spostai di lato e lo guardai un attimo titubante se continuare quella pazzia o no, ma il pensiero di dovermi fermare non durò molto e ripresi a baciarlo, mentre le sue mani mi toglievano ogni indumento che avessi addosso e mi esploravano ed incitavano a muovermi su di lui, a sentire il suo fiato pesante contro le mie orecchie e il mio nome sussurrato quasi come se mi stesse pregando di non smettere.
Ormai non ce la facevo più e mi spogliai completamente aiutando poi lui a fare lo stesso, ci guardammo così vulnerabili da quasi essere imbarazzanti e sorridemmo prima di baciarmi. Lentamente Jensen mi entrò dentro e con tanta delicatezza iniziai a muovermi, sentivo un mix di dolore e piacere intorno ai miei fianchi e lungo la schiena, ma cercavo di concentrarmi sul piacere e sulla sua mano che toccava il mio sesso, mentre l'altra dolcemente mi accarezzava la guancia.
Mugolai il suo nome quando inizia a sentire lo stomaco stringersi dal piacere e la mia voce implorare di uscire, sentirla così acuta mi fece eccitare ed insieme alla voce roca dei gemiti di Jensen era ancora più eccitante e provocante.
Lo baciai con passione quando sentivo che ormai il piacere si era completamente impossessato di me e di rimando lui mi spinse e si mise sopra di me, muovendosi e baciando ogni lembo di pelle che trovava a disposizione. Le sue mani mi stringevano i capelli e i miei occhi erano ipnotizzati dalle braccia muscolose che si contraevano e sudavamo in quella giornata primaverile.
"Misha..." sussurrò, era come se volesse continuare, ma si fermò di colpo.
Non parlai, non dissi niente se non il suo nome ancora e ancora, mentre le mie mani prendevano possesso della sua schiena, graffiandolo sulle scapole e scendendo fino ai suoi fianchi.
Per un attimo avrei desiderato entrare nella sua mente e capire cosa avesse voluto dirmi, eppure forse lo sapevo già. Forse anche lui lo desiderava da troppo tempo e lo capivo dal modo in cui mi guardava quando eravamo soli, forse devo capirlo quella volta in cui si addormentò in macchina e mi chiamò mentre sognava.
Mi morsi le labbra, ero al limite ed era chiaro siccome non facevo altro che ansimare e sorridere come un cretino, così lo baciai cercando di attenuare i nostri rumori e venni bisbigliando il suo nome tra le sue labbra morbide.
Lui sorrise e posò la testa sulla mia spalla, poco dopo sentì il suo liquido dentro, caldo e bollette come i nostri corpi in quel momento.
Mi venne spontaneo guardare fuori dalla finestra e vedere che era mattina, una mattina con i fiocchi con l'uomo con cui avevo iniziato qualcosa di bellissimo. In quello stesso momento Jensen posò il volto sul mio petto, il suo fiato era affannato quanto il mio e i nostri cuori battevano così forte quasi da sentirli l'un l'altro.
Mi voltai e gli diedi un bacio tra i capelli.
"Che cosa volevi dirmi?" chiesi.
"Niente... Solo che sei bellissimo!" sussurrò.
Mi diede un bacio prima di spostarsi e stendersi al mio fianco.
"E che siamo in ritardo!" aggiunse ridendo.
Scoppiai ridere a causa della tranquillità in cui aveva detto l'ultima frase, di solito lui era un maniaco della puntualità, ma ora sembrava annullato da ogni cosa e voleva solo rimanere al mio fianco. Nonostante ciò, per forza di cose, ci alzammo e dopo una doccia ci vestimmo frettolosamente con roba più comoda, pronti per affrontare i nostri fan.
"Ci faranno un cazziatone enorme quelli dello staff, me lo sento!" sbottò lui.
Ecco tornato il nostro Jensen, pensai.
Dopo circa mezz'ora arrivammo alla location in cui si sarebbe svolto l'evento e ben presto incontrammo alcuni dei nostri fan e Jared che ci guardava ancora più preoccupato di un paio di ore prima.
Lo raggiungemmo ed evitammo le varie domande sul perchè avessimo tardato, Jared non sembrava tanto sveglio o forse aveva ancora la sbornia che gli confondeva la mente, ma perfino un ceco avrebbe visto le occhiaie che avevamo e che urlavano "Non abbiamo dormito neanche un minuto.".
