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Autore: _warofchange_    12/07/2019    0 recensioni
Certe volte mentre osserviamo in silenzio una persona ci viene d’istinto di porci tante domande sul suo conto, soprattutto se si tratta di un qualcuno di cui si sa poco e niente, qualcuno che si incontra per la prima volta in vita nostra.
Questo almeno è ciò che pensava Raven ogni qualvolta si ritrovava a conoscere qualcuno di nuovo e che alla prima occhiata le ispirava una certa curiosità, solitamente ciò accadeva al primo incontro con la tale persona ma vi fu una volta in cui tali domande non le passarono neanche per l’anticamera del cervello, fu il giorno in cui incontrò un ragazzo che alla prima occhiata le aveva soltanto ispirato rabbia e fastidio, qualcuno che non avrebbe mai voluto incontrare una seconda volta nella sua vita e che, invece, proprio a quella seconda volta le avrebbe fatto cambiare idea, le avrebbe fatto formulare così tante domande da non darle neanche la prontezza di porgliele tutte così da portarla a cercare da sola le risposte desiderate fino ad arrivare a comprendere che non tutte le persone appaiono come sono realmente e che qualcuno può essere un re anche senza la corona.
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il sole era già alto da qualche ora e i suoi caldi raggi filtravano attraverso il vetro della finestra fin dentro la stanza dalle pareti color verde pastello rallegrando l'ambiente e in un certo scaldandolo di quel piacevole tepore tipico delle mattine estive quando ancora l'afosità della giornata e in particolare del pomeriggio non è percepibile.

Tali raggi andarono a sfiorare appena il viso della ragazza ancora dormiente il cui viso era voltato verso sinistra, tale posizione aveva permesso a qualche ciocca di capelli di finire in parte sulla sua guancia destra mentre il resto della lunga chioma era sparso in modo disordinato sul cuscino. Le labbra rosee erano leggermente dischiuse e le sopracciglia scure rilassate, lievemente rivolte verso l'alto.

Fu il picchiettare delle nocche della mano della governante sullo stipite della porta della stanza a risvegliare Raven da quel suo sonno e a interrompere quindi il sogno che l'aveva in un certo senso rapita durante quella notte, un sogno particolare che in realtà aveva vissuto già altre volte ma che da un po' di anni aveva smesso di mostrarsi così frequentemente e in modo completo com'era accaduto quella notte poco dopo l'intrusione da parte dei due scassinatori; la sua governante era andata a controllare per prima, trattenendo la ragazza dal precipitarsi di sotto e poi le aveva semplicemente detto di tornare a letto, senza informarla appieno dell'accaduto.

Socchiuse le palpebre inizialmente vedendo tutto sfuocato, rimanendo anche un poco accecata da parte dei raggi solari prima di portare una mano sopra i propri occhi e stropicciarseli allo stesso tempo per poterli in seguito aprire completamente e voltare d'istinto il viso verso la soglia della stanza dove sostava la signorina Alphonsine Bouchard.

Era una donna di circa mezz'età di origini francesi che non aveva trovato marito poiché in gioventù aveva preferito dedicarsi pienamente agli studi e all'insegnamento privato; si trattava di una persona buona e in un certo senso simpatica nonostante la sua rigorosità nei confronti dei doveri e il suo essere fin troppo apprensiva verso Raven fin dalla tenera età di quest'ultima, tanto che sarebbe quasi inutile dire che la giovane, avendo un'indole abbastanza spericolata, spesso si divertiva a far prendere dei brutti spaventi alla povera governante, la quale arrivava a preoccuparsi anche solo per un ginocchio sbucciato o una piccola ed innocua scheggia sul polpastrello!

La mora drizzò il busto e si sostenne con gli avambracci sul materasso del letto prima di riuscire a tirarsi su con la schiena e mettersi quindi a sedere, alzò le braccia verso l'alto e inspirò a fondo nel stiracchiarsi, provando piacere nel sentire i propri muscoli slegarsi e stirarsi.

"Ben svegliata, Raven. Hai dormito bene?"

Le domandò la donna con le labbra piegate in un sorriso cordiale e gli occhi, aiutati da un paio di occhialetti, leggermente socchiusi in un'espressione cortese.

"Buongiorno signorina Bouchard! Molto bene e voi?"

"Non c'è male. Sono venuta ad avvisarti che tra non meno di un’ora arriverà la carrozza. Ti consiglio di prendere le ultime cose che vuoi portare con te dopo esserti preparata."

E detto ciò la governante uscì dalla stanza, scese le scale e giunse al piano di sotto dove avrebbe controllato le ultime cose prima della partenza.

Raven si limitò ad annuire e non appena la donna se ne andò, scalciò via le coperte con i piedi e si alzò dal letto con nuova energia nel corpo.

Era a dir poco euforica, nessuno a parte lei poteva sapere quanto a lungo e con impazienza avesse aspettato quel momento!

Quel giorno, finalmente, avrebbe lasciato quella triste casa di città e avrebbe raggiunto i suoi genitori nella loro casa di campagna; in passato vi ci aveva passato qualche estate ma i suoi ricordi non erano molto chiari, certo rammentava delle verdi colline della campagna irlandese, del tiepido sole estivo, del vento fresco con cui aveva spesso fatto a gara...ma niente di più.

Non ricordava la loro casa, ci aveva passato poco tempo e non solo perché da bambina aveva preferito passare più tempo fuori all'aria aperta che dentro la sua stanzetta ma anche perché nonostante ormai i suoi genitori vi ci fossero trasferiti del tutto da molti anni non l'avevano voluta con loro, come se per qualche arcano motivo fosse stato meglio tenerla lontana da quel luogo.

