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Autore: EcateC    13/07/2019    5 recensioni
Conclusa l'apocalisse nel migliore dei modi, Crowley e Aziraphale devono fronteggiare un altro, immenso problema: Dio, che è Onnisciente e che dopo seimila anni inizia a essere stufo dei loro vispi sotterfugi. Riusciranno i nostri ineffabili mariti a stare insieme comunque?
Con la straordinaria partecipazione dei Queen e di Freddie Mercury, inserito contro la sua volontà in un coro celeste.
(Minilong).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se c'è una cosa che gli umani non sanno, quella è che i demoni hanno sempre avuto un debole per gli angeli. Gli angeli (con le dovute eccezioni) sono creature semplicemente meravigliose, nobili, profumate ed etere… Bellissime sia nell’aspetto che nello spirito. La loro grazia e il loro aspetto talvolta efebico, talvolta erculeo, sono concepiti infatti per incarnare il perfetto ideale di virtù, che deve ispirare gli uomini durante la loro peccaminosa vita terrena.

I demoni invece sono creature orrende. Hanno un aspetto mostruoso (anche qui, con le dovute eccezioni), emanano cattivi odori, sono rozzi e volgari, in altre parole esecrabili. E ovviamente gli angeli li hanno sempre guardati dall'alto con sdegno e disprezzo, facendoli sentire ancor più immondi e deplorevoli di quello che probabilmente erano realmente.

C'era però un angelo che si comportava in modo molto diverso dai suoi spocchiosi colleghi. Quest’angelo non era né erculeo né efebico, e nemmeno particolarmente dedito alla preghiera e alla contemplazione.

Diciamo pure che era poco ortodosso… Per nulla ortodosso.

Eppure, malgrado queste sue angeliche pecche, risultava comunque più amabile e buono dei suoi simili.

L’angelo Aziraphale non aveva mai guardato il demone Crowley con sufficienza, né gli aveva mai fatto pesare la sua natura maledetta. Anzi, fin dall’inizio si era dimostrato gentile, gli aveva sorriso, lo aveva toccato e recentemente aveva perfino usato il suo spazzolino da denti.

Però, per comprendere (e ridimensionare) la virtù di Aziraphale occorre aprire una breve parentesi anche sul demone Crowley. Vi ricordate quando ho detto che i demoni erano tutti brutti, fetidi e volgari? Ebbene, scordatelo. Crowley era un fascinoso e sofisticato demone tentatore, non maleodorante e dotato di una folta chioma di capelli vermigli, che amava acconciare secondo le mode terrestri del momento.

E calcolate che i demoni non avevano neanche i capelli, al limite possedevano un iguana semi stecchito sopra la testa, una bavosa e colante lumaca intorno alla fronte, certo non dei capelli morbidi e fiammanti.

Da ciò risulta chiaro quanto anche il demone Crowley fosse poco iconografico e niente affatto rispettoso dei canoni demoniaci. Era sì un malandrino diabolico, ma non era spietato e crudele come i suoi simili, come Aziraphale non era così retto e ineccepibile come gli altri angeli.

Forse era per questo che i due si erano trovati e andavano così d’accordo. A tal punto d’accordo che la mera collaborazione si era trasformata un sentimento vero e proprio.

E dopo i fatti della mancata apocalisse, quando i due si erano sentiti maggiormente liberi di esprimersi e sganciati dal giogo delle loro opposte fazioni, questo sentimento era venuto prepotentemente a galla.

Solo che, naturalmente, accadde qualcosa di inaspettato, qualcosa che i due furbetti non avevano previsto.

E, d'altronde, un conto è ingannare Gabriel e Belzebù, un altro è ingannare Chi non può essere ingannato per definizione…

 

 

“…Ooh, you make me live!

Whatever this world can give to me,

It's you you're all I see.

Ooh, you make me live now, honey!

Ooh, you make me live

Oh, you're the best friend that I ever had

I've been with you such a long time…”

 

 

-STAI ZITTO!- sbraitò Crowley contro il suo stereo che, spaventato, interruppe subito la famosa “You’re My Best Friend” dei Queen.

-E voi?- ruggì contro le sue piante, minaccioso -Che cosa avete da guardare, stupide, rinsecchite creature!?-

I poveri vegetali tremarono dalla paura.

-La festa è finita! Avete capito? La festa è finita!!- Crowley gesticolò verso il nulla, alzandosi in piedi e bevendo l’ennesima sorsata di vino rosso. Guardò per l’ennesima volta lo schermo del suo cellulare, ma non c'era ancora nessuna notifica.

