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Autore: RoloChan105    18/07/2019    2 recensioni
(Continuo della storia "sesto senso")-
Con l'appuntamento di una settimana prima andato un malora e le ferie forzate propinate dal direttore Smoker, Nami è costretta a casa.
La noia regna sovrana, finchè a bussare alla sua porta, non è quel maledetto decerebrato di Kidd.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Eustass Kidd, Nami
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Aveva compreso che quello non era il suo telefono nell'esatto momento in cui una certa Robin si complimentava per un brufolo.

Non che lui ne avesse, ma ricordava bene che non era il tipo da inviare certi messaggi e foto ad una donna. Che senso aveva inviare la foto di un brufolo, quando poteva inviare un immagine del suo pene?

Con gli occhi impastati dal sonno, osservò la sveglia che per tutto quel tempo, aveva suonato. Era la sua seconda sveglia. L'aveva messa Killer nel caso lui, com'era solito fare, non sentisse la prima del cellulare. Sospirante, aveva iniziato a sondare quel piccolo telefono, osservando foto che sinceramente, avrebbe fatto a meno di vedere. Ma in tutte quelle, si disse Eustass, poteva intravedere la personalità di quell'isterica...

Spigliata, libera, senza paura.

Infantile, pazza, incosciente.

Aspetta.

Quelle erano tette?

Stava per approfondire la visione quando qualcuno e già immaginò chi fosse, si attaccò al suo campanello. Un suono spietato da udire, sopratutto di prima mattina, riempì l'appartamento, costringendolo ad imprecare sonoramente, per poi, bestemmiare.

Ogni tanto lo faceva. Non era credente, ma un abitudine era un abitudine.

A piedi scalzi, scese dal letto e lentamente, arrivò fino al campanello.

Nel tragitto era anche riuscito ad andare al cesso.

-Seh-Rispose alzando gli occhi al cielo nel vedere la rossa davanti casa dalla piccola telecamera.

-SCENDI DI SOTTO, COGLIONE E RIDAMMI IL CELLULARE!-

Nel sentire quelle urla, Kidd rimase in silenzio per poi, riagganciare la cornetta e dirigersi verso la cucina. Era stata chiara la rossa: non voleva più vederlo.

E lui, era un tipo di parola.

Il telefono di casa iniziò a squillare.

Nessuno lo chiamava a quel numero se non il suo segretario. Sbuffante, si avvicinò all'apparecchio e con un ringhio, rispose al biondo.

-Buongiorno anche a te-Killer, inflessibile e temerario, aveva imparato a conoscere, dopo anni, il suo strambo capo.-Hai intenzione di presentarti stamani?- Un altro sbuffo si fece largo dal petto di Kidd e con un imprecazione, scosse il volto.

-Sappiamo entrambi che questa merda non fa per me.-

-Se solo provassi...-

-Ne abbiamo già parlato, cazzo-

-Non abbastanza a quanto vedo...-Controbatté Killer per poi, rimanere in silenzio.-Allora?-

-C'è qualche incontro importante?-In risposta, ricevette il suono di qualche foglio spostato qua e là, agende gettate oltre la scrivania, scartoffie accartocciate...

-No-Gli diede conferma-Hai solo una festa questa sera per la ri-apertura di un noto ristorante, ma niente di chè.-

Perfetto.

Poteva evitare tutta quella merda e gettarsi sul suo hobby che da mesi, aveva dovuto mettere in disparte per quella stronzata d'azienda.

Era un meccanico lui.

Non aveva studiato o si era laureato. Aveva sgobbato fin da piccolo nell'officina di suo padre e spaccandosi la schiena ogni giorno, aveva imparando tutti i segreti del mestiere. Era bravo cazzo, il migliore.

Poi, nel giro degli ultimi anni, aveva ereditato, alla morte di sua madre che da che aveva ricordo, se ne era andata, un sacco di aziende e soldi a palate.

