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Autore: lady lina 77    11/07/2019    1 recensioni
Una nuova fanfiction, una AU (che sarà molto lunga), che parte dal tradimento di Ross della S2. Cosa sarebbe successo se Elizabeth si fosse accorta prima di sposare George, della gravidanza del piccolo Valentine? Cosa sarebbe successo se avesse obbligato Ross a prendersi le sue responsabilità?
Una storia dove Ross dovrà dolorosamente fare i conti con le conseguenze dei propri errori e con la necessità di dover prendere decisioni difficili e dolorose che porteranno una Demelza (già incinta di Clowance) e il piccolo Jeremy lontano...
Una storia che, partendo dalla S2, abbraccerà persone e luoghi presenti nelle S3 e 4, pur in contesti e in modalità differenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Nuovo personaggio, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quanto meno la teoria enunciata da Falmouth con tanta enfasi, era stata smentita: no, nemmeno per un inglese gli animali uscivano con pioggia e freddo, felici e contenti di farsi uccidere in una battuta di caccia!

Dopo quattro ore, bagnati come pulcini e con le pive nel sacco, Ross, Dwight e Falmouth tornarono alla tenda dove Demelza, Prudie e i bambini li aspettavano. Bottino: ZERO!!!

Appena arrivarono in prossimità della loro meta però, con la pioggia che tornava ad essere battente, Ross si accorse subito che qualcosa non andava. Prudie si aggirava attorno alla tenda con aria preoccupata, i gemelli e Valentine avevano un'espressione terrea e Demelza pareva disperata.

Appena lo vide, la donna gli corse incontro. "Ross, Ross!" - urlò, rifugiandosi nel suo abbraccio. "I bambini sono scomparsi!".

Falmouth spalancò gli occhi, Dwight si guardò attorno senza capire e Ross la prese per le spalle, cercando di farla calmare e capirci di più. "Cosa?". Si guardò attorno, Valentine e i gemellini erano lì e quindi... "Jeremy? E Clowance? Che è successo?" - chiese, con urgenza.

Anche Falmouth entrò in allarme. "Demelza?".

La donna cercò di riprendere fiato. I suoi capelli erano bagnati e spettinati, gli occhi avevano cerchi scuri sotto ad essi e sembrava terrorizzata. "Sono usciti qualche ora fa, quando la pioggia era calata. Erano stanchi di stare chiusi in tenda e hanno chiesto il permesso di fare un giro qua attorno per cercare funghi. Non mi sembrava pericoloso ed erano annoiati, così gli ho raccomandato di non allontanarsi e gli ho dato il permesso. Ma non si sono più visti da allora! Sembrano spariti nel nulla e magari sono caduti nel lago, magari si sono feriti da qualche parte, magari qualcuno...".

Stava andando in panico e Ross odiava vederla così, soprattutto in un momento dove le crisi isteriche non sarebbero state di alcun aiuto. Cercò di rimanere lucido e di non farsi prendere dal terrore, la scosse, tentò di calmarla e di ottenere la sua attenzione e poi parlò. "In che direzione sono andati?".

"Non lo so".

Falmouth, rosso in viso, intervenne. "Come hai potuto farli uscire? Non conoscono questi luoghi e...".

Dwight lo bloccò, incolpare Demelza non era davvero il caso. "I bambini non avrebbero dovuto venire quì, non è luogo adatto a loro! E mi pare che siano abbastanza grandi e già abituati ad uscire da soli a Londra!".

Grato per quanto detto, Ross lo guardò con stima. Dwight aveva fatto molto per la sua famiglia e a lungo aveva vegliato su tutti loro mentre lui era lontano ed era felice che continuasse a farlo. Era un vero amico e averlo ritrovato era per lui motivo di gioia e conforto. "Già! Demelza, sta tranquilla, li ritroveremo" – le sussurrò, accarezzandole il viso. Se c'era una madre amorevole ed attenta, quella era Demelza! E nessuno doveva osare dirle alcunché su come si prendeva cura dei suoi figli. "Litigare fra noi non serve! Cerchiamo i bambini, piuttosto! Non possono essersi allontanati molto".

