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Autore: _MrsSunshine_    06/07/2019    1 recensioni
- Sono le tre di notte, credi davvero che vorrà vedermi? – chiese a Reyna.
- Il tempo non esiste, esistono solo gli orologi, quando hai qualcosa di importante da dire ad una persona devi farlo e basta, non conta quanto sia tardi – gli disse lei continuando a guidare, non sollevando gli occhi dalla strada.
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Piccola One shot nata da uno mio delirio delle quattro di notte.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Reyna, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I’m so tired...
 

"Party
Trying my best to meet somebody
But everybody around me's fallin' in love to our song"
I'm so tired (Troye Sivan, Lauv)

 
 
- Che hai anche stasera? – Nico lanciò uno sguardo eloquente a Reyna che gli aveva fatto quella domanda alquanto stupida.
L’amica sedeva tranquillamente sul divanetto bianco della discoteca, le braccia poggiate alla spalliera e le gambe accavallate mentre giocherellava con uno degli alti tacchi che teneva in bilico sulla punta del piede muovendo le dita nel tentativo di non farlo cadere.
- Will, ecco cos’ho – decise di rispondere con un sospiro poggiando i gomiti alle ginocchia. Lui e il suo ragazzo litigavano parecchio quei giorni e sempre per cose stupide, come per esempio una semplice discussione su cosa mangiare per pranzo si trasformava in una battaglia di insulti che di solito Nico riusciva a vincere grazie al suo pessimo carattere e spiccata fantasia nel creare offese.
- Ancora? Ma lascia perdere! State male entrambi, fatti qualche ragazzo e lasciatevi, la vita è breve – disse Reyna girando la cannuccia nel suo drink dall’acceso colorito arancione.
Nico prese in considerazione quel consiglio ma poi scosse la testa.
 - Il mio problema è che in tutti quegli sconosciuti io ci trovo sempre Will – disse afflosciandosi al suo posto, osservando i ragazzi che nonostante l’orario tardo ballavano come se non avessero nessun pensiero per la testa.
- Ho capito, io ti sto semplicemente dicendo che vi fate male a vicenda e che sarebbe ora di troncare o almeno di rivedere alcuni aspetti, e poi ricorda: - disse Reyna sporgendosi in avanti per poggiargli una mano sul braccio. – Da soli si sta benissimo -.
- Forse tu stai benissimo, io no – era così abituato alla presenza di Will che solo immaginare casa loro senza di lui era impossibile. – Credo che sia ora di andare – si alzò leggermente barcollante a causa del giro di troppo che Jason gli aveva offerto quella sera.
- Io rimango, spero che tu non te la prenda a male – disse Reyna decisamente poco interessata, probabilmente chiedendosi che cosa avrebbe bevuto dopo. E pensare che ai tempi delle superiori aveva sempre una scopa ficcata nel culo quando si parlava di feste e alcool.
Nico sorrise a quel pensiero e le batté il cinque, promettendole che si sarebbero visti presto.
Salutò un paio di persone durante il tragitto verso l’uscita mentre la musica alta gli pompava nella testa accrescendo il suo già grande mal di testa.
In qualche modo riuscì ad arrivare a casa senza schiantarsi contro niente e nessuno.
Uscì e chiuse la portiera, la notte di novembre era fredda e non vedeva l’ora di farsi una bella doccia, indossare il pigiama e mettersi sotto le coperte a dormire per tutto il giorno seguente.
Entrato nell’appartamento, però, trovò le luci del soggiorno accese, e aiutandosi con i muri raggiunse la stanza vedendo il suo ragazzo seduto in una posa struggente sul divano.
- Ti ho chiamato tutta la sera – disse non voltandosi nemmeno a guardarlo.
- Scusa, non ho sentito – disse Nico togliendosi la maglietta e gettandola a terra per poi raccogliersi i capelli decisamente troppo lunghi.
- Sei ubriaco? – fece quella domanda con una tranquillità disarmante. Will ormai lo vedeva più sbronzo che sobrio e la cosa cominciava  a dargli fastidio, non ricordava quando avessero fatto l’ultima volta sesso senza che Nico avesse bevuto ingenti quantità di alcool prima.
- Ho bevuto poco – mentì lasciandosi cadere sul divano con la testa sulle gambe di Will che prese ad accarezzargli distrattamente i capelli.
