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Autore: bik90    02/07/2019    1 recensioni
Eleonora gemette mentre chiudeva la conversazione. Non poteva credere che fosse accaduto davvero. Lentamente scivolò per terra e iniziò a piangere sotto gli occhi di Martina.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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<< Cazzo, Claudia! >> esclamò Eleonora mentre andava a lavoro << Sono giorni che ti scrivo e provo a chiamarti! >>.
<< Scusami, sono stata molto impegnata >> rispose la sorella in tono piatto.
La verità era che la sua vita faceva schifo, non riusciva ad affrontare Tommaso e aveva interrotto qualunque tipo di comunicazione con Ilaria nonostante vivessero sotto lo stesso tetto ormai. Non riusciva nemmeno a guardarla in faccia, ogni volta si ritrovava a sovrapporre la sua situazione a quella della più piccola. E provava un senso di nausea mai avvertito prima.
<< Hai qualche novità? >>.
<< Potresti anche chiederle come sta >> fece Davide apparendo alle spalle << Sai, un po’ di sana conversazione tra sorelle >>.
Eleonora lo allontanò con un gesto della mano e continuò a camminare.
<< Nessuna >> rispose semplicemente Claudia sollevando gli occhi al cielo.
Non aveva alcun desiderio di mettersi a litigare anche con lei nonostante il menefreghismo che stava dimostrando. Possibile che la contattasse solo per sapere della situazione di Andrea Molarte? La sua famiglia non contava improvvisamente più niente? Lei non contava più nulla?
<< Ma come nessuna, Cla! >> continuò la maggiore << E’ un mese che stiamo aspettando notizie. Possibile che Marina ancora non abbia richiesto la custodia del bambino? >>.
L’altra entrò nel bar per fare colazione e avrebbe voluto chiuderle il telefono in faccia per avere un po’ di tregua. Eleonora in quei giorni era stata particolarmente assillante.
<< Eleonora >> affermò Claudia tenendo fermo il telefono tra il collo e la clavicola mentre cercava il portafogli nella borsa << Ti prego >>.
<< Ti prego cosa? >> fece la sorella passandosi una mano tra i capelli << Ti ho chiesto solo di informarmi su questa cosa, non mi sembra di aver preteso la luna! >>.
Davide la guardò storto per la sua ultima esclamazione, ma lei non se ne curò. Claudia, invece, si ritrovò a stringere la mano a pugno con forza.
<< Ho passato dei giorni di merda e tu l’unica cosa che sai fare è chiedere di quel bambino! Grazie per esserti preoccupata anche di me! Visto che è la tua unica preoccupazione, ti farò sapere entro stasera! >>.
Riagganciò senza nemmeno aspettare una risposta e bevve il suo caffè macchiato tutto d’un sorso. L’attimo dopo corse in bagno a vomitare.
Eleonora dall’altra parte del cellulare, non aveva nemmeno ascoltato lo sfogo della sorella. Era così presa dai suoi pensieri e dalle sue ansie che, nel momento stesso in cui Claudia le aveva detto di non avere novità riguardo al bambino, aveva smesso di sentirla. Notando che la comunicazione si era improvvisamente interrotta, si limitò a una alzata di spalle e un sospiro. Stava per varcare la soglia del suo posto di lavoro quando, riflesso sul vetro della porta, vide l’immagine di Davide alle sue spalle. Tremò un attimo solo. Quel giorno indossava un pantaloncino di jeans e una polo rossa. Gli occhi scuri erano coperti dai suoi Ray-Ban a specchio.
<< Lo sai che ti stai assentando dalla realtà? >> le disse.
Eleonora sbuffò e la gonna che quella mattina aveva vorticò mentre entrava.
<< E’ un mese che non fai altro che ripetermi sempre le stesse cose >>.
<< Ed è altrettanto tempo che mi ignori >> ribatté il ragazzo << Come se non esistessi! >>.
<< Ma tu non esisti, Davide! >> esclamò l’altra << Non sei reale! >>.