Falmouth, spaventato, tentò ancora di argomentare. "I bambini escono da soli a Londra, al parco dietro casa! Ma quì...".

Con gli occhi rossi, a quelle parole Demelza si rifugiò nell'abbraccio di Ross. "Perdonami...".

La strinse a se, baciandola sulla nuca. Voleva che capisse che MAI le avrebbe dato la colpa di quello, non ne aveva il diritto e ai suoi occhi Demelza era la più meritevole fra le madri. "Tranquilla, andrà tutto bene".

I bambini si avvicinarono per sentire cosa stessero dicendo, ma Falmouth ordinò loro di tornare nella tenda, con Prudie. "Dentro, non è il momento di bighellonare!".

Ross osservò i bimbi. I maschietti erano preoccupati e Daisy piangeva sommessamente, ancora. Sembrava la più spaventata di tutti mentre di solito, di carattere, avrebbe battuto il piedino a terra, dato degli stupidi ai fratelli e si sarebbe lanciata a cercarli. E se...?

La bimba lo fissò, si avvicinò a lui e si rannicchiò nel suo petto. "Il nostro segreto nuovo?" - mormorò.

Ross sospirò, accarezzandole i capelli biondi ormai zuppi di pioggia. "Non è il momento, ora" – le disse dolcemente.

Spazientito e terribilmente in ansia, Falmouth tentò di prendere la bambina. "Daisy, ai giochi ci pensiamo dopo! Lo hai capito o no che i tuoi fratelli sono spariti?".

Demelza tentò di andare in soccorso della figlia, sconvolta quanto lei e che di certo non necessitava di sgridate. "Daisy, vieni quì!".

Ma Ross la bloccò. Osservò gli occhioni della bimba e capì che quel loro nuovo segreto doveva essere svelato subito e che forse sarebbe stato la chiave per capire e risolvere la situazione. Daisy non piangeva mai e se in quel periodo lo faceva spesso, un motivo ci doveva essere! E quel cambiamento iniziato in concomitanza al cambiamento di Jeremy e alla sua richiesta di mance lo faceva decisamente propendere per ascoltare ciò che la piccola aveva da dire. "Lo dirai solo a me, Daisy?".

"Sì".

Demelza annuì, forse capendo che Daisy andava davvero ascoltata. E silenziosamente gli fece cenno di allontanarsi da solo con la bambina. La ammirò in quel momento perché si stava facendo da parte per il bene dei suoi figli, senza gelosia per quella fiducia che Daisy preferiva dare a lui piuttosto che a lei. In fondo senza tentennamenti e gelosie, stavano già agendo come una squadra come una volta. "Andiamo" – disse alla piccola, allontanandosi di alcuni passi.

Con Daisy in braccio, si avvicinò al lago. "Daisy, io credo che questo segreto che devi dirmi, sia il più importante di sempre".

Lei tacque, incerta.

E Ross proseguì. "Ti fidi di me?" - le chiese, dolcemente.

Lei annuì, scossa, spaventata, smarrita. Poi si appoggiò a lui, cingendogli il collo con le piccole braccia. "Se andiamo a casa in fretta, loro...".

"Loro? Jeremy e Clowance?" - la imbeccò. "Sai dove sono?".

"Vogliono andare a casa" – sussurrò lei, contro il suo collo.

Per un attimo Ross tirò un sospiro di sollievo. Se erano andati a casa perché annoiati, il tutto si sarebbe risolto con una grande ramanzina. "Quì, al nostro maniero?".

Daisy alzò il visino, seria e piuttosto arrabbiata. "No, non quì!" - sbottò, arrabbiata che non capisse al volo.

E Ross entrò in panico. Se per casa, lei non intendeva il maniero... "L... Londra?".

