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Autore: Tigre Rossa    18/07/2019    9 recensioni
“Sono venuto a prendere qualcosa che mi appartiene. O, per meglio dire, qualcuno. Siete voi il tutore della maestra Tigre, no?”
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Non si può fuggire dal proprio passato, per quanto oscuro possa essere. E quando quello di Tigre torna a reclamarla nella figura misteriosa e crudele di Shang Chiang, la giovane maestra è costretta ad abbandonare ogni sua certezza per un lungo viaggio verso l'Est e verso le sue origini. Un viaggio che dovrà affrontare solo con la guida di un paio di occhi di giada e il ricordo evanescente di un sacrificio coraggioso. Un viaggio da cui potrebbe non tornare.
TiPo- Non tiene conto degli avvenimenti di Kfp3
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Po, Shifu, Tigre
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 37 – Il giorno dopo


 

 

 

 

Significa permettere a qualcuno di esserti vicino, significa concedere se stessa a qualcuno. Un bacio è un giuramento.

- Shakugan no Shana

 

 

 

Po si mordicchiò l’interno della guancia, dondolandosi sui talloni, gli occhi fissi su quella porta che nelle settimane precedenti non aveva mai esitato ad aprire. Ma dopo la scorsa notte tutto era cambiato. O forse non era cambiato nulla. Non lo sapeva nemmeno lui. Gli sembrava quasi che ciò che era successo sotto la luce della luna fosse stato solo un bel sogno, ora sul punto di dissolversi come rugiada alla luce del sole.

Ma no, non era stato un sogno. Era successo davvero. Aveva fatto esattamente ciò che si era ripromesso di non fare per tutto quel tempo. Aveva rischiato ogni cosa. Era stato pronto a vedere il proprio mondo crollare. Ma non era successo.

Poteva ancora quasi sentire il respiro di lei contro le sue labbra, come quando si erano allontanati dopo così tanto tempo che gli era parso infinito. Non erano riusciti a staccarsi, non del tutto, ed erano rimasti a lungo con le fronti che si toccavano ed i loro respiri affannosi che si confondevano, gli occhi di Tigre ancora chiusi, come se temesse di spezzare l’incanto. I suoi occhi, invece, erano fissi su quel viso che tanto a lungo aveva sognato senza mai osare e divoravano ogni dettaglio, affamati e famelici.

“Ora è sicuro che non ti lascio andare.” aveva osato sussurrare, sottolineando ciò che ormai era ovvio e scontato, e la ragazza si era lasciata sfuggire un suono indecifrabile, a metà tra uno sbruffo divertito e un lamento soffocato. [1] Forse avrebbe replicato, se ne avesse avuto la forza, ma era riuscita solo ad aprire gli occhi, ed a quel punto entrambi si erano nuovamente smarriti.

Non sapeva quanto tempo fossero rimasti così, ma quando erano finalmente riusciti ad allontanarsi l’uno dall’altra l’aveva riaccompagnata lì e l’aveva osservata rientrare in silenzio. Era rimasto a fissare quella porta chiusa per un po’, chiedendosi quanto sarebbero state diverse le cose la mattina seguente.

Ed ora, era di nuovo lì, a farsi la stessa domanda.

Ma non poteva avere le risposte di cui aveva bisogno, non restando là fuori.

Il panda sospirò e si fece coraggio. Si avvicinò alla porta, ma invece di aprirla semplicemente come aveva sempre fatto si costrinse a bussare piano.

“Posso entrare?”.

Ci fu un breve momento di silenzio, prima che lo raggiungesse la voce un po’ attutita di lei.

“Certo.”

Il ragazzo esitò solo per un momento, prima di aprire la porta e scivolare dentro.

I suoi occhi, ovviamente, cercarono subito Tigre, e la trovarono in fretta.

Era di spalle, proprio come la sera prima, ed intenta a rifare il letto. Avrebbe dovuto immaginarlo; non avrebbe mai lasciato quel posto in disordine, soprattutto dopo la gentilezza e l’ospitalità ricevuta.

Si prese qualche secondo per restare ad osservarla, come a volersi accertare che non fosse solo un sogno, e quasi si perse nei suoi movimenti precisi ed essenziali, mentre ripiegava con cura le lenzuola e le lisciava con i palmi. Ad uno sguardo frettoloso sarebbe parsa serena, forse quasi rilassata, ma quello attento del panda colse subito il movimento continuo ed irrequieto della coda che tagliava l’aria.

Si costrinse a dare una breve occhiata attorno a loro. “Shifu non c’è?”chiese, non notando nessun altro.

La felina non si girò nemmeno. “È andato a salutare Li Shan.” spiegò, rimettendo a posto il cuscino.

“Ah.” Si tormentò le dita, senza sapere bene cosa osare e sentendosi ancora più teso nel notare i movimenti della coda di lei diventare quasi frenetici. Forse era meglio farlo ora, col maestro altrove ed impegnato; rimandare sarebbe stato non solo stupido, ma anche rischioso. E si sentiva in dovere di cominciare lui, visto che dopotutto era stato lui a dare inizio a tutto questo.

Fece un respiro profondo, prima di mormorare “Credo . . . credo che dovremmo parlare di ieri.”.

Tigre si immobilizzò per qualche secondo, come se aspettasse quelle parole ma temesse di udirle davvero. Poi, in un movimento fluido e tagliente, si voltò ed incrociò le braccia, senza però incontrare il suo sguardo.

“Ti sei pentito?” sussurrò, e la sua voce appena tremante lo trapassò come un pugnale avvelenato.

Non dovette dire altro; non ce n’era bisogno. Po riuscì a sentire ciò che non aveva avuto il coraggio di pronunciare, e nel farlo il suo cuore si spezzò un po’.

Ti sei pentito di avermi baciata?

Solo in quel momento si rese a pieno conto di quanto Tigre fosse fragile.

Solo in quel momento ricordò quel bisogno di affetto che l’aveva spinta a cercare per tutta la vita qualcuno che tenesse sul serio a lei, senza mai riuscirci davvero. Solo in quel momento pensò a come avesse evitato l’amore romantico per tutta la vita, per paura di non meritarlo, e come quando credeva di averlo trovato si fosse rivelato solo un crudele inganno.

Solo in quel momento rammentò tutte le cicatrici che il suo cuore portava e che gli aveva a malapena permesso di intravedere.

Ti sei pentito di avermi detto di essere innamorato di me?

Solo in quel momento colse quanto avesse abbassato la guardia solo per lui. Solo in quel momento comprese quanto quella domanda rivelasse il suo essere indifesa, forse veramente per la prima volta.

Solo in quel momento si rese conto di quanto lei temesse che ciò che era successo la sera prima potesse diventare l’ennesima cicatrice da portare a vita.

Solo in quel momento capì che lei aveva paura di vedere anche lui voltarle le spalle, perché credeva di non essere semplicemente abbastanza per farlo restare.

E questo, lui non poteva sopportarlo.

“No!” si affrettò a negare con forza, incapace di vederla dubitare anche solo per un altro secondo.