<< Sono nella tua testa e non sono lui. Non dovresti nemmeno chiamarmi in quel modo >>.
Eleonora annuì senza aggiungere altro. Lo vedeva solo lei ed era quasi piacevole osservarlo gironzolare con quella sua classica espressione menefreghista. Era come tornare ad avere diciotto anni. Ma aveva ragione Davide. Mentre si crogiolava nei suoi ricordi adolescenziali e pensava al futuro di Andrea, perdeva di vista la realtà. Le sfuggivano le cose che fino a quel momento erano state basilari per lei, come, ad esempio, far sentire Martina la cosa più bella che avesse mai avuto. Lo sapeva, ne era cosciente, però non faceva niente per risollevarsi. La morte del suo amico aveva annullato la persona che era diventata tornando a farla essere quella che era stata finché l’altro non aveva eretto un muro di silenzi. Agitò una mano davanti a sé come per scacciare una mosca invisibile e provò a concentrarsi sul lavoro. Anche quello, ultimamente, era stato accantonato. Aveva appena finito di pensarlo che Valérie le si avvicinò convocandola nel suo studio. La ragazza alzò gli occhi al cielo mentre non era vista seguendola.
<< Adesso sono uccelli senza zucchero >> mormorò Davide che aveva alzato gli occhiali da sole sulla testa.
<< Tutto bene, Eleonora? >> le domandò la donna mentre richiudeva la porta.
Indugiò un attimo di troppo sulle gambe dell’altra e sulle balze della sua gonna prima di tornare alla sua scrivania. Spostò vari documenti che stava controllando e aspettò che Eleonora si sedesse.
<< Valérie, io… >> iniziò la più piccola ben sapendo che il richiamo era più che giustificato.
A casa aveva una montagna di manoscritti che avrebbe già dovuto aver letto e valutato, non aveva ancora visionato la copertina e la quarta di pagina del suo libro e non aveva preso appuntamento con un autore di una collana di libri che loro avevano pubblicato per il suo nuovo lancio.
<< Mi avevi detto che stavi affrontando una brutta situazione, che c’era qualcosa che avevi lasciato a casa in sospeso >> la interruppe Valérie guardandola seriamente << Ti ho dato del tempo, ho spiegato a mio padre la situazione; ma Eleonora è passato un mese >>.
Davide emise un lungo fischio.
<< Lo so >> ammise l’altra abbassando gli occhi sulla scrivania.
<< Sei distratta, non porti a termine niente. Credi che non abbia notato che Marc ha svolto anche il tuo lavoro alcune volte? >>.
Eleonora si morse il labbro inferiore. Era vero, il suo amico l’aveva tratta d’impaccio un paio di volte e lei lo aveva a malapena ringraziato.
<< Che ti succede? Perché non ne parli con me, almeno? Potrei aiutarti se me lo permettessi >>.
Valérie la vide passarsi una mano tra le ciocche bionde a disagio e, anche se aveva impostato il discorso sul piano professionale, desiderava davvero sapere cosa le stesse accadendo.
<< Cos’è che ti turba? >>.
<< Ma sì, certo >> fece Davide incrociando le braccia al petto << Sfogati con lei >>.
Alzò un sopracciglio di chiara ironia nella sua direzione. Eleonora strinse entrambe le mani a pugno posate in grembo e fece un respiro profondo.
<< Mi serve qualche giorno, Vale >> disse infine tornando a guardarla negli occhi.
L’incredulità che lesse nel suo sguardo era talmente palese da poter essere toccata. La donna si appoggiò allo schienale della sua sedia girevole e arretrò di pochi centimetri dalla scrivania.
<< Mi stai prendendo in giro? Ti ho appena detto che… >>.
<< So cosa mi hai detto >> la interruppe Eleonora << Ma mi servono >>.
<< Tu cosa?! >> esclamò sconvolto il ragazzo spalancando le braccia << Eleonora, no! Non pensarlo nemmeno! >>.
Valérie la fissò a lungo tornando ad avvicinarsi. Poggiò un gomito sulla scrivania e su di esso posò il mento.
