Serie TV > Shadowhunters
Ricorda la storia  |       
Autore: Flos Ignis    15/07/2019    2 recensioni
AU storica ambientata nell'antica Grecia: Alec e Magnus, cosa cambierebbe tra loro se fossero vissuti non in un tempo di angeli e demoni, ma in uno di potenti e sconosciuti Dèi dell'Olimpo?
Dal testo:
"Le Parche, alle volte, sanno essere crudeli.
Intrecciano vite destinate a completarsi a vicenda, per poi districare la matassa e dividere le esistenze senza farle più ricongiungere.
Questo porta un dolore sottile all'anima, che emette un richiamo costante alla metà mancante di se stessi, una fame insaziabile e un muto grido che fiaccano lo spirito dei mortali.
Quelle anime sono destinate a vagare senza pace nell'Ade, alla ricerca vana ed eterna di ciò che può riempire il loro vuoto."
Terza classificata al contest "A zonzo nel tempo!" indetto da _Vintage_ sul forum di EFP
Genere: Fluff, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Isabelle Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Alexander: il Voto




Le Parche, alle volte, sanno essere crudeli.

Intrecciano vite destinate a completarsi a vicenda, per poi districare la matassa e dividere le esistenze senza farle più ricongiungere.

Questo porta un dolore sottile all'anima, che emette un richiamo costante alla metà mancante di se stessi, una fame insaziabile e un muto grido che fiaccano lo spirito dei mortali.

Quelle anime sono destinate a vagare senza pace nell'Ade, alla ricerca vana ed eterna di ciò che può riempire il loro vuoto.




Che gli imperi prosperassero o meno, che i potenti si facessero la guerra tra loro invocando i nomi dei potenti Numi a loro vessillo, alla povera gente dei campi e delle sperdute poleis del continente poco cambiava.

Non v'era alcuna differenza se Apollo volava col suo dorato carro per portare la luce del giorno in un'epoca di guerra o di pace, i contadini si preoccupavano solamente delle gelate invernali, quando la bella Proserpina tornava dal suo sposo nel freddo sottosuolo; delle tempeste estive, che gli aedi annunciavano con la voce gravida di disgrazie imminenti causate dall'arroganza degli uomini, rei di aver preteso ricchezze e onori degni degli déi; di avere un tetto sulla testa e la pancia piena, giorno dopo giorno.

Alexander li invidiava.

Pur ritrovandosi nella posizione privilegiata che gli spettava per diritto di nascita, o così lo avevano istruito i suoi precettori, non vedeva per quale ragione dovesse sentirsi ammantato di quella fortuna che tutti gli additavano, nemmeno fosse stato consacrato alla dea Tiche.

La sua famiglia discendeva da una stirpe di guerrieri valorosi, che avevano partecipato alle campagne di Alessandro III di Macedonia ricavandone grande prestigio persino tra i suoi satrapi, i comandanti che si erano spartiti l'immenso Impero alla morte sua e, in seguito, della sua intera stirpe.

Non sapeva perché suo padre aveva deciso di chiamarlo Alexander in suo onore; forse, in cuor suo, aveva desiderato un figlio valoroso che dimostrasse che la forza che li aveva resi grandi non era scomparsa insieme al padre del padre di suo padre, quando era morto in battaglia per cercare di conquistare nuovamente una Babilonia perduta.

Lui si sentiva solo un giovane dall'animo inquieto, privo però di quella tempra sanguigna che gli uomini devoti alla battaglia dovrebbero possedere.

Aveva da sempre dimostrato una predilezione per gli studi e la conoscenza, tanto che aveva ricevuto il permesso di un'istruzione privata insieme alla sorella Isabelle da un saggio che si era fermato per qualche anno nella loro città, Hodge.

In cambio di tale concessione, suo padre aveva preteso ogni istante del suo tempo per allenarlo personalmente, quando non era impegnato in politica.

I tempi di pace, se possibile, sono più insidiosi di quelli di guerra.

Così soleva ripetergli per motivare le ore passate a buttarlo a terra in una mischia, a fargli sanguinare le mani fino a incidergli nella pelle gli sforzi di molti giorni spesi a perfezionare la sua tecnica e a incrementare la sua forza fisica.

