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Autore: Btsuga_D    08/07/2019    2 recensioni
[COMPLETA] Nello slang giovanile, "Hook-up" é il famoso rimorchio senza impegno. L'accordo riguarda la possibilità di fare sesso senza che ci sia un sentimento sottostante. Suga, famoso Idol e rapper del gruppo BTS, è conosciuto per le sue "scappatelle di una notte" con le sue fan. La sua regola numero uno: tutto è concesso, tranne i baci sulla bocca. Per delle sfortunate circostanze, Kang Yorin è costretta a dover andare ad un fan-sign dei BTS al posto della sua migliore amica, venendo subito notata dal bel rapper. Yorin accetterà la sua offerta o resterà fedele alla sua regola numero uno, donarsi solo all'uomo che ama?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hook-Up
❖ Kindness



WARNING: SMUT

🔻🔻🔻 
 


Non mi dava neanche il tempo di respirare. Appena riuscivo a liberarmi dalla morsa opprimente delle sue labbra, ecco che ritornava all’attacco, più famelico di prima. E io non potevo fare altro che ridacchiare e abbandonarmi al tocco lascivo delle sue carezze. Sentivo il marmo freddo a contatto con la mia schiena nuda, in contrasto con la pelle calda del suo corpo che sfregava contro la mia. Mi girava la testa, eppure quell’intorpidimento non aveva messo a tacere la mia eccitazione. La mia voglia di lui.
 
Era così bello lasciarsi andare. Perché diavolo non ci avevo pensato prima? Niente preoccupazioni. Niente pensieri. Solo io, lui e la nostra passione. Scoppiai nuovamente a ridere quando i suoi denti mi fecero il solletico contro la pelle delicata del mio collo. Gli avvolsi le braccia intorno alle spalle e lo spinsi nuovamente sulle mie labbra. Lo schianto ci lasciò senza fiato, ma stavolta non m’importò della mancanza di ossigeno. Per nulla al mondo avrei separato la mia bocca dalla sua.
 
Lo sentii gemere nel bacio mentre le sue dita si chiudevano intorno all’orlo della mia minigonna. Pensavo che me l’avrebbe strappata via, ma poi mi sentii sollevare. Mi aggrappai con forza alle sue spalle quando mi ritrovai tra le sue braccia, le gambe avvolte intorno alla sua vita mentre raddrizzava la schiena per alzarsi in piedi. Quella sensazione di vuoto mi spaventò un po’, tanto che cercai di nascondere il volto nell’incavo del suo collo. La mia fobia era ritornata.
 
«Ehi, guarda me,» mi sussurrò all’orecchio con voce roca mentre intensificava la presa sotto i miei glutei. «Guarda soltanto me. Giuro che non ti faccio cadere.» Sollevai il viso e gli fissai le iridi castane, ricolme di voglia, lussuria, ma anche tanta premura. Si avvicinò al mio viso e le punte dei nostri nasi si sfiorarono, così come le nostre labbra. «Concentrati solo su di me, okay?» ripeté con un soffio che mi fece venire i brividi lungo la schiena.
 
Annuii e legai i miei occhi ai suoi, aggrappandomi meglio al suo collo nudo. Mi resi conto che aveva cominciato a camminare quando mi sentii dondolare a destra e a sinistra. Barcollava, ma non così tanto da farci finire sul pavimento. Lo guardai per tutto il tragitto finché non sentii la schiena schiantarsi contro qualcosa di soffice, per poi sprofondarci dentro quando il peso di Yoongi si unì al mio, sovrastandomi.
 
Non mi diede il tempo di dire niente. Mi baciò di nuovo, stavolta con maggior trasporto. Mentre cercavo di assecondarlo nonostante il giramento di testa, mi accorsi che una delle sue mani aveva già raggiunto la mia coscia sinistra. Infilò le dita tra i rombi delle mie calze e le strattonò con un colpo secco del polso, recidendole fino al ginocchio. Il rumore del tessuto strappato mi arrivò alle orecchie mentre sentivo le gambe sempre più scoperte, alla completa mercé delle sue mani e dei suoi denti.
 
Sì, i denti. Mi stava letteralmente strappando le calze con i denti.
 
Tornò a baciarmi e gemetti contro la sua bocca quando usò i polpastrelli per farsi strada sotto la mia gonna, accarezzando delicatamente la pelle interna della mia coscia. Quando finalmente sfregò il dito contro il mio punto più sensibile, gli conficcai le unghie nella schiena, costringendolo ad interrompere il bacio così che potessi gettare la testa all’indietro e dischiudere le labbra.
 
Diamine, era così bello.
 
«Yoongi…» lo chiamai mentre iniziava a massaggiarmi il clitoride da sopra la stoffa delle mutandine. «Yoongi, cazzo!» imprecai conficcandogli le unghie nella carne del bicipite. Aprii gli occhi solo per vederlo sogghignare di fronte al mio viso. Avvicinò le labbra al mio orecchio.
 
«Dimmi che cosa vuoi, Yorin,» sussurrò con voce maliziosa. Il suo dito cominciò a disegnare dei cerchi concentrici su quel punto particolare. Mi aggrappai alle sue spalle e strinsi forte gli occhi, quasi come se volessi salvarmi dall’annegare in quel mare di piacere. «Dimmi cosa vuoi che faccia.»
 
Cazzo, dovevo anche dirglielo? Non lo capiva da solo? Maledetto bastardo.
 
Scossi la testa quando il suo dito perse velocità e al suo posto cominciò a lasciarmi dei baci umidi sulla clavicola, scendendo sempre di più con la bocca. «Dai, Yoongi…» lo rimproverai seccata, muovendo il bacino verso la sua mano immobile. «Non fare lo stronzo.»
 
«Io sono stronzo,» ribatté mentre mi accarezzava il ventre con la lingua. Sollevai ancora di più il bacino in direzione della sua faccia. «E lo sarò fin quando non mi dirai che cosa vuoi.»
 
«Voglio che ricominci a muovere quella fottuta mano!» urlai al limite dell’esasperazione. «Ti muovi oppure devo pensarci da sola? Guarda che non ci metto niente a-»
 
Mi afferrò di scatto il polso quando cercai di raggiungere la mia intimità. Mi bloccò la mano sopra la testa e mi fulminò con lo sguardo. «Dio, quanto puoi essere testarda?»
 
«E tu quanto puoi essere logorroico? Non pensavo avessi la lingua tanto lunga.»
 
