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Autore: Bloodred Ridin Hood    29/06/2019    1 recensioni
Commedia sperimentale sulle vicende di vita quotidiana della famiglia più disfunzionale della saga.
Immaginate la vita di tutti i giorni della famiglia Mishima in un universo parallelo in cui i suoi membri, pur non andando esattamente d’accordo, non cerchino di mandarsi all'altro mondo gli uni con gli altri.
[AU in contesto realistico] [POV alternato]
[Slow-burn XiaoJin, LarsxAlisa] [KazuyaxJun] [Accenni di altre ship]
[COMPLETA]
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Jin Kazama, Jun Kazama, Lars Alexandersson
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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39
Cursed Superhero
(Jin)

Do un’occhiata all’orologio da polso e inspiro spazientito. Poi torno ad affacciarmi dentro casa.
“Asuka!” la chiamo a gran voce “Vuoi muoverti?! Si sta facendo tardi!”
Dal piano di sopra arriva un forte boato, come se il contenuto di un intero cassetto fosse stato appena riversato sul pavimento.
“Sei liberissimo di andartene senza di me se devi stare a rompere!” mi risponde da su con voce stizzita che riecheggia per tutto il salone “Te l’ho già spiegato! Devo trovare il mio compito! Senza compito non posso andare a scuola!”
“Sai benissimo che non posso semplicemente prendere e andarmene!” rispondo a quel punto.
Perché sì, in qualità di cugino maggiore ci si aspetta, o per lo meno mia madre si aspetta, che mi assicuri che quel disastro a rischio bocciatura di Asuka non si assenti da scuola di nascosto. Cosa che, a quanto pare, ha già fatto almeno cinque volte negli ultimi due mesi.
Non so se credere ad Asuka. Non so se questa ricerca di storia effettivamente esista e sia stata davvero così stupida da averla persa chissà dove o se questa sia semplicemente tutta una scusa per cercare di marinare un’altra volta la scuola. Non lo so e non mi interessa. Quello che mi interessa è che se oggi Asuka dovesse saltare la scuola avremmo scocciature entrambi, e io non ho assolutamente intenzione di avere nuove scocciature.
“Asuka, se non scendi tra cinque minuti, con o senza ricerca vengo a prenderti di peso!” la avverto con tono drammatico.
“Certo, come no! Come se ne fossi capace!” sbotta con una finta risata “Dovrai prima mettermi a KO per poterlo fare e non credo che tu sia in grado di farlo! Sarai pure grande e forzuto, ma io sono decisamente più agile e più svelta di te!”
Roteo gli occhi e scuoto la testa. È incredibile!
“Cinque minuti!” ripeto prima di chiudere la porta con un colpo secco.
Mi appoggio di schiena al pilastro a fianco all’ingresso e aspetto a braccia conserte. So già che i cinque minuti diventeranno almeno dieci e sì, probabilmente dovrò davvero trascinarla a scuola di peso, ma sarò pronto a farlo.
In questo momento, non avrei mai pensato di dirlo, ma vorrei che Alisa fosse qui. Potrei delegare a lei il compito di badare ad Asuka per oggi, e probabilmente con la sua voce pacata e gentile sarebbe pure in grado di convincere Asuka a mettersi l’anima in pace e andare a scuola.
Sospiro. È strano essere tornati ad essere solo io e Asuka. Lars e Alisa sono ancora in viaggio e non abbiamo loro notizie da quando sono partiti. Non so neanche di preciso dove siano o su che cosa stiano indagando esattamente. Mi chiedo se saranno davvero in grado di trovare qualche informazione utile per incastrare Heihachi.
Mentre vago tra i miei pensieri mi accorgo di non essere del tutto solo.
Aggrotto le sopracciglia osservando Devil, uno dei cani di Kazuya, che mi fissa in silenzio da oltre la recinzione.
“Che hai da guardare bestiaccia?” borbotto.
Non posso fare a meno di notare che ci sia qualcosa di un po’ insolito in quella bestia. Prima di tutto è solo, non ci sono i suoi due compagni a fargli da spalla, e quei tre dannati mostri non si separano quasi mai. Secondo, il modo in cui mi guarda è un po’ diverso dal solito.
In genere ho l’impressione di essere soltanto una semplice bistecca che cammina davanti ai suoi occhi, ma oggi… non so, ho l’impressione che ci sia qualcosa di diverso in quegli occhi iniettati di sangue.
Intendo dire, è sempre minaccioso e spaventoso, ma… è quasi come se… ci fosse qualcosa di ancora più inquietante del solito. Ho l’impressione di trovarmi davanti ad una vera e propria creatura dell’inferno che mi guarda con un nonsoché di… intelligente. E il solo pensiero è tanto assurdo quanto raccappricciante.
“Che diavolo ti prende oggi, Devil?” chiedo sinceramente stranito.
Inizio a camminare lentamente verso la rete. Il cane non cambia atteggiamento, continua a guardarmi intensamente, respirando con un soffio lento e regolare. Le fauci sono leggermente aperte, mostrando le punte dei denti affilate come spade e nei suoi occhi brilla una inquietante luce demoniaca.
Devil, il più grosso dei tre cani di Kazuya, è anche quello che dei tre ho sempre trovato più terrificante. Non so spiegare bene perché, ma c’è qualcosa di terribilmente oscuro in quella specie di lupo. È una strana e inspiegabile percezione, ma è come se quella bestia transgenica fosse una dannata incarnazione del male.
Raggiungo la recinzione, il cane continua a fissarmi, con un ringhio basso e grave. Sollevo cautamente una mano e l’allungo verso il suo muso.
Quegli occhi, che ardono di primitiva malvagità, stanno come stabilendo un contatto con me.
“Sto… uscendo fuori di testa, vero?” penso con un principio di smorfia, come se stessi davvero comunicando telepaticamente con Devil.
“Anni di negatività accumulata… pressioni su pressioni… un normale essere umano non può sopportare tutto questo e rimanere sano…”
Sto per sfiorare il muso del cane, sono a pochi millimetri dal suo pelo, riesco a sentire la sensazione del soffio caldo sulle mie dita, quando improvvisamente si ritrae.
Aguzza le orecchie, si gira da qualche parte alla mia sinistra, poi si fionda di colpo verso l’entrata del giardino con un tipico comportamento da… cane.
Ritraggo la mano, confuso e un po’ imbarazzato. Per un attimo ho seriamente creduto di trovarmi davanti ad una specie di demone con un’intelligenza più alta di quella di un cane?!
O era semplicemente tutto frutto della mia fantasia, una proiezione della mia personale negatività sull’essere più demoniaco che conosco?
Quegli altri due idioti di Azazel e Ogre intanto lo seguono a ruota, arrivando da chissà dove.
Mi volto per capire quale sia la ragione della loro reazione e… lo vedo.
Uno strano individuo, con cappello, occhiali scuri e impermeabile a circa metà strada del vialetto che porta davanti all’ingresso di casa.
La persona sconosciuta non sembra lasciarsi intimidire dalla presenza delle belve oltre la rete, ma di certo reagisce una volta notata la mia presenza.
Mi schiarisco la voce e cerco di assumere un’espressione normale.
“Posso aiutarla in qualche modo?” chiedo ad alta voce.
In condizioni normali non sarebbe così assurdamente strano vedere uno sconosciuto nel vialetto di casa. Quella parte del giardino fino al patio davanti all’ingresso è aperta così che la gente possa entrare e arrivare a suonare il campanello di casa. Le circostanze di questa strana visita però sono parecchio insolite.