La felina sollevò appena lo sguardo, colta alla sprovvista da quella reazione, ma senza ancora incontrare il suo. Il Guerriero Dragone si avvicinò a lei e, con delicatezza, sciolse l’intreccio delle sue braccia, prendendo le zampe chiuse tra le sue.

“Non sono pentito di niente.” ribadì con dolcezza, accarezzandole i dorsi delle zampe con i pollici in morbidi movimenti circolari “Non potrei mai pentirmene. Mai.”.

La ragazza, dopo essere rimasta come incantata a studiare le loro zampe unite, gli concesse di sfiorare il fuoco delle sue iridi che, tremulo, danzava come mille stelle.

Po cercò in quella danza la forza di continuare.

“Solo che . . .” la sentì irrigidirsi appena e subito proseguì “penso che sia giusto parlarne, prima di raggiungere gli altri. Decidere che cosa fare. Non . . . “ la sua voce si spezzò, mentre le immagini e le emozioni della sera prima gli offuscavano gli occhi e la mente “Non credo di poter fare finta che non sia mai successo.”.

Tigre scosse appena la testa, forse senza nemmeno accorgersene. “Nemmeno io.” Il suo fu un sussurro appena udibile, ma lui lo colse e lo strinse forte a sé, come se temesse che qualcuno potesse portarglielo via.

La maestra rimase in silenzio per qualche secondo, prima di sospirare e tirarsi via da quel contatto. Incrociò ancora le braccia, quasi stesse cercando di impedirsi fisicamente di toccarlo ancora, e sollevò il mento.

“So che chiederti di non venire con me è ormai fuori questione . . .” la sua voce era di nuovo ferma, decisa, e per quanto ciò lo rassicurasse Po non esitò a ribattere.

“Infatti.”

“Per quanto scegliere di restare qui sarebbe la cosa più sicura . . .”

“La sicurezza è sopravalutata, di questi tempi.”

“Smettila di interrompermi.” gli ringhiò quasi contro, ma i suoi occhi non riuscivano ad allontanarsi da quelli di lui “So che non posso più chiederti di restare, anche se è forse l’unico modo per tenerti al sicuro. Forse, se non . . . non ti avessi baciato . . .” esitò nel pronunciare quella parola, come se fosse totalmente estranea sulle sue labbra e stesse ancora cercando di capirne del tutto il significato, per poi continuare con più forza “. . . forse sarei riuscita a convincerti a restare qui, in qualche modo. Ma ora so che qualsiasi cosa io possa dire o fare non avrebbe alcun peso sulla tua scelta.”

Po fece segno di no con la testa “Potresti anche mandarmi al tappeto e legarmi ad un albero per impedirmi di seguirti, ma troverei comunque un modo per farlo.”.

“Non sfidarmi, o potrei provare davvero.” lo minacciò appena. Chiuse per un breve momento gli occhi, come a raccogliere tutta la forza che aveva, e quando li riaprì i suoi occhi ardevano nello stesso magico modo della sera precedente.

“Se verrai con me, voglio che sia chiara una cosa.” disse, facendo un piccolo passo verso di lui “Quando ti ho baciato ero consapevole di quello che stavo facendo. Consapevole di quello che implica per me e di quello che può significare per te. Ci ho messo tanto a comprendere la natura della tempesta che mi scateni dentro, e ancora non riesco a capire completamente tutto, ma . . .”

La sua voce tremò per un momento, e Po si trovò l’anima stretta in una morsa.

Lui aveva avuto così tanto tempo per venire a patti con ciò che sentiva, per comprendere davvero ed accettare quei sentimenti con le loro conseguenze. Per lei non era stato così. Aveva aperto gli occhi solo la notte scorsa, scoprendo una realtà che nessuno dei due avrebbe mai potuto nemmeno lontanamente immaginare. Era stato tutto così veloce ed improvviso, ed era avvenuto probabilmente nel momento peggiore di tutti, quando mille altri pensieri più importanti necessitavano della sua completa attenzione.

Ma era successo e lei, che aveva rifiutato le storie d’amore per tanto tempo, che aveva nascosto il suo cuore, che non aveva mai sfiorato le labbra di nessun altro, aveva scelto lui. E lo stava scegliendo ancora, nonostante forse non capisse nemmeno lei bene perché.

La maestra si costrinse ad andare avanti “Ma quel bacio non è stato senza significato, per me. È stato tutto quello che rappresenta per il mio popolo, e molto di più.”.

Al panda tornarono in mente quelle parole che tanto a lungo l’avevano tormentato.

Per noi tigri, un bacio è più di un semplice contatto fisico.

 “E questo significa” continuò “che ieri notte ho pronunciato un giuramento.”.

Un bacio è un giuramento. Significa offrirsi all’altro senza pretese, senza limiti. Offrire la propria vita, legare il proprio destino a quello dell’altro. È giurare di essere l’unico per quella persona, di sacrificare tutto per lui, di donargli il proprio cuore, per sempre.

Gli occhi di lei erano diventati un incendio, e lui lasciò che le fiamme lo lambissero.

Quando viene ricambiato, due anime vengono unite per l’eternità. È un legame sacro, che non può essere creato alla leggera. Non per noi. E, soprattutto, non per me.

 “Ho giurato di proteggerti a qualsiasi costo.” sussurrò, la voce fiera di una regina “Ho giurato di non vedere mai più nel tuo sguardo il dolore che ho visto ieri. Ho giurato di non permettere a nessuno di farti del male come te ne ho fatto io, non rendendomi conto prima di ciò che mi stavi nascondendo.”.

Il cuore di Po sembrò sciogliersi al calore ardente di quel fuoco.

Oh, Tigre . . .

La felina abbassò appena la testa “Non so quanto riuscirò a farlo, se verrai con me. Ma è il mio giuramento, e cercherò di mantenerlo fino alla fine. A qualsiasi costo.”

Il Guerriero Dragone osò allungare una zampa e posare due dita sotto il mento di lei, sollevandoglielo piano in modo che la giada potesse cullare le fiamme. “So cosa significa un bacio, per te.” mormorò, accarezzandole appena il mento con il pollice “Anche il mio è stato un giuramento, la scorsa notte. Credo che tu abbia compreso quale.  E sappi che non lo infrangerò fino a quando il sole sorgerà ad occidente e tramonterà ad oriente.”[2]

Le pupille di Tigre si dilatarono appena a quelle parole, ma poi le palpebre scesero a nasconderle, come a voler proteggere quegli occhi improvvisamente troppo fragili. Rimase così, ad occhi chiusi, per lunghi minuti, come se volesse lasciarsi avvolgere dalla sensazione di sicurezza e protezione che quella promessa e quel lieve contatto le infondevano. E Po restò lì, di fronte a lei, perché non aveva la forza di allontanarsi, e forse non l’avrebbe mai avuta.

Alla fine la guerriera fece un respirò profondo e mormorò, tentando di pensare razionalmente “Dobbiamo . . . dobbiamo decidere come comportarci d’ora in poi.”.

