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Autore: Jadis_    02/07/2019    0 recensioni
Due mondi stanno per incontrarsi: l'arrivo di una ragazza tra le mura di Hogwarts scombussolerà tutto il mondo magico.
Dal testo:
"La tempesta si stava calmando, permettendole di vedere meglio il sentiero, ma allo stesso tempo condannandola allo scoperto. Il cavallo cedette di schianto, facendola volare dalla sella, e mandandola con la faccia nella neve gelida: si era rotto una zampa. "Maledizione!" urlò, battendo i pugni per terra. Si rimise in piedi e si scrollò di dosso la neve, ma ormai parte dei vestiti era bagnata. "
Crossover tra "Le Cronache di Narnia " e "Harry Potter"
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Voldemort
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Lettera
 


Alexandra non riusciva nemmeno più a guardarsi allo specchio da quando la verità le era piombata di colpo addosso. Faceva ancora fatica a credere di essere la nemesi del mago più famoso e amato di tutti tempi: Merlino. L'uomo che in passato le aveva distrutto la vita per ironia della sorte poteva essere la sua unica speranza. Non aveva idea di quanto fosse potente sua nonna, né di quanto fosse grande il suo esercito: l'aiuto da parte di quella sottospecie di stregone, quindi, non era da buttar via, anche se avesse dovuto inghiottire l'orgoglio, cosa assai ardua per lei.
Strinse i pugni al punto di far sbiancare le nocche e infine sospirò, cercando di buttar fuori tutta la tensione che aveva in corpo ormai da diversi giorni. Osservò poi gli oggetti che Aslan aveva lasciato per lei: i sigilli di Narnia e Charn, la bacchetta di sua madre, la spada dei re della terra di Narnia e la scatolina nera che ancora non aveva avuto il coraggio di aprire, così come la lettera che vi era legata insieme.
Si mise seduta sul letto e con la mano tremante afferrò la pergamena, staccandola piano dalla scatolina nera. Prese un bel respiro e l'aprì lentamente, come se da un momento all'altro avesse potuto prendere fuoco. Riconobbe subito la scrittura precisa e chiara di sua madre, così come la lingua in cui era stata redatta: narniano antico. Tentò di tranquillizzarsi e poi iniziò a leggere, immersa nello strano silenzio del dormitorio dei Grifondoro.
    

    
Jadis riconobbe subito quei passi lenti e pesanti che si facevano strada all'interno della Sala del Trono. Rimase a testa bassa, con lo sguardo rivolto verso il pavimento in marmo, che le rimandò un riflesso deformato della figura appena entrata nella stanza. L'odore di fiori di gelso le punse il naso, portandole alla mente vecchi ricordi che scacciò subito dalla mente.

"Per una volta hai mantenuto la tua parola" esordì Ingrid con aria di sufficienza.

Hilda alzò la testa, ma rimase inginocchiata. "Non dovreste dubitare mai della mia parola, madre."

Jadis non poté far a meno di esprimere il suo disgusto in una smorfia contratta. Sua sorella era rimasta il solito cagnolino ubbidiente.

"Lasciami da sola con lei" ordinò la donna con severità.

Hilda annuì e fece cenno anche ai suoi soldati di uscire, ma non poté far a meno di lanciare un'ultima occhiata alla strega inginocchiata in terra prima di abbandonare la stanza.
    

    
"Anna!" esclamò la ragazza, non trovando più la sorella dietro di lei.

"Sono qui!" rispose una rossa di capelli, comparendo dalla porta laterale. "Dobbiamo andarcene. Tremotino non si fermerà finché non ci avrà uccise" aggiunse.

"Non possiamo lasciare il nostro regno..."

"Elsa, non abbiamo scelta. Torneremo a salvare Arendelle. Da morte serviamo a poco."

La bionda guardò la sorella e poi il portale davanti a sé. 
    

    
Il silenzio che seguì fu lungo e pesante. L'unico rumore furono i passi di sua madre che le girava intorno, squadrandola da capo a piedi.

"Avete finito di ammirarmi, madre?" domandò con ironia la strega bianca.

"Temevo che avessi perso l'uso della parola" rispose a tono la donna.

"Per vostra sfortuna, no" alzò la testa Jadis.

"Leggo il solito odio nei tuoi occhi."

