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Autore: Jaiku    15/07/2019    0 recensioni
Versailles è diventata il sogno proibito di ogni parigino e l'incubo di ogni nobile, ma per Luigi XIV è l'emblema della sua magnificenza e della gloria di Dio.
Minette è una cameriera, invisibile agli occhi delle altezzose donne nobili che ogni giorno serve con finta devozione solamente per avere un tetto sopra la testa e qualcosa da mangiare. Per destino incontra di persona il fratello del re, Filippo d'Orleans, creando una sorta di intesa con lui. Quando scoppia " l'affare dei Veleni" il re decide di utilizzare l'invisibilità di Minette per scoprire chi ha iniziato quel crudele massacro e porre fine a tutto. Senza rendersene conto si troverà incastrata in una ragnatela avvelenata dove nessuno ne uscirà illeso.
Tra amori, veleni e tradimenti si svolge la storia di una donna che diventerà essenziale nella vita del re, ma nascosta agli occhi di tutti.
Genere: Erotico, Storico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo | Contesto: Storico
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Versailles era imponente da vedere.

Circondata dal bosco ed immersa nel verde, anche solo guardando il cancello si poteva benissimo capire che quello non era un mondo adatto a tutti ma solo per pochi eletti che si divertivano circondati dal lusso più sfrenato, concedendosi ogni tipo di piacere possibile e inimmaginabile. Minette questo lo sapeva; ogni giorno da ben due anni lavorava incessantemente per la nobilità francese, vedendoli crogiolarsi nella lussuria più sfrenata, sfamarsi dei cibi più deliziosi che non erano che un miraggio per gente come lei, indossare vesti sgargianti e divertirsi nella loro libertà. Li odiava, non perché fossero nobili ma perché ci erano nati con questa fortuna sopra il capo. Le sembrava di vederli riderle in faccia ogni volta che li guardava nascosta tra le colonne o dietro le pareti finemente decorate. Ma sebbene, molte serve come lei, le ripetevano che quel mondo era tutto tranne che benedetto lei ugualmente non ne voleva sapere e guardava con invidia e desiderio quella vita facile. Come quella sera che osservava  nascosta e accucciata quasi fosse un ladro, dietro la porta il ballo sfarzoso che aveva preparato quella mattina per soddisfare le esigenze del re. Teneva la porta aperta poco più di due dita; quel tanto che bastava per permetterle di vedere quegli abiti pregiati che aveva avuto l'onore di toccare solamente di nascosto quando entrava nelle camere delle nobildonne per pulire. La musica volteggiava per aria, accompagnava le movenze sinuose delle ballerine e dei loro accompagnatori. Si portò le mani alla bocca, nascondendo un sorriso  infantile e muovendo la testa come se dentro quella sala ci fosse anche lei, vestita di seta e merletti, con perle e piume tra i capelli.
-To'- qualcuno esclamò -abbiamo una sognatrice-
Minette spalancò gli occhi e si alzò  di scatto. Stirò la bocca colpevole come se avesse tra le mani una collana rubata. Le gambe cominciarono a formicolarle tanto da farle mordere la punta della lingua per il fastidio.
Davanti a lei, con lo sguardo genuinamente divertito e vestito con gli abiti più sgargianti fin'ora visti quella sera stava l'unica persona che ancora, nella mente,  Minette non aveva inserito nelle categorie in cui divideva i nobili (odiosi-da ingraziarsi): Filippo di Lorena, amante del fratello del re e persona frivola a livelli inimmaginabili.  Ancora si ricordava quando, a pochi giorni dal suo arrivo le diedero il compito preparare la vasca da bagno per lui e così anche le sette volte in cui aveva cambiato l'acqua perché prima era troppo fredda, poi troppo calda, poi non era stata versata nel modo corretto, per poi guardarla ed esordire con un "La prima volta che l'hai  riempita era alla temperatura giusta, ora che ci penso. Rimettila come prima".  Ciò aveva creato in lei un nervoso più grande di Versailles e l'ilarità generale degli altri servi.
Si inchinò impacciata, sia perché non era capace, sia perché ancora le gambe decidevano di non risponderle. -Chevalier-
-Sognavi un ballo?-
-No Chevalier, volevo solo assicurarmi che il mio lavoro fosse stato apprezzato- si morse la lingua subito dopo. Non era una frase da dire, non a chi era vicino al re o ad un suo parente. Lei aveva bisogno di quel dannato lavoro! Si preparò già a sentir dire cose come "Non sei più utile" oppure "penso che a Parigi ci siano dei nuovi lavori per una come te" ma Filippo di Lorena non rispose, forse perché troppo divertito da quella ragazzina impertinente, forse troppo annoiato dalla situazione e dalla sua invisibile presenza.
Minette si mordicchiò a disagio la bocca.
