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Autore: chemist    14/07/2019    2 recensioni
Tyrion Lannister è membro di una delle più potenti famiglie di Westeros, ma deve guardarsi le spalle persino da suo padre e da sua sorella.
Sansa Stark è una figlia del Nord finita nella fossa dei leoni proprio mentre la sua casata viene abbattuta.
La figlia disgraziata e la scimmia demoniaca, uniti per caso contro un mondo che li disprezza e li vuole morti.
Ma con un’anima complementare al proprio fianco.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Sotto la mia protezione

“Parlami della tua prima notte di nozze!”.
 
Tra tutte le domande che Margaery Tyrell avrebbe potuto rivolgerle, quella era proprio la meno desiderata da Sansa Stark. La giovane ragazza dai capelli rossi provava ancora molto imbarazzo nel ripensare a quella sera, non a caso non ne aveva ancora parlato con nessuno, nemmeno con Shae. L’unica persona che gli aveva infuso un pizzico di coraggio nell’affrontare l’argomento era stato proprio suo marito, Tyrion Lannister.
 
Non aveva voglia di parlarne, ma sapeva di doverlo fare. Il giorno precedente Margaery aveva trascorso l’intera giornata al Fondo delle pulci, dove spesso si recava per far visita ai poveri ed ai bambini da lei tanto amati, e che tanto la amavano. In pratica, dunque, lei e Sansa non si vedevano dal banchetto nuziale, così la futura regina la invitò a pranzo per trascorrere un po' di tempo insieme. Parlare della sua notte di nozze sarebbe stato inevitabile, Sansa lo capì subito; ma d’altra parte era felice dell’invito di Margaery, una delle poche persone che la trattava con gentilezza in tutta Approdo del Re. Ormai la considerava un’amica e aveva bisogno di lei in quei giorni ricchi di incertezze.
 
“È stato…è andato tutto bene, vostra grazia”, disse allora Sansa balbettando, rossa in viso.
“È stato doloroso? Lord Tyrion ti ha fatto male?”.
“N-no, vostra grazia”.
Margaery la scrutò con i suoi intensi, bellissimi occhi castani, che ogni volta sembravano poter penetrare fino ai più remoti meandri della mente di chi le stava di fronte, mentre Sansa teneva bassi i suoi per l’imbarazzo. In quell’improvviso silenzio, spezzato di tanto in tanto solo dalle voci in lontananza della corte della capitale e dall’infrangersi delle onde marine sugli scogli, era possibile udire chiaramente il suo respiro ansioso, e forse pure il battito irregolare del suo cuore. Accorgendosi del suo disagio, fu di nuovo Margaery a rompere gli indugi, stavolta definitivamente:
“Non avete consumato il matrimonio, vero?”.
 
Sansa rinsavì bruscamente dal torpore che il silenzio e la brezza estiva le stavano causando ed un brivido percorse la sua schiena. Come fa a saperlo?, si domandò in preda al panico. Inizialmente immaginò che qualcuno glie lo avesse detto, ma chi poteva essere stato? Gli unici a conoscenza della cosa erano Tyrion e Shae. Tyrion non avrebbe mai potuto farlo: ne avrebbe provato vergogna lui stesso, e non era il tipo da mostrarsi debole davanti ad altre persone, tanto meno i Tyrell. E Shae…si fidava di Shae, troppe volte aveva espresso davanti a lei il proprio odio per re Joffrey senza che lei avesse mai rivelato nulla a nessuno. No, non glie lo ha detto nessuno. Deve averlo capito da sola.
Fu la stessa Margaery a confermarle il secondo pensiero, sorridendole dolcemente: “se fosse accaduto qualcosa, non mi avresti risparmiato alcun dettaglio. Sono sicura che non sia accaduto niente perché non sai cosa dire”.
 
Era incredibile la sua capacità di capire le persone al primo colpo, di approcciarsi a chiunque sempre nella maniera giusta e sempre con parole opportunamente misurate. Sapeva sempre tutto. E doveva aver capito al primo colpo anche che Joffrey era un essere spregevole, ma nonostante ciò riusciva ad inculcargli le proprie volontà e a renderlo docile quando era infuriato. Sarà una regina perfetta, pensò Sansa. “Vostra grazia, vi prego di non farne parola con nessuno. Se non per me, fatelo per il lord mio marito: sarebbe poco rispettoso nei suoi confronti”.
 
