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Autore: Pachiderma Anarchico    08/07/2019    3 recensioni
Yuriy si guardò allo specchio, e ciò che vide non gli piacque affatto.
La bianca pelle del volto era porcellana purissima, intatta e liscia come la prima neve.
Non un graffio, non un livido a testimoniare l'aggressione subita la notte precedente.
Un normale ventiduenne sarebbe caduto sotto a quei colpi, un normale ventiduenne sarebbe morto.
Ma non lui.
Non lui con quegli occhi azzurri e l'anima in tempesta.
Per sei anni non aveva alzato un dito, per sei anni non aveva più parlato quella lingua, familiare e inconfondibile, ed era bastata una miserabile, stramaledettissima notte perché il suo corpo si ricordasse com'è che si uccide un uomo.
. . .
-E poi c'è Mosca.- esordì la voce limpida e gelida di Serjei, che si sedette sul divano e prese la Vodka che Yuriy gli aveva stancamente allungato.
-Già..- Yuriy si massaggiò le tempie, abbandonandosi contro lo schienale. -Cosa volete scatenare, una ribellione?- proruppe, sarcastico.
I due ricambiarono il suo sguardo, immobili e seri come il russo non li aveva mai visti.
-…Non starete dicendo sul serio.-
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Julia Fernandez, Kei Hiwatari, Un po' tutti, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Innanzitutto grazie per la pazienza, siamo giunti al cap. 7 e le meravigliose recensioni, sapere che siete ancora siete qui a sostenere questa storia, nonostante non possa garantirvi un lasso di tempo ben definito tra una pubblicazione e l'altra, mi riempie di gratitudine. 
Altri due capitoli circa sono pronti (se non contiamo la rilettura e la mia pessima organizzazione del mio tempo), dunque spero di non farvi aspettare enormemente.
Detto ciò, mi auguro che questo settimo tassello vi piaccia e che continuiate a seguirmi, dal prossimo si entra nel vivo dell'azione.
Pachiderma Anarchico

P.S.: grazie ad ogni singolo lettore.

 



This is my kingdome come.



 

7. 

Festa o Tempesta.







