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Autore: Calia_Venustas    12/07/2019    2 recensioni
[IN PAUSA FINO AL PROSSIMO AGGIONAMENTO DI KHUX]
C'è qualcosa che il Maestro dei Maestri non può confessare a nessuno, nemmeno a Luxu. Qualcosa che se i suoi apprendisti dovessero scoprire metterebbe a repentaglio tutto quello in cui credono. Il Maestro sa di essere nel torto, ma sa anche di essere troppo orgoglioso per ammetterlo.
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Una storia sull'origine del Maestro dei Maestri e dei Veggenti sin dall'inizio del loro apprendistato fino all'epilogo di KH3. A partire dal capitolo 18 scorre in parallelo una seconda trama che ha per protagonisti Soggetto X e Luxu, ora nei panni di Xigbar, alle prese con i retroscena degli eventi successivi a Birth By Sleep.
[Coppie: Luxu/Ava, Luxu/Maestro dei Maestri, Invi/Ira, Ava/Gula, Soggetto X/Isa, Lauriam/Elrena]
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Vanitas, Ventus, Xigbar
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Furry, Spoiler! | Contesto: Altro contesto, Più contesti
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There is a principle of nature,
that most every creature knows.
It's called survival of the fittest,
and this is how it goes:
The animal that wins has got to
claw and bite and kick and punch.
And the animal that doesn't,
winds up someone else's lunch.
[Biggering - The Lorax]


Una voragine si spalancò improvvisamente nella parete abbagliante del corridoio di luce. Non era l’uscita, ma uno squarcio inaspettato che sbalzò Luxu fuori dal flusso ininterrotto di stelle cadenti e scintille.

Il cielo azzurro riempì la sua visuale e con esso arrivò la consapevolezza di essere di nuovo alla mercé della forza di gravità.

Il vento lo fece rovesciare a mezz’aria, la lunga stola della sua veste da apprendista che schioccava sulle sue spalle come una bandiera mentre precipitava verso il basso a velocità vertiginosa. Sotto di lui, una distesa di alberi, grattacieli dalla forme bizzarre e strade trafficate s’estendeva a perdita d’occhio.

In preda al panico, Luxu si sforzò di richiamare il proprio potere magico per rallentare la caduta e fortunatamente le scintille viola non tardarono a manifestarsi tutt’intorno a lui, dangogli uno strattone verso l’alto come se qualcuno l’avesse bruscamente afferrato per la collottola.

L’incantesimo non fu potente abbastanza da tenerlo sospeso, ma se non altro aveva rallentato il suo precipitare ad un ritmo che lo faceva sentire abbastanza sicuro di poter raggiungere il suolo senza sfracellarsi. O almeno lo sperava.

Le fronde degli alberi si erano fatte pericolosamente vicine.

“Luxu!”

Con la coda dell’occhio, l’apprendista scorse la sagoma gialla di Hafet cadere dall’alto proprio come lui, ma prima che potesse rispondere al compagno o tentare di afferrare la sua mano tesa, attraversò con ben poca grazia il primo strato della volta arborea.

Proteggendosi istintivamente il volto con le mani dal violento schiaffo delle foglie, Luxu ruzzolò giù da un ramo all’altro continuando la sua rovinosa caduta, ormai ricoperto di contusioni e graffi. Strinse gli occhi, anticipando l’imminente e doloroso impatto col terreno… ma invece, a raggiungerlo fu l’ennesima serie di frasche dai rami acuminati. Quando finalmente le percosse cessarono, consentendogli di riaprire gli occhi, quel che vide fu tutto fuorché rassicurante.

Anziché ritrovarsi a poche decine di metri dal suolo, sotto di lui s’apriva un baratro ancora più profondo, fatto di cascate vertiginose e ponti di liana sospesi nel vuoto. Sforzandosi di mantenere i nervi saldi e di ricacciare indietro il conato di vomito che sentiva salirgli in gola, lanciò nuovamente l’incantesimo anti-gravità e stavolta rimase finalmente fermo a fluttuare in aria, il cuore che gli batteva all’impazzata nel petto.

Prima ancora che potesse trarre un sospiro di sollievo, Hafet gli cadde addosso, spezzando la sua concentrazione e scaraventandoli entrambi nella voragine d’acqua e liane.

Stavolta però, l’apprendista più anziano prese in mano la situazione e prima che i due sparissero nella nube generata dallo scrosciare delle cascate mastodontiche, li avvolse entrambi in una sfera Reflect.