«Non è soltanto lunga,» mi punzecchiò, sempre con quel ghigno stampato in faccia. «È anche veloce. Vuoi una dimostrazione pratica?»
 
Non mi diede il tempo di aprire bocca. Sogghignò e poi abbassò il viso, scomparendo in mezzo alle mie gambe dopo essersi liberato velocemente della mia gonna e delle mie mutandine. Inarcai di scatto la schiena quando sentii quella sensazione umida sul mio clitoride. Mi si bloccò il fiato in gola.
 
«Yoongi, porca puttan- Aaah!» gemetti, tappandomi subito la bocca. Afferrai il lenzuolo con le dita dell’altra mano e cercai di ritrarmi istintivamente quando la sua lingua aumentò il ritmo con cui stava tormentando e stuzzicando il mio punto più sensibile. Tuttavia, non riuscii ad allontanarmi perché mi bloccò entrambe le cosce sul materasso, obbligandomi a subire le sue dolci torture.
 
Non riuscii più a stare zitta. Nonostante la mano mi coprisse ancora la bocca, i miei lamenti di piacere lasciavano comunque le mie labbra, divenendo sempre più bisognosi e insistenti. Sentivo ogni centimetro della sua lingua, ogni suo respiro roco che s’infrangeva contro la mia intimità. Stavo per arrivare al limite.
 
E poi si fermò, lasciandomi ancora una volta senza fiato. Si avvicinò nuovamente al mio viso e si leccò le labbra mentre lo guardavo con una faccia indecifrabile… e soprattutto incazzata.
 
Perché cazzo si era fermato?!
 
«Ce l’hai scritto in faccia, Yorin,» mi punzecchiò ancora, ma stavolta il suo sguardo era nero per l’eccitazione, e in più stava ansimando a causa della mancanza di fiato. «Dimmi che cosa vuoi.»
 
Sollevai gli occhi al cielo, pronta ad una crisi di nervi. Mi veniva da piangere a causa delle mie emozioni ingarbugliate e confuse. In più stava per venirmi la nausea.
 
«Ti prego…»
 
Tornai a guardarlo e osservai la sua espressione adorante. Era completamente perso a guardarmi. Si leccò ancora una volta le labbra.
 
«Ti prego… cosa?»
 
Sbuffai. «Ti prego, Yoongi. Torna giù e fammi venir-»
 
Mi bloccai quando la sua bocca trovò nuovamente la mia. Mi sciolsi nel bacio e chiusi gli occhi mentre dischiudevo le labbra per accogliere la sua lingua che sapeva ancora di me. Quel sapore si mischiò al suo, che riempiva ancora la mia bocca a causa di tutti i suoi baci.
 
«Dio, mi fai impazzire quando mi supplichi in questo modo,» sussurrò dopo essersi staccato con un sonoro schiocco. «Se potessi, ti avrei già fatta mia.»
 
Lo guardai confusa e sbattei più volte le palpebre mentre gli spingevo il petto per poterlo guardare meglio in viso. «Perché non puoi?» gli domandai con una voce da cui si percepiva fin troppo chiaramente la mia delusione. Mi stavano davvero venendo le lacrime agli occhi? «Tu… non mi vuoi?»
 
Yoongi si allarmò in meno di mezzo secondo. I suoi occhi si riempirono di preoccupazione e mi posò le dita sulla guancia per accarezzarmela. «Certo che ti voglio,» non perse tempo a puntualizzare mentre si chinava su di me per lasciarmi un altro bacio. Uno rassicurante. «Ma non così.»
 
«Così come?» sussurrai sulle sue labbra. Sentivo gli occhi pizzicare.
 
«Siamo ubriachi, Yorin. Non voglio sprecare così la mia prima volta con te.»
 
Non riuscivo a capire se fossi delusa o meno. Mi veniva da piangere, ma allo stesso tempo sentivo uno strano calore nel petto, all’altezza del cuore. Lo stesso che avevo sentito quando aveva detto di amarmi.
 
Oddio… Min Yoongi… aveva detto di amarmi? Me lo aveva letteralmente gridato in faccia? E io gli avevo tirato uno schiaffo? Mi portai una mano sulla fronte e strinsi gli occhi per riordinare le idee. Percepivo la realtà in maniera confusa e distorta, quasi come se stessi sognando ad occhi aperti. Sicuro che non fosse davvero un sogno? Uno erotico?
 
Capii che era tutto vero quando posò le dita sul punto abbandonato dalle sue labbra. Mi sfuggì l’ennesimo ansimo, che finì dritto nella sua bocca quando si chinò nuovamente sul mio viso. Stavolta i suoi baci furono più dolci. Premurosi. Mi sciolsi completamente nel suo abbraccio e desiderai che si spingesse oltre il suo limite. Desiderai che mi facesse sua.
 
«Hai detto che non ti saresti fermato,» gli sussurrai nell’orecchio quando le nostre labbra si divisero. «Ti ho anche dato il permesso.»
 
«E chi l’ha detto che mi sono fermato?» Mi afferrò per le cosce e mi strattonò verso il basso, facendomi ritrovare con le gambe ciondoloni dal bordo del letto mentre lui s’inginocchiava sul pavimento. Sollevai la testa dal materasso per guardarlo negli occhi neri e seducenti. «Non sono il tipo che lascia le cose a metà.»
 
Stavolta non ci andò per niente leggero. Non che prima lo fosse stato. Mi lasciai cadere all’indietro e sbattei la testa contro il materasso, desiderando di seppellirci anche la faccia quando urlai un po’ più del dovuto. Nonostante la sbornia, ero consapevole di aver perso totalmente il mio autocontrollo. Forse era a causa dell’alcol, ma sentivo ogni emozione triplicata. Ogni sua carezza, ogni sua dolce invasione… mi uccideva nel modo più voluttuoso possibile.
 
Cominciai a muovere il bacino seguendo i movimenti della sua lingua mentre stritolavo il lenzuolo fra le dita sudate della mia mano, che dopo qualche momento si ritrovarono a stringere le ciocche corvine dei suoi capelli. Il suo gemito roco contro la mia pelle mi fece capire che stava altamente apprezzando il modo in cui lo forzavo a continuare ciò che stava facendo. Il calore nel mio punto sensibile aumentò, così come il fuoco che mi stava divorando la pelle solcata da infinite gocce di sudore.
 