Daisy rimase zitta ma Ross a quel punto capì che doveva ottenere da lei qualsiasi informazione. "Daisy!" - le disse, in tono più brusco di quello che avrebbe voluto, facendo chiudere la bimba in se.

Si pentì subito. Era spaventato e preoccupato ma non poteva farlo pesare a lei che di certo si trovava in condizioni simili e da più tempo. "Daisy, scusa... Non voglio sgridarti o spaventarti ma vedi... Piove, fa freddo e se non corro a cercare i tuoi fratelli, finiranno col cacciarsi nei guai. Dove sono andati? Lo sai?".

Lei giocò con la sua camicia, pensierosa, quasi in lotta con se stessa. "Se te lo dico, divento cattiva? Non sono più una brava coi segreti?".

Ross le accarezzò le testa, Daisy aveva bisogno di sentirsi brava ed importante e forse era normale cercare di emergere in una famiglia tanto grande e competitiva e con così tanti bambini. "Daisy, certi segreti non possono rimanere tali, se diventano pericolosi. Certi segreti, se rivelati al momento giusto, ci fanno diventare solo molto coraggiosi ed eroici".

Lei sorrise, impercettibilmente. "Coraggiosa? Come i pirati delle tue spiagge?".

"Anche di più!".

"E se Jeremy e Clowance si arrabbiano?".

"Non lo faranno!" - tentò di tranquillizzarla – "Non lo faranno perché ti vogliono bene e sanno che fai ciò che fai, per loro".

Daisy a quel punto prese un profondo respiro, richiamò a se tutto il suo coraggio e alla fine parlò. "Vogliono andare da nonna, a Londra. Jeremy ha messo via tanti soldini e io l'ho scoperto e mi ha detto di tenere il suo segreto! Non mi piace come segreto però, non è un segreto bello come i nostri. Mi ha fatto venire mal di pancia e i sogni brutti".

L'ansia lo assalì. Era chiaro, i suoi figli avevano elaborato un piano per scappare e non ne sapeva ancora il motivo anche se immaginava di esserne una parte in causa, ma in quel momento tentò solo di tranquillizzare la piccola Daisy. Tanta, troppa ansia avevano portato le sue piccole spalle per lunghe giornate interminabili ed ora comprendeva i suoi silenzi, i suoi pianti, il suo cambiamento. Era una bimba troppo piccola per un dolore tanto grande come quello di perdere i suoi fratelli maggiori che, senza padre, erano il suo punto di riferimento da sempre e per quanto in gamba, era normale che fosse entrata in crisi. Sospirò, convincendosi che in fondo non potevano essere andati troppo lontano e che se si metteva d'impegno, li avrebbe raggiunti in breve tempo. "Sai perché sono andati via? Sono scappati?".

"Sì, loro hanno paura di te!".

La voce disarmante di Daisy e quella frase ancor più disarmante e dolorosa, lo ferirono. Anche se in fondo dentro di se, se lo aspettava... "Di me?".

Daisy annuì. "Dicono che li vuoi portare via dalla nonna e dagli zii. E da me e Demian e dalla nostra casa... E che farai piangere ancora la mamma. Davvero li vuoi portare via? Io gli ho detto che sbagliavano ma son voluti scappare lo stesso!".