Filippo di Lorena non accennava a volersene andare anzi, rimaneva li a fissarla come se non avesse di meglio da fare come per esempio andare a ballare o a cercare giovani ragazzi con cui divertirsi e dimenticarne il nome il giorno successivo. Cominciò a boccheggiare, trattenendo il respiro. -Beh- disse con voce acuta -Le auguro una magnifica serata Chevalier- fece per superarlo, con lo sguardo basso.
-Aspetta- la richiamò cantilenando -Monsieur stasera è rimasto nei suoi appartamenti. Portali del vino e qualcosa da mangiare e digli che sono da parte mia- Poi sbattè il tacco sul legno che ricopriva interamente  il pavimento e se ne andò così come era apparso.
Minette sospirò inclinando la testa in avanti chiudendo gli occhi. Non conosceva Filippo di Lorena, solo quello che si sentiva mormorare tra la servitù cioè che era un narcisista arrogante, bello quanto infido e amante del fratello del re. Ma se c'era qualcosa sulla quale poteva mettere la mano sul fuoco senza rischiare era che, quando uno dei due amanti chiamava l'altro con gli appellativi nobiliari voleva solo dire che per giorni l'intera servitù sarebbe impazzita per assurde richieste fatte principalmente per innervosire l'altro.
Quasi strisciando i piedi andò nelle cucine a preparare tutto, così come per andare nelle stanze del principe Filippo.
Erano tutti deserti i corridoi, fatta eccezione per le guardie fuori dalle porte che la guardavano passare con il vassoio in mano. Bussò alla porta ma nessuno rispose; allora la aprì  leggermente. Il camino illuminava pacamente la stanza completamente  immersa nel silenzio. Entrò diretta verso il tavolino bianco e grigio, lei non me capiva nulla ma si trattava di marmo. Roba da ricchi e nobili, non certo per una come lei che al massimo sapeva riconoscere l'oro dall'argento ed era solo grazie al colore.
-Puoi anche portarlo indietro-
Sussultò nuovamente, serrando le mani nei manici argentati per non fare cadere il vassoio.
Oggi era il giorno in cui avevano deciso che sicuramente prima di domani avrebbe dovuto morire d'infarto!
Si girò spaesata guardando la stanza fiocamente illuminata, il vassoio saldamente tenuto tra le mani. Era impossibile non riconoscere quella voce; sia perché  era l'unica in grado di farsi sentire anche nelle cucine quando si trovava letteralmente dall'altra parte del palazzo, sia perché beh... Era nelle sue stanze. Lo notò solo dopo qualche momento e solo dopo che mosse pigro la mano. La cosa che esaltava di più in quella stanza erano gli occhi: sembravano innaturali e bui, come animati da un pessimo  nervosismo.
-Io... Io ho bussato- balletto a bassa voce.
-Ti ho sentita-
Minette si umettò le labbra improvvisamente secche -Mi manda Le Chevalier, dice che un buon vino può...- si bloccò improvvisamente quando vide qualcosa venire lanciato con furia verso di lei. Lasciò i manici del vassoio, prendendolo al volo: era un libro. Ne osservò la copertina ruvida, forse pelle, e fu attratta improvvisamente da quel cumulo di pagine riempite di parole sconosciute. Saper leggere era sempre stato il suo sogno.
Filippo invece chiuse gli occhi infastidito dal frastuono di cristalleria rotta e pesante argento ormai bollato che risuonò in tutta la camera . Si toccò  una tempia, stridendo i denti. -Presa ottima. Per i riflessi non direi proprio-
Minette alzò lo sguardo, un'espressione intontita si disegnò sul suo volto -Eh?-
Filippo indicò con gli occhi il pavimento pieno di cocci, vino versato e frutta ancora rotolante. La ragazza sgranò gli occhi così  rammaricata che per poco non fece cadere anche il libro nella pozza violacea ai suoi piedi -Mi scusi, non era mia intenzione!- esclamò  chinandosi per raccogliere tutto ciò che aveva rotto. Non prima di aver posato con cura il libro sul ripiano in marmo.
-Lascia stare- esordì il Principe d'Orleans -Non ho intenzione di farmi comprare-.
Si alzò, cominciando a gironzolare per la stanza gesticolando come se stesse parlando con se stesso o con qualcuno non presente. Minette, ancora accucciata sfigurò il viso ancora infantile con una smorfia tra il sorpreso e l'incredulo e dovette mordersi con forza la guancia sinistra per non far sfuggire anche il minimo  sorriso divertito. Che fosse  stravagante lo sapeva, tutti lo sapevano, che avesse come amante il Cavaliere di Lorena anche, che pendesse dalle sue labbra pure ma sul fatto che si atteggiasse da donna, beh quello non l'aveva mai completamente accettato perché  sembrava più  una di quelle frottole raccontate da Marie, la capo cameriera e moglie di uno dei cuochi della cucina, solita ad ingigantire molte delle voci che giravano a palazzo. Ma ora che se lo ritrovava lì, vestito con una sottoveste che con molta probabilità appartenente alla moglie, i capelli sciolti, e poteva giurare di aver visto anche dei tratti di trucco, non poté non esserne stupita.
