Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    15/07/2019    2 recensioni
Sansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re e il Mastino la aiuta a fuggire...
STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV.
TUTTAVIA NEI PRIMI DUE CAPITOLI, CITO DEI PERIODI TRATTI DAI LIBRI.
VI SEGNALO CHE USERO' UN LINGUAGGIO MOLTO COLORITO E CI SARÀ QUALCHE DESCRIZIONE CHE POTREBBE DAR FASTIDIO.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Fight to be free


 
 


Sansa, benché avesse gli occhi aperti, non vedeva nulla: tutto era buio.
Era come trovarsi nella pancia di un Gigante, l’aria era rarefatta, il cuore della giovane prese a battere più veloce, deglutì più volte e provò a pensare che in fondo poteva trovarsi ancora ad Approdo del Re e quindi la sua situazione poteva essere ben peggiore! L’ottimismo durò però un istante, un battito di ciglia, una goccia d’acqua cadde dall’alto e s’infranse rumorosamente al suolo.
La ragazza si mise in piedi e a tentoni iniziò a camminare, non ricordava di essersi addormentata… poi ricordò che Sha le aveva dato dell’acqua e Sansa comprese che la donna doveva averle dato una pozione per farla dormire.
 
Di nuovo si era fidata e la sua fiducia era stata mal riposta!
 
Dopo alcuni metri, Sansa incespicò e cadde in avanti… non urlò per pudore o forse per paura, era caduta su qualcosa, toccò l’oggetto che l’aveva fatta cadere, lo tastò e sentì sotto le sue dita una bocca, gli occhi e poi qualcosa di appiccicoso che Sansa intuì essere sangue, la ragazza sussultò e per scappare cadde di nuovo, prese a correre anche se non sapeva dove stesse andando… all’improvviso urtò contro quella che sembrava una porta; Sansa vi si appoggiò e l’aprì, fece pochi passi e cadde di nuovo… questa volta la giovane cadde in quella che era acqua…
 
“AIUTO!” urlò la ragazza.
“Chi è?” chiese una voce.
“Chiunque voi siate, vi imploro, aiutatemi!” invocò Sansa terrorizzata.
“Dove sei?”
“Sono… nell’acqua.”
“C’è dell’acqua?” chiese di nuovo la voce.
“Sì, vi prego mio buon ser…”
“Fanculo i tuoi Ser, Stark!” esclamò la voce che Sansa riconobbe essere quella del Mastino “Dove sei?” le chiese di nuovo.
“Non lo so.” rispose angosciata la ragazza.
“Continua a parlare. Un mastino ti fiuta benissimo!”
Sansa non seppe se essere terrorizzata da quella frase o esserne felice, ma non c’era tempo per chiederselo, la Stark tremava “Sono contenta che voi siate qui. Siete ferito? Siete riuscito a capire chi sono? C’è una donna che mi ha dato… qualcosa… io…” Sansa fu afferrata per le braccia e tirata su. Il Mastino le tastò il volto “Stai bene? Ti hanno fatto del male?”
“N – no.” rispose volgendo il viso nella direzione da cui proveniva la voce “Grazie. Sono contenta che voi siate qui.” ammise per poi stringergli le braccia attorno al torace, il corpo dell’uomo era caldo, solido e Sansa non fu mai più felice di avere lui al suo fianco.
“Che sono queste smancerie?” chiese infastidito l’uomo “Smettila di fare queste sciocchezze e usciamo dall’acqua, odio l’acqua!” aggiunse Sandor allontanando Sansa da sé e prendendo la sua mano la portò oltre quella pozza d’acqua; Sansa toccò nuovamente terra e guidata alla cieca dal Mastino si sedette su una pietra che, a giudicare dal tatto, pareva liscissima.
“Avete idea di chi siano queste persone?” chiese di nuovo Sansa.
“Sono un branco di religiosi del cazzo.” rispose velenoso Sandor, Sansa lo sentì sputare per terra “Hanno detto che hanno progetti per te, ma a fanculo i loro disegni del cazzo, io da qui ti faccio uscire intera se possibile, ma viva.”
Sansa deglutì “So che odiate sentirlo, ma grazie. Grazie per quello che fate!”
“Lo faccio solo per avere una grande ricompensa dai tuoi fratelli, niente di più, non ti illudere!” sbottò lui. Sansa sorrise, il Mastino non avrebbe mai detto una parola gentile solo per accontentarla.
“Sarà grande, vedrete.” affermò lei semplicemente.
“Lo spero, sarebbe altrimenti tutta fatica sprecata!” abbaiò lui.
“Proprio non riuscite a dire una parola carina, vero?”
Sandor sbuffò “Un cane va solo dietro al suo padrone e quando lo lascia o morde o al massimo lecca la mano di chi se ne prende cura, ma di certo non è pronto a scodinzolare alla prima gentilezza!” ringhiò sulla difensiva.
Sansa riprese “Forse il cane è stato bastonato troppo a lungo perché possa anche solo ricordare com’era quando qualcuno gli accarezzava la testa o gli dava da mangiare.” si stava addentrando in un territorio sconosciuto e che forse avrebbe potuto anche provocare una violenta reazione nel Mastino, questi avrebbe potuto schiaffeggiarla, spingerla, o peggio, ma ciò non accadde.
La giovane sentì solo l’uomo respirare e poi dire “Non tutti i cani nascono per vivere coccolati nei castelli dei loro padroni, qualcuno finisce per essere ammazzato, qualcuno per scappare, qualcuno a lottare per sopravvivere, qualcuno solo per nascere in un bel posto e poi vedersi togliere ogni cosa.”
“State parlando di voi?” chiese prima di rendersene conto, quando lo fece, si morse la lingua.
“L’uccelletto sta cantando un po’ troppo, prima o poi il suo canto finirà per ucciderlo.” replicò Clegane. Lei non replicò, provava timore e al tempo stesso una forma di tenerezza verso il gigante dal volto semi-bruciato accanto a lei.
 
