- ❖
Kindness
WARNING: SMUT
🔻🔻🔻
- Non
mi dava neanche il tempo di respirare.
Appena riuscivo a liberarmi dalla morsa opprimente delle sue labbra,
ecco che ritornava
all’attacco, più famelico di prima. E io non
potevo fare altro che ridacchiare
e abbandonarmi al tocco lascivo delle sue carezze. Sentivo il marmo
freddo a contatto
con la mia schiena nuda, in contrasto con la pelle calda del suo corpo
che
sfregava contro la mia. Mi girava la testa, eppure
quell’intorpidimento non aveva
messo a tacere la mia eccitazione. La mia voglia di lui.
- Era
così bello lasciarsi andare. Perché diavolo
non ci avevo pensato prima? Niente preoccupazioni. Niente pensieri.
Solo io,
lui e la nostra passione. Scoppiai nuovamente a ridere quando i suoi
denti mi
fecero il solletico contro la pelle delicata del mio collo. Gli avvolsi
le
braccia intorno alle spalle e lo spinsi nuovamente sulle mie labbra. Lo
schianto ci lasciò senza fiato, ma stavolta non
m’importò della mancanza di
ossigeno. Per nulla al mondo avrei separato la mia bocca dalla sua.
- Lo
sentii gemere nel bacio mentre le sue dita
si chiudevano intorno all’orlo della mia minigonna. Pensavo
che me l’avrebbe
strappata via, ma poi mi sentii sollevare. Mi aggrappai con forza alle
sue
spalle quando mi ritrovai tra le sue braccia, le gambe avvolte intorno
alla sua
vita mentre raddrizzava la schiena per alzarsi in piedi. Quella
sensazione di
vuoto mi spaventò un po’, tanto che cercai di
nascondere il volto nell’incavo
del suo collo. La mia fobia era ritornata.
- «Ehi,
guarda me,» mi sussurrò all’orecchio
con voce roca mentre intensificava la presa sotto i miei glutei.
«Guarda
soltanto me. Giuro che non ti faccio cadere.» Sollevai il
viso e gli fissai le
iridi castane, ricolme di voglia, lussuria, ma anche tanta premura. Si
avvicinò
al mio viso e le punte dei nostri nasi si sfiorarono, così
come le nostre
labbra. «Concentrati solo su di me, okay?»
ripeté con un soffio che mi fece
venire i brividi lungo la schiena.
- Annuii
e legai i miei occhi ai suoi,
aggrappandomi meglio al suo collo nudo. Mi resi conto che aveva
cominciato a
camminare quando mi sentii dondolare a destra e a sinistra. Barcollava,
ma non
così tanto da farci finire sul pavimento. Lo guardai per
tutto il tragitto
finché non sentii la schiena schiantarsi contro qualcosa di
soffice, per poi sprofondarci
dentro quando il peso di Yoongi si unì al mio, sovrastandomi.
- Non
mi diede il tempo di dire niente. Mi
baciò di nuovo, stavolta con maggior trasporto. Mentre
cercavo di assecondarlo
nonostante il giramento di testa, mi accorsi che una delle sue mani
aveva già raggiunto
la mia coscia sinistra. Infilò le dita tra i rombi delle mie
calze e le strattonò
con un colpo secco del polso, recidendole fino al ginocchio. Il rumore
del
tessuto strappato mi arrivò alle orecchie mentre sentivo le
gambe sempre più
scoperte, alla completa mercé delle sue mani e dei suoi
denti.
- Sì,
i denti. Mi stava letteralmente
strappando le calze con i denti.
- Tornò
a baciarmi e gemetti contro la sua
bocca quando usò i polpastrelli per farsi strada sotto la
mia gonna, accarezzando
delicatamente la pelle interna della mia coscia. Quando finalmente
sfregò il
dito contro il mio punto più sensibile, gli conficcai le
unghie nella schiena,
costringendolo ad interrompere il bacio così che potessi
gettare la testa all’indietro
e dischiudere le labbra.
- Diamine,
era così bello.
- «Yoongi…»
lo chiamai mentre iniziava a
massaggiarmi il clitoride da sopra la stoffa delle mutandine.
«Yoongi, cazzo!»
imprecai conficcandogli le unghie nella carne del bicipite. Aprii gli
occhi
solo per vederlo sogghignare di fronte al mio viso. Avvicinò
le labbra al mio
orecchio.
- «Dimmi
che cosa vuoi, Yorin,» sussurrò con
voce maliziosa. Il suo dito cominciò a disegnare dei cerchi
concentrici su quel
punto particolare. Mi aggrappai alle sue spalle e strinsi forte gli
occhi,
quasi come se volessi salvarmi dall’annegare in quel mare di
piacere. «Dimmi
cosa vuoi che faccia.»
- Cazzo,
dovevo anche dirglielo? Non lo capiva
da solo? Maledetto bastardo.
- Scossi
la testa quando il suo dito perse
velocità e al suo posto cominciò a lasciarmi dei
baci umidi sulla clavicola,
scendendo sempre di più con la bocca. «Dai,
Yoongi…» lo rimproverai seccata,
muovendo il bacino verso la sua mano immobile. «Non fare lo
stronzo.»
- «Io
sono
stronzo,» ribatté mentre mi accarezzava il ventre
con la lingua. Sollevai
ancora di più il bacino in direzione della sua faccia.
«E lo sarò fin quando
non mi dirai che cosa vuoi.»
- «Voglio
che ricominci a muovere quella
fottuta mano!» urlai al limite dell’esasperazione.
«Ti muovi oppure devo
pensarci da sola? Guarda che non ci metto niente a-»
- Mi
afferrò di scatto il polso quando cercai
di raggiungere la mia intimità. Mi bloccò la mano
sopra la testa e mi fulminò
con lo sguardo. «Dio, quanto puoi essere testarda?»
- «E
tu quanto puoi essere logorroico? Non pensavo
avessi la lingua tanto lunga.»
- «Non
è soltanto lunga,» mi punzecchiò,
sempre
con quel ghigno stampato in faccia. «È anche
veloce. Vuoi una dimostrazione
pratica?»
- Non
mi diede il tempo di aprire bocca. Sogghignò
e poi abbassò il viso, scomparendo in mezzo alle mie gambe
dopo essersi
liberato velocemente della mia gonna e delle mie mutandine. Inarcai di
scatto
la schiena quando sentii quella sensazione umida sul mio clitoride. Mi
si
bloccò il fiato in gola.
- «Yoongi,
porca puttan- Aaah!» gemetti,
tappandomi subito la bocca. Afferrai il lenzuolo con le dita
dell’altra mano e
cercai di ritrarmi istintivamente quando la sua lingua
aumentò il ritmo con cui
stava tormentando e stuzzicando il mio punto più sensibile.
