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Autore: Seira Katsuto    03/07/2019    0 recensioni
Nell'isola di Astéria, viveva Adelaide, una giovane nobile che, insieme alla sua governante, decise di mettersi in viaggio alla ricerca del suo amico d'infanzia.
Una scelta che fu dettata dalla più pura delle curiosità, ma che, ben presto, avrebbe portato a galla i segreti di un luogo nefasto, devastato dalla sofferenza.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella più fredda e nevosa giornata di inverno una bambina si era rintanata dentro la sua grande biblioteca.

Sentire l'odore del legno, degli scaffali, insieme alla carta dei libri e poterli toccare, quasi come se si riuscisse a percepire, già dal semplice tatto, l'infinita storia che ci fosse dietro ad ognuno di essi, era una sensazione che la faceva sentire piena di gioia.

Era proprio quello il momento che preferiva di più nella giornata, dove, all'insaputa dei genitori, la sua gentile governante l'accompagnava lì e le leggeva un libro.

Pur essendo giovane, da tempo aveva ormai abbandonato il desiderio di cercare il senso della sua realtà, riteneva il mondo in cui viveva privo di significato e valore.

Lo decise quando colui a cui teneva di più se ne andò da lei, decise di non voler più vedere nulla, perché fu proprio la scoperta di quel mondo la causa per cui lui se ne andò.

Decise quindi di chiudere i propri occhi per sempre, sopratutto come risposta a coloro che gioivano del suo dolore, dando importanza solo al suo nuovo potere e non ai suoi sentimenti.

Facente parte della famiglia Hercury,  la stirpe dal rango più alto nel regno di Geathéna, lei era la capostipite e diretta discendente dei poteri dell'elfa bianca, che permettevano alla prediletta, di comunicare direttamente con le creature bianche.

Fin da neonata aveva vissuto con Nefele, la sua giovane governante di quattordici anni e Konrad, un ragazzotto di venti che le faceva da maestro.

I suoi genitori l'hanno sempre adorata e coccolata, ma viaggiavano spesso per lavoro, così finiva per essere quasi sempre insieme ai due.

Fu lui che le trasmise la passione per la lettura, le insegnò a leggere e scrivere, e ogni volta che aveva una domanda riusciva sempre a darle una risposta eloquente, era meravigliata da quanto quella persona sapesse ogni cosa.

Voleva essere come lui.

Ma un giorno incominciò a vederle, le "creature bianche".

Inizialmente era stupita da esse, le davano un senso di tranquillità unico, ma quando lo raccontò all'uomo, egli non mostrò nessun sentimento, sospirò soltanto e con un sorriso malinconico le accarezzò dolcemente la testa dicendole - Sono fiero di te -.

Ancora non riusciva a capire di cosa sarebbe dovuta essere fiera, lei non avevo fatto nulla di particolare.

Voleva chiederglielo, voleva chiedergli moltissime cose in realtà, cos'erano quelle creature e perché solo lei riusciva a notarle? Eppure non le diede nemmeno il tempo di salutarlo, se ne andò e basta.

Sentiva un profondo senso di vuoto dentro di sè, come se non le fosse stato nemmeno consentito di provare a comprendere.

I suoi genitori e tutte le altre persone che conosceva erano entusiaste di questa cosa e nessuno le diede mai una spiegazione esaustiva sul perché il suo amico l'avesse abbandonata.

Le dissero che "il suo compito era di assistervi finché non sarebbe arrivato il giorno in cui non sarebbe riuscita a vedere, come avevano fatto le sue antenate" e che "questo fin dai tempi antichi era il compito degli umani appartenenti alla casata dei Renard".

Ma come potevano credere che potesse bastare? Significava che tutto il tempo che aveva passato insieme a lui era stato una menzogna? Che non le era mai importato di lei? Che era solo una sottospecie di babysitter? Si fidava così tanto di quell'uomo, era la sua certezza. Come potevano dirle che era "solo un compito"?

Non sapeva più in cosa doveva credere. Se dubitare di quella persona tanto importante per lei o darle fiducia.

Nefy, nomignolo che aveva affibbiato alla sua governante, non le aveva mai chiesto nulla in merito, e, al contrario di porsi continue domande come facevano molti altri, la portava sempre nella biblioteca e le leggeva un libro, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Quella era una delle tante volte in cui lo faceva, si stava chiedendo entusiasta che tipo di storia le avrebbe raccontato, così, mano nella mano, seguiva la donna ignara della destinazione.

Sentì una porta finestra aprirsi e un vento pungente sulla pelle.

Nefele le mise sulle spalle una sciarpa e un cappotto.

< Perché siamo in balcone? > chiese innocentemente la bambina, lasciando che la docile brezza le scompigliasse i capelli platino.

< Signorina Adelaide, oggi l'ho portata qui fuori perché le racconterò una storia molto particolare > le rispose affettuosa la giovane.

Incuriosita la lasciò continuare.

