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Autore: Il corsaro nero    17/07/2019    0 recensioni
Quando siamo giovani e inesperti, è facile perdere la propria anima, a causa dei nostri sbagli, soprattutto in una grande metropoli.
Potremmo cercarla dappertutto, ma non salterà mai fuori... perché non si sta cercando la cosa giusta...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goku, Nappa, Radish, Tights, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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CAPITOLO 25: L'ULTIMA SFERA


E quindi siete decisi a ribaltare mezza città per trovare delle ridicole bocce per provare ad esaudire un desiderio previsto da una leggenda metropolitana da due soldi?!” sbottò, adirato e infastidito, Vegeta al telefono.

Quello era davvero il colmo!

Quella turchina si vantava sempre di essere parecchio intelligente eppure gli sembrava di essere lui quello più sveglio!

Lo so che per te sembra stupido...” sbuffò Bulma. Dall'altra parte della cornetta “Ma questa prospettiva ha ridato fiducia a Goku e, pertanto, la dobbiamo seguire a tutti i costi!” “Sprecate solo il vostro tempo. Quelle palle da biliardo non esaudiranno nessun desiderio.” “Credi a quello che vuoi, Vegeta! In ogni caso, se vedi una di queste sfere, avvisaci subito. Ci sentiamo.”

Non appena la ragazza ebbe chiuso la comunicazione, Vegeta fece uno sbuffo.

Ma possibile che la gente dovesse sempre credere a delle idiozie?!

Lui credeva a tutto quello che poteva vedere oppure che la scienza sapesse perfettamente spiegare... in fondo, voleva diventare un medico...

Mentre camminava, notò il parco e decise di entrarci...

La prima cosa che notò fu che per terra c'erano un mucchio di oggetti.

Brutti stupidi sudicioni... ma non li leggevano i cartelli?!

Sembrava che la gente facesse sempre a gara per essere uno più stupido dell'altro... per forza il pianeta si era trasformato in una pattumiera...

Il bello era che alcuni oggetti erano ancora in buono stato... quanto detestava gli sprechi...

Fin da bambino, usava le matite e le gomme finché non gli scivolavano dalle mani dal quanto erano piccole...

Ad un tratto, notò, sotto ad un piccolo cespuglio, una strana palla arancione e decise di avvicinarsi.

Se era in buono stato, poteva regalarla a Tarble...

Quando la prese, si stupì nel scoprire che era fatta con un materiale strano che non sapeva riconoscere al tatto.

La girò, per vedere se era bucata e notò, sorpreso, che c'erano disegnate su sette stelle.

Era identica, a parte il numero di stelle, a quella stupida sfera che Kakaroth aveva mostrato a tutti quand'era brillo, ossia al campeggio... quindi quella era una di quella assurde sfere che potevano esaudire i desideri... a lui sembrava solo una gigantesca cretinata...

In ogni caso, se la prese con sé... se la storia si fosse rivelata, come sospettava, una bufala, avrebbe sempre potuto venderla per ricavarci qualcosa...


Mentre cercate volete un po' di birra?” “Mamma, ti prego!!! Ci sono dei bambini!!! Il più grande dei quali ha solo quattordici anni!!!” “E allora? Io ho bevuto per la prima volta un bicchiere di whisky quando avevo solo cinque anni.”

Sentendo ciò, Bulma alzò gli occhi, esasperata.

Possibile che ogni volta che andava a trovare sua madre, finiva sempre per domandarsi se quella donna fosse pazza?!

In ogni caso, se era vera la storia che avesse bevuto della birra a cinque anni, questo spiegava molte cose di lei... probabilmente non aveva ancora smaltito la sbronza...

In ogni caso, non dare niente ai bambini mentre sarò via!” sbottò Bulma mentre saliva sulle scale che portavano sulla soffitta.

Se non ricordava male, l'ultima volta che aveva visto la sfera in casa sua era stato in soffitta...