<< Te lo ripeto, Eleonora >> rispose << E’ uno scherzo? Ti ho già dato tutti i giorni che ti era possibile prendere. E ne vorresti altri? Per cosa, poi? Un fine settimana fuori con Martina? >>.
<< Martina non c’entra, andrò da sola. Lei probabilmente si arrabbierà anche >> fece l’altra << Scalali dalle mie ferie, non importa. Valérie, è importante. Devo tornare a casa >>.
<< Le ferie ci servivano per fare quel viaggio che Martina tanto desiderava! Non possiamo farle una cosa del genere! >>.
Eleonora lo scacciò come se fosse una mosca fastidiosa cercando di far passare quel gesto come naturale.
<< Per favore >> continuò la ragazza << Ti prometto che dopo tornerà tutto come sempre >>.
<< Stiamo perdendo un mare di soldi, lo sai vero? Se non approvi la copertina del tuo libro, la stampa è ferma e tu vuoi tornare in Italia adesso? >>.
<< Farò gli straordinari quando tornerò, promesso. Qualunque cosa, ma per favore ne ho bisogno >>.
<< Non puoi tornare a casa con i giorni delle ferie! Martina non approverà mai una cosa del genere! >> urlò Davide provando ad attirare l’attenzione.
Valérie si lasciò andare a un sospiro. Avrebbe davvero voluto indagare ulteriormente su quel “qualunque cosa” e strane fantasie presero vita nella sua mente mentre cercava di apparire seria e risoluta.
<< Va bene >> disse infine << Cinque giorni. Non uno di più >>.
A spingerla ad accettare era stata la consapevolezza che sarebbe riuscita a mettere screzio nella coppia essendo la sua partenza solitaria. Martina non avrebbe gradito e sarebbe potuto essere motivo di litigio.
<< Mi basteranno, te lo prometto >>.
Eleonora si alzò in piedi, pronta ad andar via, ma Valérie la afferrò per il braccio risolutamente.
<< Mi raccomando >> mormorò semplicemente << Almeno prima di andar via passa a ritirare i biglietti per l’evento di gala! Non so davvero quante volte te l’ho detto. Sono rimasti solo il tuo e quello di Martina, tutti li hanno già presi >>.
 
Quando rincasò, sapeva perfettamente che sarebbe stato un argomento spinoso da affrontare con Martina, ma non poteva certamente evitarlo.
<< Ci ucciderà >> disse Davide incrociando le braccia << E non avrai mai affrontato il vero motivo della mia creazione >> aggiunse indicando se stesso.
<< Piantala, come sei melodrammatico >>.
Il ragazzo la guardò alzando un sopracciglio.
<< Vuoi dire siamo melodrammatici >>.
Eleonora sbuffò alzando gli occhi al cielo. Posò la sua ventiquattrore sul divano e si diresse verso la sua compagna in cucina. Martina era al telefono con la sorella, lo capì da come rideva.
<< Sei completamente cotta, lo sai? >> stava dicendo la più piccola << Possibile che questo tizio sia così bello? >>.
<< Tu non potresti mai comprendere al cento per cento >> le rispose Alice ridendo.
<< Questo è ovvio >> fece l’altra voltandosi. Mormorò un saluto a fior di labbra a Eleonora e tornò alla conversazione << Almeno ha un nome? Oppure è uno di quelli belli e dannati di cui non si sa mai niente? >>.
Eleonora si sedette sullo sgabello osservandola e inclinò leggermente la testa senza smettere di osservarla.
<< Già, è proprio bella >> commentò Davide poggiando entrambi i gomiti sulla penisola.
<< Davvero >> rispose l’altra con un sorriso ebete sul viso.
Nonostante gli anni trascorsi insieme, Martina aveva ancora il potere di farla sentire la stessa diciottenne che l’aveva fatta innamorare. La sua compagna salutò Alice e posò il cellulare sul bordo del lavello, in un equilibrio precario che Eleonora le aveva sempre rimproverato.