L’impatto col suolo fu meno doloroso di quanto Luxu s’aspettasse, ma l’improvviso gelo che lo investì da ogni parte quando la barriera magica si dissolse e l’acqua gelida si richiuse tutt’intorno a lui fu tale da fargli quasi perdere i sensi.

Boccheggiando, il ragazzo si trascinò fino all’orlo della pozza in cui era precipitato, faticando non poco ad issarsi fuori dall’acqua gelida.

“Luxu, stai bene?!”

Lui tossì, così attanagliato dal freddo da riuscire a stento a parlare “Com’è che ogni volta che sono con te finisco sempre quasi-” Luxu si ammutolì di colpo, non appena ebbe messo a fuoco Hafet. “...ammazzato..?” concluse infine, incapace di staccare gli occhi dalla pelliccia maculata che ricopriva ogni parte esposta del corpo del compagno.

Hafet lo fissava altrettanto sbigottito, immerso per metà nel cumulo di neve che aveva attutito la sua caduta, ma si riprese in fretta dallo stupore e, liberatosi con un calcio, barcollò fino a lui, insicuro sulle nuove zampe felpate, tendendogli una mano per aiutarlo ad uscire completamente dall’acqua.

O meglio, tendendogli una zampa che Luxu afferrò con quello che molto generosamente si poteva definire il goffo tentativo dell’evoluzione di rendere prensile uno zoccolo.

“Sei… un leopardo.” osservò Luxu con un certo sollievo, come se il fatto di trovarsi di fronte quel che sembrava a tutti gli effetti un soffice animale di peluche fosse esattamente quello di cui aveva bisogno dopo una caduta del genere. “E non un leopardo qualsiasi, un leopardo delle nevi. Doppiamente fico.” si complimentò, nonostante stesse battendo i denti per il freddo.

Hafet sorrise, scoprendo le gengive nere e i denti da carnivoro del suo nuovo muso da felino “Neanche tu sei malaccio.” rispose, afferrando l’amico per le spalle e mormorando una formula magica che combinando sapientemente Aero e Fire asciugò i suoi abiti fradici in un lampo. “Belle corna.”

Luxu le tastò cautamente con le strane appendici ossee che si ritrovava al posto delle dita, seguendone la curvatura decisa. “Che animale sarei, esattamente?”

Hafet si lasciò cadere seduto sulla neve, passando in rassegna ogni dettaglio del suo nuovo corpo con interesse scientifico. Schiacciò il polpastrello sul palmo della mano, meravigliandosi alla vista degli artigli retrattili. “Non sono sicuro. Uno stambecco? Una capra?”

“Poteva andarmi peggio, suppongo.” bofonchiò Luxu, voltandosi per gettare uno sguardo alla corta coda nera che sbucava da un’apposita feritoia nella sua tunica ocra, esattamente come faceva quella lunga e maculata di Hafet.

Quest’ultimo si rimise in piedi, ancora insicuro sulle gambe. “Dove pensi che siamo finiti?” domandò, guardandosi intorno.

In quella settimana di tempo che avevano avuto per prepararsi al viaggio, Luxu aveva memorizzato i nomi dei quartieri ed ecosistemi artificialmente ricreati all’interno dei confini di Zootopia, perciò si sentì di poter rispondere con una certa sicurezza “Credo che siamo precipitati giù dal distretto della foresta pluviale fino a Tundratown. Il clima non lascia molto spazio all’interpretazione.”

Hafet annuì, aguzzando la vista dei suoi nuovi occhi dalla pupilla verticale nella speranza di scorgere qualcosa in mezzo a quella distesa di ghiacci, ma il pulviscolo delle cascate che si lanciavano giù dal quartiere sub-tropicale si condensava al contatto con l’aria fredda formando un impenetrabile coltre di nevischio.

“Spero che Mava e il Maestro stiano bene. Li ho persi di vista quando la barriera si è rotta. Sono stato fortunato a riuscire ad afferrarti, altrimenti ci saremmo separati anche noi.” disse, tornando a voltarsi verso Luxu che nonostante gli abiti asciutti era ancora tutto intirizzito. “Faremo meglio a muoverci, a mia differenza non mi sembri equipaggiato per queste temperature. E poi, dobbiamo trovare gli altri.”

Luxu si calò il cappuccio sugli occhi e incassò la testa nelle spalle, imbacuccandosi più che poteva nella mantella. “E se non fossero arrivati in questo mondo?” chiese, inquieto.

