Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: chemist    10/07/2019    3 recensioni
Tyrion Lannister è membro di una delle più potenti famiglie di Westeros, ma deve guardarsi le spalle persino da suo padre e da sua sorella.
Sansa Stark è una figlia del Nord finita nella fossa dei leoni proprio mentre la sua casata viene abbattuta.
La figlia disgraziata e la scimmia demoniaca, uniti per caso contro un mondo che li disprezza e li vuole morti.
Ma con un’anima complementare al proprio fianco.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Il giorno dopo

“Non entrerò nel tuo letto. Non lo farò fino a quando non sarai tu a volerlo”.
 
Quelle parole, pronunciate solo qualche ora prima, fecero capolino come un flebile sussurro nella mente di Tyrion Lannister nel momento in cui si svegliò. Strano affare: non aveva ancora smaltito del tutto l’enorme quantità di vino bevuta la sera precedente, in effetti ricordava ben poco, ma quelle parole…era come se non avessero mai lasciato i suoi pensieri. Avrò fatto la scelta giusta?, si ritrovò a chiedersi.
 
Qualche secondo dopo fu in grado di rimettere a posto tutti i ricordi. Aveva sposato Sansa Stark. Aveva partecipato ad una cerimonia che, tanto per cambiare, sembrava più una farsa che altro. Aveva avuto l’ennesimo scontro verbale con suo nipote, l’odioso e infantile re Joffrey. E si era ritrovato da solo con la sua nuova moglie, decidendo infine di non consumare il matrimonio.
 
Ripercorrere i momenti di quella giornata gli fece venire l’amaro in bocca. Non era stato lui a pianificare quell’unione: la brillante idea era stata di suo padre, lord Tywin Lannister, sempre concentrato sulle sue ineluttabili strategie politiche. Tuttavia, non gli sarebbe affatto dispiaciuto ricevere un pizzico di comprensione in più da parte di Sansa, che invece era stata silenziosa e assente per tutta la durata del banchetto nuziale.
 
Il suo rimuginare venne interrotto da un rumore improvviso, che lo fece sussultare. Stava cercando in maniera goffa di rimettersi in piedi dallo scranno, zuppo di sudore e saliva, sul quale aveva dormito ed andare così a scoprire cosa fosse stato, quando una voce familiare scacciò via ogni suo dubbio: “lady Sansa, ti ho portato la colazione”.
 
Shae.
 
Si era quasi scordato di Shae e delle sue scenette di gelosia alla vigilia del matrimonio. Sapeva di essere stata una semplice puttana fino a poco tempo prima, ma ciò non le impediva di comportarsi in maniera eccessivamente morbosa nei suoi confronti. Continuava a chiamarlo ‘mio leone’ e ad esporgli progetti futuri che difficilmente si sarebbero realizzati. Gli aveva addirittura proposto di fuggire oltre il Mare Stretto, trovare una nuova sistemazione in qualche lussuosa e luminosa città del Continente Orientale e recidere ogni legame con la propria famiglia. Forse avrei dovuto darle ascolto, pensò Tyrion.
 
“Dovresti imparare a bussare”, disse invece sarcasticamente. Shae non rispose ma non perse l’occasione di fulminarlo con lo sguardo, per poi afferrare una vestaglia con fare stizzito ed andare ad aiutare Sansa ad indossarla.
 
Fortunata lei che può farlo, si disse amaramente Tyrion. Lui, il giorno prima, si era ritrovato nella stessa situazione, ma con un ricchissimo mantello nuziale anziché un’umile vestaglia e davanti a decine e decine di persone, piuttosto che in solitudine. E ancora una volta era stato troppo basso: Dontos Hollard, il giullare di corte, era stato costretto a chinarsi per permettere a lui di salire sulle sue spalle e compiere il proprio dovere, mentre il resto dei presenti neanche si sforzava di reprimere risatine e commenti umilianti. A Dontos non importava nulla, era stato privato di ogni dignità, ma a Tyrion Lannister importava eccome. Avrebbe voluto mandarli tutti alla dannazione. E l’umiliazione più grande, più pesante, gli fu offerta proprio da Sansa, che nemmeno per un momento pensò di accovacciarsi per facilitare le cose.
 