"Certe cose non cambiano mai!"

"Già… sei sempre stata dalla parte di tuo padre."

"Non dovreste nemmeno osare nominarlo! So che l'avete ucciso voi!"

"Era un dannato incompetente! Ho costruito un impero senza di lui!"

"Sicuramente era più saggio di voi!"

"Non credo che sarebbe felice di vederti qui ai miei piedi,non pensi? Con la tua resa mi hai consegnato Charn per sempre."

"Siete troppo sicura di voi."

"Eri l'unica che poteva fermarmi. Tua figlia è solo una mocciosa!"

"Mia figlia è la vera regina di Charn!"

"E una ragazzina dovrebbe impensierirmi? È solo una tua pallida copia."

"Scommetto che non sapete nemmeno che aspetto abbia."

"So che è la tua copia" disse subito Ingrid, con un sorriso trionfante sul volto.

Jadis la guardò per un secondo e poi scoppiò a ridere.

"Cosa c'è di così divertente?!"

"Hai dei pessimi informatori. Mia figlia non mi somiglia affatto."

La donna si morse il labbro dalla rabbia: l'avrebbe fatta pagare cara a Voldemort e ai suoi Mangiamorte per quell'informazione sbagliata. Prese la campanella sul piedistallo accanto al trono e la suonò.

"Sai che la troverò, e quando avverrà la farò uccidere davanti ai tuoi occhi!" pronunciò con rabbia la regina.

"Credetemi, madre. Non vi piacerà affatto l'aspetto di mia figlia, né la spada che impugnerà."

"Mi riprenderò quella dannata spada!"

"Non questa volta" sorrise con scherno Jadis.
     

    

"Come ha preso la verità?" chiese l'anziano mago.

"Non credo l'accetterà facilmente. Dobbiamo darle tempo" rispose con calma il leone.

" Lo so, ma..." sospirò Silente. "Non ha molto tempo. Merlino mi ha chiesto di lei… vuole vederla..."

"Sai anche tu che non accetterà mai di incontrare l'uomo che le ha distrutto la vita."

"Questo lo so, ma le cose sono cambiate da allora."

"Non credo si possa dimenticare un tradimento come quello, Silente."

"Lui, però, la vuole vedere lo stesso..."

"Di questo ne sono consapevole, ma è pur sempre figlia di Jadis."

"Lo so..."
    

    
La presa sulla lettera, ben presto, iniziò ad allentarsi. Le mani non facevano altro che tremarle e a fatica stava contenendo le lacrime.
Le poche parole che sua madre le aveva scritto trasmettevano tutta la fatica e i sacrifici fatti per lei, e questo la fece sentire maggiormente in colpa.
Non riuscì a finire di leggere. Chiuse la pergamena e scoppiò a piangere, portandosi le mani al volto.
    
    

"Elsa, dobbiamo muoverci! Non lo terranno a bada a lungo!"

"Si lo so..." rispose la bionda con un mormorio.

"Lo so che non vuoi andartene."

"Anna, non capisci… ho questi dannati poteri e non riesco nemmeno a proteggere Arendelle e te, dannazione!"

"Elsa..." la rossa le posò una mano sulla spalla. "So come ti senti, ma lui è il Signore Oscuro e nostra zia un'arpia. Torneremo e ci riprenderemo Arendelle."

La bionda annuì e strinse la mano alla sorella. "Andiamo" pronunciò, per poi varcare il portale.
    


    
Alexandra cercò di ridarsi un contegno non appena sentì qualcuno salire le scale. Nascose tutto immediatamente, tranne la scatolina nera: era ancora curiosa di sapere cosa contenesse.

"Sei qui! Ero preoccupata" disse con sollievo Hermione.

"Tranquilla, sto bene."

"Sicura? Non mi sembra..."

"Hermione, per favore, non ho voglia di parlarne" liquidò subito l'argomento la mora.

"Sei strana..."

"Vi spiegherò tutto più in là, promesso." disse la ragazza, alzandosi subito dal letto e infilando la scatolina nella tasca dei pantaloni.

"Sono mesi che prometti e poi non spieghi nulla. Se non parli non possiamo aiutarti."

"Nessuno può aiutarmi" rispose secca Alexandra, uscendo dal dormitorio a passo svelto. 
   
 
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