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Autore: Iaiasdream    12/07/2019    0 recensioni
(Dolce Flirt-Eldarya)
Dea non è mai stata una ragazza come tutte le altre. A causa dello strano colore della sua pelle, è vittima di bullismo nel liceo che frequenta. Stanca di quell'esistenza invivibile, cerca molte volte di farla finita, ma il suo corpo sembra essere indistruttibile. Con il passare del tempo, Dea si arrende a quel crudele destino e decide di affrontare la sua vita ignorando tutto e tutti. Nonostante questo, rimane sempre e segretamente innamorata di Armin, un compagno di classe, che a differenza sua, non la considera, dandole involontariamente un dispiacere, fidanzandosi con la generosa e sorridente Iris.
A quel punto, Dea è costretta ad allegare quell'altro fallimento all'elenco delle sue disgrazie.
Quando nella sua vita entra Dake, surfista playboy, la ragazza accetta facilmente la proposta di diventare la sua fidanzata; convinta che in un certo qual modo, possa finalmente cambiare la sua vita, ma non è così.
Purtroppo, la nostra eroina non sa che dietro le quinte di questa sua quotidianità, qualcuno e qualcosa complottano per impossessarsi del suo destino
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6.
PRIGIONIERA
 


Cos'era quell'essere che mi stava davanti? Sembrava un orso, ma era… umano. Reggeva un bastone in una mano e mi guardava con occhi taglienti, rossi, severi. Non ringhiava, non accennava alcuno movimento, mi guardava soltanto, ma era spaventoso; aveva un aspetto intimidatorio.
Non riuscii a trattenere la paura: urlai, ma il mio corpo sembrava non voler reagire ai miei voleri. Dovevo scappare, ma qualcosa me lo impedì.
<< Acso ise tui? >> chiese a un tratto con voce cavernosa, ma quieta.
Ma cosa sta dicendo? Mi domandai scuotendo il capo. In quel momento sembrava l'unica parte del corpo che riuscissi a muovere, poi finalmente l’essere avanzò verso di me, allungando una zampa pelosa.
Strinsi gli occhi e gridai un’altra volta.
<< Cryliss! >> udii a un tratto. Aprii gli occhi ma non volli voltarmi, per vedere chi aveva gridato. L’orso si trovava ancora davanti a me, ma questa volta mi guardava attonito come se gli avessi incusso timore, senza sapere come. Poi dei passi pesanti si fecero più vicini e una voce meno cavernosa dell’essere che avevo incontrato, disse: << Tu voltare piano. No mosse false, Jamon armato! >>
Non era la mia lingua, ma riuscivo perfettamente a capirla.
E per la terza volta mi chiesi se non stessi sognando.
 
 
Leiftan era appena uscito dalla mensa quando vide un via vai di guardie uscire ed entrare dai sotterranei che portavano alle prigioni.
Si accigliò per qualche istante, tentando di capire cosa stesse succedendo, poi però decise di proseguire il suo cammino.
Erano notti che non dormiva, aveva gli incubi, cosa che a lui non piaceva affatto, soprattutto quando il ricordo del suo passato si delineava nella sua mente e non gli dava fiato.
Sapeva in cuor suo, però, che presto quegli incubi si sarebbero tramutati in dolci sogni; ne era certo.
Sorrise al pensiero mentre si chiudeva la porta della sua stanza alle spalle.
Quando il lieve tonfo si dissolse nell’aria, dovette ritornare alla realtà e cancellare quella dolce espressione dal viso.
<< Che diavolo ci fai qui? >> chiese allo sconosciuto che se ne stava sdraiato sul suo enorme letto con le gambe accavallate e le braccia incrociate dietro la nuca.
<< Ti stavo aspettando. >> rispose l’uomo attutendo la sua voce dietro quella maschera mostruosa.
<< Sai bene che non dovresti essere qui! >> lo linciò Leiftan girando la chiave nella serratura.
Dandosi la spinta con le gambe, Ashkore fu in piedi e portandosi le mani dietro la schiena si fermò davanti alla finestra, stando bene attento a non farsi notare da chi passeggiava nel chiosco. << Credi che metterei a repentaglio i nostri piani, solo per venire a farti una visita? >> chiese poi aggiustandosi un guanto.
<< Che cosa vuoi Ashkore? >> chiese infastidito il giovane, appoggiandosi di spalle alla porta e incrociando le braccia al petto.
L'uomo mascherato si volse lentamente rimanendo in controluce. << Qualcuno, stanotte, ha indegnamente rubato la mia maschera! >> narrò calmo.
A Leiftan scappò un sorriso divertito.
<< Scorrazzando per le vie di Eldarya sotto le mie sembianze. Si dice in giro che abbia finanche aperto il portale dal cerchio delle streghe! >>
<< Ti sei fatto fregare la maschera così facilmente? >> chiese il giovane schernendolo << Mi meraviglio di te! >>
<< Non fare il finto tonto con me! >> lo interruppe bruscamente il mascherato. << Puoi fregare chi vuoi con i tuoi sdolcinati atteggiamenti, ma non me. >> aggiunse avvicinandosi a lui e sollevandogli il mento << So bene chi e cosa si nasconde dietro questo viso angelico! >>
Il sorriso di Leiftan scomparve ancora una volta, i suoi occhi verdi cambiarono cromatura e, al posto dello smeraldo che li tingeva, due pietre d’onice brillarono di una luce terrificante.
Gli afferrò il polso e tenendolo in una morsa stretta disse con voce minacciosa: << L'ultima volta che qualcuno mi ha toccato, le sue mani sono finite in pasto ai Black dog, gli ho strappato l’anima e la sua testa è ancora appesa a un tronco del fitto bosco! >> dopodiché gli allontanò la mano dal viso senza mollare la presa.
I due si guardarono per qualche istante, e a spezzare il silenzio fu un lieve sorriso proveniente da dietro la maschera dell’intruso il quale si liberò dalla stretta e si allontanò. << Non puoi lottare fuoco contro fuoco. >> disse divertito.
<< No, ma la mia fiamma può divorare le altre. >> ribatté il padrone della stanza.
<< Avevamo un patto, noi due. >>
<< E lo abbiamo ancora. >>
<< E allora cos'è successo stanotte? Perché io non ne ero al corrente? >>
<< Su questo non devo darti spiegazioni. >>
Ashkore sbottò in una risata falsa, << Allora spiegami un'altra cosa: hai rischiato tutto per vederla catturata e imprigionata dalla guardia scintillante? >>
Leiftan trasalì e si distaccò dalla porta. << Che stai dicendo? >>
<< Quel facocero tutto muscoli e niente cervello ha sorpreso una fanciulla sconosciuta che si aggirava per il villaggio di El, e l’ha rinchiusa nelle prigioni! >> spiegò l'uomo scostando la tenda per vedere l'esterno dalla finestra << E a giudicare da questo continuo via vai, penso proprio che il tuo piano sia stato un fiasco. >> ghignò voltandosi verso Leiftan che era uscito come una furia senza finire di ascoltarlo e lasciando la porta aperta.
 