Yuriy si massaggiò le tempie doloranti.
Era rimasto sveglio fino a tardi a vagare nel maniero, insonne, mentre ogni sussurro sembrava avesse la
consistenza del passato, e in ogni angolo si aspettava che la Memore prendesse le sembianze delle ombre per riempirgli la testa di quei vaghi arcani. 
Ad un certo punto della notte si era ritrovato in un supermarket aperto 24h su 24h a comprare Vodka da uno scaffale impolverato. 
Il cassiere dalle palpebre pesanti e l'aria annoiata aveva raggiunto l'apice del disappunto quando Kai voleva pagare quattro bottiglie di Vodka con la carta di credito. 
Se n'erano usciti con l'alcol tra le mani e la voglia di dimenticare il mondo. 
-Quindi il fratello di Takao è ancora dalla loro?-
-Non me lo ricordare- aveva risposto Kai. -Per Takao è una ferita mai rimarginata.-
-E per quanto riguarda ciò che ha detto quell'invasata? delle dinastie e tutto il resto?-
Kai si fermò in un vicolo deserto, poggiando la schiena al muro.
-Se ti riferisci a me e Garland non me ne fotte un cazzo. Il mio pro pro pro zio o che so io è riuscito a scindere il potere dei Siebald, prendendo il fuoco.-
-Rubando il fuoco.- Il sorriso provocatorio di Yuriy era una fila di denti bianchi nel buio.
-Prendendo il fuoco... ma non ho intenzione di ridarglielo adesso.-
-Quindi lui ce l'ha più con te che con me. Che consolazione-commentò Yuriy aprendo una bottiglia.
-Quindi questa sete di potere che si ritrova è meglio che la soddisfi con altro. È comunque più forte di me, la luce
è tutto, il fuoco solo una parte. Non può competere.- 
Yuriy deve schioccare le labbra. 
Il lampone della Vodka gli danzava sulla lingua. 
-Non puoi competere tu con lui o lui con te?- Il rosso si passò una mano tra i capelli sciolti. -Da come lo dici non
si capisce bene sai. E il Kai che ricordo non avrebbe ammesso una roba del genere neanche sotto tortura.- 
-Il Kai che ricordi avrebbe mandato tutto a puttane dopo cinque minuti, se ne sarebbe altamente sbattuto delle conseguenze e fatto ciò che più gli garbava. Il Kai di ora è un vecchio rimbambito che pensa a consolare gli amici e a farsi pippe mentali prima di fare qualsiasi cosa.-
Yuriy fischiò. -Sei messo male.- 
Kai fece un eloquente gesto con le sopracciglia e si scolò metà bottiglia. 
-Peró ti ricordi come si beve, punto per te. Dunque, fammelo segnare sul calendario, hai detto davvero che Garland è più forte di te?- 
-Io ho detto che la luce è più forte del fuoco, non ho mai detto nulla di me e Garland.-
Il moscovita scosse la testa con un ghigno e spaccò una delle bottiglie contro il muro. 
Yuriy sentiva che i cerchi scuri attorno agli occhi che solitamente banchettavano sulla sua pelle quella notte
rischiavano di mangiarseli totalmente, come buchi neri.
Fece per raccogliere i capelli, poi ricordò che aveva lasciato l'elastico nella stanza di Boris, e se lo sarebbe andato a riprendere se non avesse trovato Ivan sveglio nella stanza che condivideva con lui, in un contesto tanto assurdo da fargli dimenticare qualsiasi cosa stesse pensando di fare.
Sì, perché la serata non era finita con Kai e la Vodka, ma aveva trovato un innaturale svolgimento quando aveva aperto la porta della sua camera, trovando Ivan seduto sul letto a discutere con Kappa di congegni elettronici, haker, tecnologia e segreti informatici. 
Yuriy non manifestò tutto lo sbigottimento del caso, si limitò a sbattere le palpebre un paio di volte per poi chiudersi la porta alle spalle e prendere una maglia dalla poltrona antica accanto al letto. 
-Oh. Io-io sto andando via.- 
-No... puoi restare, credo- diede un'occhiata a Ivan che gli fece "OK" con i pollici. 
Non lo vedeva così sveglio da quando avevano fatto saltare le rotaie di una stazione abbandonata in Siberia. 
Lunga storia. 
-Metto la sveglia.- 
Non era una domanda, anche se mentre sbadigliava con una mano spalmata sul viso e Ivan confabulava di codici criptati con un Kappa che sembrava essersi improvvisamente dimenticato tutta la soggezione che soffriva non appena aveva nel raggio di tre chilometri uno dei russi, ebbe seri dubbi che sarebbero riusciti a svegliarsi ad un orario decente. 
Yuriy prese i vestiti per la notte -una maglietta nera a mezze maniche e un pantalone di tuta grigio- e andò nel bagno del corridoio a cambiarsi. 
Quello stesso riflesso stanco, il mattino seguente, gli suggerì di darsi una rinfrescata. 
Si sciacquó il viso per la seconda volta e decretó che le undici erano un orario più che decente buttare Boris giù dal letto. 
Ivan continuava a ronfare nel letto coperto fin sopra ai capelli, ma Ivan non aveva il suo elastico. 
Il russo uscì dal bagno e proprio allora Sergej spalancò la porta della stanza, con l'aria di chi sta sfuggendo dalla peste nera.
-Ser.- 
-No, guarda, fai tu- e lo lasciò lì, a chiedersi se non fosse il caso di organizzare una gita dallo psichiatra. 
Entrò nella stanza senza bussare, trovando un involucro di coperte semoventi e il letto che ballava il tango. 
Sbatté la porta. 
La testa di Boris emerse dalle lenzuola come una suricata dal terreno. 
-Oh Yu, ciao!- 
-Che c'è?- 
Una seconda testa dai capelli nero-blu scarmigliati emerse accanto alla prima.
-Aia aia aia, il rosso. Vuoi unirti a noi?- 
-Ma che dici? Io sto girando come una giostra dalle dieci di ieri sera, lui è fresco fresco di giornata e siamo in squilibrio.- Boris la guardò come se una possibilità del genere non si mettesse neanche in discussione.
-Che vai dicendo? Sei un toro impazzito, non ti fermi più.- 
-Hai capito Yu?- Boris lo guardó con un sorriso malizioso e le sopracciglia eloquentemente sollevate. 
-Sono un toro impazzito.- 
-Che sei impazzito l'avevo capito anche io- rispose Yuriy avanzando nella stanza come se niente fosse e accomodandosi sulla scrivania.
Il letto a baldacchino era di fattura orientale e le coperte porpora ricordavano lo stemma degli Hiwatari. 
-Oh cazzo, ma è la Vigilia di Natale!- Mariam si spalmó un cuscino sulla faccia con uno sbuffo. 
-Oh no, oh no! Ma i giapponesi festeggiano il Natale?! Ditemi di no vi prego.- Boris si guardò attorno allarmato, aspettandosi di trovarsi Max e Takao nell'armadio, pronti a trascinarlo con loro per le decorazioni natalizie. 
