Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Il cactus infelice    06/07/2019    3 recensioni
La guerra è finita, Harry Potter ha sconfitto il Signore Oscuro e ora tutti si apprestano a tornare alla normalità. Kingsley Shacklebolt è diventato il nuovo Ministro della magia, Hogwarts ha riaperto i battenti apprestandosi ad accogliere nuovamente gli studenti, linfa vitale del futuro della società magica. I morti per la giusta causa vengono ricordati con onore, i Mangiamorte che sono fuggiti vengono arrestati e chi ce l'ha fatta cerca di riprendersi la vita leccandosi le ferite e ricordando i cari persi.
Ci vuole tempo per guarire, per superare i traumi, c'è chi ci mette di più e chi un po' meno. Ma, in mezzo al dolore, tutto il Mondo Magico è felice per la sconfitta di Lord Voldemort. Tutti, eccetto Harry.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

EPILOGO 

 

Cinque anni dopo 

 

Karen raggiunse Harry dietro il bancone dandogli un’allegra pacca sul culo. 

“Il ragazzo del colloquio è arrivato”, gli disse. “L’ho fatto accomodare in ufficio”.

“Grazie”, rispose Harry lanciando la pezza sporca che aveva usato per ripulire i bicchieri. “Puoi finire tu qua di pulire?” 

“Certo!” 

Era già tardo pomeriggio e c’erano ancora varie cose da allestite nel locale prima del concerto di quella sera. Si aspettavano un mucchio di clienti - come al solito, quel bar non era quasi mai vuoto - ma in aggiunta quella sera avevano invitato un gruppo famoso a suonare e quindi sarebbe brulicato di giovani ragazzi pieni di ormoni che avrebbero continuato a bere e cantare e ballare sotto il palco.

Harry si diresse verso il retro dove lui e Kiki avevano adibito una piccola stanzetta angusta e senza finestre a ufficio, come loro lo chiamavano, ma in realtà era solo un posto dove tenere alcuni scatoloni, cianfrusaglie e oggetti per il locale che ancora non avevano deciso dove mettere. E anche per intervistare le persone che si candidavano per lavorare lì. Forse non era il posto migliore dove fare accomodare i possibili futuri dipendenti, essendo eccessivamente piccolo e pieno di cose e piuttosto buio se non per la lampadina appesa al soffitto, ma andava bene così. 

Harry entrò nell’ufficio e trovò un ragazzo seduto alla scrivania. Gli sorrise e si sedette dalla parte opposta, di fronte a lui. Era un giovane di bell’aspetto, coi capelli scuri, leggermente rasati e lasciati un po’ in disordine nella parte alta della testa, come se li avesse modellati in quel modo apposta. Aveva un viso pulito, di ragazzino appena ventenne e, se non fosse stato per il taglio sul sopracciglio destro, sarebbe sembrato assolutamente innocente. Era quel dettaglio del sopracciglio a renderlo più aggressivo e maturo.

“Tu devi essere Evan”, disse Harry in tono cordiale. 

“Si”.

“Ho letto il tuo curriculum. Hai diverse esperienze”.

“Si, abbastanza”.

“Vuoi fare il cameriere qui?” 

“Mi piacerebbe, sì”.

Harry lo guardò in silenzio per qualche istante, studiandolo. L’altro fronteggiò lo sguardo, solo vagamente nervoso. Aveva gli occhi di un particolare color caramello.

“Vedo che hai lavorato da Madame Rosmerta”.

“Sì per un po’ di tempo. Subito dopo Hogwarts”.

Harry sfogliò con calma il curriculum del ragazzo senza perdere l’espressione cordiale con la quale aveva accolto Evan fin da subito.

“Senta, glielo devo dire...”, cominciò Evan a un certo punto, ora con del timore nello sguardo. Stava muovendo la gamba sotto la scrivania in segno di agitazione.

“Dammi pure del tu”, lo interruppe Harry. Poi lo incoraggiò a continuare.

