Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: blackjessamine    17/07/2019    6 recensioni
Ufficio Misteri, 31 dicembre 1998: mentre l'anno della guerra e della pace vive i suo ultimi minuti, un gruppo di Indicibili scopre che una Soglia altro non è che un passaggio, e che dove si può andare avanti, si può tornare indietro.
Un grosso cane nero – apparentemente molto debole, ma innegabilmente vivo – viene estratto dalle macerie di un arco di pietra.
E mentre l'anno della morte e della rinascita volge al termine, i rimpianti si fanno leggeri, pronti ad essere spazzati via dalla speranza di una seconda possibilità.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Harry Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Pas de Deux '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Epilogo




Ballincollig, 29 dicembre 2000
 
 
Un enorme boato proveniente dal salotto fece sobbalzare Alhena e Sirius, al punto che il piatto fra le mani della ragazza cadde a terra in un fragore di cocci e schegge di porcellana.
Quando i due giunsero in salotto, trovarono il grande abete che avevano tanto attentamente decorato con festoni e globi di luce argentata riverso a terra, in una girandola di aghi di pino e polvere.
Blanka, in un angolo, sorrideva con il suo miglior sguardo da angioletto, prova inconfutabile che la colpevole di quel disastro non poteva che essere lei.
Imre Szeredàs si stava lentamente alzando dalla sua poltrona accanto al fuoco, facendo leva sul suo bastone: era invecchiato tanto, negli ultimi due anni, ma la sua mente era ancora lucidissima, e il suo spirito tenace pronto a combattere con ogni mezzo le insidie del corpo.
Sirius si affrettò a raggiungere l’uomo, sorreggendolo e cercando di convincerlo a tornare al suo posto.
“Piano, piano, stia tranquillo, ci pensiamo noi!”
“Non è certo interessato al vostro albero”, giunse la voce tagliente di Emerenc, che se ne stava di fianco alla bambina con le braccia conserte, osservando la scena senza riuscire a nascondere un certo divertimento.
“Vuole solo salvare la vostra bestia”.
“Marmellata è lì sotto?”
Un uggiolare scontento confermò il sospetto di Alhena, che subito si gettò fra rami e festoni cercando di recuperare il suo cagnolino.
Sirius, dal canto suo, sorrise: Emerenc era arrivata a Ballincollig la vigilia di Natale, e nonostante per un paio di giorni Sirius fosse stato convinto che la donna lo odiasse e avesse temuto che prima o poi lo avrebbe avvelenato con uno squisito dolcetto ripieno di arsenico, ormai avevano imparato a capirsi, e Sirius sapeva vedere oltre il velo di brusca ironia con cui Emerenc si esprimeva.
Dopo un lungo lottare, un Marmellata spaventato, ma illeso, riemerse dai rami dell’albero: il povero cagnolino era stato infilato a forza in un morbido maglione di lana color ciclamino, aveva il sedere che spuntava dallo scollo del maglione ed entrambe le zampe di dietro incastrate in un’unica manica.
Mentre Alhena cercava pazientemente di tranquillizzare il cane e di liberarlo dalla sua prigione di lana, Sirius si rivolse a Blanka, che aveva osservato tutta la scena con il suo faccino furbo.
“Immagino che non sia colpa tua se Marmellata si è incastrato nel tuo maglione, vero?”
La bimba scosse la testa, facendo ondeggiare le sue treccine e spalancando i suoi occhioni scuri.
“No, ha fatto tutto da solo… è un cane magico!”
E con questo, la bambina corse via dalla stanza, probabilmente in cerca di sua madre.
Mentre Alhena era ancora impegnata a liberare Marmellata dal maglione di Blanka e Sirius si apprestava a cercare di rimettere in piedi l’albero di Natale, il campanello della porta d’ingresso suonò.
“Oh, merda!”, esclamarono all’unisono.
“Vado io, vado io, voi ragazzi sboccati finite di sistemare questo disastro”.
Emerenc, con passo deciso e il mento sollevato per aria con aria di sufficienza, sparì, pronta a conquistarsi il ruolo di padrona di casa che tanto le era congeniale, e che i due veri padroni di casa le avevano ceduto tanto volentieri.
 