Finalmente, raggiunse la soffitta e, dopo essersi data un'occhiata intorno, si accorse che conteneva un sacco d'oggetti di cui aveva perso memoria... la sua prima bicicletta, vecchi pupazzi e, persino, il suo vecchio monopoli con cui giocava da bambina assieme a Tights... quanti ricordi...

Fece un sospiro... certo che ricordando il passato, dove lei e Tights giocavano sempre insieme con innocenti e vivaci giochi, nonostante la grossa differenza d'età tra le due, e quello che era successo dopo alla sorella, l'incidente, la sua gravidanza, l'abbandono di Radish e la sua decisione di abortire, le sembrava che tutto sembrava così assurdo... nessuna delle due immaginava una roba del genere quando giocavano insieme da piccole...

Diede un'altra occhiata veloce ai giochi.

Se a Goku e a Tarble fossero piaciuti, glieli avrebbe regalati più che volentieri...

Ad un tratto, vide la sfera sopra ad un vecchio armadio di legno pieno di buchi a causa delle tarme.

Provò ad allungarsi e di sollevarsi più in alto alzandosi sulle punte ma l'armadio era troppo alto e non riusciva nemmeno a sfiorarla.

Decisa a non arrendersi, prese un piccolo sgabello e, dopo averlo avvicinato all'armadio, ci salì sopra.

Purtroppo, lo sgabello era parecchio traballante e, infatti, per un attimo, fece mancare un battito del cuore di Bulma ma, fortunatamente per la giovane donna, lo sgabello riuscì a fermarsi.

A quel punto, la ragazza, cercando di non muoversi troppo, tentò di prendere la sfera con la punta delle dita e, finalmente, riuscì a sentirla e a spingerla verso di sé.

Quello che Bulma non si aspettava era che sul ripieno ci fosse qualcos'altro oltre alla sfera.

Ad un tratto, qualcosa di pesante atterrò con un tonfo, facendola spaventare.

Non appena si fu un po' calmata, Bulma si sporse e riconobbe la sua vecchia pistola ad acqua... la stessa che le era stata regalata quel natale di undici anni prima... poco prima che Tights avesse quell'incidente ferroviario...

Aveva smesso di giocarci da anni e i suoi genitori avevano deciso di conservarla in cucina... in effetti, si era chiesta più di una volta dove fosse finita...

Ad un tratto, si accorse che da una piccola fessura del giocattolo spuntava uno strano pezzo bianco.

Incuriosita, Bulma scese dallo sgabello e si avvicinò alla pistola.

Non appena fu più vicina, si accorse che si trattava di un piccolo foglio piegato, le cui punte erano consumate.

Chissà da quanto tempo era là dentro... non se n'era mai accorta prima...

Lo prese e lo aprì, morendo dalla curiosità, e non appena lesse il breve e semplice contenuto, sgranò gli occhi.

C'era solo una persona che poteva averle scritto quel messaggio per poi nasconderlo all'interno della sua pistola ad acqua... ma non era possibile...


Mi stai dicendo che sei riuscito a trovarne ben tre?!” domandò, senza parole, Vegeta e la voce grossa dall'altra parte del telefono ammise: “Già, è stato un gioco da ragazzi per un uomo come me!” “Certo... scommetto che erano tutte donne e che le avrai convinte dando qualcosa in cambio... ho già una vaga idea di cos'hai combinato ma non intendo indagare oltre...”

Nappa, dall'altra parte della cornetta, sbuffò.

Le cose non erano andate proprio così... semplicemente, grazie alla sua lunga vasta di conoscenze, aveva indovinato i proprietari, due uomini e una donna.

Per ottenere la sfera dagli uomini aveva dovuto sborsare molti bigliettoni e anche con la donna, una giovane divorziata... anche se il prezzo era un po' calato grazie ad una notte di sesso...

Non dire sciocchezze. Ho dovuto usare tutti i soldi guadagnati negli ultimi quattro lavori...” dichiarò Nappa, dicendo una mezza verità “Quando questa storia sarà finita, dovrai risarcirmi.” “Te lo sogni.” “E' sempre un piacere fare affari con te, Vegeta... ci si guadagna sempre...” “Poche ciance. Dov'è l'ultima sfera?”