“Io sono un lupo mannaro. È giusto che te lo dica perché dovrei assentarmi dal lavoro alcuni giorni al mese nel caso mi assumessi. So che ci sono delle leggi che proteggono i lupi mannari dalle discriminazioni sul lavoro, ma... insomma, non sempre va come dovrebbe. Il mio precedente datore di lavoro mi ha licenziato perché mancavo troppe volte. Ma non è che posso farci qualcosa, mi serve almeno una giornata, prima e dopo la luna piena, per riprendermi. Forse potrei gestirlo meglio, ma...”.

“Ehi!” lo interruppe all’improvviso Harry sfiorandogli con le dita le mani che si stava tormentando sul tavolo. “Non ti preoccupare”. Gli sorrise. 

“Ho bisogno di un lavoro... e tu hai, insomma... so che tu non- non discrimini le persone”.

“Certo che no. Ti ringrazio per avermelo detto”.

“Be’, non è un segreto. Sono registrato come lupo mannaro nel registro delle creature magiche del Ministero, prima o poi viene sempre fuori”.

Harry annuì lentamente e si lasciò andare contro lo schienale della sedia riponendo da una parte il curriculum di Evan. Guardò per qualche istante il ragazzo come soppesando la prossima domanda.

“Posso chiederti come è successo?”

Evan inspirò silenziosamente. “Mio padre era un Auror. Ai tempi della guerra si era inimicato un Mangiamorte piuttosto potente, con un posto al Ministero. E, sai come sono loro, non perdonano facilmente. All’inizio erano solo minacce ma poi... Ha mandato un lupo mannaro a mordermi. Non a uccidermi, proprio a mordermi. È quello che fanno per vendicarsi di chi gli mette i bastoni tra le ruote. Colpire le persone che amano”.

Harry is ritrovò ad annuire lentamente fissando con sguardo vuoto il tavolo sotto i suoi occhi; sì lo sapeva bene, la stessa cosa era successa a Remus.

“Per questo io ti sono molto grato di aver sconfitto Tu-sai-chi”, disse Evan ma senza quel tono che tanti ostentavano quando parlavano con lui, da adulatori; Evan era genuino.

“Se ti serve una mano conosco una persona che potrebbe aiutarti. Con le trasformazioni e tutto il resto”. Harry sapeva che Remus non avrebbe mai negato aiuto a un giovane lupo mannaro.

“Ti ringrazio. È successo quando avevo dodici anni quindi ci sono abituato ormai. È solo un po’ più difficile, ma okay”.

“Facciamo così. La luna piena è dopodomani, giusto?” Harry lanciò un’occhiata al calendario lunare appeso dietro il ragazzo, quello che avevano regalato a Karen e che lei aveva deciso di appendere in ufficio. 

Evan annuì.

“Allora prenditi il weekend per riposarti e lunedì vieni a cominciare la settimana di prova. Pagata ovviamente. Ti manderò gli orari con un gufo”.

Al ragazzo si illuminarono subito gli occhi e si aprì in un sorriso gigantesco.

“Certo, assolutamente! Grazie!”

“Figurati”. Harry si alzò e gli porse la mano. “Ah e un’altra cosa”.

“Si?”

“Non dirò nulla agli altri dipendenti, ma Karen, la mia socia... a lei dovrò dirlo. È un problema?”

“No, assolutamente”.

“D’accordo”.

Evan si congedò decisamente felice di come si era svolto il colloquio. Harry tornò nel locale dove Karen stava preparando dei tramezzini al bancone. Una canzone metal stava inondando la stanza con le sue note aggressive, ma il volume era tenuto piuttosto basso.

“Allora, come è andata?” gli chiese l’amica.

“Bene. Gli ho detto di venire lunedì per la prova”.

“Di già? Pensavo volessi intervistare più persone”.

Harry sospirò. “Preferirei di no. Quasi tutti gli altri sono venuti qui per conoscere me, non perché volessero davvero questo lavoro. Lui era l’unico con diverse esperienze”.

“I problemi della fama”.

Harry afferrò un pacchetto di patatine dal mobile sopra la testa e una ciotola che avevano appena pulito.

“A proposito, il ragazzo è un lupo mannaro”, disse Harry con nonchalance.

“Oh”.

“Organizzerò i suoi turni in modo che non coincidano con la luna piena”.