La cena, dopo l’iniziale nervosismo di Alhena, trascorse con tranquillità.
Non era stato facile per loro organizzare una serata del genere: abituati com’erano a vivere senza orari, senza organizzazione, i pasti erano per loro  sempre una grande impresa comune: chi aveva tempo preparava qualcosa, e chi si trovava in casa all’orario propizio si sedeva a tavola, senza aspettare che tutti gli abitanti della casa fossero presenti e senza avere la minima idea se fosse necessario avanzare qualcosa.
Quella sera, però, Alhena ci teneva a creare qualcosa di carino: tutti i loro ospiti avevano ricevuto un invito informale, in cui si richiedeva la loro presenza per una cena all’insegna della semplicità al Quartier Generale del Progetto Odette. Dresscode: era caldamente consigliato indossare il proprio maglione Weasley, per una panoramica più uniforme.
Molly Weasley, quell’anno, si era superata, producendo una quantità di maglioni che avrebbe fatto impallidire un negozio d’abbigliamento, donandone anche alcuni di misure varie al Progetto Odette, nel caso qualche ospite si fosse aggiunto all’ultimo minuto: l’idea che qualche giovanotto potesse restare senza nemmeno un regalo di Natale la faceva star male.
E così, il tavolo del salotto grande di Ballincollig ora somigliava a un fiore dai petali variopinti: c’era Sirius, con il suo maglione rosso Grifondoro e una motocicletta nera ricamata sul petto; Alhena era vestita di bianco, e portava l’orma di una zampa canina sul cuore – l’orma di Felpato, sosteneva Sirius, mentre Alhena insisteva che quell’impronta gridava Marmellata da ogni punto. C’era Teddy, con un maglione a righe multicolori, e Ron, raggiante nel suo maglione che richiamava l’azzurro dei suoi occhi. C’erano Brandon e Edward Talbot – il ragazzino era perfettamente guarito, ma continuava a rifiutarsi di parlare della terribile notte in cui si era perso in mezzo alla neve – un po’ in imbarazzo in quella grande famiglia. E c’era Fleur, stupenda nella morbida lana color lattementa che Molly aveva usato per tessere il suo maglione e quello, tanto piccolo da essere commovente, indossato da una quieta Victoire.
C’era anche Kingsley Shacklebolt, l’unico uomo sulla faccia della terra capace di apparire autorevole e degno di fiducia anche indossando un maglione tutto bitorzoli di chiassoso arancione acceso.
Fu proprio a Kingsley che Alhena si rivolse, dopo aver sparecchiato e prima di servire il dolce, chiedendo, con una noncuranza che non riusciva a nascondere il lieve fremito in fondo alla sua voce:
“Kingsley, in qualità di Capo di Stato tu puoi officiare cerimonie e sancire contratti, vero?”
L’uomo annuì, serio, inconsapevole del pasticcio in cui stava per cacciarsi. Alhena e Sirius si scambiarono un’occhiata che era una buffa mistura di gioia e nervosismo, prima che la ragazza chiedesse precipitosamente:
“Ci sposi tu?”
Kingsley non fece in tempo a rispondere, perché una specie di boato di esclamazioni e chiacchiere e risate invase la tavola.  Gli sguardi di tutti erano fissi sui due padroni di casa, che sorridevano imbarazzati e non sapevano a chi, per primo, donare la propria attenzione.
La prima a raggiungere Alhena, alla fine, fu Margit, che le gettò le braccia al collo ridendo.
“Lo sapevo! Lo sapevo che quest’anello non era comparso per caso!”
La ragazza afferrò la mano di Alhena, mostrando a tutti il sottile cerchietto d’argento che le brillava al dito, sulla cui sommità c’erano due piccole pietre finemente intagliate. La più grande era un luminoso diamante, quella più piccola un’opale di fuoco: Sirio e Almeisan. A quanto pareva, le Vesciche d’Inversus sapevano fare molto di più che fornire mentine a rozzi Highlander.
Sirius e Alhena si scambiarono un’occhiata divertita, e Sirius mormorò:
“In effetti, un po’ per caso è comparso, ma comunque…”
Bill Weasley, cullando la sua piccola Victoire, che non sembrava apprezzare particolarmente quella confusione improvvisa, lanciò un sorriso luminoso ad Alhena:
“L’hai messo sotto Imperio per farti fare una proposta con tanto di anello, vero?”
Alhena si limitò a scuotere la testa, senza riuscire a trattenere un sorriso.
“A voler mettere proprio tutti i puntini sulle “i”, la proposta è arrivata da una pecora, ma mi accontento anche così”.
Il suo sorriso radioso, però, raccontava una storia molto diversa, una storia in cui Alhena era tanto felice da mettere in ombra anche la bellezza di Fleur.
Era una follia.
Quella serata, quell’anello, tutto era una follia, ma Sirius sentiva che non poteva esistere una follia più giusta.
 