< Secoli e secoli or sono, gli angeli bianchi crearono l'Isola di Astéria, un pezzo di terra a forma di brioche, che permise alle varie specie di nascere e formare il mondo, nel quale oggi noi viviamo. 
Di seguito i loro abitanti decisero di suddividerla in tre parti, la valle di Neró a ovest, al centro la valle di Gea, dov'è anche situato il vostro regno, e infine, a Est, la valle di Téfra. 
Ognuna di esse ha sempre avuto una propria indipendenza e gestione della politica, ma economicamente erano collegate e in ottimi rapporti, essendo che ognuna di esse aveva la specializzazione in qualcosa di diverso. 
Precisando avevano tre monopoli: arte, trasporti e fabbricazione, ma non perdiamoci troppo nel dettaglio. 
Nei libri viene raccontato che il giorno in cui tutto iniziò era proprio una giornata d'inverno come questa, in cui, una forte tempesta, decise di abbattersi violenta, per poi lasciar spazio ad uno sfondo innevato e costellato di stelle. 
Ricordo ancora quanto le piacesse questa vista d'inverno, e, pur essendo molto sensibile al freddo, ogni anno ha sempre voluto sentire da questa veranda i fiocchi caderle in volto. 
Anche oggi c'è stata una forte tempesta e ora che il cielo si è calmato, sta lasciando cadere leggeri fiocchi, dando spazio ad un cielo costellato di ogni sfumatura che la notte possa avere, probabilmente è la vista che può rappresentare più di tutte quel giorno >.

Sapeva cosa stava facendo, e per un momento ebbe la tentazione di osservare coi suoi occhi quello splendido panorama.

< Signorina, so che non le piace parlarne, ma vorrei almeno dirle la mia modesta opinione. 
Il mondo che lei vede è eguale al mio, solo che, nel corso della vita, ognuno di noi incomincia a vedere cose che prima non si notava. 
Ora le potrà sembrare tutto cambiato e magari di non riuscirete ad accettarlo subito, ma non potrete scappare in eterno dalla realtà. 
Il signor Konrad è sempre stato una persona ammirevole e posso capire solo sommariamente la sua tristezza, anch'io non mi spiego perché se ne sia andato così. 
Ma non è questo ciò di cui voglio parlare: lei ritiene che sia il mondo che ha scoperto la causa della sua sofferenza e lo ha condannato decidendo non volerne più avere a che fare. 
Però quel mondo è sempre lo stesso di prima, lo stesso che ha sempre amato. 
Signorina, potrei sbagliarmi, ma sembra che lei abbia voluto allontanarsene perché arrabbiata con qualcuno, che si tratti del maestro o del troppo entusiasmo della sua famiglia, ma non dovrebbe mai permettere a nessuno di limitare la sua libertà.
Se pensa che questa scelta sia per una personale ragione, all'infuori dell'opinione scomodadi qualcun altro sarò felice di accettarla, ma non voglio che si priva della sua felicità per colpa di terzi.
Non ho mai visto nessuno essere tanto appassionata alla conoscenza come lei, ha sempre avuto un curiosità fuori dal comune. 
Mi addolora credere che da un giorno all'altro non sia più così e per questo vorrei essere certa che lei non stia facendo tutto questo unicamente per cocciutaggine.

La padrona, ascoltandola, finì per sollevare le palpebre, in direzione del panorama. 
I candidi fiocchi che cadevano dall'alto sembravano mischiarsi con le stelle, e, con la luce della luna, creava una vallata ripiena di brillantini.

Era vero: aveva condannato quel mondo annebbiata dalle domande senza risposta.

Non sapendo neanche con cosa doveva o non doveva essere arrabbiata, proibì a sé stessa di continuare a vivere come prima, ogni giorno alla ricerca di nuove scoperte.

Dopotutto, anche se ciò che aveva visto le era sembrato meraviglioso, come poteva desiderare felicemente di conoscerlo se fu proprio questo ad allontanarle una delle persone a lei più care? 

Fu così che gli occhi color diamante della bambina, dopo tanto tempo, si incrociarono di nuovo con quelli rubino della ragazza.

< Non so se ho la forza Nefy, ci sono ancora troppe cose che non capisco.
Che cosa posso fare? E se fosse sbagliato? Perché dovrei essere felice di qualcosa che ha allontanato Kon >.

Incominciò a sentirsi gli occhi gonfi e lucidi.

La governante si chinò, così, verso la sua piccola padroncina.

< Se può consolarla, le posso assicurare che lei è la persona più forte che io conosca.
Più dei vostri genitori e, persino, più del signor Konrad. 
Non pensa che lo dica solo per farvi piacere, non è mia usanza mentire e lo sapete bene. 
Non è per forza colpa di questo mondo se lui se n'è andato, siamo noi esseri senzienti a prendere alcune decisioni, e capita spesso che non si pensi abbastanza a quanto esse possano ferire gli altri. 
Forse, in futuro, avrà occasione di rincontrarlo e chiedergli spiegazioni di persona. 
Sappia però che, in ogni caso, io ci sarò sempre per voi, se sentisse il bisogno di piangere o se volesse sfogarsi, sarò pronta ad ascoltare ogni sua parola. 
Cara Adelaide non pensare mai di non avere più nessuno al suo fianco, perché anche se tutto il mondo le fosse contro, io non la tradirei mai >.

Adelaide cominciò a singhiozzare < Davvero? Non mi lascerai mai, non te ne andrai come ha fatto Kon? Non mi abbandonerai a me stessa? >.

< No, non la lascerò mai al suo destino, non potrei mai farlo... Beh, almeno finché non sia la morte a separarci > dedusse all'ultimo, accogliendo la piccola in un abbraccio.

< Come se fossi il mio sposo? > chiese ironicamente.

< in egual modo > ridacchiò al buffo paragone, riuscendole però, a strapparle un sorriso divertito dopo tanto tempo.

   
 
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