Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: motrebla    30/06/2019    3 recensioni
La nostalgia rappresentava, di conseguenza, la ciliegina sulla torta di questo piano di sabotaggio ai danni di quest'amore mai esistito e del desiderio non realizzato: la mia psiche aveva trasformato la mancanza di amore in perdita d'amore.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nostalgia canaglia

 


 


 

Era una calda notte di fine giugno. Nel giro di poche ore, quella mattina, l'estate era esplosa in tutta la sua potenza, come se si fosse preparata per mesi per dimenarsi in quel preciso istante. Era da tutto il giorno che, probabilmente anche per via del caldo così improvviso e inaspettato, mi sentivo come se fossi in un'altra dimensione. Complici del caldo erano anche l'alcol della sera precedente e il riposino pomeridiano che non ero solito fare. Questo mix di novità e sensazioni mi aveva portato ad una sorta di stato delirante.

Lo schermo del mio cellulare segnava quasi le due del mattino, l'ora del delirio per eccellenza. Afferrai tabacco, cartine corte e filtri, e nel giro di pochi secondi girai una sigaretta – quelle industriali a Londra costavano troppo. Aprii la porta che dava sul corridoio esterno che collegava i vari appartamenti dell'ultimo piano del condominio. Indossavo solo un paio di pantaloncini da tennis, ma faceva comunque un caldo tremendo. Anche fuori sembrava di stare in una sauna. Le pareti di cemento rilasciavano il calore che avevano accumulato durante la giornata, come se stessero sudando. Io, alla stessa maniera, avevo la fronte e le guance rigate da gocce di sudore, accarezzate dalla brezza tiepida.

Accesi la sigaretta e poggiai i gomiti sulla ringhiera del palazzo. Ammirai la vista, che era l'unico aspetto positivo dell'appartamento in cui vivevo. Vedere i grattacieli e le luci perennemente accese mi dava sempre speranza. Era come se il paesaggio mi volesse sussurrare che mi trovavo in una città piena di possibilità, nel caso me ne fossi mai dimenticato.

Abbassai lo sguardo e vidi nel parchetto sotto casa una coppia di giovani, che avranno avuto all'incirca ventitré anni. Erano seduti una sopra l'altro su una panchina, in mezzo alle altalene e ai giochi per bambini, e si baciavano intensamente. Scenari come quello mi facevano sempre sghignazzare: trovavo curioso e quasi comico il contrasto tra un qualcosa di così infantile e innocente, come le altalene, e, dall'altra parte, un qualcosa di così sensuale e profano, come la coppia di ragazzi. Come se mi avesse letto nel pensiero e volesse accrescere la comicità della situazione, la ragazza sparì in mezzo alle cosce del ragazzo. Osservai per qualche minuto la scena: non c'era malizia nel mio sguardo, ma solo del genuino divertimento.

Decisi di regalare ai due un po' di privacy, e spostai lo sguardo al cielo: ogni volta che guardavo in alto ripetevo dentro di me che sì, questa volta avrei visto le stelle. Ma a Londra le stelle non si lasciavano mai guardare. Al loro posto c'era uno strato di dense nuvole grigiastre che ricopriva quasi interamente la volta celeste. Le stelle, per qualche strana ragione, avevano sempre il potere di farmi sentire in compagnia. Osservandole, la mia immaginazione si metteva in moto e costruiva storie di mondi in altre galassie e popoli lontani. Ma non essendo visibili, il mio muscolo immaginativo era come anestetizzato. E così iniziai a dissertare internamente sulla mia solitudine.

Come mi accadeva spesso, mi ritrovai ad annaspare negli abissi della nostalgia, che immagino di un colore simile a quello dei nuvoloni di Londra, con delle striature violacee. La nostalgia è, come l'amore, un sentimento estremamente versatile ed ambivalente: può assumere connotati positivi e scaturire sorrisi e sospiri di piacere, ma, per quanto mi riguarda, nell'ultimo periodo mi rattristiva e basta. Mi mancavano i miei amici, mi mancava il mare di fronte a casa, mio fratello, mia nonna, il mio cane, il mio letto spazioso, le lenzuola sempre pulite, l'aria fresca, il frigo pieno. Mi abbandonai a queste immagini per qualche minuto, con gli occhi lucidi. Poi una nuova immagine si insinuò nella mia mente, ma questa volta non era logica come quelle precedenti. Ora mi mancava la persona amata. Fin qui tutto regolare, penserà il lettore. È un pensiero comune. Il problema è che non avevo mai amato nessuno, e non avevo mai avuto una relazione amorosa con nessuno. Mi mancava qualcosa che non avevo mai avuto. Scossi la testa, come per scacciare quel pensiero che, ai miei occhi, appariva così inutile. “Smettila, stupido”, mi rimproverai, sibilando. Come era possibile che mi mancasse un amore sconosciuto? Da dove scaturiva questa nostalgia? Riflettei a lungo, e capii che alla base c'era sicuramente un desiderio insoddisfatto. Un desiderio che, oltre ad essere insoddisfatto, era anche stato da me seppellito nelle profondità della mia interiorità, perché rappresentava una sorta di minaccia. Una minaccia perché si trattava di una necessità così costante che, se non l'avessi tenuta a bada come un cane feroce, con guinzaglio e museruola, mi avrebbe probabilmente consumato fino ad annientarmi. La nostalgia rappresentava, di conseguenza, la ciliegina sulla torta di questo piano di sabotaggio ai danni di quest'amore mai esistito e del desiderio non realizzato: la mia psiche aveva trasformato la mancanza di amore in perdita d'amore. Mi faceva rimpiangere qualcosa che non era mai successo come se, al contrario, fosse stata l'esperienza più reale di tutte. Ingenuamente, mi chiesi il perché di questo piano malefico, ma la risposta era evidente: sapere di non avere più con sé qualcosa, o qualcuno, e quindi provare nostalgia, è decisamente meglio del sentimento che si prova quando si riconosce che si ha perduto in partenza. Perdere in partenza significa fallire miseramente, e a nessuno piace fallire. Nostalgia significa che qualcosa, per un qualche lasso di tempo più o meno breve, c'è stato.

Ritornai a guardare la coppia nel parchetto. La ragazza era ancora inginocchiata tra le gambe del ragazzo, che le teneva la testa tra le mani e godeva con il volto verso l'alto. Il mio sguardo divertito aveva ormai abbandonato il viso, ed aveva lasciato il posto a due occhi iniettati di odio e invidia. Lanciai la sigaretta ancora accesa verso la panchina dove stavano seduti i due, come nel disperato tentativo di incendiarli. Mi girai bruscamente, aprii nuovamente la porta e la sbattei alle mie spalle, tornando nell'appartamento. Dalla camera vicino alla mia sentii i miei coinquilini, una coppia di olandesi, svegliarsi e borbottare. Poco dopo i borbottii vennero sostituiti da teneri baci. Avevo il mal di stomaco. Mi accasciai pesantemente sul letto e mi addormentai sbuffando e piangendo, con la faccia nel cuscino.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: motrebla