“Improbabile. Non so esattamente cosa sia successo mentre viaggiavamo ma eravamo comunque all’interno del corridoio di luce, no? Quei cosi, almeno in teoria, sono strade a senso unico. Penso che siamo semplicemente sbucati in punti diversi rispetto a quello prestabilito, come se fossimo saltati giù da un treno in corsa prima di entrare in stazione.”

“Ha senso, speriamo tu abbia ragione.” annuì Luxu facendo qualche cauto passo in avanti sul ghiaccio che offriva ben poca presa alla suola liscia dei suoi zoccoli. “Da che parte andiamo?”

°°°

Mava impiegò circa 20 minuti per raggiungere il centro città. Fortunatamente, il guidatore dell’autobus per Ficus Groove, un enorme toro dall’aria piuttosto inquietante, si dimostrò ben più cortese e paziente con lei di quanto avessero fatto le due gazzelle e le spiegò chiaramente come raggiungere Downtown Zootopia.

Pagò il biglietto con le monete incantate dal Maestro che si convertivano automaticamente nella valuta del Mondo visitato e prese posto sul sedile accanto al finestrino. Altri passeggeri s’affrettarono a sedersi e ben presto Mava si trovò circondata dalla folla più variegata e variopinta che avesse mai visto.

Leoni e giaguari in giacca e cravatta discutevano animatamente di tassi d’interesse e politica, una mamma coniglio accompagnava a scuola almeno una decina di coniglietti sovraeccitati e un gruppo di orsi e panda seguiva con estremo interesse la telecronaca di una partita di rugby che uno di loro stava trasmettendo sul proprio cellulare di ultima generazione.

Il contrasto delle forme animalesche degli abitanti con la città moderna e vibrante che li circondava era a dir poco inusuale, ma al tempo stesso affascinante.

Quando un’anziana signora pecora dalla lana ormai ingrigita dagli anni salì a bordo alla fermata successiva, Mava s’affrettò ad alzarsi per cederle il posto e la vecchina le rivolse un sorriso di gratitudine “Grazie cara.” belò con voce tremula “E’ bello vedere così tanti giovani Predatori per bene, al giorno d’oggi. Mica come ai miei tempi...”

Mava piegò un orecchio con aria confusa, ma accettò comunque il complimento, sempre che di uno si trattasse.

“Volpettina, la tua fermata è questa!” la chiamò a gran voce l’autista “Da qui vai tutto a dritto giù per Spotted Street e poi giri a destra al crocevia. Da lì troverai le indicazioni per il municipio.”

“Molte grazie, signore!” lo salutò lei scendendo con un balzo ed avviandosi nella direzione che le era stata appena indicata. Alti grattacieli lucidi come specchi costeggiavano lo stradone trafficato che stava percorrendo e ovunque, appese ai lampioni e sui balconi degli edifici più bassi, stavano dozzine e dozzine di fiori, ciuffi d’edera e piante rigogliose. Proprio come aveva letto nei libri, Zootopia era davvero il culmine dell’armonia tra natura e tecnologia sottoforma di città. A suo modestissimo parere, superava persino i risultati ottenuti a Giardino Radioso.

Lì a Zootopia, ogni cosa era pensata per accomodare i bisogni di creature di varia stazza ed esigenze. Gli autobus avevano scompartimenti con tetti più alti per poter ospitare i lunghi colli delle giraffe, c'erano corridoi in miniatura per topolini e gerbilli, le automobili erano grandi abbastanza da ospitare un’intera famiglia di elefanti e persino aree apposite climatizzate per offrire refrigerio agli animali polari e zone riscaldate ed umide per quelli tropicali.

Il fatto che tutti quegli esseri così differenti coesistessero in uno stesso posto era a dir poco pazzesco. Certo, il reame della Luce era ancor più vasto ed ancor più variegato, agli umani di Auropoli (da cui discendevano anche quelli di Giardino Radioso e Shibuya) si affiancavano altri esseri umani di etnie molto diverse, come gli abitanti delle regioni desertiche di Agrabah e gli onorevoli guerrieri della Terra dei Dragoni, ma anche creature che con l’umanità avevano ben poco da spartire come i Mostri di Mostropoli e della città di Halloween… ma i contatti tra i vari gruppi erano così minimi ed infrequenti che sarebbe stato stupido paragonarli alla coesistenza continua dei vari animali di Zootopia.

Mava era persa in questa e molte altre divagazioni quando ad un tratto si sentì strattonare per la manica. “Occhio. Il semaforo è rosso.”