“Harry Potter, difensore dei reietti”. Karen rise beccandosi un pugno leggero sulla spalla da parte di Harry mente le passava accanto con una ciotola piena di patatine. Con quella, si avvicinò a uno dei tavoli disposti all’interno del locale, dove una bambina dai lunghi capelli castano-ramati sedeva davanti a un blocco da disegno e dei pastelli.

“Ehi, Lydia! Guarda cosa ti ho portato!” disse alla bimba che alzò i grandi occhi nocciola su di lui e sorrise felice di fronte alla ciotola di patatine.

“Siiii”.

“Ma non mangiarne troppe o poi non riuscirai a cenare”.

Harry pensò che probabilmente James e Lily non sarebbero stati contenti di quello snack prima di cena, ma dopotutto a questo servivano i fratelli maggiori, a viziare le sorelline più piccole.

“Ti piace il mio disegno?” gli chiese Lydia mostrandogli il disegno che aveva fatto. 

Harry osservò l’opera d’arte - un tipico disegno da bambini piatto e dalle linee imprecise ma pieno di colori - in cui riconobbe sé stesso, la sorellina, i loro genitori e un cane dalle orecchie a punta, probabilmente Felpato.

“È bellissimo, tesoro”, le disse lasciandole un bacio sulla tempia.

“Te lo regalo”.

“Ma grazie. Questo lo appendo in camera mia, che dici?” 

Lydia annuì contenta afferrando una manciata di patatine e ficcandosele in bocca. Poi prese un altro figlio e ricominciò a disegnare. A quella bambina piaceva un sacco disegnare, poteva starsene per delle ore in un angolo coi suoi pastelli - i muri di casa ne erano un po’ risentiti - in silenzio e senza quasi farsi notare. Lydia era una bambina particolarmente tranquilla e silenziosa, molto osservativa. A differenza di Teddy che, invece, era un bambino decisamente vivace e sempre in movimento, con una voglia di esplorare che andava a discapito dei pericoli. Aveva quasi due anni più di Lydia, che invece ne aveva cinque, però il ragazzino riusciva sempre a coinvolgerla in qualcuna delle sue avventure e spesso e volentieri a loro si univa anche Victoire - la primogenita di Fleur e Bill - che aveva la stessa età di Lydia. Ma sembrava che le due bimbe fossero unite solo per la loro amicizia con Teddy.

Gli adulti a volte li osservavano e potevano giurare di saperla lunga. Ognuno scommetteva su chi delle due tigresse avrebbe vinto il cuore del giovane Lupin. Ma il giovane Lupin all’amore - o alle ragazze - non ci pensava affatto.

Harry portò via il disegno e tornò di nuovo al bancone mettendosi a tagliare della frutta per i cocktail.

“Come va la convivenza con Sirius?” 

Karen si accese una sigaretta appoggiandosi al piano cucina, accavallando le lunghe gambe avvolte in un paio di calze a rete.

“Bene. Ci stiamo trovando bene. Anche se devo ammettere che comunque ci vediamo meno di quello che pensavo, tra il mio lavoro e il suo”.

“Non ti preoccupare, ad agosto andiamo in vacanza e potrete vedervi quanto volete”.

Karen e Sirius stavano ormai insieme da cinque anni e da un paio di mesi erano andati a convivere nell’appartamento che il mago si era comprato poco dopo che Lily e James avevano annunciato la seconda gravidanza. 

Tuttavia erano molto lontani dal pensiero di sposarsi o avere dei figli e probabilmente, conoscendoli, non ci avrebbero mai pensato. Non erano quel tipo di coppia.

Ma Karen avrebbe ringraziato mille volte per quanto Sirius le avesse fatto del bene, soprattutto nell’aiutarla a gestire il rapporto col padre. Non che lo avesse davvero perdonato o altro, non sapeva ancora come sentirsi riguardo a quello, tuttavia ogni tanto si scrivevano e uscivano a cena per parlare solo di cose insignificanti. Quando poi Marcus aveva conosciuto Sirius - Karen li aveva presentati solo per un senso di dovere - e questi aveva iniziato a farle una predica sul fatto che avessero troppi anni di differenza, lei gli aveva detto senza troppe sottigliezze di starsene zitto sulla questione perché non aveva alcun diritto di farle la lezioncina, viste anche le sue dubbie scelte riguardo la famiglia.