<< Ehi >> disse abbracciandola e baciandola << Scusa, problemi d’amore tra sorelle >>.
<< Alice ha conosciuto il suo principe azzurro? >>.
<< Puoi tergiversare quanto vuoi, ma sappiamo bene che alla fine dovrai dirglielo e non ne sarà felice >>.
<< Si sta vedendo con un tipo >> rispose Martina girandosi tra le sue braccia prima di allontanarsi di qualche passo << Un certo Emanuele Orlandi, dice che è bellissimo >>.
<< Piantala, Davide >>.
<< Mi stai ascoltando, Ele? >>.
<< Certo >> mentì l’altra.
<< Sei crudele, non abbiamo sentito proprio un bel niente >> fece il ragazzo con aria seria.
<< A te com’è andata a lavoro? >>.
Si voltò verso la più grande notando il silenzio che ne era seguito.
<< E’ successo qualcosa? >> continuò.
Eleonora si morse il labbro inferiore prima di alzarsi.
<< Ho ritirato gli inviti per il gala >> iniziò prendendo l’argomento alla larga << E… >>.
<< E cosa? >>.
<< E ho chiesto dei giorni >>.
Martina la fissò inarcando il sopracciglio.
<< Per fare cosa? >>.
<< Io… devo tornare a casa >>.
<< Ecco, abbiamo appena sganciato la bomba >> fece Davide alzando le mani << Sia chiaro, io non c’entro niente! >>.
Le parole di Eleonora ebbero l’effetto di un pugno in pancia.
<< E’ uno scherzo?! >> domandò speranzosa. Vedendo, però, che la ragazza non rispondeva, perse le staffe << Ma che cazzo, Eleonora! Ancora per lui? Ancora questa storia? Perché, cazzo, non riesci ad andare avanti?! >>.
<< Ho bisogno di parlare con Marina, devo sincerarmi che andrà tutto bene. Ho bisogno di sapere che Andrea starà da lei >>.
<< Ma non è un problema tuo! >> urlò l’altra << Il figlio del tuo amichetto non è un problema nostro! >>.
Eleonora serrò la mascella involontariamente.
<< Ha ragione >> le disse Davide con quel suo solito modo di fare << Non puoi darle torto >>.
<< E’ una cosa che devo fare, Martina >>.
La vide sospirare e appoggiarsi al vetro dell’ampia balconata. Avrebbe voluto urlare e strepitare ancora, ma a cosa sarebbe servito? Eleonora non avrebbe cambiato idea. E lei la amava anche per la testardaggine che dimostrava nelle situazioni più assurde. Scosse il capo e si voltò a guardarla.
<< Avviso i miei che arriverai domani >> disse semplicemente.
La più grande arrossì a quelle parole. Non aveva riflettuto su dove avrebbe pernottato e rimanere dai coniugi Capasti senza Martina le sembrava fuori luogo.
<< Pensavo che avrei potuto… >>.
<< Cosa, Eleonora? >> la bloccò l’altra inarcando un sopracciglio << Ti ascolto >>.
<< Dormire da… Claudia? >>.
L’espressione che fece la più piccola le fece comprendere che qualcosa le stava sfuggendo.
<< Ma che cazzo dici? >> esclamò Martina << Da Claudia? E come dato che sta vivendo momentaneamente da tua madre? >>.
Eleonora strabuzzò gli occhi.
<< Quando è successo? >> fece sconvolta.
<< Come cazzo fai a non ricordartelo! Ci ha chiamate una volta per dircelo! >>.
<< Ci sono problemi con Tommaso? >>.
<< Non lo so, non ha voluto dirci altro! Ma da quanto tempo non la senti? >>.
Davide scoppiò a ridere.
<< Avanti >> disse << Diglielo che l’hai chiamata stamattina! >>.
<< Non mi ricordavo assolutamente di questa cosa >>.
<< Come di tutto il resto, ormai >> concluse Martina.