Lei si riscosse “Oh, grazie mille.” disse, voltandosi verso la sua interlocutrice e fermandosi ad osservarla con un certo stupore. Anche ad Auropoli non era raro imbattersi in ragazzi e ragazze vestiti di nero e giacconi borchiati, pieni di piercings e preda di una costante rabbia adolescenziale, ma vedere una graziosa cerbiatta sfoggiare lo stesso look e atteggiamento faceva tutto un altro effetto.

“Figurati.” Rispose l’erbivora lanciandole un’occhiata di sbieco. “Bei capelli.” commentò, alla vista delle ciocche viola che sbucavano dal cappuccio della volpe. Anche la cerbiatta sfoggiava un ciuffo di pelliccia tinto di un verde vibrante “Chi è il tuo parrucchiere?”

“Oh, io non sono di queste parti.” s’affrettò a rispondere Mava mettendo le mani avanti. Il semaforo era ancora rosso e le automobili sfrecciavano rapide davanti a loro.

“Beata te. Questo posto è uno schifo.” sbuffò l’altra alzando gli occhi al cielo “Non sai cosa darei per andarmene.”

Mava s’accigliò “Sarà perchè sono una turista, ma a me sembra tutto bellissimo…”

“Un corno. E’ tutta facciata, tutto tirato a lucido in previsione delle nuove elezioni del sindaco. Dicono che siamo tutti uguali, ma ci sono sempre animali più uguali degli altri. Sai da quanti anni non abbiamo un sindaco Preda? Senza offesa, eh, non prenderla sul personale. Sembri una apposto, per un Predatore.”

“...Come dicevo, non so davvero come vanno le cose qui.” ammise la volpe, improvvisamente a disagio. Una parte di lei avrebbe voluto tagliar corta la conversazione e procedere dritta per la sua strada, ma qualcosa le diceva che avrebbe dovuto investigare. Del resto, non erano andati in quel mondo esplicitamente per risolvere problemi? Scacciare l’Oscurità? Forse la cerbiatta poteva darle qualche indizio su dove cominciare. “Ma vorrei capire.”

“Cosa c’è da capire? Quelli in alto stanno sulle spalle di quelli più in basso. La forza lavoro è composta all’ottanta per cento di Prede che si spaccano la schiena tutti i giorni e a trarne profitto sono i tipi in giacca e cravatta. Se succede qualcosa ad una tigre puoi star certa che sarà su tutti i giornali, ma se un’intera famiglia di gerbilli sparisce nel nulla nessuno batte ciglio.”

Il semaforo s’illuminò di verde e le due mammifere attraversarono insieme, in mezzo al resto degli animali indaffarati nella loro routine quotidiana. Giunte dall’altro lato, la cerbiatta le rivolse un cenno di saluto “Ma che ci possiamo fare? E’ così che va il mondo. Stai attenta se capiti dalle parti di Tundratown, girano dei brutti ceffi ultimamente.”

“Grazie.” la salutò Mava, con un una zampa “Buona giornata.”

“Anche a te.” le fece l’occhiolino l’altra, tirandosi lo zaino tempestato di spille e toppe di band punk sulle spalle e scendendo le scale che conducevano alla stazione della metropolitana.

Mava gettò uno sguardo alle indicazioni stradali sulla cartina alla fermata dell’autobus più vicina ed inboccò Lion’s Maw Street, raggiungendo finalmente la piazza principale. L’enorme area lastricata era gremita di animali intenti a correre di qua e di là per tornare in tempo a lavoro dopo la pausa pranzo. La statua dei due fondatori, una pecora ed un lupo, troneggiava al centro della piazza. Li raffigurava mentre si stringevano la zampa di fronte ad un modello in scala della città. A giudicare dagli abiti seicenteschi che le due statue di bronzo indossavano, Mava intuì che nel corso della sua storia, Zootopia fosse andata incontro a molti cambiamenti e difficoltà, così come ogni grande città.

Entrò nell’androne principale del municipio e per poco non calpestò un gruppo di topolini indaffatatissimi che stavano trasportando pacchi e pacchi di pratiche piccole come post-it. Scusandosi ripetutamente, la ragazza-volpe si diresse verso lo sportello informazioni dove una zebra dall’aria annoiata si stava distrattamente limando gli zoccoli con una lametta. “Siamo chiusi al pubblico, torni domani per cortesia-”

Mava si chinò in avanti, lasciando scivolare un biglietto attraverso la fessura nel vetro dello sportello. “Sono certa che per me farete un’eccezione. La mia presenza e quella dei miei compagni è stata richiesta dal sindaco in persona.“

La zebra si raddrizzò gli occhiali sul lungo muso striato, osservando il pezzo di carta. Non appena riconobbe il sigillo che vi era impresso, i suoi grandi occhi marroni schizzarono di nuovo sulla volpe che la fissava sorridendo e Mava non si lasciò sfuggire l’ombra di inquietudine che li aveva attraversati, anche se soltanto per un istante.

