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Autore: Justice Gundam    07/07/2019    1 recensioni
Quello che per un variegato gruppo di avventurieri comincia come un viaggio in incognito e una missione di recupero di poche pretese, si rivela essere invece soltanto una parte di un vasto intrigo che li porterà a confrontarsi con il lato oscuro del loro paese, e con antichi misteri che si credevano ormai dimenticati. Ispirato alle sessioni di Pathfinder che gioco assieme ai miei amici.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Pathfinder: L'Ascesa della Follia

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 12 – Nemici in agguato

Pandora si protesse gli occhi con una mano, mentre dava un’occhiata a ciò che era apparso davanti a loro adesso che la luce si era diradata abbastanza da permetterle di vedere bene. Si trattava di una figura umanoide, alta all’incirca un metro e mezzo, ma così possente ed imponente che sembrava quasi essere più alta. Il suo corpo era composto da un miscuglio di terra, roccia e pietre levigate tenute assieme da chissà quale magia, e che formavano una figura dai contorni frastagliati, simile ad una statua scolpita frettolosamente da un artista dilettante. Due braccia possenti ed esageratamente lunghe, terminanti in due grosse mani le cui nocche erano dei frammenti di roccia appuntiti, uscivano dalle spalle della creatura, e il suo volto si riduceva a due frammenti di cristallo di forma ovale che facevano da occhi, senza naso né bocca. La creatura non aveva le gambe – il suo tronco usciva direttamente dal terreno, fondendosi con esso e muovendosi in esso come se la terra fosse stata fluida.

Con un cupo rumore di roccia sgretolata e terra infranta, la creatura si voltò verso Pandora, che dopo un istante di stupore, si schiarì la voce e diede alla strana creatura un ordine. “O-okay… ascoltami bene, creatura… puoi darci una mano ad uscire da questo posto?”

L’essere inclinò la testa da un lato, come ad esprimere confusione. Anche se il suo volto era quasi del tutto privo di lineamenti, si poteva vedere bene che era sorpreso… e Pandora, rendendosi conto del suo errore, si sbattè una mano sul viso e scosse la testa.

“Pandora, non sei molto furba, miao.” La punzecchiò il suo famiglio felino, muovendo la coda con tono un po’ condiscendente. “Se non capiscono la tua lingua, è difficile che le creature evocate ti obbediscano, magia o non magia. Miao!”

“Giusto, giusto…” borbottò la fattucchiera, sentendosi terribilmente sciocca. Quando i suoi compagni la guardarono come per chiederle cosa stesse accadendo, Pandora spiegò brevemente il problema. “Questa creatura è un elementale, una creatura intelligente che vive in una dimensione parallela. Per l’esattezza, questa viene dal Piano Elementale della Terra. Bene… queste creature parlano una loro lingua, e non capiscono il tileano.”

“Oh, per la miseria… abbiamo una creatura che potrebbe aiutarci a fuggire da qui, e non possiamo farci aiutare, perché non sappiamo la sua lingua.” Commentò Sebastiano con una risata amareggiata. “E’ così assurdo che mi viene da ridere… anche se in realtà siamo in un mare di… di…”

“…merda, vuoi dire?” fu Dario a completare la frase.

Sebastiano strizzò un occhio. “Sì, è esattamente lì che ci troviamo. Sentiamo un po’… qualcuno ha un’idea per toglierci da questo guaio?”

L’elementale, evidentemente seccato per essere stato costretto a lasciare la sua dimensione, incrociò le braccia sul petto e guardò Pandora con quello che poteva essere interpretato come uno sguardo minaccioso, e la biondina cominciò a spremersi le meningi per trovare una soluzione… e dopo qualche secondo, la sua espressione si fece più distesa… e la fattucchiera sorrise e schioccò le dita. “Ah! Ma certo! Proviamo così! Non sono sicura che funzioni, ma tanto vale tentare.” Disse tra sé, prima di dirigersi verso l’elementale come se stesse andando ad abbracciare una vecchia amica.

“Beh? E… adesso che fa?” chiese Nisa. “Spero che non le sia partito il cervello…”

“Okay, amico, so che non capisci un acca di quello che dico…” esordì Pandora, e battè una mano sulla spalla della creatura elementale, che appariva sempre più interdetta. “Osserva bene, allora, e vedi di capire, okay?”

“Ma che cacchio…” ringhiò Holger, mentre Pandora si staccava dalla creatura e si dirigeva verso le scale pericolanti. Poi, la biondina si appoggiò con entrambe le mani alle impalcature di legno umido e fece per spingere verso di essi, come se volesse tenere ferma la struttura con le sue sole forze.

L’elementale evocato emise un suono che ricordava le rocce che si sgretolavano e il cristallo che veniva tagliato, in qualche modo modulato così da formare delle parole incomprensibili. Lentamente ma inesorabilmente, la strana creatura si diresse verso Pandora, che si scostò con un passo laterale.

“Ah! Adesso ho capito… si stava esprimendo a gesti!” disse Nisa, e la sua supposizione si confermò corretta quando l’elementale afferrò saldamente le travi di legno che sostenevano le scale. Pandora disse di sì con la testa e appoggiò un piede sul primo scalino, per assicurarsi che fosse abbastanza solido da poterci salire sopra. Con prudenza, la biondina salì ancora un po’, e le travi scricchiolarono un po’, ma ressero. “Pandora! Va tutto bene? E’ abbastanza sicuro?”

“Così sembra! Ma per sicurezza, saliamo solo in due alla volta!” rispose la fattucchiera. “E soprattutto, è meglio che il primo a salire sia qualcuno che possa aprire quella botola!”    

“Allora vado prima io.” Affermò Holger, e fece cenno al resto del gruppo di attendere dov’erano. L’elementale continuava a tenere ferme le scale, mostrando una pazienza e una sopportazione che un essere umano difficilmente avrebbe avuto.

Holger salì le scale lentamente e raggiunse la cima assieme a Pandora e Sotero. Non fidandosi al cento per cento che la botola fosse sicura, la esaminò per alcuni secondi e la toccò con un pezzo di legno che aveva con sé… poi appoggiò prima una mano e poi l’altra sulla superficie, e cominciò a spingere lentamente verso l’alto. La botola si aprì con relativa facilità, e il mezzorco diede un’occhiata a cosa si trovava al piano superiore… o almeno, cercò di farlo, visto che dalla sua posizione si riuscivano soltanto a vedere le pareti incrostate di muschio della stanza. Sentì un forte odore di chiuso che gli fece storcere il naso, ma si rallegrò al pensiero che era la loro via d’uscita da quei sotterranei in cui avevano rischiato di rimanere bloccati.

