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Autore: cabin13    15/07/2019    3 recensioni
Primo posto al contest 'Ave Atque Vale' indetto da Fiore di Cenere sul forum di EFP
|Gruvia||What if?|
Trecento secondi.
Ci impiega così poco – o è tanto? Gray non ne è sicuro, non lo sa più – la vita, a scorrergli di fronte agli occhi vacui e spenti. Le immagini si susseguono una dopo l’altra, in una maniera simile ad un film, ma non riguardano le vicende che il moro ha provato sulla propria pelle nella realtà.
Sono scorci fugaci del futuro. Di quello che avrebbe potuto essere.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Gray/Juvia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Trecento secondi

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If Heaven's grief brings Hell's rain,
then I'll trade all my tomorrows for just one yesterday
(Just one yesterday - Fall Out Boy)

You are my favorite "what if?",
you are my best "I'll never know"
(Fourth of July - Fall Out boy)

Trecento secondi.

Cinque minuti.

Di solito questa quantità di tempo viene vista come qualcosa di esiguo e molto breve, simile ad un battito di ciglia. Si crede che cinque minuti siano un’inezia, una quisquilia, una robetta da niente di cui nemmeno ci si può accorgere.

Le persone si sbagliano, però, perché cinque minuti possono durare all’infinito in un sacco di occasioni. Quando si sta aspettando o ci si annoia, per esempio, è come se gli orologi rallentassero e trecento secondi sembrano lunghi come un intero anno solare di Nettuno – più o meno un secolo e mezzo su Earthland, chiarirebbero Levy e Lucy.

Per Gray, quei trecento secondi si sono dilatati fino a diventare l’eternità, e allo stesso tempo sono sfuggiti via dalle sue dita prima che lui potesse formulare anche solo un breve pensiero di senso compiuto.

Cinque minuti sono stati sufficienti perché il cuore di Juvia smettesse di battere per sempre. Trecento inesorabili secondi hanno cancellato ogni cosa, come un colpo di spugna imbevuta di detersivo fa brillare una superficie sporca.

Dalla battaglia di Alvarez, dopo lo scontro con Invel, il Devil Slayer del ghiaccio vede il mondo in trecento secondi: cinque minuti e un momento della giornata è andato, altri cinque minuti e un altro momento se ne va. È routine per lui, oramai.

Trecento secondi.

In questo arco di tempo, nella sua mente risuona la promessa che ha fatto alla ragazza alla vigilia della guerra contro l’impero di Zeref. Avrebbe dovuto darle una risposta alla fine della battaglia, dirle se il suo amore era ricambiato o meno. Ogni volta rivede e rivive l’intera scena come in un loop.

Si odia, si odia, si odia.

Diamine, non c’era nessun motivo per far aspettare Juvia e tenerla sulle spine inutilmente: già prima di quella chiacchierata lui aveva compiuto la sua scelta, ma il suo maledetto orgoglio gli ha impedito di parlare a cuore aperto e si dà del testone, si dà dell’incoerente e dello stupido per aver sprecato a quel modo quella che forse era – ed è poi stato davvero – l’ultimo attimo felice prima dell’inferno.

Trecento secondi.

Ci impiega così poco – o è tanto? Gray non ne è sicuro, non lo sa più – la vita, a scorrergli di fronte agli occhi vacui e spenti. Le immagini si susseguono una dopo l’altra, in una maniera simile ad un film, ma non riguardano le vicende che il moro ha provato sulla propria pelle nella realtà.

Sono scorci fugaci del futuro. Di quello che avrebbe potuto essere: la sua esistenza e di Juvia se lui le avesse risposto quella sera, fuori sul balcone, se lui le avesse impedito di sacrificarsi per lasciarlo vivere. Simili ad un velo, queste illusioni coprono la verità amara dal suo sguardo addolorato. Nascondono alla sua vista la pietra grigia e silenziosa su cui è riportato in bella grafia il nome di Juvia Loxar.

Gray sa che così facendo si ferisce ancora di più, perché sta scappando quando invece con il tempo dovrebbe imparare ad accettare quel che è accaduto; tuttavia non vuole. Non vuole che Juvia sia morta, sepolta  nella terra umida e fredda. Non vuole che il sangue di lei continui a scorrere nelle sue vene, monito del fatto che se il cuore di lei si è fermato è solamente colpa sua.

Vorrebbe solo tornare indietro ed eliminare quei cinque minuti, fare in modo che non avvengano mai. Cambiare il passato, perché non vuole che il futuro resti una serie di immagini intangibili e probabili, ciò che lui e la maga dell’acqua sarebbero potuti diventare ma che non si realizzerà mai.

La responsabilità della morte di lei gli grava sulle spalle come un macigno da cui però non si può – non si vuole – liberare, e darebbe qualsiasi cosa solo per riaverla fisicamente vicino a sé, stringerla e sentire il corpo caldo e morbido di lei accanto al suo.

Non saprà mai la reazione di Juvia alla sua confessione, alle parole che ormai gli si sono bloccate lì in gola e non trovano il coraggio di uscire nemmeno quando è da solo con lei, nel silenzio dei propri pensieri furiosi. Non saprà mai niente di vero – qualcosa che solo una persona intima può sapere – di lei, resta tutto un ipotetico “se” a cui non ci sarà risposta.

Trecento secondi.

Cinque minuti.

Un battito di ciglia o forse un’eternità, a seconda dei punti di vista. Comunque sufficienti a spezzare una vita e, con essa, l’intero universo di Gray Fullbuster.

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Hola gente

Non mi facevo viva in questa sezione da qualcosa come due anni e passa, ma finalmente rieccomi qui! Ovviamente con una buona dose di angst (credo)

Probabilmente non è molto originale come idea, non sono di certo la prima a pensare cosa sarebbe potuto succedere se Juvia fosse morta davvero nel capitolo 499, ma volevo comunque portare la mia versione - ispirata alla grande dalle canzoni malinconiche dei Fall Out Boy...
Non sono proprio convinta del tutto, ma vabbé; e ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios
   
 
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