Non solo per l’abbigliamento assurdo, classico travestimento da chi non vuole farsi riconoscere, ma soprattutto per il fatto che invece di rispondere alla mia domanda, la persona sconosciuta gira i tacchi e inizia a camminare nervosamente verso il cancello.
In quel momento la porta di casa si apre e mi raggiunge anche Asuka.
“Eccomi! Il foglio era caduto sotto al letto e non me ne ero accorta!” dice uscendo in giardino con lo zaino in spalla.
Si blocca di scatto notando prima la mia espressione e poi l’intruso, che nel mentre, accorgendosi della presenza anche di Asuka, si volta di nuovo e decide poi di accelerare la sua fuga.
“Che succede?!” mi chiede Asuka lanciandomi un’occhiata confusa “Chi è?!”
Alzo le spalle.
“Non lo so, andiamo a chiederglielo.” rispondo prima di mettermi a seguire a passo svelto la persona.
E ho il presentimento che non porterà a niente di buono.
Perché sempre a me?! Perché non posso mai avere una giornata normale?!
Asuka annuisce, chiude la porta e mi segue.
“Hey! Fermati!” esclama mia cugina con fare minaccioso “Chi diamine sei?! Che ci fai nel nostro giardino?!”
“Andiamo Asuka… magari ha semplicemente sbagliato casa.” rispondo a denti stretti “Non saltiamo a conclusioni affrettate prima di avergli parlato.”
“Oh certo! Sbagliato casa! E allora perché starebbe scappando senza rispondere?!” risponde mia cugina alzando progressivamente la voce.
La persona accelera.
“Hey! Vogliamo solo parlarti…” intervengo io ad alta voce “Chi stavi cercando?”
Lo sconosciuto inizia a quel punto letteralmente a correre.
“Sbagliato casa! Come no!” esclama Asuka iniziando a correre a perdifiato “Che diavolo avevi intenzione di fare?!”
Senza pensarci due volte la seguo.
“Hey!” continua Asuka “Sai che così ci stai dando una serie di buone ragioni per chiamare la polizia?!”
L’individuo misterioso esce dal cancello di casa e svolta a destra. Acceleriamo e lo seguiamo, facendo slalom tra la gente.
Sì, effettivamente se fosse semplicemente qualcuno che ha sbagliato casa, perché non fermarsi e spiegare la situazione come una persona normale?
Deglutisco. E perché ho la netta sensazione che questa strana cosa abbia a che vedere con una delle trovate da pazzo di mio nonno?!
“Hey!” lo richiamo, mentre lo seguiamo dentro ad un parco giochi “Fermati per favore!”
Poi mi viene un’idea.
“Asuka…” la fermo prendendole un braccio.
“Che diavolo vuoi?!” protesta lei dimenandosi.
“Conosco questo posto come le mie tasche.” le spiego velocemente.
Ho trascorso in quel parco gran parte dei pomeriggi estivi della mia infanzia, Anna adorava sfoggiare i suoi cappelli estivi e flirtare con padri single, e io ho imparato a conoscere ogni angolo di quelle aree giochi durante le gare di nascondino con gli altri bambini della zona.
“C’è una sola altra uscita.” continuo “E possiamo raggiungerla se tagliamo saltando oltre quel muro. Se sta andando lì gli taglieremo la strada.”
Lo indico con un cenno del capo.
Asuka si illumina.
“Ottimo, che aspettiamo allora?!” mi lancia un sorrisetto d’intesa “Fammi strada.”
Senza dire altro mi incammino lungo la scorciatoia, mi arrampico sul muro e salto dall’altra parte. Asuka si muove agilmente dietro di me.
Non posso fare a meno di notare quanto sembri elettrizzata da questa situazione. Asuka vive per sentirsi l’eroina di qualche sorta di storia d’azione in cui i buoni trionfano sui cattivi.
“Asuka mi raccomando, non farti trasportare dalla tua fantasia… dobbiamo soltanto capire chi manda questa persona e perché…”
“Sta zitto e nasconditi qui!” mi zittisce lei spingendomi letteralmente dentro una siepe.
“Ma che cazzo Asuka!” protesto faticando per non perdere l’equilibrio, ma lei mi ignora e va a nascondersi dietro ad un albero sull’altro lato del sentiero.
Qualche secondo dopo iniziamo a sentire i passi in avvicinamento e la persona misteriosa compare da dietro una siepe correndo verso l’uscita.
“Hey!” Asuka salta allo scoperto piazzandosi davanti a lui.
Lo sconosciuto sobbalza, ma cerca di deviarla andando verso la mia parte. A quel punto esco e l’affronto anche io.
“Chi sei?” chiedo “Perché eri fuori da casa nostra?!”
E a quel punto succede tutto molto in fretta. La persona si spaventa, si copre il viso, già semicoperto, con una mano e cerca di calciare via Asuka. Lei arretra di qualche passo per schivare il colpo.
“Hey!” lo ammonisco “Che cazzo fai?!”
Lo sconosciuto allora prova a calciare anche me, ma io riesco a bloccargli la gamba. Allungo una mano per prendergli il cappello, riesco a spostarlo di qualche centimetro, giusto il tanto per rivelare la fronte e qualche ciocca di capelli. Un secondo dopo però lui infila le mani in tasca e tira fuori degli oggetti che getta a terra verso i miei piedi.
Iniziano a scoppiettare e io salto all’indietro per la sorpresa. Lo sconosciuto si risistema velocemente il cappello sulla testa.
“Che cazzo…” bofonchio confuso.
Ma non è finita qui, la persona toglie fuori una sorta di bomboletta che stappa e fa cadere a terra. Inizia ad uscire del fumo bianco che in men che non si dica ci avvolge completamente. Una sorta di… fumogeno da stadio?! Sul serio?
E a questo punto, mentre sto comunque per riacchiapparlo, tira fuori uno spray che… mi spruzza contro! Poi si volta e attacca anche Asuka.
“Aargh…” brontolo arretrando, mi porto le mani davanti agli occhi, ma è troppo tardi.
Inizio a tossire violentemente, con gli occhi in fiamme.
Sento Asuka gridare qualche insulto, poi inizia a tossire anche lei. Dei passi veloci intanto si allontanano. È scappato, chiunque fosse, ormai è scappato. Ma in questo momento abbiamo un problema più urgente.
“Jin?!” mi chiama Asuka da qualche parte a fianco a me.
Apro gli occhi per un attimo, mi bruciano da impazzire, ma almeno riesco ancora a vedere.
“Asuka dove sei?!” tossisco “Ha preso anche te?!”
“Sì…” mi risponde tra un colpo di tosse e l’altro.
Non riesco a tenere gli occhi aperti per più di un secondo, la cerco alla cieca continuando a tossire.
Riusciamo in qualche modo a trovarci camminando alla cieca, mi afferra un braccio e insieme ci allontaniamo da quella nuvola tossica.
Camminiamo senza riuscire a tenere gli occhi aperti per più di qualche secondo e infine ci buttiamo sull’erba, tra tosse e lacrime, aspettando di riprenderci.
“Ho… una bottiglietta d’acqua.” dice Asuka poco dopo, poi la sento armeggiare con la sua borsa.
“Riesci ad aprire gli occhi?” mi chiede.
“Solo per pochi secondi.” rispondo prendendo la bottiglietta che mi porge.
“Credo che a te abbia colpito più da vicino.” osserva Asuka “Ci… ci vedi ancora vero?”
Annuisco.
“Non mi ha accecato.” rispondo con un soffio “O almeno credo.”