Mi sentivo sempre più vicina a scoppiare, ma poi Yoongi si allontanò nuovamente dalla mia intimità per sovrastarmi con il suo corpo. L’avrei maledetto di nuovo se non si fosse infilato due dita in bocca per farle scivolare delicatamente nella mia apertura mentre continuava a torturare il mio clitoride con il pollice. Mi aggrappai ai suoi bicipiti con tutta la forza rimastami e non potei fare a meno di contrarre il viso quando sentii un leggero bruciore. Faceva male.
 
«Tranquilla,» mi ordinò dolcemente dopo avermi stampato un bacio sulle labbra. «Non entro più di così.»
 
Lo guardai negli occhi. Aveva capito che fossi vergine? Beh, ovvio… Dopotutto sapeva che avevo dato il mio primo bacio a malapena ieri… a Jeon Jungkook. Mi maledii e schiantai le labbra sulle sue per togliermi quell’immagine inquietante dalla testa. Baciare Yoongi era molto più piacevole e soddisfacente. Stranamente, non mi faceva schifo come invece era successo con il Maknae.
 
Dischiusi le labbra quando il bruciore si trasformò in qualcos’altro. Qualcos’altro di molto, molto piacevole. Nonostante continuasse a tenere le dita praticamente all’entrata, riuscì comunque a farmi perdere la testa. Mi afferrò una gamba e me la sistemò sopra una delle sue spalle per avere un maggiore appoggio, poi iniziò a dondolarsi lentamente verso di me, sincronizzando il movimento del suo corpo a quello delle sue dita che entravano e uscivano delicatamente dalla mia apertura.
 
Fu totalmente istintivo. Intrecciai i nostri sguardi e iniziai a muovermi seguendo il dolce ritmo delle sue “spinte”. Gli allacciai le braccia intorno al collo e mi avvicinai fino a quando i nostri nasi non si sfiorarono. I suoi occhi completamente adoranti mi fecero sciogliere. Mi stava guardando come se fossi la cosa più bella e preziosa del mondo… e in quel momento mi sentii amata. Amata per davvero.
 
Il dondolio non cessava. Il suo viso si allontanava e poi si avvicinava nuovamente al mio, e ogni volta le punte dei nostri nasi si toccavano per poi separarsi di nuovo. E via così, sempre daccapo, con i nostri respiri affaticati che ogni tanto si fondevano in qualche bacio dato di sfuggita.
 
Che cosa stavamo facendo di preciso? Non conoscevo la risposta, ma era talmente bello e appagante che avrei voluto non smettesse mai. Avrei voluto tenerlo per sempre accanto a me, incollato al mio corpo e al mio sguardo. Yoongi aumentò pian piano il ritmo finché non mi ritrovai a sfregare ripetutamente la schiena contro il lenzuolo per stargli dietro. Potevo sentire le sue dita che ormai entravano e uscivano dalla mia apertura bagnata con una facilità impressionante.
 
«Yoongi…» lo chiamai tra gli ansimi rafforzando la presa sui muscoli del suo braccio, ora contratti a causa dello sforzo per tenersi sollevato e non schiacciarmi mentre si dondolava avanti e indietro. «Ti prego…»
 
Si chinò sul mio volto e mi baciò la mandibola, poi scese lungo il collo. Era sudato fradicio. «Dimmi cosa vuoi, tesoro,» ansimò contro la pelle ardente del mio petto. «Cosa vuoi che faccia?»
 
«Vai-» Ripresi fiato tra un ansimo e l’altro. «Vai più veloce, ti prego.»
 
Fece come gli avevo chiesto. Buttai la testa all’indietro quando sfilò via le dita e si concentrò solo sul mio clitoride. Il ritmo incalzante con cui continuava a stimolarmelo mi fece definitivamente perdere la testa, soprattutto quando sentii il rumore del suo braccialetto che sbatteva frenetico seguendo il movimento del suo polso. La pressione nel mio basso ventre scoppiò tutta in una volta e gli artigliai la schiena per aggrapparmi a qualcosa mentre lui irrigidiva i muscoli e ansimava insieme a me, nascondendo il volto sudato nell’incavo del mio collo.
 
Si abbandonò sul mio corpo senza però schiacciarmi del tutto. Sentivo il suo petto che si alzava e si abbassava alla velocità della luce, premendo sul mio ancora coperto dal reggiseno. Ero talmente persa nel mio mondo di piacere che solo dopo qualche momento mi resi conto che era venuto nei pantaloni. Come diavolo aveva fatto? Non mi sembrava di averlo toccato. O sì?
 
«Cazzo, Yorin,» imprecò con le labbra premute contro il mio collo. «Solo tu puoi farmi arrivare all’orgasmo senza neanche sfiorarmi.»
 
Che…? Era… Era serio? Era possibile una cosa del genere? Strabuzzai gli occhi e cercai di tirarmi su, ma il suo peso non me ne dava la possibilità. Rinunciai e sprofondai nuovamente nel materasso. Dio, che mal di testa. E che nausea.
 
«Yoongi…» mi lamentai facendo dondolare la testa con gli occhi mezzi chiusi. «Mi viene da vomitare.»
 
«Ho fatto davvero così schifo?»
 
Scoppiai a ridere come una cretina e lui mi seguì a ruota. Le sue spalle sobbalzarono e sollevò la testa per guardarmi in faccia, mostrandomi il suo sorriso gengivale. Il cuore mi balzò quasi fuori dal petto. Era davvero così carino quando sorrideva?
 
«Vorrei dirti qualcosa per farti incazzare, ma in questo momento potrei rivelarti ogni mio più piccolo segreto e non me ne fregherebbe niente,» continuai tra le risate. «Sono la bocca della verità.»
 
Si lasciò cadere al mio fianco e chiuse gli occhi spalancando le braccia. «Mi hai già detto tutto quanto, non ti ricordi?» sussurrò con un sospiro. «Sei gelosa marcia di me.»
 
Lo spinsi, facendolo ridere. «Ah sì? Allora vado a chiamare Jongin,» lo provocai, mettendomi a sedere per poter scendere dal letto. «Dove avrò lasciato il mio telefono?» domandai ingenuamente, ma non feci in tempo a poggiare un piede sulla moquette che mi sentii afferrare per un polso. Mi ritrovai di nuovo con la schiena premuta contro il materasso, Yoongi sopra di me che mi guardava in cagnesco.
 
«Non osare allontanarti da me,» mi soffiò a un centimetro dal viso. «Che non ti passi neanche per la testa.»
 