Aveva deciso di riavvicinarsi principalmente perché voleva conoscere i suoi fratellastri - due maschietti ormai adolescenti che era riuscita a influenzare coi suoi gusti musicali - ma con la nuova moglie del padre non faceva nemmeno lo sforzo. Non che avesse qualcosa contro di lei personalmente, semplicemente non le interessava conoscerla.

Ogni tanto le capitava ancora di piangere per suo fratello e allora Sirius la accoglieva tra le proprie braccia e la cullava lasciandola sfogare. E Karen faceva lo stesso per Sirius, quando ancora i ricordi di Azkaban o della guerra riemergevano, specialmente negli incubi. Insomma, si ancoravano l’uno all’altro.

“Questo mese torna anche Ginny?” chiese Karen all’amico.

“Sì”.

“E le chiederai di sposarti?”

Harry sorrise tra sé e sé. “Quella è l’idea”.

Harry aveva comprato l’anello per Ginny già alcuni mesi prima, ma lo aveva confessato solo a Karen e le aveva fatto promettere di non dire nulla. Nemmeno Ron o i suoi genitori lo sapevano e il ragazzo non aveva intenzione di dire nulla fino alla proposta. Sperava solo che Ginny accettasse.

“Comunque vi invidio, a saper gestire così una relazione a distanza”.

Harry scrollò le spalle. “Abbiamo sempre entrambi un sacco da fare quindi non ci pensiamo tanto. E poi, so che lei è contenta con le Holyhead Arpies, quindi va bene così”.

Karen spense la sigaretta e scese dal tavolo con un colpo di reni. 

In quel momento la porta di ingresso si aprì e James, Lily e Sirius fecero il loro ingresso.

A Karen si illuminarono subito gli occhi non appena vide il fidanzato.

Sirius le diede un bacio sedendosi su uno dei trespoli al bancone.

“Com’è andata?”

“Stancante”.

“Birra?” chiese Harry guardando i tre nuovi arrivati.

“Ci sta”.

Harry riempì tre pinte di birra e, appena finirono di schiumare, le smaterializzò con uno schiocco di dita verso i genitori e il padrino seduti poco lontani. Ormai aveva imparato a maneggiare la magia senza bacchetta con una maestria incredibile, era persino capace di schiantare qualcuno. Tuttavia non girava mai senza la sua bacchetta. Hermione gli diceva sempre che con i suoi poteri era sprecato a lavorare in un locale, ma a Harry quel lavoro piaceva sempre di più e ormai non gli risultava nemmeno più difficile avere a che fare con la gente. A volte approfittava persino della sua fama e delle occhiatine che gli lanciavano le persone, soprattutto le ragazze che a volte venivano lì e si sedevano a un tavolo da cui meglio riuscivano ad ammirarlo. 

Lydia si avvicinò a passo silenzioso verso i genitori e James la prese subito in braccio facendola accomodare sulle proprie gambe. 

“Che hai combinato tu oggi, Frittella?” le chiese guardandola con dolcezza.

“Ho fatto un disegno per Harry”, rispose la bambina circondando il collo del padre con le braccine magroline e solleticando il viso dell’uomo con i capelli un po’ elettrici. I capelli erano decisamente una firma dei Potter. 

“Sì, ed è un disegno bellissimo”, rispose il ragazzo guardando la sorellina con gli occhi a cuoricino. Harry era decisamente perso per quella bambina. Spesso e volentieri si comportava con lei come un padre più che come fratello.

“Prima o poi verremo sommersi dai tuoi disegni, Lydia”, disse Lily ridendo e spostando i capelli dalla fronte della figlia. La loro casa era piena delle sue opere d’arte, la cucina e persino la stanza di Harry che non mancava mai di appendere un disegno della sorellina alla parete della propria camera da letto; quando era nata lui sembrava quasi più emozionato dei genitori. Anche il nome lo aveva scelto lui. Che la adorasse era indubbio.

La bimba ignorò il commento della madre perché i suoi occhi erano attratti da qualcosa all’ingresso del locale.

“Teddy!” sentirono esclamare da Lydia e tutti i presenti si girarono verso Remus appena arrivato insieme al figlio.

“Ehi, Remmie!” lo salutò Sirius. 

