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Autore: _aivy_demi_    04/07/2019    9 recensioni
Nyx x Noctis
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"Forse un motivo in più per tornare da te sulle proprie gambe, una volta dopo l’altra.
Una luce in quel buio della notte in cui le bestie tentano di divorare il mondo, al di là della barriera del regno.
Un punto fermo, una nuova energia.
La consapevolezza di far ritorno per qualcosa, finalmente."
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Questa storia partecipa alla Parole Intraducibili Challenge indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Noctis Lucis Caelum, Nyx Ulric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa alla “Parole Intraducibili Challengeindetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp.
La mia scelta è ricaduta sull’espressione n° 30)
Aware. Dal giapponese: sensazione dolceamara che si prova quando si sta vivendo un momento bellissimo.






Aware”, il dolce e l’amaro


I passi rapidi risuonano tra le arcate austere ed antiche del palazzo di famiglia, mentre ti sposti da un corridoio all’altro con un solo pensiero per la testa. Tuo padre è stato chiaro nel richiamare all’ordine gli Angoni: una nuova missione prossima alla morte per l’esercito scelto del Re di Lucis. Confidavi in lui ma il suo sguardo rigido, intransigente, ti ha gelato sul posto ancora una volta.
«Non puoi intervenire per lui, figlio.» Regis ti parla con severità, come si confà ad un regnante che porta sulle stanche spalle il peso della protezione di molte genti. «È suo dovere, così come quello di tutti i nostri combattenti, presentarsi al campo di battaglia in difesa del popolo.»
Stringi i pungi in segno di dissenso: non saresti stato zitto. Lo avresti affrontato non solo come principe erede, bensì come essere umano. Non avresti mandato altri a morire inutilmente, non stavolta, non lui. Alzi lo sguardo fiero, scandendo ogni parola a testa alta, le iridi fisse, le pupille dilatate dalla determinazione che ti scorre violentemente nelle vene. «Padre, non ritengo sia necessaria la presenza di Nyx Ulric, non dopo quello che è accaduto.»
«Un Angone rimane tale fino alla fine della sua esistenza. Ha un compito da portare a termine, qualsiasi siano le ferite riportate. Due giorni, e tre squadre verranno mobilitate.»
Chini il capo in segno di devozione. Il ruolo è più importante del legame famigliare, pensi; la discendenza è seconda al potere regale. Re e principe, padre e figlio: due concetti così lontani da incontrarsi ben poche volte, e spesso con pessimi risultati. Assottigli gli occhi mordendoti il labbro, trattenendo ciò che ti passa per la testa con fatica ma con immenso rispetto. Lo stesso che ti è stato inculcato fin da bambino, lo stesso che ora stringe il collo, accerchia i polmoni, stritola il cuore. Battaglie, sempre battaglie, mai un attimo di pace per coloro che si gettano a braccia aperte nel vuoto, buttando al vento la propria vita e ricordando di respirare solo dopo essersi scrollati di dosso il sangue grondante di bestie immonde. Quando sarebbe finita? Quando sarebbero potuti tornare ad una vita normale? Mai… ognuno di loro aveva perso qualcuno, aveva visto la propria casa bruciare assieme ai ricordi del passato, nell’avanzata crudele dell’imperatore di Niflheim. Le terre di quei combattenti erano state brutalmente conquistate. Non v’era più un luogo dove tornare per loro, se non il regno di Lucis, in cambio della promessa di dedicare le proprie energie alla difesa dello stesso.
A quale prezzo poi, ti chiedi stancamente passando per altri inutili, eterni corridoi che danno ad altrettante vuote stanze. Cerchi l’infermeria in uno dei piani inferiori, in un’ala laterale che poco ricorda lo sfarzo della nobiltà dei piani superiori a cui sei abituato. La porta serrata dell’ultima stanza di fronte ti attende, familiare, conciliante.
Bussi con delicatezza preso dall’improvvisa consapevolezza di rischiare di svegliare il paziente. Un tiepido “avanti” ti invita ad entrare, mentre prendi posto alla sedia accanto all’unico letto occupato.
Una voce roca ed esausta risveglia in te sensazioni nostalgiche che spintoni nuovamente in un angolo della mente nella speranza che Nyx non ne venga mai a conoscenza. Dalla modestia dei tuoi venti anni non puoi certo sperare che un uomo che ne ha dodici di più possa comprendere quello che ti passi per la testa, dunque fai finta di nulla e riferisci freddamente il messaggio del re, tuo padre, colui che sta mandando il milite nuovamente a morire. Non riesci neppure a guardarlo negli occhi.
«Principe Noctis, porta sempre con sé buone notizie. La prossima volta non la faccio entrare.» Il volto tirato dalla guarigione dolorosa, il sorriso duro di chi sa di non aver ancora terminato il proprio compito nonostante le ferite riportate dall’ultima battaglia. Cerca di sorriderti per stemperare l’atmosfera grave e silenziosa.
«Non sono d’accordo, sappilo. Se solo potessi…»
Osa sfiorarti una mano addolcendo lo sguardo blu profondo. «Se potesse cosa? Non si tratta di suo padre, bensì dell’ordine di Lucis stessa. Non si sconforti, non potrebbe fare nulla comunque.»