 
Fino all’ultimo aveva sperato, pregato l’Oracolo che si fosse sbagliata, che nessun portale fosse stato aperto, ma quando Jamon entrò come una furia nella Sacra Sala e le riferì ciò che aveva scoperto, la rabbia iniziò a ribollirle nel sangue.
Miiko era a dir poco furiosa. Stringeva nella mano il bastone della fiamma fino a farlo scricchiolare e per un attimo il suo fedele aiutatane credette che si sarebbe spezzato.
<< Chi diavolo è? >> chiese con voce incrinata dalla stizza.
<< Jamon non conoscere ragazza. Mai vedere al rifugio. Jamon non sapere cosa essere ragazza, lei essere molto strana. >>
<< Strana? In che senso strana? >>
<< Avere pelle alabastro e occhi ametisti >>
<< Una strega! >> esclamò la Kitsune battendo il bastone sul pavimento.
<< Jamon non essere d'accordo. Ragazza spaventata, Jamon credere che sconosciuta avere perso memoria. >>
<< Non me ne importa cosa credi! >> lo interruppe bruscamente dirigendosi verso la porta << Ha infranto una delle leggi di questo posto e non la passerà liscia! >>
Al facocero non restò altro che tacere. Seguì la donna fino alla Sala delle porte dove dovettero fermarsi in seguito all’incontro con Leiftan che si dirigeva a passo svelto verso l'entrata dei sotterranei.
<< Leiftan, dove stai andando? >> gli chiese Miiko fermandosi.
<< Ti stavo cercando. >> rispose prontamente il giovane.
<< Perché? >>
<< Ho visto questo via vai di guardie e mi chiedevo cosa fosse successo? >>
<< Abbiamo catturato la responsabile dell’apertura del portale. >> e gli raccontò per filo e per segno ciò che le aveva riferito Jamon. Nel mentre si incamminavano verso le prigioni.
Il ragazzo ascoltò attento, fingendo preoccupazione, ma abile nel nasconderlo. Prese parola solo quando la sua collega espresse le sue idee e intenzioni: secondo lei la prigioniera era una strega e avendo messo a repentaglio la già scarsa stabilità di Eldarya l’avrebbe condannata a morte.
<< Non puoi farlo! >> esclamò il Lorialet rabbuiandosi.
Miiko si fermò ancora una volta, e si volse per guardarlo. Era un gradino sotto di lui e dovette alzare la testa per poter incrociare quegli occhi color smeraldo. << E di grazia, perché non dovrei? >> chiese titubante.
<< Noi non siamo degli assassini. >> rispose il giovane con voce roca.
<< Rispettare le leggi non fa di noi degli assassini. >> controbatté la ragazza girandosi per proseguire il suo cammino << Non possiamo permetterci una seconda minaccia! L’uomo mascherato basta e avanza! Lasciami fare il mio lavoro, Leiftan. So quello che faccio. >>
A quelle parole, l’uomo ebbe uno scatto istintivo: afferrò per un braccio la Kitsune e la volse bruscamente verso di sé, ritrovandosi col viso a pochi centimetri dal suo.
Miiko strabuzzò gli occhi, sorpresa della vicinanza che aveva tanto sperato di poter raggiungere con quel giovane dal volto angelico, ma mai avrebbe potuto immaginare che quegli occhi così penetranti potessero incuterle timore.
<< Se provi a toccarla, io… >>, Leiftan si fermò in tempo, conscio di ciò che stava per dire involontariamente.
 
   
 
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