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Autore: motrebla    17/07/2019    1 recensioni
– Che c'è per cena? Muoio di fame. – domandò in direzione della moglie.
– Pasta con le zucchine. – annunciò Margot, con lo stesso sorriso forzato che aveva rivolto al figlio poco prima. – Va bene? –
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ragù di zucchine



 

 


 

 

Margot tagliava zucchine con un affilatissimo coltello. Nella padella, fini dadini di cipolla rosolavano nell'olio extravergine d'oliva, che di tanto in tanto schizzava verso alto. La donna indossava un grembiule bianco, immacolato contro le pareti lilla della cucina. Canticchiava un motivo allegro e il rumore del coltello contro il tagliere le faceva da accompagnamento, come un tamburo. Portava i capelli indietro, tenuti al loro posto da una fascetta anch'essa bianca.

Si sentirono dei rapidi passi sulle scale, e qualche secondo dopo il più piccolo dei figli di Margot si materializzò in cucina.

– Bleah! – esclamò alla vista delle zucchine. – Che schifo mamma, voglio la carne io! –

Margot si voltò a guardarlo, sospirò, abbozzò un sorriso tiratissimo. – Suvvia Tim, le verdure fanno bene. – replicò continuando a sorridere.

Il bambino si voltò sbuffando e uscì dalla cucina ripetendo “che schifo, che schifo, che schifo”.

La donna era una casalinga e come ogni giorno negli ultimi trent'anni aveva passato la giornata a stirare, lavare vetri e pavimenti, cucinare, stendere e riordinare il disordine dei figli e del marito. Nessuno mostrava riconoscenza nei suoi confronti, ma Margot non si era mai lamentata. Sapeva che ognuno aveva il proprio compito: lei pensava alla casa, mentre il marito lavorava. Non c'era bisogno di ringraziamenti, ognuno faceva semplicemente il proprio dovere. Eppure non poteva fare a meno di interrogarsi e chiedersi se, dopotutto, avrebbe potuto avere un destino diverso. Non necessariamente migliore, soltanto diverso. Un destino decretato da lei in prima persona, senza imposizioni, regole o responsabilità verso altri.

Sentì la chiave girare nella serratura. La porta d'ingresso si aprì e poco dopo apparve in cucina il marito. Le diede un bacio distratto sulla guancia, mollò la valigetta da lavoro in mezzo al pavimento e si accasciò su una sedia.

– Che c'è per cena? Muoio di fame. – domandò in direzione della moglie.

– Pasta con le zucchine. – annunciò Margot, con lo stesso sorriso forzato che aveva rivolto al figlio poco prima. – Va bene? –

– Cristo santo, dopo un'intera giornata di lavoro, zucchine? – protestò il marito. – Quante volte devo ripeterti che le verdure sono un contorno? Odio i piatti unici. – E con queste ultime parole uscì dalla cucina e salì al piano di sopra per andare a mettersi il pigiama.

Commenti del genere erano all'ordine del giorno in quella casa. E facevano parte del patto a cui Margot era consapevole di aver sottoscritto. Lei pensava alla casa, mentre il marito lavorava. Lui si lamentava, mentre lei stava zitta e sorrideva. Lei era la serva, lui il padrone.

Il marito cominciò a scendere le scale, Margot riconobbe il debole rumore delle sue vecchie pantofole. Tirò fuori un'altra padella da uno sportello, iniziò a versarci dell'olio. Il marito varcò la soglia della cucina e sbang!, si accasciò a terra dopo essere stato colpito dalla padella che Margot teneva tra le mani. Senza levare gli occhi di dosso dal marito, cercò dietro di lei il coltello e lo afferrò. Con il solito sorriso stampato in faccia, si accucciò e distese le mani dell'uomo, in modo che fossero ben aperte e le dita ben distanziate. Con lo zelo che la contraddistingueva, cominciò ad affettare le dita del marito. Era un compito piuttosto semplice per lei, abituata a disossare conigli e agnelli per Pasqua e Natale. Terminata l'operazione, raccolse i pezzi di dita e li trasferì nella padella che si trovava a terra. Aggiunse un altro po' d'olio e la posizionò sul fornello a fuoco basso. Mise un coperchio e sentì come la carne del marito cominciò a friggere. Nell'attesa che tutto fosse cotto a puntino, afferrò le caviglie del marito e lo trascinò fino allo sgabuzzino, che si trovava sul lato opposto della stanza. Da una credenza prese alcuni sonniferi ed ansiolitici e li cacciò giù per la gola della sua dolce metà. Chiuse la porta a chiave e tornò davanti ai fornelli.

– Bimbi miei, è pronto in tavola! – gridò mentre scolava la pasta e la condiva con zucchine e dita.

I figli affamati corsero giù per le scale e si andarono subito a sedere attorno alla tavola apparecchiata.

– Papà dov'è? – domandò senza troppo interesse il figlio più grande.

– Oh, ha deciso di andare al bar con gli amici. Non aveva fame. – rispose Margot riempiendo quattro piatti, tre per i figli e uno per lei.

– Ci hai messo la carne! Urrà! – esclamò gioioso il bambino che si era lamentato poco prima.

Dopo la solita preghiera che precedeva ogni pasto della famiglia, i tre bambini cominciarono a mangiare soddisfatti, mentre Margot li guardava sorridendo.

   
 
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