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Autore: roby626    17/07/2019    1 recensioni
“Mio marito, era un uomo votato alla spada, con solidi principi morali.
Membro fin da giovanissimo dell'organo di polizia che manteneva l'ordine di Kyoto: la Shinsengumi.
Veniva considerato il miglior combattente che questa avesse a disposizione. [...]
*Tratto dal testo
Genere: Guerra, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kenshin Himura, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                         Incontri al mercato





























Tokio -Era Meiji


La mattina che rischiarava il cielo di Tokyo, era limpida e tiepida, i ciliegi in fiore spandevano nell'aria un odore dolce e fruttato, che avvolgeva in un morbido abbraccio profumato, gli abitanti della prefettura che già da qualche ora avevano cominciato la giornata.

La strada principale di Tokyo, dove ogni mattina si svolgeva il mercato, era piena di artigiani e i commerciati esponevano merci dai colori vivaci, mentre la clientela si faceva via via più fitta davanti alle bancarelle.

Da un anno ormai, i venditori si erano tranquillizzati: la delinquenza nelle strade era diminuita molto, data la presenza di un rurouni che si era stabilito al dojo Kamiya. Questo infatti, grazie alle sue numerose azioni contro i vandali, aveva eliminato e scoraggiato i delinquenti della città.

Himura Kenshin veniva considerato un bravo ragazzo, nella prefettura di Tokyo, gentile e sempre disponibile, con un'abilità incredibile nel maneggiare la katana che non portava la morte.

Ogni mattina lo si vedeva andare al mercato da solo, in compagnia dell'ex attaccabrighe Sagara Sanosuke o circondato dalle chiacchiere allegre delle adorabili nipoti del dottore della città: Ayame e Suzume.

 

Quel mattino invece, diversamente dal solito, Sanosuke e Yahiko erano andati a fare compere mentre Kenshin, sotto ordine della proprietaria del dojo Kaoru Kamiya, che li ospitava tutti, era rimasto a fare il bucato.

I due camminavano l'uno affianco all'altro, facendosi dispetti reciproci, mentre le gente che passava, li guardava e sorrideva nella loro direzione.

Erano stati incaricati di fare la spesa presso la bancarella dell'acido venditore di frutta e verdura Noshibo Adoku, un uomo che aveva sempre qualcosa per cui lamentarsi che fosse il governo o il tempo non importava; per poi andare qua e là a comprare l'occorrente per i giorni successivi.

Mentre Sanosuke cercava di insegnargli l'arte di “ottenere il prezzo più basso possibile”, Yahiko notò un gruppetto di quattro delinquentelli circondare un'elegante signorina, per poi spingerla dentro un vicolo, forse volevano derubarla ... o peggio.

Senza alcuna esitazione, il bambino corse verso di loro, prese la sua shindai, e con voce chiara e decisa disse:

-Lasciatela stare. Non credo che la signorina, voglia qualcosa da voi.

I quattro sussultarono spaventati dalla voce che li aveva colti sul fatto, ma quando si girarono e videro che quello che li aveva scoperti era solo un bambino, sogghignarono di nuovo sicuri.

-Fila via moccioso.

A parlare era stato il più grosso del gruppo, e probabilmente il più stupido, che prese con forza, per il gomito, la ragazza, diventata bianca come la polvere di riso.

-Queste sono cose da grandi.

Uno di loro, calvo e con il viso sciupato dal sole, prese dal gi un coltello lungo e sottile, adatto alle rapine. Con un ghigno crudele e beffardo sul volto, venne verso di lui con il coltello sollevato.

Yahiko, con un sospiro, si concentrò sull'avversario, ringraziando mentalmente Kenshin per i consigli e Kaoru per gli insegnamenti lo colpì.

Secco e deciso.

Lo aveva disarmato, con grande soddisfazione vide il coltello cadere mentre gli altri uomini lo guardavano stupiti.

Questi senza aspettare oltre lo attaccarono tutti insieme, ma non fece in tempo a contrattaccare, che arrivò Sanosuke da dietro, e contemporaneamente ne abbatté due per poi guardare quello rimasto in piedi correre via, preparandosi all'esplosione del bambino:

-Non mi serviva il tuo intervento.

Yahiko era irritato, come si permetteva Sano di intromettersi sempre nei suoi affari.

-Lo so, ma non ho voluto rischiare, Yahiko-chan.

-NON CHIAMARMI -CHAN.