“Sì, qui c’è una via d’uscita. E a quanto pare, non ci sono trappole.” Disse il mezzorco al resto del gruppo, e si issò per primo attraverso la botola: Pandora fece salire Sotero su una spalla e si fece aiutare a salire a sua volta.

“Bene… allora saliamo, un po’ alla volta.” Disse Gunter. Controllò rapidamente il suo moschetto e si assicurò che non fosse intasato o inceppato, poi fece un cenno a Nisa, e i due raggiunsero con prudenza Pandora ed Holger in cima alle scale e attraverso la botola.

“Siamo sicuri che quell’affare continuerà a reggere? Non vorrei che si stancasse e ci facesse fare un capitombolo!” commentò Matilde. Lei e Bastiano avevano appena cominciato a salire, e la piccola spadaccina stava aiutando il suo migliore amico, la cui zoppia gli impediva di percorrere le scale rapidamente. L’elementale era ancora ai piedi delle scale e le teneva ben ferme, ma i due bambini erano preoccupati che scomparisse da un momento all’altro.

“Non sono un esperto di evocazioni… ma di solito, le creature evocate da altre dimensioni non restano molto a lungo, vero?” chiese Bastiano.

Pandora tranquillizzò i due bambini, che cercarono di raggiungere la botola il prima possibile. “Tranquilli, dovrebbe restare abbastanza a lungo. Certo, non è il caso di attardarsi, ma possiamo farcela tutti.” Affermò. Finalmente, i due bambini raggiunsero la cima della rampa di scale, e si fecero sollevare fino al piano superiore, mentre già altri due cominciavano la salita…

Furono Dario e Iaco a salire per ultimi. Il ragazzo biondo si issò oltre la botola, e aiutò il coboldo stregone a salire a sua volta… e ancora, l’elementale restava al piano di sotto e sorreggeva le scale. Pandora restò ad osservare ancora un po’… e solo dopo circa un minuto, la magia di evocazione si esaurì, la creatura si staccò dall’impalcatura, e sprofondò nel terreno senza lasciare nemmeno una traccia della sua presenza. Persino nei punti in cui era passato, il pavimento era tornato perfettamente normale, le pietre lisce e levigate anche più di prima.

“Ecco qua, ragazzi miei. Avete appena assistito all’evocazione di uno spirito elementale. Anche se era di livello molto basso.” Commentò Pandora. “Adesso è tornata nel Piano Elementale della Terra. Mi viene da pensare che chiunque abbia costruito questo rifugio sotterraneo abbia tenuto quella gemma in quel posto, a portata di mano, per poterla usare e salvarsi nel caso si fossero trovati intrappolati.”

“Può essere. Quello che importa è che ha funzionato. Ma ora… dove ci troviamo?” chiese Sebastiano. L’attenzione del gruppo si spostò rapidamente alla stanza nella quale erano emersi, che in effetti non sembrava molto dissimile da quelle in cui avevano vagato fino a poco tempo prima… tranne che per un’uscita posta ad un lato, dalla quale si riusciva ad intravedere una rampa di scale di pietra che salivano, forse verso la superficie…

“Hmm…” Gunter si avvicinò ad una parete e la toccò con le punte delle dita, come se stesse cercando di orientarsi. Il nano chiuse gli occhi e continuò a tenersi in contatto con la pietra levigata, e i suoi compagni attesero qualche secondo.

Matilde si voltò verso Endlinn e fece un cenno verso Gunter. “E adesso… cosa sta facendo?” chiese la bambina.

“Credo che stia cercando di stimare a che profondità siamo.” Rispose l’elfa, guardando verso Nisa che glielo confermò con un cenno della testa. “I nani sono una razza che vive spesso nel sottosuolo, e hanno sviluppato certe abilità.”

“Okay…” rispose Bastiano, un po’ sorpreso che il commento non si fosse trasformato in qualche battuta sarcastica sulla rivalità tra elfi e nani.

Finalmente, Gunter terminò le sue stime. “Okay, ragazzi, ho delle buone notizie.” Affermò, mostrando giusto un pizzico di sollievo. “Siamo a circa una ventina di metri dalla superficie, e credo che quelle scale ci permetteranno di arrivare ad un’uscita. Detto questo, non ho idea di quanto lontani siamo da Grisborgo, quindi… restiamo in guardia, questo è quanto.”

“Va bene… tenetevi pronti, controllate l’equipaggiamento… e speriamo in bene.” Dario si raccomandò. Iaco si sgranchì le dita, pronto a lanciare un incantesimo nel caso fosse stato necessario, e Maria fece un rapido controllo al suo equipaggiamento e a quello di Holger ed Endlinn. Nisa tirò fuori una freccia dalla sua faretra e la avvicinò all’arco, in modo da essere pronta ad usarla in qualsiasi momento.

“Tranquillo, Bastiano. Finchè siamo tutti in gruppo, non ci può accadere nulla!” affermò Matilde con fare sicuro, brandendo a due mani il suo spadone e piazzandosi accanto al suo migliore amico. Il ragazzino disse di sì con la testa, contento di poter contare non solo su quel gruppo di avventurieri ma anche sulla sua dinamica amica… e il gruppo iniziò a salire le scale, avvicinandosi sempre più alla superficie… almeno finchè la rampa di scale non si fermò in una stanza un po’ più grande e spaziosa, nella quale erano stati lasciati alla rinfusa alcuni strumenti: una carriola, delle travi di legno, un drappo sdrucito e alcuni utensili da lavoro. Al lato opposto nella stanza si apriva un corridoio un po’ più piccolo, che terminava in un’altra rampa di scale. Forse era quella l’uscita dal sotterraneo? Dario lo sperò con tutto il cuore, visto che era già stato abbastanza snervante il tempo che avevano passato là sotto.

