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Autore: witchakko    30/06/2019    0 recensioni
[THE MAZE RUNNER] au, modern au, fantasy, newtmas, shonen-ai.
L'amore di due giovani ragazzi non potrà mai svanire, specie se si tratta del primo amore. Dovranno fare in tempo, però, a riuscire a sfuggire al loro destino.
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«Me l'ha regalato mio nonno, che ormai se n'è andato da tempo. Mi ha detto che questa è una collana speciale e che devo stringerla quando desidero stare accanto alla persona che amo, o qualcosa del genere.»
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Newt/Thomas, Thomas
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Houglass

Prima parte.


Erano le cinque del pomeriggio quando il principe di quel maestoso castello iniziò a svegliarsi, tuttavia i suoi occhi non si aprirono in quanto il ragazzo si autoconvinse che dormire un altro po' non gli avrebbe fatto male. Nella stanza vi era odore di fiori sconosciuti al suo olfatto, proveniente dal giardino a pochi metri da lì. Thomas non voleva alzarsi, non voleva avere a che fare con tutte quelle persone e soprattutto di prepararsi per l'occasione più importante del regno: il compleanno di sua cugina. In realtà la conosceva a malapena, ma doveva ovviamente andarci. Aprì gli occhi e alzò il busto, osservando con aria annoiata il giardino che si intravedeva dalla grande finestra. Non vi si era mai recato in realtà, a parte per posare per dei ritratti. Non aveva mai fatto nulla di sua spontanea volontà e si chiese se mai lo avrebbe fatto. In ogni caso si alzò dal letto e osservò gli abiti che il maggiordomo aveva preparato per lui: un abito rosso scuro con delle decorazioni oro e verdi catturò la sua attezione, perciò decise di indossare quello.

Così, dopo essersi preparato per bene, scese e andò nella sala da ballo. Sapeva bene che era in ritardo e che i suoi genitori lo stavano aspettando, ma non gli importò. Era davvero stanco, tutti quegli impegni stavano prendendo il sopravvento su tutto e non aveva mai un attimo per riposare, a parte per gli scorsi trenta minuti in cui si concesse una dormita.

Il principe salutò i genitori anche se troppo occupati a parlare con gli ospiti, fin troppi per entrare nella grande sala. In men che non si dica donzelle con i propri accompagnatori regnavano nella pista da ballo e la musica si udiva a malapena a causa degli schiamazzi degli uomini all'angolo della stanza, venuti lì solo per usufruire delle ricchezze del re e della regina, pronti a bere qualsiasi vino presente mentre commentavano ogni singola donna che gli si presentava davanti.

Ma soprattutto, seduta su un piccolo trono all'estremità della sala, vi era Cindy, la cuginetta di Thomas. Era ovvio che nessuno fosse venuto per lei, bensì per l'aria di festa che avveniva in queste occasioni, ma andava bene così. Cindy era lì con delle sue amiche e sembrava felice. Thomas sorrise, consapevole di non conoscerla, ma era sicuramente bello vederla in tal modo.

Ricordò che lui, ad ogni compleanno, se ne stava nello stesso trono con la differenza che non poteva parlare con nessuno. Non aveva mai avuto dei veri amici, quelli di cui fidarsi e a cui puoi raccontare di tutto. Aveva avuto solo delle brutte esperienze, specie da parte di quei ragazzini che stavano con lui solo per la sua immense ricchezze, perciò si stancò.

Decise di appoggiarsi ad un muro e sorseggiare un po' di vino, osservando gli altri. Non poteva far altro che aspettare che finisse, perciò guardò la bottiglia di vino appoggiata al tavolo lì vicino e pensò "spero di non doverlo bere tutto dalla noia".

Finito di sorseggiare il secondo bicchiere decise di smettere per il momento e di limitarsi ad allontanarsi. Era stufo di quella festa, si stava annoiando e la gente che lo salutava solo perché era il principe gli stava dando abbastanza fastidio. Si diresse verso la biblioteca e chiuse la porta, in modo tale da non sentire quel miscuglio di schiamazzi e musica che stavano facendo male alla sua testa.

Sospirò rumorosamente e alzò lo sguardo, rendendosi conto che quella fu la prima volta in cui fece qualcosa di sua spontanea volontà. Ah, se solo i suoi genitori avessero scoperto che si era allontanato! Prese a sorridere pensando di essere stato imprudente, ma si rese conto che quella sensazione gli piaceva.

