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Autore: T00RU    03/07/2019    3 recensioni
«Che ne dici se cambio il mio nome in rubrica e ci piazzo un altro numero?» Takahiro alzò un sopracciglio e ridusse le labbra ad una linea mentre cercava di non ridere nell’attendere risposta; Issei sussultò. «Chi hai in mente?».
Hanamaki l’avrebbe rovinato.
«Mah, pensavo ad Oikawa Tooru, non so se lo conosci...».

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[iwaoi centric]
[2.443 words]
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Issei Matsukawa, Takehiro Hanamaki, Tooru Oikawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Iwaizumi entrò in classe e appoggiò il telefono sul proprio banco -non prima di aver salutato Hanamaki e Matsukawa con il solito cenno della testa, ed aver ricevuto in risposta un “Ciao fra” da parte del primo-, concentrando la sua attenzione sul contenuto dello zaino subito dopo; sbuffò sonoramente e lasciò cadere la borsa a terra malamente, proprio di fianco al borsone con il cambio per gli allenamenti di calcio; uscì dalla classe a passi lunghi e decisi.
Hanamaki aggrottò la fronte e si girò verso Matsukawa, che scrollò le spalle come a dire di non saperne nulla; in seguito allungò la mano verso il banco dell’amico, afferrando con naturalezza il telefono che era stato ingenuamente lasciato incustodito.
Ah, Hajime-kun, non ti saresti mai dovuto fidare.
Iniziò a sbirciare tra le applicazioni del ragazzo e si lasciò sfuggire una mezza risata accompagnata da un sopracciglio alzato mentre faceva vedere ad Issei quello che aveva appena trovato: 3 notifiche da: Mystic Messenger.
C’era ancora qualcuno che aveva quel gioco scaricato, a parte lui?
Matsukawa si coprì la bocca con il dorso della mano, cercando in tutti i modi di non ridere sguaiatamente di fronte alla scoperta appena fatta per non attirare l’attenzione degli altri compagni di classe.
«Secondo te con chi se la fa?» aveva chiesto poi, sporgendosi ulteriormente oltre la propria sedia per vedere meglio. Takahiro non volle correre il rischio di aprire l’app e far scomparire le notifiche, o in un modo o nell’altro Hajime si sarebbe accorto del loro intervento.
«Jumin, mi sa».
«Tu dici? Ce lo vedo più con Saeran».
Hanamaki ridacchiò mentre apriva la galleria del malcapitato amico e scorreva tra gli album; «Compiti di matematica, Famiglia, Screenshot… Oh» si lasciò sfuggire, piacevolmente sorpreso. «Embeh, Hajime-kun, guarda un po’ qui che tocco di figo» e girò nuovamente lo schermo verso Matsukawa, rivelando una serie di foto di Iwaizumi davanti allo specchio, a petto nudo.
A che gli potesse servire un’intera cartella del genere intitolata “IH” solo lui lo poteva sapere; a meno che…
Issei sgranò gli occhi, portandosi una mano alla bocca senza staccare lo sguardo dalla foto che gli era stata messa davanti; «Ci potrei fare il bucato, su quegli addominali».
C’erano alcune sue foto allo specchio del bagno, appunto; ma ce n’erano altre anche più interessanti, che malvolentieri i due ragazzi avevano dovuto lasciar perdere in favore di una missione ancor più nobile: cambiare alcuni contatti nel telefono di Hajime, che chissà per quale motivo era uscito dalla classe con un tale trasporto e un tale nervosismo dipinto in volto da dimenticarsi anche di avvertire i due amici della propria destinazione.
«Che ne dici se cambio il mio nome in rubrica e ci piazzo un altro numero?» Takahiro alzò un sopracciglio e ridusse le labbra ad una linea mentre cercava di non ridere nell’attendere risposta; Issei sussultò. «Chi hai in mente?».
Hanamaki l’avrebbe rovinato.
«Mah, pensavo ad Oikawa Tooru, non so se lo conosci...» finse di non essere convinto mentre Matsukawa, una sorpresa dopo l’altra, buttò la testa all’indietro cacciando un grido emozionato e poco caratteristico del suo solito aspetto esteriore apatico; tutti i presenti in classe si girarono verso di loro e un paio mandò alcune occhiatacce nella loro direzione, avendo riconosciuto il telefono di Iwaizumi nelle loro mani che sicuramente non stavano tramando nulla di buono, ma non dissero niente.
Meglio così.
Issei afferrò il proprio telefono e con una velocità disarmante trovò il numero di Oikawa Tooru -uno dei ragazzi più carini e popolari della scuola, nonché cotta segreta di Hajime: tanto segreta che nemmeno Makki e Mattsun ne sapevano qualcosa e aveva preferito tenersela per sé, soffrendo come un cane ogni volta nel vederlo in corridoio a fare il filo a una delle tante ragazze del secondo anno. La loro era stata solo fortuna, mista ad una sana quantità di bastardaggine- tra i propri contatti -l’aveva salvato quando Yahaba lo aveva inserito per sbaglio nel gruppo della squadra di pallavolo, sapeva che un giorno gli sarebbe tornato utile-, per poi dettarlo sottovoce ad Hanamaki, che lo trascrisse e lo salvò sotto al nome che gli era stato affibbiato originariamente: Makkkki.
Il proprio numero invece lo salvò sotto il nome di un soggetto quasi irrilevante, di cui sicuramente Hajime non si sarebbe nemmeno accorto nello scorrere per la rubrica: Kunimi Akira.
«E la nostra missione è giunta al termine» annunciò Matsukawa con voce solenne, come a conferire alla bambinata che avevano appena compiuto un non so che di signorile; fecero per tornare a sbirciare nella galleria, tanto per saldare i conti ancora in sospeso, ma la voce di Hajime nel corridoio li colse alla sprovvista e ancora una volta furono costretti ad abbandonare a malincuore i loro piani. Takahiro appoggiò il telefono sul banco proprio come l’aveva trovato, e quando Iwaizumi mise piede in classe iniziò una conversazione palesemente falsa con Matsukawa, che però stava al gioco -da perfetto complice-.
Dal posto, Hajime mandò loro un’occhiata piena di sospetto; mentre controllava il telefono -era in piedi di fianco al proprio banco, il ginocchio sinistro appoggiato sulla sedia- i due gli lanciarono un sorriso mieloso ed evidentemente teatrale, finto.
«Che avete combinato?» chiese; sapeva di non potersi fidare di quei due esseri demoniaci. Matsukawa spalancò gli occhi. «Noi? Mi ferisci, Hajime-kun».
Takahiro s’intromise. «Dove sei stato, che sei partito con così tanto entusiasmo?».
Hajime sembrò dimenticarsi della faccenda del cellulare, si lasciò andare ad un sospiro esasperato. «Credo che un mio compagno della squadra di calcio, Watari, abbia perso il mio libro di algebra».
«Che tragedia, Hajime-kun!» Iwaizumi sapeva fin troppo bene che quel nomignolo era sempre accompagnato da qualche osservazione di scherno nei suoi confronti, per questo decise di ignorare bellamente la finta preoccupazione di Matsukawa, che stava diventando troppo evidente persino per lui.
Takahiro si abbassò, la testa nel proprio zaino; ne uscì trionfante, un libro di algebra tra le mani. Sulla copertina c’era scritto, a caratteri cubitali: IWAIZUMI HAJIME.
Il moro si sporse in avanti con violenza, strappandogli di mano il libro. «Ma che cazzo hai nella testa, pigne?».
«Non dimenticarlo sul tavolo della mia cucina, la prossima volta» e Hanamaki si guadagnò una manata dritta sulla nuca; si lamentò come suo solito, ma in quel momento il professore entrò in classe e Hajime si dovette sedere composto, la faccenda del telefono già bella che dimenticata.
Hanamaki era riuscito nel suo obiettivo.