Il panda annuì appena, quasi con dolore. Dovevano pensare al futuro, per quanto potesse fare male. Dovevano essere lucidi abbastanza per capire quale doveva essere la prossima mostra. “Tu conosci le regole meglio di chiunque.” osservò, lasciandole andare il viso solo per posare la zampa su una delle sue “Che cosa proibiscono esattamente?”.

La maestra riaprì nuovamente gli occhi, che erano questa volta fermi e controllati. “Avere una relazione romantica con chiunque.” rispose, sciogliendo l’intreccio della braccia ma poi cercando la zampa di lui, che strinse come se volesse sfidare il mondo a portarglielo via “E avere rapporti intimi, anche occasionali, con i propri compagni d’addestramento.”.

“E la punizione è perdere il proprio titolo e la possibilità di combattere ancora, giusto?”

“L’entità della punizione viene di solito stabilita dal Gran maestro della scuola a cui si appartiene, a seconda della gravità della colpa.” puntualizzò “Ma sì, in passato è sempre stato così.”.

Po respirò a fondo, cercando di pensare “Al momento, in teoria, non abbiamo fatto nulla per cui possiamo essere puniti.” osservò piano, accarezzandole senza nemmeno rendersene conto il dorso della zampa, quasi come in un riflesso involontario “Cioè, non è una relazione ancora, o qualsiasi altra cosa. E’ stato solo un bacio. Cioè, qualche bacio. Baci che nessuno ha visto, e che quindi per il mondo è come se non ci fossero mai stati.”.

Solo un bacio.

Era un modo assurdo di porla. Sì, tecnicamente erano stati solo dei baci rubati nella notte, niente di più. Potevano anche non significare nulla per chiunque altro.

Ma quello non era stato solo un bacio. Non per loro. E lo sapevano entrambi.

Tigre annuì lentamente, pensierosa “Sì, al momento è solo quello. Nessuno potrebbe accusarci di nulla. Non avrebbe nessuna prova. E forse . . .” si mordicchiò appena il labbro più inferiore, prima di avere il coraggio di dire “Forse sarebbe meglio fermarci ora, prima che possa crescere in qualcos’altro. Ora che possiamo ancora farlo, almeno. Sarebbe più sicuro, soprattutto per te.”.

Il ragazzo si immobilizzò, senza fiato “N-non lo pensi davvero, vero?” chiese, stringendo con più forza la sua zampa.

La felina esitò, prima di sospirare “Una parte di me crede che sarebbe più saggio. La parte di me che non vuole vederti spogliato del titolo di Guerriero Dragone. Ma tutte le altre parti . . .” abbassò lo sguardo sulle loro dita unite “non pensano di avere la forza di potersi fermare. Nemmeno ora, quando ancora potremmo tentare. Nemmeno se ne va del tuo cammino come guerriero.”.

Un piccolo sorriso spontaneo illuminò il viso di lui a quella risposta  “A me non importa.”.

Gli occhi ambrati scattarono di colpo verso i suoi “Cosa?”.

Po si strinse nelle spalle e la zampa ancora libera coprì le loro unite “Ci ho pensato per parecchio tempo, ormai. E so che non mi importa. Possono prendersi il titolo. Possono prendersi il kung fu. Non mi importa.”.

“Ma . . .” la ragazza lo guardava, incredula “Po, tu sei il Guerriero Dragone! Ami il kung fu da quando eri appena un bambino!”.

“Sì, e chi mi ha fatto innamorare del kung fu?” chiese, il sorriso che si ingrandiva ancora di più. Lei provò a protestare, ma lui non glielo permise “Sono il Guerriero Dragone solo da pochi mesi. Quella è solo una parte, molto giovane tra l’altro, di me. Ma tutte le parti di me sono innamorate di te, e sarebbero disposte a qualsiasi cosa, pur di poterti avere al mio fianco. E ora che ne ho la possibilità so che sarei disposto a rinunciare a ben più del kung fu, pur di stare con te.”.

Poteva sentire la zampa della maestra, cullata dalle sue, tremare.

Tigre scosse la testa, decisa “Non ti chiederei mai una cosa del genere. Non sarebbe giusto.”.

“Lo so che non lo faresti.” la rassicurò,  ritraendo una zampa dalla loro stretta solo per posarla sulla sua guancia “Ma non c’è bisogno di chiederlo.”.

La maestra sostenne il suo sguardo per qualche secondo con difficoltà, come se stesse cercando di capire cosa fosse giusto rispondere a quella disarmante prova di assoluta devozione. “Se . . se continuiamo così, e se veniamo scoperti, niente potrà impedire a nessuno di spogliarti del tuo titolo.” mormorò alla fine, la voce che si spezzava appena “Io non potrò fare niente per impedirlo. E non posso permettere una cosa del genere.”.

Il panda si lasciò sfuggire un sospiro. “Te lo ripeto. A me non importa. L’unica cosa di cui mi importa, al momento, sei tu.” Le sue dita tracciavano piccoli arabeschi sulla sua pelliccia, come ad assicurarsi che fosse davvero lì, a contatto contro la propria pelle, e la sua confessione gli scivolò via dalle labbra quasi soffocata “È l’idea che tu possa perdere tutto ciò per cui hai lavorato per anni che mi uccide. È questo ciò che mi spaventa di più.”.

A quelle parole scosse decisa la testa, come se non le interessasse. “Non è importante quello, ora.” ribatté con improvvisa freddezza.

“Lo è, invece.” insistette lui. Le lasciò andare la guancia e rimase a guardarla, gli occhi che brillavano “Il kung fu è tutta la tua vita, da sempre. Non potrei mai portartelo via, per alcun motivo. Sei nata per essere una maestra.”

La felina sottrasse la zampa dalla sua stretta. “La stessa cosa vale per te.” ribadì “Anzi. Sei il Guerriero Dragone, il tuo compito è molto più importante di quello di una qualsiasi maestra.”.

“Non è così. Non per me.” disse scuotendo la testa, per poi spalancare le braccia ed esclamare “Guardati! Tu sei una guerriera nata, il combattimento ti scorre nel sangue, il furore della lotta si riflette nei tuoi occhi. Io sono diventato un combattente quasi per caso.”

“Il caso non esiste.”

“Non usare le frasi di Oogway contro di me. E fammi finire.” la bloccò, determinato a non dargliela vinta “Il kung fu è ciò che ti ha reso la Tigre che sei oggi. Io amo il kung fu, ma amo molto di più te. E so che la tua vita senza il kung fu semplicemente non sarebbe più la tua vita. E non potrei mai permettere una cosa del genere. Sei nata per combattere, e non voglio che tu rinunci a tutto questo. Non dovresti rinunciarci per niente e nessuno al mondo. E soprattutto non per me.”

Si fermò, ansimando quasi, i pugni stretti e gli occhi che bruciavano come quelli in cui tante volte si era perso.

Tigre era immobile, le labbra socchiuse e il viso smarrito, come se si aspettasse tutto, ma non quello.

“Po.” pronunciò il suo nome come una supplica, ma lui non le diede modo di andare avanti.

