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Autore: MattySan    09/07/2019    0 recensioni
Dopo alcuni mesi dallo scoppio dell'epidemia, a Nome è arrivata l'estate ed è tornata la tranquillità, ma la cittadina viene sconvolta da un efferato omicidio.
Un giovane ispettore, chiamato per risolvere quello che si presenta inizialmente come un caso semplice, indagherà sulla vicenda, potendo contare anche sull'aiuto di Balto e degli altri cani.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Balto, Nuovo personaggio, Steele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome, Alaska, 19 Giugno 1925
 
Dopo l’arresto, le gallerie sotterranee di Nome vennero ben esplorate e grazie anche al fiuto dei cani, vennero trovati nuovi indizi che conducevano a tutti i passaggi effettuati da James Hackett nella cronologia degli omicidi, passaggi che si ricollegavano ad entrate e uscite segrete nascoste dentro alcuni edifici, proprio come aveva spiegato Cooper.
Dentro la casa di Hackett vennero trovate nascoste alcune piante dei sotterranei e altre mappe illustrative, mentre venne finalmente rinvenuta l’ascia insanguinata con la quale erano stati commessi gli omicidi, nascosta dietro un muro con doppia apertura, insieme alla quale fu trovato anche l’ipotetico seghetto col quale era stata sabotata la slitta di Newton.
“Hackett è stato sicuro, troppo sicuro di sé e fin troppo precipitativo, grazie a questo errore ha praticamente lasciato indizi dappertutto anche se aveva nascosto bene almeno inizialmente questo complesso e intricato piano, non avevo mai visto niente di simile finora, la soluzione non era davanti a noi ma è stata sotto di noi per tutto il tempo e non ce ne siamo accorti” commentò Cooper mentre esaminava la lama sporca di sangue dell’accetta, rivolgendo il suo sguardo anche ad una stanza segreta nella quale vennero trovati altri cunicoli nascosti.
Ce n’erano tre, uno conduceva alla casetta di Form, l’altro all’abitazione di Mackenzie e l’ultimo vicino all’ufficio postale, vi erano anche delle mappe illustrative che indicavano bene tutti e tre i percorsi e le vie da seguire.
“Quando sono uscito dal negozio di Hackett per la prima volta, lui deve aver subito preso il tunnel sotterraneo per andare a casa di Mackenzie e ucciderlo prima che io arrivassi, ricordo che io e Balto abbiamo esitato qualche secondo prima di entrare e scommetto che questo ci ha salvato la vita, se fossimo entrati un attimo prima ci sarebbe stato sicuramente Hackett ad attenderci con l’ascia pronta dietro la porta d’ingresso, e tutto questo prima che potesse scappare nuovamente per il tunnel, ma chi lo sa, non ricordo nemmeno cosa ho visto quel giorno ma sono sicuro che qualcosa  c’era su quella collina bianca, Balto l’avrà vista meglio di me” pensò Cooper.
Fece un altro giro della casa mentre Miller e i suoi uomini prendevano tutti gli indizi possibili, decise di uscire e farsi una passeggiata, osservando con sorriso velato che finalmente la tranquillità sembrava essere tornata a Nome.
Le facce degli abitanti erano provate dagli avvenimenti dei giorni precedenti, ma adesso erano pronti a tornare alle loro normali attività e la vita quotidiana poteva riprendere in quella piccola cittadina, anche i cani erano più sereni adesso, durante un nuovo consiglio nel locale caldaie tutti vennero elogiati per l’aiuto dato alla risoluzione del caso, potendo tornare felicemente dai loro padroni.
Nikki, Kaltag e Star se ne stavano sdraiati al sole che quel giorno era più caldo del solito.
“Te lo avevo detto! C’erano dei tunnel sotterranei sotto la città!”.
“Stai zitto Star!”.
Ma Kaltag dovette ammettere che stavolta Star aveva ragione, infatti non lo colpì in testa come al solito, si limitò ad abbozzargli un sorrisetto forzato senza dire altro ma Star apprezzò comunque il gesto, quei due bizzarri amici andavano d’accordo dopotutto.
Cooper si diresse verso la piazza centrale dove venne raggiunto da Miller.