Crowley imprecò mentalmente.

Aziraphale, quel maled…Benedetto angelo non rispondeva.

Roba da matti.

Era lui l’angelo, per l’inferno! Lui era tenuto a chiedere scusa, a perdonare e a tutte quelle robette lì!

“Vai al diavolo!” gli scrisse Crowley in un impeto di rabbia, mandandogli il messaggio

“No, perché altrimenti ti incontro!” gli arrivò la risposta angelica due secondi dopo. Crowley la lesse e gettò con tutta la sua rabbia demoniaca il cellulare contro il muro, fracassandolo.

Se non fosse ancora chiaro, l’angelo e il demone avevano litigato. Solo che non era stato uno dei loro soliti e frequenti bisticci, era stata una discussione più seria.

Come è stato detto, dopo i fatti del mancato Armaggedon, le cose fra loro erano migliorate e poi si erano complicate. Il loro millenario rapporto di amicizia era stato svelato e ora Aziraphale era terrorizzato di subire ritorsioni dalla Sede Centrale del Paradiso che, come è noto, oltre a essere onnipotente era anche onnisciente. In altre parole, Dio era già a conoscenza di tutto, ma proprio tutto, tutto, tutto, da sempre. Dall’amicizia -equivoca- che i due disobbedienti avevano intrattenuto fin dalla notte dei tempi, al recente scambio di persona che avevano inscenato per salvarsi la pelle… Fino a quel piccolo incidente di labbra che li aveva visti protagonisti di una intollerabile effusione, come aveva sottolineato poco dopo l’angelo innamor… ehm, impettito.

E infatti che tuoni e che fulmini c’erano stati, subito dopo quei due bacetti! A Londra era scoppiata una tale bufera, un tale temporale che erano venuti perfino gli inviati della BBC News a fare un servizio.

E Aziraphale aveva assistito a quella gloriosa e iraconda tempesta con l’ansia di un subacqueo che vede in lontananza l’arrivo di squalo bianco.

Perché era chiaro che il Capo si fosse arrabbiato.

E d’altronde Aziraphale sapeva di aver superato il limite, di aver commesso delle violazioni gravissime, meritevoli come tali della famigerata “caduta” negli inferi. Quella tempesta era stata solo un avviso: “Angelo avvisato, mezzo salvato” come direbbero gli umani.

Per questo motivo l’angelo Aziraphale aveva deciso di intervenire, di correre ai ripari, perché lui era un angelo, e gli angeli per contratto non potevano peccare, dovevano sempre fare la cosa giusta.

 

 

-Devo tornare in Paradiso, mio caro- gli aveva sussurrato, mentre camminavano per il St. James Park -Devo chiedergli perdono. Lui è stato fin troppo misericordioso con me, non posso abusare ancora della sua pazienza-

-Se questo ti tranquillizza, va bene- gli aveva risposto il demone, con un’alzata di spalle -Vai, gli chiedi scusa, due chiacchiere e poi torni qui-

Ma Aziraphale non gli aveva risposto. Si era limitato a guardarlo con tristezza, e Crowley conosceva quello sguardo dispiaciuto, eccome se lo conosceva. In quel momento, le sue viscere demoniache si contorsero.

-Angelo?-

-Temo che… Ecco… Dubito che mi consentirebbe di tornare indietro, una volta risalito in Cielo-

Il demone Crowley si fermò a guardarlo, accigliato e incredulo lui stesso di ciò che aveva appena sentito, tanto che l’angelo fece un passo verso di lui.

-Ho violato tutte le regole che potevo violare e… Beh, sai anche tu cosa succede-

“Si cade negli inferi” pensò il demone, senza dirlo ad alta voce.

Aziraphale gli afferrò la mano sinistra -Sono terrorizzato, Crowley, e sono comunque un angelo, ho dei doveri, non posso continuare a stare qui a fingere di fermarti. Sono seimila anni che lo faccio e l’Onnipotente inizia a essere… Come dire, spazientito-

-Ma se è vero che non ti permetterà più di tornare sulla Terra, noi come accidenti faremo a vederci?- gli domandò il demone, teso -Io non posso salire ai Piani Alti, tu non puoi scendere ai Piani Bassi… Come faremo?-

Aziraphale sospirò, profondamente dispiaciuto -E questa la parte problematica, semplicemente non potremo più-

Crowley tacque, allucinato. Ecco cosa provavano gli umani quando un loro caro se ne andava, ragionò, ecco cos’era quella sensazione di vuoto e di completo smarrimento, di paura e di totale sfiducia per il futuro. Aziraphale, il suo Aziraphale, voleva tornare in Paradiso.