“No. Potrei fare qualsiasi cosa per te, ma non questo.” affermò, incrociando le braccia “Non sarò io a privarti del tuo destino. Fine del discorso.”.

La guerriera si avvicinò appena e gli posò una zampa sull’avambraccio destro. “Le tue parole sono . . . “ esitò, incapace di descrivere ciò che quella ferma protesta le aveva scatenato dentro “dolci, davvero. Ma non erano necessarie. Non potresti mai privarmi di niente. La mia vita è mia e solo mia, e qualsiasi scelta che prenderò sarà perché l’ho voluta io, e non perché sono stata costretta da chicchessia. Compresa, se mai dovessi prenderla, la scelta di rinunciare al mio titolo.”. Si fermò per un secondo, come per riprendere fiato “Ma, come tu non vuoi vedermi rinunciare al mio essere una maestra, io non posso accettare che sia tu a farlo. E farò tutto ciò che posso per impedirlo.”

“Tigre . . .” provò a protestare, senza riuscire però a celare il suo sollievo nell’udire quella risposta. L’ultima cosa che voleva era portare Tigre ad abbandonare ciò che faceva ardere quegli occhi d’ambra. E la consapevolezza che lei non volesse nemmeno sentir parlare della possibilità di abbandonare il titolo di Guerriero Dragone gli aveva inaspettatamente riscaldato il cuore.

Prima che potesse dire altro venne interrotto “Comunque mi sembra prematuro pensare a questo. L’hai detto tu, dopotutto; non è successo nulla per cui potremmo essere puniti.”.

Quel ‘ancora’ non pronunciato rimase sospeso nell’aria, ma entrambi erano fin troppo consapevoli della sua presenza.

Il Guerriero Dragone sciolse l’intreccio delle braccia, ma quando lei allontanò il braccio la intercettò a mezz’aria e strinse la sua zampa. Un piccolo sorriso timido gli illuminò il volto mentre le loro dita si intrecciavano quasi d’istinto.

“Quindi, cosa facciamo?” chiese, perché lui sinceramente non ne aveva alcuna idea. Se la scelta fosse stata sua, avrebbe fermato il tempo pur di restare lì, in quella stanza, in un eterno limbo dove tutto era ancora dolce e possibile, e la zampa di lei era calda e stretta nella sua.

Tigre si prese qualche secondo prima di rispondere con semplicità “Aspettiamo.”.

Po aggrottò la fronte, confuso, e lei si affrettò a spiegare “Prendiamoci il nostro tempo. Cerchiamo di capire completamente tutto questo, e ciò che vogliamo fare. Prendiamoci questo viaggio per capire davvero e per scegliere. E cerchiamo di comportarci il più normalmente possibile nel frattempo, almeno di fronte agli altri. Non lasciamo modo a nessuno di capire cosa sta succedendo. Soprattutto Shang Chiang.” lo sputò quasi, quel nome, come se doverlo pronunciare fosse quasi insopportabile.

Il ragazzo cercò di buttarla sul ridere “Non vuoi traumatizzarlo a vita?”. Vedere la sua unica figlioletta legata ad un panda probabilmente l’avrebbe scioccato e fatto infuriare, e chissà cos’altro. Ma l’idea, più che preoccuparlo, sinceramente lo divertiva. Il viso sconvolto di quell’aristocratico pieno di sé era qualcosa che avrebbe senza dubbio voluto vedere.

Scosse appena la testa, gli occhi fissi sulle loro zampe unite “Non voglio rivelargli ciò che mi rende vulnerabile.” il suo sussurro fu appena udibile “Ho già commesso questo errore con Shen Te. Non lo commetterò anche con lui.”.

Il guerriero si irrigidì nel sentire il nome del principe “Cosa. . . ?”

Lei non gli diede modo di continuare. “Dobbiamo tenere all’oscuro anche i ragazzi.” riprese, come se non avesse detto nulla “Non ci tradirebbero, ne sono sicura, ma li metteremo in una situazione incerta, e non credo sia giusto. Ed aumenteremo le possibilità che Shifu possa intuire qualcosa.”.

“Sei preoccupata per Shifu?” chiese, sorpreso “Credevo che vi foste finalmente chiariti e riavvicinati.”.

“È così.” confermò, senza rialzare lo sguardo “Ma è lui il Gran maestro del Palazzo di Giada, adesso che Oogway non c’è più. Ora come ora, non so quale potrebbe essere la sua decisione, se dovesse scoprire di noi.”.

A questo non aveva pensato. “Forse infrangerebbe le regole. O almeno, proverebbe a raggirarle.” ipotizzò “Ti vuole bene, lo sappiamo entrambi. Non farebbe mai qualcosa contro di te, soprattutto ora.”.

Non le ha infrante, però, quando Shang Chiang ha reclamato la vita di Tigre come se fosse sua. tentò di scacciare quel pensiero amaro ed improvviso, senza riuscirci.

“In tutta sincerità, non ne sono convinta.” ammise la ragazza, piano “E io non voglio metterlo in una posizione di difficoltà, come sarebbe se dovesse scoprirlo per caso. Quando sarà dovrà saperlo da noi. E noi dovremmo aver già deciso che cosa fare. Per questo penso che dovremmo posticipare qualsiasi decisione a dopo il nostro ritorno, quando avremo avuto davvero modo di valutare e saremo di nuovo a casa. Solo se tu sei d’accordo, ovviamente.”.

Po si prese qualche momento per pensare. Ma in fondo, quale altra scelta avevano?

“Credo che sia la cosa migliore, viste le circostanze. Ma non posso assicurarti, beh, che riuscirò a comportarmi proprio proprio come prima.” borbottò, grattandosi imbarazzato la nuca.

Alla maestra sfuggì uno sbuffo. “Cerchiamo di limitare i danni collaterali il più possibile, allora.” disse, e solo in quel momento osò rialzare gli occhi per sfiorare i suoi.

Ma fu appena un momento, e poi si sottrasse alla sua presa. “Dovrei finire di preparare le ultime cose.” osservò, quasi a malincuore “Il maestro probabilmente starà tornando, e vorrà partire il prima possibile. E forse è meglio che tu vada da tuo padre. Credo che gli piacerebbe avere un momento da solo con te, prima della partenza.”.

Il panda, per qualche secondo spiazzato da quell’improvviso cambio d’argomento, si morsicchiò senza accorgersene l’interno della guancia. “E ovviamente hai ragione anche su questo.” disse, indietreggiando appena “Allora ci vediamo più tardi qua fuori.”.

La felina si limitò ad annuire, e quando il Guerriero Dragone si era ormai voltato ed aveva raggiunto la porta un piccolo, irrazionale dubbio lo colse, trattenendolo.

Vedendolo fermo sulla porta, la ragazza aggrottò la fronte e lo chiamò “Po?”.

Dopo qualche momento di esitazione, il giovane si voltò. “Non te ne andrai via mentre io sono con Li Shan, vero?” chiese, la voce così bassa che ella poté coglierla appena “Perché se è questa la tua intenzione, sappi che è uno stratagemma terribilmente crudele, e che non servirà a nulla.”.