- Potresti stare con me qualche sera invece di uscire con i tuoi amici, non dico sempre, solo qualche volta- Nico si puntellò sui gomiti dopo quel commento da parte del suo ragazzo e lo fissò attentamente.
- Perché? -.
- Come perché? Perché sono il tuo ragazzo e passi più tempo nelle discoteche che con me, non ti senti nemmeno un po’ in colpa? Sono le tre di notte e io sono qua come un coglione ad aspettarti sveglio, solo perché ho fottutamene paura che possa succederti qualcosa – Nico rimase abbastanza impassibile, non capiva a pieno quello che Will gli stesse dicendo, sapeva solo che era arrabbiato e che le sue guance rosse di collera lo eccitavano e nemmeno poco.
Si mise in ginocchio sul divano e gli salì a cavalcioni sulle gambe.
- Non ne ho voglia, levati – disse Will poggiandogli le mani sul petto per poi spingerlo di lato, alzarsi e dirigersi vero la loro camera da letto.
- E dai, Will, non mettere il broncio – ridacchiò lui alzandosi e seguendolo con una camminata simile a quella di un pinguino, facendo del suo meglio per non inciampare.
Entrò in camera e trovò Will al letto che gli dava le spalle, fissando il muro.
Si buttò sul materasso e prese a baciargli il viso scansando i riccioli biondi per rendere più facile il lavoro.
- Sai che mi dispiace -.
- Mi piacerebbe crederti, ma non penso che questa volta me la berrò – disse lui burbero cercando di allontanarlo con un movimento stizzoso della mano.
- Se sei così sicuro che io sia una persona di merda perché non te ne vai? Mi piace divertirmi! E’ un crimine?- chiese lui retoricamente spalancando le braccia con fare irritato.
Will si alzò a sedere di scatto.
- Perché non me ne vado? Sai quante volte saresti morto se non ci fossi stato io? Ti ricordi quante volte di ho medicato le ferite quando tornavi da una delle tue stupide risse? Tutte le volte che ti ho accompagnato nel bel mezzo della notte in bagno a vomitare dopo una sbronza? Tutte le volte che ti ho sentito lamentarti del fatto di essere stanco quando io mi spacco il culo per mantenerci entrambi, eppure io non posso mai dire nulla, sono solo il tuo babysitter, ma ti informo di una cosa: voglio essere il tuo ragazzo non una badante, di quelle ne trovi un sacco in giro – probabilmente Will non aveva mai alzato così tanto la voce e per una volta fu Nico a preoccuparsi che i vicini li sentissero e li denunciassero per disturbo della quiete pubblica.
- Non ho bisogno di nessuna badante, e se sei così scontento del mio modo di essere la porta non è chiusa a chiave e io non ti costringo a stare qui -.
Quella cosa l’aveva detta tante volte, ma la reazione di Will a quell’ennesimo discorso sempre uguale fu quella di alzarsi dal letto, afferrare il borsone che usava per andare in palestra e buttarci dentro telefono, portafoglio e alcuni vestiti.
Nico era sorpreso ma non disse niente limitandosi a guardarlo con le gambe e le braccia incrociate.
Will gli lanciò un ultimo sguardo, lasciando che l’ossidiana affogasse nella dolce acqua dei suoi occhi prima di uscire dalla camera sbattendosi la porta alle spalle.
Lo stava facendo veramente? Per essere sicuro di ciò Nico si trascinò alla finestra osservando la macchina grigia che partiva alla volta di non si sa dove.
Si buttò nuovamente sul letto chiudendo gli occhi e prendendo un profondo respiro per calmarsi prima di alzarsi e andare in cucina per cercare della birra o comunque qualcosa di alcolico.
Non l’aveva lasciato veramente, sarebbe tornato presto, una settimana massimo due e avrebbe nuovamente suonato al loro campanello chiedendogli scusa per essersene andato.
Eppure quelle due settimane passarono, lente e inesorabili e insieme a loro altre due, e poi un mese e altre due settimane, ma Will non si stava apprestando a guardarsi indietro, proiettato sulla scelta che aveva fatto.
- Smettila di deprimerti, ci sono così tanti ragazzi che vogliono ballare, non pensare a Will è finita – erano giorni che Jason gli ripeteva sempre la stessa frase mentre se ne stava avvinghiato alla sua perfetta fidanzata, con cui aveva una vita perfetta e un matrimonio programmato.