Aprii la bocca per dire qualcosa, ma le sue labbra si legarono ancora una volta alle mie. Con il passare del tempo, quel piccolo bacio si trasformò in qualcosa di più irruento. Possibile che non ne avessimo ancora abbastanza? Avevamo appena finito e già ci stavamo saltando di nuovo addosso. Mi aggrappai al suo collo, ma solo per aiutarmi a raddrizzare la schiena e cadergli di peso sul petto, ribaltando le posizioni. A quattro zampe, mi sistemai fra le sue cosce ancora fasciate dai jeans, incurante che indossassi solo un reggiseno nero.
 
Lo attaccai peggio di una tigre famelica. Gli passai una mano tra i capelli e lo attirai a me, succhiandogli il labbro inferiore con i denti. Ovviamente non si lasciò cogliere impreparato. Mi artigliò i fianchi e gli finii letteralmente addosso, sedendomi sulle sue gambe incrociate, con la schiena appiccicata al suo petto ancora sudato. Mi avvolse un braccio intorno alla vita per tenermi in posizione e si concentrò sul lobo del mio orecchio mentre la sua mano libera mi risaliva i fianchi. Quando lo sentii armeggiare con il ferretto del mio reggiseno, lo bloccai.
 
«Yoongi…» lo chiamai senza voltare il viso. Tuttavia, lui si sporse per potermi guardare negli occhi. Incontrai il suo sguardo incuriosito e preoccupato, forse per il timore di avermi offeso in qualche modo. «Non pensi che dovrei restituirti il favore?»
 
La sua espressione cambiò non appena udì la mia domanda. Forse non aveva capito? Continuai a guardarlo negli occhi mentre facevo scivolare la mano sui suoi pantaloni, accarezzando la cintura di cuoio che gli stringeva i jeans. Mi afferrò gentilmente il polso, facendomi voltare completamente verso di lui.
 
«Non è stato un favore,» sussurrò posando la fronte contro la mia. «L’ho fatto perché era quello che volevo.» Sospirò e chiuse gli occhi. «Volevo dedicare questa notte soltanto a te. Volevo… farti stare bene.»
 
Il mio cuore mancò un battito. Non so che mi prese, ma sentii l’irrefrenabile impulso di abbracciarlo. Semplicemente abbracciarlo. Mi avvicinai lentamente al suo petto e gli avvolsi le braccia intorno alla vita, posando il mento su una delle sue spalle nude e piene di graffi. Capii che era rimasto sorpreso dal fatto che non fece niente. Assolutamente niente.
 
«Yorin…» mi chiamò quando nascosi il volto contro la sua clavicola. Le sue dita s’infilarono tra i miei capelli e mi accarezzarono la cute. «Perché piangi? Ho… Ho detto qualcosa di sbagliato?»
 
Scossi la testa. «Non sto piangendo,» mentii con voce rotta. Mi morsi il labbro e intensificai la presa sulla sua schiena nuda. «Non sto piangendo… razza di cretino.»
 
Lo sentii ridacchiare mentre ricambiava l’abbraccio. «D’accordo. Non stai piangendo,» mi assecondò stringendomi talmente forte da farmi rannicchiare contro il suo petto. «Fingerò che quelle sulla mia spalla siano solo gocce di sudore.»
 
Gli assestai un pugno sul petto che lo fece ridere ancora di più. Mi trascinò con lui sul materasso e ci ritrovammo distesi uno di fianco all’altro. Non so per quanto tempo rimanemmo in quella posizione, ma nessuno dei due osò distogliere lo sguardo dall’altro. Yoongi rotolò sul fianco per avvicinarsi ancora di più al mio viso e sistemarmi i capelli che mi si erano appiccicati alla fronte.
 
«Vuoi che me ne vada?» sussurrai facendogli bloccare la mano. Distolse l’attenzione dai miei capelli e mi guardò con serietà. «Vuoi che lasci la stanza prima di domani mattina?»
 
Il suo sguardo profondo mi trapassò il cuore. Scivolò verso di me e mi ritrovai nuovamente tra le sue braccia. Sentivo il suo respiro infrangersi contro la pelle calda del mio viso mentre ne studiava ogni più piccolo dettaglio, come se avesse voluto imprimerselo nella testa.
 
«Mi sembra di avertelo già detto,» mi rimproverò posando gli occhi sulla mia bocca dischiusa. Ormai pendevo dalle sue labbra. «Non osare allontanarti da me, Kang Yorin. Non farlo per nessuna ragione al mondo.»
 
▫◦▫◦▫
 
Sobbalzai quando qualcuno bussò prepotentemente alla porta. Sollevai la testa dal cuscino, ma fui costretta a tapparmi la bocca con la mano per evitare di vomitare proprio lì, sul lenzuolo sfatto. Cazzo, mi sentivo uno schifo. Avevo lo stomaco in subbuglio e la luce del sole che filtrava dalle tapparelle non mi aiutava a fare chiarezza nella mia testa. Bussarono nuovamente alla porta, ma stavolta la voce di Seokjin riuscì ad oltrepassare il doppio strato di legno.
 
«Bella addormentataaa!» urlò continuando a battere il pugno come se stesse appendendo un fottutissimo quadro. «Sveglia, sveglia! Il sole è alto nel cielo e gli uccellini cantano!» Meglio ammazzarlo subito o dopo? «Ah, e c’è stato un cambio di programma! Torniamo a casa due giorni prima. Abbiamo l’aereo tra meno di un’ora! Non sei contenta?!»
 
«Ma dirmi prima le cose fondamentali no, vero?!» urlai tenendomi la testa dolorante. «Ho capito… Mi vesto e arrivo!»
 
«Forza, forza! Il mattino ha Seokjin in bocca!»
 
Sospirai e mi buttai nuovamente sul materasso. Che diavolo avevo fatto la scorsa notte? Perché mi sentivo male in quel modo? Mi guardai intorno e cercai di fare mente locale, ma in un primo momento non riconobbi la stanza. Eravamo andati a quella stupida festa e poi…
 
Spalancai gli occhi quando vari flashback si susseguirono uno dietro l’altro nel mio cervello. Tenevo lo sguardo fisso sulle mie mani intanto che i ricordi si legavano fra loro, proprio come tanti pezzi di un puzzle che mi stavano aiutando a ricostruire il quadro completo. Ogni pezzo, era un frammento di cuore che si sgretolava.
 
