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Autore: Marianna 73    12/07/2019    18 recensioni
I pensieri affannosi di Oscar nei pochi istanti, colmi di dubbi e incertezze come solo possono essere quelli che precedono decisioni cruciali e definitive, che seguono la dichiarazione del suo amore ad André.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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TUTTO IN UN ATTIMO

 
 
"... davvero tu, André, mi vuoi ancora bene?"
 
Le mie parole danzano lievi insieme al bagliore delle lucciole che ci circondano prima di smorzarsi lentamente, quasi sciolte nel caldo di questa sera di luglio. 
 
C'è rumore d'acqua poco lontano e un refolo di vento che mi porta l'odore della tua pelle, dell'uniforme che indossi, del cuoio usurato delle briglie che hanno lasciato segni duri sul palmo delle tue mani.
Vorrei alzare gli occhi, per cercare il tuo sguardo, per provare a prevedere che effetto avranno le parole che ho appena pronunciato sul tuo cuore ma mi manca il coraggio: io che non ho mai arretrato di fronte a nulla, che ho affrontato duelli e risse ed esplosioni mi scopro impaurita da ciò che io stessa ho pronunciato: la mia resa.
Ho appena ammesso di essermi sbagliata per tutti questi anni, di aver commesso il più madornale degli errori a negarmi la possibilità di amare, ad essere stata cieca e sorda e vigliacca, di fronte al tuo amore che mi avvolgeva e ti ho appena confessato che quell'amore è sempre stato anche dentro di me e che nessuno, nessuno al mondo avrei potuto amare davvero, che non fossi tu.
 
E ora tremo, al pensiero di ciò che potrà succedere, di ciò che potrai dirmi, delle infinite possibilità di vita che dovrò ammettere di aver perduto, se tu deciderai di accogliermi ancora, così imperfetta ed arresa come sono in questo momento.E non riesco a trovare la forza per alzare gli occhi e cercare sul tuo volto il preludio di ciò che la tua anima risponderà alla mia. 
Allora attendo, e ti respiro, e ti sfioro, cerco di sentirti coi palmi delle mani, di comprendere con ciò che la mia pelle sta cantando alla tua, cosa tra un attimo, infinito o minuscolo,  tu risponderai.
 
Sento il mio cuore che risuona impetuoso nelle orecchie e spinge così forte contro le costole da temere mi sfugga dal petto, allora per provare a calmarmi respiro piano, timorosa di interrompere ciò che ancora nemmeno so se inizierà e cerco con lo sguardo ogni piccolo particolare di te possa entrare nella mia visuale: cocciuta ed ostinata nella mia vigliaccheria, non voglio guardare il tuo viso, non voglio leggere le tue emozioni, voglio sentirle dalla tua voce, senza possibilità di fraintendimenti e allora mi soffermo a guardare l'uniforme un poco gualcita all'attaccatura della manica, retaggio di una confezione approssimativa e della vita crudele di caserma, la banda di cuoio che ti traversa le spalla destra e scende a solcarti il torace, sporcata e indurita dal tempo, dalla pioggia e dall'incuria di chi l'ha indossata prima di te, il bordo del colletto rigido, talmente inasprito dall'usura da lasciare un segno rossastro e impietoso sulla pelle abbronzata del tuo collo.
Al pensiero della tua pelle, di quanto di nuovo di te, che conosco da sempre ma che ancora per certi versi mi sei totalmente sconosciuto, potrei scoprire stanotte, il respiro di nuovo accelera e sento un calore sconosciuto avvolgermi e colorarmi le guance.
Sarò capace di donarti tutta me stessa, senza riserve, senza vergogna e senza paura? Sarò capace di donarti il mio corpo e di aprirti il mio cuore, di permetterti di scrutare fin nel profondo della mia anima? E se in qualche modo riuscirò a farlo, ti piacerà, quello che ci troverai André? Ti piacerà questa donna impaurita e annientata che sono, devastata dalla malattia e dal tormento di aver rovinato anche la tua vita, oltre alla mia? Saprai accettarmi per ciò che diverrò tra le tue braccia? Non più il fiero ed inamovibile soldato che sa sempre ciò che vuole e ciò che è giusto fare ma un soldato stanco, confuso, incerto e senza più ordini da eseguire se non quelli che gli detta il suo cuore.
 