Odiava ammetterlo ma di Will gli mancava tutto: le mattine pigre passate al letto a darsi fastidio a vicenda finché uno dei due decideva di alzarsi e preparare il caffè, le fossette di Will che apparivano quando rideva, il pranzo pronto tutti i giorni, le pizze mangiate davanti alla televisione e soprattutto i suoi occhi, gli mancavano così tanto quegli occhi e tutte quelle sfumature che avevano.
Nico c’aveva provato a ballare con altre persone, a provare nuove esperienze con sconosciuti di cui la mattina dopo non ricordava nemmeno il nome, ma nulla sembrava avere effetto su quello strano peso che da un giorno all’altro gli era comparso nel petto, esattamente all’altezza del cuore.
- Sono così stanco... voglio solo tornare a casa, ogni volta che entro spero di trovarlo ad aspettarmi, ero così abituato alla sua presenza che ormai non so più stare senza di lui, nessuno potrà mai essere come Will – era l’alcool che lo faceva parlare, ma tutte quelle cose le pensava. Da sobrio non l’avrebbe mai ammesso, ma tutto ciò che stava confidando era la verità e nient’altro che la verità.
- E allora perché non vai a riprendertelo? – Piper la ragazza di Jason parlò guadagnandosi gli sguardi dei due.
Si sistemò meglio sulle ginocchia del fidanzato e poi si spiegò: - Cerca di evitare tutte le cose che lo facevano incazzare e riprenditelo, è chiaro come il sole che tu lo ami da morire e il mio istinto mi suggerisce che lui non è indifferente al tuo sentimento -.
- Sono abbastanza sicuro che non mi rivoglia – disse alzandosi per andare a bere un altro po’; era già ubriaco, che cosa avrebbero fatto altri due bicchieri?
- Dove vai? – chiese Reyna afferrandolo per un gomito evitandogli di andare a sbattere contro una delle lucide colonne del locale che la sua vista offuscata aveva collocato un paio di centimetri più a sinistra di quanto fosse veramente.
- A cercare qualcosa che mi mandi in coma etilico, la senti questa? – chiese Nico indicando l’aria con un dito.
- La musica? – chiese Reyna abbastanza confusa, aggrottando le sopracciglia.
- E’ la canzone mia e di Will e nonostante tutti i bicchierini che ho buttato giù questi hanno deciso di mettere su le nostre playlist e tutte mi ricordano lui e io giuro che non ce la faccio più – voleva veramente tornare a casa in quel momento, buttarsi sul letto e trovare Will che lo aspettava, ma sapeva bene che quell’ultima cosa non sarebbe mai successa.
- Mi hai proprio rotto – disse Reyna a quel punto. Lo afferrò saldamente per un polso e lo trascinò lontano dalla strada che conduceva al bancone fino a cacciarlo dal locale.
Non appena sentì l’aria pulita inondargli i polmoni si chinò in avanti e vomitò almeno la metà dell’alcool che aveva ingerito appena poche ore prima, mentre l’amica l’osservava impassibile con le mani suoi fianchi, battendo un piede a terra aspettando che finisse.
- Che cazzo vuoi fare? Io avevo ancora voglia di bere – disse Nico passandosi una mano sulle labbra.
- E invece ti ho appena organizzato un nuovo programma e indovina: consiste nell’andare a riprenderti Will, ho chiesto un po’ in giro per conto tuo e ho scoperto che è a casa di suo fratello, non abita lontano da qua, ora ti ci accompagno e tu metterai un punto a questa storia scegliendo con lui cosa avete intenzione di fare, quindi liberati dall’alcool in eccesso e datti un contegno, fai schifo – Reyna utilizzò quel tono che faceva abbassare a tutti lo sguardo, passandogli una bottiglietta d’acqua che aveva cacciato chissà da dove.
Nico respirò a pieni polmoni, si sciacquò la bocca e poi la osservò, come ad aspettarsi che facesse qualcosa. Doveva risponderle? Doveva chiederle cosa dire? Cosa cazzo doveva fare?
- Credi di essere capace di organizzarti un piccolo discorso su quanto tu sia stato coglione?- tornò all’attacco Reyna capendo che da solo non avrebbe fatto nulla.
- Perché ti importa? -.
- Perché tu ci sei ancora e non sopporto vederti così debole, tu non sei debole! Quindi scusami per quello che sto per fare, ma è per il tuo bene – Nico non fece in tempo ad elaborare quella frase che l’amica gli aveva tirato uno dei suoi micidiali destri dritto nello stomaco spingendolo di nuovo al vomito.