Tigre sbatté le palpebre un paio di volte, presa alla sprovvista.

“Non me ne andrò senza di te.” rispose, con tutta la semplicità e la sincerità di cui era capace.

Se fosse stato qualcun altro, le avrebbe chiesto di prometterlo. Ma era Tigre, e si fidava di lei con tutto se stesso. Non gli avrebbe fatto una cosa del genere. Non gli avrebbe mai mentito spudoratamente per andarsene non appena fosse stato lontano. Soprattutto non ora.

Non c’era bisogno di alcuna promessa, non dopo quel giuramento.

Così, si limitò a sorriderle ed a scivolare via.

 

~~~~΅΅~~~~

 

Ci mise un po’ a trovare Li Shan. Lo aveva cercato ormai per quasi mezzo villaggio, quando finalmente lo notò mentre si avviava, col volto serio e gli occhi colmi di malinconia, in direzione della loro capanna.

Lo chiamò e lo raggiunse quasi correndo, e non gli sfuggì l’espressione piacevolmente sorpresa che gli illuminò il viso nel vederlo.

“Ti ho cercato ovunque.” esordì il ragazzo, una volta che fu accanto a lui.

Il panda si limitò a sorridere “Non c’era bisogno. Stavo venendo a salutarvi. Non ti avrei lasciato partire così.” lo rassicurò.

“Lo so, lo so.” fece “Solo, ho pensato che sarebbe stato carino stare un po’ da soli, prima. Giusto . . . giusto qualche momento.”.

Il sorriso del genitore si fece più grande, ma in qualche modo più triste. “È stato un pensiero gentile.” esitò qualche istante, prima di mormorare “In effetti, c’è una cosa di cui vorrei parlarti, prima di raggiungere gli altri.”.

Aggrottò la fronte, colto un po’ alla sprovvista “Devo preoccuparmi?”.

“No no.” lo tranquillizzò, scuotendo a malapena la testa “Affatto.”.

Poi, senza dire più una parola, si sfilò delicatamente dalla testa il ciondolo di giada e, prendendo una delle zampe del figlio, glielo posò con attenzione sul palmo.

Il ragazzo lo fissò, ancora più confuso, e solo a quel punto il padre sospirò e mormorò con dolcezza “Vorrei che tu avessi questo. Era di tuo madre. Glielo donai quando le chiesi di sposarmi, come fece mio padre prima di me e suo padre prima di lui. Da allora, non se lo tolse mai. È tutto ciò che mi resta di lei.”.

Le pupille di Po si dilatarono di colpo. “Non posso accettarlo.” rispose in fretta e fece per restituirglielo, tramortito dall’enormità di quel gesto e da ciò che quel semplice ciondolo significasse in realtà per lui.

Li Shan gli tenne ferma la zampa, impedendogli di sottrarsi dalla sua presa. “Devi. Io ho ricordi, emozioni, una vita intera di sentimenti a cui aggrapparmi, quando la sua assenza mi assale.” insistette. “Tu non hai nulla. E non voglio che sia così. Voglio che tu abbia qualcosa di lei. Anzi, qualcosa di entrambi. È stato nella nostra famiglia per generazioni. Spetta a te, ora. Così, avrai con te un po’ della famiglia che non hai potuto conoscere davvero.”. Un piccolo sorriso mosse le sue labbra tristi “Chissà, magari un giorno lo donerai anche tu a tua volta. Di certo tua madre ne sarebbe felice.”.

Il Guerriero Dragone si lasciò sfuggire uno sbuffo, mentre la sua anima lottava per non lasciarsi  sopraffare dalla sensazione di calore e allo stesso tempo di rimpianto che quelle parole gli scatenavano dentro. “Se è per questo, non penso possa essere possibile.” mormorò, perché era l’unica cosa che potesse davvero contestare “ Io sono un maestro, ora. Non potrei mai legarmi a qualcuno in quel modo.”.

Il genitore lo fissò per un lungo momento, evidentemente confuso. “Anche io sono un maestro, per quanto possa non sembrarlo.” osservò piano “Sono il capo villaggio. E ho avuto tua madre. Perché lo stesso non dovrebbe valere per te?”

“Io non sono . . .” iniziò a replicare, per poi bloccarsi di colpo mentre la sua mente, per la prima volta, faceva quel collegamento che avrebbe dovuto essere così semplice e naturale.

Lui era figlio di un capo villaggio. 

E questo era . . . era . . .

L’unica possibile eccezione alla regola.

I capo villaggio e i loro figli erano immuni alla legge. Potevano avere qualcuno nella loro vita. Erano un’eccezione vivente.

E Tigre era figlia di un capo clan. Una figlia che rifiutava sua padre e le sue origini, questo è vero. Ma era il sangue di Shang Chiang e di generazioni di capi clan prima di lui a scorrerle nelle vene, che lo accettasse o meno. Il suo essere nata in quella famiglia la rendeva intoccabile dalla legge stessa.

Erano entrambi intoccabili.

Niente avrebbe potuto portargli via i loro ruoli di maestri, nemmeno se il mondo avesse saputo di loro.

Ma  . . .

Si costrinse a distogliere il pensiero da questo. Non poteva pensare a questo, non ora.

“Comunque, non posso accettarlo.” ribatté, scuotendo appena la testa come per obbligarsi fisicamente a ritornare lì, in quel frangente.

“Devi.” Li Shan forzò delicatamente le sue dita in modo che si chiudessero attorno alla superficie fredda del ciondolo “Non posso darti altro di lei, tranne racconti infiniti e questa. Voglio che un pezzetto di ciò che è stata rimanga con te. Voglio che tu possa stringerla e ricordarti che sei stato il frutto più bello di un amore meraviglioso. E che, anche se il destino ci ha allontanati, nessuno di noi due ha mai smesso di amarti.”.

Gli occhi del giovane iniziarono a pizzicare e si posarono con esitazione sulle loro zampe unite, che sembravano quasi voler proteggere dal mondo quel piccolo gioiello che poteva essere infranto in qualsiasi momento.

“Io . . . grazie.” sussurrò, perché non poteva, non sapeva dire altro. Ma bastava quello, e lo sapeva.

Il sorriso di suo padre, finalmente, si fece luminoso e sincero, mentre la sua zampa scivolava via. Rimase a guardarlo mentre riapriva il pugno e indossava quel ciondolo per la prima volta. Era così leggero, eppure così pesante per quegli anni di ricordi, decenni di memorie, secoli di vite che custodiva sotto quel tiepido verde.

Rimasero per qualche secondo così, in silenzio, prima che il capo villaggio gli circondasse le spalle con un braccio “Andiamo, ora. Non facciamoli attendere ancora.”.

Fu lui a guidarlo verso la casetta, e il ragazzo quasi non se ne rese conto, troppo stordito dalla sensazione di quella pietra preziosa contro il suo cuore che sembrava quasi battere ad un suo ritmo, come se fosse viva e pulsante.

Non riuscì a riprendere piena consapevolezza di dove fossero nemmeno quando vide Shifu porgergli uno zaino grande quasi quanto lui. In un movimento ancora un po’ rigido, si allontanò dal contatto del genitore e si mise il bagaglio in spalla, mentre ascoltava senza quasi sentire davvero i due vecchi salutarsi.

Poi, però, un tocco leggero sul braccio lo riscosse, distogliendolo da quella sensazione estraniante. Si mosse d’istinto, riconoscendo subito quel contatto, e sorrise nell’incontrare gli occhi di Tigre.

Lo aveva aspettato, come aveva detto.

La felina non rispose quasi al suo sorriso, e quella zampa contro la sua pelliccia scomparve quando notò che il capo clan li stava guardando.

Con rispetto, si inchinò profondamente “Grazie di tutto, maestro Li Shan.”.

Il panda alzò una zampa, come a voler rifiutare quel segno di deferenza. “Non devi ringraziarmi di niente, maestra Tigre.” disse, e la sua voce era incredibilmente sincera e gentile, tanto da lasciare entrambi senza parole.

Poi, lo sguardo malinconico di Li Shan cercò quello di Po, e il figlio quasi in risposta si precipitò verso di lui, stringendolo in un abbraccio così stretto da mozzargli il fiato.

“Mi mancherai, papà.” sussurrò, in modo che solo lui potesse udirlo.

Sentì le sua braccia tremare mentre lo stringevano con tenerezza a sé.

“Anche tu mi mancherai.” rispose il genitore, come con fatica “Aspetterò il vostro ritorno. E, quando ripartirete, verrò con voi.”.

A quelle parole si tirò indietro, incredulo. “Dici sul serio?” chiese, temendo di aver capito male. Doveva aver capito male.

Il panda annuì. “Rivelerò l’esistenza di ciò che resta del nostro popolo.” spiegò “Hai cancellato la minaccia di Shen. Siamo abbastanza lontani dalle Tigri dell’est per non temere un loro attacco. Dovrebbe essere una mossa abbastanza sicura. Non possiamo vivere nella paura per sempre. Se sarò certo che non ci sarà alcun pericolo durante la mia assenza, verrò con te fino alla Valle della Pace e resterò per un po’.” Un piccolo sorriso gli attraversò il viso teso “C’è un secondo padre che devo ringraziare.”.

Il Guerriero Dragone esitò, mentre quell’idea folle si prendeva sempre più spazio dentro la sua testa. Poi cedette e disse, prendendo le zampe del genitore tra le sue “Se. . . se non dovesse essere al sicuro, potresti portare tutti con te. Portarli nella Valle. Ci penseremo noi del Palazzo di Giada a proteggevi. E tu potresti restare per sempre.”.

Il capo villaggio sembrò stupito da quella proposta. Si prese qualche secondo, prima di rispondere “Questa non è una decisione che posso prendere ora. Ma sii certo che, quando tornerete, io verrò via con te. Almeno per un po’.”.

Il ragazzo sentì il proprio cuore battere un po’ più in fretta, quasi a ritmo del ciondolo. “Tornerò presto.”  disse “Te lo prometto.”.

E poi lo lasciò andare, consapevole che aspettare ancora avrebbe reso tutto solo ancora più difficile.

Indietreggiò fino a ritrovarsi tra Tigre e Shifu. Entrambi si inchinarono un’ultima volta e Li Shan rispose al loro saluto. Poi, lentamente, iniziarono a scendere, seguendo quel sentiero che li avrebbe riportarti giù, ai piedi della montagna.

Riuscì a resistere due minuti buoni, prima di voltarsi e guardare un’ultima volta suo padre che, davanti a quella casetta, li osservava andare via con entrambe le zampe strette sul punto dove poco prima stava il ciondolo.

Si girò in fretta per evitare di incontrare il suo sguardo, perché dubitava di riuscire a sopportarlo, e in quel momento notò che la felina camminava al suo fianco e lo studiava, il viso teso dalla preoccupazione.

“Puoi ancora cambiare idea.” sussurrò piano, come se non volesse farsi sentire da Shifu, che camminava già abbastanza metri davanti a loro “Puoi tornare indietro.”.

Ma Po non aveva nemmeno bisogno di pensarci.

Scosse appena la testa, con un piccolo sorriso.

“Non voglio farlo.” con le dita sfiorò appena quelle di lei, nel fantasma di una carezza “Lo sai.”.

Tigre non si sottrasse dal suo tocco.

 