-No, ma Hilary e Mao blateravano qualcosa a proposito di festeggiare perché siamo tutti insieme e alcuni lo festeggiano e "sarebbe carino" e... ammazzatemi.-
-Oh cazzo.- Boris si schiaffò una mano sulla fronte. -Non li reggo durante le feste. Aspetta Yu, noi abbiamo mai festeggiato il Natale?- 
Yuriy alzò le spalle. 
-Se per festeggiare intendi bere Vodka, fumare canne e rubare preservativi sì, abbiamo festeggiato.- 
Mariam spalancò gli occhi, improvvisamente interessata. 
-Rubavate preservativi?-
-Ehi, abbiamo rubato di tutto, almeno i preservativi servivano a qualcosa. Non avrei mica voluto trovarmi incastrato a vita con  qualche marmocchio con il mio temperamento e una madre incazzata.
E poi io non vedo questo stronzo da sei anni- continuò, puntando l'indice accusatore contro il rosso appollaiato sulla scrivania con le gambe incrociate, una cartina piena di tabacco su una coscia e l'accendino sull'altra.
-Succhiamelo Bo.- 
-Uuuuh, e che è questa volgare eloquentia? Cosa ne penserá Julia?-  
-Cosa c'entra la spagnola adesso?- chiese Yuriy con disinteresse, continuando ad arrotolare la sua sigaretta. 
-Dimmelo tu. Come cazzo hai fatto a perdere la scommessa? Volevo assaggiarla. Okay, probabilmente poi mi avrebbe tirato un calcio, ma almeno le avrei strappato un bacio.- 
-Ha fatto una cosa che non mi aspettavo. Sono fuori allenamento anche io.- 
-Cazzate. Sei sfuggito a tre scagnozzi di Vorkov da solo, hai messo K.O. quattro coglioni dei sottoborghi e una pollastrella inesperta dai grandi occhi verdi e il fisico di una ballerina di Cha cha cha "ha fatto qualcosa che non ti aspettavi"?-
-E' davvero una ballerina di latino-americano.-
-Sei comunque un bugiardo pessimo.- 
-Ho mentito a Vorkov per la bellezza di dieci anni per pararti il culo quando sgattaiolavi fuori dal monastero di notte, ingrato pezzo di merda.- 
Yuriy afferró il cuscino che era sulla sedia accanto alla scrivania e glielo scaraventò in faccia.
-E infatti è strano che sia ancora vivo.-
La risata strafottente di Boris venne attutita dal colpo. 
-Nego tu... cazzo piccola, quanto lecchi.- 
Mariam lasció una scia di baci umidi per tutto il collo del russo fino all'orecchio. 
-Ti da fastidio?- sussurrò, sinuosa come una serpe in una cesta di vimini. 
-A me?- Boris sorrise, un lampo negli occhi verdi. -Macchè.- 
Una delle mani affusolate della ragazza si insinuò sotto le coperte.
-Mariam, giusto?- Yuriy le lanciò un'occhiata fugace.  -Ecco Mariam, temo che mio fratello debba proprio alza..- 
-Portate quei quattro neuroni in croce che avete fuori da questa stanza e venite a sorbirvi i calcoli di Hilary sulla perfetta inclinazione di una ghirlanda di agrifoglio! Se sentirò un'altra parola a riguardo diventerò matto...- borbottó un Kai irritato e stremato attraverso il legno della porta, allontanandosi con la stessa stizza con cui era comparso. 
-Appunto.- Yuriy accese la sigaretta, fermandola tra le labbra. 
-Ma perché Kai non si fa una dose di Valium?! Che vuoi che stia succedendo, al massimo Ivan si sarà attaccato al lampadario, Max avrà fatto scoppiare il forno, Reistarò facendo il funerale alla ciotola di perfetta insalata che Daichi e Takao avranno fatto cadere lanciandosi cicchi di melograno.-
Mariam si fermò di baciarlo a un passo dal capezzolo destro. 
-Certo che ne avete di problemi.- 
-Io Yuriy ne abbiamo da vendere, tutti di ottima qualità. Un po' usurati dal tempo, ma ancora funzionanti.- 
Marian gli morse il capezzolo come uno squalo fa con la sua preda, ottenendo da Boris un grido sospeso. 
-Che femminuccia.-
-Femminuccia a chi?- Il russo flesse i bicipiti, si issó su di lei e la bloccó col suo corpo muscoloso. 
-No, no, no! Dobbiamo andare, ricordi? O Kai verrá a farti un servizietto.- 
-Non voglio servizietti da Hiwatari- ribatté Boris, imbronciato. Poi sorrise di botto, facendole l'occhiolino mentre lei sgusciava fuori dal letto. -Peró quello che mi hai fatto tu stanotte...- 
Yuriy sfilò la sigaretta dalla bocca. 
Lui e Boris fischiarono nello stesso momento. 
-Che deficienti stratosferici.-
La ragazza si piegò per prendere i vestiti da terra, donando ai due russi una visione in 3D del suo fondoschiena bianco e perfetto. 
-Capisci?- mugolò Boris a mezza voce, incapace di distogliere lo sguardo. 
-Beh.- Yuriy alzò le spalle e tornò a fumare, inclinando all'indietro il corpo e poggiando il peso sulle mani.
-Che cos'è quel suono? "Beh"- gli fece il verso Mariam. 
Si infiló il reggiseno e fece qualche passo avanti con indolenza, le curve del corpo che la seguivano come tende di luce lunare sulla pelle liscia. 
-Pensi di essere tanto intoccabile Ivanov?- 
Yuriy sollevò lentamente lo sguardo sul suo volto. 
-Lo stai dicendo tu.- 
Mariam accennò un sorriso e gli sfiló la sigaretta dalla bocca. Fece un tiro.
-Hai un buon sapore.- 
Si sfiló dal polso un elastico nero e si avvicinò tanto da baciarlo. 
Yuriy la lasciò fare, schiudendo le labbra quel poco che bastava per sentire sulla lingua di Mariam la menta delle chewing gum di Boris.
La ragazza gli leccò lentamente il labbro inferiore, tracciandone il contorno con la punta della lingua. Le sue mani chiare finirono nei capelli del moscovita, tirandoli indietro e fermandoli in un piccolo codino. 
La porta si aprì con un tonfo.
-Venite o no? Ma... che state facendo? Non potevate dirmelo?- Sergej scosse la testa. 
-Sì, così avresti fatto il padre di famiglia e ci avresti rimproverato.- 
Boris cercó tra le lenzuola qualcosa da lanciargli. 
-Signorina, l'hanno importunata?- porse la mano a Marian, la quale si gettò addosso la maglietta e la afferrò ridendo, con le gambe ancora nude. 
-Sergej ma... come parli?- Boris allargò le braccia. 
-Come un galantuomo. Yu smetti di fumare in casa, se Kai ti scopre non lo spegni più. E togli i piedi dal tavolo. Hop hop!- batté le mani e uscì. 
-Yu.- Boris si volse verso il rosso con l'aria di chi avrebbe preferito piantarsi una cannuccia negli occhi.
-Erano adesivi di Natale quelli che ho visto penzolare dai suoi capelli?- 
 

