Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Trick    26/07/2009    12 recensioni
«Notevole manufatto, non trovi?» commentò pacato. «È un peccato non poterlo esporre al pubblico: sotto l'aspetto storico, il suo valore è davvero pregevole».
«Tu lo faresti?» domandò Tonks, cauta. «Mostrare questo alla gente, voglio dire. Mettere nero su bianco che razza di persone erano i tuoi antenati».

Remus e Tonks davanti all'arazzo dei Black. (Scritta per il prompt .046 - Stelle. della Big Damn Table).
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note dell'autrice svampita e sparita: Scritta per il prompt .046. Stelle della mia perfida e onnipresente Big Damn Table (costei); di norma tendo a postare le fic della BDT solo sul LiveJournal (100 fic sono una gran bel patacco ad alto tasso di intasamento, voglio dire...), ma - c'è anche un ma, sì - visto e considerato che non aggiorno il mio povero Diario da... ehm... be', troppo... lascio questa breve one-shot qui, buona, tranquilla e senza pretese. Giusto per ricordavi che ancora scrivo e respiro.

 

Lascia stare le stelle

''Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino,
ma in noi stessi''.
William Shakespeare

 

Nonostante sapesse che avrebbe dovuto controllare quello strano demone assassino appostato nel bagno del piano di sopra, osservava l'antico arazzo della Casata dei Black da più di un quarto d'ora. I ricami dorati erano così fitti e numerosi che le era occorso parecchio tempo prima di identificare il ceppo originale dal quale discendeva. Prima ancora di essere Black, i nobili purosangue che avevano dato i natali di sua madre, infatti, parevano essere stati degli Urthadar.
''Sir Thofire Urthadar'', lesse di nuovo. ''1205-1246.''
Ricordava vagamente di essersi imbattuta in un qualche membro della famiglia Urthadar, durante le ore di Storia della Magia; al momento, tuttavia, non riusciva a collegare il personaggio all'evento. Improvvisamente, rimpianse di non aver mai prestato particolare attenzione alla materia; comunque fosse, annotò mentalmente di visitare anche la biblioteca dei Black.
''Phineas Nigellus Black. 1847-1925''.
Al contrario del misterioso capostipite, sapeva perfettamente chi era stato Phineas Nigellus Black; suo malgrado, infatti, aveva avuto modo di incontrarlo nell'ufficio di Silente, al suo quinto anno ad Hogwarts.
Sebbene fossero trascorsi quasi dieci anni, ricordava perfettamente quello spiacevole colloquio. Era stata mandata dal Preside dal professor Lumacorno, dopo l'ennesimo – seppure involontario – disastro nell'aula di Pozioni. Si era resa presto conto, tuttavia, che il professor Silente non era nel suo ufficio. Aveva appena deciso che sarebbe tornata dal professor Lumacorno, quando aveva sentito una voce levarsi alle proprie spalle:
«Tu...».
Si era voltata di colpo, spaventata. Stava guardando a destra e a sinistra, tentando di scoprire da quale punto fosse provenuta, quando quella aggiunse, sprezzante:
«Sudicia Sanguesporco».
Aveva individuato il ritratto dal quale Phineas parlava solo dopo qualche istante. Era un mago dagli zigomi pronunciati e dai capelli scuri che faceva mostra di una bella toga di seta verde. Appoggiato allo schienale di una sedia dall'aspetto particolarmente costoso, la fissava con sguardo ostile. Ricordava anche di come, improvvisamente, si fosse sentita ribollire di rabbia.
«Modera il tono, vecchio babbuino, o giuro che ti caccio nel caminetto» aveva sbottato nervosa, prestando particolare attenzione a tenersi ben distante da quel quadro minaccioso.
«Sei la bestiola di quella traditrice di Andromeda» aveva continuato imperterrito Phineas, strizzando gli occhi in una smorfia disgustata.
«Chi diavolo sei, tu?».
«Phineas Nigellus Black».
«Con te non ho un cavolo da spartire, allora. Chiudi la bocca e fatti gli affari tuoi» aveva risposto con disprezzo lei, mostrandogli sfacciatamente il dito medio. «E tornatene al diavolo, già che ci sei».
«Non mi confesso affatto stupito di trovarti tanto rozza. Dopotutto, sei solo la figlia di un lurido Babbano e di una traditrice del suo sangue».
Tonks aveva estratto la bacchetta con un guizzo fulmineo e lo fissava, carica d'odio.
«Lascia stare i miei genitori, schifoso ammasso di tintura ammuffita! Un'altra parola e ti affatturo».
«È un disonore vedere che sfoggi impunemente i tratti della mia nobile Casata» aveva concluso il ritratto, prima di essere colpito da un incantesimo della giovane. Laddove prima sedeva Phineas, ora faceva mostra solo una piccola bruciatura circolare e del mago non vi era rimasta alcuna traccia.
Sfoggi i tratti della mia nobile Casata.
Quelle parole gli rimasero impresse per molto più tempo di quanto non avrebbe mai desiderato.