 
Claudia guardò quelle pareti che per tanti anni aveva visto e le parve che i visi sulle foto, in particolare il suo, appartenessero a persone mai conosciute.
<< Te la ricordi la gita in Francia? >> domandò Beatrice sedendosi accanto a lei sul letto e riferendosi al mosaico di foto che aveva.
Claudia annuì mentre prendeva il tè freddo che l’amica le stava porgendo e un sorriso le sfiorò le labbra. Ultimamente l’unica cosa positiva era la sua migliore amica. Avevano studiato a Roma insieme, lei giurisprudenza mentre l’altra ingegneria, e dopo la laurea Claudia era tornata a casa principalmente perché Tommaso aveva l’industria di famiglia da seguire. Beatrice, invece, era rimasta nella capitale e al momento lavorava per l’Ariston. Si guardarono negli occhi e brindarono come se fosse alcol.
<< Mi sembra passata una vita >>.
<< In effetti, lo è >> disse l’amica sedendosi a gambe incrociate e posando la schiena alla pediera del letto.
Quella era la posizione nella quale si sistemavano quando avevano problemi di cuore e adesso, a distanza di anni, erano ancora lì. Non si erano mai perse, semplicemente il lavoro in due città diverse le aveva portate a non vedersi come prima. Ma si sentivano spesso e per questo Beatrice sapeva della situazione dell’altra. Claudia non le aveva solo detto quello che combinava Ilaria, d’altronde non erano affari suoi.
<< Trovo che tuo padre si stia riprendendo alla grande >> commentò Claudia riferendosi al fatto che l’uomo si fosse rotto il femore un mese e mezzo prima.+
<< La consapevolezza che mio fratello tra poco lo renderà nonno gli ha dato la spinta a non mollare >> fece l’amica sorridendo << Sei dimagrita, Cla >> aggiunse arrivando direttamente al fulcro della questione.
Beatrice si era presa dei giorni che le spettavano per delle ferie mai effettuate e ne aveva approfittato per tornare a casa. Lo faceva ogni volta che poteva, ma quella volta in particolare le premeva vedere Claudia personalmente. Immaginava che l’avrebbe trovata a pezzi, però non così tanto. La ragazza che le stava di fronte era fortemente dimagrita, due occhiaie che nemmeno il trucco potevano celare le cerchiavano gli occhi e un’aria di stanchezza le aleggiava intorno.
<< E’ una situazione stressante, Bea >> rispose Claudia. Che senso avrebbe avuto mentirle? << Non posso nemmeno assentarmi a lavoro >>.
<< Perché? Dovresti prenderti dei giorni. Ti stai logorando >>.
L’altra scosse il capo.
<< Sto seguendo una causa di maltrattamento su minore e non posso cederla a qualcun altro. Il mio capo potrebbe spararmi altrimenti >>.
Beatrice abbozzò un nuovo sorriso e le accarezzò il viso. Aveva seguito passo dopo passo la storia d’amore dell’amica con Tommaso consigliandola e supportandola. Anche lei ci aveva creduto. E aveva pianto quando, mentre erano in vacanza, il ragazzo le aveva chiesto di sposarla diventando poi la sua testimone.
<< Lo so che è difficile, ho visto nascere e crescere la vostra storia d’amore, ma… >>.
<< Sai Bea >> la interruppe Claudia osservando il bicchiere che aveva in mano << Qual è la cosa che mi fa più male? Non il suo tradimento, non mia madre che vorrebbe che facessi finta di niente; bensì il suo menefreghismo. È passato oltre un mese da quando sono andata via e non mi ha mai fatto nemmeno una telefonata. Non ha mai cercato di mettersi in contatto con me. Cosa siamo? Separati? In pausa? Sta continuando a scopare con la sua segretaria? Possibile ch’io non meriti di dare un nome a tutto questo? >>.
Beatrice la fissò in silenzio ponderando le parole da usare. Dirle che aveva ragione e che la pensava esattamente come lei non l’avrebbe aiutata. Si sporse verso di lei per accarezzarle dolcemente i capelli.