La gelida consapevolezza ti chiude lo stomaco in una dura morsa di metallo. Tremi sapendo di essere inutile, inerme all’evidenza delle cose. Te ne stai lì incapace di poter agire, indeciso su cosa e come dire ciò che vorresti. Il legame creatosi tra voi nel corso degli anni si è consolidato in maniera tale da renderti particolarmente empatico nei suoi confronti: soffri con lui quando torna da una delle missioni affidatigli, ti preoccupi senza neppure poterlo dare a vedere, ed ogni volta in cui si chiude la casacca di quella maledetta divisa prima di ripartire, senti una parte di te che muore.
Tale spavaldo e teso futuro re, tanto instabile e terrorizzato ragazzo davanti all’evidenza del sentimento.
Cerchi di mantenere saldo l’equilibrio che ti permette di non gettare le braccia al collo di quell’uomo che probabilmente non ti considera altro che un piccolo viziato rampollo di famiglia regale: forse per lui non sei altro che questo. La gentilezza che ti riserva potrebbe essere data semplicemente dalla discendenza, nulla più.
Ti auguri con tutto te stesso non sia così, mentre Nyx ti osserva accigliato. Chiede cosa ti passi per la testa tanto da palesare un mutismo che solitamente non ti appartiene affatto. Ti sporgi verso di lui, avvicinando pericolosamente le iridi chiare alle sue in una silenziosa preghiera.
«Non andare. Ti prego, non farlo. Potresti…»
Senti un immediato quanto inatteso calore bruciante solcare con vivido dolore il tuo volto. Ti stai mostrando debole davanti ad un altro essere umano: quale strana reazione per un principe di fronte ad un semplice Angone ferito e richiamato alle armi. Le lacrime scendono inumidendoti gli abiti informali che stai utilizzando per puro allontanamento nei confronti dell’etichetta inculcata quasi due decenni prima; si insinuano nel colletto della maglietta, allargandosi in ombre scure ed umide che sembrano voler lasciare il segno per sempre.
L’uomo socchiude le labbra nel tentativo di palesare qualcosa che sembra avere estremo bisogno di uscire; ti chiama sottovoce dimenticandosi per un istante di darti del lei, come si converrebbe alla tua posizione, e passa i polpastrelli su quelle scie umide che non vogliono asciugarsi, non vogliono andarsene. Scavano, graffiano, gridano di rabbia, alleviate dal più delicato dei gesti. I suoi occhi scrutano dentro di te, sembrano trovare qualcosa di meraviglioso, segreto, improponibile: lo sentono, lo sai che lo ha capito, non è certo uno stupido.
Sussurra ancora il tuo nome piano, quasi avesse paura di romperlo in migliaia di frammenti di vetro su un vecchio pavimento spoglio; le dita scivolano su quel maledetto fuoco d’orgoglio disegnato sulle tue labbra. Un pollice duro, indomito passa sulla superficie rosea.
«Non piangere…»
Lo ha detto, forse mimato, forse solo pensato. Magari lo hai immaginato solo tu, piccolo, giovane stupido Noctis. Le tue labbra piene del suo tocco ardono di imbarazzo e cose non espresse, bruciano pelle su pelle mentre dentro stai tentando di ricostruire i pezzi della tua consapevolezza disgregata da un semplice dito.
«Noct…»
Non solo non ti ha chiamato per l’intero nome, non solo ha buttato al vento l’etichetta ed il dovere ma ti ha ricercato come quando si riferiva al te bambino, con un nomignolo da e per pochi, un segreto modo di riferirsi con intima disinvoltura.
Si avvicina ancora, puoi sentire il suo respiro, riconoscere ogni singolo segno lasciato sul volto dalle battaglie, la barba che manca di rasatura da un paio di giorni. Luminoso l’inchiostro scuro dei piccoli segni che porta appresso sul viso, mentre ti congeli nell’istante in cui a malapena socchiude le palpebre inclinando il capo.
Il respiro fermo come il petto che manca d’un battito, carne su carne, labbra su labbra, ossigeno per respiro. Fremi dolorosamente consapevole che tale gesto da parte sua mai si sarebbe palesato nella certezza di poter tornare vivo ancora una volta.
L’ombra della futura quanto probabile prematura scomparsa opacizza quel blu vibrante, e senti la gola fare male quanto gli occhi per le nuove lacrime che cadono copiose verso le sue braccia, le tue dita, le vostre membra. Ti afferra il volto con le mani imprimendosi ogni attimo di quel furtivo bacio, momento di terrore nella mente, forse un monito da portarsi appresso.
Forse…
Forse un motivo in più per tornare da te sulle proprie gambe, una volta dopo l’altra.
Una luce in quel buio della notte in cui le bestie tentano di divorare il mondo, al di là della barriera del regno.
Un punto fermo, una nuova energia.
La consapevolezza di far ritorno per qualcosa, finalmente.
Le sue dita stanno scavando dentro di te strappandoti strati e strati di innocente paura del vuoto, tentando di trovare la strada verso il tuo più intimo segreto: il sentimento che provi nei suoi confronti. Fa male, tremendamente male la certezza che le vostre anime abbiano trovato un contatto che potrebbe non avere più un riscontro. Per quanto tu abbia desiderato questa attenzione, queste vibranti sensazioni, senti ancora il nodo allo stomaco e la morsa che ti attanaglia le viscere; non ti sei mai sentito più felice, eppure Nyx stesso ti sbatte in faccia quella sua paura di perire e non tornare più da te.
Si stacca tremando ed incatenando il tuo sguardo al suo, fondendo il respiro col tuo.
«Tornerò, fino a che avrò un solo fiato in corpo, tornerò.»