«Sono gelosa.»
 
«Dovrei essere innamorata di Jongin, eppure non faccio altro che pensare a te,
un maledetto bastardo puttaniere che vuole solo scoparmi!»
 
«Perché io TI AMO,
fottuta ragazzina!!»
 
«Non fermarti.»
 
«Siamo ubriachi, Yorin. Non voglio sprecare
così la mia prima volta con te.»
 
«Vai più veloce.»
 
«Non osare allontanarti da me, Kang Yorin.
Non farlo per nessuna ragione al mondo.»
 
Mi artigliai i capelli con le dita. Feci scattare la testa verso destra, e il mio cuore si sgretolò completamente quando vidi il posto vuoto al mio fianco. Lo osservai con un’espressione sconvolta e delusa allo stesso tempo, incapace di comprendere a pieno ciò che sentivo nel cuore. Ero un misto tra rabbia e incredulità, sollievo e rammarico. Imbarazzo e sconforto.
 
Doveva essere stato un sogno. Giusto…? Se lo fosse stato, allora sarebbe normale non trovarlo nel mio letto. Sarebbe tutto normale… Allora perché avevo sperato con tutte le mie forze di vederlo al mio fianco? Perché il cuore mi faceva male quando pensavo che poteva essere scappato dopo tutto quello che mi aveva detto?
 
Sollevai la testa e guardai la porta del bagno. E se…
 
Mi tolsi il lenzuolo di dosso, ma mi bloccai quando vidi che lì sotto ero completamente nuda. Sospirai con le lacrime agli occhi. No, non era stato un sogno… Afferrai le mutandine che erano finite per terra e le infilai mentre correvo verso il bagno. Spalancai la porta, solo per farmi ancora più male. Non era neanche lì dentro. Abbassai lo sguardo e vidi i cocci di cristallo sul pavimento, ammucchiati in un angolo insieme ai prodotti per il bagno che erano caduti dalla mensola. Per quanto riguarda la camicia che gli avevo tolto, non ce n’era traccia. C’era solo la mia, abbandonata nello stesso punto in cui me l’aveva strappata di dosso.
 
Mi lasciai cadere contro la porta, proprio come la mano che prima stringeva il pomello. Cosa diavolo mi aspettavo? Era ovvio che se ne fosse andato. Presi coraggio e mi avviai verso lo specchio, ma quando vidi tutti quei segni violacei sul mio corpo, non potei fare a meno di distogliere lo sguardo. Avevo la sensazione che il cuore mi stesse andando a fuoco per il dolore. Faceva così male che credetti sarei impazzita.
 
Diamine, Kang Yorin. Lo avevi già fatto, allora perché era così difficile ammettere a te stessa che ti eri perdutamente innamorata di quel puttaniere? Perché non riuscivi ad accettare che la scorsa notte era stata la più bella della tua vita nonostante ora desiderassi strozzarti con le tue stesse mani per averlo permesso?
 
Forse perché sapevi che non te ne saresti pentita, anche se avresti dovuto farlo.
 
Mi sciacquai il viso per liberarmi dalle lacrime e mi diedi una lavata veloce. Infilai in valigia la camicia della scorsa notte e anche la gonna, gettando nel cestino le calze strappate che avevo rinvenuto in camera da letto. Mi vestii con un paio di jeans e una maglietta celeste a maniche corte per coprire la maggior parte dei segni, anche se quelli sul collo restavano comunque ben visibili.  
 
Al diavolo. Non avrei usato neanche il trucco per coprirli. Che li vedessero tutti. Soprattutto lui.
 
Mi spazzolai velocemente i capelli e mi trascinai fuori dalla stanza insieme alla valigia. Prima di chiudere la porta, diedi un’ultima occhiata al letto sfatto alle mie spalle. I ricordi di quella nottata mi colpirono come un fulmine a ciel sereno, soprattutto quando mi sbattei la porta alle spalle e arrivai nella Hall dell’albergo, accorgendomi subito della sua presenza. Stava parlando con la receptionist al bancone mentre gli altri parlottavano fra loro, pronti a lasciare l’Hotel.
 
«Yorin!» mi chiamò Taehyung correndo verso di me. «Wow, si torna a casa! Chi l’avrebbe mai detto, eh? Siamo stati invitati ad uno show in Corea, perciò abbiamo anticipato il viaggio di ritorno.»
 
Gli sorrisi e feci spallucce. Non riuscivo neanche a parlare. I miei occhi erano puntati su Yoongi, che stava tirando fuori il portafoglio dalla tasca dei pantaloni. Taehyung seguì il mio sguardo e ridacchiò, proprio quando Jimin si precipitò verso di noi.
 
«Ma si può sapere che diavolo avete combinato voi due?» mi domandò il più grande con i suoi soliti occhioni sorridenti. Stava parlando con me?
 
«Eh?»
 
«Ma sì, tu e Yoongi-hyung!» mi spiegò. Si avvicinò al mio orecchio per sussurrarmi, «Si dice che abbiate distrutto la stanza VIP. Secondo Suga-hyung, tra porcellane, cristalleria e prodotti vari, dovrebbero esserci come minimo quattordicimila dollari di danni!»
 
Mi strozzai con la mia stessa saliva. «Q-Quattordicimila?»
 
«Tranquilla,» s’intromise J-Hope. «Hyung sta compilando un assegno per saldare il debito. Roba da poco.» Controllò l’orologio e sorrise come al suo solito. «Preparatevi! Tra poco si parte!»
 
Roba da poco? Ma stava dicendo sul serio? Beh, in fondo erano miliardari. Cos’erano per loro quattordicimila dollari?
 
«Ma che avete fatto, la guerra?» domandò Jimin puntando gli occhi sul mio collo. Me lo coprii velocemente con la mano, visibilmente in imbarazzo.
 
Taehyung ridacchiò come al suo solito. «Stamattina Yoongi-hyung si è cambiato nella nostra stanza e per poco non mi veniva un colpo. Pensavo lo avessero aggredito,» disse cercando di contenere le risate mentre mi guardava negli occhi. Poi si girò verso Jimin e Hoseok. «Avreste dovuto vedergli la schiena e le braccia! Era pieno di graff-!»
 
«Come va la sbornia?» domandai cercando di cambiare argomento. In un altro momento mi sarei sentita in imbarazzo, ma ora mi veniva solo da piangere per tutti i ricordi che mi stavano tornando in mente. Sempre più nitidi. Sempre più belli e dolorosi.
 