<< Se non lo fai lui, Claudia >> le disse << Perché troppo immaturo e privo di spina dorsale, allora spetta a te >>.
La ragazza annuì una sola volta prima di scoppiare in lacrime.
<< Mi sento così stupida >> mormorò coprendosi il viso << Io lo amo ancora >>.
L’altra non aveva dubbi sul fatto che fosse vero. Conosceva Claudia da quando avevano dodici anni e sapeva quanto grande fosse l’impegno e l’entusiasmo che metteva in ogni cosa. Non si sarebbe sposata così presto se non ci avesse creduto davvero, non sarebbe tornata a Gaeta se non avesse creduto in un futuro insieme. A Roma le era stato offerto un tirocinio più che pagato presso un rinomato studio legale, ma lei aveva rifiutato accontentandosi di uno piccolo e locale pur di iniziare la loro vita da marito e moglie. Forse era stato folle credere che avrebbe funzionato e che non avrebbero trovato ostacoli sulla loro strada. Beatrice si morse la lingua per quel pensiero e stava per tentare di consolarla, quando il volto dell’amica sbiancò. Claudia scattò in piedi coprendosi la bocca e corse verso il bagno. Beatrice la seguì interdetta da quel malore improvviso.
<< Scusami >> sussurrò Claudia riapparendo sulla soglia della porta << Io… non so che mi prende. È una cosa che va avanti da un po’ >>.
L’amica assottigliò gli occhi incrociando le braccia sul petto e si appoggiò allo stipite della porta.
<< Non è che… >>.
<< E’ un periodo stressante, Bea. Tutta questa situazione… >> la bloccò sul nascere Claudia comprendendo dove volesse arrivare << Non c’è altro >>.
<< Hai fatto un test? >> chiese la ragazza inarcando un sopracciglio.
La vide scuotere il capo.
<< Non posso essere incinta, non è possibile >>.
<< Perché non lo avete mai fatto oppure è solo una tua speranza? >>.
La ragazza allora si ricordò di quella volta, prima di tornare da Fulvia, quando era così avvolta dal dolore da non riuscire a pensare ad altro. scosse il capo subito dopo come se potesse scacciare l’evento dalla sua mente.
<< Perché no! Non può capitare adesso! >>.
<< Allora non avrai problemi a fare pipì sul bastoncino che andrò a comprare in farmacia >>.
Claudia la guardò con aria implorante, ma sapeva bene che quella tecnica con la sua migliore amica non aveva mai funzionato.
<< Resta qui >> disse semplicemente << Torno subito >>.
 
Ilaria fissava l’App del suo cellulare con una strana apprensione. Salutò l’ultima cliente della giornata e tornò a guardare la data segnata di rosso. Il suo ciclo era in ritardo di una settimana e a lei, che prendeva la pillola, non era mai successo. Sicuramente la situazione che aveva vissuto con Daniele e Riccardo non era stata delle più semplici, ma aveva accantonato il barman per continuare la sua relazione seria e costante con l’altro. Riccardo a volte poteva sembrare ancora infantile e immaturo, ma sicuramente l’amava e voleva costruire qualcosa insieme a lei. Il fatto stesso di aver messo l’offerta di lavoro a Ginevra in stand-by significava molto. Se poi considerava anche che sua sorella si ostinava a ignorarla come se fosse invisibile a casa, qualche giorno di ritardo poteva essere più che normale.
Qualche giorno, pensò, Non un’intera settimana.
A preoccuparla maggiormente era il fatto che, nel marasma di accaduti che si era succeduti senza un attimo di tregua, lei avesse dimenticato per un giorno la pillola. Un solo, insignificante e inutile giorno. Si morse il labbro inferiore e chiuse l’applicazione cercando di non pensarci. A molte sue amiche era capitato di dimenticare anche per più di una volta la pillola e non era mai accaduto niente, non poteva essere lei la più sfigata.
<< Tutto bene, Ila? >> le chiese gentilmente il suo capo notando le rughe di preoccupazione.