“Siete un’Estranea?

Era così che gli abitanti di un mondo si riferivano a qualsiasi altra creatura che non fosse nativa del posto. O almeno era così che i pochi a conoscenza dell’esistenza degli altri mondi facevano. Per un cittadino qualunque, quella domanda avrebbe avuto tutto un’altro senso e probabilmente l’avrebbe lasciato piuttosto confuso.

“Sì. I miei compagni sono già arrivati? Abbiamo avuto un piccolo inghippo.”

“Temo di no, signorina. Preferite aspettarli qui? Oppure posso… posso farvi accomodare sul retro, se volete.” era chiaro che la zebra non si fosse mai trovata a dover gestire una situazione come quella ed era visibilmente a disagio. Nella sua testa, immaginava chissà quale forma mostruosa nascondersi sotto l’aspetto illusorio della volpe che aveva davanti. Mava trovava la cosa piuttosto divertente, ma al tempo stesso non voleva mettere troppo a disagio l’impiegata. “Ditemelo voi, preferite che stia qui?”

“Se andate sul retro, il sindaco potrebbe già aver tempo per ricevervi.”

“Molto bene. E, state tranquilla signora, non mordo mica.”

La zebra si lasciò sfuggire una risatina nervosa, uscendo dalla cabina con un mazzo di chiavi tra gli zoccoli per sbloccare la porta dell’ascensore di servizio “Qui a Zootopia, non si può mai sapere con certezza.”

“Ma io non sono di queste parti.” le fece notare Mava con un sorriso. Pessima idea, dato che mise in bella mostra le zanne mandando un brivido lungo la schiena della sventurata impiegata.

°°°

La tormenta si faceva sempre più impetuosa, infierendo sugli edifici fatiscenti e abbandonati come carcasse in quell’immensa distesa di ghiacci.

Luxu, stringendo tra gli zoccoli la manica della tunica di Hafet, lasciava che fosse lui a fare strada in quella tempesta di neve ma era chiaro che neanche lui riuscisse più ad orientarsi. Com’era possibile che nel bel mezzo di una città ci fosse una zona così inospitale? Era come se un intero quartiere fosse stato abbandonato all’improvviso e lasciato in balia delle intemperie. Eppure, entrambi gli apprendisti avvertivano chiaramente la presenza di qualcuno. Si sentivano osservati sin da quando avevano messo piede in quella sottospecie di baraccopoli artica.

Che razza di animali potevano vivere in un posto del genere?

Nell’udire un ululato in lontananza, Luxu si pentì di essersi fatto quella domanda.

“Hafet questa situazione non mi piace affatto.” disse a mezza voce, arrancando dietro all’amico in mezzo alla neve.

“Nemmeno a me. Ma non possiamo restare fermi qui o moriremo assiderati. Se davvero siamo a sud di Glacier Falls, non manca molto a raggiungere Downtown, dobbiamo solo arrivare alla funicolare.”

“Oh, perchè tanta fretta? Siete appena arrivati…” una voce graffiante risuonò alle loro spalle, facendoli sussultare entrambi. I due apprendisti si voltarono di scatto, trovandosi faccia a faccia con un grosso cane husky dall’aria tutt’altro che raccomandabile. Indossava una lunga giacca di pelle nera e il suo orecchio destro era quasi interamente mancante, probabilmente morsicato durante una rissa.

“Perchè non vi fermate un pò a fare due chiacchiere, eh? Non riceviamo molte visite quaggiù.”

Al suo fianco, anche un orso polare ed una coppia di linci artiche dall’aria altrettanto minacciosa emersero dalla coltre di neve.

Hafet sentì la stretta di Luxu sul suo braccio farsi così forte da bloccargli la circolazione e il ragazzo-leopardo non se la sentì di biasimarlo. Qualcosa nei suoi nuovi istinti da erbivoro doveva aver bypassato la consapevolezza di essere in realtà un essere umano sotto un incantesimo e stava intimando a Luxu di correre ai ripari. Era una Preda circondata da Predatori.

“Non siamo in cerca di guai.” disse Hafet a muso duro, piantando bene le zampe nella neve. “Lasciateci passar-”

“Oh, ma noi sì, vero capo?” ringhiò l’orso polare, scrocchiandosi le dita artigliate. Una delle due linci sogghignò, ma l’altra, e questo fu Luxu a notarlo, si tirò indietro nell’ombra dell’esemplare più grande.