La ragazza gli tenne i capelli quella volta sussurrandogli un paio di scuse che probabilmente non pensava davvero. Quando terminò la sua visuale divenne meno confusa e il pavimento non si muoveva più sotto i piedi. La nausea persisteva ma era sotto controllo.
- Grazie, mi serviva – disse appoggiandosi al muro quasi senza fiato.
- Ora sbrigati ho dei cani da cui tornare – commentò Reyna cacciando le chiavi della macchina dalla borsa per poi infilarsi al posto del guidatore.
- Ascolta perché non lo dirò una seconda volta: ti voglio bene – disse mentre uscivano dal parcheggio.
- Ti serve un altro pugno nello stomaco? – chiese lei anche se un piccolo sorriso le si dipinse sulle labbra mentre si accertava che dietro non avesse un’altra macchina.
Anche Nico sorrise leggermente e poi prese a giocherellare con l’anello a forma di teschio che Will gli aveva regalato l’anno prima.
Non sapeva che cosa gli avrebbe detto, che cosa si diceva in questa casi? Un “mi dispiace” gli sembrava davvero troppo poco per tutte le cazzate che gli aveva fatto passare, per tutte le notti in cui il biondo era stato eroso dall’interno dall’ansia di non vederlo tornare, per tutto quel tempo in cui aveva sempre messo gli altri sopra di lui credendo che ci sarebbe sempre stato e che non avesse davvero bisogno di lui.
Credeva di essere lui quello più incasinato nonostante Will gli avesse raccontato di che uomo infedele fosse suo padre e di come la sua famiglia a causa di quello fosse a dir poco disastrata, non lo ascoltava e credeva che stesse bene solo perché sorrideva.
Poggiò la testa al sedile chiudendo gli occhi. Era stato un idiota.
- Sono le tre di notte, credi davvero che vorrà vedermi? – chiese a Reyna.
- Il tempo non esiste, esistono solo gli orologi, quando hai qualcosa di importante da dire ad una persona devi farlo e basta, non conta quanto sia tardi – gli disse lei continuando a guidare, non sollevando gli occhi dalla strada. Nico sapeva che Reyna probabilmente aveva altro da fare e aveva bevuto anche decisamente troppo per poter guidare, eppure lo stava facendo per lui. Adorava quella donna.
- La casa è questa – disse Reyna fermandosi davanti ad una costruzione non troppo grande, una comune casa americana con i muri bianchi, le tegole rosse e una siepe curata.
- Che gli devo dire? -.
- Ti sembro davvero la persona più indicata? – chiese Reyna alludendo alle numerose storie avute finite tutte infinitamente male.
Nico si decise a scendere e a farsi avanti. Doveva suonare alla porta? Will non era solo, avrebbe potuto disturbare anche gli altri abitanti ed era abbastanza sicuro che nessuno volesse un ubriaco al citofono alle tre e quaranta di mattina.
Prese il cellulare dalla tasca. Non provò a chiamarlo, sapeva che non avrebbe risposto come aveva continuato a fare nei giorni precedenti. Ma gli scrisse un messaggio. Will era una persona ansiosa e teneva il cellulare con il suono sempre accesso e unito al suo sonno leggero era certo che l’avrebbe letto.
“ Ti prego. Affacciati ad una finestra oppure esci di casa, ma ho davvero bisogno di parlarti”.
Non ricontrollò la grammatica e fu anche sicuro di aver scritto qualcosa in italiano, cosa che succedeva spesso quando beveva. Aspettò cinque minuti seduto a terra guardando le finestre, aspettando che una si illuminasse. Reyna aspettava paziente appoggiata al manubrio, anche lei attenta nel captare qualsiasi movimento aldilà dei vetri.
Nessuna luce inondò il buio, ma in compenso una porta si aprì rivelando Will che si stava sistemando la maglia del pigiama con il telefono stretto in mano.
Nico rimase sconvolto mentre Will lo osservava stretto nelle proprie braccia aspettando che l’altro parlasse, non credeva che sarebbe uscito veramente.
- Sono le quattro, spero che tu non mi abbia svegliato solo per stare qui a guardarmi – disse dopo interminabili attimi di silenzio straziante.
Nico dischiuse e labbra e tentò di parlare.