~~~~΅΅~~~~

 

Non erano nemmeno arrivati al confine della foresta quando quelle voci, inaspettate ma familiari, tagliarono l’aria.

 “Tigre!”

La felina riuscì appena a girarsi per vedere delle sagome quasi indistinte correre verso di lei, e nel tempo di un respiro quelle ombre ben conosciute l’avevano già fatta cadere a terra, sul lieve tappeto di neve ormai sul punto di sciogliersi.

Vipera, la prima ad averla raggiunta, le si avvolse attorno, tenendola come se temesse di vederla scivolare via da un momento all’altro e sussurrando il suo nome come se fosse una litania. Mantide, invece, le saltò sulla spalla non fasciata, scrutandola attentamente con aria preoccupata. Scimmia e Gru si limitarono a stringerla forte a sé, con tanta forza che se fosse stata di vetro probabilmente si sarebbe infranta in mille pezzi.

“Per gli dei, Tigre!”

“Stai bene?”

“Credevamo di non vederti più!”

“Sei pallida come un fantasma!”

“Ci hai fatti morire di paura!”

“Non azzardare mai più a fare una cosa del genere!”

La bombardarono con mille parole, sovrapponendosi e scavalcandosi a vicenda, ma senza mai lasciarla. Continuavano, in mezzo a quella nube di preoccupazione, a tenersela stretta, quasi a volerla proteggere dal resto del mondo tanto crudele da tentare di portargliela via.

Po, che aveva indietreggiato per lasciargli un po’ di spazio, non riusciva a distogliere lo sguardo dalla scena. A vederli così, stretti tutti e cinque insieme come se non esistesse niente e nessuno oltre a loro, sembravano davvero una famiglia, una di quelle vere, anche senza alcun legame di sangue. E non credeva di aver mai visto prima qualcosa di altrettanto toccante.

Tigre si mosse nell’abbraccio, probabilmente un po’ a disagio per  quell’improvvisa e travolgente dimostrazione d’affetto. “Mi state soffocando.” provò a protestare, ma la sua voce era calma, pacata, e non fece niente per sottrarsi a quella stretta.

“Non provare a lamentarti, questa è la punizione per averci fatto preoccupare così!” fece Mantide, ma le sue parole furono coperte dal quasi rimprovero di Gru, tutt’altro che intenzionato a sciogliere quella stretta.

“Non osare farlo mai più. Hai capito? Mai più!”.

Scimmia annuì, il viso trasfigurato dalla preoccupazione e allo stesso tempo dall’emozione “Se proverai un’altra volta a morire facendo l’eroina, troveremo un modo per riportarti indietro e poi ti uccideremo noi con le nostre stesse zampe, sappilo!”.