La frustrazione si era mano a mano ingrandita nel suo animo, tanto che per trovare un po' di pace aveva iniziato ad andare al tempio di Efeso, luogo davanti al quale si svolgevano le sue lezioni con il sapiente Hodge, persino al di fuori dei loro incontri prestabiliti.

Una quotidianità consolidata da molti anni che fu spezzata una mattina qualunque, simile e al contempo dissimile da tutte le precedenti: Alexander raccolse arco e faretra, controllò che la sorella dormisse serena e ben coperta, per poi lasciare la casa, silenzioso come la notte che ancora non aveva lasciato posto al giorno.


 

Il suo maestro gli aveva raccontato che il tempio risaliva a molti secoli prima, ma che dopo essere stato distrutto era stato raccolto il denaro da molte delle provincie d'Oriente conquistate nelle campagne persiane per ricostruirlo, sotto il volere dello stesso Alessandro III.

Gli era stata narrata la storia di ogni re a cui era stata dedicata ciascuna delle sue centoventisette colonne, dalla foggia tipica della regione Ionia, dal profilo semplice ma elegante al contempo.

Aveva imparato ogni singola storia narrata attraverso i bassorilievi che percorrevano l'interno dei basamenti, avrebbe potuto riconoscere a occhi chiusi l'eroe o la divinità di cui venivano narrate le gesta con un solo tocco a quelle fredde statue...

Amava quel tempio, nessun altro luogo poteva avvicinarsi di più al concetto di casa per Alexander.

Si sentiva legato a esso e alla dea cui era stato dedicato, Artemide di Delo, Signora di Efeso, dea della caccia e della fertilità.

A lei si era votato, appena bambino e con l'ingenuità tipica di chi del mondo ancora non sa nulla, quando sua madre aveva avuto un brutto incidente con un cavallo imbizzarrito mentre era in attesa di suo fratello Max. Erano state settimane di paura e apprensione, poi un giorno aveva sentito dire la levatrice che l'unica cosa da fare era pregare per la benedizione di Artemide, affinché aiutasse la donna e il bambino non ancora nato a sopravvivere al parto.

Alec, di appena sette anni, era scappato e si era rifugiato tra quelle colonne e iconografie abilmente cesellate, declamando con la sua voce bianca preghiere che non conosceva con parole che gli erano nate dal profondo dell'anima, dove risiedeva l'amore filiale e quello per il piccolo che aveva promesso di proteggere in quanto fratello maggiore.

So che tu, Artemide, appena nata aiutasti a far nascere tuo fratello gemello Apollo, perché tua madre era troppo debole per farcela da sola. Da fratello maggiore a sorella maggiore, aiuta anche mia madre a far nascere il mio fratellino, ti sarò grato per sempre e sarò tuo discepolo.

Forse era stato davvero ascoltato, perché pochi giorni dopo madre e figlio erano sani e salvi, ancora deboli, ma vivi.

Quando aveva raccontato ai genitori della sua promessa nel tempio, sua madre aveva sorriso con dolcezza, carezzandogli la guancia e ringraziandolo, tenendo al contempo d'occhio la piccola Isabelle di sei anni mentre reggeva il neonato con le sue braccine magre; suo padre invece si era arrabbiato e gli aveva imposto il silenzio affinché il suo futuro nell'esercito fosse al sicuro dai giuramenti divini, aventi sempre una priorità irrinunciabile.

Alec però sentiva quella promessa ardere nel profondo del cuore.

Una delle prime cose che aveva chiesto al suo maestro era stata se tutte le vicissitudini di Artemide fossero reali ed egli, con un misterioso sorriso sul volto, aveva risposto ad un Alec tredicenne che "tutte le storie sono vere".

Il giovane dagli occhi blu non amava allenarsi per la guerra, ma aveva preso molto sul serio la pratica per diventare il migliore nel tiro con l'arco, per ripagare metaforicamente la dea per il suo dono tramite la sua dedizione all'arte in cui ella era maestra.

A volte prendeva a camminare nei boschi, senza meta, solo per il semplice piacere di cacciare immerso nella solitudine e nel silenzio della natura, pensando ai cervi e alle fiere selvatiche che rispondevano al comando della stessa divinità a cui si era votato lui; così facendo, si sentiva un po' meno solo.