Intanto il dolore alla schiena era ben visibile e Jensen non perdeva momento per sussurrarmi cose sconce che rimandavano al perchè avessi quel mal di schiena, non potevo sfuggire dalle grinfie di quell'uomo ora come ora, così mi incamminai verso il camerino per prendere un anti dolorifico e poco dopo salì sul palco.
Iniziai a parlare con i fan, rispondere alle domande e raccontare un po’ di me finchè non si affacciò sul palco il biondino dagli occhi verdi che per un attimo mi fece sobbalzare e rimanere senza parole in bocca.
"Hai bisogno di aiuto?" chiese.
Si, un massaggio alla schiena non sarebbe male, pensai.
La gente rideva ed io mi sentivo in imbarazzo nel guardarlo con la bocca spalancata cercando di capire, poi lo presentai e tutti scoppiarono in un applauso, urla e gioia: la stessa che era esplosa in me al nostro primo bacio.
Jensen guardò tutto, brillava di felicità e sembrava stesse osservando ogni minimo dettaglio di quella giornata come se fosse la cosa più bella del mondo, ma aveva sbagliato tutto perchè LUI era la mia ottava meraviglia del mondo! Anzi forse la prima!
Mi abbracciò stretto e potei sentire di nuovo il suo profumo a contatto con la mia pelle, le sue labbra così vicine alle mie che potei rivivere nella mia mente quello che era successo poco prima, ma era meglio spostarsi e agire come persone professionali e responsabili che eravamo.
“Oggi non ti ho ancora detto una cosa…” disse lui, mi sorrideva raggiante ed aveva posato una mano sulla mia spalla.
“Cosa?”
“Che ti amo.”
Da lì in poi tutto andò a rallentatore, le urla erano come in slow motion e persino i miei arti non sembravano reagire con un minimo di logica. Nella mia mente tutto correva troppo veloce da far male la testa e volevo solo urlare o forse stare zitto, prenderlo e baciarlo come quella volta in quel vicolo di Roma, o alla fontana, o in hotel.
“Ti amo anche io” dissi piano.
Nonostante avessi mille modi diversi per la mente, mi limitai di abbracciarlo e godermi quel momento come se non ci fosse nessuno, come se fossimo io e lui.
Il giorno dopo quella convetion, tornammo in America con un bagaglio di emozioni diverse e un altro bagaglio di dubbi che forse trascinavo solo io. Mi sono scoperto a rimpiangere quella nottata, quel fare l’amore in modo così dolce e passionale, e con mille domande una più dolorosa dell'altra mi sedetti al mio posto in aereo guardando fuori dal finestrino l’Italia che lentamente si allontanava.
Mi chiedevo se quella relazione sarebbe continuata o no, se quelle parole fossero vere o semmai fosse solo un momento che passa così come la notte che entrambi non volevamo far finire.
E se ci stessimo svegliando?, mi chiesi.
Alzai lo sguardo e notai Jensen seduto al mio fianco preoccupato.
“Tutto apposto?” chiese ed io annuì “Che hai?”
“Ho paura” sussurrai in modo che nessuno ci sentisse.
Jensen mi prese la mano sfiorandola con il pollice per poi lasciarla subito dopo.
“Di questo” sbottai di colpo “Non voglio che finisca, è stato troppo bello… E poi quello che mi hai detto è vero? Ho troppe domande, ma tutto si riassume sul fatto se finirà o no!”
In quel momento si spensero le luci dell’aereo per far dormire i passeggeri durante il lungo volo, così Jensen si avvicinò si più al mio corpo e mi diede un bacio, poi due fino a trasformarlo in un bacio intenso e pieno di amore.
“Dimmi che non finirà” sussurrai
“Non posso far finire tutto questo!” rispose piano, poi strinse la mia mano. “Io ti amo!”
“Non posso neanche io, provo la stessa cosa Jensen!”
“Allora non facciamola finire.”
Gli presi il viso tra le mani e lo baciai, poi sorrisi sulle sue labbra, felice e sicuro che lui non mi avrebbe mai lasciato.
 
 
 
LoveAlwaysAndForever
  
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