Era doloroso sentire quanto lo temessero Jeremy e Clowance, quanto avessero paura di soffrire ancora a causa sua e quanto volessero proteggere la loro mamma. Faceva male constatare quanto male pensassero di lui, che lo vedessero come un mostro che voleva distruggere il loro mondo e portarli via dai loro affetti e capì... Che la chiave per diventare migliore e tranquillizzarli, era accettare la loro vita e il loro passato con Hugh. Non sostituirsi ma continuare il percorso che loro avevano fatto con lui, quel percorso iniziato a Londra tanti anni prima che aveva creato una nuova famiglia e nuove vite. Era lui che doveva entrare in punta di piedi, ora lo sapeva. Ross fece per rispondere a Daisy per tranquillizzarla, ma si bloccò. Demelza, a piccoli passi, si era avvicinata loro ed ora li guardava con espressione terrorizzata. "Ross..." - mormorò, con voce spezzata. Il suo viso era una maschera di dolore e senso di colpa e in quel momento doveva sentirsi piccola e spersa quanto Daisy. E lui. Santo cielo, erano stati di nuovo felici loro due e avevano pensato che col tempo, lo sarebbero stati anche i bambini. Ma non erano stati capaci di affrontare le loro paure e ora ne avrebbero pagato le conseguenze.

Daisy si voltò, osservandola. "Mamma...".

Ross la portò da lei. "Io non porterò mai nessuno via. E nessuno lascerà nessuno" – sussurrò, dando la piccola a Demelza.

Daisy sorrise, aggrappandosi a sua madre. "Io lo so, ma loro non mi volevano credere".

Ross le sorrise, nonostante il suo cuore fosse in tumulto e il senso di colpa per il male fatto ai suoi figli e il loro volerlo adesso lontano, tornava a colpirlo violentemente. Santo cielo, come aveva potuto arrivare a quel punto? Sentì nella tasca il peso improvvisamente insopportabile di quel cavallino che si portava dietro da quasi otto anni, simbolo di tante promesse infrante e di tanto tempo sprecato e pensò a quel suo bimbo che un tempo lo adorava e che ora rimpiangeva un altro padre, a quella sua bimba bella ed aristocratica che adorava una lupa albina e capì che doveva lottare, ora! Che li rivoleva perché li amava e che non c'era più tempo da perdere. Ne aveva perso troppo, di tempo! Quando Jeremy era nato, lui aveva avuto paura di amarlo e nonostante questo, suo figlio lo aveva adorato e gli era sempre corso incontro ogni sera, al suo ritorno a Nampara. Ma non sempre lo aveva accolto fra le sue braccia, c'era altro nella sua mente allora e amare un figlio per poi perderlo come Julia, aveva in un certo senso reso Jeremy invisibile ai suoi occhi. E Clowance? Era mai stata nei suoi pensieri quando Demelza era incinta? La risposta a quella domanda era molto dolorosa perché a quei tempi la sua mente era votata unicamente ad Elizabeth e a quella vita utopistica ed imperfetta che non aveva potuto avere con lei. Aveva dovuto perderli i suoi figli, per capire quanto avesse bisogno di loro, di amarli e di essere riamato, aveva dovuto perdere TUTTO per capire la sua idiozia e ritrovare se stesso. Li amava e fin'ora non era stato davvero capace di dimostrargli quanto.

"Andrà tutto bene, sta tranquilla". Sfiorò il volto di Demelza, la baciò sulle labbra incurante che tutti lo vedessero. La amava e dimostrarlo al mondo era l'unica cosa che voleva! Amava tutti loro, i suoi figli, i gemellini, quella strana e grande famiglia allargata. Non avrebbe mai potuto far a meno di nessuno di loro! "Sta tranquilla amore mio, non sono andati lontano!".

Daisy lo fissò, come riponendo ogni speranza in lui. "Sono andati sulla montagna... Jeremy aveva un disegno con la strada da fare. E mi piace come chiami la mamma! Amore mio, è bello!".

Ross le sorrise, era la sua alleata più preziosa. Santo cielo, senza saperlo Daisy gli stava indicando la strada... Si chinò, baciandola sulla testolina ed abbracciando entrambe. "Sono in debito con te, Daisy. Lo sarò per tutta la vita per quello che mi hai detto oggi! Pensa a come posso sdebitarmi".

Lei lo fissò seria. "Sta con me tutta la vita, allora!" - disse, con una semplicità disarmante.

Ross annuì. Non avrebbe MAI infranto quella promessa, non ne avrebbe mai infranta più nessuna. "Va bene, lo farò".