“Il mio compito qui è finito, cosa ne sarà di Hackett?”.
“Lo manderanno sicuramente giù ad Anchorage o a Juneau, dipende da cosa deciderà il governatore ma sicuramente non lo lasceranno qui, comunque volevo davvero ringraziarla per il suo prezioso aiuto”.
Cooper si grattò la testa ed estrasse il suo portasigarette dalla tasca.
“Ho fatto solo quello che dovevo ma il danno principale lo avete subito voi, io non c’entro niente qui”.
Miller abbozzò un sorriso.
“Proprio non riesce a sopportarci, eh Cooper?”.
“Non è questo Miller, è proprio che non mi piace tutto questo isolamento e non so se sarò mai in grado di abituarmi a una location simile, ammetto comunque che siete una bella comunità organizzata, non male per una piccola cittadina” disse mentre si accendeva la sigaretta.
“Di questo sono lusingato, ma ora? Cosa farà? Tornerà giù ad Anchorage?”.
“Ecco io…” ma Cooper si interruppe, la sua attenzione venne attirata da un husky in lontananza che se ne stava da solo davanti ad una lapide.
“Miller mi scusi un secondo” disse Cooper, avvicinandosi al cimitero.
Steele era davanti alla lapide del suo ex padrone, i suoi pianti erano ben udibili.
Cooper si fermò all’entrata e lo osservò senza proferire parola.
“Maledetto, maledetto… perché te ne sei andato così? NON DOVEVI! Non doveva succedere, non doveva… non doveva…” non faceva altro che ripetersi Steele, la sua zampa era appoggiata sulla fredda lapide ma i suoi artigli erano sguainati, era come se volesse afferrarla e strapparla dal terreno.
Cooper si ritrovò accanto a sé Balto e Jenna, gli accarezzò senza togliere lo sguardo da Steele che non sembrava volersi staccare dalla lapide, i suoi sentimenti di affetto per Newton erano reali e non stava affatto fingendo, fu l’ennesima dimostrazione di quanto in realtà un cuore gelido e spregevole come il suo fosse in verità fragile ed emotivo.
“Io non credo che tutti meritano una seconda possibilità, specialmente se commettono più di una volta lo stesso identico errore, ma Steele mi sembra come un’anima smarrita ormai, non ha più nessuno al mondo e credo che in fondo lui non lo volesse tutto questo anche se avrebbe dovuto pensarci prima” disse Balto, ma in cuor suo proprio non ce la faceva a voler male all’husky, era più forte di lui.
“Tu riesci sempre a vedere il buono negli altri, ma ormai Steele si è scavato la fossa da sé e ironicamente solo adesso ha compreso cosa significano certi valori, mi dispiace solo che si sia arrivati a questo punto, solo ora è venuta fuori la sua vera personalità” disse Jenna mentre metteva si appoggiava a Balto, anche lei non riusciva proprio a capire come fosse possibile tutto ciò e le dispiaceva sinceramente.
Steele sentiva di essere osservato, si staccò dalla lapide e uscì dal cimitero passando davanti ai protagonisti, si voltò a guardargli con una smorfia rabbiosa ma ormai anche il suo sguardo non aveva la freddezza di un tempo, i suoi occhi erano vuoti e del tutto assenti, non incutevano più timore.
Gli altri cani lo osservarono passare in mezzo a quella strada che sembrava non avere una fine precisa, come un condannato che si avvia al patibolo, ecco come si era ridotto il cane che un tempo era il più forte e popolare di Nome, ora era visto con disprezzo da tutti già alimentato dal forte rancore provato per l’episodio dell’epidemia e per come aveva insultato Balto in mezzo a tutti lo scorso giorno, fortunatamente il cane lupo non aveva rivelato a nessuno che Steele gli aveva sabotato la corda della slitta altrimenti l’odio sarebbe potuto drasticamente peggiorare.
Tutte le cagnoline che lo adulavano e lo ammaliavano ora se ne stavano in disparte, lui non le fissò nemmeno e non fece altro che camminare per quella strada, sapeva bene di avere addosso gli occhi di molti cani un tempo suoi sfrenati ammiratori, tutti quegli sguardi lo stavano schiacciando e soffocando come fossero un pesante macigno, ma lui non ci pensò nemmeno troppo e rimase in silenzio per tutto il tempo, le lacrime avevano anche smesso di sgorgare dai suoi occhi.