Nappa prese dal suo tavolo pieno zeppo di fogli e oggetti un'agenda e, dopo averla sfogliata un attimo, dichiarò: “La possiede il proprietario di un piccolo bar, il Polunga... da quello che mi hanno detto le mie attendibili fonti, il bar si trova in un certo quartiere.” “Piantala di fare il misterioso, idiota, e dimmi dov'è il quartiere.” “E' quello dove abitano Bulma e Tights.” “E che aspettavi a dirmelo, deficiente?!” “Volevo solo aumentare la suspense...” “Guarda, sei fortunato che ti trovi dall'altra parte della cornetta o giuro che te le avrei date di santa ragione!”

Nappa si sentì raggelare.

Anche se Vegeta era molto più basso di lui, il suo pessimo carattere e, soprattutto, le sue abilità nelle arti marziali, lo rendevano spaventoso e pericoloso... era altamente consigliabile di non averlo come nemico o sarebbe stata la fine.

In altre parole: -Lasciate ogni speranza o voi che lo sfidate-.

Lo so... comunque, chiamo Bulma e le dico di cercarla?” domandò l'uomo e Vegeta rispose: “No, l'avverto io. Sono proprio da quelle parti.” “D'accordo. Ci sentiamo.”

Vegeta chiuse la telefonata, poi s'incamminò verso la fermata dell'autobus.


Il telefono da lei chiamato potrebbe essere spento o irraggiungibile. La preghiamo di chiamare più tardi.”

Bulma fece un sospiro.

Era la quarta volta che provava a chiamare sua sorella e, per la quarta volta, le aveva risposto solo la segreteria.

Sapeva che per Tights l'esperienza dell'aborto doveva essere stata tremenda e che, pertanto, voleva solo essere lasciata in pace...

La capiva benissimo però voleva sapere che, almeno fisicamente, stesse bene, in modo da stare un po' tranquilla... dopotutto, era sua sorella... anche se era più grande di dodici anni...

DLIN DLON

Il suono del campanello la fece sobbalzare ma, quasi subito, si riprese e corse alla porta.

Poteva essere Tights...

Ma non appena aprì la porta, sussultò e sbiancò.
“Ma che ti piglia?! Hai visto un fantasma, per caso?!” le, domandò, scocciato, l'uomo davanti alla porta e la turchina, imbarazzata, farfugliò: “No, Vegeta, è solo che... speravo fossi Tights... il suo cellulare è spento e temo che le sia successo qualcosa...” “Non siamo in uno di quei romanzi da quattro soldi dove qualche idiota decide di farla finita. Sono sicuro che tua sorella sta bene e che sa arrangiarsi, dato che è maggiorenne.”

L'uomo entrò tranquillamente in casa ma, ad un tratto, si fermò e, senza nemmeno voltarsi, le disse: “Comunque, sono certo che è ancora viva. Tua sorella è una tosta. Non si suiciderebbe mai.”

Bulma rimase in silenzio un attimo, poi seguì Vegeta dentro casa.

Ho trovato questa per strada.” annunciò, con noncuranza, Vegeta lanciando a Bulma una piccola sfera arancione con su sette stelle.

Prima che Bulma potesse formulare qualsiasi frase, Vegeta si sedette pesantemente sul divano e, mentre scriveva qualcosa al cellulare, dichiarò anche: “Nappa è riuscito a trovarne altre tre. Assieme alla mia, alla tua e a quella di Kakaroth, sono sei.” “Ne manca una e dobbiamo trovarla!” “L'abbiamo già trovata, ragazzina.”

Bulma sgranò gli occhi, incredula.

L'avevano già trovata?!

E dov'è?!” gli domandò, irrequieta “Non tenermi sulle spine!” “Conosci il bar Polunga?” “Quello gestito dal vecchio Moori e dal nipote più giovane Cargot? Io e mia sorella andavamo lì, a volte, per far colazione.” “Bene. Il proprietario ha l'ultima sfera del drago.”

