Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Recchan8    27/06/2019    4 recensioni
"Quando sei una studentessa universitaria sull'orlo di una crisi di nervi e rimasta quasi al verde, sei disposta a tutto pur di salvarti quello che viene volgarmente chiamato culo”.
Delia, studentessa universitaria, per motivi economici decide di prestare il suo appartamento all'home sharing. Un click su di un pulsante sbagliato segnerà l'inizio di una settimana che Delia e il suo ospite non potranno dimenticare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I noodles istantanei erano più buoni del solito.
Immerse la punta di una bacchetta nel brodo e se la portò alle labbra. Annuì compiaciuto, complimentandosi con se stesso. Qualcuno prima o poi avrebbe dovuto sfatare il mito secondo cui i BTS, senza Kim Seokjin, non sarebbero riusciti a nutrirsi.
Jungkook, appollaiato su uno sgabello in cucina, si scostò una ciocca di capelli neri dal viso e iniziò a pranzare da solo. La frangia continuava a finirgli sugli occhi. Sorrise tra sé e sé nel pensare che da lì a un paio di settimane si sarebbe tinto i capelli di un colore che avrebbe sicuramente mandato i fans in visibilio.
-”Ciliegia”- mormorò infilandosi in bocca dei noodles e risucchiandoli come un aspirapolvere.
Del brodo schizzò dalle sue labbra e andò a finire sullo schermo del cellulare. Jungkook passò un pollice sul display e lo pulì sfregandolo contro il vetro protettivo; poi, improvvisamente ricordatosi di una certa questione, rigirò il telefono dall'altra parte e si lasciò scappare un breve sospiro accompagnato da un cenno scocciato del capo.
In quel tanto agognato giorno di pausa, Jungkook era stato il primo dei sette ragazzi a svegliarsi. Era andato a correre, aveva fatto un salto in palestra e aveva dedicato la mattinata ai suoi hobby. Aveva deciso di pranzare presto (e solo) per ottimizzare i tempi.
Prima mangio e prima posso uscire”, aveva pensato afferrando una ciotola di ramen istantaneo.
Uno strano rumore proveniente dal piano superiore fece alzare lo sguardo al Golden Maknae. Posò le bacchette sul tavolo e reclinò un poco la schiena, sporgendosi oltre lo stipite della porta per vedere cosa stesse succedendo. Il suono, simile a dei profondi tonfi regolari, si spostò verso le scale e iniziò ad aumentare d'intensità e di frequenza, arrivando alle orecchie di Jungkook come un inquietante fracasso incalzante. Un'ombra minacciosa si palesò per un attimo e il più giovane non fece in tempo a comprendere la natura della “cosa” che aveva appena fatto una breve e rabbiosa apparizione sull'uscio della cucina.
Con la stessa rapidità di un fulmine, Namjoon, gli occhi ridotti a due fessure taglienti, constatò l'assenza del suo obiettivo e si precipitò a passo furioso verso l'interno dell'abitazione.
Jungkook sussultò nel riconoscere il leader e sbiancò. I suoi occhi spalancati scivolarono sul cellulare e un brivido terrorizzato gli scosse le ossa.
L'ha saputo”.
-”Hyung!”- lo chiamò subito mollando i noodles. Nella fretta inciampò sulle gambe dello sgabello e per poco non cadde rovinosamente a terra. -”Hyung, aspetta!”-.
RM, continuando a camminare a rapidissime falcate, alzò un braccio e intimò a Jungkook di zittirsi. In quel momento ascoltare le sue scuse e le sue spiegazioni non era in cima alla lista delle priorità.
-”Non è con te che voglio parlare”- lo freddò senza guardarlo negli occhi.
-”Posso spiegare!”-.
Namjoon si fermò di botto e fulminò il maknae con un'occhiata piena di rabbia e delusione.
-”Sei pronto a spiegare solo dopo che siete stati scoperti: ti sembra una bella cosa?”-.
-”Io...”-.
-”Siete dei codardi irresponsabili”- sibilò riprendendo la marcia bellicosa.
Nonostante fosse fisicamente più prestante, Jungkook faticava a stare dietro a Namjoon. Avrebbe voluto mettergli una mano sulla spalla e costringerlo a voltarsi e ad ascoltarlo, ma l'aura autoritaria e profondamente furiosa del leader lo convinse a starsene al suo posto. Piano piano rallentò l'andatura e gettò la spugna, piantando i piedi per terra e fissando la schiena di RM sfrecciare nei meandri della casa. Si posò una mano sulla nuca ed espirò rumorosamente dalle narici.
Prima o poi doveva succedere”, pensò con triste fatalismo.