 

La serratura scattò improvvisamente alle sue spalle. Tonks trasalì involontariamente, si voltò rapida verso la porta e osservò Remus guardarla con aria sorpresa.
«Perdonami» si scusò subito lui. «Ero convinto che questa stanza fosse deserta a causa dei Doxy, ma avrei dovuto ugualmente bussare».
Fece per andarsene, ma Tonks lo fermò.
«Non importa, Remus. Entra, non stavo facendo niente».
Lui lanciò un'occhiata vaga all'arazzo appeso alla parete e parve capire all'istante. Si richiuse la porta alle spalle, si avvicinò e iniziò a scrutare a sua volta il raffinato intreccio dorato.
«Notevole manufatto, non trovi?» commentò pacato. «È un peccato non poterlo esporre al pubblico: sotto l'aspetto storico, il suo valore è davvero pregevole».
«Tu lo faresti?» domandò Tonks, cauta. «Mostrare questo alla gente, voglio dire. Mettere nero su bianco che razza di persone erano i tuoi antenati».
Lui le rivolse un umile sorriso.
«Temo, personalmente, di non possedere nulla di altrettanto interessante. Se fossi in te, tuttavia, sì. Lo farei» disse. «E sottolineerei il fatto di essere diventata una persona migliore di ognuno di loro».
Tonks rimase in silenzio qualche istante.
«Se penso che... che nel mio sangue scorre anche il loro sangue... Bellatrix Lestrange è sorella di mia madre, Remus».
«Walgeon Lackey era cugino di mio padre ed era probabilmente il più incompetente ricettatore di uova di rana di tutta la contea di Durham» rispose lui, inarcando divertito il sopracciglio destro e rivolgendole un lieve sorriso. «Per quanto mi riguarda, invece, le uova di rana mi hanno sempre causato un certo ribrezzo. Sospetto che la gelatina di cui sono ricoperte ne sia la causa maggiore».
Tonks fece un'espressione sorpresa e lo fissò confusa.
«Mi stai dicendo questo... perché, esattamente?».
«Così sarò certo che non riceverò uova di rana, questo Natale. Sarebbe imbarazzante» replicò con una smorfia. Poi, la guardò intensamente, le sorrise labile e tornò ad osservare l'arazzo con un piglio improvvisamente serio. «Stai dando un errata importanza a tutto questo, Tonks».
«Parli dell'arazzo o delle uova di rana?» chiese sorniona lei.
Lui ridacchiò appena e infilò le mani nelle tasche. Quando parlò, il suo tono era quello posato e tranquillizzante con il quale era solito rivolgersi ai giovani Weasley. A Remus non l'aveva mai rivelato, ma le piaceva vederlo calato nel ruolo dell'insegnante, e il fatto che lui sembrasse farlo inconsciamente rendeva tutto ancora più intrigante.
«Hai mai parlato con Sirius di questo?» domandò, indicando con un vago cenno del capo l'arazzo.
Tonks scosse brevemente il capo.
«Non ne abbiamo avuto l'occasione. E poi, lui odia parlare della sua famiglia».
«Credo che nel tuo caso la faccenda sia diversa. Immagino che tu abbia tutto il diritto di porti delle domande e a Sirius, checché ne dica, credo farebbe ugualmente piacere risponderti» le disse serenamente. «Ricordi la prima volta in cui ti sei imbattuta nell'albero genealogico dei Black?».
«Sì, ricordo».
«Qual'è stata la prima cosa che hai notato?».
Tonks aggrottò la fronte e fissò pensierosa l'arazzo.
«Le bruciature...» rispose con aria pensosa qualche secondo dopo. «Ma non le ho notate immediatamente. All'inizio, credevo fossero le traccie dei tarli. Mi sono resa conto di cos'erano solo dopo aver cercato inutilmente il nome di mia madre».
Annuendo, Remus indicò un piccolo foro nella parte finale dell'albero.
«Sai a chi apparteneva, questo posto?» le chiese.