“Sembra l’occasione perfetta per mettere alla prova il nostro nuovo acquisto.” assentì l’Husky voltandosi verso la lince più giovane “Vuoi far parte della banda, pivello? Suonale quattro a queste mammolette e sei dei nostri.”

Il felino si fece avanti con passo incerto. Non poteva essere molto più grande dei due apprendisti, forse persino più giovane di loro. Indossava un paio di jeans strappati, anfibi ed una maglia con impresso il logo di un teschio di lupo. Tutto nel suo aspetto lasciava trasparire che volesse farsi passare per qualcuno di più maturo e più pericoloso di quanto in realtà non fosse.

“Allora?” insistette il capobranco, inarcando un sopracciglio.

“Io…” il cucciolo di lince fissò Hafet e Luxu immobili in mezzo alla neve. Il leopardo rispose al suo sguardo con determinazione, come per sfidarlo a provarci, ma la capra gli rivolse un’espressione carica di comprensione e sembrava sul punto di dire qualcosa, ma fu interrotto prima che potesse farlo.

“Guarda e impara, ragazzino!” con una risata, la lince adulta si avventò senza alcun preavviso contro Luxu, facendogli perdere la presa sul braccio di Hafet e mandandolo a ruzzolare nella neve. La lince lo sbattè a terra con le spalle contro il ghiaccio, sollevando una zampa per prepararsi a colpire. Alla vista degli artigli affilati, Luxu reagì in preda al panico, si spinse in avanti e scalciò così forte da mandare la lince a zampe all’aria

“Luxu!” Hafet si voltò di scatto e l’orso polare ne approfittò per assalirlo a sua volta, afferrandolo per le braccia ed immobilizzandolo contro il largo torace peloso.

Hafet si dimenò nella sua stretta “Mettimi giù!”

La lince si rimise in piedi e soffocò un gemito di dolore. Tenendosi una zampa sul ginocchio dolorante che Luxu aveva colpito, puntò gli occhi gialli con le pupille ridotte a due capocchie di spillo contro quelli dell’apprendista “Questa me la paghi, mangia-erba!”

Hafet tentò di liberarsi di nuovo, affondando le unghie negli enormi avambracci dell’orso, ma la sua pelliccia era così spessa e fitta che non sortì alcun effetto. “Luxu, scappa!”

“Figurati se ti lascio qui!” Luxu balzò in piedi a sua volta, combattendo con tutte le sue forze contro l’istinto che gli diceva di seguire il consiglio dell’amico.

L’husky si affiancò alla lince più giovane che era rimasta immobile ad assistere all’intera scena, troppo spaventata per intervenire. “Ragazzo mio…” gli soffiò in un orecchio chinandosi su di lui, l’intera dentatura bianchissima scoperta e grondante di saliva “...non erano questi gli accordi. Se vuoi guadagnare qualcosa e aiutare quella cara sorellina a cui tieni tanto, dovrai darti da fare.”

“Signore, io…”

“Sei un Predatore sì o no?!” ruggì il capobranco strattonandolo per il bavero “Fatti crescere una spina dorsale, per la miseria! I rammolliti come te sono esattamente il motivo per cui le Prede la fanno da padrone in questo mortorio di città!”

“Non dargli ascolto!” Strillò Luxu, serrando i pugni “Non ho la minima idea di cosa accidenti stia succedendo ma una cosa la so: siete soltanto un branco di bulli da quattro soldi! E io sono stanco di vedere i più forti prendersela ogni volta con chi non può difendersi!”

“Sentitela, la capretta!” il cane uggiolò dal ridere “Dovresti prendertela con Madre Natura, non con me! Questa città ci vuole addomesticati e con la museruola, ma non è per questo che siamo nati! Anche il tuo amico qua...” gesticolò vagamente in direzione di Hafet che continuava a tentare di liberarsi. “...se potesse sbranarti senza temere le conseguenze legali di questa trappola che chiamiamo ‘civiltà’ lo farebbe senza alcuna esitazione!”

“Il solo a cui vorrei sbranare qualcosa sei tu, cagnaccio!” soffiò Hafet e, motivato da un nuovo slancio di rabbia, affondò i denti nella pelliccia dell’orso e più precisamente nel palmo della zampa dove il cuscinetto di pelle esposta cedette sotto la pressione delle sue zanne.

Con un ringhio, il bestione allentò la presa e Hafet riuscì finalmente a svicolare fuori dalla sua morsa, voltandosi di scatto e graffiandolo dritto sul muso.