 

***


 
-IL SALE!- 
-Il sale...- 
-IL PEPE!-
-Il pepe...-
-IL CORIANDOLO!- 
-Il coriandolo…-
-IL SAKE'!- 
-Il... che?- Mao si fermò con la mano a mezz'aria.
Rei si voltò versò la ragazza con la delicatezza di una bambola assassina.
Olivier sollevò il mento, compiaciuto di poter dare sfoggio alla sua immensa cultura culinaria. 
-Il Sakè o Sake è una bevanda alcolica tipicamente giapponese ottenuta dalla fermentazione di riso, acqua e del fungo Koji, per questo motivo viene chiamato anche "vino di riso".- 
-Non capisco perché non abbiamo lasciato fare al cuoco di Kai mentre noi ce ne stavamo stravaccati su quei bei divani- esclamò un Gianni particolarmente interessato al fondoschiena di Mao.
-Ma dai Gianni! È bello che ognuno prepari qualcosa del suo paese, è come un collante. In psicologia del gruppo sto studiando che condividere il...- 
-Condivideremo il cibo ma non i tediosi discorsi sul tuo studio, Hilary- sbottó Rei, il quale tentava con ogni fibra del suo essere di non prendere Gianni a testate per come stava palpando con gli occhi la sua ragazza.
Hilary spalancò la bocca.
-Rei non ti riconosco più! Takao, difendi la tua donna o no?-
-Quale donna? Oh, tu? Certo. Però devi ammettere che i tuoi discorsi sulla Psicologia sono una palla al piede Hil.-
-Vi ammazzo. Giuro che vi ammazzo tutti.- 
Rei non l'ascoltava: ogni scusa era buona per sfiorare Mao sul polso, sulla spalla, sul collo, e "Oh, ti è caduto un capello!", e "Aspetta, questa è una ciglia nell'occhio?"
Il cinese aveva sperato che la decisione della ragazza di tornare al suo colore naturale di capelli, una vibrante tonalità castagna, potessero distogliere l'attenzione di Gianni e di una moltitudine di ragazzi prima di lui dall'attraente figura della fidanzata, ma invano.
-Ti è mai passato per la testa- proruppe Kai, posizionatosi alle spalle del cinese come voce della sua coscienza, -che forse i ragazzi s'interessano a Mao perché ha delle forme ragguardevoli, un volto accattivante, un temperamento "dominante", se vogliamo, e non per il colore dei capelli?- 
Rei avrebbe voluto infilarsi uno dei mestoli in gola. 
-Guarda... guarda come gli si avvicina. Me lo sta facendo apposta.-
-Gianni?- 
-Mao!-
-Che hai fatto?-
-Che cosa non ho fatto. Non ho ancora parlato con Lai, e lei ha perso la pazienza.-
Kai prese una fragola dalla scorta di Hilary per preparare una torta e la affogó nel cioccolato fondente con cui Rei stava decorando un altro dessert.
-Fai l'uomo allora.-
-Pensi che sia facile parlare con Lai? della sorella? di me e la sorella? insieme? Conosci Lai, e per di più mi considera un fratello, noi siamo la sua famiglia e crede che anche tra me e lei l'affetto sia solo e soltanto fraterno.-
Kai prese un'altra fragola.
-Non capisco tutti questi problemi del... piffero, Rei. Non è meglio che la sua adorata sorellina minore stia con te che con chiunque altro sulla faccia del pianeta? Onestamente, non esiste nessuno al mondo più affidabile di te.- 
Rei sbatté le palpebre, il cucchiaio intonso di cioccolato vagante nell'aria mentre i suoi occhi d'ambra si fissarono sul nippo-russo.
-....Kai.- 
Quello sollevò le mani. 
-Non è gentilezza, è un dato di fatto.- 
Kai alzò le spalle con noncuranza e si allontanò dal cinese, cercando lo sciroppo al caramello e maledicendo chiunque gli passasse a tiro per l'apocalisse che era scoppiata nella sua splendente cucina al profumo di limone e zenzero prima che farina, macchie di cioccolato, cucchiai imbrattati di paprika e l'odore pungente del curry non avessero distrutto  quell'isola felice e pulita
-Quanti giorni pensi che ci metta il biondino a eruttare lava incandescente di gelosia e testosterone?- 
Yuriy sfilò l'ennesima sigaretta della giornata dal pacchetto di Kai e ne passò una a Ivan, in quel momento impegnato a scandagliare Max con i suoi grandi occhi inquieti.
-Di cosa stai parlando?-
-Ma dell'americano naturalmente- rispose Ivan.
"Naturalmente"? L'unico che Yuriy non riusciva proprio a immaginarsi coinvolto in qualcosa che non fosse la salvaguardia dei pinguini del Polo Nord era quel biondino dal volto angelico e le Converse bianche. 
-Non sta facendo nulla se non accorrere in aiuto di Olivier e del suo Kari Rassu..-
-Karee Raisu, con allungamento della e.- 
-Correggimi un'altra volta francesino e ti ritroverai Karee Raisu scritto in testa con un cacciavite.-
L'intera cobbricola si voltó nello stesso istante, con i coltelli nelle verdure e i nasi macchiati di crema tranne Kai, Boris, Serjei e Ivan, abituati a ben altro.
Yuriy alzò le spalle. 
-Era solo un'ipotesi.-
Nel frattempo Kai si era scocciato di aspettare e aveva strappato un costoso champagne cercando di fare sbronzare Takao, al terzo bicchiere; Boris intratteneva Mariam con le sue discutibili opinioni su chi rifiutava di mangiare la carne (lei era vegetariana) e Serjei scuoteva la testa ogni due minuti d'orologio, l'unico dei russi che effettivamente sapeva cucinare una pietanza più complessa dei noodles cinesi già conditi (Boris), del caffè (Yuriy) e del petto di pollo arrostito (Ivan). 
Con in mano un coltello accettava carne di manzo come se non avesse fatto altro per tutta la vita, facendosi assistere da un Daichi quanto mai inutile per la situazione. 
-Di nuovo, cosa stai preparando?-
-Il manzo allo Stroganoff, un piatto russo, Yuriy potresti essere più delicato la prossima volta che minacci qualcuno?-
-Ma chi lui?- sbuffò Daichi.
-Ma chi, io?- gli fece eco Yuriy. 
-Olivier sta solo cercando di cucinare in questo pandemonio, perché tu e i tuoi compari non fate qualcosa?- 
-I compari saremmo noi?- Boris roteó gli occhi, scettico. 
-Perché parla così?- mormorò Hilary.
-Perché è diventato un signorino per bene, vero Serjei?- Con un ghigno Yuriy buttó l'ultimo residuo di sigaretta fuori dalla finestra, la chiuse e si avvicinó al tavolo. 
-D'accordo.- 
Prese un coltello, ne porse un altro a Boris. 
Le lame da carne parevano infinitamente minacciose tra le loro mani, e scintillavano come un nero presagio. 
-Allora- i due russi si avvicinarono a Olivier, intento a infilare una teglia di bocconcini ripieni nel forno, -cosa facciamo, Chef?- 