Tonks scosse la testa.
«Isla Black. La tua bis-bis-bisnonna. Sorella di Phineas Nigellus Black, che fu probabilmente il più detestato Preside che Hogwarts abbia mai visto».
«Perché la cacciarono?».
«Sposò un Babbano» rispose con un sorriso lui. «Un certo Hitchens, se ben ricordo. E qui, una volta, vi era Cedrella Black. Decise di opporsi al volere dei propri genitori e sposò Septimus Weasley, il nonno di Arthur. Questa, invece, era Marius Black. Quando scoprirono che non aveva alcun potere magico, fu cacciata di casa e diseredata. E lui era il figlio di Phineas Nigellus, accusato di essere un Babbanofilo. Questo era il tuo prozio, Alphard».
«Mia madre mi ha parlato di lui» disse improvvisamente Tonks. «Ha detto che è stato l'unico della famiglia a sostenere la sua scelta di sposare mio padre. Non sapevo fosse stato a sua volta rinnegato».
Remus annuì.
«Aiutò Sirius a scappare. E fu la goccia che fece traboccare il vaso della sorella e del fratello».
«Mio nonno?».
«Cygnus Black. Si dice che non perdonò mai la moglie di aver generato solo figlie femmine. E c'è chi mormora, se mi credi, che Narcissa Malfoy sia la sola Black a non avere il nome di una costellazione proprio per questo motivo».
«Che schifo di famiglia» commentò amaramente Tonks.
Remus sorrise debolmente.
«Non avrei saputo dirlo meglio» disse, guardandola in tralice. Parve accorgersi dell'ombra scura che attraversò lo sguardo di Tonks, perché aggiunse: «Tu fai parte dei Black che si sono opposti all'ingiustizia che il loro nome portava. Quelli che hanno capito cosa realmente significasse fare parte di questa nobile Casata. Tua madre e Sirius hanno sempre saputo quanta perversione si celasse dietro lo sfarzo delle loro dimore e hanno lottato per non diventare meschini e crudeli come il resto dei Black. Hanno rinunciato alla loro ricchezza per poter avere qualcosa di molto meglio: la libertà di decidere della propria vita. Non dovresti vergognarti di essere figlia di una Black, Tonks, ma dovresti essere orgogliosa che tua madre si sia ribellata alla scelleratezza della sua famiglia. Coloro che sono stati rinnegati da questa nobile e antichissima casata, per conto mio, sono probabilmente i migliori Black».
Tonks lo guardò di sottecchi con aria furba.
«O non è la prima volta che fai questo discorso a qualcuno o tu hai una straordinaria retorica, Remus. Quale delle due?».
Remus rispose timidamente al suo sorriso.
«Dissi le stesse cose a Sirius, quasi venti anni fa. Lo scoprii sfiorare pensieroso lo stemma dei Black inciso su un piccolo coltellino a serramanico e facemmo una di quelle lunghe e barbose chiacchierate che lui ha sempre detestato».
Tonks ridacchiò e lo guardò allontanarsi verso la porta.
«Cos'altro gli dicesti?» domandò curiosa.
Remus si voltò, con una mano già appoggiata alla maniglia, e le rivolse un mite sorriso.
«Lascia le stelle dove stanno» rispose semplicemente. «Perché è ovvio che sei qui per brillare in terra».
«Gli hai davvero detto questo?» esclamò stupita Tonks.
«Certo che no; mi avrebbe sicuramente preso a pugni» ribatté Remus divertito, mentre lei scoppiava a ridere. «Lo stavo dicendo a te» concluse con un sorriso, prima di salutarla con un breve cenno del capo e svanire oltre la porta.
Tonks rimase a fissare sgomenta il vuoto, mentre qualche ciocca rosa virava verso una tonalità più scarlatta.
Sei fatta per brillare da quaggiù.

 

   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Trick