Tuttavia, non
riuscii ad allontanarmi perché mi bloccò entrambe
le cosce sul materasso,
obbligandomi a subire le sue dolci torture.
- Non
riuscii più a stare zitta. Nonostante la
mano mi coprisse ancora la bocca, i miei lamenti di piacere lasciavano
comunque
le mie labbra, divenendo sempre più bisognosi e insistenti.
Sentivo ogni
centimetro della sua lingua, ogni suo respiro roco che
s’infrangeva contro la
mia intimità. Stavo per arrivare al limite.
- E
poi si fermò, lasciandomi ancora una volta
senza fiato. Si avvicinò nuovamente al mio viso e si
leccò le labbra mentre lo
guardavo con una faccia indecifrabile… e soprattutto
incazzata.
- Perché
cazzo si era fermato?!
- «Ce
l’hai scritto in faccia, Yorin,» mi
punzecchiò ancora, ma stavolta il suo sguardo era nero per
l’eccitazione, e in
più stava ansimando a causa della mancanza di fiato.
«Dimmi che cosa vuoi.»
- Sollevai
gli occhi al cielo, pronta ad una
crisi di nervi. Mi veniva da piangere a causa delle mie emozioni
ingarbugliate
e confuse. In più stava per venirmi la nausea.
- «Ti
prego…»
- Tornai
a guardarlo e osservai la sua
espressione adorante. Era completamente perso a guardarmi. Si
leccò ancora una
volta le labbra.
- «Ti
prego… cosa?»
- Sbuffai.
«Ti prego, Yoongi. Torna giù e fammi
venir-»
- Mi
bloccai quando la sua bocca trovò
nuovamente la mia. Mi sciolsi nel bacio e chiusi gli occhi mentre
dischiudevo
le labbra per accogliere la sua lingua che sapeva ancora di me. Quel
sapore si
mischiò al suo, che riempiva ancora la mia bocca a causa di
tutti i suoi baci.
- «Dio,
mi fai impazzire quando mi supplichi in
questo modo,» sussurrò dopo essersi staccato con
un sonoro schiocco. «Se potessi,
ti avrei già fatta mia.»
- Lo
guardai confusa e sbattei più volte le
palpebre mentre gli spingevo il petto per poterlo guardare meglio in
viso.
«Perché non puoi?» gli domandai con una
voce da cui si percepiva fin troppo chiaramente
la mia delusione. Mi stavano davvero venendo le lacrime agli occhi?
«Tu… non mi
vuoi?»
- Yoongi
si allarmò in meno di mezzo secondo. I
suoi occhi si riempirono di preoccupazione e mi posò le dita
sulla guancia per
accarezzarmela. «Certo che ti voglio,» non perse
tempo a puntualizzare mentre
si chinava su di me per lasciarmi un altro bacio. Uno rassicurante.
«Ma non
così.»
- «Così
come?» sussurrai sulle sue labbra.
Sentivo gli occhi pizzicare.
- «Siamo
ubriachi, Yorin. Non voglio sprecare
così la mia prima volta con te.»
- Non
riuscivo a capire se fossi delusa o meno.
Mi veniva da piangere, ma allo stesso tempo sentivo uno strano calore
nel
petto, all’altezza del cuore. Lo stesso che avevo sentito
quando aveva detto di
amarmi.
- Oddio…
Min Yoongi… aveva detto di amarmi?
Me lo aveva letteralmente
gridato in faccia? E io gli avevo tirato uno schiaffo? Mi portai una
mano sulla
fronte e strinsi gli occhi per riordinare le idee. Percepivo la
realtà in
maniera confusa e distorta, quasi come se stessi sognando ad occhi
aperti.
Sicuro che non fosse davvero un sogno? Uno erotico?
- Capii
che era tutto vero quando posò le dita
sul punto abbandonato dalle sue labbra. Mi sfuggì
l’ennesimo ansimo, che finì
dritto nella sua bocca quando si chinò nuovamente sul mio
viso. Stavolta i suoi
baci furono più dolci. Premurosi. Mi sciolsi completamente
nel suo abbraccio e
desiderai che si spingesse oltre il suo limite. Desiderai che mi
facesse sua.
- «Hai
detto che non ti saresti fermato,» gli
sussurrai nell’orecchio quando le nostre labbra si divisero.
«Ti ho anche dato
il permesso.»
- «E
chi l’ha detto che mi sono fermato?» Mi
afferrò per le cosce e mi strattonò verso il
basso, facendomi ritrovare con le
gambe ciondoloni dal bordo del letto mentre lui
s’inginocchiava sul pavimento. Sollevai
la testa dal materasso per guardarlo negli occhi neri e seducenti.
«Non sono il
tipo che lascia le cose a metà.»
- Stavolta
non ci andò per niente leggero. Non
che prima lo fosse stato. Mi lasciai cadere all’indietro e
sbattei la testa
contro il materasso, desiderando di seppellirci anche la faccia quando
urlai un
po’ più del dovuto. Nonostante la sbornia, ero
consapevole di aver perso
totalmente il mio autocontrollo. Forse era a causa
dell’alcol, ma sentivo ogni
emozione triplicata. Ogni sua carezza, ogni sua dolce
invasione… mi uccideva
nel modo più voluttuoso possibile.
- Cominciai
a muovere il bacino seguendo i
movimenti della sua lingua mentre stritolavo il lenzuolo fra le dita
sudate
della mia mano, che dopo qualche momento si ritrovarono a stringere le
ciocche
corvine dei suoi capelli. Il suo gemito roco contro la mia pelle mi
fece capire
che stava altamente apprezzando il modo in cui lo forzavo a continuare
ciò che
stava facendo. Il calore nel mio punto sensibile aumentò,
così come il fuoco che
mi stava divorando la pelle solcata da infinite gocce di sudore.
- Mi
sentivo sempre più vicina a scoppiare, ma
poi Yoongi si allontanò nuovamente dalla mia
intimità per sovrastarmi con il
suo corpo. L’avrei maledetto di nuovo se non si fosse
infilato due dita in
bocca per farle scivolare delicatamente nella mia apertura mentre
continuava a
torturare il mio clitoride con il pollice. Mi aggrappai ai suoi
bicipiti con
tutta la forza rimastami e non potei fare a meno di contrarre il viso
quando
sentii un leggero bruciore. Faceva male.
- «Tranquilla,»
mi ordinò dolcemente dopo
avermi stampato un bacio sulle labbra. «Non entro
più di così.»