Quando Olivier si sollevò, il suo viso impallidì come se avesse visto il Triste Mietitore e la sua fedele spalla. 
Boris passava i polpastrelli sulla lama con nonchalance e Yuriy se lo rigirava tra le mani come un giocattolo. 
-Ehm... ehm... potete... potete...- e sospirò, accartocciandosi su se stesso come un pacchetto di patatine vuoto, -..potete allontanarvi, s' il vous plaît!-
-E finitela!- Sergej si mise in mezzo, con il sottofondo dei loro schiamazzi divertiti alle spalle. 
-Oh santa madre Vodka... non ci posso credere...- Boris si asciugò una lacrima con le nocche. -Vado... vado ad apparecchiare la tavola va- HAHAHAHAHA!- con la bocca spalancata seguì Mao, Gianni e Andrew (che seguivano Mao) nella sala da pranzo.
Rei a quella vista non ci mise molto tempo a fare 2+2, rendendosi conto che non era proprio un'ottima mossa lasciare la sua fidanzata, quel dongiovanni da strapazzo e lo scozzese arrogante da soli, con Boris per giunta, e si fiondò appresso al terzetto, brandendo i coltelli buoni di Kai per le cene eleganti.
-Qualcuno oggi morirà accoltellato- commentò Daichi con la serenità di chi sta parlando del tempo. 
-Non si mettono tanti animali diversi nella stessa stanza, eh.-
-Secondo me sarà l'americano- rispose Ivan, con un sorriso di grande aspettativa stampato sul volto. 
-Ancora con questa storia?- s'intromise Yuriy prendendo un pezzo di carne e iniziando a pulirlo col coltello.  
-Sei tu che non capisci.- 
Yuriy quasi non sospirò pesantemente. 
Perché non se n'era stata dall'altro lato della cucina a giocare alla cuoca? 
-Allora, di grazia, illuminaci.- 
Sorriso falso come l'oro placcato, labbra tirate e dita che strappavano il grasso dal rosso del manzo come brandelli di anima. 
-Riesci a fiutare il pericolo e la paura como un cane ma estas cieco como una talpa cuando los sentimientos  ti vengono sbattuti in faccia.-
Ivan soffocò una risata mista a pollo fritto nel primo tovagliolo pulito che riuscì ad afferrare, Daichi quasi non si strozzò con un pezzo di sushi e Yuriy si grattò una guancia, nervosamente. 
Non solo gli aveva dato del cane, ma anche della talpa e per di più cieca! 
Dove cazzo la trovava questa confidenza non l'aveva capito, ma se avesse continuato per questa strada la spagnola sarebbe finita nelle sabbie mobili della sua già decimata pazienza. 
-Sto aspettando- disse invece, con molta calma. 
-Boris y Mariam tienen un affare in corso, ¿no? Non so  qué sia -io e le altre estamos tratando de cavare fuori qualcosa da Mariam- ma la loro complicidad rende Max coléricoy es solo cuestión de tiempo prima che faccia una scenata.-
-Perché dovrebbe essere... com'è che hai detto? colérico.-
-Oh Dios, davvero non te ne sei accorto? Max está geloso.-
-Negli ultimi sei anni Max e Mariam sono stati fidanzati, lei circolava spesso in America quando Max lavorava lì a quel centro di ricerca per spocchiosi..-
-Il PPB.- Serjei annuì.
-Esatto, quello. Noi non l'abbiamo vista spesso. L'anno scorso però si sono lasciati, ma Max non l'ha mai dimenticata.- Daichi drizzò la schiena, sentendosi improvvisamente un grande saggio al centro dell'attenzione. 
-Il dramma. Avete presente la tragedia greca? Uguale. È stato uno strano miscuglio tra la guerra di Troia e Titanic, con notti insonni, casa di Takao come uno studio di psicoterapia e messaggi di addio che ricominciavano il giorno dopo.-
-Ma Mariam? Prova ancora qualcosa per Max? Usa Boris per attirare la sua attenzione? Cerca di dimenticarlo con un altro? Ha avuto relazioni serie nel frattempo? Per quale motivo si sono lasciati? Si sono rivisti dopo quel giorno?-
-La risposta è "non lo so" a tutto, ma mi è passata la voglia di guardare anche solo per sbaglio le ragazze.-
-Stronzate, tu la guardi per portartela a letto, loro ti guardano per portarti a letto, e se nel frattempo succede qualcosa metti subito in chiaro che non vuoi storie serie e che non devono fracassarti le palle.- 
Julia lo guardò nauseata. 
-Ma ti hanno allevato i lupi?!- 
Yuriy inarcò un sopracciglio, Ivan sghignazzò divertito. 
-Esattamente, chiquita.- 
Daichi sussultò, con le stelle negli occhi verdi. Ivan seguì a ruota il suo sguardo.
-Oh, oh, oh! Ma quella è la torta di Olivier con cinque strati di cioccolato?? Dobbiamo andare.- 
Olivier non ebbe nemmeno il tempo di togliere la torta dal forno e posarla sul bancone che i due sedicenni gli furono addosso, assillandolo su dove avesse messo il ciottolato rimasto e continuando a seguirlo come segugi per tutte le stanze, implorandolo di fargli almeno leccare il cucchiaio. 
-Ho detto no. Quel chocolat diventerà una fondue. Siate civili.-
-Eddai Olivier, non vogliamo leccare quello di Hilary, è una cuoca pessima.-
Dalla sala da pranzo si levò un famigerato grido di guerra.
-CHE COSA AVETE DETTO!? TAKAO, DIFENDIMI!-
Julia ridacchiò, scuotendo lievemente la testa a ritmo di una canzone che aveva in mente.
-Come se Hilary avesse bisogno di protezione.- 
Yuriy fece una smorfia eloquente, come a dire "chi vi capisce è bravo".
-Sì sovietico da strapazzo, probabilmente uno schiaffo de Hilary ti fa girare la cabeza cinque volte in più rispetto a un calcio de Takao, pero es bello sentirse protetti, es una sensación tan rara potersi fidare completamente di qualcuno que cuando la encuentras quieres sentirla en ogni momento.-
-Chi fa da sé fa per tre, non te l'hanno insegnato?-
-Sí, e non esistono più le mezze stagioni. Vamosdime qualcosa che stoni con tutta la… collezione di freddezza autunno-inverno che hai addosso Ivanov.-
-Perché dovrei?-
-Porque almeno mi ricrederó sul sospetto che no tienes idea de como hablar con una donna.-
-Lo farò quando ne incontrerò una.-
La mascella di Julia finí nella padella. Voleva la sorpresa? Voleva essere impressionata? 
Eccola accontentata. 
Oh, avrebbe volentieri chiuso la mano a pugno, lasciando che i grossi anelli sul medio e l'anulare facessero il resto, ma non poteva semplicemente iniziare a prendere a pugni uno che le avrebbe staccato il braccio come carta velina; anche se questo uno era un cocciuto, apatico, scontroso, aggressivo pezzo di...
-Eres un selvaggio- ammise infine, scartando dalla lingua tutte i gradevoli appellativi che stava per schiaffargli su quella faccia pallida. 
-Chi ha mai detto il contrario?- 