Ci laviamo a turno gli occhi con un po’ d’acqua e sbattiamo le palpebre il più possibile per stimolare la lacrimazione e lavare i bulbi oculari per quanto possibile.

“Cosa tutto aveva nelle tasche?! Cosa diavolo è successo?!” borbotta poi Asuka quando riusciamo di nuovo a tenere gli occhi aperti abbastanza a lungo.
“Deve averci attaccato con uno spray urticante o qualcosa del genere… poi è scappata.” rispondo.
“Scappata?” chiede Asuka “Era una donna?”
Annuisco.
“Sono riuscito a vederla per un momento come le ho tolto il cappello.” spiego “Era una donna. Bionda. Lineamenti caucasici, direi. Ma non sono riuscito a capire di più. La maggior parte del viso era comunque nascosta.”
“Ma chi era? E che diavolo voleva?” si lamenta Asuka “E non dire di nuovo che era una che aveva semplicemente sbagliato casa perché ti sarai accorto che non è normale andare in giro con tutto quell’arsenale in tasca!”
“No, ovviamente no.” rispondo secco “Comunque non lo so, ma ho il sospetto che Heihachi c’entri qualcosa.”
“Heihachi?” ripete Asuka “Dici?”
Annuisco e tiro su col naso.
“I miei genitori stanno di nuovo cercando di incastrarlo in qualche modo.” spiego con un bisbiglio “E lui lo sa, e dubito che lui se ne starà con le mani in mano. Ti ricordi cosa è successo l’ultima volta che è venuto a farci visita?”
Asuka riflette in silenzio per qualche secondo.
“E quindi pensi che abbia mandato quella… a fare che cosa?” chiede poi.
“Non lo so…” ammetto “Ma è l’unica cosa che mi è venuta in mente.”
Mi alzo. Riesco finalmente a tenere gli occhi un po’ più a lungo. Almeno il tanto giusto per riuscire a camminare.
“Dobbiamo andare a scuola.” dico asciugandomi le lacrime con il dorso delle mani “È tardissimo.”
“Io me ne tornerei a casa!” protesta Asuka guardandomi contrariata “Insomma, siamo stati aggrediti Jin! Abbiamo il diritto di saltare la scuola per una ragione come questa!”
Cerco di prenderla per un braccio per tirarla su, ma lei si scansa.
“Dico sul serio!” insiste “E non ho intenzione di farmi vedere da tutti in queste condizioni! Guardami, non riesco a smettere di piangere!”
“Non stiamo piangendo.” la correggo.
“Qual è la differenza?!” controbatte lei “I nostri occhi non smettono di lacrimare, stiamo piangendo! Dovremmo chiamare tua madre e stare a casa per oggi.”
Tiro su con il naso e mi asciugo ancora le lacrime che imperterrite non smettono di colare.
“L’effetto starà per finire.” la tiro su di peso “Andiamo a scuola e non fare storie!” 
“Sei assurdo…” brontola dimenandosi “Il secchione più noioso che esista!”


La psicologa mi guarda con sospetto e si sistema gli occhiali sul naso. Io mi sistemo i miei.
“Come mai oggi indossi degli occhiali scuri Kazama-kun?”
“Ho una terribile allergia.” mento forzando un minuscolo sorriso “Non smetto di lacrimare da stamattina.”
“Sembra una cosa seria.” commenta lei “Sei andato in infermeria?”
Rispondo con un sorrisetto nervoso.
“Non ce n’è bisogno. Passerà.”
Sì, d’accordo l’effetto non è ancora del tutto passato e sì, comincio anche a pensare che non sia del tutto normale e col senno di poi forse oggi sarebbe stato meglio restare a casa come aveva proposto Asuka. Tra l’altro mi ero completamente dimenticato di avere un incontro-punizione con la psicologa proprio stamattina.
Non ho intenzione però, se riesco ad evitarlo, di andare a rispondere a domande scomode in infermeria. Perché penserebbero sicuramente che mi sono infilato di nuovo in qualche litigio e non ho voglia di affrontare la cosa. Per questo ho deciso di aspettare almeno fino alla pausa pranzo. Se non mi sarà ancora passato per quell’ora, andrò a farmi vedere in infermeria.
“Posso… posso dare un’occhiata?” insiste la donna, con aria un po’ diffidente.
Sospiro, smontando di colpo il sorriso.
“Perché?” chiedo forse un po’ troppo brusco “Non mi sento a mio agio, non mi va di farmi vedere nello stato in cui sono.”
“Ho paura di dover insistere, Kazama-kun.”
“Perché è così importante vedere i miei occhi?” continuo “Gliel’ho detto. Ho solo una brutta allergia!”
“Kazama-kun…” abbassa la voce e si fa seria “Devo vedere che tu non mi stia nascondendo un altro occhio nero.”
Sospiro. Me lo aspettavo, appunto. È questo quello che succede quando ti fai la fama del cattivo ragazzo.
“È questo quindi…” sussurro “Pensa che mi sia immischiato in un’altra rissa o qualcosa del genere?!”
“Kazama-kun, abbiamo già parlato di questo. Insomma, abbiamo stabilito che per sfuggire allo stress spesso sei portato a rifugiarti in delle situazioni che…”
“Non ho fatto a botte con nessuno!” asserisco alzando gli occhi al soffitto e tirando su col naso.
Tutta questa lacrimazione mi sta facendo colare il naso come non mai.
“Allora non dovresti avere problemi a sfilarti gli occhiali.” ripete lei con un sorriso amichevole.
Sospiro.
“D’accordo.” mi arrendo.
Prendo gli occhiali e me li tolgo, mostrando il mio orripilante stato.
“Vede?” chiedo.
Spero sia contenta adesso.
La donna sgrana gli occhi e si copre la bocca con una mano.
“Nessun occhio nero!” aggiungo con una smorfia.
Lei mi guarda con espressione impietrita, abbassando la mano fino al petto.
“Kazama-kun… i tuoi occhi.” mormora sgomentata.
Wow, certo. Sono brutto stamattina, ma non mi aspettavo di spaventarla in questo modo.
“Sì, gliel’ho detto che avevano un aspetto terribile.” dico un po’ confuso.
“Non credo che questa sia un’allergia.” dice lei nervosa.
Io mi irrigidisco.
“In che senso?” chiedo serio.
La donna non risponde, si alza e tira su la cornetta del telefono sulla sua scrivania.
“Kazama-kun, capisco che lo stress ti attanagli, ma questo… questo è illegale! È inaccettabile!” compone velocemente il numero sull’apparecchio.
Aggrotto le sopracciglia, ascoltando confuso.
“È una cosa seria…” riprende lei bianca come un cencio “Le politiche della scuola sono molto chiare a riguardo… sono… sono costretta ad avvisare il preside immediatamente, mi dispiace.”
“Illegale?” ripeto perplesso “No, un momento. Che c’entra avvisare il preside?!”
La donna non mi risponde, mi guarda improvvisamente distante, fredda, come se fossi un chissà quale criminale.
“Professor Chaolan?” dice poi serissima portandosi la cornetta più vicina alla bocca “Mi scusi per il disturbo, ma abbiamo un problema. Un grosso problema.”
Non smette di fissarmi, io intanto mi risistemo cautamente gli occhiali da sole sul naso.
“Sono qui con lo studente Kazama Jin e… temo ci sia un problema. Un grosso problema.” ripete esattamente con lo stesso tono glaciale di poco prima.