Ma si stava veramente preoccupando per la reputazione di un Lannister? Oppure, semplicemente, non voleva sentirsi di nuovo addosso gli occhi di tutta Approdo del Re, con nelle orecchie i commenti divertiti del re e dei suoi insulsi cortigiani?
Come se non ci fossi già abbastanza abituata.
“Certo che no, Sansa, resterà tra di noi. Ma, se posso chiedertelo…come mai?”, rispose Margaery, sinceramente interessata.
Sansa prese a tormentarsi le maniche del vestito. “Io…io credo che lord Tyrion non abbia voluto fare nulla contro la mia volontà. Deve avermi vista inquieta e ha detto che non entrerà nel mio letto fino a quando non sarò io a volerlo”.
Margaery le rivolse uno sguardo compassionevole: “eri davvero così spaventata?”.
Sansa le fece cenno di si con la testa mentre i suoi occhi azzurri iniziavano a riempirsi di lacrime.
La ragazza Tyrell le asciugò prontamente con l’indice della mano destra, mentre con la sinistra le accarezzò delicatamente il braccio. Sansa trovò quel gesto incredibilmente tranquillizzante e si fece trasportare da quel morbido tocco.
Margaery allora mutò espressione, tornando sorridente e forse anche un po' divertita: “avevo ragione su Tyrion. Ti avevo detto che avrebbe potuto sorprenderti”.
“Cosa significa, vostra grazia?”.
“Sono sicura che Tyrion ti trovi molto bella, Sansa, e se fosse stato per lui avrebbe senz’altro fatto il proprio dovere di marito; ma è anche un uomo onorevole, e il suo onore gli ha impedito di iniziare qualcosa che ti faceva paura. È stato molto gentile da parte sua”.
Sansa, decisamente più calma rispetto a pochi istanti prima, non poté fare a meno di essere d’accordo con l’amica e annuì: “l’ho già ringraziato per questo”.
“Nondimeno, un matrimonio è un matrimonio”, affermò Margaery, tornando seria. “Il fatto che tuo marito non ti abbia ancora toccata dimostra che ha un profondo rispetto per i tuoi sentimenti, più profondo di qualunque altro uomo. Abbi anche tu rispetto per lui: sei sua moglie e in quanto tale devi dargli dei figli”.
“Ma…è un Lannister, vostra grazia. La sua famiglia è in guerra contro la mia”.
“Proprio perché è un Lannister, il vostro matrimonio potrebbe essere un vantaggio per tutti”, disse la futura regina sottovoce, come se anche nella solitudine in cui si trovavano temesse orecchie infide. “Questa guerra ha già fatto scorrere troppo sangue, e la vostra unione potrebbe essere sfruttata come un accordo, una tregua. E poi i Lannister, che ti piaccia o no, sono una casa ricca e potente, e i vostri figli in futuro potrebbero diventare signori non solo di Grande Inverno, ma anche di Castel Granito”.
Sansa non seppe se essere lusingata o offesa, bramosa o intimorita. Non le era mai importato nulla di politica e degli intrighi che vi stanno dietro.
Margaery le carezzò di nuovo la guancia e concluse il discorso: “la gente parla di te tutto il tempo perché sei più importante di quanto tu immagini, Sansa. Succederanno grandi cose nella tua vita, e tu diventerai una donna straordinaria”. Mentre rifletteva su tutto ciò, Margaery si rivolse alle sue ancelle: “e ora portate qualche dolce, di quelli che piacciono tanto a lady Sansa”.
Si, è proprio una regina perfetta. Non è come Cersei, non costruirà il suo regno sulla paura: lo costruirà sull’amore e sulla giustizia.
Nonostante fosse estate, il clima ad Approdo del Re era particolarmente mite, specie di sera. E fu per questo che quella sera Sansa decise di fare una passeggiata per le strade della capitale. Non era solita passeggiare in ora tarda, ma dopo il matrimonio con Tyrion era uscita dalle sue stanze solo per il pranzo con Margaery e per andare, come suo solito, nel Parco degli Dei a pregare; era da tempo che non visitava quel mondo in fermento ai piedi della Fortezza Rossa, fatto di magazzini, locande, bancarelle e bordelli. Dall’alto della propria finestra, talvolta dimenticava che ci fosse qualcosa anche laggiù, qualcosa che si ripeteva identico ogni giorno a prescindere da chi sedesse sul Trono di Spade o da chi fosse il Primo Cavaliere.
 