C'è una vena azzurrina che pulsa sotto la tua pelle a metà strada tra l'osso forte della mascella e un ricciolo morbido e scuro che si avvinghia al lobo dell'orecchio ed è l'unico segno di te che mi concedo di guardare, al quale consento di parlarmi, col suo moto irregolare, di cosa sta passando nei tuoi pensieri e nel tuo cuore dopo il mio discorso sconclusionato di qualche attimo fa: cosa farai ora, André? Come risponderai, come ti comporterai, con me, di fronte a questa mia follia, l'ennesima che ti trovi a fronteggiare, da quando il destino ci ha unito tanto tempo fa?
Sono stata egoista e noncurante dei tuoi sentimenti per tutta la mia vita e mi concedo il lusso di esserlo ancora per un momento, adesso, qui, in questo istante ovattato e fuori dal tempo: malgrado sappia di non poterti chiedere nulla mi concedo il lusso di pensare a cosa vorrei io, a cosa desidero, con tutto il mio cuore: ecco, André, io vorrei tanto tu mi abbracciarsi stretta, mi stringessi forte e mi sussurrassi che non è troppo tardi, che il tempo per l'amore non è del tutto passato, che possiamo avere ancora un pezzetto di vita solo per noi, che la diagnosi del dottor Lassonne, in quel giorno di pioggia battente settimane fa, era sbagliata e che io non sono condannata, che Alain non è mai venuto a Palazzo per riferirci l'ordine di sparare sulla folla, domani,  e che la Francia non è sull'orlo di una voragine urlante ed impazzita.
Ma so che non è così, che non potrai mai far sì che il tempo torni sui suoi passi per aggiustare tutto quello che in questi anni si è frantumato, ed ho paura, una paura infinita di averti fatto male, una volta di più, confessando di amarti quando ormai la mia vita è perduta e non potrò restare con te se non per un tempo irrisorio, se paragonato a tutto quello che ho sprecato tenendoti lontano, cieca e stupida di fronte al tuo amore.
 
Il pensiero di causarti altra sofferenza, dopo tutta quella che già hai vissuto per causa mia diventa di colpo così concreto e greve nel mio cuore da tramutarsi immediatamente in lacrime arroventate, di rabbia e rimpianto, cattive e tenaci nei miei occhi malgrado il mio disperato tentativo di ricacciarle lontano: non voglio macchiare questo istante con la mia debolezza, voglio che tu possa decidere di volermi per amore e non per pietà, voglio che tu mi desideri e mi ami come un uomo ama una donna, non che tu scelga di starmi vicino spinto dalla tenerezza fraterna, mosso a perdonare le mie mancanze e a lenire il mio dolore col tuo sorriso gentile dal mio comportamento inadeguato, una volta ancora.
Sto ancora provando a ingoiare un singhiozzo quando sento le tue mani muoversi piano e congiungersi lievi alle mie dita, per poi stringerle forte, dolcissime e caparbie come sei sempre stato tu, e portarle sino al tuo petto, proprio sul battere forsennato del tuo cuore, ben salde tra le tue.
Sospiri appena, prima di parlare, quasi a chiamare a raccolta il respiro, come quando si sta per dire qualcosa che cambierà completamente la nostra vita o di tanto inaspettato da lasciarci increduli e stupefatti, o ancora come quando si sta per entrare in possesso di qualcosa di fortemente desiderato e mai ottenuto, e poi schiudi le labbra e la tua voce spezza il silenzio e sovrasta il rumore dell'acqua, lo stormire delle foglie, il frinire impazzito dei grilli, il canto lontano e melodioso delle stelle.
L'universo intero si ferma, ad attendere le tue parole, André Grandier...o forse si ferma solo il mio cuore, meravigliosamente intrappolato nella trama melodiosa della tua voce.
 
"Certo che ti voglio ancora bene, Oscar" 
 
Adesso il cuore può riprendere a battere forte, ebbro di felicità come mai è stato prima e le lacrime possono scorrere, libere ed irrefrenabili, mentre ascolto il mondo divenire perfetto al proferire perfetto delle tue parole e osservo il luccichio pulsante di una lucciola farsi riflesso di stella nei tuoi occhi prima di incontrare la seta corvina dei tuoi capelli. 
 
"Io ti voglio bene da sempre..."
 
La lucciola si impiglia tra i tuoi riccioli e il tuo corpo si stringe al mio, lo avvolge, caldo e protettivo, come ho sempre pensato potesse essere. E salva ciò che rimane della mia anima, e della mia vita, facendomi dono di un amore che non conosce confini.
 
Ancora un pulsare dorato, velato di scuro.
Un palpito e un altro.
 
Poi solo le tue labbra sulle mie. 





A volte ritornano...e per la notte delle lucciole sono tornata anche io.
Un grazie di cuore a chi ha voluto ritrovarsi tra le mie righe e a chi ci è approdato per la prima volta.
Buon 12 luglio a tutte. 
Monica

 
 
 
 
 
   
 
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