La donna fa una pausa, ascoltando la risposta dall’altro capo del telefono, poi torna a guardarmi, con aria quasi di sdegno.
“Credo di aver sottovalutato il problema del ragazzo.” riprende a spiegare “Credo che… faccia uso di sostanze stupefacenti illegali.”
“CHE COSA?!” balzo in piedi, stentando a credere alle mie orecchie.


“Senti Lee, è tutto assurdo, quella donna è pazza!” dico furioso entrando nel suo studio “È lei che avrebbe bisogno d’aiuto!”
Dovrò contare nella sua buona volontà per non rischiare di essere espulso definitivamente dalla scuola.
Sono nella merda. Sono nella merda. Sono ad un passo dal vedere la mia carriera scolastica chiudersi definitivamente e sono ad un passo dalla vita del senzatetto. Ci ho scherzato su tante volte, ma mai mi sarei aspettato di arrivarci davvero così vicino. In tutta la mia vita non sono mai stato in una montagna di merda grande come questa.
Lee mi accoglie dentro al suo studio con uno dei suoi soliti calorosi sorrisi e mi fa cenno di andare a sedermi.
“Non è assolutamente vero quello che dice la psicologa!” ripeto mentre lui chiude la porta “Non ho preso nessuna sostanza illegale!”
Senza dire niente mi accompagna con una mano sulla spalla alla mia sedia, poi anche lui prende il suo posto.
“Lee, ti prego, dì qualcosa.” lo supplico.
Lui mi guarda con il suo stupido sorriso ancora stampato sulle labbra.
“Vediamo questi occhi.” si sporge oltre la scrivania per vedermi più da vicino.
Mi irrigidisco e mi protendo istintivamente all’indietro.
“Senti Lee, c’è una spiegazione per i miei occhi rossi.” inizio “Stamattina sono uscito di casa e… ero con Asuka…” mi blocco “Asuka! Chiedi anche ad Asuka! Lei potrà confermare la mia versione dei fatti!”
Lee continua ad osservare i miei occhi e ho l’impressione che non mi stia ascoltando.
“Lee…” cerco di richiamare la sua attenzione “... ti prego ascoltami!”
Lui mi guarda con un sorrisetto, come di chi la sa lunga, poi sospira.
“Jin… Jin…” si appoggia all’indietro contro lo schienale della sua poltrona e scuote la testa incrociando le braccia davanti al petto “Mi metti in una posizione molto difficile sai?! Non è mia intenzione giudicare le tue scelte personali, ma… anche tu sei poco furbo! Perché farlo proprio prima di venire a scuola?”
Digrigno i denti.
“Tu non mi ascolti!” sbotto “Non ho preso assolutamente niente! Non ho mai toccato quella roba in vita mia!”
Lee sta in silenzio, ondeggiando nella sua sedia girevole, con un sorrisetto da idiota sulle labbra. Ho come la sensazione che si stia divertendo un mondo, alle mie spalle.
“Ascoltami, ti prego! Stamattina, mentre uscivamo per andare a scuola, una persona è entrata nel nostro giardino...” inizio a raccontare “Quando abbiamo chiesto a questa persona chi fosse e perché fosse entrata in casa nostra…”
“Non in casa… nel giardino.” mi corregge Lee.
“Sì, beh… fa poca differenza. Era pur sempre la nostra proprietà.” deglutisco “Comunque, questa persona era molto sospetta e si rifiutava di risponderci, poi ha iniziato a scappare e…”
“E?” Lee incrocia le braccia sul petto.
“L’abbiamo seguita e a quel punto… ci ha attaccato con uno spray.” concludo la storia.
“Mmmm.” risponde Lee senza disfarsi di quel sorrisetto scemo.
“Puoi chiedere anche ad Asuka.” riprendo “Lee… è la verità.”
Lee abbassa lo sguardo e finge un colpetto di tosse.
“Ti sei proprio messo in un bel guaio Jin-chan!” sogghigna.
“Non… chiamarmi in quel modo.”
“Non sei nella posizione di poter fare queste richieste mi pare.” ribatte di colpo gelido.
Inspiro e mi irrigidisco contro la sedia.
“Jin-chan…” riprende lo stronzo con fare pensieroso.
Poi scoppia a ridere e scuote la testa.
“Insomma, non fraintendermi, io non ho assolutamente niente in contrario in materia!” riprende mettendosi quasi a ridere “Ho fatto l’università negli Stati Uniti ed erano gli anni ottanta!” scoppia a ridere “Sarei un ipocrita a farti la predica adesso!”
Mi rivolge un sorrisetto colpevole, mentre io lo guardo stupefatto.
“Anzi, io sarei proprio per la liberalizzazione…” continua “Finché si parla di cose leggere, ovviamente.” si affretta a precisare “Ma che vuoi che ti dica Jin-chan? Le regole sono regole e non sono io a fare le leggi!”
Poi si ferma a riflettere, osservando un punto indefinito dietro di me.
“Non ho mai pensato di entrare in politica…” ragiona a voce alta “È un peccato che il lavoro non mi lasci mai un momento libero…”
“Lee!” lo richiamo riprendendomi dal mio stato di confusione, dopo questa confessione non richiesta “Hai frainteso tutto! Si tratta di un grande equivoco! Non ho usato nessuna droga! E poi non avrebbero senso le lacrime! Insomma non fa mica questo effetto!” sbotto indicandomi la faccia.
Se lui ha tutta questa esperienza che dice di avere lo dovrebbe sapere, cavolo!
Lee mi guarda in silenzio, serio, immobile, con uno sguardo penetrante, per una lunga manciata di secondi, poi scoppia a ridere.
“Certo che no…” esclama, scuotendo la testa.
“Come?” chiedo incerto.
“Ho detto ‘certo-che-no’!” ripete come se stesse parlando con un bambino di tre anni.
“Aspetta… quindi mi credi o mi stai prendendo in giro?!” chiedo leggermente infastidito.
Lee alza gli occhi al soffitto, poi mi indica gli occhi con una mano.
“Andiamo! È ovvio che ti sto prendendo in giro! Non so se ti aspetti che davvero creda alla tua storia assurda, ma quello che hai non deve essere più di una stupida allergia o qualcosa del genere!” risponde finalmente “Non credo che la psicologa abbia la minima idea di che cosa stia dicendo.”
“Ah… bene.” mi rilasso improvvisamente, tirando un mezzo sospiro di sollievo.
“Sì, la dottoressa ha decisamente esagerato ed è saltata a conclusioni un po’ troppo affrettate.” ripete “Ma devi anche capirla, ormai tu hai la fama di delinquente qui a scuola!” continua Lee con un ghigno malvagio “Ma… realisticamente parlando, nemmeno tu saresti così stupido da fare certe cose prima di venire a scuola!”
Scoppia a ridere di gusto.
“Beh… grazie per la stima, suppongo.” rispondo con una smorfia.
“Che diavolo ti è successo comunque?” vuole sapere tornando ad incrociare le braccia davanti al petto “Intendo… sul serio.”
“Te l’ho detto! È tutto vero! Io e Asuka siamo stati aggrediti!” completo la frase.
“Cioè siete davvero stati aggrediti da una persona sospetta che girava nel vostro giardino?!” ripete diffidente.
“Sì!” esclamo a gran voce.
Lee cerca di trattenere una risata, ma fallisce miseramente. Scoppia a ridere di gusto.
Sbuffo.
“Sì, molto divertente.” brontolo “Allora, visto che abbiamo appurato che non mi sono fatto di nessuna sostanza illegale a scuola, posso tornare in classe?!”