Era così dunque. 
Quando meno se l'aspettava, proprio quando una risposta pungente o un commento offensivo sarebbero stati lo svolgimento naturale della conversazione, quel russo se ne usciva con mezze confessioni e placida accettazione degli angoli più appuntiti del suo carattere. 
Julia lo osservò per un attimo prendere una sigaretta dalla tasca.
-Ogni sigaretta sono dodici minuti de vida in meno.-
Il moscovita sollevò lo sguardo, impassibile come un dipinto, e s'infiló una seconda sigaretta tra le labbra.
Julia fece una smorfia.
-Fammi un fischio quando cresci. Ven aquí, ti faccio provare una Paella come si deve. Hai mai provato la Paella?-
-Solo quella d'asporto da quattro soldi a Toronto.-
-Ma... che cosa aspetti? Devi rimediare subito! Ah, ahora ci pensa Julia a fartela assaggiare, es una experiencia divina. El original de Madrid eh, non quelle versiones tutte strane con curry o pomodoro.-
La madrilena avvicinò un cucchiaino pieno di riso dorato alle labbra del moscovita, con le mani ancora impegnate tra la tagliata di manzo e il coltello.
Yuriy lo prese tra le labbra, e subito l'avvolgente aroma dello zafferano, unito a quello gustoso del pesce e al profumo del pepe nero presero possesso della sua bocca. 
-Ahorate gusta?
Il russo annuì. 
-Dove hai imparato a cucinarla?-
-La preparavo sempre per gli altri al circo. Quando avevano voglia di Paella si fidavano solo di me. Raul l'adorava.-
Un'ombra scura incrinó per un attimo la spensieratezza della ragazza, alterando la luce negli occhi di smeraldo.
Come un fantasma che passa dinnanzi ad una finestra.
-Julia, dov'è Raul?-
Yuriy lo chiese con noncuranza, ma di sottecchi la stette a guardare.
-Raul? Oh, è rimasto in Spagna con il circo.- 
Sorrise.
-Beh, ahora il mio partner di ballo non fa che chiedermela, especialmente quando siamo in viaggio per le gare.-
-Sei sicura che ti chieda la Paella? Non è che è interessato ad altro?-
Julia lo spinse con una mano sulla spalla. 
-Coglione. Y tu? No es pericoloso lavorare in un locale affollato como el in cui sono stata con Mao y Hilary, en el centro de Tokio? Se hanno fatto evadere Hito Hiwatari sono già qui. Non sarebbe meglio mantenere un basso profilo, nascondersi?- 
Yuriy scosse la testa, gli occhi come vetro azzurro fissi sulla carne. 
-Mi sono nascosto per sei anni, e a cosa è servito?-  Caló il coltello come una mannaia. 
Julia sobbalzò impercettibilmente. -Per quel che ne so potrebbero uccidermi in qualsiasi momento, anche ora, proprio qui. Ma non mi nasconderò mai più. Vorkov sa dove sono. Che venga a prendermi.- 
Era una sfida, Julia ne avvertí l'odore nell'aria. 
Nonostante il tono perennemente misurato delle parole, vi era sempre qualcosa fra le venature della sua voce che tradiva l'acredine, il dolore, la rabbia e, in particolare, una tendenza alla ribellione mai veramente domata.
Una provocazione, lieve come un fiocco di neve che non si scioglie al sole. 
Yuriy andava ripetendo che non aveva alcuna capacità particolare, che era soltanto bravo a rompere nasi e tirare avanti, che le leggende erano racconti di invasati a cui Kai voleva credere per puro spirito narcisista. 
Ma non riusciva a nascondere la vena combattiva del suo carattere, nè l'olio bollente in gola.
Neanche l'autocontrollo di ferro e la freddezza del ghiaccio del Nord potevano niente contro il rancore. 
Contro il dolore. 
-Nessuno vuole ucciderti, non qui.- 
La voce le uscì più morbida del previsto, come quando si addenta quello che sembra un biscotto di dura frolla e in realtà è una cremosa pasta di zucchero.
Il rosso la guardò impassibile.
Ma la guardò.
E Julia non sapeva di desiderare quello sguardo su di sé fino a quando non fu troppo intenso per sopportarlo.
-Quella è la torta de Olivier...?- 
La madrilena indietreggiò di qualche passo con aria furba.
Yuriy si avvicinò al lavandino senza rispondere e cercò negli sportelli sottostanti del sapone, poi fece scorrere l'acqua proprio quando Julia si avvicinava all'allettante dessert: una circonferenza di profumato pan di spagna all'arancia ricoperto da crema alla gianduia, granella di pistacchio e sbuffi di panna alla vaniglia. 
-Dios, è davvero bravo il francese. Sarà anche buona?- 
-Se la sfiori anche solo con un'unghia gli verrà una sincope- disse il russo dandole le spalle.
-Che c'è, ahora Yuriy Ivanov ha scrupoli?- lo stuzzicò lei. -O forse il lupo es realmente un cane che teme l'ira di.. AH!- 
Tempismo e vaniglia nello stesso istante.
Una cicatrice di panna sul collo di Yuriy, una spruzzata di lentiggini d'acqua sulle guance di Julia. 
-Ma che... oh Dios!- 
La madrilena scattò all'indietro, sgusciando via dalle mani del russo che cercavano di afferrarla.
Fece un giro intorno al tavolo, prese un po' di cioccolata col dito e si preparò ad attaccare con un sorriso battagliero.
-Non ti avvicinare... non ti avvicinare Yuriy. Ah! Hahahahaha...-
Il russo si piegò in avanti e lei corse via. 
-Fernandez di' le tue ultime preghiere perché tanto ti prendo.- 
Julia si abbassò e gli lanciò addosso dello zucchero a velo. 
Yuriy cercò di evitarla ma una pioggerella bianca finí comunque sui suoi capelli.
-Questa me la paghi.-
Julia si nascose dietro una sedia. 
-No, no! Perdónperdón!- 
Si riparó dietro l'isola della cucina e il russo, saltando oltre, le fu addosso in un lampo.
-Tiempotiempo! Hahaha...hahahahahaha no... vamos hombre! Non il solletico... no!- 
Julia si dimenó tra le braccia di Yuriy, contorcendosi e soffocando dalle risate. 
-Chiedi umilmente perdono- ordinò il russo con un mezzo ghigno, continuando a tormentarla.
-Hahahaha... mai.-
Quando Yuriy ricominciò a tartassarla Julia non aveva più fiato in gola. 
Si ritrovò ad essere scossa dai singhiozzi, piegandosi contro il corpo del moscovita e la sua determinazione.
-Avanti querida, non ti lascio altrimenti.- 
-N-no HAHAHAHAHA! t-ti picchio Yu... Yu... te pido perdón! Te pido perdón! Mis disculpas. Mis... urca...- 
Yuriy la lasciò all'istante abbandonando le braccia lungo i fianchi, ma la madrilena non aveva bisogno di sentire le sue mani su di sé per avvertire il calore del suo corpo. 
Erano troppo vicini. 