In effetti, la loro vita aveva trovato il suo folle equilibrio, e mai Sirius avrebbe pensato di aver bisogno di sentirsi dire di sì. Ma quando sul suo palmo era scivolato quell’anello, tanto sottile che solo Alhena avrebbe potuto indossarlo, aveva sentito qualcosa all’altezza del petto agitarsi, e aveva capito che quella era la cosa giusta da fare. Non aveva mai pensato al matrimonio come qualcosa di davvero importante, come qualcosa in grado di cambiare una situazione o darle un nuovo valore. Lo aveva sempre ritenuto una perdita di tempo, un voler spendere soldi ed energie per ribadire qualcosa di già stabilito e chiaro a tutti, ma a quanto pareva la vecchiaia lo aveva rammollito, rendendolo un uomo che aveva bisogno di poter toccare le sue certezze, di stringerle fra le mani e di gridarle al mondo intero. E la vescica di pecora lo aveva capito prima di lui.
Quando Sirius, quella notte, aveva rotto il silenzio, sussurrando:
“Che fai, ragazzina, te lo sposi questo vecchio cagnaccio?”, Alhena aveva riso, e aveva sussurrato, con la voce rotta:
“Be’, direi che dopo ventinove anni di lotta col cognome Macnair, è anche arrivato il momento di liberarmene”.
Con mani fredde e appena un po’ tremanti, si era lasciata infilare al dito l’anello nato da una pecora magica.
Con le labbra incurvate in un sorriso che sfiorava l’orecchio di Sirius, aveva sussurrato:
“Sappi che lo faccio solo per l’eredità, comunque”.
Si erano scambiati un bacio in grado di dire più di quanto loro potessero pronunciare, consapevoli che niente sarebbe cambiato, mentre tutto trovava il suo posto.
 