Bulma sgranò gli occhi a quell'affermazione.

Non si aspettava che l'ultima fosse così vicina...

Nel frattempo, Vegeta si allontanò un po' da Bulma e chiamò: “Ehi, marmocchio! Prendi le tue cose! Ce ne torniamo a casa!”

Sentendo quelle parole, Bulma si avvicinò all'uomo e gli domandò, incredula: “Non vorrai mica andartene?!” “Ovvio, perché? Vuoi forse evitarmelo?” “Certo che no, è solo che... potreste accompagnare me e Goku in quel bar?”

La risposta alla domanda della giovane era perfettamente leggibile sulla faccia di Vegeta: No, sbrigatela da sola.

Bulma fece un sospiro.

In fondo si aspettava un secco rifiuto da parte di Vegeta...

Andiamo, ti prego!” lo pregò, decisa a non accettare un no come risposta “Non ho la patente della macchina o della moto.” “Esistono le gambe e i mezzi pubblici, se non lo sai!” “E andiamo, aiutami! Ti offrirò qualcosa!” “Arrangiati, ragazzina! Sono stanco morto! Sai cosa significa star seduti per ore su una scomoda sedia di plastica della sala d'aspetto dell'ospedale in attesa delle notizie sulla salute di un deficiente che si è fatto investire perché non è minimamente capace di badare al fratello? Sono in piedi dalle tre di notte! Inoltre, a peggiorare la situazione, fra poco dovrò sostenere la tesi di laurea perciò devo mettermi sotto con la preparazione, dato che, grazie a quel cretino di Radish, sono indietro con i miei studi! Senza contare che mi devo pure occupare del mio di fratello, che ha undici anni! Perciò, ragazza, scusami se sono diretto, ma veditela da sola! Tanto sono pochi passi mentre io dovrò lottare per non addormentarmi al volante e non causare qualche stupido incidente. Perciò, ciao! Ti saluto!”

Non appena il fratello gli si fu avvicinato, Vegeta lo prese per il polso e si diresse verso l'uscita ma Bulma gli tagliò la strada.

Insomma, vi ho già detto che non vi accompagno a quello stupido bar!!!” sbottò, adirato, Vegeta.

E poi la gente si lamentava se nessuno gli ascoltava...

Ti prego! Mi basta solo un passaggio...” riprovò la donna ma l'altro rispose: “Veditela da sola!” “Sei davvero un grande incosciente! Lasceresti che una giovane e bella ragazza minorenne e un bambino se ne vadino da soli in un viale buio e freddo...” “Ma se sono le tre del pomeriggio!” “Guarda che il crimine fa sempre orario continuato! Tutte le ore sono pericolose, per due minorenni! Se ci succede qualcosa, te ne pentirai per sempre! Inoltre dovrai affrontare la legge! Immagino già quando i poliziotti e l'avvocato dell'accusa ti faranno tutte quelle domande e...!” “E VA BENE, TI CI PORTO!!!!”

Non appena ebbe acconsentito, Bulma smise con la sua tremenda parlatina e Vegeta si sentì la testa molto più leggera.

Preferiva far ritardare il suo sonno piuttosto che la testa gli esplodesse a causa degli strilli di quella lì!

Che mocciosa infernale... lo era sempre stata...


Mentre discuto con Moori, tu offri qualcosa ai bambini.” disse Bulma mentre entrava nel bar, seguita da Vegeta, Tarble e Goku.

Perché ci devo sempre mettere in mezzo i miei soldi?” protestò, scocciato, l'uomo.

Prima o poi, quella l'avrebbe fatto finire sul lastrico...

Persino Tarble, il quale era nato parecchio prematuro, gli creava molti meno problemi e gli faceva spendere meno...