Aveva scelto già da tempo di diventare un sacerdote del tempio, ma le infinite proteste della sua famiglia, suo padre in special modo, lo avevano fermato.

Non desiderava una famiglia, un giorno? Un posto in società? L'onore che portava la battaglia?

Alec sapeva che erano cose importanti, che molti si erano battuti per le medesime cose e che era giusto e doveroso rispettare tali uomini.

Ma era abbastanza edotto da sapere anche che, per quegli stessi desideri che suo padre desiderava lui reclamasse per sé, erano scoppiate guerre.

E cosa doveva dire della libertà? Era quella a chiamarlo e sedurlo, più delle battaglie e delle donne, dell'onore e delle ricchezze.

I suoi desideri erano talmente diversi dai giovani della sua stessa polis che si era allontanato da tutti e, lo ammetteva candidamente solo con se stesso nel privato della sua stessa mente, l'unica donna per cui provava moti di affetto era sua sorella.

Ma il desiderio che aveva visto negli occhi degli altri giovani e degli uomini alla vista delle prostitute che si trovavano nelle vie principali o nelle apposite case del piacere, quello no, non riusciva a comprenderlo. Non avveriva quella fame indecorosa che scorgeva nei loro volti in quelle occasioni, non ne capiva la necessità e il bisogno.

Tutto ciò che desiderava esisteva in quel tempio che era stato spesso definito dal suo maestro una delle "Sette Meraviglie del Mondo".

Il pensiero di andare contro la comune idea, la stessa che era anche solida base della sua famiglia, lo aveva fatto tentennare a lungo in quegli anni, facendogli rimandare fino all'ultimo istante possibile la sua decisione.

Ma ormai aveva raggiunto la maggiore età e una decisione andava presa.


 

Era stata Isabelle, la sera prima che lui facesse la sua scelta definitiva, a dargli il coraggio necessario a compierla.

Lei aveva accarezzato con affetto i suoi capelli dello stesso colore corvino, tanto estranei a quella regione da renderli spesso oggetto di scherno e occhiate stranite, ma che ormai erano abituati a considerare come parte di sé, facendone persino un vanto nel caso della più piccola della famiglia.

-Se hai trovato il tuo posto nel mondo, vai e reclamalo per te, ovunque esso ti porti. Ricorda che tu sarai sempre il mio adorato fratellone, qualunque strada sceglierai e chiunque sarà la persona che si meriterà il tuo grande cuore.-

Alec non avrebbe mai posseduto la sua stessa forza d'animo, la stessa che gli faceva paragonare la bella Isabelle ad una dea guerriera; se non avesse saputo del suo amore corrisposto con un giovanotto del posto, Simon gli pareva si chiamasse, avrebbe giurato che avrebbe scelto la strada che i genitori avevano auspicato per lei, diventare sacerdotessa; destino che invece lui avrebbe presto reclamato per sé al posto del matrimonio che i suoi genitori stavano cercando di combinargli con l'aristocratica Lidya, dalla dote cospicua e lignaggio impeccabile.

Il fatto che poi Isabelle avesse espresso la sua volontà di venire guidata dalla saggezza e dalla forza della venerabile dea Atena e non dal desiderio di libertà della ribelle dea vergine Artemide aveva poca importanza per loro: il fatto stesso che avessero destini così simili e contrari era causa di un incommensurabile affetto e inesplicabile empatia tra i due fratelli.

L'aveva abbracciata forte dopo le sue parole, per poi augurarle ogni bene al fianco dell'uomo che amava. Lei aveva solo quattordici anni, ma agli occhi del mondo era già donna e presto, non appena Simon avesse preso il posto del padre al Consiglio della polis, l'avrebbe chiesta e ottenuta in moglie.

Alec si consolava sapendo che sarebbe stata in buone mani, ma l'idea di lasciarla per sempre era comunque straziante.

Per questo aveva messo da parte il buon senso e aveva dormito abbracciato a lei, tenendo lontana la paura del futuro in cui sarebbero stati separati, godendosi degli ultimi attimi in cui sarebbero stati l'uno la famiglia dell'altra.

Ma ogni notte doveva finire e alla successiva alba la decisione di Alexander era stata presa.



 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Flos Ignis