- Lo
guardai negli occhi. Aveva capito che
fossi vergine? Beh, ovvio… Dopotutto sapeva che avevo dato
il mio primo bacio a
malapena ieri… a Jeon Jungkook. Mi maledii e schiantai le
labbra sulle sue per
togliermi quell’immagine inquietante dalla testa. Baciare
Yoongi era molto più
piacevole e soddisfacente. Stranamente, non mi faceva schifo come
invece era
successo con il Maknae.
- Dischiusi
le labbra quando il bruciore si
trasformò in qualcos’altro.
Qualcos’altro di molto, molto piacevole. Nonostante
continuasse a tenere le dita praticamente all’entrata,
riuscì comunque a farmi
perdere la testa. Mi afferrò una gamba e me la
sistemò sopra una delle sue
spalle per avere un maggiore appoggio, poi iniziò a
dondolarsi lentamente verso
di me, sincronizzando il movimento del suo corpo a quello delle sue
dita che
entravano e uscivano delicatamente dalla mia apertura.
- Fu
totalmente istintivo. Intrecciai i nostri
sguardi e iniziai a muovermi seguendo il dolce ritmo delle sue
“spinte”. Gli
allacciai le braccia intorno al collo e mi avvicinai fino a quando i
nostri
nasi non si sfiorarono. I suoi occhi completamente adoranti mi fecero
sciogliere. Mi stava guardando come se fossi la cosa più
bella e preziosa del
mondo… e in quel momento mi sentii amata. Amata per davvero.
- Il
dondolio non cessava. Il suo viso si
allontanava e poi si avvicinava nuovamente al mio, e ogni volta le
punte dei
nostri nasi si toccavano per poi separarsi di nuovo. E via
così, sempre daccapo,
con i nostri respiri affaticati che ogni tanto si fondevano in qualche
bacio
dato di sfuggita.
- Che
cosa stavamo facendo di preciso? Non
conoscevo la risposta, ma era talmente bello e appagante che avrei
voluto non smettesse
mai. Avrei voluto tenerlo per sempre accanto a me, incollato al mio
corpo e al
mio sguardo. Yoongi aumentò pian piano il ritmo
finché non mi ritrovai a
sfregare ripetutamente la schiena contro il lenzuolo per stargli
dietro. Potevo
sentire le sue dita che ormai entravano e uscivano dalla mia apertura
bagnata con
una facilità impressionante.
- «Yoongi…»
lo chiamai tra gli ansimi rafforzando
la presa sui muscoli del suo braccio, ora contratti a causa dello
sforzo per
tenersi sollevato e non schiacciarmi mentre si dondolava avanti e
indietro. «Ti
prego…»
- Si
chinò sul mio volto e mi baciò la
mandibola, poi scese lungo il collo. Era sudato fradicio.
«Dimmi cosa vuoi,
tesoro,» ansimò contro la pelle ardente del mio
petto. «Cosa vuoi che faccia?»
- «Vai-»
Ripresi fiato tra un ansimo e l’altro.
«Vai più veloce, ti prego.»
- Fece
come gli avevo chiesto. Buttai la testa
all’indietro quando sfilò via le dita e si
concentrò solo sul mio clitoride. Il
ritmo incalzante con cui continuava a stimolarmelo mi fece
definitivamente
perdere la testa, soprattutto quando sentii il rumore del suo
braccialetto che sbatteva
frenetico seguendo il movimento del suo polso. La pressione nel mio
basso
ventre scoppiò tutta in una volta e gli artigliai la schiena
per aggrapparmi a
qualcosa mentre lui irrigidiva i muscoli e ansimava insieme a me,
nascondendo
il volto sudato nell’incavo del mio collo.
- Si
abbandonò sul mio corpo senza però
schiacciarmi del tutto. Sentivo il suo petto che si alzava e si
abbassava alla
velocità della luce, premendo sul mio ancora coperto dal
reggiseno. Ero
talmente persa nel mio mondo di piacere che solo dopo qualche momento
mi resi
conto che era venuto nei pantaloni. Come diavolo aveva fatto? Non mi
sembrava
di averlo toccato. O sì?
- «Cazzo,
Yorin,» imprecò con le labbra premute
contro il mio collo. «Solo tu puoi farmi arrivare
all’orgasmo senza neanche
sfiorarmi.»
- Che…?
Era… Era serio? Era possibile una cosa
del genere? Strabuzzai gli occhi e cercai di tirarmi su, ma il suo peso
non me
ne dava la possibilità. Rinunciai e sprofondai nuovamente
nel materasso. Dio,
che mal di testa. E che nausea.
- «Yoongi…»
mi lamentai facendo dondolare la
testa con gli occhi mezzi chiusi. «Mi viene da
vomitare.»
- «Ho
fatto davvero così schifo?»
- Scoppiai
a ridere come una cretina e lui mi
seguì a ruota. Le sue spalle sobbalzarono e
sollevò la testa per guardarmi in
faccia, mostrandomi il suo sorriso gengivale. Il cuore mi
balzò quasi fuori dal
petto. Era davvero così carino quando sorrideva?
- «Vorrei
dirti qualcosa per farti incazzare,
ma in questo momento potrei rivelarti ogni mio più piccolo
segreto e non me ne
fregherebbe niente,» continuai tra le risate. «Sono
la bocca della verità.»
- Si
lasciò cadere al mio fianco e chiuse gli
occhi spalancando le braccia. «Mi hai già detto
tutto quanto, non ti ricordi?»
sussurrò con un sospiro. «Sei gelosa marcia di
me.»
- Lo
spinsi, facendolo ridere. «Ah sì? Allora vado
a chiamare Jongin,» lo provocai, mettendomi a sedere per
poter scendere dal
letto. «Dove avrò lasciato il mio
telefono?» domandai ingenuamente, ma non feci
in tempo a poggiare un piede sulla moquette che mi sentii afferrare per
un
polso. Mi ritrovai di nuovo con la schiena premuta contro il materasso,
Yoongi
sopra di me che mi guardava in cagnesco.
- «Non
osare allontanarti da me,» mi soffiò a
un centimetro dal viso. «Che non ti passi neanche per la
testa.»
- Aprii
la bocca per dire qualcosa, ma le sue
labbra si legarono ancora una volta alle mie. Con il passare del tempo,
quel
piccolo bacio si trasformò in qualcosa di più
irruento. Possibile che non ne
avessimo ancora abbastanza? Avevamo appena finito e già ci
stavamo saltando di
nuovo addosso. Mi aggrappai al suo collo, ma solo per aiutarmi a
raddrizzare la
schiena e cadergli di peso sul petto, ribaltando le posizioni. A
quattro zampe,
mi sistemai fra le sue cosce ancora fasciate dai jeans, incurante che
indossassi solo un reggiseno nero.