Non appena Bulma si fu allontanata, Vegeta si voltò verso i bambini e si raccomandò, scocciato: “Niente di troppo costoso altrimenti ve la pagate voi con i vostri soldi della paghetta!” “Ma tu non mi hai mai dato la paghetta, fratellone...” gli ricordò, imbarazzato, Tarble e anche Goku dichiarò: “Il mio nonnino me la dava ma Radish non mi sganciava nemmeno un centesimo. Diceva sempre che non me l'avrebbe mai data perché, altrimenti, li avrei sprecati tutti per le merendine.” “Tsk, allora tuo fratello sa fare cose intelligenti...” commentò Vegeta per poi affermare: “Paghetta o no, il discorso non cambia! Niente di troppo costoso o ve le suono, chiaro?”

Nel frattempo, Bulma si diresse al bancone e, non appena il commesso, il quale era parecchio alto e con un'espressione molto serena e tranquilla, le chiese che cosa volesse, la giovane rivelò: “Vorrei parlare con il proprietario, per favore... avrebbe un oggetto che m'interessa...” “Lo chiamo subito.” annuì l'altro, entrando in cucina.

Dopo un po', ricomparve e fece un cenno a Bulma la quale, nel frattempo, non si era allontanata dal bancone.

Non appena si avvicinò la commessa le disse: “Mio nonno ha detto che va bene. Entri pure in cucina. Arriva subito.”

Bulma entrò e notò che era piena di uomini giovani che lavoravano con forza ed energia.

L'unica cosa che un po' stonava in quel posto era la presenza di un bambino, il quale osservava con molta attenzione i lavori, per poi scrivere qualcosa nel suo quaderno.

Eccomi qui. Desidera, signorina?” le domandò una voce maschile molto anziana e rauca.

Bulma si girò e vide un uomo parecchio anziano, pelato e con la pelle di uno strano colore.

Doveva essere un po' malaticcio...

Nonno!” lo chiamò il bambino, scendendo dalla sedia e correndo ad abbracciarlo.

Il Vecchio sorrise e gli domandò: “Ti piace questo posto, Esca?” “Sì. Quando sarò grande, diventerò io il proprietario!” “Certo! Te l'ho promesso, ricordi? Ma prima devi crescere.” “Come si fa a crescere in fretta?” “Lavorando sodo e bevendo molta acqua. E' un trucco che mi ha insegnato mio nonno tanti anni fa, che nostalgia...” “Se n'è andato da tanto?” “Quando tuo padre aveva la tua stessa età, ragazzo.” “Allora farò come diceva sempre! Così sarà fiero di me!”

Con sempre il suo grande sorriso, il bambino si allontanò mentre Moori lo presentava a Bulma: “E' Esca, il figlio del mio nipote più giovane, Cargot. E' un bambino molto sveglio e vivace ma sono certo che quando sarà più grande sarà in grado di gestire perfettamente questo posto. Invece, il mio nipote più grande, Dende, si è trasferito dall'altra parte del mondo, in un piccolo e sperduto villaggio sulle montagne. Io e i miei nipoti ci abbiamo fatto una vacanza quand'erano entrambi bambini e si è praticamente innamorato del posto. Diceva sempre che, una volta diventato grande, si sarebbe trasferito e così stato. Non lo vedo da un bel po' ma mi telefona sempre, così so che sta bene...”

Dall'espressione dell'anziano, Bulma intuì che gli mancava molto il nipote più grande... ma gl'importava molto di più che Dende stesse bene e fosse felice...

Comunque, in cosa posso servirla, signorina?” le domandò, all'improvviso, Moori e la ragazza, un po' imbarazzata, svelò: “So che è strano ed improvviso... ma avrei bisogno della vostra sfera arancione con all'interno delle stelle.” “Quella con una stella?” “Sì, so che vi sembrerà assurdo ma io e i miei amici abbiamo bisogno di quella sfera.” “Ecco, io non...” “Mi rendo perfettamente che sembro pazza, ma vi prego! Si tratta di un'emergenza! Dopo ve la restituirò, è una promessa!” “Non è questo è solo che... non ho più quella sfera.”

Bulma sentì che il mondo stava crollando.