Avanzò e osservò gli immensi scaffali e le alte librerie che decoravano quella stanza color giallo sbiadito dove vi erano profumati libri di qualsiasi genere. Era lì che studiava ogni giorno, conosceva quel posto come le sue tasche, ma quella volta fu diverso.

Ad un tratto però sentì cadere qualcosa – probabilmente un libro – e si rese conto di non essere da solo. La dolce sensazione di ribellione ad un tratto svanì, preoccupandosi di essere appena stato scoperto. Si fece coraggio e avanzò verso il suono che tanto lo fece spaventare, convincendosi ad ogni passo che forse era stato solo il vento, o qualsiasi altra cosa.

Con grande sorpresa trovò un ragazzo mai visto prima che riponeva un libro nel suo apposito spazio, che poi si voltò verso il principe e sobbalzò, componendosi subito e facendo un inchino a dir poco imbarazzante. Era un ragazzo biondo, molto magro, con degli abiti di scarsa qualità. Al collo aveva un curioso ciondolo a forma di clessidra.

«S-Salve, Vostra Altezza! Mi dispiace, esco subito! Dovrei essere al compleanno di vostra cugina, ma...»

«Non ti preoccupare. Dimmi, da dove vieni? Non ti ho mai visto agli eventi del regno, specie qui al castello.»

Il biondo esitò e si toccò la nuca, per poi rispondere.

«Vengo da questo regno, ma non mi sono mai piaciute le feste. Sono venuto qui perché i miei genitori mi hanno obbligato, dicevano che forse avrei potuto fare amicizia con qualcuno, ma mi sono rifugiato qui senza pensarci due volte. Se le da fastidio posso tornare alla festa o magari uscire dal castello, la mia presenza non è sicuramente gradita!»

«Non essere sciocco. Sai, anche io sono venuto qui per lo stesso motivo. Come ti chiami?»

Gli occhi del biondo presero a scintillare a tali parole. Non aveva mai incontrato qualcuno simile a lui, neanche lontanamente, e decise di inchinarsi un'altra volta. Annunciò a gran voce il suo nome: Newt. Thomas gli sorrise e si presentò di rimando, anche se sapeva benissimo di essere conosciuto molto bene in tutto il regno. Per la prima volta sentì una strana sensazione al petto, come se fosse puramente felice. Conoscere qualcuno di propria volontà, parlarci... era tutto così nuovo per lui, e così bello.

«Principe Thomas, deve sapere che l'ho sempre ammirata. E' sempre disposto ad aiutare il popolo, nonostante la sua età e le difficoltà del regno. Io e lei abbiamo la stessa età, sembra che abbiamo gli stessi interessi considerato che siamo qui adesso, ma allo stesso tempo sembriamo così differenti.»

«Ammirato? Non faccio nulla che non sia nei miei obblighi. Sono nato qui, perciò devo fare certe cose, che mi piacciano o meno.»

Thomas prese ad osservare il biondo di fronte a lui: aveva le guance leggermente colorate di rosso, ed i suoi occhi splendevano come il sole in una calda giornata di agosto. D'altronde non capì davvero come mai vi era tutta quella ammirazione, faceva soltanto ciò che gli veniva chiesto, tutto qui. Ad un certo punto la porta della biblioteca si aprì e i due videro uno dei maggiordomi entrare, probabilmente per prendere il regalo di Eliza. Sapeva lo aveva nascosto lì, considerato che la piccina non sarebbe mai entrata in biblioteca.

Le paure di Thomas presero nuovamente il sopravvento e si nascose dietro la libreria, prendendo la mano del biondo per trascinarlo lì con lui per poi posare l'altra mano sulla sua bocca per non farlo parlare. Ogni tanto si affacciava per vedere se l'uomo aveva preso ciò che gli serviva, ma inutilmente. Perciò prese a guardare il biondo davanti a lui, al quale era distante solo pochi centimetri, che se ne stava immobile ad osservare il principe con quella sua espressione di adorazione.

Quando il maggiordomo se ne andò e chiuse la porta, Thomas tolse la mano dal viso del biondo e prese anche lui a fissarlo, sentendo di nuovo quella dolce sensazione di calore nel suo petto. Quel ragazzo, visto da più vicino, era davvero bello. I tratti del suo viso lo facevano sembrare un angelo, e dei biondi ciuffi ricadevano sul suo viso. Inoltre la forma delle sue labbra fecero arrossire il principe, che chissà perché, aveva voglia di baciare tutt'un tratto. I due si guardarono ancora per qualche istante, consapevoli di essere ormai soli in quella vuota stanza del castello.