“Okay, credo che ormai ci siamo. Almeno qui ci sono dei segni un po’ più evidenti di una presenza umana.” Commentò Maria, avvicinandosi alla carriola giusto per dare un’occhiata ed assicurarsi che non ci fossero trappole od oggetti interessanti.

“Ma cosa fare qui tutte queste cose?” si chiese Iaco. Il coboldo azzurro andò a raccogliere un oggetto da terra – una roncola dalla lama arrugginita ma ancora minacciosa, che sicuramente avrebbe potuto fare da arma improvvisata.  “Qui passato qualcuno, io no dubbio!”

Nisa drizzò le orecchie di colpo e spalancò gli occhi in un’espressione di allarme. “Sssh! Zitti, sento qualcosa! Sta arrivando qualcuno, tenetevi pronti!” esclamò. Il suo udito acutissimo aveva sentito uno strano rumore di passi, e Nisa aveva capito che qualcuno stava arrivando da quella che sarebbe dovuta essere la via d’uscita…

“Che succede? Di che si tratta?” esclamò Holger. Il gruppo si tenne pronto, sfoderando le armi e tenendosi pronto alla battaglia.

Endlinn scosse la testa. Anche lei aveva sentito uno strano suono, che ora si avvicinava sempre di più… qualcosa che grattava contro il terreno, e degli squittii simili a quelli di un branco di ratti in avvicinamento. “Ugh… non so di cosa si tratta, ma si sta avvicinando rapidamente! Forse sanno già che siamo qui!”

“Attenti! Stanno arrivando!” esclamò Gunter, afferrando rapidamente il suo fucile e cercando di prendere la mira. Una frazione di secondo dopo, una figura umanoide fece irruzione nella stanza, preceduta unicamente, per un brevissimo istante, da un paio di occhi rossi e lampeggianti che emettevano una flebile luce nell’oscurità! E subito dopo, eccone un’altra, e un’altra… e un’altra ancora! Prima ancora che il gruppetto si potesse rendere conto di cosa stesse accadendo, quattro assalitori si stavano già lanciando all’attacco! Nella concitazione del momento, i ragazzi videro che si trattava di un gruppo di orride creature simili a degli enormi ratti che in qualche modo avevano imparato a camminare sulle zampe posteriori! Alti più o meno come un uomo normale, erano vestiti di stracci puzzolenti e ricoperti da una lurida pelliccia che andava dal marrone scuro al grigio, ed erano armati di varie armi – per la maggior parte, coltelli e bastoni, ma alcuni avevano delle lance arrugginite o addirittura delle asce! Altri uomini-ratto fecero irruzione nella stanza, emettendo degli stridii agghiaccianti mentre si lanciavano sulle loro vittime spaventate!

“Ah! Attenti!” esclamò Gunter. Agendo d’istinto, il nano afferrò strettamente il suo moschetto e, senza avere il tempo di prendere la mira, sparò un colpo, con un frastuono infernale che rimbombò per tutta la stanza! Uno degli uomini-ratto venne colpito in pieno petto e sbalzato indietro di quasi un metro prima di cadere schiena a terra; si agitò per qualche istante, emettendo una serie di stridii terrificanti, per poi immobilizzarsi, ma questo non impressionò più di tanto il resto delle bestiacce, che si sparpagliarono in modo da non dare ai loro avversari un facile bersaglio, e cominciarono ad attaccare. Un uomo-ratto dalla pelliccia bianca pezzata di nero, con il volto butterato e gli incisivi crudelmente affilati, tirò fuori un coltello arrugginito e lo lanciò verso il nano, che riuscì appena in tempo a difendersi deviando la lama con il suo fucile!

“Fateli fuori tutti!” esclamò uno degli uomini-ratto, la cui voce suonava come le unghie sulla lavagna. “Ma non i mocciosi! Loro sono più utili da vivi!”

“Ricevuto!” rispose un altro dei roditori umanoidi con una voce più roca, per poi prendere la mira e scagliare un sacco trasparente pieno di qualche strano liquido denso. Dario si ritrovò sulla linea di tiro e cercò di schivarlo, ma a quel punto non c’era molto che lui potesse fare, e quello strano proiettile gli atterrò sulla spalla sinistra. Il sacco si aprì di colpo, e riversò il suo contenuto addosso al ragazzo biondo – una raccolta di liquido scuro e denso che emanava una spaventosa puzza di sterco ed acqua stagnante! Illeso ma disgustato, il giovane barcollò indietro, portandosi una mano davanti alla bocca… e riuscì per un pelo a difendersi dall’assalto di uno degli uomini-ratto che cercava di piantargli un coltello ricurvo tra le costole! Il ripugnante umanoide non perse tempo e sferrò un altro fendente, questa volta riuscendo a ferire il ragazzo ad un fianco, e Dario cadde a terra su un ginocchio con un ringhio di dolore!

“Dario!” esclamò Pandora, evitando freneticamente un affondo che un altro degli uomini-ratto stava cercando di mandare a segno con la sua lancia. Sotero miagolò spaventato quando la punta gli passò pericolosamente vicino…

“Miaooooo!” esclamò il gatto nero sgranando gli occhi. “Qui mi sa che sono io quello che viene mangiato dai topi!”

“Oh no, questo non accadrà!” ringhiò Pandora. “Prendi questo, sorcio! Stretta Folgorante!

La mano destra di Pandora si illuminò di luce azzurra, e delle scariche elettriche si accesero attorno ad essa, prima che la giovane fattucchiera si protendesse in avanti e afferrasse il braccio sinistro dell’uomo-ratto che minacciava il suo famiglio. Mezzo secondo dopo, si sentì un inquietante rumore… e una scarica elettrica attraversò il corpo del nemico, che lanciò un acuto strillo di dolore e si irrigidì per un paio di secondi, la pelliccia che si drizzava in maniera inquietante! Pandora mollò la presa, e il disgustoso uomo-ratto si accasciò a terra, agitandosi ancora per un istante prima di irrigidirsi per sempre.

“Magia! Quella ragazza è una strega!” squittì uno degli uomini-ratto. “Presto, uccidete lei per prima!”

Con queste parole, scagliò il giavellotto che teneva in mano, prendendo di mira Pandora, che riuscì appena in tempo a scansarsi di lato! Il giavellotto la ferì di striscio al torace, facendole stringere i denti per il dolore, ma era una ferita poco profonda, e Pandora riuscì a riprendersi velocemente… appena in tempo per vedere gli uomini-ratto che cercavano di circondarla.