Moori non aveva più la sfera?!

L'ho data proprio ieri sera... ad una giovane donna che era appena entrata nel locale... era parecchio triste e disperata...” le rivelò il vecchio, immergendosi nei ricordi della sera prima...


Cargot, comincia pulire i tavoli. Fra mezz'ora chiudiamo.” disse l'uomo al giovane nipote, il quale annuì prima di ubbidire.

Dopo un po', diede un'occhiata veloce fuori dal bar.

Pioveva molto forte... proprio un tempo da lupi... fortunatamente, lui, Cargot ed Esca vivevano in un piccolo appartamento proprio sopra al bar... ma per gli altri lavoratori...

Proprio in quel momento, la porta del bar si aprì ed entrò una giovane donna che si sedette pesantemente su una sedia davanti ad un tavolo.

Dall'espressione sembrava molto triste ed amareggiata...

Cargot, come ad una qualsiasi altra cliente, le si avvicinò e le domandò, con un grande sorriso: “Desidera qualcosa, signorina?” “Una cioccolata calda...” “Arriva subito.”

Dopo un po', l'uomo tornò e le mise la cioccolata sul tavolo.

Invece di berla, la donna scoppiò in lacrime.

Doveva star attraversando un pessimo periodo...

Moori le si avvicinò e le domandò: “Tutto bene?”

La ragazza, mentre tentava, invano, di asciugarsi le lacrime, balbettò: “N-non è niente... davvero...” “Non alcuna intenzione d'intromettermi nelle sue faccende private, signorina... immagino che stia passando un brutto momento...” “Pessimo...” “Suvvia, si faccia coraggio... vedrà che tra un po' tutto si sistemerà. I momenti pessimi ci sono sempre ma il bello di questi momenti è che poi passano.”

La giovane, non rispose.

Si voltò verso la porta a vetro del bar e, mentre osservava la pioggia, domandò, con voce triste: “Le è mai capitato di trovarsi davanti ad una strada che va in due direzioni completamente diverse e che deve per forza sceglierne una? E tu non sai quale prendere? Oltre a ciò, hai pure paura perché non sai se sceglierai la strada giusta?”

Moori fece un profondo respiro, cercando dentro di sé le parole giuste da dire.

Sa, mio nipote Dende vive da parecchi anni in un altro continente...” cominciò, dopo un po' “Lui ha sempre voluto andare a vivere là... ma, più si avvicinava ai diciotto anni più era nervoso e inquieto... voleva andarsene però, allo stesso tempo, non voleva lasciarmi... cercava di non dirmi niente perché non voleva che mi preoccupassi per lui... ma io me ne sono accorto, eccome! Stava così male... soffriva in silenzio... sentiva che il suo vero posto era dall'altra parte dell'oceano e non qui.”

Diede una veloce occhiata alla donna e si accorse che lo stava osservando con attenzione.

E cosa ha fatto?” gli domandò e Moori raccontò: “Gli parlai e gli dissi che se sentiva tutto ciò, non doveva restare qui ma partire. Stava troppo male... vede, signorina, io sono troppo vecchio per certe cose ma una l'ho capita perfettamente. Che non bisogna mai impedire ai giovani di vivere le proprie vite. Intromettersi significa solo bloccarli e farli star male. Così, alla fine, il mio Dende ha scelto la sua strada e, anche se mi manca un bel po', non mi dispiace perché so che è felice. Scelga la strada che le consiglia il cuore e non la testa, signorina, e anche lei troverà la felicità.”

Per tutta risposta, la giovane, fece un grande e luminoso sorriso, anche se non smetteva ancora di piangere.

Può aspettarmi un momento?” le domandò il vecchio, allontanandosi verso la sua stanza.

Quando tornò, si accorse che la cioccolata che la signorina aveva ordinato era finita.

Evidentemente si stava riprendendo...

Mi scusi, signorina...” fece di nuovo il vecchio e, non appena ebbe la sua attenzione, le mostrò quello che era andato a prendere nella sua stanza.