- Lo
attaccai peggio di una tigre famelica. Gli
passai una mano tra i capelli e lo attirai a me, succhiandogli il
labbro
inferiore con i denti. Ovviamente non si lasciò cogliere
impreparato. Mi
artigliò i fianchi e gli finii letteralmente addosso,
sedendomi sulle sue gambe
incrociate, con la schiena appiccicata al suo petto ancora sudato. Mi
avvolse
un braccio intorno alla vita per tenermi in posizione e si
concentrò sul lobo
del mio orecchio mentre la sua mano libera mi risaliva i fianchi.
Quando lo
sentii armeggiare con il ferretto del mio reggiseno, lo bloccai.
- «Yoongi…»
lo chiamai senza voltare il viso. Tuttavia,
lui si sporse per potermi guardare negli occhi. Incontrai il suo
sguardo
incuriosito e preoccupato, forse per il timore di avermi offeso in
qualche modo.
«Non pensi che dovrei restituirti il favore?»
- La
sua espressione cambiò non appena udì la
mia domanda. Forse non aveva capito? Continuai a guardarlo negli occhi
mentre
facevo scivolare la mano sui suoi pantaloni, accarezzando la cintura di
cuoio che
gli stringeva i jeans. Mi afferrò gentilmente il polso,
facendomi voltare
completamente verso di lui.
- «Non
è stato un favore,» sussurrò posando la
fronte contro la mia. «L’ho fatto perché
era quello che volevo.» Sospirò e
chiuse gli occhi. «Volevo dedicare questa notte soltanto a
te. Volevo… farti
stare bene.»
- Il
mio cuore mancò un battito. Non so che mi
prese, ma sentii l’irrefrenabile impulso di abbracciarlo.
Semplicemente
abbracciarlo. Mi avvicinai lentamente al suo petto e gli avvolsi le
braccia intorno
alla vita, posando il mento su una delle sue spalle nude e piene di
graffi. Capii
che era rimasto sorpreso dal fatto che non fece niente. Assolutamente
niente.
- «Yorin…»
mi chiamò quando nascosi il volto
contro la sua clavicola. Le sue dita s’infilarono tra i miei
capelli e mi
accarezzarono la cute. «Perché piangi?
Ho… Ho detto qualcosa di sbagliato?»
- Scossi
la testa. «Non sto piangendo,» mentii
con voce rotta. Mi morsi il labbro e intensificai la presa sulla sua
schiena
nuda. «Non sto piangendo… razza di
cretino.»
- Lo
sentii ridacchiare mentre ricambiava
l’abbraccio. «D’accordo. Non stai
piangendo,» mi assecondò stringendomi
talmente forte da farmi rannicchiare contro il suo petto.
«Fingerò che quelle
sulla mia spalla siano solo gocce di sudore.»
- Gli
assestai un pugno sul petto che lo fece
ridere ancora di più. Mi trascinò con lui sul
materasso e ci ritrovammo distesi
uno di fianco all’altro. Non so per quanto tempo rimanemmo in
quella posizione,
ma nessuno dei due osò distogliere lo sguardo
dall’altro. Yoongi rotolò sul
fianco per avvicinarsi ancora di più al mio viso e
sistemarmi i capelli che mi
si erano appiccicati alla fronte.
- «Vuoi
che me ne vada?» sussurrai facendogli
bloccare la mano. Distolse l’attenzione dai miei capelli e mi
guardò con
serietà. «Vuoi che lasci la stanza prima di domani
mattina?»
- Il
suo sguardo profondo mi trapassò il cuore.
Scivolò verso di me e mi ritrovai nuovamente tra le sue
braccia. Sentivo il suo
respiro infrangersi contro la pelle calda del mio viso mentre ne
studiava ogni
più piccolo dettaglio, come se avesse voluto imprimerselo
nella testa.
- «Mi
sembra di avertelo già detto,» mi
rimproverò posando gli occhi sulla mia bocca dischiusa.
Ormai pendevo dalle sue
labbra. «Non osare allontanarti da me, Kang Yorin. Non farlo
per nessuna
ragione al mondo.»
- ▫◦▫◦▫
- Sobbalzai
quando qualcuno bussò
prepotentemente alla porta. Sollevai la testa dal cuscino, ma fui
costretta a
tapparmi la bocca con la mano per evitare di vomitare proprio
lì, sul lenzuolo
sfatto. Cazzo, mi sentivo uno schifo. Avevo lo stomaco in subbuglio e
la luce
del sole che filtrava dalle tapparelle non mi aiutava a fare chiarezza
nella
mia testa. Bussarono nuovamente alla porta, ma stavolta la voce di
Seokjin
riuscì ad oltrepassare il doppio strato di legno.
- «Bella
addormentataaa!» urlò continuando a
battere il pugno come se stesse
appendendo un fottutissimo quadro. «Sveglia,
sveglia! Il sole è alto nel cielo e gli uccellini
cantano!» Meglio
ammazzarlo subito o dopo? «Ah, e
c’è
stato un cambio di programma! Torniamo a casa due giorni prima. Abbiamo
l’aereo
tra meno di un’ora! Non sei contenta?!»
- «Ma
dirmi prima le cose fondamentali no, vero?!»
urlai tenendomi la testa dolorante. «Ho capito… Mi
vesto e arrivo!»
- «Forza,
forza! Il mattino ha Seokjin in bocca!»
- Sospirai
e mi buttai nuovamente sul
materasso. Che diavolo avevo fatto la scorsa notte? Perché
mi sentivo male in
quel modo? Mi guardai intorno e cercai di fare mente locale, ma in un
primo
momento non riconobbi la stanza. Eravamo andati a quella stupida festa
e poi…
- Spalancai
gli occhi quando vari flashback si
susseguirono uno dietro l’altro nel mio cervello. Tenevo lo
sguardo fisso sulle
mie mani intanto che i ricordi si legavano fra loro, proprio come tanti
pezzi
di un puzzle che mi stavano aiutando a ricostruire il quadro completo.
Ogni
pezzo, era un frammento di cuore che si sgretolava.
- «Sono
gelosa.»
- «Dovrei
essere innamorata di Jongin, eppure
non faccio altro che pensare a te,
- un
maledetto bastardo puttaniere che vuole
solo scoparmi!»
- «Perché
io TI AMO,
- fottuta
ragazzina!!»
- «Non
fermarti.»
- «Siamo
ubriachi, Yorin. Non voglio sprecare
- così
la mia prima volta con te.»
- «Vai
più veloce.»
- «Non
osare allontanarti da me, Kang Yorin.
- Non
farlo per nessuna ragione al mondo.»
- Mi
artigliai i capelli con le dita. Feci scattare
la testa verso destra, e il mio cuore si sgretolò
completamente quando vidi il
posto vuoto al mio fianco. Lo osservai con un’espressione
sconvolta e delusa
allo stesso tempo, incapace di comprendere a pieno ciò che
sentivo nel cuore.