 

-”Fammi entrare!”- ordinò Namjoon battendo il pugno contro la porta del Genius Lab. -”So che sei qui dentro e sveglio!”-.
Nessuno rispose e quel silenzio lo fece innervosire ancora di più. Agguantò la maniglia della porta e la spinse verso il basso. Con sua grande sorpresa si rese conto che il Genius Lab, il bunker impenetrabile di Min Suga, era aperto. La rabbia evaporò dal suo corpo in un attimo, sostituita da freddi brividi di sgomento. Namjoon si precipitò nello studio, già prefigurandosi chissà quale scenario catastrofico, ma rimase di sasso quando trovò l'amico seduto sul divano col cellulare in mano. Suga voltò il capo nella sua direzione e lo inclinò lievemente in avanti.
-”Buongiorno”- gracchiò.
Un nucleo bollente, dopo il brevissimo minuto di gelo, scoppiò nel petto di Namjoon. Si chiuse la porta alle spalle con forza, godendo nell'udire il suo tonfo propagarsi nell'aria. In quel momento avrebbe voluto fare la stessa cosa con la testa dell'amico.
-”Un cane!”- tuonò allargando le braccia. -”Un fottutissimo cane!”-. Si passò una mano tra i capelli e se li afferrò, stringendo le dita e serrando con forza la mascella. -”Seriamente?!”-.
Non sapeva cosa aspettarsi di preciso da Yoongi, se una moscia e flemmatica reazione, un pianto pentito o una risposta a tono. In realtà non gli importava più di tanto; l'unica cosa che in quel momento Namjoon aveva a cuore era far capire a quel deficiente patentato che si ritrovava davanti la gravità della situazione in cui la sua maledetta canzone li aveva cacciati.
Gli occhi un poco assonnati di Yoongi sostennero lo sguardo bellicoso del leader e si ridussero a due fessure sornione quando le sue labbra si incurvarono in un sorriso stranamente sereno.
-”Ci sei cascato”- sghignazzò.
RM, incredulo, seguì con gli occhi sbarrati le spalle dell'amico che saltellavano. Lo guardò mentre gettava il cellulare sul divano e, con un cenno della mano, lo invitava a sedersi sulla poltrona.
-”...No!”- rispose sconvolto dall'atteggiamento tranquillo di Suga. Agitò le mani per aria e si guardò attorno in preda a un disperato attacco d'ansia. -”Si può sapere cosa ti ha detto il cervello?!”- scoppiò piantando i piedi a terra e portandosi una mano alla tempia.
-”Assolutamente niente”- rispose Yoongi accavallando le gambe. -”Ammetto di non averlo ascoltato”-.
-”Ah, benissimo!”-.
Min Suga non solo aveva messo in pericolo l'immagine del gruppo ma lo aveva fatto di proposito, conscio di ciò che la sua canzone avrebbe potuto far pensare agli ARMY. Le persone non sono stupide (non tutte); fare due più due è un attimo, un fatale momento.
-”Un cane...”- mormorò Namjoon con l'avvilito palmo della mano premuto contro le labbra. -”E io ti ho creduto!”-.
-”Effettivamente non è da te”- annuì Suga.
-”Ho voluto darti fiducia”- lo seccò. -”Ho creduto alla tua storiella più per convenienza che per altro, e alla fine mi sono convinto che fosse la verità”-.
-”Volevo proteggerti, Nam”-.
-”Proteggermi da cosa? Hai solo ritardato l'inevitabile. Davvero hai creduto di poterla fare franca?”-.
Suga sospirò enigmaticamente e abbassò lo sguardo. I cellulari dei due ragazzi continuavano a vibrare ininterrottamente. Namjoon prese il proprio e lo buttò con disprezzo sul divano, accanto a Yoongi. Glielo indicò, ma Suga non seguì il suo indice.
-”Hai letto i commenti e i tweet degli ARMY?”-.
-”E' una canzone. Non è niente di che. Succede per qualunque cosa pubblichiamo, lo sai”-.
RM perse la pazienza e si lanciò su Yoongi. Si chinò in avanti, lo afferrò per le spalle e le strinse con forza. Suga, istintivamente, incassò il capo e inclinò la schiena all'indietro, cercando di allontanarsi dal leader furioso.
-”Non è una semplice canzone! E' una dichiarazione d'amore!”- quasi gridò, enfatizzando ogni parola con uno scossone.
-”Oh, andiamo!”- rispose Suga con una risatina nervosa che faceva capolino dalle sue labbra. -”Molte delle nostre opere sono dichiarazioni d'amore!”-.