Thomas decise di parlare, anche se ancora distratto da quelle soffici – così gli sembravano alla vista – labbra che il biondo si ritrovava.

«Ti va di allontanarci un po'? Andiamo nella mia stanza.»

Newt annuì, prendendo nuovamente la mano del principe per poi stringerla. Quest'ultimo non obbiettò e la strinse a sua volta, poi iniziarono a correre verso l'uscita della biblioteca. Una volta fuori, Thomas guidò il ragazzo verso le scale e infine nella sua stanza, la quale chiuse a chiave. Arrivati lì i due scoppiarono a ridere, non avendo avuto neanche il tempo di riprendere fiato dalla corsa.

«Principe Thomas...»

«Chiamami Thomas, ti prego. Non sopporto più tutte queste formalità.»

Newt riprese a toccarsi la nuca, poi annuì e si guardò intorno, dimenticandosi completamente ciò che voleva chiedere: la stanza era così spaziosa e le decorazioni sembravano davvero costose! Mai nella sua vita aveva visto una stanza così bella, perciò prese a guardare ogni singolo dettaglio con attenzione, come se volesse fare una fotografia con i suoi stessi occhi.

«Questo posto è...»

«Sì, lo so.»

Newt sorride per un attimo, poi prese a guardare il giardino dalla finestra, illuminato unicamente dalla luce lunare.

«Noi... non siamo una famiglia così ricca. Queste cose ce le sogniamo, però non è colpa di nessuno e va bene così, davvero Se non ci fosse mio padre probabilmente adesso non sarei neanche qui. Lui è amico di un signore molto ricco, che a sua volta è amico del re. Chissà com'è avere questa vita, la Vostra vita.»

Thomas si avvicinò al biondo e guardò anche lui in direzione del giardino, per poi rispondere al ragazzo.

«Ti hanno mai detto che i soldi non fanno la felicità? Credici. Comunque puoi darmi del tu, Newt.»

Newt si voltò verso il principe e lo osservò: aveva lo sguardo perso nel vuoto, come se volesse scappare via, come se fosse stanco di tutto. Non sapeva cosa passasse per la sua testa, ma voleva aiutarlo. Non riusciva a vederlo in quello stato, anche se si conoscevano da poco. Cercò dunque di sorridere e di cambiare argomento.

«Allora posso chiamarti Thomas? Però preferirei darti un soprannome. Che ne dici di Tommy?»

Il principe arrossì talmente tanto che sembrava dello stesso colore del suo vestito. Nessuno lo aveva mai chiamato per nome, e nessuno gli aveva mai dato addirittura un soprannome. Lo aveva trovato carino da parte del ragazzo, e prese a sorridere dolcemente, annuendo con felicità.

«Dunque non sei felice, Tommy? Sai, vorrei davvero essere tuo amico, perciò è meglio se inizi a confidarti con me!»

Thomas ridacchiò a malapena e poi si sedette sul letto, iniziando a parlare e a sfogarsi su tutto. Sulla sua famiglia, sulla sua infelicità lì al castello, sul fatto che non poteva far nulla di sua volontà. Mai ne aveva parlato con qualcuno, e adesso che lo aveva fatto si sentiva molto meglio, ma sembrava sul punto di piangere. Newt si avvicinò e lo abbracciò, facendo arrossire ancor di più il principe. Il cuore di quest'ultimo prese a battere così forte che ebbe paura che l'altro potesse sentirlo, perciò inizialmente si allontanò di qualche millimetro.

«Se vuoi posso venire qui ogni giorno. Beh, magari non entrerò dall'entrata principale ma dalla tua finestra, troverò un modo. Sei il primo amico che ho, perciò voglio fare del mio meglio.»

Thomas lo strinse maggiormente, non fiatando per qualche secondo. Si concentrò sul dolce profumo del ragazzo che sapeva di piante, o forse di un fiore di cui non conosceva il nome.

«Mi farebbe molto piacere, Newt. Vorrei leggere dei libri con te, se lo vorrai anche tu.»

