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Autore: Kakashi_Haibara    01/07/2019    0 recensioni
L'errore di un padre ha trasformato la vita del figlio in una tempesta senza fine, piena di tormenti e domande.
Ma la luce di una persona allevierà ad Arthur Kirkland il peso della vita, trasformandola in una dolce melodia di colori, proprio come il sole al tramonto.
(Dal IV Capitolo)
- Francis... Tu sei p.. padr- balbettò Arthur non riuscendo nemmeno a finire decentemente la frase per quanto assurda gli suonasse.
- Ti prego, prima di dire qualunque cosa, fammi spiegare! - eppure non c'era nulla da spiegare. La realtà era quella, davanti agli occhi dell’ultima persona che Francis avesse mai pensato di incontrare mentre era insieme ai propri figli.
{FRUK, accenni di Spamano, AusHunPru, GerIta} [FACE Family] (Prologo prescindibile per il momento)
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

Tra risate e azzuffate

 

- Che cosa?!

Un grido di sorpresa si levò in aria facendo ammutolire tutti i presenti nella classe, che smisero di fare ciò in cui erano occupati poco prima per girare lo sguardo verso colui che aveva appena urlato. Per pochissimi attimi aleggiò il silenzio per tutta l'aula.

- C-come diavolo è possibile?! Ho... Ho preso 75% al test di letteratura inglese! - esclamò Arthur con la voce tremolante per l'eccitazione e la meraviglia. Anche le mani che stringevano il foglio del test che avevano fatto due settimane prima tremavano tutte.

Francis scoppiò immediatamente in una fragorosa risata andando a cingere il collo dell'inglese con il braccio. Arthur era talmente estasiato dalla bellezza del voto che non si preoccupò nemmeno di togliersi di dosso il francese. - Hai visto? Tutto grazie ai miei preziosi insegnamenti!

- Sei stato bravo, Kirkland. Cerca di non abbassarti il voto con i prossimi test. - lo schernì Mrs. Collins, guardando poi Francis. - E tu non ridere troppo, Bonnefoy! Ti sei rovinato la media! - e gli lasciò tra le mani il suo compito.

Ah, un 60% al pelo... Beh, non c'era da meravigliarsi. Non aveva studiato un granché per quel compito da quanto era stanco la sera precedente. Si era addormentato sul libro cinque minuti dopo aver messo a letto i bambini e se n'era accorto soltanto la mattina del giorno seguente. Tutto ciò che gli rimaneva in testa era solo quello che aveva spiegato ad Arthur in biblioteca.

Antonio gli diede una gomitata affettuosa sul fianco, ridendo. - Coraggio, Francés! Non ti demoralizzare. Sei comunque andato meglio di me! - e gli mise davanti al naso il suo bellissimo 36% scritto in penna rossa sul lato destro del foglio.

I due amici scoppiarono a ridere divertiti. - Tonio, sapevo che facevi schifo, ma non avrei mai pensato che potessi prendere un voto così basso!

Francis diede un'occhiata alla figura di Arthur che era ancora rimasto imbambolato a fissare il proprio voto. Era buffo in quello stato. Sicuramente diecimila volte meglio di quando lo insultava o lo criticava per qualunque cosa. Quando era felice sembrava quasi che mettesse da parte i problemi che gli affollavano la mente durante il giorno e quel cipiglio arrabbiato che tanto lo faceva sembrare un uomo di mezza età con un grande e triste passato alle spalle. Alzò le spalle sorridendo a quell'insolito paragone che gli era venuto in mente e tornò a sedersi al proprio posto.

 

 

Al suono della campanella che segnava l'inizio dell'intervallo, Francis ed Antonio schizzarono fuori dall'aula per raggiungere Gilbert, la cui classe era in fondo al corridoio, proprio davanti alle scale. Questo non appena li vide, corse incontro ad Antonio, serrandogli il  braccio intorno al collo in una morsa energica. - Finalmente oggi mi fai vedere in quale classe si trova il famoso “Mi amor Romano Vargas”! - lo prese in giro mentre scendevano le scale, imitando una delle solite frasi dello spagnolo di quando fantasticava sull'italiano.

- Non scherzare, Gil! Se ci vede quello ci ammazza! -. Antonio era arrossito tutto d'un colpo solo a sentire il nome dell' “uomo della sua vita”, come lo chiamava lui.

Francis lo giudicò semplicemente adorabile.