Lee continua a ridere, super divertito, per almeno altri due minuti buoni.
Io aspetto in silenzio che si riprenda.
“Sì, certo.” dice poi con una scrollata di spalle, tornando di nuovo serio “Ma forse faresti meglio a passare prima in infermeria.”


Alla pausa pranzo vedo Xiaoyu da lontano mentre sto per uscire in giardino dalla porta principale.
Non appena mi nota anche lei, inizia a camminare velocemente verso di me.
Mi fermo ad aspettarla, sistemandomi al meglio gli occhiali da sole.
“Heylà!” esclama raggiungendomi, raggiante e allegra come sempre.
“Ciao.” rispondo io, tetro e di malumore come al solito.
Mi guarda pensierosa cercando di scrutare oltre le lenti scure.
“Ho incontrato Asuka prima, mi ha detto che avete avuto un piccolo problemino stamattina.” dice studiandomi con attenzione.
“Già. Un problemino che sta durando più del previsto.”
Riprendiamo a camminare entrambi, dirigendoci verso l’uscita. Lei mi cammina davanti, senza smettere di studiarmi, senza avere una chiara visuale di dove stia camminando.
“Posso vedere sotto gli occhiali?”
“No!” rispondo deciso.
“Daaaai!” insiste “Perché no?”
“Lo stato dei miei occhi è orribile e disgustoso. Non c’è niente da vedere.”
“Non è il caso che ti faccia vedere da un medico allora?” chiede alzando un sopracciglio.
“Sono appena stato in infermeria.” spiego “E col culo che mi ritrovo devo avere una qualche intolleranza e la reazione sta durando più del normale.”
Tiro ancora su per il naso e mi asciugo la pelle sotto gli occhi con un dito. Questi dannati occhi non smettono di lacrimare.
“Mi hanno detto di avere pazienza! Che prima o poi passerà!” ripeto le parole degli infermieri “E tu… tu dovresti smettere di camminare all’indietro!”
Le afferro un braccio per evitare che vada a scontrarsi con un’insegnante che trasporta una pila di libri in mano.
Come la sposto, le faccio perdere l’equilibrio e per un attimo mi finisce addosso. Vengo scosso da una rapida scarica elettrica durante questo breve, accidentale contatto, che mi ricorda, non che l'avessi mai dimenticato in realtà, che le cose sono un bel po’ strane tra noi negli ultimi tempi.
Inspiro, cercando di non sembrare turbato e mi guardo intorno per studiare la situazione. Xiaoyu si raddrizza e arretra di qualche passo.
“Ops.” dice con un sorrisetto con le guance che le si colorano un po’.
Riprendiamo a camminare.
“Niente pranzo in terrazza oggi?” riprende Xiaoyu.
“Julia non c’è. È ad un raduno di wrestling.” spiego “Sì, ha saltato la scuola per quello, la cosa è incredibile anche per me! E Kamiya… beh, ha già smesso di venire.”
Xiaoyu spalanca la bocca per l’entusiasmo. Conosco quell’espressione, le è appena venuta quella che crede che sia una grande idea.
“No Xiao…”
“Ma allora puoi venire a pranzare con…”
“Non ho intenzione di di unirmi a te, Miharu e Asuka.”
Si blocca e mi guarda accigliata.
“Perché no?!”
“Perché non ci faccio niente con voi! Dai, lo sai anche tu!”
“Ma sei solo.” osserva con una smorfia “È triste!”
“Non è triste.” ribatto.
“Disse l’uomo che piange.” sogghigna.
La guardo accigliato.
“Hey! Non è carino prendermi in giro per la mia condizione!”
“Sei incredibile!” scuote la testa cambiando discorso “Preferiresti davvero stare da solo?!”
“Stare da solo non è mai stato un problema per me.” asserisco “Lo dici sempre anche tu no? Sono noioso e asociale.”
“Lo sei.”
“Lo so. E dato che sono noioso e asociale…” continuo e indico un punto davanti a noi “... quella panchina isolata da tutti fa perfettamente al caso mio.”
Xiaoyu guarda la panchina, poi torna a voltarsi verso di me.
“E non posso restare neanche io a farti compagnia?” chiede con un mezzo sorriso, inclinando il viso con aria da finta innocente. Cercando di essere più adorabile possibile.
Inspiro nervosamente e mi guardo di nuovo intorno. È una bella giornata e c’è un gran numero di studenti che pranza in giardino oggi.
“Che diavolo fai?” chiedo con un sussurro.
“Niente!” ridacchia lei, poi si fa seria e abbassa la voce “Rilassati, non c’è niente di strano a pranzare insieme. L’abbiamo fatto tante altre volte prima.”
“Ok, ma… lo sai, ricordati le regole. Dobbiamo fare molta più attenzione adesso.” continuo “Meno interagiamo in pubblico, meglio è.”
“Siamo soltanto due amici che si siedono insieme a pranzo, smetti di fare il paranoico!” continua lei alzando gli occhi al cielo, poi torna guardarmi beffarda “Oppure puoi sempre raggiungermi da Asuka e Miharu!”
Guardo altrove.
“Ok, ma solo per oggi.” le concedo.
Arriviamo alla panchina, mi siedo prima io, poi lei. E mi si siede vicino. Molto vicino. Troppo vicino.
La guardo perplesso e un po’ imbarazzato. Lei sembra divertita, come al solito. Lo so, non sta prendendo la cosa minimamente sul serio e potrebbe diventare un problema.
Mi sposto un po’ a lato, lasciando quel minimo di spazio appropriato fra noi.
“La pianti?!” la rimprovero “Vuoi forse finire paparazzata sul giornaletto di Lucky Claire?!”
Xiaoyu scoppia sonoramente a ridere.
“È Lucky Chloe, Jin! Perché diavolo non ti rimane in testa?!”
“Va bene, il senso del discorso non cambia!” ribatto.
“Sì, d’accordo. Ma alla fine chi se ne frega di quello che pensano gli altri?!” risponde con un sospiro mentre prende il suo pranzo “Secondo certe voci che girano a scuola dovremmo stare insieme da mesi! E ricordi come avevi risposto proprio tu quando si era diffusa quella stupida voce? Una scrollata di spalle e un grande chi-se-ne-frega!”
“Era diverso! Non fare finta di non capire!” rispondo a denti stretti aprendo il mio bento “All’epoca… non c’era niente di vero! E te l'ho già spiegato, se la voce arrivasse a Heihachi potresti avere dei problemi.”
“All'epoca non c'era niente di vero. Ora invece cosa c'è di vero?” chiede con un sorrisetto furbo.
“Lo sai benissimo.” preciso, mi ha teso una trappola.
Sogghigna e inizia a mangiare il suo pranzo.
“Certo che lo so!” risponde poco dopo abbassando il tono di voce e diventando progressivamente seria “Potrebbe essere così semplice, ma...” sospira “Tu sei un’influenza troppo negativa per me, e io sono troppo ingenua e presa dalle mie fantasie romantiche giovanili per capirlo, mi rovinerei la vita a stare appresso a te e bla, bla, bla!” finisce con un’occhiata di rimprovero.
“Non è bla, bla, bla!” ripeto imitando il suo tono “È vero! Prendi delle pessime decisioni!”
Annuisce, poi si stringe nelle spalle.
“Non davi l’idea di considerarla una pessima decisione ieri sera dopo l’allenamento.” mi ricorda tagliente.
Sbuffo nervosamente e prendo un boccone di riso.