Nota dell’autrice:
Stavolta l’angst si unisce con il terrore di non rivedere più la persona segretamente amata.
Sono pazzamente coinvolta da questo nuovo pairing che mi ha colpita in modo illuminante. Noctis è il protagonista del videogioco di Final Fantasy XV, futuro erede al trono in un mondo di guerre e dolore. Affronterà le sue battaglie da principe e poi da re, per poi sacrificarsi donando se stesso per la salvezza dell’intero mondo. Nyx fa parte degli Angoni, l’esercito scelto del re di Lucis, protagonista del film “Kingsglaive” relativo alle vicende parallele nella caduta di Lucis stessa ed alla morte del sovrano; anche lui sceglierà di dare la sua vita per liberare il popolo senza più una guida né difese dalla minaccia dell’impero nemico.
Ho deciso di farli incontrare e renderli uniti in qualcosa di profondo, visto il comune destino che li attende a distanza di dieci anni. Una vita per proteggere tutti, una morte per donare pace. Come potrei non legarli nella mente e nell’anima?
Mi auguro d’aver dato almeno un pizzico di ciò che ho provato nello scrivere questa storia, ci ho messo tutta me stessa qui, dalla prima parola all’ultima.
Grazie a tutti voi che ogni giorno mi donate la forza e l’entusiasmo per mandare avanti i miei progetti – numerosi, troppi – e che donate un attimo di vita alla lettura delle mie storie.
Thanx!
-Stefy-





 












   
 
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