Lei lo fissò per un attimo.
<< Ho un ritardo di una settimana >> gli disse.
<< E c’è la possibilità che tu sia incinta? >> domandò lui come se fosse normale.
Ilaria avrebbe voluto mettersi a urlare per la frustrazione. Renato non poteva comprendere l’ansia e l’agitazione che stava provando.
<< Sì >> rispose secca.
Mentire al ginecologo non avrebbe cambiato le carte in tavola.
Lo vide infilarsi un nuovo paio di guanti e farle cenno di sedersi sul lettino.
<< Vuoi che verifichiamo? >>.
La ragazza ingoiò a vuoto diverse volte.
<< Di cosa hai paura?! >> scherzò l’uomo << Non ti morde mica >> aggiunse con una risatina.
Ilaria si alzò in piedi mentre il cuore minacciava di esploderle nel petto.
<< Hai dimenticato qualche volta la pillola, vero? È per questo che sei così agitata? >>.
L’altra si limitò ad annuire.
<< Non sarebbe proprio il momento giusto per un bambino >> mormorò avvicinandosi.
Soprattutto perché non saprei chi sia il padre, aggiunse a se stessa, E questo sarebbe un problema non indifferente.
<< Beh >> iniziò il ginecologo << Puoi sempre pensare a… un’altra via >>.
Ilaria sapeva che stava alludendo all’aborto. Renato non lo praticava nel suo studio, ma era comunque tenuto a farlo presente alle sue pazienti. Storse il naso e alzò la maglietta. Preferiva molto di più pensare che non ci fosse nessun bambino nella sua pancia. Il gel freddo la fece sobbalzare e si ritrovò a pensare che sembrava esattamente come tutte le signore e ragazze che si trovava a far accomodare in sala d’aspetto. Piene d’ansia, con un pizzico di isteria e i dubbi più stupidi ad attanagliare la mente. Guardò lo schermo anche se non vedeva realmente niente. Sul viso di Renato emerse un leggero sorriso. Con l’indice della mano libera indicò un punto più chiaro.
<< Ecco >> disse semplicemente << Al momento è una piccola sfoglia di cellule >>.
Il cuore di Ilaria perse un colpo.
<< Vuol dire che… >> non riusciva nemmeno a dirlo.
<< Sei di cinque settimane circa >> rispose l’uomo << E da quello che vedo è tutto a posto >>.
Le diede della carta per pulirsi e le stampò l’ecografia.
Il cuore della giovane donna minacciava di scoppiarle nel petto. Ilaria prese incerta quelle fotografie in bianco e nero e le guardò. Nonostante la situazione, un lieve sorriso le increspò le labbra. Quel mucchio di cellule era suo figlio, o per lo meno era l’embrione di ciò che sarebbe stato. E lei pensò che mai avrebbe voluto perderlo.
 
Uscì dalla doccia e la prima cosa che liberò dal mollettone furono i capelli che le ricaddero morbidi sulle spalle. Si guardò allo specchio e pensò che l’indomani aveva l’aereo presto. Alle sue spalle, quasi di colpo, apparve Davide. Sobbalzò voltandosi di colpo.
<< Esci! >> esclamò << Sono nuda! >>.
Il ragazzo si voltò dall’altra parte.
<< Scusa, non sono io che decido quando apparire! >> rispose mettendosi anche una mano sugli occhi.
Eleonora fece un gesto con la mano come se potesse scacciarlo e si recò in camera da letto. Non ebbe il tempo di reagire. Le labbra di Martina si posarono sulle sue con una sorta di irruenza che solitamente non aveva mai avuto. Si specchiò nei suoi occhi e vi lesse tanta voglia di normalità. Era da quando erano tornate dal funerale che non avevano un momento di intimità. La più piccola le aveva dato il suo tempo e il suo spazio, mettendo da parte i suoi bisogni e i suoi desideri, aspettandosi da parte dell’altra un riavvicinamento. Cosa che, però, ancora non era accaduta. E adesso Eleonora sarebbe tornata a Gaeta, con tutto il suo bagaglio di emozioni e ricordi. Lei la voleva lì con sé e sperò che quel gesto fosse compreso dalla maggiore. Le baciò il collo inserendo una mano sotto l’asciugamano e le accarezzò dolcemente la pelle.