Appena tornato a casa dopo l’allenamento di calcio, Hajime entrò nella propria stanza e si chiuse la porta alle spalle; lanciò il telefono sul letto, buttò la borsa sul pavimento e si lasciò cadere di schiena sul materasso, fissando distrattamente le crepe sul soffitto. Era stanco. Sapeva di dover mettere i vestiti che ora giacevano indisturbati all’interno del borsone nella cesta dei panni sporchi o sua madre gli avrebbe riservato un’altra delle sue lavate di testa, ma era talmente esausto da non riuscire a muovere nemmeno un muscolo. Chiuse gli occhi.
Si ricordò di aver visto Tooru per qualche istante, quel giorno, mentre stava andando nella stanza del club di calcio e l’altro stava correndo verso la propria squadra di pallavolo, palesemente in ritardo.
-«Scusate!» l’aveva sentito gridare, mentre era lì lì per aprire la porta. «Scusate!» ripeté. «Mi ha fermato Haruka mentre stavo venendo qua».
«Ancora ti corre dietro? Dopo sei mesi?» aveva chiesto un compagno di squadra, incredulo; Hajime non riuscì a sentire la risposta di Tooru che era già stato trascinato nella propria stanza del club.-
In due anni non si erano rivolti la parola nemmeno una volta.
Hajime al suo secondo anno era talmente invisibile agli occhi di quelli che non erano i suoi compagni di classe, ed Oikawa era talmente… Oikawa.
Bah.
Riaprì gli occhi ed afferrò il telefono, scorrendo il dito sulla schermata di blocco distrattamente, pronto a completare una delle nuove chat arrivate su Mystic Messenger; si lasciò scappare un risolino al pensiero di quello che avrebbero potuto dire Hanamaki e Matsukawa nel vederlo perdere tempo su un’applicazione tanto inutile. Già li vedeva: «Il nostro grande, potente e muscoloso Hajime-kun caduto al livello dei comuni mortali muniti di un solo neurone, mal funzionante, per giunta!».
Non fece nemmeno in tempo ad aprire l’applicazione, che venne interrotto nel suo intento: «Hajime, la cena è pronta!» gridò suo padre dalla cucina.