A lui piacevano i soldi. Così, aveva tentato di capirci qualcosa e sebbene agli inizi, tutto sembrasse rosa e fiori, nel giro di un paio di settimane, si era già frantumato le palle.

Si era comprato un auto da sogno e da quanti soldi aveva, si era pure preso un isola.

E una barca.

La barca era per giocare a fare il pirata.

Donne fino a scoppiare e pure quelle che lo etichettavano come un cesso a pedali, si erano sciolte non appena aveva mostrato loro quanto schifosamente ricco fosse diventato.

Le aveva scopate senza sosta per poi, abbandonarle non appena ne perdeva interesse.

E dopo un anno passato a fare così, cercando di scimmiottare il grand'uomo d'azienda, si era rotto. Ancor più di prima.

Odiava quel lavoro, odiava quella vita e odiava i suoi genitori.

Suo padre perchè l'aveva preso a cinghiate e a botte sin da bambino. Un ubriacone che solo in sporadici momenti sembrava essere ancora un uomo.

Sua madre, perchè l'aveva abbandonato a quel coglione, sparendo dalla sua vita, per poi ritrovarsi completamente sola e morire per chissà quale fottuto male.

Aveva degli amici almeno.

Heat e Wire erano i fratelli che non aveva mai avuto e Killer...beh, si stava dimostrando davvero un aiuto prezioso. Molte volte, come quel giorno, nemmeno andava a lavoro e ci pensava direttamente lui.

“Perchè non ti occupi direttamente tu di tutta questa merda”? Gli aveva infine proposto.

“Perchè fa schifo anche a me”.

Il suono di vari pugni alla porta, lo strappò dai propri pensieri e con un imprecazione, riattaccò il telefono. Lento, si avvicinò, immaginando già di vedere quella pazza dai capelli color carota, imprecare come una pazza.

Non appena aprì, si stupì di vederla infervorata, nervosa e sopratutto, accaldata.

-Che cazzo vuoi?-Domandò brusco. Stava per rispondergli Nami, quando i suoi occhi scesero verso il suo bacino.

-SEI NUDO!-Sbraitò sorpresa.

-Dormo sempre nudo.-Con un braccio, si appoggiò allo stipite della porta e superandola con i suoi due metri d'altezza, rimase a fissarla.-Allora?-

-Sei nudo-Ripetè lei cercando di spostare lo sguardo altrove, ma non riuscendoci.

-L'hai già detto- Socchiuse gli occhi.-Che vuoi?!- Cercò di parlare nuovamente Nami non ci riuscì. Senza parole, contrasse le sopracciglia per poi, alzare un braccio e farlo ricadere al proprio fianco.

-è che...-Finalmente, alzò lo sguardo su di lui-Mi sta fissando!- Kidd contrasse le inesistenti sopracciglia per poi piegare da un lato il volto.

-Se ti stesse fissando veramente, te ne saresti accorta-Borbottò-Per fortuna al mio cazzo sembri non piacergli.- Al sentire quelle parole, Nami si stizzì.

Prendendo coraggio, si fece più vicina e puntando i pugni sulle anche, cercò di darsi una parvenza da donna cazzuta.

-Rivoglio il mio cellulare!-

-Hai detto che non volevi più rivedermi-La corresse lui assottigliando lo sguardo.

-Ed è così!-

-Perfetto-Gli voltò le spalle per chiudere la porta, ma evidentemente, non aveva tenuto conto della sua ostinazione. Quando lei bloccò la porta col piede, l'ennesima imprecazione della giornata, uscì dalla bocca del rosso.

-Hai rotto-

-Ridammi il telefono!-

-NO-

-Ma perchè!?-

-L'hai lanciato contro la mia fronte-Se la indicò-Ora mi appartiene- Nami rimase in silenzio, per poi, tirare fuori dalla tasca quello dell'uomo.

-Non ho intenzione di stare ancora qua a sentire le tue stronzate.-Proclamò- Ho bisogno di quel cellulare, dentro ci sono tutti i miei numeri di lavoro, di clienti, foto da usare per degli articoli e molti ricordi...-

Kidd rimase a fissarla per poi cercare di far di nuovo leva contro la porta per poterla scacciare via.