Cooper venne raggiunto da Miller, anche lui stava osservando l’intera scena.
“E ora? Cosa succederà a Steele?” chiese Cooper.
“Cercheremo di prendercene tutti cura, un po’ come facciamo con Balto, ma penso che ci sarà qualcuno in città che lo adotterà sicuramente, ci vorrà un po’ di tempo ovvio, ma lei ha mai pensato di…” disse rivolgendo lo sguardo verso Balto.
Cooper scosse la testa.
“No, Balto è uno spirito libero, lui non ha padroni e non voglio assolutamente privarlo della sua libertà, sono sicuro che si trova già bene con voi nella vostra comunità e poi è come se lo avessero adottato i Connors visto che va sempre da loro” disse, rivolgendo un sorriso a Jenna che contraccambiò.
“Come vuole lei, intanto visto che qui ha finito ho già fatto mettere un cartello davanti a casa sua per indicare che sarà libera a breve, lei sistemi pure con comodo la sua roba e più tardi farò mandare dal telegrafista un messaggio ad Anchorage perché mandino un aereo a prenderla” disse Miller, dirigendosi verso la centrale di polizia.
Cooper rimase fermo con lo sguardo perso nel vuoto.
Strinse un pugno.
 
“Steele!”.
 
Steele si fermò voltando la testa di scatto, tutti i cani fecero altrettanto e anche Balto e Jenna guardarono Cooper con aria interrogativa, anche Miller si era fermato e voltato.
Cooper fece un passo avanti.
“STEELE!” gridò nuovamente con un tono di voce più alto.
Steele si voltò completamente verso Cooper, il suo sguardo era sorpreso come la maggior parte degli altri intorno a loro ma lo sguardo dell’ispettore ere ben serio e deciso, l’husky se ne accorse subito e dopo un interminabile silenzio decise di tornare sui suoi passi e si avvicinò a Cooper, il quale rimase fermo e immobile ad attenderlo.
Steele si fermò a qualche centinaio di metri da Cooper.
I loro sguardi erano enigmatici, Steele decise di fare ancora qualche passo avanti fino a quando arrivò di fronte a Cooper, il quale si inginocchiò a terra e con uno scatto veloce abbracciò l’husky, stringendolo forte a sé.
Tutti rimasero sbalorditi da quel gesto totalmente inaspettato, Steele per primo ne fu travolto ma non si sottrasse all’abbraccio, anche se gli stava ribollendo il sangue.
“Cos’è? Lo sdolcinato addio prima della partenza? Basta con queste stronzate smielate! Non mi mancherai affatto Cooper! Anche se…” ma il pensiero di Stelle si interruppe bruscamente, Cooper lo stava accarezzando sulla testa e lui non osò sottrarsi nemmeno a quello stavolta, iniziò a scodinzolare come fosse un cucciolo felice.
“…anche se mi hai salvato la vita e consegnato alla giustizia l’assassino di Newton… smettila subito! SMETTILA! Tu non mi conosci, tu non sai cosa ho fatto, tu non sai cosa sono capace di fare, smettila Cooper… dannato idiota!” pensò Steele ma la sua rabbia era fortemente soppressa da un innato senso di calore e felicità, solo Newton finora era stato capace di fargli provare certe sensazioni che lui teneva sempre nascoste agli altri con il suo carattere spietato, arrogante e altezzoso.
Cooper lasciò andare Steele, si rialzò in piedi e venne raggiunto da Miller.
“Cooper, ma cosa…”.
L’ispettore si voltò di scatto verso Miller.
“Miller! Chi le ha dato il permesso di mettere un cartello davanti a casa mia quando io sono ancora qui?” esclamò improvvisamente Cooper, mandando in confusione Miller.
“Come? Non la seguo…”.
“E se proprio vuole mandare un messaggio ad Anchorage gli dica che qui in estate si sta proprio bene! E anche che siete una cittadina organizzata nonostante la posizione, aggiunga anche che l’aereo se lo tengano pure, non so proprio che farmene adesso!”.