Falmouth, Dwight, Valentine e Demian si avvicinarono. "E allora?" - chiese il lord.

Ross si avvicinò a Valentine, spaventato e silenzioso accanto a Dwight che lo teneva per mano. "Credo siano qua attorno, su queste montagne. Stanno cercando di tornare a Londra, ci sono un pò di cose che li preoccupano e li hanno fatti scappare e sta a me sistemare le cose".

"Scappare? Ma come hanno potuto???" - sbottò Falmouth.

"ROSS!".

La voce di Demelza, terrorizzata, gli fece ignorare l'esclamazione di Falmouth e gli fece comprendere che doveva metterla al sicuro e agire quanto prima. La pioggia si era fatta battente, tutti erano bagnati come pulcini e cercarli insieme, con tre bambini piccoli, avrebbe solo rallentato il tutto. "Sta tranquilla, al massimo si buscheranno un brutto raffreddore e avranno un pessimo ricordo di questa giornata. Vado a cercarli, voi tornate al maniero all'asciutto e aspettatemi lì. Andrà tutto bene". Guardò poi Dwight, l'amico di cui si fidava più di tutti, come un fratello. "Portali a casa, Dwight. Io vi raggiungerò appena possibile. Prendo un cavallo di quelli della carrozza e appena li recupero, sarò da voi".

Dwight annuì, capendo che non poteva controbattere. "Ok".

Demelza fece per protestare ma la voce di Valentine soffocò la sua. "Papà, non andare! Ho paura, non conosco questo posto e non voglio stare da solo! E se ti perdi e non torni?" - chiese, spaventato.

Ross gli sorrise, accarezzandogli la testolina. Nemmeno con lui era stato un buon padre e a lungo aveva ignorato il suo silenzioso grido di ricerca di amore ed attenzioni. Era un bambino delicato, fragile, sensibile e solitario e solo con l'arrivo a Londra era rifiorito, insieme a lui. Amava Valentine e anche se il processo per arrivare a questo era stato lungo e tortuoso per tanti motivi, anche se per molto aveva ingiustamente raffrontato la sua nascita ai peggiori disastri della vita di molti, voleva che capisse che per lui era importante e fondamentale. Non glielo aveva mai detto... Si tolse il tricorno mettendoglielo in testa e il cappello, troppo grande per il bambino, gli scivolò sugli occhi facendolo ridere. "Papà!".

Ross glielo sistemò meglio. "E' il cappello del comando! Per bambini speciali a cui chiedere di fare cose speciali". Osservò i gemellini, Daisy in braccio a Demelza e Demian rannicchiato alla gamba di suo zio e decise che anche quella triste situazione poteva diventare per tutti un piccolo mattoncino per le fondamenta della famiglia che sarebbe stata dove ognuno si sarebbe ritagliato un suo ruolo e nessuno sarebbe stato più escluso. "Valentine, Jeremy e Clowance ora non sono quì e sai, loro son sempre stati bravi fratelli maggiori e si sono sempre presi cura dei gemellini e della loro mamma. Posso chiedere a te di fare altrettanto, mentre sono via? E' una cosa speciale e posso solo chiederla a qualcuno di speciale di cui mi fido".

Valentine tremò dall'emozione, spalancando i suoi grandi occhi neri. Non aveva mai avuto responsabilità in vita sua e sapeva quanto suo padre tenesse a Demelza e ai piccoli Boscawen. E se li aveva affidati a lui... Arrossì, deglutendo. "Sì, certo" – disse, con voce spezzata, mettendosi serio e sull'attenti come se fosse un soldatino.

"Bravo bambino, sono fiero di te". Ross gli sorrise, tornando a guardare poi Demelza. Le accarezzò il viso, le sorrise e poi la strinse a se con Daisy. "Tranquilla, torno presto! Con loro!".