Ero un misto tra rabbia e incredulità, sollievo e rammarico.
Imbarazzo e
sconforto.
- Doveva
essere stato un sogno. Giusto…? Se lo
fosse stato, allora sarebbe normale non trovarlo nel mio letto. Sarebbe
tutto
normale… Allora perché avevo sperato con tutte le
mie forze di vederlo al mio
fianco? Perché il cuore mi faceva male quando pensavo che
poteva essere
scappato dopo tutto quello che mi aveva detto?
- Sollevai
la testa e guardai la porta del
bagno. E se…
- Mi
tolsi il lenzuolo di dosso, ma mi bloccai
quando vidi che lì sotto ero completamente nuda. Sospirai
con le lacrime agli
occhi. No, non era stato un sogno… Afferrai le mutandine che
erano finite per
terra e le infilai mentre correvo verso il bagno. Spalancai la porta,
solo per
farmi ancora più male. Non era neanche lì dentro.
Abbassai lo sguardo e vidi i
cocci di cristallo sul pavimento, ammucchiati in un angolo insieme ai
prodotti
per il bagno che erano caduti dalla mensola. Per quanto riguarda la
camicia che
gli avevo tolto, non ce n’era traccia. C’era solo
la mia, abbandonata nello
stesso punto in cui me l’aveva strappata di dosso.
- Mi
lasciai cadere contro la porta, proprio
come la mano che prima stringeva il pomello. Cosa diavolo mi aspettavo?
Era
ovvio che se ne fosse andato. Presi coraggio e mi avviai verso lo
specchio, ma
quando vidi tutti quei segni violacei sul mio corpo, non potei fare a
meno di
distogliere lo sguardo. Avevo la sensazione che il cuore mi stesse
andando a
fuoco per il dolore. Faceva così male che credetti sarei
impazzita.
- Diamine,
Kang Yorin. Lo avevi già fatto, allora
perché era così difficile ammettere a te stessa
che ti eri perdutamente
innamorata di quel puttaniere? Perché non riuscivi ad
accettare che la scorsa
notte era stata la più bella della tua vita nonostante ora
desiderassi
strozzarti con le tue stesse mani per averlo permesso?
- Forse
perché sapevi che non te ne saresti
pentita, anche se avresti dovuto farlo.
- Mi
sciacquai il viso per liberarmi dalle
lacrime e mi diedi una lavata veloce. Infilai in valigia la camicia
della
scorsa notte e anche la gonna, gettando nel cestino le calze strappate
che
avevo rinvenuto in camera da letto. Mi vestii con un paio di jeans e
una
maglietta celeste a maniche corte per coprire la maggior parte dei
segni, anche
se quelli sul collo restavano comunque ben visibili.
- Al
diavolo. Non avrei usato neanche il trucco
per coprirli. Che li vedessero tutti. Soprattutto lui.
- Mi
spazzolai velocemente i capelli e mi
trascinai fuori dalla stanza insieme alla valigia. Prima di chiudere la
porta,
diedi un’ultima occhiata al letto sfatto alle mie spalle. I
ricordi di quella
nottata mi colpirono come un fulmine a ciel sereno, soprattutto quando
mi
sbattei la porta alle spalle e arrivai nella Hall
dell’albergo, accorgendomi
subito della sua presenza. Stava parlando con la receptionist al
bancone mentre
gli altri parlottavano fra loro, pronti a lasciare l’Hotel.
- «Yorin!»
mi chiamò Taehyung correndo verso di
me. «Wow, si torna a casa! Chi l’avrebbe mai detto,
eh? Siamo stati invitati ad
uno show in Corea, perciò abbiamo anticipato il viaggio di
ritorno.»
- Gli
sorrisi e feci spallucce. Non riuscivo
neanche a parlare. I miei occhi erano puntati su Yoongi, che stava
tirando
fuori il portafoglio dalla tasca dei pantaloni. Taehyung
seguì il mio sguardo e
ridacchiò, proprio quando Jimin si precipitò
verso di noi.
- «Ma
si può sapere che diavolo avete combinato
voi due?» mi domandò il più grande con
i suoi soliti occhioni sorridenti. Stava
parlando con me?
- «Eh?»
- «Ma
sì, tu e Yoongi-hyung!» mi spiegò. Si
avvicinò al mio orecchio per sussurrarmi, «Si dice
che abbiate distrutto la
stanza VIP. Secondo Suga-hyung, tra porcellane, cristalleria e prodotti
vari, dovrebbero
esserci come minimo quattordicimila dollari di danni!»
- Mi
strozzai con la mia stessa saliva.
«Q-Quattordicimila?»
- «Tranquilla,»
s’intromise J-Hope. «Hyung sta
compilando un assegno per saldare il debito. Roba da poco.»
Controllò
l’orologio e sorrise come al suo solito.
«Preparatevi! Tra poco si parte!»
- Roba
da poco? Ma stava dicendo sul serio?
Beh, in fondo erano miliardari. Cos’erano per loro
quattordicimila dollari?
- «Ma
che avete fatto, la guerra?» domandò
Jimin puntando gli occhi sul mio collo. Me lo coprii velocemente con la
mano,
visibilmente in imbarazzo.
- Taehyung
ridacchiò come al suo solito. «Stamattina
Yoongi-hyung si è cambiato nella nostra stanza e per poco
non mi veniva un
colpo. Pensavo lo avessero aggredito,» disse cercando di
contenere le risate
mentre mi guardava negli occhi. Poi si girò verso Jimin e
Hoseok. «Avreste
dovuto vedergli la schiena e le braccia! Era pieno di graff-!»
- «Come
va la sbornia?» domandai cercando di
cambiare argomento. In un altro momento mi sarei sentita in imbarazzo,
ma ora
mi veniva solo da piangere per tutti i ricordi che mi stavano tornando
in
mente. Sempre più nitidi. Sempre più belli e
dolorosi.
- «Oh,
bene. Ormai ci siamo abituati,» rispose
Taehyung. «Forse Jungkook è quello che
l’ha presa peggio. È già andato sul
SUV.»
- Hoseok
annuì. «Secondo me si sta nascondendo
da Seokjin-hyung. Vi siete accorti che stamattina era più
solare del solito?
Secondo me sta solo facendo finta di essere allegro per non prendere a
sberle
Jungkook!» Tutti e tre scoppiarono a ridere nello stesso
momento. «Avete visto
la sua faccia quando il piccoletto gli si è rivoltato
contro? Per non parlare
di quando Yorin ha detto che l’ha baciat-»
- «Volete
darvi una mossa invece di stare qui a
sparare stronzate?»