«Oh, bene. Ormai ci siamo abituati,» rispose Taehyung. «Forse Jungkook è quello che l’ha presa peggio. È già andato sul SUV.»
 
Hoseok annuì. «Secondo me si sta nascondendo da Seokjin-hyung. Vi siete accorti che stamattina era più solare del solito? Secondo me sta solo facendo finta di essere allegro per non prendere a sberle Jungkook!» Tutti e tre scoppiarono a ridere nello stesso momento. «Avete visto la sua faccia quando il piccoletto gli si è rivoltato contro? Per non parlare di quando Yorin ha detto che l’ha baciat-»
 
«Volete darvi una mossa invece di stare qui a sparare stronzate?»
 
Sobbalzammo tutti e quattro quando la voce profonda di Yoongi si manifestò praticamente dal nulla. Mi voltai di scatto e mi allontanai istintivamente da lui, mettendo un bel po’ di distanza tra di noi. Lo sguardo mi cadde subito sulle sue braccia, coperte da una camicia a quadri a maniche lunghe nonostante il caldo. Si decise a guardarmi solo quando gli altri si congedarono per avviarsi verso l’uscita.
 
«Hai fatto colazione?» mi domandò con un tono che mostrava il suo spiccato disinteresse. Una pugnalata al cuore, insomma.
 
«No, mi si è chiuso lo stomaco,» risposi freddamente mentre distoglievo lo sguardo dal suo. Afferrai la mia valigia e mi diressi verso il SUV per lo Staff, cercando di non prestare attenzione a tutti quegli sguardi maliziosi che mi stavano facendo aumentare il senso di nausea.
 
«Ti sei divertita stanotte?» domandò Bo Young con uno sguardo che non aveva niente di malizioso. Ecco, ci mancava solo lei. «Ho saputo che ti piace il sesso selvaggio. Ora capisco perché ti sei impuntata su Suga,» disse picchiettandosi sulla coscia le unghie laccate di rosso. «Dopotutto è lui quello Savage del gruppo.»
 
«Vuoi vedere quanto lo sono io?» le domandai con la mascella contratta e gli occhi ridotti a due fessure. «Gira al largo, Bo Young. Non è giornata.»
 
Ridacchiò, poggiando il mento sul palmo della mano mentre inclinava la testa e accavallava le gambe. «Oh, non dirmelo. Si è già stancato di te?» Il suo sorriso si allargò, come per prendermi in giro. «Ti ha già buttata via come ha fatto con tutte le altre? Alla fine non eri poi così speciale. Pensavo saresti durata di più. Dopotutto, nessuno può battere Soo Jin.»
 
Mi voltai e mi sporsi verso di lei. Il Manager che stava in mezzo cercò di bloccarmi, ma riuscii facilmente ad aggirarlo per afferrare la maglietta firmata di quella sciacquetta senza cervello. Mi guardò con gli occhi che le uscivano fuori dalle orbite.
 
«Che diavolo fai, brutta stronza!» mi urlò dritto in faccia mentre cercava di scollarsi le mie mani di dosso. «Lasciami o giuro che ti farò passare un sacco di guai… Lasciami! Posso denunciarti per aggressione, non lo sai?! Ci sono un sacco di testimoni!»
 
Mi venne da ridere. «Accomodati, non saresti neanche la prima che mi denuncia per una cosa del genere. Sono sopravvissuta a molto peggio.» Tornai seria e stritolai la sua maglietta gialla tra le mani, riuscendo finalmente ad intimorirla. «Prova a sputare qualche altra sentenza sulla mia vita privata e sarà la volta buona che ti tapperò quella schifosa bocca rifatta,» sibilai con odio. «Il prossimo intervento che ti consiglio è al cervello. Magari riescono a risistemartelo!»
 
«Ok, ora smettetela! Tutte e due!» s’intromise Seijin, il manager che stava in mezzo. «Bo Young, vedi di darci un taglio! Lo sappiamo tutti che sei invidiosa, ma cerca di renderlo meno evidente.» La ragazza spalancò la bocca, indignata. «E tu…» Si voltò verso di me, obbligandomi a rimettermi seduta. «Yoongi ha detto di farti salire di nuovo sul loro jet privato… e ora capisco il perché. Forse ha capito che fra voi ragazze non scorre buon sangue!»
 
Sbuffai, incrociando le braccia al petto. Se quell’ochetta senza cervello non si fosse data una calmata, il sangue l’avrebbe visto quando le avrei tirato un bel pugno sui denti. Una volta arrivati in aeroporto, lasciai a loro la mia valigia e mi diressi verso il jet privato, sedendomi di fianco a Namjoon. O almeno è quello che avevo intenzione di fare prima che Yoongi mi afferrasse per il polso e mi trascinasse verso i due posti vuoti in fondo. Prese posto vicino al finestrino e mi costrinse a sedermi al suo fianco.
 
Mi lasciò andare non appena posai il sedere sul cuscinetto, ma lo fece così lentamente che risultò essere quasi una carezza. Mi vennero i brividi quando una serie di immagini mi apparvero davanti agli occhi. Lui che mi accarezzava la pelle. Lui che mi baciava le labbra. Lui che divorava ogni centimetro del mio corpo. Guardai il profilo del suo viso che era intento ad osservare il paesaggio dietro l’oblò, e che non fece altro per quasi tutto il resto del viaggio.
 
Non mi guardò neanche per sbaglio, neanche quando l’aereo si sollevò in aria e strinsi i pugni per tenere a bada la mia paura. Anzi, stiracchiò le gambe e chiuse gli occhi, ignorandomi completamente. Volevo che mi parlasse. Volevo che mi dicesse qualcosa, anche la più stupida. A quel punto, mi andava bene anche uno dei suoi soliti insulti, tipo stronza o che so io. Avevo un disperato bisogno di conoscere i suoi pensieri. Di entrare nella sua testa.
 
Peccato che fossi troppo codarda. Avevo paura di fargli quella domanda, ma soprattutto di sentire la sua risposta. Stava ancora dormendo, così mi slacciai la cintura e mi diressi verso la porta della minuscola toilette. Mi chiusi la porta alle spalle e guardai il mio riflesso nello specchio. Ero un concentrato di paura e frustrazione. Come avevo potuto ridurmi così per un maledetto ragazzo? Soprattutto per un ragazzo che non era Jongin.
 