Sansa si fece rapire dalle voci e dagli odori che la circondavano. C’erano cose piacevoli, come le risate dei bambini che giocavano o gli odori provenienti dalle cucine delle locande, e cose che la inquietavano, come i rumori e le urla che fuoriuscivano dai bordelli o il luccichio delle cappe dorate della Guardia Cittadina, che le ricordavano che erano ancora in tempi di guerra.
 
Pensò allora a quando entrò per la prima volta ad Approdo del Re, e ricordò che la capitale le era sembrata un sogno ad occhi aperti: era entusiasta di andare a Sud per conoscere la corte reale e per diventare la promessa sposa di Joffrey. Al suo fianco c’erano suo padre, l’onorevole Ned Stark, e sua sorella Arya. Per come si sarebbero messe le cose, di lì a poco, sarebbe stato molto meglio non lasciare mai Grande Inverno. Che stupida che sono stata.
 
Passare di tanto in tanto davanti ai bordelli le fece tornare in mente ancora una volta Tyrion, nonché quello che le aveva detto Margaery poche ore prima. Il Folletto era noto per la sua lussuria e per essere stato in passato un avido frequentatore di quelle ‘case del piacere’. Sarebbe tornato lì, se lei avesse continuato a rifiutare di accoglierlo nel proprio letto? Avrebbe mai trovato il coraggio di compiere il proprio dovere di sposa?
 
Davanti all’ingresso di uno di quei bordelli, Sansa credette di vedere tre uomini che la fissavano e si scambiavano cenni col capo. Deglutì e iniziò a sudare leggermente dalla fronte, ma proseguì oltre facendo finta di nulla. Quando però sentì dei passi alle sue spalle, la sua inquietudine aumentò.
“Sansa Stark?”, disse una voce dietro di lei.
Il sangue le si gelò nelle vene. Per istinto, per puro istinto, continuò a camminare, come se non fosse successo assolutamente niente. Sperava di aver capito male, che fosse tutto nella sua testa. Ma la presa ferrea di una mano sul suo braccio sinistro la riportò alla realtà.
“Si, è decisamente lei”.
“Chi siete? Cosa volete da me?”.
“Niente”, disse l’uomo che l’aveva fermata, mentre gli altri due sghignazzavano poco distanti. Non si era sbagliata: erano proprio i tre che aveva intravisto poco prima. “Vogliamo solo divertirci un po'”.
 
Sansa non riuscì a capire se fossero uomini del popolino o di rango più elevato. Il sudore e la paura le offuscarono la vista; lo stesso effetto ebbe anche l’alito maleodorante dell’uomo che le si stava avvicinando. E rimase pietrificata quando questi le baciò il collo, in una maniera che però riusciva a definire soltanto malata. Al viscido contatto con la lingua di lui, la ragazza trasalì e d’impulso scostò il viso dell’aggressore, disgustosamente impregnato di saliva e alcol.
“Che c’è, ragazzina? Non ti piacciono gli uomini interi? Solo i mezzi uomini?”, disse lui mentre le si avvicinava nuovamente. E di nuovo Sansa lo respinse.
“Certo che per essere una lady ti agiti parecchio!”. L’uomo parve pericolosamente seccato. “Va bene, allora. Se tu non vuoi partecipare, farò da solo. Alf, Tom, tenetela ferma”.
 