Newt annuì sciogliendo in seguito l'abbraccio per poi osservare nuovamente il viso del principe. L'attenzione di quest'ultimo venne catturata dal ciondolo a forma di clessidra che il biondo portava al collo, perciò allungò la mano verso di essa e prese a giocarci con le dita, sfiorandola più volte. Alzando il viso osservò il volto di Newt, il quale lo stava già osservando.

«Me l'ha regalato mio nonno, che ormai se n'è andato da tempo. Mi ha detto che questa è una collana speciale e che devo stringerla quando desidero stare accanto alla persona che amo, o qualcosa del genere.»

«E funziona?»

«Non lo so... insomma, non ho mai amato nessuno.»

«Capisco, perciò aspetti la tua anima gemella.»

Newt annuì arrossendo lievemente per poi osservare le labbra di Thomas, e quest'ultimo fece lo stesso. I due si avvicinarono facendo sfiorare le loro labbra, prima che il principe appoggiò la mano sul petto del ragazzo per allontanarlo.

«Scusa, scusami, scusa! Non so cosa mi sia preso! Non lo so, io... senti, forse è meglio che vada.»

Newt prese a balbettare e ad arrossire ancor più di prima e fece ridacchiare Thomas, il quale iniziò ad accarezzare il suo viso con cautela. Newt rimase fermo senza spiccare parola, anche se sentiva la mano dell'altro perlustrare tutto il suo viso con le dita. Passò ai capelli, accarezzandoli sempre con cura. Thomas realizzò che forse erano questi ultimi che sprigionavano quell'odore di fiori, perciò si avvicinò ad odorarli. Newt non potè fare altro che rimanere fermo, ormai impaurito da tutto ciò che avrebbe potuto fare. Davvero il principe lo stava toccando in quel modo? Si sentiva sopra le nuvole, si sentiva bene, ed il suo cuore stava battendo all'impazzata.

«Sei molto bello, Newt. Ho visto molte persone in tutti questi anni, dico sul serio, ma mai... mai ho visto qualcuno come te.»

Ancora una volta Newt sentì che doveva svenire da un momento all'altro. Non potè fare altro che balbettare un "Tommy", per poi socchiudere gli occhi quando le dita del principe stavano sfiorando le sue labbra. Si sentiva così fragile, così impotente, non si sentì neanche se stesso. Era come se quel ragazzo in poco tempo lo cambiò, trasformandolo in un oggetto fragile.

«Vediamoci di nuovo, alla prossima festa. Non devi venire qui di nascosto, o ti cacceranno. Voglio vederti ancora, te ne prego.»

«Ma certo, Vostra Altezza.»

Newt sorrise dolcemente al moro per poi avvicinarsi e baciare la sua guancia. Thomas sorrise come mai prima d'ora e, quando sentì qualcuno bussare alla porta, Thomas sobbalzò per poi urlare un "mi sto cambiando, aspetti un istante per cortesia!"

«E' meglio che vada. Però ci vedremo presto, Tommy!»

Thomas a quelle parole non smise di sorridere e si alzò con il biondo, il quale abbracciò di nuovo anche se per pochi istanti. Il principe indicò lui la finestra come unica via d'uscita, spiegando anche come scendere con cautela senza ovviamente saltare e farsi male. Una volta ascoltata tutta la spiegazione, Newt baciò velocemente la punta del naso del principe e lo salutò ridacchiando ad alta voce, per poi scendere e scomparire in men che non si dica.

Thomas rimase fermo per poi voltarsi verso lo specchio lì vicino: esso rifletteva il suo volto sorridente completamente colorato di rosso ed i suoi occhi risplendevano come non mai.


I giorni seguenti sembravano tremendamente lunghi e come se non bastasse a Thomas vennero assegnate diverse mansioni. Tutto gli sembrava così vuoto, così privo di significato e tutto a causa di Newt. Voleva assolutamente rivederlo, questa volta come si deve. Avrebbe voluto uscire e passeggiare con lui per tutto il regno, o magari parlare con lui dei loro libri preferiti. Un giorno chiese al re quale sarebbe stata la prossima festa, ma quest'ultimo non rispondeva o cambiava discorso. In effetti le feste al castello erano rare in quel periodo, specie perché da poco erano passati il Natale ed il Capodanno, perciò tutti dovevano tornare alla solita routine.