-Ma non volevi andare in Messico a provare i tacos?- gli domandò il demone, con voce ansiosa e stentorea.

L’angelo gli sorrise dolcemente -Sì, certo che lo volevo, però…-

-E volevamo… Cioè, volevi anche andare in Finlandia a vedere l’aurora boreale, ti ricordi?-

-Quella si può vedere anche dal Paradiso, a dire il vero- gli rispose il biondo, forzando un sorriso -Crowley, non rendermi le cose ancora più complicate. È già tanto difficile dovertelo dire perché sai, tu per me sei… Sei come…-

-Lascia stare, ho capito- lo interruppe duramente, ringraziando di avere gli occhiali da sole -Va bene, benissimo. Non c’è problema, torna pure in mezzo alle nuvole a suonare l’arpa e a lucidarti l’aureola. Sarà bello stare qui sulla Terra senza averti tra i piedi-

-Mio caro….-

-NON SONO TUO E NON SONO CARO!- tuonò rabbioso, attirando l’attenzione dei passanti. Ma Aziraphale non si fece spaventare e continuò, andandogli più vicino.

-Ferisce anche me, ma non ho altra scelta, sono costretto a farlo!- gli disse l'angelo, supplicando con lo sguardo -Sono a un passo dal cadere, Crowley, prima o poi doveva succedere. l’Onnipotente…-

-BASTA! Vuoi andartene? Bene! Vattene, allora!- esclamò Crowley furiosamente, facendo ben attenzione a non guardarlo -Se per te è così importante piacere a gente che ha cercato di cuocerti alla brace, vai pure! Va' da loro! Adios-

Crowley girò i tacchi e iniziò a camminare svelto, voleva allontanarsi da lui, scappare via il più lontano possibile.

-Adios?- ripeté angustiato l’angelo, rincorrendolo per il ciottolato -Non… Non mi saluti nemmeno? Non so, un… Una pacca sulla spalla o qualcosa di simile?-

-Fattela dare da Gabriel, il tuo nuovo migliore amico-

Aziraphale gli afferrò forte un braccio e lo fermò -Ti ho appena detto che sto per andarmene per sempre e tutto ciò che sai fare è del sarcasmo?-

-Sono un demone, è quello che faccio!- sibilò Crowley, tradito però dalla sua voce rotta.

Aziraphale sospirò e lo guardò negli occhi, oltre le lenti scure -Dimmi almeno che mi perdoni-

-No, ora sei tu ad essere imperdonabile- sentenziò inflessibile, liberandosi dalla sua presa e riprendendo a camminare, dandogli le spalle.

-Ti amo-

-Io no- gli rispose Crowley, scomparendo e ricomparendo nel suo appartamento, col cuore di pietra a pezzi e un paio di lacrime rosse tra le ciglia.

 

E quindi il demone tentatore era qui, nel suo ampio e gelido appartamento, col cellulare spiaccicato contro il muro e una serra piena di piante traumatizzate.

Ovviamente, ora che era a casa, gli venivano in mente tutte le frasi che avrebbe dovuto dire e che invece non aveva detto. Ad esempio:

“Io con te starei bene anche all’inferno. E calcola che neanche i demoni stanno bene all’inferno”

Oppure:

“Non devi avere paura di cadere, idiota! Ti prenderei al volo io, anche se il tuo poderoso peso ci trascinerebbe chissà dove!”

O magari, la frase più intelligente e al contempo più semplice di tutte:

“Anche io ti amo, idiota di un angelo”

In compenso, però, aveva parlato di emerite sciocchezze come i tacos, le aurore boreali -come se in Paradiso non ce ne fossero! Era tutta un’aurora boreale, là sopra!- e per finire si era comportato da stronzo. Con un angelo.

Bella mossa.

La verità, signori, era che Crowley amava il suo angelo.

Si era sempre sentito affine a lui, a suo agio, accettato interamente per quello che era: un demone, né più, né meno.