- Sobbalzammo
tutti e quattro quando la voce
profonda di Yoongi si manifestò praticamente dal nulla. Mi
voltai di scatto e
mi allontanai istintivamente da lui, mettendo un bel po’ di
distanza tra di noi.
Lo sguardo mi cadde subito sulle sue braccia, coperte da una camicia a
quadri a
maniche lunghe nonostante il caldo. Si decise a guardarmi solo quando
gli altri
si congedarono per avviarsi verso l’uscita.
- «Hai
fatto colazione?» mi domandò con un tono
che mostrava il suo spiccato disinteresse. Una pugnalata al cuore,
insomma.
- «No,
mi si è chiuso lo stomaco,» risposi freddamente
mentre distoglievo lo sguardo dal suo. Afferrai la mia valigia e mi
diressi
verso il SUV per lo Staff, cercando di non prestare attenzione a tutti
quegli
sguardi maliziosi che mi stavano facendo aumentare il senso di nausea.
- «Ti
sei divertita stanotte?» domandò Bo Young
con uno sguardo che non aveva niente di malizioso. Ecco, ci mancava
solo lei. «Ho
saputo che ti piace il sesso selvaggio. Ora capisco perché
ti sei impuntata su
Suga,» disse picchiettandosi sulla coscia le unghie laccate
di rosso.
«Dopotutto è lui quello Savage
del
gruppo.»
- «Vuoi
vedere quanto lo sono io?» le domandai con
la mascella contratta e gli occhi ridotti a due fessure.
«Gira al largo, Bo
Young. Non è giornata.»
- Ridacchiò,
poggiando il mento sul palmo della
mano mentre inclinava la testa e accavallava le gambe. «Oh,
non dirmelo. Si è
già stancato di te?» Il suo sorriso si
allargò, come per prendermi in giro. «Ti
ha già buttata via come
ha fatto con
tutte le altre? Alla fine non eri poi così speciale. Pensavo
saresti durata di
più. Dopotutto, nessuno può battere Soo
Jin.»
- Mi
voltai e mi sporsi verso di lei. Il
Manager che stava in mezzo cercò di bloccarmi, ma riuscii
facilmente ad
aggirarlo per afferrare la maglietta firmata di quella sciacquetta
senza
cervello. Mi guardò con gli occhi che le uscivano fuori
dalle orbite.
- «Che
diavolo fai, brutta stronza!» mi urlò
dritto in faccia mentre cercava di scollarsi le mie mani di dosso.
«Lasciami o
giuro che ti farò passare un sacco di guai…
Lasciami! Posso denunciarti per aggressione,
non lo sai?! Ci sono un sacco di testimoni!»
- Mi
venne da ridere. «Accomodati, non saresti
neanche la prima che mi denuncia per una cosa del genere. Sono
sopravvissuta a
molto peggio.» Tornai seria e stritolai la sua maglietta
gialla tra le mani,
riuscendo finalmente ad intimorirla. «Prova a sputare qualche
altra sentenza sulla
mia vita privata e sarà la volta buona che ti
tapperò quella schifosa bocca rifatta,»
sibilai con odio. «Il prossimo intervento che ti consiglio
è al cervello.
Magari riescono a risistemartelo!»
- «Ok,
ora smettetela! Tutte e due!»
s’intromise Seijin, il manager che stava in mezzo.
«Bo Young, vedi di darci un
taglio! Lo sappiamo tutti che sei invidiosa, ma cerca di renderlo meno
evidente.» La ragazza spalancò la bocca,
indignata. «E tu…» Si voltò
verso di
me, obbligandomi a rimettermi seduta. «Yoongi ha detto di
farti salire di nuovo
sul loro jet privato… e ora capisco il perché.
Forse ha capito che fra voi
ragazze non scorre buon sangue!»
- Sbuffai,
incrociando le braccia al petto. Se quell’ochetta
senza cervello non si fosse data una calmata, il sangue
l’avrebbe visto quando le
avrei tirato un bel pugno sui denti. Una volta arrivati in aeroporto,
lasciai a
loro la mia valigia e mi diressi verso il jet privato, sedendomi di
fianco a
Namjoon. O almeno è quello che avevo intenzione di fare
prima che Yoongi mi
afferrasse per il polso e mi trascinasse verso i due posti vuoti in
fondo. Prese
posto vicino al finestrino e mi costrinse a sedermi al suo fianco.
- Mi
lasciò andare non appena posai il sedere
sul cuscinetto, ma lo fece così lentamente che
risultò essere quasi una carezza.
Mi vennero i brividi quando una serie di immagini mi apparvero davanti
agli
occhi. Lui che mi accarezzava la pelle. Lui che mi baciava le labbra.
Lui che divorava
ogni centimetro del mio corpo. Guardai il profilo del suo viso che era
intento
ad osservare il paesaggio dietro l’oblò, e che non
fece altro per quasi tutto
il resto del viaggio.
- Non
mi guardò neanche per sbaglio, neanche
quando l’aereo si sollevò in aria e strinsi i
pugni per tenere a bada la mia
paura. Anzi, stiracchiò le gambe e chiuse gli occhi,
ignorandomi completamente.
Volevo che mi parlasse. Volevo che mi dicesse qualcosa, anche la
più stupida. A
quel punto, mi andava bene anche uno dei suoi soliti insulti, tipo
stronza o
che so io. Avevo un disperato bisogno di conoscere i suoi pensieri. Di
entrare
nella sua testa.
- Peccato
che fossi troppo codarda. Avevo paura
di fargli quella domanda, ma soprattutto di sentire la sua risposta.
Stava
ancora dormendo, così mi slacciai la cintura e mi diressi
verso la porta della
minuscola toilette. Mi chiusi la porta alle spalle e guardai il mio
riflesso
nello specchio. Ero un concentrato di paura e frustrazione. Come avevo
potuto
ridurmi così per un maledetto ragazzo? Soprattutto per un
ragazzo che non era
Jongin.
- Guardai
in alto per impedire di far scendere
le lacrime che mi stavano già appannando gli occhi, ma fu
difficile trattenere
il singhiozzo che mi era quasi arrivato in gola. Quanto ero stata
stupida. Come
diavolo avevo fatto a fidarmi di lui? E il bello è che lo
sapevo. Sapevo che
sarebbe andata a finire così.
- Sobbalzai
quando la porta alle mie spalle si
aprì di scatto, rivelando nientemeno che la figura di
Yoongi. Restammo
immobili, a fissarci l’un l’altra con uno sguardo
che, forse, nessuno dei due
era in grado di interpretare. Mantenendo sempre la stessa espressione,
Yoongi
fece un passo avanti e si richiuse la porta alle spalle, abbassando
leggermente
il viso per guardarmi meglio negli occhi. I suoi erano un concentrato
di profondità
e compostezza.