-MI HAI ASCOLTATO!?-Sbraitò lei facendo forza a sua volta per non farlo chiudere.

-No-Commentò nuovamente in modo acido.

-Che cazzo te ne fai del mio telefono!?-Alle spalle, Nami sentì una porta aprirsi. Una donna, vestita in modo elegante e con fare snob, iniziò a fissarla. Si, era lei l'autrice di quel casino e si, sebbene si fosse vestita in modo più consono ad uscire fuori, non era certamente circondata da abbastanza soldi da ambire a portare una pelliccia come quella di prima mattina, capelli rosa, sigaro alla bocca e occhi all'ingiù.

-Posso denunciarti alla polizia per furto!-Suo padre, Genzo, un vecchio poliziotto in pensione, aveva ancora qualche conoscenza.

-Io pure, perchè una pazza invasata vuole entrare in casa mia.- Si sentì rispondere.

-Ridammi il cellulare!-

-Ebbene!?-La donna dell'appartamento accanto, le si avvicinò. -Crede di essere a casa sua? Questo è un condominio, non una piazza del mercato.- Mettendosi a braccia conserte, si tolse per qualche secondo la sigaretta.-La smetta di importunare il signor Eustass, altrimenti, sarò costretta a chiamare la sorveglianza e a farla scortare giù.-

Nami rimase in silenzio, per poi, digrignare i denti e cercare di contenere la sua rabbia.

La signora aveva ragione, ma ciò non toglieva che quel cretino, aveva il suo telefono.

Lo rivoleva indietro.

Le serviva.

-Mi dispiace...-Mormorò per poi abbassare il volto. Quell'attimo di distrazione le costò cara: sentendo la porta nuovamente libera, Kidd la chiuse del tutto, tagliandola fuori e troncando la sua discussione.

-Sarà meglio. Non voglio rivederla più qua...- Con fare infastidito, la donna girò i tacchi e si diresse verso l'ascensore.

 

 

Perchè cazzo era così ostinato?

Perchè non voleva dargli quel fottuto telefono? Che se ne faceva lui alla fine, di quell'aggeggio. Era uguale al suo e se voleva, poteva comprarsene mille di quei cellulari.

Nemmeno lui sapeva perchè si stava comportando in quel modo.

Nuovamente, il campanello riprese a suonare. Con insistenza e con un suono decisamente fastidioso.

-Hey Eustass-Era nuovamente la voce di Nami.- Sul serio, ho bisogno di quel cellulare.-

-Se ne avevi così bisogno, perchè me l'hai tirato in testa?-

-Perchè mi avevi buttato fuori la pizza!- Alzò il tono per poi riabbassarlo. Non voleva di nuovo incappare in qualche snobbona che la trattasse di merda.

-Cosa vuoi in cambio del telefono?-

Kidd rimase sorpreso.

Cosa voleva in cambio?

Si stava davvero mettendo alle sue condizioni per riavere quel diavolo di aggeggio?

Immediatamente, l'immagine di lei, pronta a far qualunque cosa per riavere il suo cellulare, gli balenò in mente nei modi più sporchi e depravati che conoscesse. Subito, però, cambiò idea e si immaginò ad invitarla da qualche parte a cena, ma il volto di Nami con un espressione di derisione e piegata in due a terra dal ridere, lo fece desistere.

Con uno sbuffo, si portò una mano sul volto e aprendo la porta, si mise ad osservarla.

Era un peccato che le cose erano andate male in quel loro primo incontro. Aveva fatto tardi, ma non era colpa sua, piuttosto dei suoi innumerevoli impegni per quell'azienda del cazzo.

Ora ci si metteva anche quella a stravolgergli la vita.