Malgrado fossero completamente diversi, diametralmente opposti sia nell’aspetto che nel carattere, erano sempre riusciti ad andare d’accordo e a trovare un compromesso per tutto. E questo voleva dire qualcosa, no? La loro amicizia non era forse la più duratura della storia dell’universo, eone più, eone meno? Certo, avevano avuto i loro alti e bassi, ma chi non li ha avuti? Perfino Paolo e Francesca, Marx ed Engels, Gauguin e Van Gogh, Sherlock Holmes e Watson e chissà quante altre coppie iconiche avevano avuto i loro momenti no di bisticci e discussioni, era normale.

L’importante alla fine era riappacificarsi, e loro lo avevano sempre fatto.

E in fondo non era poi tanto difficile fare la pace con un angelo. Aziraphale era sempre stato un tenerone, e Crowley si era limitato a punzecchiarlo in modo del tutto innocente.

Ma ora che non ci sarebbe stato più, come avrebbe fatto? Che senso aveva continuare a stare sul pianeta Terra, se il suo migliore amico non c’era? Tanto valeva ritornare a quel paese e starsene lì. Ma l’eternità era lunga, accidenti se era lunga, e senza Aziraphale diventava anche tormentosa.

Non per niente i seimila anni con lui erano volati, e il demone Crowley si ricordava tutte, ma proprio tutte, le frasi carine che Aziraphale gli aveva detto nel corso dei millenni…

 

-A me piacciono i tuoi occhi, sono originali- gli disse poco dopo che Adamo ed Eva erano stati cacciati dall’Eden, sorprendendolo.

-Non sei male per essere un demone- anno 1853 a.C.

-Non preoccuparti per questa effigie demoniaca, non si vede nemmeno- anno 460 d.C, la prima volta in assoluto in cui le sue grassocce e serafiche dita gli avevano sfiorato il viso.

-Come vuoi, caro- anno 1160, la prima volta in cui l’aveva chiamato “caro”.

-Non bere quell’acqua! È consacrata!- anno 1303, la prima volta in cui Aziraphale l’aveva salvato dalla trappola di un sospettoso esorcista.

-Mi è dispiaciuto non averti intorno- anno 1645, dopo che i fatti della riforma protestante avevano tenuto occupato l’angelo altrove.

-Come sei affascinante, oggi!-  anno 1815.

-Non posso lasciarti rischiare la vita- anno 1965, quando l’angelo gli diede la borraccia piena di acqua santa per non farlo arrischiare in una chiesa.

-Ti dona questo nuovo taglio di capelli- siamo nel 1999.

-Avevi ragione, comunque- e questo glielo disse una settimana dopo che l’Apocalisse era stata sventata -Non è vero che non mi piaci-

Il colpo di grazia, però, ci fu quando Crowley lo sentì canticchiare per puro caso una hit dei Queen, “Radio Ga Ga”, per la precisione.

È risaputo infatti che gli angeli possiedono una voce soave e incantevole, ben superiore a quella degli umani sia per l’intonazione che per la capacità di emozionare, di arrivare direttamente nel cuore degli ascoltatori. Il problema, però, è che cantano esclusivamente cose da angeli, come il Gloria, l’Osanna e altre sacralità che a Crowley facevano bruciare le orecchie, letteralmente parlando. L’ultima volta che aveva sentito Aziraphale cantare un inno sacro, nel lontano 1275, per poco non ci aveva rimesso i timpani e da quel giorno l’angelo non aveva più cantato nulla di fronte a lui.

Ma ora, con le canzoni rock degli umani, tutto era diverso.

Non c’è da stupirsi, quindi, che Crowley rimase incantato quando sentì il suo angelo preferito canticchiare niente meno che un successo della sua band preferita. Talmente incantato che… Beh, starete a vedere.

 

 

 

 

 

 

Note
Ciao, eccomi di ritorno ;)
Ho deciso di dividere questa one-shot in due parti perché altrimenti sarebbe venuta davvero troppo lunga (come al solito, mentre scrivo i personaggi mi sfuggono di mano e fanno quello che vogliono).
Nella prossima parte torneremo indietro nel tempo e approfondiremo un po’ la questione dei baci che hanno portato alla scelta di Aziraphale di tornare in Paradiso…
È un po’ confusionaria la storia dal punto di vista temporale, spero che riuscirete a capire tutto. Io sono comunque qui e su Facebook, disponibile per ogni chiarimento!
Fatemi sapere se vi è piaciuta, a presto ^^

P.s. se non si fosse capito, l'effige demoniaca è quella a forma di serpente che Crowley ha tatuata nella tempia.
   
 
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