“Attenta, Pandora!” esclamò Maria, ancora impegnata ad affrontare due assalitori che cercavano di prenderla da entrambi i lati. Deviò un colpo di lancia con la sua ascia, e rispose con un potente calcio che raggiunse il primo avversario alla testa, facendolo barcollare, ma il secondo sferrò un altro fendente con un coltello ricurvo, colpendo Maria al braccio sinistro – in realtà, aveva mirato al torace, ma la giovane donna si era scansata all’ultimo momento, riportando una ferita meno grave.

Holger strinse i denti quando uno degli uomini-ratto gli sferrò una pugnalata all’anca destra, ma il nemico non ebbe il tempo di continuare l’attacco prima che Sebastiano lo trafiggesse con il suo stocco, e il ratto umanoide crollò a terra con un ultimo lamento.

“Grazie.” grugnì Holger, tenendosi la ferita. Era un po’ strano ringraziare chi gli aveva dato la caccia solo fino a qualche ora prima.

“State attenti, continuano ad arrivare!” esclamò Sebastiano. Altri cinque di quei disgustosi uomini-ratto fecero irruzione nella stanza, brandendo altre armi dall’aspetto inquietante, e Nisa fu costretta a gettarsi a terra per evitare un’accetta lanciata verso il suo torace. L’elfa rotolò di lato, imbracciò il suo arco e scagliò una freccia che attraversò la gola dell’uomo-ratto, uccidendolo in pochi secondi!

“Bel colpo, Nisa… ma non resisteremo a lungo, così!” affermò Dario, piazzandosi a fianco della ragazza elfa. Come se avessero sentito, due uomini-ratto furono immediatamente addosso ai due compagni, e Dario sgranò gli occhi allarmato quando vide un’ascia ancora macchiata di sangue rappreso che stava per calare sulla sua testa…

“HAAAAAAAH!”

Un acuto urlo di rabbia, paura e determinazione al tempo stesso risuonò nella stanza… e Matilde caricò a testa bassa contro l’uomo-ratto che minacciava Dario, tenendo la spada dritta davanti a lei come un ariete da sfondamento! La creatura, troppo sorpresa per reagire, venne trafitta dalla micidiale lama, che gli penetrò nel petto e uscì dalla schiena, e si piegò in due sputando un fiotto di sangue prima di accasciarsi a terra senza vita. Dario riuscì a riprendersi in tempo, e mentre Nisa usava la sua spada per parare un colpo di lancia da parte dell’altro uomo-ratto, il ragazzo biondo si alzò e trafisse l’avversario alla gola con uno dei suoi pugnali!

“Per un pelo… grazie, Matilde!” affermò Dario, e rivolse alla piccola spadaccina un sorriso di approvazione, che Matilde ricambiò. Ma fu soltanto una pausa di qualche istante, prima che altri nemici venissero a dare man forte, facendo nuovamente risuonare la stanza di urla e stridii animaleschi. Dario vide altri uomini-ratto scagliare sacche di quella roba nauseante che lo aveva colpito poco prima… e questa volta, furono Pandora e Gunter ad essere colpiti, rimanendo per qualche istante storditi dall’odore mostruoso.

“Pandora! Loro concentra attacco su lei!” stridette Iaco. “Presto, noi proteggere lei!”

“Sì, subito!” esclamò Maria, correndo in avanti con la sua ascia da battaglia pronta a colpire! Un fendente micidiale atterrò un altro uomo-ratto… e subito dopo, Iaco alzò il suo bastone e pronunciò una formula.

Arcaniss nil'gnos!” esclamò il coboldo, la cui voce sembrava essersi fatta più profonda. Tre dardi di energia si dipartirono dal suo bastone, e due di questi colpirono uno degli uomini-ratto al torace, facendolo crollare a terra. Un altro dei missili magici colpì al braccio un altro avversario, che stridette di dolore e fece cadere l’arma, dando ad Endliss il tempo di finirlo con un fendente.

“G-grazie, ragazzi…” mormorò Pandora, dandosi un’occhiata attorno mentre cercava di ripulire sé stessa e Sotero da quella sostanza ripugnante. Bastiano si era avvicinato ad Holger e aveva usato un incantesimo di Cura Ferite Leggere che aveva richiuso almeno in parte la ferita all’anca, e anche Sebastiano faceva quello che poteva per tenere a bada il gruppo di uomini-ratto. Non era una situazione facile, ma se non ci fossero stati altri rinforzi, c’erano della buone possibilità di uscirne vivi…

Un ordine, esclamato in una voce aspra e raschiante, risuonò nella stanza… e dalla stessa soglia dalla quale erano provenuti i nemici, apparve il più inquietante uomo-ratto che i ragazzi avessero mai visto! Alto, magro e dall’espressione feroce, con il muso oscenamente glabro attorno al naso e alla bocca, e altrimenti coperto da una lurida pelliccetta bianca, aveva gli occhi rossi che quasi brillavano nella semioscurità della stanza, ed era vestito di abiti funzionali ma mal tenuti, di colori contrastanti – un cappuccio rosso sulla testa, una sorta di sciarpa grigia macchiata di chissà quale liquido avvolta attorno al collo, e pantaloni verdi stracciati, con una giacca di cuoio rinforzata di speroni di ferro a proteggere il tronco e le spalle. Indossava una cintura marrone alla quale erano assicurati dei flaconi riempiti con qualche strano liquido, e in una delle sue mani artigliate teneva una piccola bottiglia di vetro sfumato di grigio, dal cui collo si levava una voluta di fumo bianco…

“E quello chi diavolo è…?” esclamò Matilde.

Gli uomini-ratto superstiti sembrarono rallentare almeno un po’ l’assalto, e alcuni di loro si radunarono accanto al nuovo arrivato in modo da proteggerlo. Dario non aveva dubbi che quello fosse il capo di quel gruppo di uomini-ratto… e ne ebbe la conferma quando la creatura dalla pelliccia bianca stridette un altro ordine nella lingua incomprensibile degli uomini-ratto e scagliò la boccetta che teneva tra le mani.

“Ah! Attenti, via di qui!” esclamò Pandora, forse immaginando cosa sarebbe successo.