Quei due si conoscevano da una vita ed Antonio era da sempre innamorato di lui, ma non era mai riuscito a confessare alcun sentimento. Un po' era colpa del caratteraccio di Romano, che nessuno riusciva a spiegarsi come Antonio riuscisse a sopportare, ma soprattutto lo spagnolo diventava timidissimo in sua presenza, cosa assai rara essendo sempre estroverso con tutti.

Finite le scale, percorsero il corridoio delle classi del quarto anno fino ad arrivare a quella dell'italiano. Si sporsero mettendosi uno sopra l'altro, affacciandosi il meno possibile dalla porta per non farsi notare.

- Eccolo! - bisbigliò Antonio indicando con lo sguardo la figura di un ragazzo che era intento a chiacchierare con delle compagne. Dall'espressione non sembrava molto interessato all'argomento, sembrava più che altro che lo avessero costretto a conversare.

Era magro, molto magro. Francis conosceva bene i suoi due fratelli minori e rispetto a loro, Romano sembrava non mangiasse da giorni. A parte questo, aveva due bellissimi occhi tra il verde chiaro e l'ambra, i capelli castani con un buffo ciuffo sul lato destro (tipico della famiglia Vargas) e due orecchini neri ai lobi delle orecchie.

Il suo viso era perennemente corrucciato e ce l'aveva letteralmente con il mondo intero. Sarebbe potuto essere carino come i suoi fratelli se solo avesse migliorato il carattere e l'alimentazione.

In quel momento gli si avvicinò Mikael Maes*. Era l'esatto opposto di Romano: un ragazzo alto e biondo, decisamente di bell'aspetto, un dongiovanni come Francis che rubava cuori a qualunque ragazza incontrasse. Era di animo mite e sempre disponibile con tutti, nessuno lo aveva mai visto arrabbiarsi, al contrario di Romano, il suo migliore amico. Non si separavano mai. Mikael conosceva tutto di Romano e questo tutto di Mikael. Insomma, un bell'avversario per Antonio! Ma Francis non credeva che l'italiano avrebbe mai distrutto la sua amicizia con il biondo per mettersi con lui. Ammesso che a Romano piacessero gli uomini...

Non appena la sua testa accennò a girarsi dalla loro parte, i tre ragazzi si tirarono indietro contemporaneamente, attenti a non farsi vedere.

Francis si mise una mano davanti alla bocca nascondendo un ghigno. - Ti piace proprio, eh Tonio?

Gilbert scompigliò i capelli all'amico, elargendogli un grande sorriso. - Vai da lui e farai colpo in un attimo!

Antonio si sentì piuttosto in imbarazzo in quella situazione e non poté nascondere il viso che piano piano si stava imporporando. - Non adesso, dobbiamo tornare in classe! E poi magari è impegnato con Mikael! O peggio! Magari è etero!

- Chi è impegnato con chi? - disse una voce alle loro spalle.

Per poco Antonio non urlò per lo spavento e, non appena si voltò, il suo viso, se possibile, diventò ancora più rosso nel vedere la minuta figura di Romano davanti a lui, accompagnato da Mikael. - Romano! Stavamo proprio per andarcene... 

- Devi smetterla di pedinarmi, bastardo! E' la terza volta in una settimana che ti vedo! - sbraitò l'italiano tirando un pugno in testa al povero Antonio.

Dopodiché li superò tutti e tre, dirigendosi verso il fondo del corridoio, probabilmente per andare in bagno, insieme a Mikael, il quale rivolse un sorriso ai tre amici per scusarsi dell'atteggiamento brusco dell'amico.

- Ah, quanto è bello... - aggiunse Antonio estasiato massaggiandosi la testa con la mano, seguendo la figura di Romano che si allontanava con lo sguardo.

Francis scosse il capo ridendo ed incamminandosi per le scale per tornare in classe.

- Non ti capirò mai, Antonio! Quel ragazzo ti tratta malissimo e tu lo assecondi come un cagnolino. - borbottò Gilbert alzando gli occhi al cielo.

- E' l'amore, Gil, non sottovalutare il suo potere! - gli disse Francis continuando a ridacchiare.

Francis però non sapeva propriamente cosa volesse dire amare qualcuno. I sentimenti che aveva provato per Saran erano stati forti, ma non sapeva se fosse amore. Anche per le altre ragazze che aveva avuto aveva provato un sentimento, ma non amore. L'ultima a cui aveva dimostrato tutto il suo affetto era stata Lien Chung, una ragazza cinese* della classe di Gilbert. Era dolcissima, ma dopo due mesi si erano dovuti lasciare per... Problemi personali di entrambi.