Ma era tutto così difficile. Però, che gli potesse piacere o meno, il tempo passò e pian piano il ricordo di Newt si allontanò. Era passato un mese ormai e il principe si arrese dal chiedere al re e alla regina se volessero organizzare una festa.

Un giorno, finalmente, qualcosa accadde.

Erano circa le sette del mattino quando Thomas venne svegliato da un fastidiosissimo rumore proveniente dalla finestra. Aprì gli occhi e rimase ad osservare la parete, ma quel rumore non era assolutamente frutto della sua fantasia, perciò si alzò di fretta e aprì la finestra, cercando di capire da dove provenisse quel rumore. Sotto di lui, poco vicino al giardino, vi era Newt sorridente come sempre che, evidentemente, aveva lanciato dei sassolini per attirare la sua attenzione. Thomas rimase così sorpreso che sul suo viso ora vi era un dolce sorriso, iniziando a salutare il biondo con la mano.

«Tommy! Vieni, ti prego!»

Thomas gli fece segno con la mano di fare silenzio, ma Newt ripetè l'ultima frase ancora più forte, perciò si rese conto di non avere scelta: si vestì velocemente e scese al piano inferiore, per poi uscire e recarsi verso quello splendido giardino.

Ed ecco che di fronte ai suoi occhi vi era nuovamente quel ragazzo biondo che tanto aveva atteso, bello e raggiante come la prima volta.

Newt corse verso di lui e lo strinse a sè, lasciando dei baci sulla guancia e sul collo del principe.

«Cosa ci fai qui?! Ti ho detto che non dovevi venire. Potrebbero scoprirti e prenderti per un ladro o altro! Guarda come sei vestito, sicuramente ti prendono per qualcuno con brutte intenzioni! Newt, devi andartene!»

«Mi mancavi così tanto, Tommy.»

Thomas arrossì leggermente e sospirò, indicandogli una panchina al centro del giardino. Si sedettero lì, tenendo le mani una sopra l'altra. Il vento sfiorava i fiori facendo profumare l'aria fredda di quella mattina, e i due ragazzi se ne stavano lì ignorando il freddo, parlando di tutte le cose successe in quel lungo mese. Thomas infine portò una mano sul volto del ragazzo e lo avvicinò al proprio, facendo combaciare le loro labbra. Rimasero fermi per un po' in quella posizione per poi allontanarsi e baciarsi nuovamente. Continuarono così per qualche minuto senza spiccare parola, ma Thomas voleva certamente dire al biondo che tutto ciò era assolutamente magnifico. Mai aveva provato quella sensazione, si sentiva in paradiso. Era come se il tempo si fosse fermato, come se tutta la sua vita passata fosse solo un periodo da cancellare per sempre, voleva solo vivere a pieno quei minuti in compagnia del ragazzo dal volto angelico.

Quando si allontanarono per riprendere fiato i due si guardarono con aria imbarazzata, ed il vento sfiorò i loro volti deliziosamente colorati di rosso.

«Anche tu mi sei mancato tanto, tantissimo, Newt. Ogni giorno mi sembrava vuoto senza di te. Grazie di essere venuto, ma non credo che potremo vederci ancora per molto.»

Newt arretrò ulteriormente per poi abbassare lo sguardo.

«La mia famiglia non vorrebbe mai, e le guardie sono aumentate. Non sono permessi qui i normali cittadini, e non voglio farti mettere nei guai.»

«Perciò è davvero finita? Ti ho detto che verrei di nascosto, posso farcela!»

«Smettila! Non possiamo e basta, smettila Newt!»

Thomas aveva gli occhi lucidi e spostò lo sguardo verso i fiori che venivano spostati dal vento. Sapeva che potevano riuscirci, sapeva tutto quanto, ma non avrebbe voluto mettere Newt nei guai. E poi non voleva immaginare lo scandalo che si sarebbe creato se si sarebbe venuto a sapere della loro relazione. Quanto avrebbe voluto essere un normale cittadino e non un principe.

Newt non disse nulla ma strinse la mano del ragazzo un'altra volta per poi avvicinarsi e lasciare un soffice bacio sulle sue labbra.

«Farò ciò che ti rende felice.»