Tigre a quel punto si lasciò sfuggire un sorriso, divertita da quella seria minaccia e allo stesso colpita dalla sincera angoscia che in realtà celava. “Mi siete mancati anche voi.” sussurrò appena, a voce così bassa che parve quasi un sospiro portato dal vento.

I compagni si bloccarono per un momento, come se quella lieve confessione fosse l’ultima cosa che si sarebbero mai aspettati.

Il primo a riscuotersi fu Mantide, che ripeté lentamente, scandendo ogni parola con attenzione “Ti siamo mancati?”.

“Chi sei tu, e cosa ne hai fatto della vera Tigre?” chiese Scimmia, fingendosi spaventato.

“Quel veleno doveva essere dannatamente forte, per lasciarti danni così gravi.” aggiunse Gru, con aria dispiaciuta “Sono permanenti?”.

Vipera sbruffò, irritata “Ok ragazzi, non è divertente.”.

L’insetto si strinse nelle spalle. “Un po’ sì.” replicò sincero, strappando una risata spontanea agli altri due ragazzi.

Tigre alzò gli occhi al cielo. “Me lo rimangio.” disse, senza riuscire davvero a nascondere quel sorriso che non voleva saperne di andare via “Non mi siete mancati per niente. Le due settimane di isolamento sono state una vera vacanza. Già le rimpiango.”.

“Cattiva.” si lamentò il volatile, ma prima che potesse aggiungere altro Shifu batté le zampe, richiamando la loro attenzione.

“Va bene, credo che Tigre sia stata seduta nella neve abbastanza.” osservò, ma gli occhi solitamente freddi brillavano per quella insolita scena “Evitiamo di farla ammalare, eh?”.

I ragazzi sembrarono rendersene conto solo in quel momento della situazione e si ritrassero un po’ a fatica dall’abbraccio, quasi imbarazzati.

“Scusate, maestro.” borbottò Scimmia, grattandosi la testa e porgendo una zampa all’amica per aiutarla ad alzarsi. Tigre, contrariamente a ciò che avrebbe fatto di solito, la accettò e si tirò su “È che, anche se è strano ammetterlo, l’assenza di questa infame senza senso dell’autoconservazione si è fatta un po’ sentire. Solo un po’, ovviamente. Non ascoltare i suoi rimproveri ogni cinque minuti a dire il vero è stata una gioia, per le nostre orecchie.”.

La guerriera ritirò la zampa e gli rifilò uno dei suoi soliti sguardi assassini, ma prima che potesse replicare qualsiasi cosa Po si inserì e scherzosamente chiese “E io non vi sono mancato?”.

Il modo in cui Scimmia e Gru lo fulminarono con lo sguardo a quelle parole, come se fosse il nemico assoluto, lo fece un attimo tentennare. “E-ehi, stavo scherzando!” esclamò, scuotendo le zampe, senza riuscire a capire cosa mai avesse fatto di sbagliato.

Vipera intervenne subito, notando il suo evidente imbarazzo e confusione. “Ma certo che ci sei mancato, fratello!” lo rassicurò con il suo più grande e sincero sorriso “Eravamo solo molto preoccupati per Tigre, tutto qua.”.

“Certo, è naturale . . .” il panda cercò Tigre per capire se anche lei avesse notato quegli strani sguardi, perdendosi così il modo il cui il serpente colpì entrambi i ragazzi con la coda, quasi a rimproverarli. Ma la ragazza era tutta presa da Mantide che, ora sul bastone del maestro, le diceva qualcosa, fino a quando una voce, l’ultima che chiunque avrebbe voluto sentire in quel momento, sovrastò tutte le altre.

“Abbiamo finito con i saluti? C’è un viaggio da riprendere.”.

Tigre si immobilizzò per un breve momento e poi, lentamente, si voltò.

Shang Chiang era lì, appoggiato di sbieco al trono secco di un albero, le braccia incrociate e gli impazienti occhi dorati fissi sulla ragazza.

Po le si avvicinò d’istinto, ma lei non parve accorgersene. Tutta la sua attenzione era ora sul generale e il sorriso spontaneo che poco prima le aveva illuminato il volto era scomparso, lasciando posto ad un’espressione che anche lui ebbe difficoltà ad interpretare.

Sollevò appena il mento, come in un gesto di sfida “Mi sorprende trovarvi ancora qui, generale. L’attesa deve avervi ucciso.”.

La vecchia tigre si staccò dall’albero, la lunga coda che si muoveva piano avanti ed indietro. “Mi dispiace deluderti, bambina, ma non temo l’attesa. In guerra bisogna imparare ad aspettare, altrimenti diviene difficile individuare i punti deboli di un avversario.” disse, avvicinandosi lentamente a lei, che non indietreggiò nemmeno di un passo “E se c’è una cosa in cui sono bravo, quella è la guerra.”.

Le arrivò talmente vicino che la ragazza poteva sentire il suo fiato contro il proprio viso. Al suo fianco, Po si mosse appena, infastidito da quell’improvvisa vicinanza, ma lei rimase lì, immobile, a sostenere il suo sguardo, mentre attorno a loro non c’era che silenzio.

Shang Chiang studiò il suo viso, come se stesse cercando qualcosa, e poi il suo sguardo scese sulla sua fasciatura, ancora fresca. Sollevò una zampa e la posò esattamente sul punto che copriva la ferita, per poi muovere le dita come se volesse tracciarne il profilo con i polpastrelli. Tigre avrebbe voluto tirarsi indietro da quel contatto sgradevole e anche doloroso, ma si limitò a sollevare ancora di più il mento.

Il generale alzò nuovamente lo sguardo, senza però spostare la zampa. “Non buttarti nella traiettoria di un’altra freccia fino a quando non arriveremo al villaggio.” ringhiò quasi.

La giovane aggrottò appena la fronte, per poi inclinare la testa. “Solo fino a quando non arriveremo?” disse, fingendo un tono ingenuo ed innocente “Lì posso abbassare la guardia ed aspettare le frecce?”.

L’angolo destro della bocca di lui si arricciò appena “Lì ci penserò io a far sì che tu non commetta altre sciocchezze.”. La zampa si spostò, ma giusto il tempo necessario per tirare appena il medaglione che la ragazza portava al collo. Poi si voltò e fece per avviarsi lungo il sentiero “Andiamo, ora. Mi hai già fatto perdere fin troppo tempo.”.

Tigre lo seguì con lo sguardo, mentre la sua zampa correva a stringersi attorno al medaglione. Dietro di lei Shifu, che aveva osservato in silenzio tutta la scena senza sapere cosa fare, richiamò i suoi allievi e a malincuore gli ordinò di iniziare ad avviarsi.

Solo quando tutti i compagni li ebbero superati e Shifu fu abbastanza lontano da non sentirli, Po osò sfiorarle  appena il braccio “Stai bene?”.

La felina annuì. “Avere le sue zampacce addosso mi ha fatto sinceramente schifo.” sussurrò senza mezzi termini “Ma sì, sto bene.”.