Ma quella...” esclamò la giovane, osservando la sfera arancione e con una stella, che il vecchio le stava allungando.

Era di mio nonno.” raccontò il vecchio “Mi ha portata fortuna un sacco di volte ma credo che sia giusto che la tenga lei. Adesso ne ha più bisogno lei di me.”

La donna la guardò un attimo, poi, prendendola, disse: “Gliela resisterò il prima possibile.” “Non si preoccupi, signorina. Ormai, è sua.”

Per la prima volta da quando era arrivata, la giovane donna sorrise e, per un istante, sembrò che brillasse.


...E questo è tutto, signorina. Sono davvero spiacente, ma, purtroppo, è andata così.” si scusò, profondamente mortificato, il vecchio.

Bulma fece un sospiro.

Proprio ora che tutto stava andando per il verso giusto... ma, in fondo, era naturale che finisse così, come glielo aveva fatto notare più volte Vegeta...

Non importa... comunque grazie per la disponibilità...” rispose Bulma, facendo un grande sorriso.


Bulma infilò la chiave nella serratura.

Era proprio distrutta... voleva solo buttarsi sul suo letto e addormentarsi, lasciando scivolare lontano da sé per qualche ora, tutte le preoccupazioni e i dolori del mondo... come una zattera nell'oceano...

Vegeta, dopo la loro visita al bar, si era diretto a casa sua col fratello e il piccolo Goku, l'avrebbe ospitato in attesa di nuove notizie da parte di Radish.

Pertanto, fu una sorpresa per la ragazza quando aprì la porta e vide la sorella maggiore seduta su un divano a leggere un libro.

Tights! Sei tornata!!!” esclamò Bulma, dimenticandosi in un attimo la stanchezza e correndo ad abbracciare la sorella.

Come era stata preoccupata in tutte quelle ore...

Come stai?” le domandò, preoccupata, dopo aver finito di abbracciarla, e la donna con un sorriso, le disse: “Meglio. Passare un po' di tempo da sola mi ha aiutata a riflettere e a riprendermi... ma dov'eri finita? Sono tornata due ore fa e in casa non c'era nessuno. Ti ho telefonato un sacco di volte ma non mi rispondevi. Cos'è successo?”

La turchina non sapeva cosa dire...

Radish era stato il ragazzo di sua sorella... ma dopo come l'aveva trattata alla notizia della gravidanza... però anche lei aveva il diritto di sapere...

Ecco...” farfugliò Bulma, nervosa “Stavo cercando, assieme a Nappa, Vegeta, Tarble e Goku le sette sfere con dentro le stelle...” “E perché?” “Perché, ecco... Radish... è finito in ospedale.” “COSA?!”

Prima che Bulma potesse rendersene bene conto, la sorella le domandò, trafelata: “Quando?! Perché?! Che diavolo è successo, Bulma?!”

Dopo qualche tentennamento, Bulma raccontò tutto quello che era successo mentre la sorella ascoltava attentamente.

...E quando sono andata al bar, ho scoperto che il proprietario aveva regalato l'ultima sfera ad un'altra ragazza che non so dov'è. Così siamo al punto di partenza e non so come dirlo a Goku... ci teneva tanto a salvare Radish...” concluse Bulma, abbassando lo sguardo.

Anche se era duro da ammettere, non c'era più niente da fare... doveva fare l'ultima cosa che voleva fare... arrendersi.

Bulma...”

La voce dubbiosa e titubante della sorella maggiore le fece alzare lo sguardo.

Sì, Tights? Cosa c'è?” le domandò e la bionda, imbarazzata, balbettò: “Ecco, io...” “Cosa?” “Prendi la mia borsa.” “La tua borsa? Certo. Lo faccio subito.”

Bulma andò a prendere la borsa colorata di Tights e gliela passò.

La bionda frugò un attimo nella sua borsetta finché non tirò fuori qualcosa che mostrò alla sorella minore.

Non appena la riconobbe, Bulma rimase senza parole.

Era l'ultima sfera del drago.

   
 
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