Thomas sorrise e rimase in silenzio in compagnia del ragazzo, fino a quando una guardia si presentò vicino l'entrata del giardino. I due la notarono nello stesso istante e decisero di alzarsi e correre insieme, sapendo ormai di essere già stati visti. Corsero fino a quando il loro fiato non cominciò a mancare, perciò si fermarono. Altre guardie ormai erano lì vicino, e correvano verso Newt. Thomas urlò più volte di lasciarlo andare, ma loro lo ignorarono: lo presero e lo allontanarono, fino a quando il biondo non fece qualcosa di assolutamente bizzarro agli occhi del principe. Newt strappò il ciondolo dal suo collo e lo portò alla mano:

«Tommy, afferra la mia mano!»

Thomas non capì le sue intenzioni ma corse verso di lui e strinse la mano contenente il ciondolo della clessidra. Da lì vi fu un bagliore e poi il nero, per tanto, tanto tempo.



Seconda parte.


Quella lunga giornata di marzo iniziò nel peggiore dei modi: pioveva a dirotto e inoltre Thomas aveva dimenticato l'ombrello a casa. Eppure sua cugina glielo aveva detto che avrebbe piovuto, ma come al solito non le prestò ascolto. E adesso si ritrovava lì, sotto la tettoia di un locale abbandonato mentre fissava i suoi jeans fradici, sospirando a gran voce.

D'un tratto la sua attenzione venne rivolta a un locale lì vicino da dove proveniva della musica classica. Decise di correre lì e di entrare, pensando che tutto sarebbe stato meglio di stare a fissare i propri jeans bagnati o il cielo in attesa del ritorno del sole.

In ogni caso, quando entrò, vide diversi ragazzi e alcuni adulti suonare una canzone davvero niente male, ma che di certo non era nei gusti di Thomas. Non appena finirono, un signore presentò il pianista che a quanto pare pareva chiamarsi Newt. Quest'ultimo fece un inchino piuttosto buffo e poi si spostò verso i tavoli, raggiungendo quelli che forse erano i suoi amici.

Thomas decise di rimanere lì e di prendere posto vicino il tavolo in questione, facendo in seguito un fischio alla cameriera. Ordinò una fetta di carne con dell'insalata e, mentre aspettava, notò che il pianista rimase solo. Se ne stava lì a giocare con il telefonino e sembrava parecchio seccato.

Quando arrivò la sua carne, Thomas iniziò a mangiare e ad osservare un altro gruppo di ragazzi esibirsi, stavolta suonando musica rock.

Il moro ordinò una birra e decise di alzarsi per buttarsi nella folla che si era creata in quei pochi minuti: una mandria di ragazzi stavano ballando e bevendo nello stesso momento, mentre altri presero a baciarsi o a scatenarsi in altre maniere.

Non appena finì la bottiglia di birra, Thomas andò verso il bancone per ordinarne un'altra e, quando si voltò, notò che il pianista se ne stava ancora lì da solo a giocare con il telefono con aria annoiata. Decise quindi di avvicinarsi e, dopo aver bevuto un sorso di birra, di parlare:

«Deve essere divertente quel gioco considerato che ci stai giocando da quando sono arrivato.»

«Scusa, ma che vuoi?»

Il biondo alzò lo sguardo e sospirò, tornando a giocare con il telefonino, ma Thomas parlò nuovamente.

«Voglio ballare con te, ti va?»

Newt alzò per l'ennesima volta la testa e fece spallucce per poi alzarsi e dirigersi verso la pista da ballo. Lì i due presero a ballare in modo bizzarro, considerato che nessuno lo sapeva fare come si deve. Thomas bevve ancora e poi offrì la birra al biondo, che la finì in un solo sorso.

«Come ti chiami?»

«Newt.

«Thomas.»

In seguito i due si allontanarono e uscirono dal locale, anche se Thomas iniziava ad avere giramenti di testa. Si era fatta ormai sera – o forse notte – e pioveva ancora come quel pomeriggio, solo che ora i due ragazzi se ne stavano a casa del moro, giusto perché il locale aveva chiuso e volevano passare del tempo insieme. Thomas ricordava a malapena quel giorno, ma Newt... lui lo ricordava benissimo.

Erano arrivati a casa di Thomas e quest'ultimo gli mostrò le stanze, e soprattutto dove si trovava il bagno. "Qui c'è il bagno" lo ripetè almeno cinque volte: sembrava ubriaco, o forse era solo stupido.

Una volta arrivati nella stanza del moro, Newt si sedette sul letto e sospirò osservando il ragazzo che sembrava distratto. Successivamente si distesero entrambi e Thomas si calmò chiudendo gli occhi mentre Newt prese ad accarezzargli i capelli. Non seppe perché lo fece, ma gli venne naturale.