Invece quello di Antonio poteva essere definito amore. Quel ragazzo avrebbe fatto qualunque cosa per Romano pur di farlo felice.

Francis non sapeva se sarebbe mai arrivato a quel livello.

- Guarda che so cos'è l'amore! - sbottò Gilbert facendo un salto per finire gli ultimi gradini della rampa. - E ce l'ho proprio davanti. - ed indicò con lo sguardo la professoressa di storia Elizabeta Hèdervàry. Una donna affascinante, sui ventiquattro anni, dai lunghi e morbidi capelli castani, lievemente ondulati, e due occhioni verdi che ispiravano dolcezza. Nonostante l'apparente aria pacata, però, sapeva essere terrificante quando si arrabbiava e Gilbert lo sapeva bene. Si conoscevano da quando erano bambini e certe volte gli era difficile considerarla la sua professoressa invece che l'amica d'infanzia di cui era perdutamente invaghito.

Non appena i tre ragazzi incrociarono il suo sguardo, si fermò sorridendogli dolcemente. - Buongiorno, Gilbert. Spero tu abbia studiato per il test di storia... Perché hai studiato, vero?

Gilbert fece schioccare la lingua sul palato. - Vedrà! Per lei studio sempre, Mrs Hèdervàry.

- Non mi sembra dai tuoi voti passati...

- Ah! Quelli sono una vecchia storia! Non contano! Giorno nuovo, vita nuova, no? E poi sono comunque dei voti magnifici, come me! Piuttosto, stasera esci con me per una birra! Non lo facciamo da tanto!

Elizabeta sospirò, come se quello fosse un argomento discusso più e più volte. - Gilbert, ora sono una tua insegnante, non posso più fare le cose che facevo un tempo insieme a te da ragazzina.

- Dai, non farti pregare! Possiamo uscire ancora un'ultima volta! Per divertirci!

- Tu, Gilbert, non farai proprio niente. - si aggiunse una voce placida, ma che velava una vena di irritazione. - La campanella è appena suonata, sbaglio o dovresti essere in classe? - si avvicinò al gruppo Roderich Beildschmidt*, professore e direttore del corso musicale della scuola, marito di Elizabeta e fratello maggiore di Gilbert. Questo non appena lo vide fece una smorfia di disgusto mista a rassegnazione. Ormai il passatempo del fratello era diventato quello di rompergli l'anima ogni santo giorno a scuola.

I due sembravano odiarsi a morte, erano talmente diversi che non riuscivano ad andare d'accordo. Erano come l'acqua e l'olio. Roderich era calmo e rigido, non si scomponeva mai se non per mettersi a posto gli occhiali sul naso, mentre Gilbert era l'esatto opposto, chiassoso e in perenne movimento.

- Sì, professore. - grugnì il minore cacciandosi le mani nelle tasche dei pantaloni ed avviandosi verso la propria classe, seguito poco dopo da Elizabeta.

Roderich spostò lo sguardo sui due rimasti. - Anche voi. E Francis, oggi pomeriggio devi esserci alle prove, d'accordo? Sei un componente importante per la classe.

Il francese annuì e tornò in classe con Antonio.

Questo cercò in tutti i modi di sorvolare la questione di Gilbert e suo fratello e di tornare a parlare della sua disperata situazione con Romano. - Allora, re dell'amore, cosa mi consigli di fare con lui? Vorrei dichiararmi, ma mi vergogno! - disse un po' sconsolato, appoggiandosi al proprio banco.

La classe era ancora quasi vuota, gli studenti rimasti in bagno o alle macchinette sarebbero tornati da lì a poco.

- Antonio! Sei sempre stato estroverso con tutti, com'è possibile che con lui diventi un coniglietto? Non avere paura, chiediglielo con calma. - gli rispose il francese dandogli una pacca sulla spalla.

- Quindi... Sei gay. - la voce lievemente sorpresa di Arthur interruppe la loro discussione. Era entrato in classe proprio in quel momento.

Fu Francis a rispondere, conosceva Antonio, non gli piaceva rivelare la sua omosessualità ai quattro venti. - E anche se fosse? Ti crea problemi? - forse il suo tono risultò un po' troppo aggressivo, ma non gli importava più di tanto se era per difendere il suo amico.