Quando finalmente l’esplosione di congratulazioni e abbracci si acquietò, Sirius si ritrovò a fissare gli occhi scuri di Emerenc, freddi e impenetrabili. La donna era in piedi di fronte a lui, e lo fissava con le braccia incrociate e la testa leggermente china di lato, come se lo stesse soppesando. Sirius non poté fare a meno di paragonarla a quella figura furiosa e determinata che era piombata nella sua camera d’ospedale, due anni prima, intimandogli di lasciare ad Alhena tutto il tempo di cui lei avesse avuto bisogno.
Se negli ultimi giorni Sirius credeva di aver trovato un modo per andare d’accordo con la donna, sotto lo sguardo duro che soppesava il futuro marito della sua Alhena, ebbe la sensazione che, questa volta, lei lo avrebbe ucciso davvero. Cercando di sorridere, nonostante il nervosismo, scherzò:
“Che dice, ho dato abbastanza tempo ad Alhena?”
La donna rimase in silenzio a lungo, e quando parlò, lo fece sollevando appena l’angolo della bocca nell’accenno di un sorriso.
“Immagino di non avere granché voce in capitolo, ma sono molto contenta che tu faccia parte della sua vita. Siete due teste matte, ma insieme sembrate quasi funzionare come una persona normale”.
 E poi, accadde qualcosa che Sirius non avrebbe mai immaginato. Emerenc gli si avvicinò, e lo strinse in un abbraccio delicatissimo. Accostandogli le labbra all’orecchio, sussurrò:
“Vi meritate tutta la felicità del mondo”.
Infine, fu Kinglsey a stringergli la mano, e ad affermare, con la sua calda voce rassicurante:
“Sarebbe un onore per me celebrare il vostro matrimonio. Ditemi quando, e io ci sarò”.
“Ecco, a proposito”, intervenne Alhena, districandosi delicatamente dall’abbraccio commosso di Imre, “noi pensavamo di farlo qui, adesso”.
Una nuova esplosione di vociare divertito animò il tavolo, condito con qualche bonaria protesta.
“È un giorno che non torna più, ragazzi, siete sicuri?”
Molly sembrava preoccupata, ma Alhena e Sirius erano certissimi della loro decisone.
Non avevano avuto bisogno di parlarne a lungo: a loro non interessavano grandi feste, abiti eleganti, banchetti e troppi invitati. A loro bastava la presenza delle persone che amavano, una tavola imbandita e chiacchiere serene. Avevano deciso tutto in capo a tre giorni: era già stato deciso che gli Szeredàs sarebbero rimasti da loro fino all’inizio del nuovo anno, non aveva senso rimandare col rischio che fosse difficile per loro tornare in Inghilterra – spostare i Weasley, Harry, Kinglsey e tutti gli altri a Budapest sarebbe stato troppo complicato – e col tempo c’era il rischio che la salute di Imre peggiorasse al punto da rendergli impossibile coprire distanze troppo lunghe. Tutto ciò di cui avevano bisogno era un tavolo attorno a cui riunire i loro cari e Kinglsey che, lo sapevano, non si sarebbe mai rifiutato di celebrare il loro matrimonio.
“Siamo sicuri, Molly. Dài, mi hai anche fatto un maglione bianco! È scritto nel destino”, scherzò Alhena.
“Kinglsey?”
Il Ministro della Magia sorrise appena alla domanda implicita nella voce di Sirius, e affermò:
“Tecnicamente, tutto ciò di cui avete bisogno è un celebrante, e lo avete, una pergamena da firmare, e immagino non sia un problema trovarla, e due testimoni…”
Alhena non ebbe bisogno di parlare, ma rivolse uno sguardo interrogativo a Bill che, in tutta risposta, si limitò a baciare in fronte sua figlia Victoire,  adagiandola fra le braccia di sua madre, e raggiungere con passo calmo i due promessi sposi.
Sirius, invece, cercò e trovò lo guardo stupito ma innegabilmente pieno di gioia di Harry. Harry, che era ormai diventato un uomo, e assomigliava a James così tanto da fare quasi male. Harry che, per alzarsi, dovette far scendere Teddy dalle sue ginocchia, mormorandogli qualcosa all’orecchio con la complicità che solo un affetto vissuto giorno per giorno aveva potuto dargli.
Fu con una stretta al cuore che Sirius si costrinse a scacciare il pensiero di tutte le persone che, a quel matrimonio, avrebbero dovuto essere presenti,  e invece erano state portate via da una guerra ingiusta.
Mentre Molly e Andromeda insistevano per disporre le sedie con un minimo di criterio e aggiungere qualche rapida decorazione alla sala con un deciso colpo di bacchetta – è pur sempre un matrimonio! – Siriu si ritrovò a pensare a quanto lo avrebbe preso in giro James, a come si sarebbe commossa Lily, e all’affetto velato con cui Remus avrebbe stretto la mano di Alhena.