Uno aveva il respiro affrettato, l'altra ansimava, cercando di racimolare qualche particella di ossigeno e tentando di relegare nei recessi della sua mente la consapevolezza di poter distinguere ogni aroma nel respiro di Yuriy.
Menta, una punta di nicotina e qualcosa a cui non riuscì a dare un nome: una nota dolce, vellutata, come il cioccolato caldo nelle serate d'inverno. 
Sì, Julia se lo disse ancora, erano troppo vicini.
Ma non fece nulla per allontanarsi, né per ricomporsi. 
Anzi, alzò una mano, così, con naturalezza, come se l'avesse fatto altre mille volte, e la avvicinò al collo del russo. 
Solo quando lui affiló lo sguardo, seguendone il percorso come un animale braccato e irrigidendo i muscoli delle spalle la madrilena si accorse di cosa stava per fare.
Avrebbe davvero avuto il coraggio di passare il polpastrello sulla sua giugulare e afferrare quel poco di panna vanigliata per leccarla via dal dito dinnanzi a lui? 
Sì, certo che sì, davanti a chiunque sulla faccia della Terra, ma non davanti a lui.
Abbassò il braccio e si raddrizzó. 
Fece per dire qualcosa di banale per liberarsi dall'incastro, con il ripiano in marmo grigio contro la schiena schiena e quel fascio di muscoli glaciali davanti, quando invece le sue parole presero una piega ben diversa. 
-Tienes los ojos más hermosos que he visto en una persona.-
Il moscovita incrociò le braccia, aggrottando le sopracciglia.
-Come?- 
Julia fece per aprire bocca ma entrambi scattarono sull'attenti nello stesso istante, recidendole le parole in bocca.
-Ragazzi venite subito!- la testa di Mao fluttuò nel loro raggio d'azione, poi scomparve nel corridoio. 
Il cuore di Julia batteva all'impazzata come se fosse stata colta sulla scena di un crimine, con un cadavere insanguinato ai piedi e macchie cremisi sulle dita. 
Yuriy uscì senza voltarsi. Lei respirò un paio di volte prima di seguirlo.
La scena che si trovarono davanti pareva la quarta stagione di American Horror Story, "Freak Show" e l'Apocalisse cristiana insieme. 
-Chicos! Quando siete arrivati?- chiese Julia, sorridendo spaesata agli americani e ai cinesi. 
-E soprattutto, perché.-
Kai afferro un bicchiere di cristallo, uno di quelli del servizio preziosissimo di sua nonna con il manico a spirale e la coppa sfaccettata, e si versò una generosa quantità di vino da una delle bottiglie sul lungo tavolo.
-Abbiamo un hotel prenotato Kai- rispose Michael con un sorriso fin troppo largo per i gusti del nippo-russo. 
-Guarda, anche volendo -e non voglio- capisci che la mia situazione è già satura così.- 
Con un ampio gesto del braccio indicò la marasma chiassosa degli ospiti ormai accasati fra le sue mura. 
-Hello guys. Ragazze, da quanto tempo!- 
-Hilary, Mao, non mi avevate detto che Emily e gli altri sarebbero venuti!- Julia atteggiò un broncio allegro mentre correva ad abbracciare l'amica americana.
-Da quanto tempo. Como estas?-
-Oh, subito una ricognizione, devo aggiornarvi su una marea di cose!- esclamò Mao andando a salutarli.
Lai l'abbracciò. 
-Allora Mao, come ti sta trattando il nostro Rei?- 
-Benissimo.- La ragazza sorrise al fratello, scostando in fretta i capelli color castagna dagli occhi. -Anzi, Rei voleva proprio dirti una cosa.-
Rei fremette. La pelle del volto sbiancò di due tonalità, arrivando a competere con quella di Yuriy. 
Il collo era un fascio di nervi e lo stomaco un grumo di tensione repressa. 
Mao lo scrutava con l'attenzione di una leonessa.
-Ehm... ... Com'è andato il viaggio?-
Marim trattenne a stento una smorfia divertita e versò anche alla cinese un bicchiere di vino. 
Mao schiaffeggiò Rei con lo sguardo, poi si sedette accanto all'egiziana e non lo ritenne più degno d'attenzione per il resto della cena.
Boris arraffò uno zuccotto al cioccolato bianco e bonfonchiò, con il cucchiaio in bocca: -Che in testa?- 
Yuriy si sciolse i capelli. -Niente-, ci passò le mani attraverso, -in cucina c'è un casino.- 
-Stasera pigiama party. Kai, fai restare Emily vero??- Hilary si rivolse al giovane Hiwatari, lanciandogli una nocciolina per impedirle di ignorarla. 
-Takao ha una brutta influenza su di te.-
-Eddaaaaaaiiiiiiiii- cantilenarono le tre ragazze in coro, Hilary con gli occhi di un barboncino, Mao con le mani giunte a pregare San Kai e Julia lanciandogli ammiccanti baci dall'altro capo del tavolo. 
Kai le guardò, un tic al sopracciglio sinistro, l'allarmante pulsare di una vena sulla tempia, gli occhi di rubino spiritati come se fosse stato appena investito da un tir. 
La sciarpa bianca gli pesava sul collo come un cappio. 
-Dove... dove avete intenzione di metterla? Non ci sono più letti disponibili.-
-Puó dormire con me e Mariam- risposte Julia. -No es un problema.-
-Come?- Mariam si volse verso di lei. -Es un problema, es un problema eccome. Non siamo due bambine Julia, siamo due donne belle e fatte con... le situazioni al posto giusto e certe necessità di tanto in tanto, come pensi di farci entrare un'altra persona?-
-Concordo sul "belle"- commentò Boris.
-Oh vámonos, sarà come un viaggio insieme, tutte nella stessa stanza a mangiare schifezze e parlare male degli altri.-
-Almeno evitate le calunnie sul mio conto visto che siete tutti in casa mia a strisciare le suole delle vostre infime scarpe sui miei pavimenti splendenti.-
-Kai- Takao gli posò una mano sulla spalla, -sei esaurito.-
-Allora è un sì?- Hilary battè le mani. -Sapevo che potevamo contare su di te Kai.-
-Io lo sapevo che dovevo restarmene con Vorkov durante il primo campionato mondiale. A quest'ora o ero morto o vi avevo uccisi tutti.-
Boris soffocò la risata nella quarta fetta di cheesecake e Yuriy prese due sigarette dal porta tabacco del nippo-russo, adagiato su un tavolino in rovere. 
-Dieci minuti alla mezzanotte, andiamo a farci un tiro prima va.-
-Veramente dovrei...- iniziò Hilary.
-Ma Boris, di' qualcosa a Julia! Interessa anche a te che la stanza in cui ho il letto non sia affollata Altrimenti te la sogni d'ora in poi.
-Ma chi, io?- Boris constatò che la ragazza stava dicendo sul serio e con suo sommo rammarico posò la forchetta sul piatto. 
Prese un tovagliolo e, tamponandosi le labbra, raddrizzó la schiena, alzando il mento e atteggiandosi a gran signore.
Afferrò pure un lembo della sciarpa di Kai e se lo girò in testa come un turbante.