Arthur non avrebbe mai voluto rispondere male per una faccenda così delicata, anche perché non aveva assolutamente alcun problema, gli faceva solo strano sapere che un suo compagno fosse omosessuale, ma il tono di Francis non gli piacque affatto e rispose involontariamente a tono. - Potrebbe crearmi problemi. - disse aspramente avvicinandosi al francese.

- Beh, allora fatteli passare, perché Antonio non cambierà solo per te.

- Perché non fai parlare lui e ti scaldi così tanto? Per caso lo sei anche tu?

Francis ghignò. - Potrebbe e comunque non verrei a dirlo ad un dannato razzista inglese e per giunta scemo!

Eh, no. Questo era troppo per Arthur. Poteva insultarlo quanto voleva, quel maledetto francese, ma distruggere il suo onore da inglese? No, non l'avrebbe permesso. Per di più non era affatto razzista, che diamine! Prese Francis per il colletto della camicia avvicinandolo al proprio viso adirato. Francis era più alto, ma Arthur era più forte. - Ripetilo, se hai il coraggio, lurido, viscido, pervertito mangia lumache.

- Sei un dannato razzista ingl-

Non riuscì a terminare la frase che gli arrivò un pugno dritto sullo zigomo che gli fece voltare la testa di lato. Non si aspettava una mossa simile, non da Arthur. Era sempre stato un po' nevrotico, ma arrivare addirittura alla violenza!

Si tastò con le dita la guancia dolorante, notando poi con disgusto che era riuscito persino a farlo sanguinare. - M-mi hai colpito... Mi hai colpito la faccia! - balbettò scrollandosi di dosso le mani dell'inglese.

- Te lo sei meritato, brutto cretino! Così la prossima volta imp-

Non fu concesso neanche a lui di finire la frase che subito incassò un pugno dritto sull'occhio sinistro. Arthur barcollò all'indietro andando a sbattere contro il proprio banco.

- Ah! Allora non sei così debole, francesino!

I due ragazzi diventarono subito un groviglio di mani, braccia e gambe che si scontravano senza tregua sotto gli sguardi perplessi dei, fortunatamente, pochi presenti.

Antonio cercò in tutti i modi di separarli, ma proprio non ne volevano sapere di smetterla: Arthur, ben più forte e allenato del francese, riuscì a buttarlo a terra e a mettersi a cavalcioni su di lui, pronto ad assestargli qualche colpo. Francis dal suo canto non seppe come schivare tutti i pugni, ma per lo meno riuscì a levarsi di dosso l'inglese con una gomitata dritta allo stomaco.

Soltanto l'intervento di Antonio e di un altro compagno di classe riuscì a fermare la loro lotta.

Il compagno, Abel Maes*, prese per le spalle Arthur togliendolo dal corpo di Francis, il quale intanto era stato bloccato dall'amico.

- Smettetela subito! Verrete sospesi se vi vede un insegnante! - Abel strattonò bruscamente Arthur che non ne voleva sapere di smetterla di darne di santa ragione al francese.

Francis invece sembrò calmarsi, evidentemente più stanco e più ferito di Arthur per poter continuare. Ma questo non gli impedì di lanciare all'inglese delle occhiate di fuoco per avergli sfregiato il viso e soprattutto per aver giudicato Antonio.

Dopo qualche attimo di silenzio, Arthur riuscì a liberarsi dalla morsa di Abel, ma non si fiondò di nuovo su Francis. Si diresse furibondo, sbattendo la porta dell'aula, verso il bagno per sciacquarsi il viso e soprattutto per non vedere più la brutta faccia di quel dannato francese.

- Francis, hai esagerato... Non te la dovevi prendere così tanto – disse Antonio, sentendosi un po' a disagio per il fatto che i due ragazzi avessero litigato per colpa sua.

- Non ho esagerato! Lui ti ha insultato! - però quella frase suonò strana anche a lui. Effettivamente, Arthur non aveva detto nulla di male contro Antonio, aveva risposto a tono soltanto all'intimidazione di Francis. Si massaggiò una guancia sospirando affranto.

- Sarebbe stato terribile se mi avesse detto “Che schifo che fai!” “Sei proprio la feccia dell'umanità!” lanciandomi addosso acqua santa chiedendo perdono per i miei gravi peccati, ma non l'ha fatto. Anzi, è stato... Gentile fino a che non l'hai provocato. - lo spagnolo gli posò una mano sulla spalla. - Dovresti andare a scusarti.

Francis fece una smorfia di disappunto. - Neanche morto! Ha cominciato lui, che venga a scusarsi per primo! - sbuffò un'altra volta incamminandosi verso la porta. - Vado in infermeria.