“E avantieri, e il giorno prima di…” continua Xiao.
“Sì, d’accordo, ho recepito il messaggio grazie!” la interrompo “E comunque neanche in quei momenti ho pensato che fosse una buona idea!”
È vero, ho ceduto qualche altra volta dopo la sera della cena a casa mia, diciamo pure più o ogni volta che ci siamo ritrovati insieme e lontani da sguardi indiscreti. Lo so, non avrei dovuto, è contro ogni logica ed è un grosso errore. È vero, ogni tanto lascio che la mia razionalità venga sopraffatta da… altre cose, ma sto cercando di fare il possibile per arginare e risolvere il problema il prima possibile. Lo sa benissimo anche lei, è solo una stupida fase passeggera. Una cosa che è destinata a finire così velocemente come è cominciata. Perché non ha alcuna logica, alcun senso, alcun motivo di essere presa sul serio. È una fase. È solo una stupida fase.
Prendo un altro boccone.
“È una pessima idea, infatti!” ribadisco poco dopo “E dovresti impegnarti anche tu per cercare di capirlo e soprattutto non dimenticartelo. La cosa sta già sfuggendo abbastanza di mano così.”
La guardo, ma ho l’impressione che non mi stia più ascoltando. Mi sta fissando con di nuovo quell’espressione di quando qualcosa le sta frullando nella mente.
“Cosa c’è adesso?!” chiedo un po’ preoccupato.
“Pensavo che… potresti farmi vedere i tuoi occhi.” risponde.
“Mentre mangi?!” chiedo “Che problemi hai?!”
“Se è una visione così orribile come dici, potrebbe schifarmi al punto da convincermi a stare lontana da te per sempre.” continua con un sorrisino.
È matta. Vive con un panda, ha una cotta per me e vuole vedere i miei occhi irritati e cisposi durante il pranzo.
Ma sì, d’accordo! Accontentiamola, così impara!
“Vuoi davvero vedere?” chiedo tetro.
Fa sì con la testa.
“L’hai voluto tu.” rispondo.
Prendo la stecchetta degli occhiali li sollevo fino alla fronte, mostrando il disastro in tutto il suo schifore.
Ma mi basta guardarla per un momento per capire che la visione non ha avuto l’effetto sperato.
“Che diavolo ti prende?!” chiedo confuso.
Non ha un’espressione disgustata, affatto.
Mi sorride intenerita!
È irrecuperabile. Ormai ne sono certo.
Si porta le mani davanti alla bocca.
“Sei così carino!” mormora.
“No!” torno ad abbassare gli occhiali un po’ imbarazzato “E tu non stai bene! Che diavolo di problema hai?!”
Tiro su col naso. Lo sapevo già che aveva gusti terribili, ma il fatto che mi trovi carino in una giornata come oggi, incasinato come sono, proprio mi fa capire che sia senza speranza.
“Ma sì! Sei così tenero con gli occhi tutti lucidi! Sembra che stai piangendo, poverino!” dice “Oddio, quanto vorrei abbracciarti!”
Mi irrigidisco.
“Xiao, ma che cavolo?! Che diavolo c’è di carino?! E non azzardarti ad avvicinarti!” per sicurezza mi sposto un altro po' “Che problemi hai comunque? Non c’è niente di carino!” mi rispondo da solo alla domanda di prima, poi mi indico gli occhi “Questo è il genere di cose che mi succedono quotidianamente… e non sono cose carine! Ma è quello che succede a me e alla mia maledetta famiglia! C’è gente che mi aggredisce per non so quale motivo per esempio! Ed è esattamente il motivo per cui dovresti starmi lontana! Perché vorresti stare intorno ad uno a cui succedono cose del genere?!”
Lei mi guarda con gli occhi di chi sta guardando un cucciolo indifeso o qualcosa del genere.
“Mi stai… almeno ascoltando?” chiedo tirando su col naso.
Sbuffo e infilo una mano in tasca per cercare i fazzoletti. Ottimo, li ho finiti.
“Hai un fazzoletto per favore?”
Lei fruga nella borsa e mi porge i suoi.
“Grazie. Dicevo…” riprendo dopo essermi soffiato il naso.
Che schifo! Carino un corno!
“Se Heihachi dovesse scoprire di questa nostra… cosa…” proseguo dando voce ad una delle mie tante preoccupazioni “E se volesse farmela pagare per qualche motivo, potrebbe decidere di… non so, prendersela con te per giocare sui miei sensi di colpa o cose così.”
Lei sembra almeno prendere in considerazione la mia ipotesi.
“Non credo che nonno Heihachi mi farebbe torti di qualche genere.” risponde poco dopo “Gli piaccio.”
“Gli piaci?” ripeto scettico.
“Sì.” risponde decisa “Sono una sconosciuta a cui ha praticamente deciso di fare da tutore. Gli piaccio, Jin!”
“Oh certo, sei molto sicura di te stessa vedo! Peccato che ad Heihachi non piaccia nessuno! Ed è chiaro che tu non lo conosca abbastanza bene visto che pensi il contrario!” rispondo.
“No, sul serio! Da poco mi ha detto che avrebbe voluto una nipote come me, piuttosto che…” si blocca e mi guarda immobile per qualche secondo “Nessuno…” si schiarisce la voce un po’ in difficoltà “Ha detto che avrebbe voluto una nipote come me, nient’altro.”
Alzo gli occhi al cielo.
“Sì, d’accordo… probabilmente preferirebbe avere te come nipote piuttosto che me. Questo te lo concedo, ma non pensare che questo basti a farti entrare nelle grazie di Heihachi!” riprendo “Perché Heihachi semplicemente non ha grazie!”
“Senti, io e Heihachi abbiamo un patto ok?” ribatte lei seria “Ha deciso di darmi una mano per la realizzazione del mio sogno. E io ho deciso di fidarmi di lui.”
“Si può sapere che diavolo è questo patto? Cosa ti ha fatto credere quell’idiota?”
“Non te lo voglio dire.” bofonchia lei imbarazzata “Ma ha promesso di aiutarmi a lanciare il mio business.”
“Il tuo business?” ripeto dubbioso.
“È troppo presto per parlarne adesso!” taglia corto arrossendo “Ma Heihachi mi ha detto che le cose stanno andando avanti. Quando sarà il momento te ne parlerò, ma non adesso.”
La scruto in silenzio per un momento, seriamente preoccupato.
“Xiao… qualsiasi cosa ti abbia detto…” sospiro, poi faccio una pausa “Io ormai ho perso il conto di tutte le volte che ho provato a fartelo capire, Heihachi non è la brava persona che credi!”
“Senti…” riprende lei “Non prenderla male, ma… parli allo stesso modo anche di tuo padre. Eppure quando ci ho parlato non mi è sembrato la persona così spiacevole che descrivi.”
Ho bisogno di qualche minuto per processare quello che ho appena sentito.
E mi ritorna alla mente il ricordo della strana simpatia instauratasi tra Xiaoyu e Kazuya durante la cena a casa nostra.
“Farò finta di non aver sentito.” sibilo dopo un po’ cercando di scacciare via quel ricordo disturbante “Comunque…” forzo un cambio discorso “Lo dico… nel tuo interesse. Dovresti stare alla larga da chiunque abbia a che fare con la famiglia Mishima. E questo include me!”
Lei fa una smorfia.
“Xiao… ormai hai capito come mi sento.” continuo chiudendo gli occhi, come se così potesse magicamente rendere la cosa meno imbarazzante “Non avrei motivo di respingerti se non fosse che…” riapro gli occhi e cerco di guardarla oltre il velo di lacrime che mi sta di nuovo offuscando la vista “... sto cercando di proteggerti.”