Guardai in alto per impedire di far scendere le lacrime che mi stavano già appannando gli occhi, ma fu difficile trattenere il singhiozzo che mi era quasi arrivato in gola. Quanto ero stata stupida. Come diavolo avevo fatto a fidarmi di lui? E il bello è che lo sapevo. Sapevo che sarebbe andata a finire così.
 
Sobbalzai quando la porta alle mie spalle si aprì di scatto, rivelando nientemeno che la figura di Yoongi. Restammo immobili, a fissarci l’un l’altra con uno sguardo che, forse, nessuno dei due era in grado di interpretare. Mantenendo sempre la stessa espressione, Yoongi fece un passo avanti e si richiuse la porta alle spalle, abbassando leggermente il viso per guardarmi meglio negli occhi. I suoi erano un concentrato di profondità e compostezza.
 
«Che vuoi?» dissi senza provare a trattenere il mio disagio. «Avresti anche potuto bussare.»
 
I suoi occhi si fecero più seri. Avanzò verso di me, e io indietreggiai finché non sbattei la schiena contro il bordo del lavandino. Proprio come l’ultima volta, poggiò le mani sul marmo alle mie spalle, intrappolandomi tra il lavandino e il suo corpo. Sentivo il suo respiro pesante sul volto. Lo guardai finché non mi balenò un pensiero per la testa, una riflessione che mi provocò un dolore fortissimo nel petto.
 
Era lì solo per una sveltina? Si aspettava che lo compiacessi nel bagno di un lurido aereo per ringraziarlo di ciò che mi aveva fatto ieri? Oppure… voleva semplicemente scoparmi, questa volta come si deve? In fondo non eravamo più ubriachi. Di certo non aveva perso tempo.
 
M’irrigidii quando avvolse le mani intorno alla mia vita e avvicinò il viso all’incavo del mio collo. Portai le mani in avanti e cercai di spingerlo via per obbligarlo a staccarsi, ma lui si abbandonò completamente su di me. Mi abbracciò e posò la fronte contro la mia spalla, proprio come avevo fatto ieri con lui. Rimasi spiazzata e smisi di spingergli il petto.
 
«Dimmelo, Yorin.»
 
La sua voce tormentata mi sorprese. «Dirti che cosa?» domandai con il cuore in gola.
 
«Che siamo ancora le stesse persone di ieri,» mi supplicò aggrappandosi con le unghie alla stoffa della mia maglietta. «Ho bisogno di sentirtelo dire.»
 
La rigidità del mio corpo scomparve così com’era apparsa. Mi sciolsi nel suo abbraccio e lasciai che mi stringesse come nessuno aveva mai fatto. «Perché sei scappato?» gli domandai con le lacrime agli occhi. «Avevi detto-»
 
«Lo so,» mi bloccò, ancor prima che potessi capire il senso della mia stessa domanda. «Lo so, ma… stamattina, quando mi sono svegliato e ti ho trovata al mio fianco, io… ho avuto paura.» Strabuzzai gli occhi. Lui? Paura? «Paura che mi avresti respinto. Che non mi avresti accettato.» Sollevò la testa e mi guardò negli occhi. Fissai le sue iridi scure, che mi stavano mostrando quello stesso timore di cui stava parlando. Deglutii per liberarmi del magone che mi aveva occluso la gola. «Io… ho pensato che lasciarti un po’ di spazio ti avrebbe aiutato a chiarirti le idee. Cosa avrei fatto se ti fossi pentita di tutto? Cosa avrei fatto se… non ti fossi ricordata di noi
 
Mi aggrappai timorosamente alla sua camicia, e Yoongi abbassò lo sguardo per osservare quel piccolo gesto a malapena percepibile. Lo risollevò subito dopo, guardandomi in modo speranzoso e anche un po’ incredulo.
 
«Anch’io ho avuto paura,» ammisi intensificando la stretta sulla sua camicia. Tenevo gli occhi puntati sul suo petto perché non avevo il coraggio di guardarlo e scoprire come sarebbe cambiato il suo sguardo. «Paura che fosse stato tutto un sogno…» Presi fiato per riempirmi i polmoni e trovare il coraggio di continuare. «Ma sai cosa? Ho paura anche di qualcos’altro… Di non potermi fidare completamente di te.»
 
Un tocco gentile sulla mia guancia mi obbligò a risollevare il viso, e solo quando incontrai i suoi occhi tristi, capii che era stato proprio lui a farlo. «Anch’io ho paura,» ammise facendomi spalancare gli occhi. Sospirò e poggiò la fronte contro la mia mentre teneva ancora la mano contro la mia guancia. «Ho una paura folle di soffrire di nuovo. Ho paura di quello che sento e di quello che provo, ma nonostante tutto… non ho intenzione di rimangiarmi quello che ti ho detto ieri.» Si allontanò per potermi guardare negli occhi. «Io ti amo, Yorin,» disse a fior di labbra. Il mio cuore si strinse in una morsa dolorosa. «E non ho più intenzione di negarlo a me stesso.»
 
Lo fissai, completamente rapita. Aveva uno sguardo talmente innamorato che non potei fare a meno di sciogliermi tra le sue braccia. Forse anche lui lo notò, perché si chinò verso di me, verso le mie labbra, con una lentezza quasi straziante. «Dimmi che lo vuoi anche tu.» Lo guardai confusa intanto che si avvicinava sempre di più. «Dimmi che nonostante le nostre paure, ci concederemo entrambi una possibilità.»
 
Lui, che aveva paura di soffrire e aprire nuovamente il suo cuore ad una donna. Io, che avevo il terrore che potesse stancarsi di me, gettarmi via e abbandonarmi quando avrebbe ottenuto quello che desiderava. Valeva davvero la pena provarci?
 
Era quasi sulle mie labbra, ma si bloccò quando si rese conto che io ero ancora immobile al mio posto. Quel bacio, dato in modo perfettamente lucido, avrebbe sugellato il nostro patto. Ma questa volta non si sarebbe trattato di un patto basato su del semplice sesso. Stavolta, in ballo c’era molto di più.
 
Lui era ancora in attesa. Non muoveva un muscolo, aspettando che fossi io a compiere l’ultimo passo per firmare il nostro contratto immaginario. Sollevai le mani e gli afferrai il colletto della camicia per fargli chinare ancora di più il collo mentre mi alzavo sulle punte. Nonostante tutti i baci che c’eravamo dati, avevo la sensazione che quella fosse la nostra prima volta.
 