 

 

L'occhio sinistro di Arthur continuò a pulsargli e a fargli male per tutto l'arco della giornata. Non poteva nemmeno toccarlo da quanto gli faceva male. E non aveva nemmeno avuto tempo di posarci sopra un po' di ghiaccio, dato che in infermeria c'era Francis che non voleva assolutamente vedere.

Diamine, perché li avevano fermati? Avrebbe continuato a pestare quel francese per tutto il giorno solo per togliergli quell'orribile sorriso malizioso che aveva sempre stampato sulla faccia! E che cosa aveva avuto il coraggio di dire dopo il primo pugno? “Mi hai colpito la faccia”!! Non poteva essere serio! Era talmente idiota da preoccuparsi solo della faccia?! Roba da matti! E si era pure permesso di lamentarsi di non aver cominciato lui! Ah, se se lo fosse ritrovato di nuovo davanti...

- Maledetto francese dei miei stivali!! - Arthur diede un ultimo calcio circolare con il tallone al suo avversario, mandandolo definitamente al tappeto.

L'istruttore Sadiq Adnan soffiò nel suo fischietto indicando con la mano il giovane inglese. - Vince Arthur! Wow! Che grinta! A cosa pensavi per scatenare tutta quella forza? Sei stato bravo, ma nelle prossime settimane miglioreremo quel calcio.

Arthur annuì tornando a sedersi con la schiena contro il muro e bevve qualche sorso dalla sua bottiglietta d'acqua.

I ragazzi si stavano allenando per i campionati autunnali di karate che si sarebbero svolti nel mese di novembre, così un giorno alla settimana creavano dei tornei “amichevoli” tra di loro per dimostrare le proprie capacità e vedere cosa migliorare. In realtà non erano del tutto amichevoli. Per i ragazzi era l'ora giusta per potersele dare di santa ragione, specialmente se vi erano dispute in sospeso. Arthur quel giorno aveva superato i quarti di finale ed era ormai in semifinale. Il prossimo avversario sarebbe stato Antonio. Lanciò un'occhiata allo spagnolo che si stava asciugando il viso sudato con il suo asciugamano. Stava sorridendo, magari si era completamente dimenticato della lotta di quella mattina tra lui e Francis. Questo dubbio venne immediatamente confutato non appena i loro sguardi si incrociarono per un attimo ed Antonio si affrettò a distoglierlo da quello glaciale dell'inglese.

Non era arrabbiato con Antonio, no di certo, la colpa era solo dell'idiota francese, ma il fatto che quei due fossero amici non aiutava Arthur a non essere arrabbiato anche con lui.

- Siamo alle semifinali! Arthur, Antonio, forza! - urlò l'istruttore Adnan richiamandoli dalla loro breve pausa.

I due ragazzi si misero uno davanti all'altro, fecero il saluto inchinandosi e non appena videro il segnale che dava il via alla lotta, misero davanti a sé i pugni, saltellando sul posto, pronti ad attaccare o a difendersi.

Dopo un paio di finte e tentativi di attacco andati a vuoto, Antonio cominciò a parlargli. - Mi scuso a nome di Francis. Non voleva essere così maleducato...

Arthur rispose freddamente. - Non mi serve che lo faccia tu. Voglio sentire la sua voce mentre si scusa. Magari in ginocchio, sarebbe stupendo!

- Arthur, ascoltami, conosco Francis, è un bravo ragazzo, ha reagito così solo perché voleva aiutarmi, non voleva realmente offender-

In un solo istante Antonio si ritrovò con la schiena a terra ed il braccio di Arthur, chinato su di lui, sul suo collo. L'istruttore fischiò di nuovo indicando Arthur come vincitore. Questo fece un lieve sospiro. - So cosa vuoi dire e lo capisco. Ma finché non sarà lui a scusarsi, non lo farò nemmeno io. - si alzò e gli porse una mano per poterlo rialzare. Lo spagnolo la afferrò con forza facendo leva con l'altro braccio posato sul pavimento per alzarsi.

Arthur sbuffò sonoramente per la stanchezza, ma la dovette accantonare per un attimo non appena si ritrovò davanti il suo avversario finalista: Gilbert. Diamine! Quel ragazzo era un mostro di forza! Specialmente quando era arrabbiato e in quel momento... Sì, sembrava decisamente arrabbiato e proprio con Arthur. Sembrava che le sue iridi rosse volessero prendere fuoco.