Kai, dietro di lui, prese lo scrigno del porta sigari in ottone, pronto a tirarglielo in testa. 
Yuriy gli abbassò le braccia sorridendo silenziosamente mentre Boris iniziava il suo comizio.
-Ritengo che la questione debba essere affrontata nei toni più civili possibili, ascoltando l'opinione di tutti e scendendo a compromessi con le varie esigenze. Julia, Mariam comprende benissimo le tue nobili intenzioni e l'entusiasmo nel rivedere una vecchia amica, ma ci terrebbe a porre l'attenzione sulla mancanza di spazio nel letto matrimoniale che condividete, essendo le vostre figure importanti e... voluminose. Dunque cerchiamo di guardarci con serenità negli occhi e fidarci che l'altro voglia solo il nostro bene.-
Daichi cadde dalla sedia.
Gli americani dimenticarono di respirare.
I cinesi lanciarono un'occhiata sospettosa al vino, credendolo avvelenato.
Takao si nascose dietro Hilary e Max iniziò a credere che quello in realtà non fosse il vero Boris ma un robot con le sue sembianze; Rei e Mao erano la rappresentazione dell'urlo di Munch.
Ma i più sconcertati erano Ivan e Serjei: il primo era il ritratto della diffidenza, come se quello che aveva davanti fosse un impostore; il secondo quasi commosso da sì fatta, inaspettata, insospettabile delicatezza.
Kai aveva persino dimenticato il suo proposito di ucciderlo, chiedendosi chi cazzo fosse quello e cosa ne avesse fatto di Boris. 
Soltanto Yuriy reagì in tempo relativamente breve, lacerando l'idillio con la facilità di uno spintone alla spalla e un: 
-ma falla finita, coglione, come diamine parli? Hai ingoiato un vocabolario? L'americana resta.- 
-Cosa?- 
-Como?-
Mariam e Julia lo guardarono nello stesso istante. 
-E che cazzo Yu, ti ci metti pure tu? Io ora avevo fatto il mio exploit intelligente, tanto impegno non può andare a puttane così- sbottò Boris.
-Fernandez c'è da prima, ha accolto Mariam senza battere ciglio, una notte in tre non ucciderà nessuno. Fine ai drammi da quattro soldi.-
Kai si ricordò in quell'istante perchè era utile avere Yuriy attorno quando cercavano di trascinarlo nei loro battibecchi di condominio.
Julia quasi non ci credeva che avesse preso le sue difese. 
Certo, non era una questione di vita o di morte, e il tono era stato piuttosto sbrigativo e disinteressato come se parlarne fosse ridicolo in sé, ma lo avrebbe silenziosamente ringraziato se il russo l'avesse degnata di uno sguardo. 
Invece fece un cenno a Kai e si avviò verso la porta della stanza.
-Aspettate, ecco... io e Takao... noi... volevamo dirvi una cosa, adesso che ci siamo tutti.- 
Hilary si alzò dalla sedia.
Mao fece scrocchiare il collo, Daichi, Boris, Rick e Gao lottavano come rinoceronti inbufaliti per la conquista dell'ultimo pezzo di budino e Takao si versò una generosa dose di alcol.
E lui non beveva mai. 
Soltanto Kappa si rese conto che non era da Hilary essere nervosa.
Probabilmente non l'aveva mai vista così nervosa in tutta la sua vita.
-Io e Takao... beh, ci sposiamo.-
In quel momento scoccò la mezzanotte.
Il boato che salutò il nuovo anno non fu niente in confronto a quello che accolse la notizia, con vigorose pacche sulle spalle che spinsero Takao dall'altra parte del tavolo, giro di calici e parole di augurio gettate alla rinfusa, risolini eccitati di Emily, Mao e Julia, che iniziarono a chiedere del vestito, della proposta, dell'anello, della location, se avesse risposto subito sì, come avrebbero dovuto vestirsi, dove sarebbero andate a fare shopping. 
Olivier era in un brodo di giuggiole: adorava i matrimoni, mentre Ralph, rientrato in quel momento, perse dieci anni di vita e tutta l'austerità quando lo coinvolsero in un tripudio di abbracci collettivi mezzi sbronzi e da spaccare le ossa. 
-Hai capito il giapponese...- fischió Boris, mentre Ivan saltò su una poltrona per appendersi al collo del futuro sposo e tentare di strangolarlo.
In realtá sarebbe stato un gesto d'affetto, se non fosse stato che lui era abituato a Sergej, che aveva il collo grosso quanto la coscia di un essere umano, duro come la roccia e decisamente diverso da quello di Takao.
-Gra-grazie ragazzi... gra.. sì, sì. Eddai Max smettila di fare quella faccia da pesce lesso. Qualcuno faccia riprendere Max!-
Rei sarebbe stato molto più felice se Mao non avesse incominciato a guardarlo come si guarda una busta di plastica abbandonata sull'autostrada. 
-Sono molto contenta per te Hilary, tu  che stai con un vero uomo!- 
Boris scoppiò a ridere, lo spumante gli andò di traverso e Lai dovette prenderlo a schiaffi sulla schiena. 
-Fatecelo arrivare almeno al matrimonio- proruppe Kai, tirandosi Takao addosso senza tante cerimonie. 
-Ora, per commemorare questo triste giorno -sappiamo tutti che il matrimonio è la morte di tutte le gioie- fatti il primo tiro ad una canna. Prego.- 
Accese l'estremità del sottile involucro di tabacco e erba che reggeva in mano e glielo passò. 
-Per l'occasione l'accendo anche in casa, poi non dire che non faccio niente per te.-
Takao, paonazzo per l'alcol, le botte gioiose e l'euforia, osservò con diffidenza la pseudo sigaretta, tenendola tra indice e pollice, e se l'avvicinó alle labbra.
​L'ultima cosa che ricordó prima di rimettere l'anima (come al solito aveva infilato nello stomaco qualsiasi cosa di vagamente commestibile e in quantità umanamente spropositata) e lasciare che il sipario della sua consapevolezza, fu un furtivo bacio sulla guancia tra Mariam e Max.
 
 

***

 
 
Tre giorni dopo Takao era nuovamente al centro dell’attenzione, nel mezzo di uno dei grandi soggiorni del Maniero, quello con i mobili stile impero e i sontuosi tappeti cremisi e filigrana d’oro sul parquet scuro.
-Devo dirvi una cosa.-
Gli americani e i cinesi erano impegnati in una estenuante partita a Monopoli che andava avanti da ore.
Johnny, Olivier e Gianni non avevano colto l’invito di giocare perché, a detta loro, “quelle cose le possediamo già nella vita reale.”
Michael, all’entrata di Takao, sollevò distrattamente lo sguardo.
-Sì Takao, sappiamo già che ti sposi.-
-No, è un’altra cosa, e non sono sicuro che questa volta vi piacerà.-

  
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