-”Questa non lo è”- ringhiò sommessamente il leader.
Staccò le mani dalle spalle dell'amico e le alzò all'altezza della testa, abbassando con forza le palpebre e chinando il capo. Yoongi si ricompose, sprimacciando il divano e schiarendosi la voce.
-”Chi è?”- gli domandò stancamente Namjoon dopo quasi un intero minuto di silenzio.
Yoongi non rispose. Si guardò le mani candide e serrò le labbra, deciso a non aprire bocca. RM notò la sua reticenza e alzò un sopracciglio. Le aveva dedicato una canzone, rischiando di infangare la reputazione dei BTS, e adesso, di fronte al suo leader e caro amico, si peritava a parlarne?
-”Sei proprio un coglione”- si lasciò sfuggire.
Gli occhi scuri di Yoongi saettarono verso il volto tirato di Namjoon e il rapper più grande si lasciò scappare un sorriso rassegnato.
-”Puoi dirlo forte”- mormorò.
Nuovamente, com'era solito fare da una vita, Yoongi eresse un muro tra sé e l'esterno. Namjoon si sentì respinto; quasi avvertì il suono delle sue spalle che scontravano contro i mattoni della barriera di Suga. Strinse i pugni lungo i fianchi e, col petto che si alzava e si abbassava, contò fino a dieci. Doveva calmarsi, altrimenti non sarebbe riuscito a prendere lucidamente decisioni importanti.
Di fronte a sé aveva il genio Min Suga ridotto a uno straccio e incapace di sostenere una conversazione degna di tale nome; su SoundCloud c'era una canzone apparsa all'improvviso, una dichiarazione d'amore in piena regola firmata “Min Yoongi”. I piani alti lo avevano già contattato chiedendogli chiarimenti a riguardo, spiegazioni che nemmeno lui era in grado di fornire, dato che la causa dello scandalo mediatico si rifiutava di parlare.
RM recuperò il cellulare e, dopo aver lanciato un'ultima occhiata a Yoongi, gli diede le spalle e si diresse verso l'uscita della stanza. Posò una mano sulla maniglia e la abbassò caricandola di quasi tutto il proprio peso.
-”Dove vai?”- gli chiese Yoongi con voce atona.
-”A cercare di contenere i tuoi danni”- rispose secco.
Aprì la porta e lasciò che si richiudesse alle proprie spalle. Fece un respiro profondo e nascose il volto tra le mani, iniziando a domandarsi come avrebbe dovuto gestire un'emergenza di quel genere. Era la prima volta che in casa Bangtan capitava un evento del genere; lo aveva colto alla sprovvista.
Chi sarà la nativa di Delo?”, si chiese con nervosismo.
Sperò con tutto se stesso che non si trattasse di un'ARMY.
-”...Cazzo”- mormorò preoccupato.
In fondo al corridoio, il suono ovattato di un paio di ciabatte si fermò di colpo.
-”Hyung”- lo chiamò Jungkook.
Namjoon girò il capo nella sua direzione e alzò gli occhi al cielo, sbuffando esasperato.
-”Non è il momento, Kookie”-.
Gli passò accanto ma la presa forte del maknae lo immobilizzò sul posto. Namjoon sbarrò gli occhi, sorpreso sia per la forza del più piccolo che per il suo gesto quasi irrispettoso. Jungkook vide lo sguardo spaesato e sorpreso del leader ma non mollò la presa.
-”Devo farti vedere una cosa”- disse a bassa voce.
-”Cosa?”-.
-”La ragazza di Delo”-.

 

 

 











ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti!
Che piacere tornare dopo più di un mese di silenzio >< Mi dispiace molto aver messo da parte le mie attività qui su EFP, ma questa sessione estiva d'esami è molto importante, perché dal suo esito dipende la mia laurea :> Spero possiate perciò comprendermi se aggiorno e recensisco una volta ogni morte di papa :(
Ho impiegato molto a scrivere questo capitolo, sia per mancanza di tempo che per indecisione nei confronti della reazione di Namjoon. Secondo voi è azzeccata o pensavate che, alla scoperta della canzone di Yoongi, avrebbe reagito in altro modo?
Nella speranza che anche questo nuovo capitolo possa essere di vostro gradimento, mando a tutti voi lettori e sostenitori un grande abbraccio <3
Alla prossima! ^^

 

   
 
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