- «Che
vuoi?» dissi senza provare a trattenere il
mio disagio. «Avresti anche potuto bussare.»
- I
suoi occhi si fecero più seri. Avanzò verso
di me, e io indietreggiai finché non sbattei la schiena
contro il bordo del
lavandino. Proprio come l’ultima volta, poggiò le
mani sul marmo alle mie
spalle, intrappolandomi tra il lavandino e il suo corpo. Sentivo il suo
respiro
pesante sul volto. Lo guardai finché non mi
balenò un pensiero per la testa,
una riflessione che mi provocò un dolore fortissimo nel
petto.
- Era
lì solo per una sveltina? Si aspettava
che lo compiacessi nel bagno di un lurido aereo per ringraziarlo di
ciò che mi
aveva fatto ieri? Oppure… voleva semplicemente scoparmi,
questa volta come si
deve? In fondo non eravamo più ubriachi. Di certo non aveva
perso tempo.
- M’irrigidii
quando avvolse le mani intorno
alla mia vita e avvicinò il viso all’incavo del
mio collo. Portai le mani in
avanti e cercai di spingerlo via per obbligarlo a staccarsi, ma lui si
abbandonò completamente su di me. Mi abbracciò e
posò la fronte contro la mia
spalla, proprio come avevo fatto ieri con lui. Rimasi spiazzata e smisi
di
spingergli il petto.
- «Dimmelo,
Yorin.»
- La
sua voce tormentata mi sorprese. «Dirti
che cosa?» domandai con il cuore in gola.
- «Che
siamo ancora le stesse persone di ieri,»
mi supplicò aggrappandosi con le unghie alla stoffa della
mia maglietta. «Ho
bisogno di sentirtelo dire.»
- La
rigidità del mio corpo scomparve così
com’era apparsa. Mi sciolsi nel suo abbraccio e lasciai che
mi stringesse come
nessuno aveva mai fatto. «Perché sei
scappato?» gli domandai con le lacrime
agli occhi. «Avevi detto-»
- «Lo
so,» mi bloccò, ancor prima che potessi
capire il senso della mia stessa domanda. «Lo so,
ma… stamattina, quando mi
sono svegliato e ti ho trovata al mio fianco, io… ho avuto
paura.» Strabuzzai
gli occhi. Lui? Paura? «Paura che mi avresti respinto. Che
non mi avresti
accettato.» Sollevò la testa e mi
guardò negli occhi. Fissai le sue iridi scure,
che mi stavano mostrando quello stesso timore di cui stava parlando.
Deglutii
per liberarmi del magone che mi aveva occluso la gola.
«Io… ho pensato che
lasciarti un po’ di spazio ti avrebbe aiutato a chiarirti le
idee. Cosa avrei
fatto se ti fossi pentita di tutto? Cosa avrei fatto se… non
ti fossi ricordata
di noi?»
- Mi
aggrappai timorosamente alla sua camicia,
e Yoongi abbassò lo sguardo per osservare quel piccolo gesto
a malapena percepibile.
Lo risollevò subito dopo, guardandomi in modo speranzoso e
anche un po’
incredulo.
- «Anch’io
ho avuto paura,» ammisi
intensificando la stretta sulla sua camicia. Tenevo gli occhi puntati
sul suo
petto perché non avevo il coraggio di guardarlo e scoprire
come sarebbe
cambiato il suo sguardo. «Paura che fosse stato tutto un
sogno…» Presi fiato
per riempirmi i polmoni e trovare il coraggio di continuare.
«Ma sai cosa? Ho
paura anche di qualcos’altro… Di non potermi
fidare completamente di te.»
- Un
tocco gentile sulla mia guancia mi obbligò
a risollevare il viso, e solo quando incontrai i suoi occhi tristi,
capii che
era stato proprio lui a farlo. «Anch’io ho
paura,» ammise facendomi spalancare
gli occhi. Sospirò e poggiò la fronte contro la
mia mentre teneva ancora la
mano contro la mia guancia. «Ho una paura folle di soffrire
di nuovo. Ho paura
di quello che sento e di quello che provo, ma nonostante
tutto… non ho
intenzione di rimangiarmi quello che ti ho detto ieri.» Si
allontanò per
potermi guardare negli occhi. «Io ti amo, Yorin,»
disse a fior di labbra. Il mio
cuore si strinse in una morsa dolorosa. «E non ho
più intenzione di negarlo a
me stesso.»
- Lo
fissai, completamente rapita. Aveva uno
sguardo talmente innamorato che non potei fare a meno di sciogliermi
tra le sue
braccia. Forse anche lui lo notò, perché si
chinò verso di me, verso le mie
labbra, con una lentezza quasi straziante. «Dimmi che lo vuoi
anche tu.» Lo
guardai confusa intanto che si avvicinava sempre di più.
«Dimmi che nonostante
le nostre paure, ci concederemo entrambi una
possibilità.»
- Lui,
che aveva paura di soffrire e aprire
nuovamente il suo cuore ad una donna. Io, che avevo il terrore che
potesse stancarsi
di me, gettarmi via e abbandonarmi quando avrebbe ottenuto quello che
desiderava.
Valeva davvero la pena provarci?
- Era
quasi sulle mie labbra, ma si bloccò
quando si rese conto che io ero ancora immobile al mio posto. Quel
bacio, dato
in modo perfettamente lucido, avrebbe sugellato il nostro patto. Ma
questa volta
non si sarebbe trattato di un patto basato su del semplice sesso.
Stavolta, in
ballo c’era molto di più.
- Lui
era ancora in attesa. Non muoveva un
muscolo, aspettando che fossi io a compiere l’ultimo passo
per firmare il
nostro contratto immaginario. Sollevai le mani e gli afferrai il
colletto della
camicia per fargli chinare ancora di più il collo mentre mi
alzavo sulle punte.
Nonostante tutti i baci che c’eravamo dati, avevo la
sensazione che quella fosse
la nostra prima volta.
- Socchiusi
gli occhi, e così anche lui, ma proprio
quando mancava meno di un millimetro per unire le mie labbra alle sue,
la porta
si spalancò di colpo, dando il benvenuto a uno Jimin
piuttosto assonnato, che
si riprese non appena ci vide in quella posizione compromettente.
- «O-Oddio…
Sc-Scusate! Giuro che non lo faccio
apposta!» disse mortificato, rimanendo comunque al suo posto.