<< Sai di buono >> le sussurrò in un orecchio sentendola gemere.
<< Dovremmo davvero lasciarci andare >> mormorò Davide << Sai, dimenticare i problemi e goderci quello che abbiamo >>.
Eleonora spalancò gli occhi e avrebbe voluto mettersi a urlare.
<< Vattene >> mormorò usando la mano sinistra per scacciare il suo senso di colpa.
<< Come? >> fece Martina fermandosi di botto.
<< Non… non parlavo con te… >> affermò la più grande rendendosi conto di come sarebbe passata quella parola per la sua ragazza.
Martina alzò un sopracciglio e posò una mano sulla porta dove l’aveva fermata, accanto al suo viso per poterla guardare negli occhi. Eleonora si morse il labbro inferiore a disagio.
<< Scusa >> disse.
Aveva perso il conto di quante volte lo avesse detto.
<< Certo, se credi che possa bastare >> disse Davide alzando le braccia al cielo << E’ incazzata nera >>.
<< Stai pensando a lui, vero? >> domandò la ragazza.
Non c’era bisogno di nominarlo per sapere a chi si stesse riferendo. Eleonora non rispose e quel silenzio equivalse a una risposta. Si staccò dall’altra con rabbia e si voltò. La maggiore la vide serrare i pugni e sentì distintamente lo stomaco andarle sotto i piedi. Allungò una mano verso la sua spalla.
<< Parlale, cazzo! >> sbottò il ragazzo << Così non fai altro che peggiorare la situazione! >>.
Martina si scostò dal suo tocco in malo modo e perpetuò nel darle le spalle.
<< Stanotte dormi sul divano, Eleonora >> le disse semplicemente.
<< Marty, io non… >>.
L’altra si voltò e i suoi occhi erano lucidi per il pianto imminente. Eleonora si sarebbe strappata i capelli per quello che le stava facendo, eppure rimase ferma a fissarla. Lei era la sua ragione, ciò per cui aveva mollato tutto, la sua scelta, ma in quel momento non riusciva a consolarla, a farla sentire al sicuro come aveva sempre fatto. Si sentì inutile.
<< Non la aiuti in questo modo >>.
Sapeva che Davide aveva ragione, sapeva quanto dolore le avesse appena procurato; per lei, però, quel silenzio era quasi consolatorio. Martina afferrò un cuscino e una coperta porgendoglieli in silenzio. Eleonora si limitò a prenderli, senza smettere di osservarla.
<< Ora esci >>.
<< Non uscire! >> esclamò Davide << Restiamo con lei, parliamole! Non andiamo via lasciandola in questo modo. Noi la amiamo >>.
Ma tutto quello che la più grande desiderava in quel momento era il silenzio, sia fuori che dentro la sua testa. Uscì dalla stanza senza proferire parola andando a sistemarsi sul divano. Si sdraiò osservando il soffitto. Il volto di Davide fece capolinea nella sua visuale. Sbuffò provando a guardare il lampadario.
<< Non puoi fare così, lo sai? >>.
<< Credo che tu abbia combinato abbastanza guai per stasera. Sparisci adesso >>.
<< Io? >> fece l’altro con aria incredula << Fino a prova contraria sei stata tu! Io te l’ho detto di parlare! Ti do sempre buoni consigli che non accetti mai! >>.
Eleonora si voltò senza rispondergli.
<< Ci sarà un motivo, non credi? Tu non esisti >> mormorò infine.
<< Ma esisto nella tua testa! Tu mi hai creato! >>.
<< E adesso vorrei solo che non ci fossi! >>.
Davide si zittì a quelle parole.
<< Ecco >> disse Eleonora chiudendo la conversazione << Grazie >>.
 
 
 
  
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