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Autore: _Sognatrice_Errante_    03/07/2019    1 recensioni
"Non ragionam di lor, ma guarda e passa" (Divina Commedia, Inferno, Canto III)
dal testo:
Hanno il viso coperto da lividi, la vista appannata dalle troppe lacrime, il volto sconvolto dal dolore.
Non soltanto fisico.
E' un dolore che squarcia il petto, che spinge ad accasciarsi al suolo, a chiudere gli occhi sperando di non riaprirli.
E' la consapevolezza di essere ignorati da tutti, di aver perso ogni briciolo di umanità.
Sotto questo dolore gridiamo.
E strillo dopo strillo, lamento dopo lamento, urlo dopo urlo si intensifica il coro dei disperati.
Le voci dei dimenticati.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Non ragionam di lor, ma ragionam e passa" 

Il suono di queste parole sovrasta la litania di singhiozzi, imprecazioni, lamenti che mi assillano da quando ne ho memoria.

La curiosità si impadronisce di me e sono tentato ad alzare il capo per comprendere cosa stia accadendo: la Monotonia, consorte del Dolore, regna sovrana scandendo giorni, ore, minuti , attimi identici fino rendere il tempo privo di significato. E' raro, dunque, udire una voce esprimersi a parole anziché in versi così poco riconducibili alla natura umana.

Alzo la testa e osservo le miriadi di anime mie compagne. Molte mi imitano, prese da una voglia febbrile di sfuggire virtualmente alla ripetitività che ci tiene prigionieri, altre invece continuano la loro eterna corsa verso una meta indefinita e volubile. E' questa la nostra condanna, inseguire l'ineffabile come ne se valesse della nostra stessa vita.

Colui che con il suo parlare ha attirato la mia attenzione sta discorrendo concitatamente con un'altra anima che copre con il suo corpo.

Vespe e mosconi si organizzano in sciami, accelero l'andatura temendo di essere la loro prossima vittima, ma sbaglio. Si dirigono verso i due nuovi arrivati, pronti a dare inizio alla loro sofferenza e distolgo lo sguardo preparandomi a sentire anche le loro urla di dolore.

Eppure ciò non accade.

Il nugolo di insetti urta contro un muro invisibile e si disperde senza più riprendere le sue intenzioni. La parola sorpreso non descrive nemmeno lontanamente il mio sconcerto.

Una folata di vento fa ondeggiare la bandiera e mi costringo a seguirla nel suo cambio di direzione urtando altre anime e sentendomi rivolgere contro ingiurie; cerco di mantenere il mio sguardo fisso su i due nuovi arrivati e noto che la seconda figura mi è ora perfettamente visibile.

Un umano.

Un umano negli Inferi.

Un umano.

Un vivo tra i morti.

Com'è possibile? Mi chiedo scrutandolo con attenzione e sentendo la mia mente lavorare alla ricerca di una risposta.

Ricambia il mio sguardo.

Le nostre pupille si incastrano ed il suo corpo è scosso da un tremito.

Come se mi avesse riconosciuto.

Il suo accompagnatore lo richiama all'attenzione, lo afferra per un braccio ed entrambi si allontanano.

"Non ragionam di lor, ma guarda e passa"

Ripeto queste parole abbandonandomi ad un sospiro per poi guardare per l'ennesima volta l'ambiente intorno a me. Il pavimento è coperto da uno spesso strato di fango che in alcuni punti raggiunge una colorazione rosso viva, raccogliendo il sangue sgorgante dalle nostre ferite; esso supera abbondantemente le ginocchia, rallentando i nostri movimenti. Le pareti dell'ambiente sono sedi di insetti che sembrano scrutarci con occhi famelici.

Poi osservo le anime.

Hanno il viso coperto da lividi, la vista appannata dalle troppe lacrime, il volto sconvolto dal dolore.

Non soltanto fisico.

E' un dolore che squarcia il petto, che spinge ad accasciarsi al suolo, a chiudere gli occhi sperando di non riaprirli.

E' la consapevolezza di essere ignorati da tutti, di aver perso ogni briciolo di umanità.

Sotto questo dolore gridiamo.

E strillo dopo strillo, lamento dopo lamento, urlo dopo urlo si intensifica il coro dei disperati.

Le voci dei dimenticati.

''Non ragionam di loro, ma guarda e passa''

 

 

   
 
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