Socchiusi gli occhi, e così anche lui, ma proprio quando mancava meno di un millimetro per unire le mie labbra alle sue, la porta si spalancò di colpo, dando il benvenuto a uno Jimin piuttosto assonnato, che si riprese non appena ci vide in quella posizione compromettente.
 
«O-Oddio… Sc-Scusate! Giuro che non lo faccio apposta!» disse mortificato, rimanendo comunque al suo posto. «D-Da quanto siete qui dentro? Stavo dormendo e non mi sono accorto che eravate andati in bagno… Perché gli altri non mi hanno avvisat-» Poi si bloccò, grattandosi la testa. «Ah, giusto… Stanno dormendo anche loro…»
 
Guardai Yoongi con la coda dell’occhio. Aveva ancora le palpebre abbassate, ma dal tremolio del suo sopracciglio capii che doveva essere piuttosto irritato. Non si era nemmeno voltato a guardare Jimin.
 
«Ma… Yoongi-hyung…» lo chiamò quest’ultimo dopo aver assottigliato gli occhi per guardarci meglio. «La stai baciando?!» Il tremolio sul sopracciglio di Yoongi aumentò paurosamente. Jimin prese a ridacchiare mentre ci indicava. «Oddio… Oddio! La stai baciando sul serio?! Voglio dire… in bocc-»
 
Mi liberai dalla presa di Yoongi e camminai a passo di marcia verso Jimin. Lo afferrai per un braccio e lo costrinsi ad indietreggiare, gettandolo fuori dal bagno senza preoccuparmi di usare le buone maniere.
 
«Aaah, d’accordo! D’accordo! Me ne vad-»
 
Non riuscii a sentire le sue ultime parole perché gli sbattei la porta in faccia, girando la manopola della sicura per accertarmi che nessun altro potesse entrare, poi mi voltai nuovamente verso Yoongi, che mi stava guardando con un’espressione incredula e divertita allo stesso tempo.
 
Sì, ne avevo avuto abbastanza dei rompiscatole. Niente e nessuno avrebbe potuto rovinarmi quel momento. Tornai dal mio uomo e gli allacciai le braccia al collo mentre lui rimetteva le mani sui miei fianchi.
 
«Sai, ho appena scoperto che abbiamo qualcosa in comune,» affermai mentre mi rialzavo sulle punte. Yoongi mi guardò, concentrandosi sulle mie labbra dischiuse che si avvicinavano sempre di più alle sue.
 
«Ah sì? Ovvero?»
 
Mi aggrappai al colletto della sua camicia e lo guidai verso di me. «A nessuno dei due piace lasciare le cose a metà.»
 
Finalmente, le nostre labbra s’incontrarono. Fu diverso. Quel bacio fu diverso da tutti quelli che c’eravamo già dati. Lo capii io e lo capì anche lui. Non c’era lussuria, ma solo un disperato e condiscendente bisogno di sentire l’affetto dell’altro. Un affetto che ci colse entrambi impreparati. Sentivo il suo cuore battere in modo frenetico sotto le dita della mia mano, che era scivolata di proposito verso il suo petto.
 
Le mani di Yoongi mi strinsero più forte contro di lui mentre mi accarezzava le labbra con le proprie. Sì, era una vera e propria carezza, una coccola gentile che divenne ancora più dolce quando aggiunse la lingua per intrecciarla alla mia. Mi sciolsi in ogni modo possibile e immaginabile.
 
Non avrei mai immaginato che Yoongi potesse essere così dolce. Mi aveva sempre dato l’impressione di essere un tipo freddo, uno di quelli che si preoccupano solo del proprio godimento. Ma ieri mi aveva dimostrato di essere esattamente l’opposto. Si era dedicato soltanto a me, mettendo da parte il suo divertimento per farmi stare bene.
 
Era questo lo Yoongi a cui mia sorella aveva rinunciato? Quello che aveva costretto a cambiare?
 
Il cuore mi batteva all’impazzata mentre il tocco premuroso delle sue labbra continuava a massaggiare le mie. E poi si staccò, sempre con la stessa gentilezza che ormai aveva contraddistinto quel bacio. Aprimmo gli occhi nello stesso istante, e ci sorridemmo nello stesso istante. Chiusi gli occhi quando il moro avvicinò nuovamente le labbra per sfregarle contro il profilo del mio naso.
 
«Nel caso non te ne fossi accorta…» sussurrò mentre la sua bocca risaliva verso l’alto, «…stamattina, mentre dormivi, ti ho dato il buongiorno così.» Mi stampò un dolce bacio sulla fronte, e poi un altro. E un altro ancora. «Inoltre, ho tolto i cocci dal pavimento per evitare che ti facessi male. Non hai nemmeno notato il mio impegno, razza d’ingrata.»
 
Sorrisi, talmente intenerita da nascondere il volto contro il suo petto. Lui mi abbracciò ancora più forte e posò il mento sui miei capelli, cullandomi come una bambina. Purtroppo, quel momento speciale venne interrotto dal trillo del mio telefono. Cavolo, avevo dimenticato di mettere la modalità aereo.
 
Mi staccai dal petto di Yoongi, ma intrecciai le dita con le sue perché non sopportavo l’idea di separarmi da lui. Il moro si appoggiò al marmo del lavandino per lasciarmi il mio spazio. Lo sentii sospirare, contento e rilassato.
 
Quando controllai il messaggio, fui io a non esserlo più.
 
Da Jongin:
Ho saputo che stai ritornando in Corea. Dobbiamo parlare.

🔺🔺🔺

ᗩngolo.ᗩutore
Per chi mi segue su instagram, ho dato ascolto al sondaggio e non ho diviso il capitolo in due, anche se ero molto tentata vista la lunghezza 😂

I nostri protagonisti finalmente fanno dei bei passi avanti, anche se quello decisivo deve ancora arrivare 😏 Anche da sobri, confermano ciò che si sono detti da ubriachi, e Yoongi trova il coraggio di ripetere a Yorin che la ama, facendole capire che non erano solo parole dette al vento. Di sicuro non sarà una relazione facile. Entrambi hanno le loro paure e i loro timori, ma hanno comunque deciso di provarci. Come finirà visto che i problemi sembrano già dietro l'angolo? *coff* Jongin *coff*

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! In tal caso lasciatemi pure un commento, sono curiosa dei vostri pareri ❤ Un bacione e alla prossima 😘

Instagram: btsuga_d

   
 
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