Teddy e Lydia si corsero incontro e sparirono da qualche parte verso il fondo del locale. 

Era il momento di tenere d’occhio i due bambini perché avrebbero potuto tranquillamente combinare qualche disastro. E per fortuna ancora non padroneggiavano una bacchetta.

Remus raggiunse gli amici al bancone.

“Una birra anche per lei, prof.?” gli chiese Karen in tono squillante. Naturalmente Lupin non pretendeva che lo chiamasse ancora prof e gli desse del lei, ma Karen si divertiva così qualche volta.

“Volentieri. Ma devo tornare a casa presto altrimenti Dora mi affattura sul serio stavolta”.

“Ah Lunastorta, anche tu vittima innocente delle ingiustizie delle mogli?” lo prese in giro James afferrando la sua birra.

“Ti ricorderemo con affetto, Remmie, quando Tonks ti costringerà ad accompagnarla a fare shopping”, aggiunse Sirius. 

“Per fortuna a Dora non piace fare shopping”.

“Quello sarà problema tuo, Felpato, temo”, disse di nuovo James.

“Ehi!” esclamò Karen a quel punto, girandosi verso i tre uomini perché sentita chiamata in causa. “Io non costringo nessuno a fare shopping. Ci vado da sola”. 

All’improvviso sentirono Harry tossire; il ragazzo stava quasi per strozzarsi con la propria birra mentre cercava di trattenere le risate.

“Ecco, è la tua punizione per aver sghignazzato”, gli disse Karen. 

“Scusa”, bofonchiò il ragazzo alzando gli occhi al cielo.

“Dai, vai a lavorare che siamo indietro con tutto quello che c’è da fare”, aggiunse poi l’amica.

“A che ora è il concerto?” chiese Sirius.

“Alle nove”, gli rispose la ragazza. 

“Allora ci vediamo stasera”.

“Quindi vieni?”

“Se non muoio di stanchezza”.

I due fidanzati si salutarono con un bacio frettoloso e Sirius lasciò il locale smaterializzandosi appena fuori. 

Poi fu il turno anche degli altri tre che, non appena recuperarono i bambini, augurarono buon lavoro ai ragazzi promettendo che sarebbero passati a una qualche ora della serata. Se i bambini li avessero lasciati ovviamente.

Karen richiuse la porta del locale dietro di loro, ringraziando mentalmente Merlino di non avere figli, e alzando il volume della musica. 

Il Malandrino si doveva preparare per una serata epica. 

 

***

 

Ebbene sì, questo è il finale. È sempre un dispiacere concludere una storia, è un po’ come vedere un figlio che hai cresciuto a fatica prendere in mano da solo le redini della propria vita, ma dall’altro lato sono anche contenta perché ho portato a termine una cosa e questo tipo di traguardi, portare a termine le cose, sono importanti nella vita. Inoltre, la conclusione di questa fanfic mi permette di iniziarne una nuova. Eh si, perché ho assolutamente intenzione di tenere vivo questo account con le storie (principalmente di Harry Potter), ho già una fanfic pronta e non vedo l’ora di farvela leggere. A mio dire è ancora più bella di questa. 

Quindi non siate troppo tristi. L’unica cosa che non so è la data di pubblicazione; non penso sarà la prossima settimana, probabilmente quella dopo quindi tenete d’occhio il mio account.

 

Ci tengo molto a ringraziare le persone che mi hanno seguita fino a qui, sia i lettori silenziosi che hanno messo questa storia tra le preferite, le seguite e le ricordate (siete davvero tantissimi), e soprattutto ringrazio chi mi ha dedicato un po’ del suo tempo lasciandomi le recensioni. In particolar modo ringrazio Nag_95 che mi ha commentato ogni capitolo quasi dall’inizio alla fine. Spero di risentirti anche nelle mie prossime storie, ormai per me sei come un amico di penna :) 

Sappiate che i vostri commenti, le vostre opinioni sono ciò che tengono alto l’umore di un autore e la sua voglia di scrivere. Certo, io principalmente scrivo per me stessa, ma che senso ha scrivere su carta qualcosa se poi non lo legge nessuno? 

È stato un piacere viaggiare con voi. 

 

Un bacione e arrivederci. 

Cactus.

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Il cactus infelice