L’orso si passò gli artigli sulla ferita, un’espressione sorpresa impressa sul volto bianco chiazzato di sangue “Mi piaci, gattino! Ci sai fare!” Si complimentò con una risata mista ad un ruggito “Hey, capo! Perchè non prendiamo lui nella banda al posto di questa mezza cartuccia?”

Il cucciolo di lince abbassò lo sguardo sulla punta delle scarpe.

“Che ne dici, leopardo? Di unirti ai tuoi fratelli Predatori? Cosa ci stai a fare con quel pezzo di carne da macello?”

“Sto bene dove sto, grazie.” gli rimbrottò Hafet, monitorando Luxu con la coda dell’occhio visto che la lince adulta si stava preparando ad assalirlo di nuovo. Avrebbe voluto correre ad aiutarlo, ma non poteva farsi cogliere alla sprovvista una seconda volta. “E anche tu, ragazzino! Non dargli ascolto! Queste carogne ti stanno solo usando!”

Il cucciolo di lince guardò il giovane leopardo con gli occhi pieni di paura e confusione “D-devo farlo…”

“Esatto.” insistette l’Husky posandogli una zampa sulla spalla “Altrimenti non rivedrai la tua amata sorellina.”

“Che cosa le avete fatto?!” ruggì Hafet decidendo finalmente di usare le maniere forti. Evocò dall’etere il suo bastone magico e lo tenne alto davanti a sé, facendo sobbalzare i tre animali che gli stavano di fronte. Alle ortiche la loro copertura, qui la faccenda si stava facendo troppo seria ed era chiaro che non erano soltanto loro ad essere in pericolo, ma anche quella povera giovane lince.

“Cos’è quell’affare…?” chiese l’orso facendosi guardingo “E’ apparso dal nulla!”

“Qualcosa con cui vi farò molto male.”

Alle sue spalle, Hafet poteva sentire il combattimento tra Luxu e la lince farsi sempre più violento nonostante la neve ovattasse i loro passi rapidi.

Il felino adulto si scagliò contro Luxu ad artigli sfoderati e Luxu balzò indietro, facendo materializzare l’arco e scagliando una freccia dritta in faccia al suo aggressore.

La lince non si fermò, come se il proiettile le fosse passato attraverso.

“Ma cosa-?!”

La zampa artigliata si chiuse attorno alla spalla dell’apprendista, affondando le unghie nella carne e Luxu si trovò sollevato di peso da terra e poi scaraventato di nuovo giù, il muso affondato nella neve. Cercò di rialzarsi, ma la lince gli schiacciò giù la testa con un piede “Esatto, capretta. Quello è il tuo posto!”

Hafet serrò la mascella. “Ne ho abbastanza!” sollevò l’asta sopra la testa, deciso a mettere fine a quell’assurda colluttazione una volta per tutte “STOP!”

L’Husky e l’orso si scambiarono un’occhiata di sufficienza prima di scoppiare a ridere. “Stop? Ma che, sei scemo? Perchè accidenti dovremo obbedirti?!”

Hafet si rigirò il bastone tra le mani senza capire. Perché non aveva funzionato? La sua magia non l’aveva mai tradito in questo modo! E di certo non era una restrinzione imposta dall’incantesimo di trasfigurazione di Perbias perchè mentre lui e Luxu stavano cadendo, entrambi avevano lanciato incantesimi per proteggersi.

Ma allora perchè non sentiva nemmeno una scintilla di magia correre attraverso l’asta?

Il capobranco tornò ad aizzare la giovane lince “Vallo a prendere, novellino. Fallo e sei dei nostri. Dai, Lysander ci sta rubando tutto il divertimento, guarda come ha messo al tappeto quel mangia-erba.”

Lo sguardo del cucciolo si rabbuiò. Era chiaro che qualunque barlume di speranza quei due estranei potessero avergli offerto s’era già spento.

Le loro erano solo belle parole. Favolette per bambini. Il più forte vince sempre, il più forte schiaccia gli altri.

E se lui non fosse diventato forte a sua volta, il capobranco gliel’avrebbe fatta pagare. A lui, e a sua sorella.

Il cucciolo sfoderò gli artigli, un bagliore feroce nato dalla disillusione e dalla frustrazione ad accendergli gli occhi gialli.

Mentre si preparava ad attaccare, Hafet indietreggiò alla vista di una densa coltre d’Oscurità che sorgendo dalla neve bianchissima andava ad avviluppare il piccolo.