Passarono alcuni minuti in questo modo, fermi sul letto mentre sulla finestra picchiettava la pioggia. Si stava bene, anche se Newt si sentì un po' a disagio: insomma, si trovava a casa di uno sconosciuto!

Thomas aprì gli occhi e iniziò a guardare il biondo, sorridendogli.

«Sei molto bello, lo sai? Quando oggi ti ho visto suonare il piano ti ho trovato bellissimo.»

Newt arrossì e spostò lo sguardo, borbottando un "sei ubriaco, smettila."

Successivamente portò una mano sulla guancia del ragazzo e poi sul collo, accarezzandolo con dolcezza. Notò anche che allacciato a quest'ultimo vi era una collana, perciò fece uscire il cindolo da sotto la felpa ancora bagnata: si trattava di una clessidra con della sabbia colorata al suo interno. Essa stava scorrendo in maniera infinita, come se la sabbia non finisse mai. Era davvero strana, perciò si sentì obbligato a chiedere cosa fosse.

«Non lo so, non ricordo dove l'ho presa.»

«Ma come fa la sabbia ad essere infinita? E' una specie di trucco?»

«In che senso? La sabbia è sempre stata ferma.»

Newt disse l'ultima frase sospirando per poi slacciarsi la collana e portarla alla mano: era vero, la sabbia si stava muovendo, ma avrebbe giurato che mai l'aveva vista muoversi. Ignorando l'avvenuto riprese ad osservare il ragazzo in silenzio, tornando alla situazione precedente.

«Anche tu sei molto bello, Thomas.»

I due si guardarono e Thomas fece il primo passo: si avvicinò ulteriormente per poi baciare il ragazzo. All'inizio lo fece dolcemente e poi, rendendosi conto che gli stava piacendo più del dovuto, lo baciò con passione. I due continuarono così senza spiccare parola, rimanendo in pochi istanti senza maglia. I loro respiri affannati rimbombavano nella stanza del moro, fino a quando Newt non si allontanò per riprendere fiato. Qualcosa non andava. O forse doveva andare così? Thomas fu il primo a parlare, considerato che il secondo sembrava perso nel vuoto.

«Mi sento strano. Come se...»

«Come se fosse già successo?»

I due si guardarono e iniziarono a parlare lentamente, cercando di ricordare. Si chiesero se si fossero visti al supermercato, a scuola, al museo, al cinema, o in qualsiasi altro posto. Si chiesero così tante cose che diventò quasi un gioco, infatti iniziarono a ridere e a dimenticare la situazione in cui si trovarono.

«Però ne sono sicuro, ti ho visto da qualche parte, e sono sicuro di averti baciato.»

«Anch'io ho avuto questa sensazione.»

Thomas riprese in mano la collana e ci giocò con le dita, fino a quando Newt non notò qualcosa di molto strano: la sabbia al suo interno si era fermata. Non appena lo fece notare al moro, i due cercarono di farla funzionare di nuovo muovendola in ogni modo possibile ma senza risultati.

«Credo si sia rotta, forse riprenderà a funzionare.»

«Non essere stupido, Tommy.»

«Tommy? Non mi piace questo soprannome.»

Newt ridacchiò e si rese conto di avere la mano sopra quella di Thomas, la quale giocava ancora con quella clessidra. Ad un certo punto, però, Newt svenne. Non vide il nero, anzi, vide tutto ciò che visse o, come pensava lui, ciò che sembrava un sogno con Thomas al suo interno. Eppure sembrava così reale, come se avesse davvero vissuto quelle situazioni. Quando quelle visioni finirono, Newt si risvegliò piangendo. Vide Thomas fare la stessa cosa, dunque si guardarono. Cosa era appena successo? I due si avvicinarono ancora piangendo ed il biondo portò la sua mano sul volto dell'altro, accarezzandone le soffici labbra mentre sussurrava una frase: «Avrei voluto renderti felice per davvero, Tommy.»





Note di Morgana:  Eccoci alla fine di questa one shot dedicata a una delle mie ship preferite, i newtmas. Dedico questa poesia a Sara, una mia cara amica che, come me, ama questi  due e piange con me perché sono fin troppo preziosi insieme. Spero che sia stato di vostro gradimento, lasciate pure una recensione!

   
 
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