Quanto doveva aver sofferto per comportarsi a quel modo?
 
Né l’uno né l’altro seppero quantificare il tempo che trascorsero nel più totale silenzio, l’uno ascoltò il respiro dell’altro, a entrambi per un momento sembrò di sentire il battito del cuore dell’altro, una goccia d’acqua – l’ennesima – interruppe il loro silenzio.
“Dovremmo provare ad uscire.” affermò Sansa.
Lei sentì l’uomo alzarsi in piedi e poi la sua voce dire “Forse non l’hai notato, ma siamo avvolti nell’oscurità più nera che si sia mai vista! Tu sai come uscire?” la stava prendendo in giro.
“N – no, ho chiesto a voi per questo.”
“Beh, il senso dell’orientamento del cane stavolta non funziona, è immerso nel buio da troppo e anche volendo non riesce ad annusare nulla… stavolta temo che il cane morirà qui.”
“Il Mastino non si arrende mai.” disse Sansa, lei seppe che se ci fosse stata anche solo una torcia a illuminarli, si sarebbe trovata il suo sguardo su di sé e per la prima volta fu contenta del buio che li circondava: era arrossita.
“L’uccelletto ha parole troppo gentili per uno come me. Per uno che morde.”
“Morde chi se lo merita.” Sansa tacque “Giusto?”
Lo sentì sorridere “Cos’è, hai paura che il cane possa ringhiarti contro e staccarti un braccio? Questo cane si farebbe mordere per te.”
Sansa si voltò nella sua direzione “Perché vi sto tanto a cuore?” gli chiese.
Sandor non rispose, lei lo percepiva, ma dalla sua bocca non uscì neanche un sospiro.
Il silenzio intervallato dalle gocce d’acqua che s’infrangevano con regolarità al suolo fece cadere Sansa in un sonno profondo, sognò di trovarsi nel suo letto a Grande Inverno, la vecchia Nan le raccontava una storia circa l’Ultimo Eroe dei Primi Uomini che aveva salvato il mondo dalle tenebre, c’era anche Bran nel suo sogno ed era totalmente assorto dalle parole della donna, Arya – la sua sorellina – era poco più in là e non ascoltava la storia, ma si stava esercitando con la spada che aveva tra le mani, i suoi genitori erano vicini al fuoco, erano sereni e si sorridevano, il piccolo Rickon si trovava tra le braccia di sua madre. Sansa sorrise: avrebbe fatto e dato qualunque cosa pur di essere di nuovo a Grande Inverno con tutta la sua famiglia. Se solo i sogni potessero diventare realtà!
 
Quando si svegliò, era sulle spalle di qualcuno che correva, era forte l’uomo che la reggeva.
Lo sentì combattere con foga, Sansa non si mosse, se fosse stato un nemico avrebbe potuto scaraventarla per terra e ucciderla, se era il Mastino avrebbe potuto inveire contro di lei e poi abbandonarla: Sansa si finse priva di sensi anche se prese a osservare il terreno cambiare sotto i suoi occhi, esso da terreo e roccioso, divenne erboso, poi nuovamente terreo e infine… Sansa provò una sensazione di vuoto, poi si ritrovò in acqua. Sansa riemerse pochi istanti dopo e si rese conto di trovarsi in un fiume, l’uomo che l’aveva gettata in acqua era il Mastino che stava combattendo contro quelle che erano le Cappe Dorate. Era un soldato valoroso, su questo non c’era dubbio: ne abbatté una prima, infilzò una seconda, sgozzò una terza. Sansa osservava questa scena restando a malapena in superficie, il vestito che aveva addosso era pesante e quindi galleggiare le era difficile.
 