Col tempo Raven si era convinta del fatto che forse i suoi genitori avevano preferito farla crescere in città per farla concentrare sui suoi studi, consapevoli del fatto che sicuramente si sarebbe distratta più facilmente in campagna, il luogo adatto per uno spirito libero come lei che certo non aveva mai gradito passare i pomeriggi a ripetere poesie o a scervellarsi in difficili calcoli di aritmetica.

Ora però non avrebbe più dovuto preoccuparsi di tali noiosi pomeriggi passati con la signorina Bouchard, gli studi privati erano ormai giunti al loro termine vista la sua età. Quell'anno avrebbe compiuto 18 anni, finalmente sarebbe stata libera!

Certo non dalla signorina Alphonsine, che comunque era come una specie di dama di compagnia assunta proprio dalla madre di Raven per curarsi della figlia in sua assenza e non solo, ma un conto era passare del tempo libero con la sua governante e un conto era passare quel tempo sopra i libri di scuola. Una volta in piedi si diresse verso la toeletta posta al lato destro del suo letto e sedutasi cominciò a spazzolarsi i capelli che erano più simili ad un cespuglio selvatico che alla bella chioma di una giovane vicina alla maggiore età.

Miracolosamente riuscì a riportare i suoi capelli ad uno stato un po' più dignitoso, non senza provare dolore, e dopo ciò li raccolse in una treccia legata da un nastro di colore azzurro scuro come il vestito che indossò poi; differentemente da quelli che erano solite indossare le sue coetanee per farsi ammirare con meraviglia, i vestiti della mora erano privi di fronzoli, nastri o nastrini in qualsiasi punto ma semplici e lo stesso graziosi.

Quel vestito aveva le maniche un poco a sbuffo e lunghe qualche centimetro sotto il gomito dalle quali usciva il bordo della camicia bianca mentre il corpetto era chiuso da una fila di bottoni neri ed anche lo scollo di quello lasciava in mostra la camicia, la gonna ampia invece era lunga fino ai suoi stivaletti in cuoio, calzati quasi subito dopo.

Si mise a riempire l’ultima valigia con le cose che erano rimaste per ultime da impacchettare per il viaggio; non lo aveva detto alla signorina Bouchard ma invece di preparare i vestiti, come le era stato detto, e lasciare per ultimi quelli che avrebbe messo per la partenza, aveva prima riempito la valigia con i libri a lei più cari e quei pochi oggetti che le servivano ad esempio per scrivere o “sperimentare” gli intrugli che le piaceva preparare nella speranza che da essi uscissero fuori delle specie di medicine al naturale con ingredienti presi unicamente dall’erborista ma che alla fine non raggiungevano mai l’effetto desiderato.

E fu così che nell’ultima valigia mise alla rinfusa tutti gli abiti, la biancheria tirata fuori dai cassetti del comò e quelle poche cose che erano rimaste sulla toeletta.

Una volta finito si mise al centro della stanza e con le mani sui fianchi si guardò attorno controllando che non avesse dimenticato nulla finché i suoi occhi verdi non si soffermarono sul piccolo bauletto posto sullo scrittoio, lo osservò per qualche attimo prima di avvicinarsi e prenderlo con cautela tra le mani; non aveva memoria di come lo avesse ricevuto o di chi glielo avesse dato, non aveva nemmeno la chiave e non aveva idea di cosa ci fosse dentro, lo poteva scuotere e sentire il rumore di qualcosa al suo interno ma nulla di più.

Era un mistero quell’oggetto, almeno per lei che era curiosa di saperne di più, si chiedeva se i suoi genitori ne sapessero qualcosa, se magari avessero loro la chiave. Scrollò le spalle e lo ripose con cura nella valigia assieme ai vestiti in modo che fosse protetto dai possibili urti che avrebbe subito nello sballonzolamento della carrozza poi chiuse il bagaglio e lo portò di sotto dove la signorina la stava già aspettando con il resto delle valigie pronte all’ingresso.

La ragazza gettò un’occhiata in giro e non vedendo nulla di strano pensò che Alphonsine doveva aver già messo tutto in ordine prima che lei scendesse, le venne d’istinto storcere le labbra in una piccola smorfia sconsolata, non che vedere il disordine che quei due ladri avevano lasciato fosse così entusiasmante e da vedere assolutamente ma era comunque curiosa!

Si chiedeva che cosa mai li avesse spinti ad intrufolarsi proprio nella loro casa quando dopotutto non dimostrava di essere più ricca di quelle vicine ed era più che convinta del fatto che uno dei due intrusi fosse entrato anche nella sua stanza ma doveva ammettere che ciò non l’aveva turbata più di tanto. La carrozza non era ancora arrivata e nell’attesa tirò fuori uno dei suoi libri e cominciò a leggerlo per passare il tempo, non era la prima volta che si gettava in quel mondo letterario ma ogni volta era come la prima.

Quando finalmente la carrozza giunse di fronte alla loro abitazione Raven era già arrivata al capitolo due ma non esitò ad interrompere la sua lettura non appena Alphonsine le comunicò che era ora di caricare i bagagli sul loro mezzo di trasporto, in altre circostanze la mora non avrebbe staccato gli occhi dalle pagine del libro ma quella era decisamente un’eccezione.

Una volta caricato tutto salì sulla carrozza, seguita dalla governante, e non appena si furono sedute il cocchiere fece schioccare le redini e i due cavalli, che Raven si era fermata ad ammirare poco prima di prendere le sue valigie, partirono al trotto allontanandosi man mano dalla casa che la mora stava guardando per l’ultima volta dal finestrino prima di ritirarsi e riprendere la lettura da dove l’aveva interrotta.

   
 
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