Quando finalmente trovò la forza di alzarsi dallo scranno, incrociò lo sguardo con sua moglie. Era bella, la piccola Sansa, con l’incarnato pallido come la neve, i capelli fluenti di colore rosso e gli occhi azzurri come il ghiaccio della Barriera, e altrettanto freddi, che ora lo scrutavano con aria guardinga. Non gli era mai sembrata così imbarazzata come in quell’istante, la povera ragazza che egli aveva sposato: non sapeva cosa dire, neanche per dargli il buongiorno, quindi con la schiena rigida e il passo tremolante si limitò ad avvicinarsi al tavolo e a consumare la colazione, tenendo gli occhi bassi per tutto il tempo.
 
Fu allora che Tyrion se ne ricordò: è una bambina, è solo una bambina che sognava di sposare un principe e di divertirsi con le dame di corte. E tu hai contribuito a infrangere i suoi sogni, tanto quanto Joffrey, Cersei e tutti gli altri. Si odiava per questo. Si odiava per tante cose, in verità.
 
Poi la sua attenzione fu di nuovo catturata da Shae, che nel frattempo stava riordinando il letto di Sansa. Era di spalle, ma riuscì comunque a percepire la sua sorpresa nel vedere le lenzuola candide e pulite come le aveva lasciate il giorno prima, indice incontrovertibile del fatto che tra il Folletto e la giovane Stark non fosse accaduto nulla. Vide Shae voltarsi e rivolgergli un sorrisetto appena accennato, al quale rispose con uno sguardo innocente dei suoi occhi asimmetrici.
 
Dopo essersi assicurata che a Sansa non mancasse nulla, Shae se ne andò, decisamente più calma rispetto a quando era entrata. Tyrion si ritrovò allora da solo con Sansa e rimase per qualche istante a fissarla: continuava a reputare il loro matrimonio una pessima idea, però era sinceramente incuriosito da quella ragazza, un’anomala figura gentile in mezzo a tante maschere e tante malelingue. Le buone maniere stavano diventando il suo scudo: ne aveva passate tante, decisamente troppe per una della sua età, ma aveva sempre trovato il modo di andare avanti. Ed ora era lì. Tyrion sorrise, ma quando Sansa finalmente alzò gli occhi incontrando i suoi si sentì fuori luogo, quindi tenendosi a debita distanza (quasi come se non volesse avvicinarsi troppo ad un animale spaventato) farfugliò: “bene, spero che la colazione sia stata di tuo gradimento, Sansa. Ora vado, i miei doveri da maestro del conio mi chiamano. A presto”.
 
Tyrion attese una risposta che, tanto per cambiare, non arrivò. Dunque si voltò e si incamminò verso la porta, quando all’ultimo momento Sansa si fece coraggio: “ti auguro una buona giornata, mio lord”.
 
Il Folletto indugiò per un secondo sull’uscio, poi con voce accondiscendente disse, di rimando: “mi chiamo Tyrion”.

 

 
"Com’è stato?”, fu l’unica cosa che continuava a domandargli Bronn. L’ex mercenario era sempre a suo agio in quel genere di conversazioni ed era sempre stato molto curioso quando si parlava di donne.
 
Tyrion non lo diede a vedere, ma si vergognava: come poteva spiegare ad uno come Bronn le motivazioni dietro la sua decisione di non sfiorare nemmeno la ragazza Stark? Non avrebbe mai capito. Prese tempo sorseggiando lentamente il vino dalla sua coppa, poi scelse di non rivelargli niente, almeno per il momento.
“Piacevole”.
“Meglio o peggio che con Shae?”.
“Come puoi chiedermi una cosa del genere?”
“Hai ragione, hai ragione”, acconsentì Bronn, ricordandosi del fatto che la ragazzina che aveva appena sposato il suo amico non avrebbe mai avuto né la stessa malizia, né soprattutto la stessa esperienza di Shae. “Ma almeno ti è piaciuto?”.
“Si…”.
“E lei? Come si è comportata?”.
 