Una frazione di secondo dopo, la boccetta colpì il terreno, infrangendosi con un breve suono di vetro scheggiato… e ne seguì una tremenda esplosione che investì Dario, Gunter, Maria e Nisa con una vampata di calore, spingendoli dolorosamente a terra! Iaco riuscì a proteggersi dal calore coprendosi con la sua veste, le cui maniche vennero comunque abbrustolite dal calore dell’esplosione!

Con un ringhio di dolore, Dario cominciò a rialzarsi, guardandosi le braccia coperte dei segni rossi delle bruciature. “Ugh… merda… se non mi fossi scansato in tempo, sarebbe andata anche peggio…” imprecò. “Ma che diavolo…”

“Alchimista!” stridette Iaco. “Lui essere alchimista! Quella che lui usato… era bomba!”

“Ah, vedo che qualcuno che sa il fatto suo c’è, tra voi!” sghignazzò ferocemente l’uomo-ratto bianco, che prese un altro flacone dalla cintura. Per un attimo, Iaco rabbrividì al pensiero che l’alchimista volesse scagliare un’altra bomba contro di lui… invece, l’uomo-ratto bianco stappò il flacone e con un ghigno atroce ne bevette il contenuto, tracannandolo tutto d’un fiato! Immediatamente, i contorni della creatura sbiadirono, come se l’uomo-ratto si trovasse sott’acqua… e mentre si muoveva, gli avventurieri lo vedevano come se fosse oscurato da un velo di nebbia che rendeva difficile prendere la mira contro di lui. Nisa incoccò un’altra freccia al suo arco e la scagliò, ma sbagliò il colpo di almeno mezzo metro, e la freccia si infranse miseramente sul muro. Poi, la druida dai capelli verdi fu costretta a far cadere l’arco e difendersi a colpi di spada da due uomini-ratto che la minacciavano da vicino.

Pur essendo ferito abbastanza seriamente, e dolorante a causa delle ustioni, Gunter si rialzò stringendo i denti e finì i ricaricare il suo fucile, puntandolo poi verso l’alchimista… ma ancora una volta, l’effetto di quello strano flacone fece sì che il bersaglio gli apparisse sfumato e confuso, e Gunter decise di non sparare, per non essere costretto a ricaricare di nuovo. Ci sarebbe voluto troppo tempo…

“Dobbiamo fare qualcosa, quel dannato ci sta dando parecchio fastidio…” esclamò Sebastiano, cercando come poteva di tenere a bada gli uomini-ratto che attaccavano lui, Holger ed Endlinn. Un attacco degli uomini-ratto andò a segno, aprendogli una dolorosa ferita nella gamba sinistra, e costringendolo a cadere su un ginocchio con un grugnito di dolore. Cercò di rispondere con un fendente del suo stocco, ma l’avversario si era già spostato, e mandò a vuoto il contrattacco, per poi avanzare verso Sebastiano con il coltello ancora grondante di sangue, nel tentativo di aprirgli la gola. Appena in tempo, Sebastiano riuscì a spostarsi, ma rimediò comunque una pugnalata alla spalla destra prima che Holger afferrasse l’uomo-ratto per il collo e lo scaraventasse via.

“E come facciamo? Questi ci stanno tenendo fermi!” esclamò Endlinn, anche lei impegnata a tenere a bada un uomo-ratto. Riuscì a parare un fendente da parte del suo avversario… che però se l’era aspettato e aveva reagito sferrandole un doloroso morso sull’avambraccio destro, gli incisivi affilati che affondavano nella carne con inquietante facilità! “AAAAAAGH!”

E in tutto questo, il leader degli uomini-ratto stava minacciando sempre più da vicino il gruppo di avventurieri, i cui attacchi si stavano rivelando inutili contro il trucco che aveva usato. Rendendosi conto che, in questo modo, le cose sarebbero andate avanti a lungo e con esito fin troppo incerto, Pandora si fece indietro, ancora barcollante e nauseata dalla sostanza che le era finita addosso. Doveva essere una sostanza tossica, visto che ne accusava ancora gli effetti e si sentiva disorientata ed indebolita.

“Pandora?” miagolò Sotero, vedendo che la bionda fattucchiera si stava preparando a pronunciare qualche formula magica. Ancora una volta, tuttavia, gli uomini-ratto cercarono di concentrare i loro attacchi su di lei, per distrarla ed impedire di completare l’incantesimo.

“Non fatele lanciare una magia!” squittì un uomo-ratto particolarmente repellente, la cui pelliccia marrone era caduta in diversi punti, esponendo la pelle rosata e verrucosa. Un altro uomo-ratto cercò di lanciarsi su Pandora brandendo un coltello seghettato, ma Maria lo intercettò con un poderoso colpo d’ascia che lo colpì al fianco, quasi tagliandolo a metà!

“Proteggete Pandora! E cercate di fermare quello bianco!” esclamò la mora, tirando un calcio all’uomo-ratto che aveva colpito, mandandolo a terra in un lago di sangue. L’alchimista, forte del suo incantesimo protettivo, si fece avanti e lanciò di nuovo una bomba… ma questa volta, i suoi avversari erano pronti!

Iaco pronunciò un nuovo incantesimo Missile Magico, che creò due dardi di eenergia, uno dei quali colpì la boccetta di liquido incendiario ancora a mezz’aria e la mandò in frantumi…  con il risultato che i reagenti esplosero subito, assordando il gruppo e stordendo per un istante anche numerosi uomini-ratto. Un altro proiettile colpì l’alchimista dalla pelliccia bianca al torace, facendolo barcollare con un acuto stridio di dolore!

“Ha funzionato! L’incantesimo di Iaco lo ha colpito!” affermò Dario ammirato.

“Chiaro! Missile Magico mai sbagliare!” spiegò il coboldo azzurro con un sorriso sicuro. “Adesso momento! Fermare alchimista pelliccia bianca!

“Grazie, Iaco!” esclamò Nisa, tendendo di nuovo il suo arco per scagliare una freccia. Un uomo-ratto cercò di intercettarla, ma venne fermato da Gunter che si scagliò contro di lui, brandendo il suo moschetto come un’arma contundente. Un poderoso colpo al torace fece barcollare il roditore, che mollò il coltello e fece alcuni passi indietro, boccheggiando. Nisa mollò la corda dell’arco, e la freccia volò in aria con un sibilo sinistro, andandosi a piantare nella spalla destra dell’uomo-ratto bianco!