Lei nascose il viso contro il suo petto. "E' colpa mia?".

La strinse ancora più forte. "No, tutto questo non è MAI stato colpa tua. Ma mia! E devo riparare agli errori fatti".

Falmouth annuì. "Esatto! Siete padre e volete o no guadagnarvi questo diritto agli occhi del mondo?".

Ross alzò le spalle. "Non agli occhi del mondo, mi basta esserlo agli occhi dei miei figli!".

"E allora andate! Vi aspetteremo al maniero" – rispose Falmouth, prendendo Demelza sotto braccio.

Dwight gli diede una pacca sulla spalla. "Li porto al sicuro e poi vengo a darti una mano! Quattro occhi sono meglio di due!".

"D'accordo!" - rispose Ross, prima di andare a prendere uno dei cavalli.

"Buona fortuna, signore" – sussurrò Prudie, rimasta in disparte con espressione terrea. "Riportateli a casa... Riportateci a casa... Tutti!".

Casa... C'era molto più di una semplice parola, in quell'espressione. Molto più di quello che Prudie, lui o Demelza potessero dire ad alta voce, molto più di quello che Lord Falmouth potesse capire, c'era il futuro di tutti loro in gioco, in quelle semplici quattro lettere. Casa... Sì, li avrebbe riportati tutti a casa.

Baciò nuovamente Demelza, le accarezzò i capelli e poi partì, lasciando che loro tornassero al maniero, al sicuro.


...


Il cuore di Demelza era spezzato, in tumulto e pieno di terrore e preoccupazioni. Santo cielo, come aveva potuto non accorgersi del piano di Jeremy e Clowance? Come aveva potuto essere tanto egoista da pensare solo alla sua felicità a discapito dei suoi bambini? Come aveva potuto??? Se n'era accorta Daisy di quanto stava succedendo e non lei! Dannazione, dannazione!!! Si sentiva orribile come quando, tanti anni prima, aveva scoperto di non essere stata accanto a Julia nei suoi ultimi istanti di vita.

Ripensò a sua madre, alla sua breve vita piena di dolore e miseria, che sempre aveva avuto un pensiero per tutti i suoi figli. A lei mai era sfuggito qualcosa! Ed era povera, senza istruzione, sempre senza soldi e cibo, con un marito orribile, eppure... Eppure si era presa cura di lei e dei suoi fratelli con amore! E invece la grande ed ammirata Lady Boscawen, coi suoi gioielli, il suo denaro, i suoi bei vestiti e i suoi tanti servitori? Come aveva potuto non comprendere il disagio di due dei suoi figli, quelli che aveva giurato di proteggere da tutto e tutti in un giorno nevoso di tanti anni prima, quando col cuore a pezzi aveva lasciato la Cornovaglia?

Appena furono in casa all'asciutto, nell'atrio, decise che non poteva restare con le mani in mano mentre Ross faceva tutto. Lui era stato dolce, l'aveva rassicurata e non giudicata, si era preso tutta la responsabilità per quanto successo ma non era giusto! Entrambi avevano sbagliato e lei sarebbe impazzita a star lì, ferma e in attesa, mentre i suoi figli correvano rischi e pericoli in terra straniera, sotto la pioggia battente e col cuore a pezzi e pieno di paure.

Si inginocchiò davanti ai gemelli e Valentine, accarezzando i capelli di tutti e tre. "Valentine, farai ciò che ti ha chiesto il papà?".

Lui annuì. "Sì, farò il fratello maggiore al posto di Jeremy e Clowance! Sarò bravo, curerò bene tutti!".

"Bene, e allora mi fido di te! Sarò tranquilla nel sapere i gemelli nelle tue mani, mentre sarò via".

Demian le si aggrappò alla gonna e Falmouth e Dwight entrarono in allarme. "Mamma, dove vai anche tu?".

"Demelza!!!" - tuonò Falmouth, per nulla d'accordo sul fatto che lei uscisse.