Mi asciugo di nuovo la pelle sotto agli occhi.
Lei ascolta seria, poi annuisce decisa. E per un attimo mi illudo che mi stia dando effettivamente retta.
“Hai la sindrome da supereroe.”
“Che cos…” mi blocco e la guardo con aria di rimprovero “Xiao, sto cercando di parlare seriamente io!”
“Da supereroe maledetto, aggiungerei.” precisa ignorandomi.
“Ti senti maledetto, pericoloso, ma in fondo hai un cuore tanto buono!” dice con un tono che mi sa molto di presa per il culo mentre mi appoggia una mano sul petto.
Io mi guardo intorno nervosamente, mentre la prendo e gliela sposto con un movimento deciso. Lei ridacchia divertita, poi prosegue.
“Sei buono e ti senti in dovere di aiutare gli altri, senza però avvicinarti troppo a loro, perché li metteresti in pericolo. Insomma sei il tipo di personaggio che in una storia finirebbe per sacrificarsi per il bene di tutti o qualcosa del genere.”
Resto ad ascoltare in silenzio, cercando di connettere i pensieri.
“Che razza… di storie segui?!”
“Ammettilo, ci ho azzeccato, vero?” chiede tutta orgogliosa della sua teoria.
Poi mi sorride con tenerezza.
“Ma vorrei anche io fare qualcosa per te.” aggiunge.
Non è più un sorriso sciocco come prima, è sentito, sincero. E io mi maledico pesantemente, mentre sento che qualcosa dentro di me si scioglie. È in momenti come questi che il mio cervello smette di funzionare correttamente. Distolgo lo sguardo e sospiro nervosamente.
“So da cosa stai cercando di scappare, di come la tua vita sia uno stress continuo, ma… non devi per forza affrontare tutto questo da solo.” continua “E so badare a me stessa, non ho paura dei problemi in cui potresti trascinarmi. Tanto ti seguirei comunque.”
Poi fa come se le venisse in mente un’altra ottima argomentazione.
“E poi ho un panda come guardia del corpo!” esclama convintissima “Non devo temere niente!”
La guardo stupito. Quest’ultima uscita non me l’aspettavo. In effetti quel panda ha un caratteraccio ed è una sorta di guardia del corpo, dato che mi odia e temo che un giorno mi mangerà.
Mi scappa un accenno di risata a quel pensiero.
“Wow! Ti ho fatto ridere!”
Quel minuscolo movimento non è passato inosservato a quanto vedo.
“No.” mi affretto a puntualizzare riprendendo il controllo dei miei muscoli facciali “Hai visto male.”
Mi arriva una gomitata sulle costole.
A quel punto cambia argomento e inizia a parlare del più e del meno. Incredibile come questa ragazza riesca a trovare sempre argomenti su cui ha un milione di cose da dire. Ha pure cominciato a vedere Manji no Tatakai, mi dice, ammette pure che non è poi così male e che forse l'aveva giudicato male un po' troppo in fretta. Continua dicendomi che Brian è un figo ed è decisamente il suo personaggio preferito, anche se è così cattivo! È così dunque, non c'è niente da fare, deve avere una sorta di debole per gli uomini pericolosi.
La pausa sta per finire e il giardino si svuota gradualmente.
Non è poi così male stare qui a sentire Xiao che parla di cose poco importanti, in una stupida giornata come questa, in cui i miei occhi non smettono di lacrimare. È proprio questa sensazione di comfort, una normalità e una leggerezza che non sono abituato a conoscere, che mi rende così difficile mantenere quella distanza necessaria fra noi.
Non mi ritraggo subito nemmeno quando ad un certo punto allunga la mano sulla mia, inerme sulla panchina.
Guardo allarmato prima le nostre mani, poi lei, che fa finta di niente e continua a parlare come se niente fosse. Dovrei spostarla, ma esito. Mi guardo intorno.
Quel semplice contatto… ha la capacità di irradiarmi una sorta di energia positiva che fino a poco tempo fa non credevo neanche di poter conoscere. Per un breve momento è capace di placare parte di quella negatività che mi avvelena giorno dopo giorno.
Lancio un'altra occhiata fugace all'ambiente circostante.
Dopotutto non c’è molta gente e di certo nessuno sta guardando noi. Per qualche altro secondo quel contatto può continuare. Possiamo far finta di essere in un universo in cui le cose sono più semplici ancora per un po’.


“Lee, finalmente rispondi a questo dannato telefono!” esclama mia madre camminando avanti e indietro per il salotto “Sono mezz’ora che cerco di chiamarti!”
“Quanto manca ancora?” borbotto coricato a pancia in su sopra il divano con una benda sopra gli occhi.
“Ancora qualche minuto.” mi risponde Asuka.
“Dato che adesso sei preside della scuola dovresti fare più attenzione a chi metti a capo dell’infermeria!” continua mia madre arrabbiatissima “Che razza di incompetente non è in grado di trattare un’irritazione agli occhi?!” e qualunque sia la risposta di Lee, sembra non piacerle “No, no, Lee! Non è così! Ritieniti fortunato se non deciderò di fare causa contro la scuola.”
Mia madre non ha per niente gradito la negligenza con cui l’infermeria della scuola ha gestito la mia condizione stamattina ed è leggermente furiosa.
“È stato male praticamente tutto il giorno per colpa dell’incompetenza della vostra infermeria!” riprende mia madre “No, non mi interessa! Lo so benissimo che non è un pronto soccorso, ma avrebbero anche potuto dargli un dannato collirio! Con quello che paghiamo di tasse Lee, credo che sarebbe il minimo se avessimo la garanzia che i nostri ragazzi siano in buone mani!”
“Posso riaprire gli occhi adesso?” ci riprovo.
“Ancora un minuto.” risponde Asuka.
“Sì, certo che ora sta bene! Dopo che l’ho curato io!” ribatte mia madre al telefono, poi aggiunge con tono più apprensivo “Non lo so! Deve aver ereditato gli occhi delicati di Kazuya, lui vive praticamente con una congiuntivite cronica!”
“Questo a Lee non interessa.” ringhia Kazuya dall’altro divano.
“Ok, ora puoi riaprire gli occhi!” mi annuncia Asuka.
Metto via la benda e apro finalmente gli occhi, sbattendo le palpebre per riabituarmi alla luce dopo l’effetto della medicina.
“Ci vedi?” vuole sapere Asuka.
“Certo.” brontolo mettendomi a sedere.
“E come va?” mi chiede allora sedendosi a fianco a me a gambe incrociate.
“Forse va già un po’ meglio.” ammetto.
Kazuya si schiarisce la voce e incrocia le braccia davanti al petto.
“Ora vuoi spiegarmi più precisamente cosa è successo?” mi chiede “E soprattutto perché hai pensato che fosse un’offensiva di Heihachi?”
“Non lo so, ma per esclusione chi altro potrebbe essere?!” borbotto.
“Uno dei tuoi amici delinquenti per esempio?” ipotizza lui riferendosi a Hwoarang e alla sua cerchia.
Non capisco se stia parlando seriamente o mi stia soltanto prendendo per il culo.
“Non sono miei amici e comunque sono certo che non sono loro.” rispondo sicuro.
“E quindi secondo te Heihachi avrebbe mandato qualcuno in impermeabile, cappello e occhiali da sole per poi attaccarvi con dei petardi, un fumogeno e uno spray urticante?” Kazuya alza un sopracciglio “Questo è fin troppo assurdo e stupido persino per uno come lui.”