“RAAAARGGH!” L’alchimista stridette di dolore e fece alcuni passi indietro, afferrando la freccia che gli si era piantata nella spalla. La spezzò con un deciso movimento della mano, poi si ritirò ancora un po’, sperando che i suoi sottoposti tenessero a bada gli avversari, e con un coltello si incise il punto in cui era stato colpito, in modo da estrarre più facilmente il dardo. Pandora, tuttavia, era riuscita a pronunciare un incantesimo…

La ragazza prese fiato, sussurrò qualche parola in una strana lingua dal suono melodico… e poi lanciò un urlo lacerante che scatenò una scarica di onde sonore diretta all’uomo-ratto bianco, che stava cercando di medicarsi la ferita e non riuscì a difendersi in tempo. Lui e altri due uomini-ratto che si erano posti accanto a lui per difenderlo barcollarono all’indietro con acuti strilli, coprendosi le orecchie con le mani nell’inutile tentativo di sopportare quella micidiale bordata sonica!

“Bel colpo, Pandora, miao!” esclamò Sotero.

“Che… incantesimo incredibile!” commentò Matilde, massaggiandosi un orecchio indolenzito durante un attimo di pausa del combattimento. Gli uomini-ratto erano stati ridotti a poco più della metà, ma il gruppo si stava stancando... “Che cos’è? Mi è sembrato… davvero molto efficace!”

“Te ne parlerò più tardi… per adesso, continuiamo l’attacco! Dobbiamo eliminare quell’alchimista o farlo fuggire!” esclamò Pandora.

Il mostruoso roditore si era reso conto di avere a che fare con degli avversari formidabili. Scuotendo la testa per mandare via almeno in parte lo stordimento, afferrò due flaconi dalla sua cintura, li aprì rapidamente con i denti, e versò il contenuto dell’uno nell’altro. Immediatamente, una densa nube di fumo verdastro si levò dal contenitore, assieme ad un inquietante rumore di qualcosa che ribolliva. Con una smorfia, l’uomo-ratto bianco alzò la testa e trangugiò il composto, pulendosi la bocca con il dorso della mano.

Gli effetti furono quasi istantanei. Gli occhi del mostruoso alchimista si accesero di una luce scarlatta ancora più feroce, e l’uomo-ratto lanciò uno squittio di rabbia, dolore e decisione mentre il suo corpo cominciava a mutare! I muscoli cominciarono a guizzare sotto la sua pelliccia, e le ossa cominciarono a muoversi con un inquietante scricchiolio, modificando il corpo dell’uomo-ratto in modo da renderlo più longilineo e scattante! I suoi denti si fecero più affilati, e le sue braccia sembrarono allungarsi di qualche centimetro, mentre la pelliccia si faceva un po’ più folta e copriva anche quelle parti di pelle scabra che punteggiavano il suo mantello.

“Ooooh, adesso il capo si dà da fare!” esclamò con gioia maligna uno dei suoi sottoposti.

“Che cavolo…” affermò Dario, tenendo ben alzati i suoi pugnali in attesa dell’attacco. “Che cosa sta facendo? Mi sembra… che sia cambiato un bel po’ rispetto a prima!”

“Un mutagene!” esclamò Iaco allarmato. “E’ trucco di alchimisti… loro usano mutagene per modificare corpo!”

Molti dei presenti sgranarono gli occhi… tranne Pandora che sembrava già sapere cosa stesse accadendo, e Maria che cercò di attaccare l’uomo-ratto bianco mentre ancora stava bevendo quella porcheria alchemica! Ma non riuscì a raggiungerlo in tempo, prima che uno dei sottoposti la raggiunse su un lato e la colpisse con una pugnalata ad un fianco che fece cadere in ginocchio la guerriera mora!

“Hahahahaaaa! Ora va meglio!” esclamò l’uomo-ratto bianco, per poi lanciare un altro oggetto… una sacca semitrasparente fatta di un materiale che somigliava a tessuto organico! La vescica toccò terra ed esplose, rilasciando una nube di fumo denso e puzzolente che investì il gruppo di Dario e dei suoi compagni, immergendoli in una densa nebbia verdastra che toglieva loro la visuale!

“Aaaargh! Un altro dei loro trucchi, eh?” ringhiò Gunter. “Con questa roba, non posso sparare… AAaargh!”

Uno degli uomini-ratto, per nulla ostacolato dal fumo che si stava diffondendo, raggiunse Gunter e vibrò un fendente diretto al collo! Solo all’ultimo momento, grazie ai suoi riflessi, il nano riuscì ad evitare di essere colpito a morte, sollevando un braccio e ricevendo il colpo sulla spalla. Anche così, la lama ricurva aprì una profonda ferita sul braccio di Gunter, che crollò in ginocchio ringhiando di dolore e cercando come poteva di arrestare l’emorragia.

“Gunter! No!” esclamò Pandora. Si gettò verso di lui, evitando per un pelo un fendente da parte di un altro avversario, e ricevendo un fendente di striscio alla gamba sinistra da un altro, ma riuscì a pronunciare un altro incantesimo, stringendo i denti per il dolore. “Io faccio appello… alle forze primeve della natura, per lenire il dolore del mio compagno! E sia!”

Pandora estese una mano e toccò il braccio ferito di Gunter. La ferita alla spalla, fino ad un attimo prima abbastanza profonda da impedirgli di muoverlo bene, si richiuse almeno in parte, e il nano riuscì a reagire, afferrando la sua ascia da battaglia e sferrando un poderoso fendente! L’uomo-ratto si accorse appena in tempo del pericolo e si scansò, facendo in modo che la micidiale lama fendesse soltanto l’aria.

“Grazie, Pandora!” esclamò Gunter rialzandosi, mentre la biondina evitava un colpo rotolando su un fianco.