Lei guardò Dwight che la conosceva da anni e sapeva benissimo che non se ne sarebbe stata buona buona come un uccellino in gabbia, senza far niente. Dwight la conosceva! Non Lady Boscawen ma la fiera figlia di un minatore che era stata e che ancora era! "Vengo con te, facciamo sellare due cavalli!".

"No!" - ordinò Falmouth. "Piove e una signora...".

"Sono una madre soprattutto, non una signora! E i miei figli sono la fuori, chissà dove, bisognosi di me!" - rispose, a tono. Spesso lei e Falmouth si erano scontrati su questioni riguardanti i bambini e a volte l'aveva avuta vinta lui, a volte lei. Ma stavolta non avrebbe ceduto! Era vero, era pericoloso ed era anche incinta. Amava la piccolina che aspettava tanto quanto ogni suo figlio, la gravidanza non dava problemi e tutto si sarebbe risolto entro sera. Non avrebbe lasciato da soli i bambini, così come non avrebbe lasciato solo Ross in quella ricerca disperata.

Dwight annuì. "Lord Falmouth, farle cambiare idea è impossibile. E' una madre, soprattutto questo! Lasciatela fare, mi prenderò io cura di lei".

Prudie sospirò. "Se la signora si mette in testa qualcosa e c'è in gioco la vita dei suoi figli, sfiderebbe il diavolo in persona! Giuda, lasciatela andare!".

Demelza sorrise ad entrambi, Dwight e Prudie la conoscevano davvero come le loro tasche e ogni loro parola e gesto verso di lei la riportava alla Cornovaglia, a ciò che era stata e che ancora era. "Grazie". Guardò i gemellini, li strinse a se e li baciò. "Fate i bravi, sia con Prudie che con lo zio e Valentine. Io tornerò presto. E tu..." - sussurrò, rivolta a Daisy – "Basta piangere! Ora ci pensano i grandi a risolvere tutto! Puoi tornare ad essere un'orsetta dispettosa!".

Daisy, nonostante la preoccupazione, sorrise. "Sì... Amore mio" – rispose scherzosa, imitando la voce di Ross.

Anche Demelza rise, nonostante tutto. Santo cielo, per fortuna sembrava stare meglio ed avere abbastanza fiducia in tutti loro per tornare ad essere birichina ed irriverente.

Si avvicinò a Dwight e improvvisamente, le venne in mente qualcosa... qualcuno... che avrebbero potuto aiutarla. Perché aveva permesso a Jeremy e Clowance di adottare Fox e Queen? Perché grazie a Garrick conosceva l'amore e la fedeltà di un cane, ovvio! Perché voleva che avessero due amici fidati che mai li avrebbero traditi! Perché voleva che li proteggessero! E chi meglio di un cane, sa fiutare la traccia del suo padrone disperso? "Dwight!".

"Sì!".

"Fox e Queen! Portiamoli con noi!".

Dwight spalancò gli occhi, incredulo di non averci pensato prima! "Giusto! I cani sono l'arma migliore che una persona ha a disposizione, quando si è in cerca di qualcuno!".

Demelza si rivolse a Prudie. "Portali quì!".

La serva annuì, correndo via con insolita solerzia. E quando tornò col piccolo Fox e la fiera Queen, Demelza li abbracciò, accarezzando il loro morbido pelo. "I vostri padroni si sono persi, ci aiutate a ritrovarli?".

Fox saltellò, Queen le poggiò il viso contro la guancia, con la sua classica espressione grave e seria. E Demelza capì che come Garrick si era preso sempre cura di lei, anche loro avrebbero fatto altrettanto per Jeremy e Clowance. Erano i suoi migliori alleati! "Andiamo!" - disse infine, risoluta.

E con i cani e Dwight, uscì sfidando la pioggia, il freddo e il clima ostile della Cornovaglia.

Tutti sarebbero tornati a casa, TUTTI!

  
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