Miller aveva gli occhi illuminati.
“Questo significa che…” ma Cooper lo interruppe ancora.
“Siccome ho notato che comunque Nome non è molto sicura mi faccia un favore, da domattina la prima stanza vuota che trova in centrale ci ficchi dentro una sedia e una scrivania e metta il nome sulla porta, penserò io a completare successivamente l’arredamento” concluse Cooper.
Miller lo guardava con un grande sorriso, a stento riusciva a parlare ma venne nuovamente interrotto da Cooper che aggiunse di mandare ugualmente un messaggio ad Anchorage per far venire su altri agenti, con lo scopo di incrementare la forza di polizia locale.
Miller gli strinse la mano.
“Sono veramente felice che ha deciso di restare qui da noi! Ma lui?” disse rivolgendo lo sguardo a Steele.
“Non si chiama lui, si chiama Steele ed è il mio cane!” esclamò Cooper.
Balto e Jenna avevano gli occhi sgranati come tutti gli altri cani presenti, anche Miller era allibito da questa scelta improvvisa, Steele aveva la bocca spalancata e uno sguardo incredulo e allibito ma lo sguardo di Cooper era invece molto serio come poco fa e non era mai mutato per tutto il tempo.
Cooper fissò Steele e quest’ultimo pareva non si rendesse ancora conto della situazione.
Non avrebbe mai pensato che qualcun altro lo avesse adottato, solo i cani sapevano delle sue malefatte mentre gli umani invece dopo aver comunque visto che fu Balto a portare l’antitossina e non lui, avevano solo perso abbastanza interesse considerandolo non più forte e affidabile come dimostrava durante le gare organizzate in città, per questo lo avevano rilegato a partecipare solo a qualche consegna postale e nulla più, lo avevano in pratica gettato nel dimenticatoio anche loro.
Cooper cambiò sguardo, si inginocchiò ancora e tese la mano a Steele.
L’husky dopo un iniziale tentennamento decise di allungare anche lui la zampa, posandola sul palmo della mano aperta dell’ispettore.
“Accetto solo perché sono in debito con te, non farti illusioni” pensò Steele ma poi si voltò verso il cimitero dove scorse in lontananza nuovamente la lapide di Newton, la fissò e si rivolse nuovamente a Cooper, fissandolo con occhi diversi.
“Ma ripensandoci, forse sei proprio l’unico che avrei seguito” pensò ancora l’husky ma stavolta con un espressione più felice.
Miller fissò l’ispettore e il cane con un espressione solare dipinta in volto.
“Ma è fantastico! Ora però ci saranno da firmare i fogli di adozione e…”.
“Miller! Firmerò tutte le scartoffie che vorrà ma adesso vada a fare quello che le ho appena chiesto!” gridò Cooper.
Miller non perse tempo e si diresse subito verso la centrale, Cooper si incamminò verso casa sua insieme a Steele mentre Balto e Jenna gli stavano osservando insieme agli altri cani, tra tutti c’era come un velo speranzoso per Steele, specialmente per Balto.
“Questa è la sua seconda possibilità, spero proprio che ora sappia come apprezzarla e non si giochi tutto come ha fatto in passato, sono contento per lui in fondo”.
“Anche io” disse Jenna.
Forse qualcosa si era davvero smossa in Steele ma loro non potevano saperlo.
Cooper arrivò davanti casa, prese il cartello e lo gettò in un bidone lì vicino, aprì la porta e si voltò indietro, osservò quella cittadina che non gli era per niente piaciuta da quando ci aveva messo piede ma chissà perché ora aveva nettamente cambiato idea, non se lo spiegava e non voleva nemmeno saperlo alla fine.
Tutto ciò che fece fu abbozzare un sorriso, rivolse poi la sua attenzione a Steele che era rimasto immobile davanti all’abitazione.
“Dai, vieni Steele!” gli disse.
Steele non se lo fece ripetere due volte, corse verso l’ingresso ed entrò in casa, pronto a ricominciare un’altra vita col suo nuovo padrone.
  
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