“Qui si mette male…” ringhiò Holgen, che assieme ad Endlinn e a Sebastiano cercava disperatamente di tenere a bada altri uomini-ratto che li assediavano da tutte le parti. Matilde vibrò un fendente con la sua spada, ferendo un uomo-ratto alla gamba sinistra, ma quest’ultimo reagì con abilità e sferrò un colpo con una mazza, che la bambina riuscì a malapena a deviare, restando intontita per un istante. Bastiano cercò disperatamente di dare una mano, prese da terra un sasso, e lo lanciò contro l’uomo-ratto che stava addosso a Matilde, ma quest’ultimo scansò il colpo senza sforzo.

“Non sfuggi a questo! Agham!” Iaco stridette qualcosa nella misteriosa lingua dei draghi, e al<ò il suo bastone magico, dalla cui punta scaturì un getto di colori abbaglianti, un caleidoscopio di rosso, blu, giallo e sfumature varie che baluginavano tutti assieme in uno spettacolo da far girare la testa! L’uomo-ratto bianco non si era aspettato questa mossa, e il getto di colore lo raggiunse al muso, con il risultato che il mostruoso roditore stridette per la sorpresa e fece due passi indietro, coprendosi gli occhi con un braccio!

“GRAAAAH! Maledetto rettile!” ringhiò, facendo cadere a terra una boccetta semivuota che teneva in mano. Il contenitore si infranse sul terreno, spargendo tutt’attorno una pozzanghera di uno strano liquido oleoso, che però non ebbe risultati visibili.

Quella mossa ebbe l’effetto di far esitare i sottoposti dell’alchimista, il cui attacco perse vigore per un istante… quel tanto che bastava alle loro vittime per cominciare a ribaltare la situazione. Con un ghigno, Sebastiano incalzò l’avversario che aveva davanti, e mise a segno una rapida serie di attacchi – una stoccata alla spalla destra, una finta e infine un fendente all’anca, e l’uomo ratto si allontanò sanguinante e incredulo, mentre Endlinn disarmava un altro avversario parando il suo colpo con il suo spadino, e poi facendogli saltare l’arma di mano con un calcio.

Dario, che era il più vicino all’alchimista, si rese conto che era il momento migliore per attaccare… e dopo essersi portato un braccio davanti al viso per proteggersi dal fumo irritante, si staccò dall’avversario che gli stava addosso, e lo mandò a terra con un calcio… poi, sfoderò due dei suoi coltelli e si scagliò contro il nemico principale, cercando di colpirlo al cuore o alla gola!

“Ugh… dannata scimmia pelata!” stridette l’uomo-ratto bianco, riprendendosi appena in tempo per evitare un fendente che riuscì comunque a ferirlo di striscio ad un pettorale. “Come osi? Io sono Gergald Whiteplague, alchimista dei Malformatori! Non sai con chi hai a che fare!”

Malformatori? Quel nome suonava stranamente familiare ed inquietante a Dario… che però non rallentò il suo attacco e scattò in avanti con il secondo pugnale, mirando nuovamente alla gola dell’alchimista! Ancora una volta, pur abbacinato dall’incantesimo Spruzzo Colorato di Iaco, Gergald si rivelò un avversario scaltro, e riuscì a scansare il fendente, per poi scattare nuovamente verso Dario e cercare di trascinarlo a terra con tutte le sue forze! Dario non si era aspettato una simile velocità, e non riuscì a reggere l’impeto dell’attacco, finendo dolorosamente a terra di schiena, mentre i suoi compagni erano ancora trattenuti dagli altri uomini-ratto e non erano in grado di intervenire…

O almeno, questo era quello che poteva sembrare.

“Per il potere della Bestia Primeva… chiedo che i miei nemici vengano bloccati!” esclamò Nisa. La ragazza elfa alzò una mano, che brillò di luce verde per un breve istante… e all’improvviso, una serie di lunghe liane ricoperte di foglie verdeggianti uscì dal terreno accanto a Gergald, e si avvinghiò attorno alle caviglie del malvagio alchimista, trascinandolo via e cercando di toglierlo di dosso a Dario. Alcune liane gli presero i polsi, e l’uomo-ratto stridette rabbiosamente e cercò di rompere a morsi le liane che cercavano di trattenerlo, ma altre spuntavano per magia dal terreno e lo ostacolavano ulteriormente.

“Grazie, Nisa!” esclamò Dario, alzandosi di scatto. Raccolse uno dei suoi pugnali e cercò di nuovo di colpire Gergald, che con un grande sforzo di volontà riuscì ad afferrare il polso del ragazzo e lo strattonò violentemente, cercando di romperlo. Per diversi secondi, Dario e Gergald continuarono a lottare, ognuno cercando di costringere a terra l’altro…

Ma Gergald, anche se potenziato dal suo mutagene, non poteva reggere all’infinito, tra Dario e l’incantesimo Intralciare di Nisa. Le liane che lo trattenevano diedero uno strattone un po’ più forte, e l’uomo-ratto alchimista perse l’equilibrio, dando a Dario quell’attimo di cui aveva bisogno. Agendo d’istinto, Gergald si scagliò in avanti sferrando un morso e due artigliate, e un colpo delle sue unghie luride raggiunse Dario tra il collo e la spalla destra… ma il ragazzo riuscì ad infilarsi tra i colpi, e pugnalò Gergald al braccio destro, facendolo stridere per il dolore. Poi, prima che il leader degli uomini-ratto potesse tentare qualsiasi altra cosa, Dario fece scattare in avanti l’altro braccio, e la lama del suo pugnale si conficcò nella gola del nemico!

Gergald strabuzzò gli occhi in un’espressione di agonia ed orrore, e dalla gola gli uscì fuori un orribile gorgoglio, seguito da un fiotto di sangue rosso vivo. Con le sue ultime forze, l’uomo-ratto afferrò un’ampolla di vetro sfumato appesa alla sua cintura, e ghignò per poi farla cadere a terra… e Dario fece appena in tempo a scansarsi prima che l’ampolla esplodesse con un frastuono assordante! Gli uomini-ratto superstiti gridarono tutti assieme per il disappunto, mentre Dario veniva scagliato a terra, ferito e dolorante , e Gergald veniva avvolto da una violenta fiammata che consumò in pochi istanti il suo corpo ormai quasi senza vita. Un terrificante odore di zolfo si diffuse nella stanza, e in breve tempo, di Gergald non rimase che un ammasso di cenere sul terreno.

“Il nostro capo è morto!” esclamò con disappunto uno degli uomini-ratto rimasti. “Via di qui, non abbiamo più nulla da fare!”