Faceva male, faceva così male che era difficile anche respirare, ma guardando Harry sorridere e Teddy domandare a sua nonna a quanti anni ci si potesse sposare, Sirius ebbe la certezza che, in qualche modo, i suoi amici erano comunque con lui. Sempre.
E poi, prima che potesse rendersene conto, era in piedi di fronte agli occhi luminosi di Alhena, che non riusciva a smettere di sorridere.
Kingsley mormorava una lunga cantilena monotona, compiendo complicati movimenti di bacchetta su una pergamena un po’ spiegazzata che qualcuno gli aveva fornito.
Attorno a loro, era tutto un bisbigliare incerto, accompagnato da sorrisi e sguardi pieni di aspettativa.
Infine, Kingsley colpì con un movimento deciso la pergamena, che si ricoprì di un fitto reticolo di sottili scritte porpora.
Il Ministro, poi, si rivolse direttamente ad Alhena e Sirius:
“Di solito in queste occasioni mi preparo dei discorsi, delle frasi solenni, delle parole che possa aver senso ricordare. Mi avete colto di sorpresa, ma visto lo spirito del vostro matrimonio”, e con questo gesto si accarezzò distrattamente le maniche del maglione, “non credo vi importi troppo della forma”.
Sirius e Alhena annuirono, senza mai riuscire a smettere di sorridere.
“Vorrei solo dirvi che per me è un onore essere qui: non perché sono il Ministro della Magia, ma perché sono vostro amico, e conosco la vostra storia. Vorrei davvero saper esprimere la gioia che provo sapendo che un po’ di luce è possibile anche per voi, ma credo che questo richiederebbe troppo tempo, e non vorrei mai deludere la signorina vestita di rosa che aspetta con tanta trepidazione il dolce”.
Blanka, infatti, era stata l’unica a non comprendere l’importanza del momento, e non aveva fatto altro che tormentare sua madre chiedendo quando avrebbe potuto finalmente mangiare la torta.
La bambina, sentendo parlare di dolci, si illuminò tutta, e Margit dovette faticare non poco per riuscire a tenerla tranquilla sulle sue ginocchia.
Kinglsey si schiarì la voce, si fece di nuovo serio, e fece un cenno a Sirius e Alhena.
Quando le loro mani si sfiorarono, Alhena si lasciò sfuggire una risatina nervosa, e Sirius mormorò:
“Sei ancora in tempo per scappare, se vuoi”.
Le dita di Alhena si serrarono con una morsa di ferro attorno a quelle di Sirius, e strinse gli occhi con fare minaccioso.
“Non credere di poterti liberare così facilmente di me, signor Black!”
“Posso?” li interruppe Kingsley, con un sorriso sulle labbra.
Mosse elegantemente la bacchetta, e un nastro argentato rimase sospeso nell’aria, sopra le loro dita intrecciate.
“Sarò breve, lo prometto: vuoi tu, Sirius Orion Black, prendere la qui presente Alhena Macnair come tua sposa?”
Senza mai staccare lo sguardo da quelle distese luminose che erano gli occhi spalancati di Alhena, Sirius annuì:
“Con tutto me stesso”.
“E vuoi tu, Alhena Macnair, prendere il qui presente Sirius Orion Black come tuo sposo?”
Senza smettere di sorridere, Alhena annuì.
“Sì. Sì, sì, decisamente sì”.
Il nastro argentato si avvolse attorno alle loro mani intrecciate, prima di svanire nell’aria con uno sbuffo di vapore luminoso dal profumo di lavanda.
“Lo sposo può… niente, ci ha già pensato la sposa”.
In mezzo agli applausi e alle grida di congratulazioni, Alhena era letteralmente volata fra le braccia di Sirius, facendosi sollevare per aria e cercandogli il viso in un bacio bagnato di lacrime.
Sirius la strinse a sé, carezzandole i capelli morbidi, il cuore così gonfio di gioia da sembrare un fuoco tiepido nel suo petto.
Erano passati quattro anni, da quando le loro vite si erano intrecciate.
Non s’erano mai detti di amarsi.
Non avevano bisogno di farlo.
 
 
 
 
 
Note:
Di solito le mie note sono un muro di testo di sproloqui e frasi prive di necessità.

Ora, che di cose da dire ne avrei molte, non trovo le parole.
Questa storia è stata una follia sin dal suo concepimento, e mi sembrava doveroso concluderla con un capitolo fuori da ogni logica, per gente come Sirius Black. Ma insomma, se ha saputo risorgere, potrà anche adattarsi a fare il marito, no?
Vi ringrazio davvero di cuore per avermi accompagnata in questo pazzo, pazzo viaggio: siete stati tutti preziosi compagni di avventure, e non so come ringraziarvi per il tempo speso fra queste mie sciocche parole.
L’idea di dover salutare definitivamente Alhena e Sirius mi fa un po’ tremare i polsi, quindi, prima di diventare troppo sentimentale, la chiudo qui.
Vi abbraccio forte.
Greta
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: blackjessamine