Tyrion deglutì: era davvero in difficoltà davanti a quelle domande, non riusciva neanche più a fingere. E di certo non si poteva dire di Bronn che fosse una persona discreta. Quindi si convinse a vuotare il sacco: si guardò intorno con attenzione per assicurarsi che non ci fosse nessuno nelle vicinanze oltre a loro, si chinò verso Bronn e gli fece cenno con l’indice di avvicinarsi per sentire quanto aveva da dire.
“Non ho consumato il matrimonio”.
“Cosa?”. Bronn assunse un’espressione stranita e allargò le braccia per cercare conferme su quanto aveva appena udito.
“Mi hai sentito”.
“Perché?”.
“Perché, Bronn? Me lo chiedi pure?”, rispose Tyrion, seccato. “Quando siamo tornati nelle nostre stanze non riusciva neppure a guardarmi, tanto era spaventata. È stato uno strazio. Non potevo semplicemente fregarmene e scoparla, Bronn. Non è così che funziona. Ha solo 14 anni”.
 
Bronn attese in silenzio la fine del racconto e non disse nulla neanche dopo. Tyrion era diverso da lui e certe volte proprio non capiva le sue azioni, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine e non si interrogava più di tanto sul perché di certe cose. Fu allora il Folletto a riprendere la parola.
“Bronn, quanto ti ho appena detto deve restare tra noi. Nonostante tutto io mi fido di te, e pare che tu ti fidi del mio oro. Dunque, giurami che non lo dirai a nessuno”.
“Io sarò muto e nessuno lo verrà a sapere da me. Ma sai bene che in questa città nessun segreto resta tale troppo a lungo”.
“Lo so”, disse Tyrion con aria preoccupata. Sapeva quanti occhi ed orecchie indiscrete si nascondessero tra quelle mura, in quei giardini, persino nelle stanze più appartate. “Di quello mi occuperò io”.
“E di tuo padre cosa mi dici?”.
 
Era proprio suo padre Tywin a fargli paura in tutta quella faccenda. Se fosse venuto a sapere della sua decisione, glie ne avrebbe senz’altro fatto pagare le conseguenze. Ciò nonostante, Tyrion continuò a mostrarsi convinto.
“Mio padre…mio padre mi ha costretto a fare cose fin da quando ero bambino. Ha sempre avuto in mano la mia vita. Ma stavolta è diverso: non si tratta solo di me”. Si tratta anche di Sansa. Non avrebbe permesso a suo padre di traumatizzare anche lei; non più di quanto non avesse già fatto, almeno.
 
Detto questo, Tyrion bevve l’ultimo sorso di vino rimasto nella coppa e con passo deciso s’incamminò altrove.

 

 
Quando rientrò nelle stanze trovò il tavolo già apparecchiato per la cena, composta da stufato di carne e qualche verdura, dunque si sedette e si servì immediatamente: le giornate ricche di impegni come quella gli mettevano appetito. Sua moglie, d’altra parte, continuava a mangiare poco, troppo poco, ma Tyrion pensò che non fosse ancora il momento di spronarla a far questa o quell’altra cosa. Meglio restare un po' in disparte, per lasciarle il tempo di abituarsi alla vita da coniuge.
 
Parlarono poco per tutta la durata della cena, limitandosi a domandarsi reciprocamente come avessero trascorso il pomeriggio o cosa avrebbero fatto il giorno seguente, il tutto condito dalla solita, inamovibile patina di cortesia e formalità che a Tyrion piaceva poco, ma che non si azzardava a contestare: sapeva che Sansa era più a suo agio a parlare in quella maniera.
 