Non che la sua vita facesse schifo, ma non ne era soddisfatto. Tutte finzioni e i soldi che valevano per ogni dannata cosa, avevano cambiato anche il valore del vero interesse e dei sentimenti verso le persone. Fissò gli occhi di Nami che nuovamente, in silenzio, stava combattendo una battaglia interiore sul tenerli incatenati ai suoi o ri-abbassare lo sguardo verso il suo panorama.

Probabilmente, anche lei non era davvero interessata a lui, ma solo al suo denaro.

-Tieni- Le fece cadere in mano il telefono. - Volevo solo strapazzarti un po'-Affermò infine cancellando dal volto di lei la sua espressione sorpresa.

-Non mi hai strapazzato, mi hai fatto incazzare. È diverso.- Con velocità, sbloccò il telefono per poi andare a vedere la sua galleria di immagini. Sospirò di sollievo quando vide che ogni cosa, era al proprio posto.

-Beh, siamo pari-

 

 

Non erano pari.

Affatto.

Non capiva perchè, ma per tutto il giorno, il pensiero di quello che era successo il giorno prima e quella mattina, non smetteva di tormentarla.

Sebbene fosse una bella ragazza, non aveva da tempo una sottospecie di interazione con il genere maschile. Guardare il culo di Roronoa, non era un interazione.

Inoltre, non lo faceva solo lei, ma tutte le donne in ufficio.

Perchè non ci aveva mai provato con lui? Mah.

Era di bell'aspetto, un corpo da favola e delle volte, l'aveva anche visto in situazioni divertenti.

Il punto era che non era scattato niente in lei che la portasse a fare un passo interessato, verso di lui.

Probabilmente sarebbe stato un compagno magnifico però... però sembrava così sicura quella vita che quasi, l'annoiava al solo pensarci.

Inoltre, non aveva mai visto Roronoa mostrare interesse verso di lei.

Nuovamente, il pensiero di Kidd le balenò alla mente.

Era stato un cretino e un cafone però, quando le aveva ridato il telefono, sembrava aver perso qualcosa. Era come se il divertimento avuto fino a quel momento, fosse sparito.

Con un sospiro, Nami tornò sdraiata sul letto.

Era inutile fasciarsi la testa per quel deficiente.

Non erano pari ad ogni modo.

Lui le doveva una pizza.

E una cena.

E il tempo perso per averla fatta aspettare in quel locale.

E l'abito.

Cazzo il suo abito.

Lenta, socchiuse gli occhi dandosi poi della deficiente.

Aveva ancora il telefono di lui nella borsa.

 

 

Aveva perso la cognizione del tempo.

Gli capitava quando si divertiva.

Heat e Wire erano la miglior cura che conosceva. Con loro poteva essere se stesso e a loro, poco importava dei suoi soldi o di quello che era diventato: anzi, forse il fatto di averli era quasi un agevolazione per quello che facevano e lui, era contento di poterli usare.

Riparare macchine, cercare pezzi di ricambio, ampliare il loro capanno... era quello il suo vero lavoro. Non prendere le redini di una grande società.

Al solo pensarci, il suo umore si guastò.

Con entrambe le mani in tasca, si infilò nell'ascensore e attese che questo, salisse verso il suo piano.

Lento, cercò le chiavi e il suono del loro tintinnio, assieme a quello di qualche vite e bullone rimasto, lo fece calmare.

Quando le porte dell'ascensore si aprirono, svoltò l'angolo e si avviò per il pianerottolo color nocciola e il pavimento rigorosamente in marmo.

Quante dannate raffinatezze inutili...

Non appena tirò fuori le chiavi, si immobilizzò.

A sedere, davanti alla sua porta, c'era di nuovo la rossa.

Con entrambe le sopracciglia contratte, si avvicinò a lei, notando che tra le mani, teneva un cartone bello grosso di pizza.

-Che ci fai qui?-Domandò, senza salutare. Nel vederlo, lei si alzò per poi, storcere le labbra.

-Mi devi una pizza.-

 

-Continua -
 

Perdonatemi per il ritardo.

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito il primo capitolo e che hanno letto questo scempio.

Ci si vede per il terzo capitolo!

   
 
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