Quelle parole portarono la disperazione sul volto di Sansa. Provò a fuggire, ma le ampie gonne che indossava la rendevano lenta e fu facile per i due compagni dell’uomo che la stava molestando afferrarla e riportarla indietro.
“Adesso, troietta, ti faccio vedere com’è fatto un vero uomo”, disse ridendo l’uomo ubriaco, mentre si slacciava le brache. “E quando avrò finito, sarà il turno degli altri due”.
“Non consumarla troppo, Jorgen”, bofonchiò divertito Tom. “Altrimenti per noi non ci sarà gusto”, gli fece eco Alf.
Jorgen iniziò ad esplorare con le sue sporche dita le cosce di Sansa. La rossa, in lacrime, li implorò di smettere, ma sapeva che sarebbe stato tutto inutile. Qualche momento dopo sentì le dita dell’uomo ritirarsi, ma fu tutt’altro che un sollievo, perché significava che Jorgen stava tirando fuori il suo membro eretto. Ebbe dunque un mancamento, sentì le forze abbandonare il suo corpo e credette di stare per svenire.
 
Quel che accadde dopo le fu poco chiaro, perché accadde molto in fretta e si sentiva fortemente frastornata. Sentì gli zoccoli di alcuni cavalli cozzare sul suolo pietroso, mentre Alf e Tom dietro di lei allentavano a poco a poco la presa.
“Che sta succedendo qui?”, una voce squarciò le risate sommesse dei tre molestatori. “Cosa ci fate voi con mia moglie?”.
Jorgen si voltò e prima che trovasse qualcosa da dire un pugno gli arrivò dritto sul muso, scaraventandolo a terra con violenza. La bocca, quella bocca che poco prima aveva cinto il collo di Sansa, ora grondava sangue.
“Proprio un bel colpo, Bronn. Ora occupati degli altri due mentre io scambio qualche parola con il nostro amico”.
L’ex mercenario estrasse la spada e con fare minaccioso si avvicinò ad Alf e Tom, che pur essendo in superiorità numerica indietreggiarono intimoriti. “Per oggi è tutto, barboni”, li schernì. “Tornatevene nelle vostre case da pezzenti”.
 
Jorgen intanto si rialzò e si trovò davanti una sagoma confusa che però riconobbe essere quella di Tyrion.
“Mezzo uomo…”
“Già, sono un mezzo uomo. Eppure ti guardo dall’alto verso il basso e tu sei a terra con un labbro spaccato. Sicuro di non essere più piccolo di me?”.
Tyrion lanciò all’uomo un altro feroce sguardo, prima di dargli le spalle e incamminarsi verso il suo cavallo.
“Non finisce qui, Lannister”.
“Non mi sembra la frase giusta da dire ad una persona che potrebbe farti uccidere con un semplice schiocco di dita, e che non lo fa solo per evitare spargimenti di sangue davanti alla propria signora. A proposito, Podrick, aiuta lady Sansa a rialzarsi e falla salire sul tuo cavallo”, disse Tyrion al suo scudiero, che eseguì prontamente l’ordine. Poi, il Folletto si rivolse un’ultima volta a Jorgen: “azzardati di nuovo a toccare mia moglie e farò mettere la tua testa su una picca”.
 
Sansa era sconvolta da quanto le era successo, ma quando rinvenne fu sollevata nel vedersi appoggiata alle spalle di Podrick Payne, su un cavallo diretto alla Fortezza Rossa. Il peggio era passato.
Sentì anche Tyrion scherzare con Bronn: “’tornatevene nelle vostre case da pezzenti’? Dimmi, hai forse dimenticato da dove vieni tu?”.
“Sono un cavaliere, ora”.
Tyrion continuava a sorridere quando si accorse che Sansa si era ripresa.
“Sansa…finalmente. Come stai?”.
La Stark iniziò a ricordare. Era stato lui a soccorrerla. Ancora una volta. “Adesso bene…grazie a voi che mi avete salvata, mio lord”.
“Tyrion” la corresse il Folletto, rincuorato dal vederla in migliori condizioni. “Chiudi gli occhi, Sansa, e riposati: l’andamento del cavallo potrebbe farti girare la testa. Parleremo di tutto più tardi, nelle nostre stanze. E tu, Pod, non prenderci troppo gusto: ti ricordo che lady Stark è sposata con me”, disse con aria canzonatoria ma giocosa. Lo scudiero arrossì.
Dopo un bel bagno caldo, Sansa tornò nelle sue stanze. Era ancora scossa, ma non ricordava l’ultima volta in cui era stata così felice di tornare in quel posto. Lì, seduto su una sedia a rimuginare, vi trovò Tyrion.
“Sansa, eccoti. Ti senti meglio?”.
“S-si”.
“Bene, ne sono contento. Ascolta…so che sei ancora spaventata e magari avresti bisogno solo di riposare un po', ma ho bisogno che tu mi racconti per bene come sono andate le cose”.
 