Il resto della banda ebbe il buon senso di seguire il consiglio del loro “collega”. Senza più Gergald a farli stare in riga, gli uomini-ratto si separarono dai loro avversari e fuggirono attraverso la stessa arcata da cui erano entrati, lasciando nella stanza il gruppo di avventurieri e i loro compagni. Molti erano feriti, e tutti erano senza fiato per la violenta battaglia, ma se non altro, sembravano contenti di essere riusciti a sopravvivere a quell’agguato. Certo, questo apriva un bel po’ di ulteriori interrogativi…

“Se… se ne sono andati?” chiese infine Nisa. “D-Dario? Dario, come stai?”

“Santi numi, Dario… guardati come sei ridotto!” esclamò Matilde preoccupata. Bastiano strinse i denti per il raccapriccio quando vide gli effetti dell’esplosione su quella parte del corpo che Dario aveva lasciato esposta.

Il ragazzo biondo strinse i denti per il dolore e si guardò le bruciature che l’esplosione gli aveva provocato. Per fortuna, era riuscito ad evitare il grosso dell’attacco, ma il suo braccio destro, la spalla e la metà destra del torace presentavano delle evidenti ustioni, alcune abbastanza profonde da provocare delle dolorose vesciche. Respirando affannosamente, Dario riuscì a rialzarsi, il braccio ferito che penzolava al suo fianco.

“Me la… caverò… in qualche modo.” Mormorò, stringendo i denti verso la fine. Tentò di muovere il braccio ustionato, ma riuscì soltanto a contrarre le dita della mano, che per fortuna aveva subito delle ustioni più lievi. “Dobbiamo… dobbiamo andarcene di qui, potrebbero tornare altri… e magari più numerosi… e meglio armati…”

“Con braccio così, tu non andare lontano.” Affermò Iaco scuotendo la testa. Nisa disse di sì con la testa, e si avvicinò a Dario, per esaminare le ferite. Reprimendo un’espressione di orrore nel vedere la pelle ustionata, la ragazza elfa mormorò una formula magica e toccò la spalla ferita di Dario con la mano destra splendente di luce bianca… e il ragazzo strinse i denti, sibilando per il dolore, ma per fortuna  si sentì immediatamente meglio quando sentì un’ondata di energia diffondersi nel suo corpo, e vide le ustioni retrocedere, e la pelle tornare sana. Nel giro di pochi secondi, era rimasto solo un arrossamento della pelle, e il ragazzo riusciva a muovere meglio il braccio.

“Ecco. Questo dovrebbe bastare, almeno per adesso.” Affermò Nisa tirando un sospiro di sollievo. “Ora però è meglio andarcene. Temo che per oggi ho esaurito gli incantesimi.”

“Anche a me non ne restano molti…” disse Bastiano, che stava usando lo stesso incantesimo di Nisa per curare le ferite degli altri.

“Ho l’impressione… che questo attacco a sorpresa ci abbia messo tutti a dura prova.” Disse Maria guardandosi attorno. Il terreno era coperto di uomini-ratto morti, almeno una decina, e cominciava ad essere scivoloso per il sangue versato. Lei e i suoi compagni erano stanchi per la terribile lotta, e si rendeva conto che anche gli incantesimi cominciavano a scarseggiare. Non era sicura che avrebbero potuto sostenere un’altra battaglia come quella… e mentre gettava un’occhiata ai resti inceneriti di Gergald, tirò un sospiro e guardò verso Dario. “Che cosa ha detto quello schifoso ratto, prima? L’ho sentito parlare di una cosa chiamata Mal… qualcosa, adesso non ricordo.”

“Prima andiamocene da qui… e cerchiamo un posto dove non ci possano trovare tanto facilmente.” Propose Holger, e la sua seconda in comando Endlinn si disse rapidamente d’accordo. Anche loro avevano parecchie domande riguardo quell’attacco improvviso, ma sapevano che l’unica cosa da fare, per il momento, era trovare un posto relativamente sicuro dove riposarsi un po’ e pianificare la mossa successiva. Il corridoio davanti a loro, che dava verso la superficie, ora più che mai sembrava una via verso la salvezza, e anche Sebastiano, che aveva collaborato con loro soltanto perché non aveva altra scelta, ringraziò sinceramente tra sé quel gruppetto di avventurieri per averlo tolto da quella situazione così difficile. Almeno per il momento, poiché non si illudeva che i Villanova li avrebbero persi di vista a lungo.

“Okay… seguitemi, ragazzi. Quando saremo usciti da qui, cercheremo di scoprire di più su quello che è successo.” Disse infine Pandora, dopo aver controllato che ci fossero tutti e stessero tutti bene. Matilde, con espressione seria, ripulì la sua spada dal sangue che vi era rimasto, rabbrividendo leggermente… poi disse di sì con la testa e battè amichevolmente una mano sulla spalla di Bastiano.

“Per adesso… siamo riusciti a salvarci.” Riflettè Gunter, mentre ricaricava il suo moschetto e riprendeva a seguire il gruppo. “Ma ho l’impressione che la prossima non sarà così facile…”

“Quando mai le cose sono state facili per noi?” chiese Dario con un sorriso sarcastico.

            

                  

----------

 

“Che cosa? Gergald è stato sconfitto?”

“Sì, messere. Sfortunatamente, i due soggetti sono ancora a piede libero.”

“Hmm… questo è un problema. Senza quei due, l’esperimento andrà in stallo, e i nostri piani subiranno uno spiacevole ritardo.”

“Che cosa ci consiglia di fare, messere?”

“… Hmm… per il momento, limitatevi ad osservare la situazione. Se il direttore Ungaro saprà cavarsela da solo, tanto meglio. Se dovete intervenire, fatelo in maniera molto discreta. Non dobbiamo dare sospetti della nostra esistenza, almeno non subito.”

“Certamente… dovremmo inviare una richiesta di supporto ai nostri alleati?”

“Se pensate che possa essere utile… ma cercate comunque di non disturbarli con queste richieste, a meno che non sia indispensabile. Dobbiamo muoverci con attenzione, ora come ora.”

“Certamente, messer Villanova… non lo abbiamo certo dimenticato…”   

   

            

 

CONTINUA…              

 

   

  

 

   

 

  
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