Yahiko lo aveva urlato a pieni polmoni, ma Sanosuke non gli prestava più attenzione rivolgendola tutta alla ragazza di fronte a loro.

Era veramente bellissima. Indossava un kimono di seta bianca, decorato con petali di ciliegio dalle svariate sfumature di rosa, i capelli blu notte erano elegantemente acconciati, alzati in modo da valorizzare il collo da cigno e i lineamenti dolci ed eleganti del viso. Gli occhi, di un pallido verde giada, erano sottolineati dal colore dell'obi del kimono, rendendoli ancora più lucenti.

Questa, incurante dell'espressione di meraviglia, dipinta sui visi di Sanosuke e Yahiko, si inchinò nella loro direzione, ringraziandoli:

-Grazie, mille. Non so veramente come avrei fatto senza di voi, mi avete salvata.

Mentre Sano portava le mani in avanti, imbarazzato da tutti quei ringraziamenti, Yahiko la fissava meravigliato: era bellissima, molto più bella di Tsubame, non aveva mai visto una donna così bella.

Quando questa si voltò nella sua direzione, donandogli un sorriso abbagliante come il sole estivo, Yahiko si sentì arrossire:

-Devo ringraziare il mio primo soccorritore eh...

-Myojin Yahiko.

-Arigatou Yahiko-kun.

Il ragazzino era stupito: era il secondo adulto che non usava il -chan con lui, il primo era stato Kenshin, la prima volta che si erano incontrati.

-E' stato un piacere signorina.

-Allora buona giornata.

Con un altro sorriso, si inchinò ancora nella loro direzione, per poi voltarsi e disperdersi nella folla, Sanosuke allora battendo una mano sulla spalla di Yahiko, si girò e disse:

-Meglio fare gli acquisti per Ojou-chan, altrimenti non sopravviveremo.

Con un sorriso tirato Yahiko si ricordò di quella volta, quando si era dimenticato di fare la spesa e di tutte le punizioni terribili che aveva dovuto sopportare.

-Già, andiamo.

Sospirò per poi ricordarsi di non sapere nemmeno il nome di quell'elegante signorina.

 

Avevano quasi terminato la spesa, ed era ormai passata mezz'ora da quando si era scontrato con quei quattro; Sano stava discutendo con un commerciante che non voleva abbassare il prezzo della sua merce, e l'ex attaccabrighe non aveva abbastanza yen per finire di comprare l'occorrente per Ojou-chan.

Kaoru darà di matto!” pensò Yahiko sogghignando, “Sano non riuscirà a farla franca anche questa volta, per quanto possa stare simpatico a tutti, non riuscirà a farsi abbassare il prezzo”.

Girato di spalle sentì una mano poggiarsi sul suo capo, per scompigliargli gentilmente i capelli, si girò di scatto per vedere a chi apparteneva e incontrò gli occhi color giada della signorina che avevano salvato prima.

-Yahiko-kun, vorrei pagare il vostro acquisto come ringraziamento per quello che avete fatto prima, se posso.

Quando Sano si era girato, la ragazza aveva finito la frase guardando direttamente lui e, benché fosse molto tentato di accettare l'offerta, non gli sembrava giusto usufruire della generosità di una donna che avevano aiutato mentre era in difficoltà.

Mentre stava ancora pensando se accettare o sfidare le ire di Ojou-chan, la signorina si fece avanti e pagò con il sorriso sulla bocca la merce, per poi dare loro gli acquisti.

-E' il minimo che potessi fare, dopo che mi avete aiutata, ancora buona giornata.

Yahiko prese la spesa che gli aveva dato la ragazza, per poi voltarsi verso Sano e ricordargli che dovevano andare subito a casa se non volevano rischiare una catastrofe, ma questo, senza prestargli attenzione, rincorse la ragazza che si era allontanata per poi fermarla dicendole:

-Sono Sagara Sanosuke, e tu sei?

-Naomi Kizoku.

-Bene Naomi, che ne dici di mangiare con noi? Dopotutto ci hai pagato il pranzo, e se non hai altri impegni ... mangiare in compagnia fa bene.

Naomi gli rivolse un sorriso stupito per poi sorridere più apertamente. “Questo ragazzo mi ricorda … meglio non pensarci.”

-Mi farebbe molto piacere pranzare con voi.

-VIENI YAHIKO … ANDIAMO DA OJOU-CHAN.

Se non lo uccide oggi … vuol dire che se la prenderà con me domani durante gli allenamenti.

  
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