Filippo si fermò a guardarla non appena si accorse che quella piccola cameriera sbadata lo stava fissando, poi aprì le braccia teatrale, alzò la testa e rizzò il collo -Cos'hai da guardare?-
Minette scosse la testa -Nulla, Monsieur-
Il principe rise di gusto -Ohhhhh... ho capito! Anche tu pensi che m'ingrassi!-
Per la fretta di rispondere in modo adeguato non si elaborò minimamentela frase appena sentita. Frase che, in circostanze normale l'avrebbe portata a piegarsi in due dal ridere. -No altezza, stavo pensando a come... come...- osservò quella sottoveste chiara e lucida, cercando di definirne il colore -come il grigio vi doni-
-Azzurro prego- corresse il Principe -il grigio lo trovo orrendo-
Minette sorrise, abbassando il capo -Vogliate scusarmi, i colori non sono una mia competenza-
-Oh lo credo bene!- esclamò -nessuno con un minimo di competenza abbinerebbe il rosso con il rosa-
D'impulso Minette ebbe l'istinto di guardarsi quei vestiti che le avevano dato non appena arrivata. Anzi, per la precisione i vestiti che si era procurata da sola con mille fatiche poiché quel tessuto era uno dei più pesanti e le impediva di tremare di freddo ad ogni inverno. Si strinse nelle spalle storpiando di poco la bocca come se la sua condizione fosse una sua scelta! Certo che avrebbe preferito indossare abiti pregiati dai mille colori e non un vestito con il corpetto molle, il tessuto  usurato e grezzo e con le toppe. Non rispose, e si riaccucciò nuovamente per pulire quel disastro che aveva creato.
-Ho detto lascia stare- replicò seccato sedendosi nuovamente sulla poltrona in velluto rosso -Fammi compagnia-
-Cosa?!- urlò Minette con occhi sgranati e voce spezzata pensando a mille cose. Si chiuse a riccio, come se questo potesse proteggerla da quella richiesta appena fattale. Era una serva, ladra in alcune occasioni e con milioni di problemi sulle spalle ma con una dignità. L'aveva sempre avuta e di certo non intendeva perderla per il primo nobile annoiato. Principe o meno.
-Mia moglie è con il mio adorato fratello a fare chissà cosa e Filippo di Lorena è l'ultima persona che voglio vedere- esordì, poi notò lo sguardo restio della giovane serva che continuava a guardare la porta decorata come se volesse scappare da un momento all'altro. Sospirò tra lo stanco e l'annoiato -E mi annoio a stare da solo. Già che sei qui e hai fatto un disastro cerca almeno di riparare all'errore. E non ti preoccupare, non sei tra le mie preferenze sessuali-
Minette scosse la testa, come se tutte queste cose avessero improvvisamente un senso; d'altronde lui non praticava il vizio italiano?*
-E... Cosa intendete fare?- chiese con voce secca, quasi arida.
-Di sicuro evitare di uccidere i miei occhi la prossima volta che ti vedrò con indosso degli abiti-
-Ma altezza, questi abiti sono gli unici che ho- esclamò veritiera la ragazza.
Il principe mosse la mano come se ciò non gli importasse -Siediti, cominciamo dalle basi-
Minette si sedette a pochi passi  da lui per terra e lo ascoltava in silenzio. Anche se inizialmente non le potevano interessare i colori poiché quello di cui si occupava lei era pulire ogni singolo angolo di quella reggia ancora in costruzione rimase pian piano ammaliata da quella inusuale spiegazione; sembrava davvero interessato a tutte quelle sfumature. Ogni tanto si alzava e tirava fuori dagli armadi i vestiti suoi e della moglie. Era divertente vederlo così eccitato nello spiegare una cosa tanto semplice quanto complicata come i colori, vestito da donna e con la pelle innaturalmente bianca e le guance rosa.

E mentre tra vestiti e colori, Filippo d'Orleans spiegava ad una mente bianca come quella di Minette l'importanza del colore, al ballo stava iniziando un gioco pericoloso, che presto o tardi avrebbe attirato anche loro

* all'epoca  le persone omosessuali si diceva avessero "le vice italien", il vizio italiano. E dato che storicamente vorrei attenermi ho deciso di mettere ugualmente questo termine. So che ad alcuni può dare fastidio ma diciamo che è  per una restare storicamente attinenti.




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