«Avete bisogno di andare in bagno?» aveva chiesto, sul ciglio della porta del bagno; alla risposta negativa degli altri membri della famiglia, Iwaizumi aveva chiuso a chiave la porta e aveva iniziato a prepararsi un bel bagno caldo e pieno di schiuma, quello che gli faceva rilassare i muscoli dopo ore ed ore di allenamento. Mentre l’acqua scorreva svuotò il contenuto del borsone da calcio nel cestino dei panni da lavare, poi si girò e cominciò a vuotare una bottiglia quasi finita di bagno-doccia del suo contenuto all’interno della vasca, tanto per formare le bolle da cui a volte avrebbe voluto poter essere risucchiato.
Si fermò al centro della stanza, entrambe le mani appoggiate sui fianchi, contemplando le varie possibilità sul da farsi: aprire Spotify e ascoltare un po’ di musica, oppure restare sul rumore dell’acqua che continuava a scorrere; insolitamente, optò per la seconda. Iniziò a spogliarsi, lasciando cadere i vestiti sul pavimento e poco a poco si lasciò sprofondare nell’acqua calda che aveva preparato, facendosi scappare un sospiro soddisfatto: immediatamente sentì la tensione che si era accumulata nei muscoli delle gambe e della schiena dissiparsi, mentre con le mani giochicchiava con la schiuma che si era venuta a formare proprio come faceva da bambino.
Prima di iniziare a lavarsi nel vero senso della parola, si pulì le mani con l’angolo dell’accappatoio e afferrò il telefono con l’intento di prendersi un po’ di tempo per se stesso prima di uscire dalla vasca e dover iniziare immediatamente a studiare per il giorno seguente. Entrò su Instagram ed iniziò a scorrere tra le foto e le storie che erano state pubblicate di recente.
Mamma cara, che imbarazzo non poté fare a meno di pensare, nel vedere i post di certi soggetti con cui non parlava da anni interi -ma che guarda caso erano i primi a visualizzargli le storie- e che aveva avuto la sfortuna di trovarsi in classe alle medie. Continuando a scorrere tra i post, ne trovò uno che lo fece ridere talmente tanto che pensò di doverlo mandare per forza a Takahiro; ne fece lo screenshot ed entrò sui messaggi, cercando come per istinto il suo nome: Makkkki.
Schiacciò sulla chat familiare ed aggrottò le sopracciglia nel trovarla completamente svuotata di ogni contenuto: tutti i messaggi che si erano mandati da un anno e mezzo a quella parte, scomparsi.
Quindi era questo che stava combinando oggi, quel cretino.
Da sempre -quindi da quando entrambi in prima media avevano ricevuto un telefono come regalo di compleanno- avevano avuto l’abitudine di scattarsi foto e mandarsele per i motivi più stupidi: come reazione ad un messaggio, a far vedere cosa stessero facendo, se non sapevano come rispondere, o semplicemente perché si stavano annoiando. Hajime si scattò una foto veloce, non preoccupandosi più di tanto di come potesse venire; c’era lui, con il petto bagnato dall’acqua e circondato dalla schiuma, i capelli gli ricadevano sulla faccia a causa dell’umidità e stava rivolgendo un dito medio alla fotocamera.


Messaggio a: Makkkki.
[Foto allegata]
Che problemi ti affliggono, esattamente, a cancellare la nostra chat così, a cazzo?