«D-Da quanto
siete qui dentro? Stavo dormendo e non mi sono accorto che eravate
andati in
bagno… Perché gli altri non mi hanno
avvisat-» Poi si bloccò, grattandosi la
testa. «Ah, giusto… Stanno dormendo anche
loro…»
- Guardai
Yoongi con la coda dell’occhio. Aveva
ancora le palpebre abbassate, ma dal tremolio del suo sopracciglio
capii che
doveva essere piuttosto irritato. Non si era nemmeno voltato a guardare
Jimin.
- «Ma…
Yoongi-hyung…» lo chiamò
quest’ultimo
dopo aver assottigliato gli occhi per guardarci meglio. «La
stai baciando?!» Il
tremolio sul sopracciglio di Yoongi aumentò paurosamente.
Jimin prese a
ridacchiare mentre ci indicava. «Oddio… Oddio! La
stai baciando sul serio?!
Voglio dire… in bocc-»
- Mi
liberai dalla presa di Yoongi e camminai a
passo di marcia verso Jimin. Lo afferrai per un braccio e lo costrinsi
ad
indietreggiare, gettandolo fuori dal bagno senza preoccuparmi di usare
le buone
maniere.
- «Aaah,
d’accordo! D’accordo! Me ne vad-»
- Non
riuscii a sentire le sue ultime parole
perché gli sbattei la porta in faccia, girando la manopola
della sicura per accertarmi
che nessun altro potesse entrare, poi mi voltai nuovamente verso
Yoongi, che mi
stava guardando con un’espressione incredula e divertita allo
stesso tempo.
- Sì,
ne avevo avuto abbastanza dei
rompiscatole. Niente e nessuno avrebbe potuto rovinarmi quel momento.
Tornai
dal mio uomo e gli allacciai le braccia al collo mentre lui rimetteva
le mani
sui miei fianchi.
- «Sai,
ho appena scoperto che abbiamo qualcosa
in comune,» affermai mentre mi rialzavo sulle punte. Yoongi
mi guardò,
concentrandosi sulle mie labbra dischiuse che si avvicinavano sempre di
più
alle sue.
- «Ah
sì? Ovvero?»
- Mi
aggrappai al colletto della sua camicia e
lo guidai verso di me. «A nessuno dei due piace lasciare le
cose a metà.»
- Finalmente,
le nostre labbra s’incontrarono. Fu
diverso. Quel bacio fu diverso da tutti quelli che c’eravamo
già dati. Lo capii
io e lo capì anche lui. Non c’era lussuria, ma
solo un disperato e condiscendente
bisogno di sentire l’affetto dell’altro. Un affetto
che ci colse entrambi
impreparati. Sentivo il suo cuore battere in modo frenetico sotto le
dita della
mia mano, che era scivolata di proposito verso il suo petto.
- Le
mani di Yoongi mi strinsero più forte
contro di lui mentre mi accarezzava le labbra con le proprie.
Sì, era una vera
e propria carezza, una coccola gentile che divenne ancora
più dolce quando aggiunse
la lingua per intrecciarla alla mia. Mi sciolsi in ogni modo possibile
e
immaginabile.
- Non
avrei mai immaginato che Yoongi potesse
essere così dolce. Mi aveva sempre dato
l’impressione di essere un tipo freddo,
uno di quelli che si preoccupano solo del proprio godimento. Ma ieri mi
aveva
dimostrato di essere esattamente l’opposto. Si era dedicato
soltanto a me,
mettendo da parte il suo divertimento per farmi stare bene.
- Era
questo lo Yoongi a cui mia sorella aveva
rinunciato? Quello che aveva costretto a cambiare?
- Il
cuore mi batteva all’impazzata mentre il
tocco premuroso delle sue labbra continuava a massaggiare le mie. E poi
si
staccò, sempre con la stessa gentilezza che ormai aveva
contraddistinto quel
bacio. Aprimmo gli occhi nello stesso istante, e ci sorridemmo nello
stesso
istante. Chiusi gli occhi quando il moro avvicinò nuovamente
le labbra per
sfregarle contro il profilo del mio naso.
- «Nel
caso non te ne fossi accorta…» sussurrò
mentre la sua bocca risaliva verso l’alto,
«…stamattina, mentre dormivi, ti ho
dato il buongiorno così.» Mi stampò un
dolce bacio sulla fronte, e poi un
altro. E un altro ancora. «Inoltre, ho tolto i cocci dal
pavimento per evitare
che ti facessi male. Non hai nemmeno notato il mio impegno, razza
d’ingrata.»
- Sorrisi,
talmente intenerita da nascondere il
volto contro il suo petto. Lui mi abbracciò ancora
più forte e posò il mento sui
miei capelli, cullandomi come una bambina. Purtroppo, quel momento
speciale
venne interrotto dal trillo del mio telefono. Cavolo, avevo dimenticato
di
mettere la modalità aereo.
- Mi
staccai dal petto di Yoongi, ma intrecciai
le dita con le sue perché non sopportavo l’idea di
separarmi da lui. Il moro si
appoggiò al marmo del lavandino per lasciarmi il mio spazio.
Lo sentii
sospirare, contento e rilassato.
- Quando
controllai il messaggio, fui io a non
esserlo più.
- Da
Jongin:
- Ho saputo che stai
ritornando in Corea. Dobbiamo parlare.
🔺🔺🔺
- ᗩngolo.ᗩutore
Per chi mi segue su
instagram, ho dato ascolto al sondaggio e non ho diviso il capitolo in
due, anche se ero molto tentata vista la lunghezza 😂
I nostri protagonisti finalmente fanno dei bei passi avanti, anche se quello decisivo deve ancora arrivare 😏 Anche da sobri, confermano ciò che si sono detti da ubriachi, e Yoongi trova il coraggio di ripetere a Yorin che la ama, facendole capire che non erano solo parole dette al vento. Di sicuro non sarà una relazione facile. Entrambi hanno le loro paure e i loro timori, ma hanno comunque deciso di provarci. Come finirà visto che i problemi sembrano già dietro l'angolo? *coff* Jongin *coff*
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! In tal caso lasciatemi pure un commento, sono curiosa dei vostri pareri ❤ Un bacione e alla prossima 😘
Instagram: btsuga_d
I nostri protagonisti finalmente fanno dei bei passi avanti, anche se quello decisivo deve ancora arrivare 😏 Anche da sobri, confermano ciò che si sono detti da ubriachi, e Yoongi trova il coraggio di ripetere a Yorin che la ama, facendole capire che non erano solo parole dette al vento. Di sicuro non sarà una relazione facile. Entrambi hanno le loro paure e i loro timori, ma hanno comunque deciso di provarci. Come finirà visto che i problemi sembrano già dietro l'angolo? *coff* Jongin *coff*
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! In tal caso lasciatemi pure un commento, sono curiosa dei vostri pareri ❤ Un bacione e alla prossima 😘
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