“E tu ne sei sicuro?!” lo sfido “Qualsiasi cosa voi stiate facendo gli sta dando fastidio, questo è certo. Quindi, non so, non ho idea di che cosa abbia pensato di fare… forse voleva solo spaventarci… forse è un messaggio… non ne ho idea.”
“Un messaggio? Se Heihachi avesse davvero voluto lanciare un messaggio, avrebbe fatto in modo che fosse inequivocabilmente comprensibile.” osserva tagliente.
Asuka deglutisce.
“Oppure potrebbe essere per me.” interviene abbassando gli occhi.
Sia io che Kazuya ci voltiamo a guardarla.
“Che intendi dire?” chiede Kazuya, seppur poco convinto.
“Intendo dire che… come sapete, mi sono fatta dei nemici ad Osaka e…”
“Andiamo, gli yakuza che ti attaccano con dei petardi! È ancora più improbabile dell’idea di Jin!” la smonta subito Kazuya.
“Ma… in realtà ho notato tutta una serie di altri dettagli strani ultimamente e…” prova ad aggiungere Asuka balbettando.
Ma sì, è un’idea totalmente insensata. Su questo sono d’accordo con Kazuya.
Invece non mi va giù che non abbia preso sul serio la mia ipotesi. Insomma, la mente del vecchio è malvagia e contorta! Io non mi sentirei di escludere niente così in fretta.
“È stato Heihachi! Me lo sento.” insisto interrompendo Asuka “Era una donna caucasica e bionda e se non sbaglio Heihachi ha ancora qualcuno che corrisponde a quella descrizione che lavora per lui.”
Kazuya mi guarda con una mezza smorfia.
“Stai parlando di Nina Williams?” chiede come se avessi detto la cosa più stupida del mondo “Ti rendi conto dell’enorme assurdità che stai dicendo?! Hai idea di che cosa faccia Nina Williams per Heihachi?”
Asuka ci guarda perplessa.
“Chi è questa persona?” chiede incerta e vagamente preoccupata “Cosa fa per Heihachi?!”
“Infatti non ho detto che era lei!” rispondo a Kazuya “Probabilmente non lo era, ma è possibile che Heihachi abbia mandato una persona che le assomiglia per spaventarci.”
Lui mi guarda poco convinto.
Mia madre chiude la telefonata e ci raggiunge soddisfatta.
“Lee prenderà provvedimenti contro il personale dell’infermeria alla fine! E giustizia sarà fatta!” annuncia “Non è possibile affidare i ragazzi di una scuola a dei simili incompetenti! Incredibile! Con la retta che paghiamo non è assolutamente accettabile una situazione del genere!” poi mi guarda e scuote la testa “Hanno preso mio figlio per un drogato!”
Si scambia un’occhiata veloce con Kazuya, che non riesco bene ad interpretare, poi si siede a fianco a me e mi mette una mano sulla spalla con aria apprensiva.
“Ovviamente tu non lo faresti mai, vero?” chiede con tono dolce, continuando a lanciare delle occhiate di rimprovero a Kazuya “Intendo dire… a drogarti, vero?”
“Mamma?!” la guardo indignato “Che diavolo di idee ti fai venire?! Certo che no! Sono stato aggredito! C’era anche Asuka testimone!”
Asuka, tirata in causa, alza una mano e annuisce, confermando la mia affermazione.
Mia madre fa uno strano sorriso e mi dà una pacca sulla spalla, poi torna a guardare Kazuya, che intanto sospira e incrocia le braccia al petto.
“Di che parlavate comunque?” cambia poi argomento mia madre.
“Crede che Heihachi abbia chiesto alla Williams di rapinare un hooligan, rubargli petardi, fumogeni e poi l’abbia mandata a spaventarli.” riassume poi Kazuya parlandone come se fosse la cosa più ridicola del mondo.
Jun sgrana gli occhi ed evidentemente non è la reazione che Kazuya si aspettava.
“Jun! È ovviamente una cosa che non sta né in cielo, né in terra!” aggiunge allora Kazuya.
“Qualcuno vuole dirmi cosa fa questa Nina Williams?” insiste Asuka.
Mia madre mi guarda riflettendo.
“Perché no?” chiede “Per me ha senso invece. Sappiamo quanto tuo padre sia pazzo! Voleva spaventarli, ma non troppo. Ha mandato un messaggio… la prossima volta invece dello spray e del fumogeno potrà esserci…”
“Jun, ti rendi conto che non ha assolutamente senso?!”
“Come fai ad escluderlo?!” insiste lei.
“Ecco, infatti!” aggiungo io.
“Chi è Nina Williams?” chiede ancora Asuka.
“Abbiamo il sospetto che fosse l’addetta ai lavori sporchi di Heihachi.” le rispondo finalmente.
“Cosa?!” Asuka sgrana gli occhi “Lavori sporchi?!”
“Abbiamo il sospetto?” ripete Kazuya guardandomi di sbieco.
“Beh, non mi risulta ci siano mai state prove schiaccianti…” spiego “Ma dopotutto non mi dite mai niente di importante che dovrei sapere, quindi chissà! Magari sono davvero diventato il suo nuovo obiettivo e prima o poi mi farà fuori!”
Mia madre sgrana gli occhi.
“Kazuya, voglio che Bruce faccia da guardia del corpo ai ragazzi!” esclama mia madre interrompendomi.
“Cosa?!” quasi urlo “Io non voglio nessuna guardia del corpo!”
“Ma sei seria?!” la guarda Kazuya contrariato.
“Ce n’è davvero bisogno?!” chiede Asuka preoccupata.
“No!” esclamiamo io e Kazuya all’unisono e la cosa mi mette molto, molto a disagio.
“Jun ti stai facendo prendere dal panico e non stai ragionando lucidamente.” risponde in maniera più completa Kazuya “Conosco bene Heihachi e sono certo che questa non sia una sua mossa. Andiamo, aggeggi da stadio?! Non è il suo stile. Il vecchio odia tutti gli sport in cui non sono ammessi i pugni! Se fosse stata opera sua, avrebbe reso la cosa più… personale. Avrebbe aggiunto il suo tocco inconfondibile.”
“Ma potrebbe averlo fatto proprio per confonderci!” prova ad argomentare mia madre.
Kazuya esita e ci ragiona.
“Se anche fosse, non se la prenderebbe con i ragazzi!” riprende poco dopo “Soprattutto non prima che gareggino con il nome della Mishima Zaibatsu alle gare nazionali.”
“Questo l’ho pensato anche io.” ammette Asuka annuendo “Sembra tenere molto a quelle gare.”
“Per lui è un’ossessione, infatti.” la guarda Kazuya confermando la sua idea “Non toccherebbe mai i ragazzi prima delle gare.”
“Allora se non fosse stato Heihachi…” ragiona mia madre “Chi altro potrebbe essere?!”











NOTE:
Sì, ho trasformato l'occhio rosso del Devil di Kazuya in una congiuntivite, credo che mi incenerirebbe per questo! 
E sì, sono consapevole che schifore non sia una parola. Dovrebbe essere chiaro, ma non si sa mai! :D
Comunque, ho scritto e riscritto parti di questo capitolo tante di quelle volte ormai che non mi rendo più conto se questa versione definitiva abbia una qualche coerenza. Spero di sì, in caso contrario sono ovviamente aperta ai suggerimenti!
Alla prossima!
 

  
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