Sansa ubbidì, e Tyrion rimase in silenzio per tutta la durata del racconto. Sansa percepì in lui la rabbia per gli atteggiamenti di quegli uomini ed il sollievo nel sapere che non avevano avuto il tempo di prendere la sua verginità. Alla fine, il Folletto riprese a parlare.
“Ciò che ti è accaduto è orribile, Sansa, e ti assicuro che quelle persone non resteranno impunite per quello che hanno fatto. Oggi hanno ricevuto solo minacce, alla prossima azione pagheranno con la vita. Temo che ci sia qualcuno dietro di loro, che spera di ferire anche me”.
Sansa non capiva: “e chi potrebbe essere?”.
“Non lo so, ma intendo scoprirlo”.
 
Sansa, con un nodo alla gola, rimase per qualche istante a fissare suo marito, ancora assorto da preoccupanti pensieri. Questo fece apparire sui suoi occhi un velo di lacrime.
“Tyrion…”, il fatto che l’avesse finalmente chiamato per nome, e non ‘mio lord’, attirò improvvisamente l’attenzione del Folletto. “Mi dispiace, mi dispiace tanto. Sono una ragazzina stupida e incosciente, non avrei mai dovuto aggirarmi in città da sola…quel che è successo è solo colpa mia”.
Tyrion la interruppe facendole segno con le mani di fermarsi. “No, Sansa, non è colpa tua, e non sei affatto stupida. Né tanto meno sei una prigioniera: devi sentirti libera di andare dove vuoi. Sono io che avrei dovuto proteggerti in maniera più adeguata. Quando ci siamo sposati, nel Tempio di Baelor, ho posto un mantello sulle tue spalle”. Tyrion insistette sulla parola ‘mantello’, e non era un caso. “Sai cosa significa quel mantello? Che ora sei sotto la mia protezione. E, per quanto è in mio potere, non permetterò a nessuno di farti del male”.
 
Il ricordo dell’episodio del mantello fece sentire Sansa ancora più in difetto nei confronti di suo marito. Solo allora realizzò di essersi comportata in modo infantile e totalmente irrispettoso. Se ne vergognò profondamente.
“Mi dispiace anche per quello”, disse.
“Cosa intendi?”.
“Il mantello. Avrei dovuto chinarmi. Ti chiedo scusa”, gli spiegò sottovoce, intrecciando le mani per l’imbarazzo.
Tyrion le sorrise: “stai tranquilla, Sansa, ho subito offese molto peggiori di quella e ne subirò tante altre, suppongo. Non devi preoccuparti. Va’ a dormire, ora: sarai stanca”.

Al termine del primo capitolo vi avevo detto che a partire dal secondo mi sarei moderato un po' con la lunghezza, ma in realtà temo che questo sia anche più lungo…spero che non vi abbia annoiato!
A tal proposito, dopo un primo capitolo introduttivo e molto dialogato ho pensato che fosse il caso di scombussolare un po' le carte in tavola, per rendere il tutto più movimentato!
Non è stato facile assumere il punto di vista di Sansa, un personaggio per me difficile da inquadrare: spero che il risultato vi soddisfi!
P.S.: ovviamente Jorgen, Alf e Tom sono nomi inventati, così come sono inventati anche i loro personaggi.
Detto ciò, spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto, e che magari mi facciate sapere in una recensione cosa ne pensate. A presto! ;)
   
 
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