- Mi... mi dispiace – era proprio quello che non doveva dire, eppure non trovava altro da aggiungere, la lista degli errori che aveva commesso in quegli anni era troppo lunga e sentiva che non avrebbe avuto il tempo di elencarli tutti.
- Ti dispiace – ripeté Will sbottando una risata sarcastica, le braccia incrociate e gli occhi pieni di una delusione non solita per la sua persona. – E’ passato più di un mese e tu ti presenti qua, visibilmente ubriaco, per dirmi “mi dispiace”? – chiese ancora lui in maniera retorica.
- Mi manchi Will, e... e io... – non sapeva che cos’altro dire, i pensieri erano confusi e lui sentiva che di lì a poco sarebbe anche potuto scoppiare a piangere dalla frustrazione. – Ti amo – ecco. Quella era l’unica cosa giusta che avrebbe potuto aiutarlo.
Will aveva passato un anno ormai a dirgli che lo amava e ricevere un brontolio e due guance rose come risposta. Sentirselo dire così era strano ma gli fece comunque provare un piacevole calore all’altezza dello stomaco.
- E’ meschino da parte tua – gli rispose.
- Sai che sono una persona terribilmente meschina – disse Nico con un sorrisetto facendosi avanti per poi allacciargli le braccia intorno al collo.
Sentì le mani di Will introno ai suoi fianchi.
- Posso smettere di uscire e ubriacarmi se ti da veramente fastidio, mi dispiace di aver quasi dovuto perderti per capire quanto io abbia bisogno di te, sono un coglione e nonostante questo tu non mi hai mai abbandonato, non ti merito, lo so, ma ti supplico, torna  a casa, non la sento tale se non ci sei tu, non mi piace starci da solo  – Nico prese a parlare a macchinetta immaginandosi la faccia di Reyna che seduta nella sua auto probabilmente doveva trovarlo ridicolo in quel momento.
- Mi sei mancato anche tu – gli sussurrò Will affondandogli una mano nei capelli.
- Vuoi perdonarmi così? Davvero? – chiese Nico aspettandosi che dopo la scenata del mese prima il fidanzato gli avrebbe fatto muovere mari e monti per riuscire a farsi perdonare.
- Sai che non mi piace tenerti il muso – disse lui. – Ma la prossima volta che ti vedrò tornare ubriaco nel bel mezzo della settimana me ne andrò veramente – disse in modo più solenne.
Nico sorrise ancora e gli prese il viso tra le mani baciandogli le labbra.
Will ridacchiò nel bacio e poi lo strinse a sé come se non volesse più lasciarlo andare.
- Grazie – disse Nico alzando gli occhi per incrociare quelli del biondo, ancora attaccato al petto di quest’ultimo.
Will lo lasciò andare tenendogli comunque le mani.
- Ora vado al letto e dopo il lavoro torno  casa, va bene? – disse passandogli nuovamente le dita tra i capelli spettinandoglieli maggiormente.
- Certo, buonanotte – si baciarono di nuovo, un bacio breve e non approfondito, di quelli che dai quando sai per certo che non sarà l’ultimo.
Nico risalì in macchina.
- E’ stata la scena più patetica e più carina che io abbia mai visto, complimenti – commentò Reyna quando lasciarono l’abitazione.
- Senza di te probabilmente non l’avrei mai fatto -.
- Non sono una completa stronza- alzò le spalle lei. – Ora cosa hai intenzione di fare? -.
- Intendo tornare a casa, riordinare, andare a dormire e nel prossimo futuro trovarmi un lavoro -.
Reyna sembrò soddisfatta da quella risposta.
- Trattalo bene Nico, nessuno ti amerà mai più di quanto farà lui -.
- Lo so – commentò Nico col sorriso che non riusciva a sparirgli dalle labbra.
 
 
Angolo autrice:
Era un sacco di tempo che volevo scrivere una One Shot sulla mia OTP per eccellenza, ma non ero mai felice le risultato. Anche in questo caso non mi fa impazzire, ma mi è sembrata più decente di altre e alla fin fine non è malissimo, secondo il mio parere almeno e poi è basata sulla mia canzone del momento "I'm so tired" di Troye Sivan, e nulla adoro e la consiglio a tutti.
Probabilmente scriverò molte altre Solangelo perché quei due sono l’amore reincarnato in ship e perché Nico merita così tanto affetto da parte di tutti quanti.
   
 
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