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Autore: Glowx    12/07/2019    2 recensioni
Accolsi il periodo della mia gioventù in modo abbastanza strano. Ero agitata e inconsapevole di ciò che sarebbe potuto accadere a me, al mio corpo, a chi mi stava intorno...
Un misto di emozioni si ingrabugliarono nel mio stomaco, e tra quelle ne riconobbi una che temevo più delle altre.
~
L'amore era una sensazione che mi incuteva un po' di timore. Sai, nel periodo dell'adolescenza fanno la loro comparsa le prime esperienze,le amicizie durature e il tanto atteso amore.
Lo sentivo ormai dappertutto: vedevo coppie di tutti i generi baciarsi in pubblico; in ogni romanzo i due protagonisti avevano una fine da "felici e contenti"...
Non so se in passato ho mai provato quell'emozione che ti portava a sacrificare qualsiasi cosa, pur di stare con l'altra persona.
Ma da quando vidi lui, sentii qualcosa di terribilmente strano e incognito.
Era quello l'amore?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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Durante gli anni della mia gioventù, molte emozioni presero parte al mio cuore, alla mia vita. Ero spaventata e curiosa allo stesso tempo, decisa ad addentrarmi in quel nuovo mondo dell'adolescenza, che era proprio come un mondo mai esplorato, in un'altra galassia, e che presto mi avrebbe portato alla rovina. Dire che ero letteralmente incapace di intraprendere un qualsiasi rapporto sociale, era decisamente poco. Non avevo la minima idea di cosa parlare, di non risultare noiosa all'interlocutore, di sembrare leggera come gli altri... Il problema era che tutto ciò si dimostrava in me come un blocco; ero come in un videogioco, al solito livello insuperabile, bloccata lì e inabile a trovare una via d'uscita. Così mi limitavo a situarmi nella mia cameretta, con la musica alta e i libri sparpagliati per il pavimento. Le cuffiette ingarbugliate, le scarpe in disordine, l'armadio spalancato e i mille outfit che avrei voluto mettere se qualcuno mi avesse mai invitato ad uscire. Ma quel messaggio non arrivava mai, e ciò non fece altro che aumentare la mia solitudine. Allo stesso tempo, la musica era la mia più cara amica. La immaginavo come una dea, che mi consolasse e mi parlasse tramite le parole magiche delle canzoni, le quali facevano scattare in me lacrime e rimpianti di ciò che sarei voluta essere. E con un taccuino tra le mani, scrivevo tutto ciò che provavo, ciò che desideravo e che speravo in futuro accadesse. Ciò che avrei probabilmente voluto gridare ai quattro venti, o confidare silenziosamente a una persona fidata. Purtroppo quella persona era in ritardo. Come tutte le ragazzine della mia età, desideravo essere una superstar: inseguita da paparazzi e amata dalla gente per i propri talenti. Sognavo di essere un medico che salvava le vite delle persone; una cantante con la sua voce melodiosa; un'attrice con la sua capacità di far vivere allo spettatore emoziono rare e miste tra la felicità e il pianto, lo stupore e l'indifferenza. Ma nessuno era a conoscenza del mio vero e più grande sogno. In effetti, dire che mi sarebbe piaciuto lavorare da casa con un portatile in mano, poteva farmi risultare una scansafatiche o una sfaccendata agli occhi giudiziosi della gente. Ciò che ho imparato, però, era che non bisognava mai giudicare un libro da una copertina, una persona dal proprio carattere o dall'aspetto fisico, da religione, interesse o colore diverso. Avevo appreso che ognuno, a modo suo, aveva parti positive e negative...e non bisognava concentrarsi su quelle cattive, quando i loro talenti potevano stupire il mondo intero! Un pesce continuerà a sentirsi stupido se viene giudicata la sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, avevo sentito dire. E questa frase, queste semplici parole, mettevano in me così tanta positività e felicità nonostante fossi la tristezza in persona! Sapevo che, in qualche modo, i miei pregi mi avrebbero aiutata un giorno. Tornando alla mia più grande aspirazione per il futuro...era semplicemente quella di far sognare! Potrò essere banale, ma lasciate che vi spieghi. Di solito, il noioso grigio dei miei giorni mi trasmetteva sentimenti tristi   e affranti...insomma, quale adolescente non desiderasse altro che avere i suoi genitori sempre con sè, persone su cui possano contare, un mondo su cui appoggiarsi e non temere che un giorno sarebbe caduto a pezzi... Ero consapevole di non trovarmi in un periodo stabile per la situazione ambientale, ma soprattutto in un eccentrico cambiamento dell'umanità. Molti "adulti" si facevano guerra, continuavano ad istituire politiche immature e non appoggiavano la popolazione come si avrebbe dovuto fare. Molti ragazzi erano persi dietro alle nuove tecnologie. Non esistevano più le amicizie dal vivo come una volta, gli amori scambiati sotto i balconi, i baci rubati, i corteggiamenti inaspettati, le uscite al drive-in... Non chiamatemi moralista, lasciate che continui a spiegare. Anzi, promettetemi una cosa: lasciate che anche i pensieri più offensivi liberino la vostra mente. Per una volta, passate avanti, fate come se non aveste letto nulla. Non dovrete cadere nella tentazione di giudicare. Perciò...rilassatevi e continuate, imparerete una lezione d'oro. Proseguendo, il mio sogno poteva essere terribilmente banale o addirittura bambinesco, intendiamoci. Ma ciò che volevo dimostrare di essere, era forse un po' più grande dei desideri di un semplice bambino. Volevo narrare di scenari mai incontrati prima d'ora, di lunghe relazioni e di notti passate a leggere, magari con una sigaretta tra le labbra e Killer Queen alla radio. Mi intrigavano i fatti, che come delle macchine prendevano la loro via, sceglievano che avventura intraprendere e arrivavano a una conclusione; e forse c'era anche un continuo. Nella mia mente ripercuote l'immagine di prender per mano ogni persona (non importano i loro interessi, non per me) e di far scattare in loro l'immaginazione...Quel mondo infinito, dove puoi vivere anche sette vite, cambiando sembianze o sesso, carattere o preferenze, senza mai stancarti o senza mai una fine. Volevo eliminare quel grigiore del mondo, dando ad ogni foresta, ogni fiume, ogni montagna il colore che gli spettano. Quando pensavo a tutto ciò, mi sentivo realizzata, intraprendente e coraggiosa di seguire quella mia fantasia. Ma quando mi rendevo conto della realtà -orribile verità- ritornavo coi piedi per terra. Vivevo in un paese insignificante, sconfinato in una piccola regione italiana. Non sarei mai potuto essere quell'eroe, se mi trovavo lì. Non sapevo come iniziare, come prendere l'iniziativa giusta... Perciò mi crogiolavo nel mio letto, con la musica a palla e le lacrime fredde sul mio viso. Non ce la farai mai, chi vuoi prendere in giro? Me lo ripetevo ogni volta. E ogni volta sentivo di avere ragione. Iniziare l'adolescenza con l'autostima sotto zero e senza nessun amico su cui avere un appoggio o rifugiarsi, fu disastrosa e tremenda. Insomma...una perdente avrebbe mai realizzato il suo sogno?
   
 
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