Dopo la cena stava quindi per andare a dormire, di nuovo sullo scranno su cui aveva dormito la notte prima: non era poi così male, a lui serviva poco spazio e lì, lontano dalla sua moglie ragazzina, poteva abbandonarsi al sonno o ai pensieri senza il ‘pericolo’ di infastidirla. Stava sbottonandosi il farsetto quando Sansa ruppe nuovamente il silenzio che aleggiava tra di loro.
“Perché?”.
Tyrion all’inizio non capì: “cosa intendi, Sansa?”.
“Perché ieri sera hai deciso di non fare nulla?”.
Il Folletto la fissò per un lungo momento. Non si aspettava di ricevere quella domanda: pensava che sarebbe semplicemente andata avanti nella vita quotidiana, cercando a poco a poco di eliminare ogni ricordo di quegli imbarazzanti istanti. Almeno aveva avuto il coraggio di affrontare subito l’argomento.
“Non fraintendermi Sansa, sei una ragazza splendida…anzi, direi che ora sei a tutti gli effetti una donna ma…ricordi la mia promessa? Non ti farò mai del male. Ebbene, intendo tenervi fede, e ieri sera ho capito che consumare il matrimonio sarebbe stato un po' come farti male, dal momento che non eri pronta”.
 
Per la prima volta, credette di cogliere negli occhi cristallini di Sansa una sorta di empatia. Forse stava cominciando a capire tante cose.
 
“E tuo padre? Cosa penserà?”.
Di nuovo quella domanda. Tyrion ripensò inevitabilmente alla discussione avuta qualche ora prima con Bronn. E fornì a Sansa la stessa risposta.
“Mio padre ha già rovinato la mia, di vita”, disse con un sorriso amaro. “Non permetterò che rovini anche la tua. Buonanotte, Sansa”.
Tyrion era stanco e assonnato, così riprese a cambiarsi per la notte. Poi successe qualcosa che lo sorprese anche più della domanda che Sansa le aveva posto poco prima: sua moglie gli si avvicinò lentamente e riprese a parlare.
“Ieri sera ti addormentasti subito dopo, quindi non ebbi modo di dire nulla…ma ho apprezzato molto la tua comprensione e la tua onestà nei miei confronti. Grazie, mio lord”.
 
Tyrion rimase per un po' a contemplare il suo sguardo, cercando di decifrarlo. Poi le rispose con un piccolo cenno del capo e si coricò, non prima di far uscire dalle labbra, ammorbidite in un sorriso stavolta sincero, un ultimo commento su quanto Sansa gli aveva appena detto:
“Tyrion, Sansa. Mi chiamo Tyrion”.
Se siete arrivati fino a questo punto, vi prego di continuare a leggere ancora qualche riga:
1 ) Avevo in mente già da qualche tempo di iniziare a scrivere una storia su Tyrion e Sansa, l’unica coppia (se così la si può definire) di Game of Thrones con la quale abbia mai empatizzato. Non so quando arriverà il prossimo capitolo, ho già immaginato per sommi capi come far evolvere la vicenda, ma ovviamente non c’è ancora nulla di definito o di definitivo, quindi vediamo ;)
2 ) È un primo capitolo molto lungo, ma devo dire che volevo che fosse esattamente così. Nei prossimi cercherò magari di regolarmi meglio con la lunghezza.
3 ) Ho scelto di scrivere tutto dal punto di vista di Tyrion, ma nei prossimi capitoli cercherò di assumere anche quello di Sansa. La stessa Sansa è stata poco caratterizzata in questo capitolo ma vorrei preparare per lei un’evoluzione adeguata a quello che è il suo personaggio. Spero di riuscirci.
4 ) Ovviamente, nella scheda della FF cito solo Tyrion e Sansa perché sono i protagonisti, ma appariranno tanti altri personaggi ;)
5 ) Sono relativamente ‘nuovo’ su questo sito, per ora ho scritto poco (anzi pochissimo) e devo senz’altro migliorare il mio stile, ma per ora spero di non risultare troppo pessimo…
6 ) Titolo e introduzione della storia non sono il massimo, me ne rendo conto, ma ero un po' a corto di idee…
Credo che sia tutto, se vi va fatemi sapere con una recensione cosa ne pensate, lo apprezzerei molto. A presto!
   
 
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