Perché stava combattendo i suoi stessi uomini per lei?
 
Pochi istanti dopo il quinto soldato che gli era andato contro fu ucciso, Sandor abbassò la spada insanguinata e guardò verso Sansa “Stai bene, uccellino?” le chiese, stava per rinfoderare la spada quando Sansa vide un’altra Guardia di Approdo del Re e gridò “Alle vostre spalle!” Clegane si voltò e con un movimento rapidissimo gli trapassò il cuore con la spada.
Sansa si rese conto di trarre un sospiro di sollievo e allora gli rispose “Io sto bene. Perché mi avete gettata in acqua?”
“E’ il primo posto a cui ho pensato quando sono comparsi i soldati del Re.” rispose sincero rinfoderando la spada, Sansa si sarebbe offesa se fosse stata una circostanza diversa, tuttavia aveva un’altra domanda da porgere a colui che si ostinava a non essere chiamato cavaliere “Come siamo fuggiti?”
Il Mastino sputò e poi si avvicinò alla sponda del fiume “Ti tiro fuori, ti starai congelando.” l’uomo l’aiutò e quando Sansa uscì dall’acqua tremò “Dovremmo accendere un fuoco, ma temo che quei preti ci stiano ancora cercando…”
“Non fa niente…” disse tremante “proseguiamo, non è grave. Posso farcela.”
“L’uccellino potrebbe ammalarsi.” Sansa non seppe esattamente se la stava prendendo in giro o se fosse preoccupato per lei, ma non indagò, anzi insistette affinché l’uomo non accendesse il fuoco, era una Stark lei dopotutto, era abituata al freddo, non intendeva mostrarsi debole “Non devi dimostrare niente.” aggiunse pochi metri dopo Sandor “Hai freddo, tremi.”
“No, sto bene.” lo contraddisse Sansa continuando a camminare.
 
Quanto era stupido l’uccelletto, credeva veramente che avere quell’atteggiamento potesse aiutarla o potesse servire per arrivare prima alla loro destinazione?  Che se ne sarebbe fatto di lei se fosse giunta a casa sua malata e quasi morta?
Sapeva che lei era forte, tuttavia ebbe la sensazione che lei volesse dimostrarsi coraggiosa più del dovuto, “Menti.” le disse notando i brividi che percorrevano le sue braccia e gambe “Non mi devi dimostrare di essere più di quello che sei. Aspetta qui.” aggiunse per poi tornare poco dopo con dei grossi tronchi, il fuoco pochi minuti dopo scoppiettava tra i ceppi.
“Grazie.” disse lei guardandolo, lui fece una piccola smorfia e poi abbassò il viso verso la lama della sua spada, la stava ripulendo, mentre Sansa si riscaldava “Allora, come siamo fuggiti?” chiese di nuovo.
Il Mastino le lanciò una rapida occhiata “Uno di quei pazzi c’ha portato da mangiare, io gli ho messo un coltello alla gola – l’unica arma che non avevano preso perché nascosta negli stivali – e ho obbligato quello a portarci all’uscita, ti eri addormentata e ti ho presa, eravamo quasi fuori quando sono spuntati degli uomini, seguaci forse di quei religiosi, ora non ha più importanza; staranno pregando tutti gli dei del cazzo nell’aldilà.” Sandor tacque per un istante “Eravamo nella foresta, quando di fronte a noi sono sbucati dei soldati dei Lannister, la Guardia Cittadina. E il resto lo sai.” concluse sbrigativo.
“Avrei potuto aiutarvi.” il Mastino sbuffò per poi scoppiare a ridere “Dico davvero.”
“Certo e cosa avresti fatto? Pregato i tuoi nobili cavalieri di non colpirmi? Non sai usare una spada, non sai combattere… non potevi fare nulla.” le disse bruscamente facendola sentire stupida e inutile, forse se ci fosse stata Arya al suo posto, il Mastino per davvero avrebbe avuto un aiuto.
Sansa si sentì un peso e così prima di poterci ripensare e prima di potersene rendere conto gli disse “Bene, allora insegnatemi.”
  
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