Anche l’husky e l’orso la videro, sgranando gli occhi per la paura “Ma che diamine-?!”

Hafet serrò la presa attorno al bastone e lo sentì nuovamente caricarsi d’energia mentre la colonna di buio si solidificava attorno al corpicino della giovane lince come un’armatura, avvolgendolo in una cappa d’ombre pulsanti.

“Ma certo, come ho fatto a non capire?” si domandò Hafet con la voce ammantata di tristezza “Voi siete carogne così di bassa lega che l’Oscurità neanche si prende la briga di manifestarsi. Ma un cuore ancora puro… quello si che è un bel premio da reclamare.”

La lince che teneva Luxu fermo a terra era così affascinata dalla manifestazione dell’Heartless che Luxu riuscì finalmente a sollevare la testa quanto bastava per vedere quel che stava succedendo. “Ma guarda un pò!” ruggì la lince “Chi l’avrebbe mai detto che quella mezza tacca fosse un mostro del genere!”

“Ma dico, ti sembra una cosa normale?!” abbaiò l’Husky in risposta “Però, sai una cosa? Hai proprio ragione. Con questa bestia dalla nostra parte, saremo inarrestabili!” il capobranco tornò a sghignazzare e a sbavare “Falli a pezzi, pivello! Facci vedere di che pasta sei fatto!”

 

°°°

Rimasta sola nella sala d’attesa, Mava gettò la testa all’indietro traendo un sospiro sconsolato. Era passata quasi un’ora e del maestro e i suoi compagni neanche l’ombra. Stava iniziando davvero a preoccuparsi. Ma cosa poteva fare? Non aveva idea di dove cercarli, potevano essere ovunque! E se non erano arrivati a Zootopia quante possibilità aveva di rintracciarli?

“Possa il mio cuore essere la mia chiave guida.” mormorò, prendendosi la testa tra le zampe e sforzandosi di trovare una soluzione.

In quel momento, la porta dell’ufficio del sindaco si aprì ed un gorilla-poliziotto scortò fuori una cucciolotta di lince con gli occhi ancora arrossati dal pianto. “Stai tranquilla, piccolina.” la rassicurò il mammifero in uniforme “Troveremo tuo fratello prima che gli accada qualcosa di brutto, te lo assicuro.”

Alla vista del velo d’Oscurità che aleggiava intorno alla piccola, Mava trasalì.

La bambina si torse nervosamente le zampette, sforzandosi di ricacciare indietro le lacrime “E’ tutta colpa mia! E’ andato da quei brutti ceffi perché voleva aiutarmi-”

“C’è qualcuno che può occuparsi di te mentre procediamo con le indagini?”

“Io e mio fratello… siamo solo noi due…”

Il gorilla non sembrava per niente sorpreso e Mava lesse chiaramente la tristezza nei suoi occhi. Non doveva essere la prima volta che quel poliziotto si trovava a fronteggiare una situazione del genere. Vedere un animale così grande e grosso sciogliersi di fronte ad una bambina le strinse il cuore in una morsa.

“Ti porterò alla centrale, da lì vedremo di trovare qualcuno che possa badare a te-”

“Voglio mio fratello!” singhiozzò lei, scacciando la manona del primate “Nessun’altro! Riportatelo da me!”

Lui si raddrizzò in tutta la sua statura, traendo un sospiro profondo “Faremo il possibile, piccolina.”

“Signore..?” Mava s’intromise con più tatto possibile “Non ho potuto fare a meno di origliare e me ne scuso. Ma forse posso esservi d’aiuto.”

Il gorilla la scrutò di sotto in su con perplessità “Siete una civile?”

“Non esattamente.” disse lei, estraendo nuovamente dalla tasca il biglietto recante il sigillo del Maestro. Non sapeva se l’animale che aveva di fronte fosse un comune poliziotto o una figura con un qualche tipo d’autorità, ma valeva la pena tentare.

Se non avesse riconosciuto il simbolo, si sarebbe inventata qualcosa.

Invece, alla vista del cuore alato impresso sulla carta, lo sguardo del primate si fece improvvisamente serio. “Vi ascolto.”


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Un intero capitolo senza la mamma Perbias?! Oddio! D:
Sembra quasi che a Zootopia nessuno sia contento della propria situazione. Forse perchè, come il matrimonio di Renzo e Lucia, quello tra Prede e Predatori 'non s'ha da fare'?
Chiedo venia per le citazioni di George Orwel affiancate a quelle di film animati di serie B, ma Kingdom Hearts è una serie strana che m'ispira robe strane. Alla prossima :D

   
 
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