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Autore: Dian87    05/07/2019    4 recensioni
Una sciamana si prepara a guidare il rito della fertilità per la prima volta, ma non può evitare di ripensare al passato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità
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«Figlia mia, dovrai essere pronta... oggi è il giorno in cui diventerai una donna.»
«Cosa succederà?»
«Solo gli spiriti lo sanno.»

Spiriti... quante volte me l'avevano detto in tutta la mia infanzia... spiriti dell'acqua, spiriti del cielo... oh, spiriti!

«Sappi solo che oggi gli spiriti troveranno un modo per farti diventare feconda e avere molti figli sani.»

Scoppio a ridere al solo ricordo. No, non erano stati gli spiriti ad aprire la strada. Sposto lo sguardo al tavolino in legno accanto a me, dove riposa il candido teschio del montone che il mio popolo si tramanda di generazione in generazione.
Viscido sciamano... dannata madre...

«Non mostrare paura, tutti ti vedranno.»

Quanto ho odiato mia madre quel giorno, più di tutti gli altri messi assieme.
Sollevo il teschio e le orbite vuote sembrano volermi studiare, con una muta domanda.
Il dolore lo aveva sofferto anche lei, come tutte le mie sorelle, era sempre stato così: mostrare il coraggio, ignorare il presente, separarsi dal futuro.
«Io sono la vita, io sono la morte.» mormoro al teschio. «Tutto ha già iniziato a cambiare.»
Mi sollevo dalla stuoia accanto al focolare spento e mi do appena qualche colpetto sugli abiti di pelle candida che il mio ruolo impone. Solo pelle bianca cucita, nessun nodo poteva rendere più aderente il vestito degli sciamani e anche i fili di tendine non erano annodati da nessuna parte.

«Gli spiriti hanno trovato la via... io... ti rendo... una donna.»

Me lo ricordo ancora, il viso tagliato da una cicatrice che gli aveva mozzato parte del naso... un incidente di caccia di gioventù, dicevano, lo spirito dell'uro aveva deciso di reclamarlo come suo tramite, facendo rimbalzare sulla sua pelle la lancia di selce. Il viso di un uomo che aveva il potere e la malignità di usarlo tutto.
«Santa madre?»
Mi volto verso l'ingresso della capanna, il cui telo era stato lievemente sollevato.
«Questa sera saranno Ximena e Uxue ad incontrare gli spiriti per la prima volta, giusto?» chiedo conferma.
«Sì, santa madre.» mormora la donna.
«Di' loro di prepararsi abiti caldi, saranno le prime a scoprire cosa vuol dire essere una donna.»
«E gli uomini?» il tono sorpreso nasconde la sua preoccupazione, lo sento.
«Non dovranno preoccuparsi, il mondo degli spiriti mi conosce e ha aperto altre vie.» rispondo, seria. «Se hanno qualcosa da ridire, che chiedano a loro.»
No, non voglio uomini questa sera, questa sera cambieranno i riti e dovrò essere forte per non indietreggiare.
Poso il teschio e mi pettino i capelli, in quanto sciamana non posso più annodarli né tagliarli, interferirebbe con il mio compito.
Sono Izar, figlia di Enara e Guxen. Sono diventata donna otto anni fa e sciamana solo quest'anno uccidendo l'uomo che mi ha preceduto... e non farò subire ad altre ciò che abbiamo passato...

  
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