E senza badarci troppo, tornò su Instagram a perdere tempo ancora per un paio di minuti, a spiare un po’ la vita degli altri: non seguiva Oikawa, nonostante non avesse il profilo privato, e nemmeno si azzardava a cercarlo più di una volta al mese. Il solo vederlo in foto lo mandava in un panico talmente grande, meno lo vedeva e meglio stava.
Fece per appoggiare il telefono da dove l’aveva preso -la lavatrice-, ma i suo telefono vibrò con la notifica dell’arrivo di un nuovo messaggio.


Messaggio da: Makkkki.
[Foto allegata]
E che chat, oserei dire! Bei muscoli, Iwa-chan! (*¯ ³¯*)♡


Il telefono gli scivolò dalle mani esattamente dentro l’acqua calda e insaponata; passarono un paio di secondi prima che si riprendesse alla bell’e meglio dallo shock e lo ripescasse fuori -fortuna che era resistente all’acqua-.
Gli occhi rischiavano di uscirgli dalle orbite per quanto erano spalancati in totale incredulità; dovette passarsi la mano a sfregarsi gli occhi un paio di volte -e immediatamente se ne pentì amaramente, perché iniziarono a bruciare e lacrimare a causa del sapone-, prima di realizzare che quella che aveva di fronte era una foto di Oikawa Tooru, e non di Hanamaki Takahiro.
Iwa-chan?! Sapeva anche il suo nome? Quello lo voleva morto, non c’era dubbio.
Ancora stava fissando quella maledetta foto, Tooru in quello che sembrava un pigiama era apparentemente a letto, indossava un paio di occhiali e gli mostrava la linguaccia. Solo a continuare a guardarla, le punte delle orecchie gli diventarono rosse e si sentì soffocare, andare quasi a fuoco.
Avrebbe voluto dirne tante a quel deficiente di Hanamaki, troppe; invece si limitò a rispondere a quel dannato messaggio, i pollici che tremavano incontrollabilmente.


Messaggio a: Makkkki.
Ah, scusa. Credo di aver sbagliato numero.


Il cuore in gola, andò a cercare nella propria rubrica, esaminando con attenzione tutti i contatti -già che c’era, salvò per bene il numero di Oikawa-; non si ricordava di nessun Kunimi Akira.
O meglio, sapeva giocasse nella squadra di pallavolo, ma non sarebbe mai riuscito a collegare un viso a quel nome, tanto meno averne il numero.
Entrò sulla chat del contatto e, come c’era da aspettarsi, ecco lì tutti i suoi messaggi con Hanamaki.


Messaggio da: Oikawa Tooru.
E se fosse destino? (^ω~)


Iwaizumi davvero non aveva tempo per tutti i giochetti e le kaomoji di Tooru, soprattutto perché se solo si fosse soffermato a pensare seriamente a tutto quello che stava succedendo avrebbe chiesto a sua madre di portargli il tostapane dritto in bagno -nonostante la porta chiusa a chiave-, l’avrebbe collegato alla corrente e lasciato bellamente cadere in acqua; no, al momento voleva solo mettere fine all’inutile vita di Hanamaki Takahiro.
Scrisse sul gruppo di cui faceva parte con quei figli di Satana dei suoi migliori amici.


Messaggio a: 1 neurone in 3 -e ad Iwaizumi piaceva pensare lo possedesse lui-.
Preparate il testamento.


Mentre vedeva Matsukawa online, intento a rispondergli, gli arrivò un altro messaggio; aveva paura anche solo a pensare di controllare.


Messaggio da: Oikawa Tooru.
[Foto allegata]
E’ andato bene l’allenamento, oggi? (◕‿◕✿)


Oikawa gli stava facendo l’occhiolino.
Tenendo il braccio alzato in modo tale da non bagnare il telefono per la seconda volta in cinque minuti, Hajime si lascilò scivolare lentamente fino a trovarsi con la testa immersa nell’acqua.



Oikawa è interessato a Iwaizumi dal primo anno ma è scemo e pensa che l'unico modo per attirare la sua attenzione sia fare il filo alle tipette solo quando lui è nei paraggi pass it on.
Mi sono divertita un sacco a scrivere questa piccola os, e spero che anche voi vi divertiate almeno un po' a leggerla.
Iwaizumi che gioca a calcio,  good shit mini.
Also dire che mi ammazzerei per Hanamaki e Matsukawa figli di Satana ed Hajime imbarazzato è dire poco.
Come sempre scusate per eventuali errori, se vi fa fatemi sapere che ne pensate, anche le critiche sono ben accette!
Alla prossima,
mar.


 

   
 
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