Non appena l'istruttore fischiò, il tedesco partì all'attacco come una furia. - Hai ferito il bel faccino di Francis, ma adesso te la vedrai con me!! - e un calcio frontale con il tallone dritto sull'occhio sinistro già dolorante lo mise al tappeto in un modo vergognoso.

 

Non prese il ghiaccio per l'occhio. Non ne aveva avuto il tempo, di nuovo. Difatti, sua madre gli aveva telefonato pregandolo, in un modo un po' più gentile della volta prima, di andare a prendere Peter a scuola.

Una volta arrivato, gli fece un po' dispiacere non aver trovato il bambino della volta scorsa. Il suo nome era... Alfred, esatto. Gli sarebbe piaciuto rallegrarsi la giornata con i modi buffi del bimbo. Avrebbe tanto voluto anche scusarsi con il suo eventuale fratellino per non averlo minimamente considerato.

Ma forse era meglio così, perché da come rideva il fratello per i lividi che aveva sulla faccia, Arthur avrebbe scommesso che anche quel piccoletto pestifero lo avrebbe deriso senza esitazione.

- Sei ancora più brutto così, lo sai?? - esclamò Peter ridendo a crepapelle.

- Ma la vuoi smettere?! Vorrei vedere te in un corso di karate con un energumeno fatto solo di muscoli e niente cervello!

Arthur era esasperato, non ce l'avrebbe fatta a sopportarlo per altri dieci minuti di camminata per arrivare a casa.

Chissà se avevano dei medicinali da qualche parte... Magari in bagno. Ne dubitava. Nessuno si preoccupava più di vedere cosa ci fosse e cosa non ci fosse in quella villa. Sbuffò spostandosi con il palmo della mano una ciocca di frangia dal viso.

Poco prima di svoltare l'angolo gli penetrò nelle orecchie una vocina assordante. - Mi dispiace, papà! Non mi ricordavo di averlo lasciato in classe!

- Come si fa a dimenticarsi dello zainetto? Ah, non fa niente, lo andiamo a riprendere, ma tu devi stare più attento! - questa voce era più grave, adulta. Aveva un non so che di familiare. Anzi tutte e due gli sembravano familiari, eppure l'ultima... L'ultima la conosceva bene! Ma non poteva essere...

Svoltato l'angolo, sentì tutto il sangue scendergli dalla testa fin sotto i piedi alla vista di ciò che si presentò davanti ai suoi occhi a seguito delle parole appena sentite.

- Tu?!

- A-Arthur? - la voce di Francis Bonnefoy si incrinò appena per la sorpresa e probabilmente la sua espressione era mille volte più scioccata di quella dell'inglese, pietrificato davanti a lui. E ci credeva!

Arthur non poteva credere a quello che si stava stagliando davanti ai suoi occhi: Francis Bonnefoy, il suo compagno di classe diciannovenne, il suo acerrimo nemico, se così lo si poteva definire, il ragazzo più bello della scuola che tutti reputavano perfetto, con più relazioni alle spalle che anni di vita, con una famiglia e vita perfetta, la ricchezza, fama e bellezza fatte persona, ora era esattamente a sessanta centimetri davanti a lui con una bimba e un bambino in braccio ed un altro che gli tirava il bordo del cappotto per attirare la sua attenzione, completamente rivolta in quel momento all'inglese. Il fatto più eclatante era che quegli stessi bambini lo avevano appena chiamato “papà”.




Angolo Dell'Autrice
Buongiornissimo cari lettori!
Mi sono divertita un mondo a scrivere questo capitolo! Credo sia il migliore scritto fino ad ora xD
Comunque, come avrete potuto notare, 1)Sono di una lentezza esasperante a pubblicare, 2)non capisco proprio una ceppa di karate e ho letteralmente sparato parole e movimenti a caso per la scena del "combattimento". Se qualcuno ne sa meglio di me, mi dia ripetizioni, vi prego! T^T
*I nuovi personaggi sono tanti! Abel e Mikael Maes sono rispettivamente Olanda e Lussemburgo (adoro quest'ultimo, è il mio personaggio preferito dopo Francia), Lien Chung sarebbe Vietnam, ma dato che è la sorella di Cina ho dovuto trasformarla in cinese! xD e poi Austria ha il cognome di Gilbert perchè sono fratelli... Obviously.
Va bene! Come al solito questo spazio è più lungo del capitolo stesso, quindi ora mi dileguo!
Mi scuso per il ritardo e alla prossima! Bye, aru! ^^

   
 
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