Il panda si passò una zampa dietro la nuca, irritato. Odiava dover assistere a simili scene e non poter far nulla per intervenire. “Per un minuscolo attimo era sembrato quasi affettuoso e sinceramente preoccupato.” borbottò con fastidio “Nella terzultima frase, mi sembra. Quasi.”.

Un lieve sbruffò sfuggì dalle labbra strette di lei “Già, se non avesse sottinteso che lì avrà cura di tenermi d’occhio costantemente.”.

“Che, davvero?” fece il ragazzo, sinceramente stupito da quell’affermazione.

La maestra gli lanciò uno sguardo di sbieco. “Tu devi sul serio imparare a leggere tra le righe se vuoi sopravvivere nel mondo dei guerrieri, Po.” disse, scuotendo appena la testa ma senza riuscire, di fronte alla sua ingenua confusione, a trattenere un piccolo sorriso divertito.

Il Guerriero Dragone, invece di replicare, si ritrovò solo ad ammirare quel sorriso che era riuscito a strapparle senza nemmeno volerlo.

Se riusciva almeno in questo, allora non era proprio del tutto inutile.

 

~~~~΅΅~~~~

 

“Sul serio, Tigre. Come ti senti?”.

Vipera strisciava al suo fianco, come sempre. Stavano camminando ormai da più di tre ore, ormai, e Tigre temeva che il suo corpo stesse iniziando a tradire la propria stanchezza. Le sue zampe avevano iniziato da un po’ a tremare impercettibilmente a causa dei muscoli che si contraevano come per propria volontà, ed a quella domanda tutt’altro che casuale si ritrovò d’istinto a stringerle con forza a pugno, nel vano tentativo di trattenere i tremiti.

“Bene.”. La ragazza le lanciò uno sguardo eloquente e si ritrovò a dover precisare “Sono, come dire, un po’ intorpidita, ma per il resto sto bene.”.

Il serpente non sembrava del tutto convinto dalla risposta. “Mhm.” La guardò come se volesse insistere, ma per qualche motivò cambiò idea ed invece disse  “Ci siamo davvero spaventati quando sei stata colpita. Temevamo seriamente che . . .”

Nel sentire la sua voce tentennare si affrettò a rassicurarla, in tono deciso “Non è successo, però. Non è successo. Io sono qui, e sto bene.”. Si costrinse a fare un piccolo sorriso “E presto sarò abbastanza in forze da picchiare Scimmia per le sue battute di cattivo gusto.”.

Quell’ultima frase strappò una risata soffocata all’amica, che ci mise qualche secondo a riprendere il controllo di sé.

“Non dare peso a ciò che dicono i ragazzi. Erano terrorizzati, e in parte lo sono ancora.” spiegò “Abbiamo tutti come l’impressione che tu possa svanire da un momento all’altro. Scherzarci sopra li aiuta ad ignorarlo, almeno un po’.”.

“Lo so.” mormorò la felina “Ma non c’è bisogno che vi preoccupiate ancora, nessuno di voi. Non ho alcuna intenzione di svanire, posso assicurartelo.”.

“Lo hai quasi fatto.” sibilò piano, quasi con dolore “Te ne sei quasi andata.”.

Quelle parole si conficcarono nel cuore della guerriera come schegge di vetro.

Era vero, più di quanto l’amica potesse immaginare.

Era stata sul punto di smettere spontaneamente di lottare. Aveva quasi rinunciato a tutto, pur di smettere di soffrire. Era stata pronta a dire addio a tutto ciò a cui teneva. Alla vita, al kung fu. A loro.

E ancora non riusciva a capacitarsi di come avesse anche solo potuto pensare ad una cosa simile.

Ma, e ne era certa, non avrebbe permesso a se stessa di commettere un simile errore.

“Non me ne andrò.” promise “Non posso andarmene. Il mio posto è con la mia famiglia. E per niente al mondo potrei rinunciare a voi.”.

Gli occhi di Vipera si fecero grandi, e Tigre si ritrovò a dover distogliere lo sguardo, incapace di sopportare quella calda luce che lo illuminava.

“Ora però non cadiamo nel sentimentalismo.” sbottò, cercando di buttare quella conversazione di nuovo sullo scherzoso “Non vale la pena fare scenette da romanzo solo per un graffio.”.

La serpentella sibilò, infastidita “Chiama un’altra volta quella ferita graffio e sappi che non risponderò delle mie azioni.”

La felina si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito “Ecco, ti preferisco di gran lunga quando sei violenta e non emotiva.”.

La guerriera continuò a guardarla, senza nemmeno rispondere a quella battuta.

Era confusa. Si era preparata praticamente a tutto, in quelle due settimane di attesa. Aveva immaginato mille scenari possibili, ma non si era mai nemmeno avvicinato a qualcosa del genere. Più scrutava l’amica, più la studiava, più sondava le sue risposte, e più restava spiazzata.

Tigre era diversa. Non sapeva nemmeno lei come. E non credeva dipendesse da quell’esperienza così stretta con la morte. Tutti loro conoscevano la morte, l’avevano già affrontata, e lei più degli altri. Ma mai aveva avuto un simile comportamento, dopo essere sfuggita alla nera falciatrice.

Sembrava così . . . così serena. Serena come non l’aveva mai vista in vita sua.

Un’aura di leggerezza la circondava, come se niente potesse toccarla, come se nessuno potesse scalfirla. Ogni suo movimento era pacato, controllato, nonostante l’evidente fatica causata dal veleno, e le sue parole di acciaio. Camminava a testa alta come un’imperatrice, i suoi occhi ardevano e non provava nemmeno a nasconderlo.

Era come se fosse pronta a sfidare il mondo intero, e non temesse alcun attacco, alcuna ferita, alcun nemico. Come se avesse la certezza, per la prima volta nella sua vita, che sarebbe riuscita ad affrontare qualsiasi cosa.

E questo la disorientava.

“Tigre.” mormorò, incapace di girarci ancora intorno “Ora ti farò una domanda, e voglio che tu mi risponda sinceramente.”

La maestra aggrottò la fronte, ma prima che potesse obbiettare qualsiasi cosa l’altra sussurrò, in modo che nessun altro potesse sentirle “Quando non c’eravamo è successo qualcosa?”.

“Che cosa vuoi dire?” chiese, cercando di nascondere l’improvvisa tensione nata da quella domanda.

“Mi sembra . . .” cercò la parola giusta “Come se fosse cambiato qualcosa in te, ecco. Non so spiegarti cosa o perché, ma è così. E credo che sia perché è successo qualcosa, in queste due settimane. E vorrei sapere cosa.”.

È successo Po.

Tigre si obbligò a non voltarsi, né a cercare il compagno con lo sguardo, per quanto sapesse benissimo dove fosse. Lo poteva sentire alle proprie spalle, mentre rideva agli aneddoti di Mantide, e anche così la sua risata la riscaldava dentro.

Erano rimasti di tenere per loro quello che era successo la notte prima. Era stata lei stesso a proporlo, e lui aveva accettato. Non potevano tradirsi in alcun modo, non ora almeno. Non poteva parlarne con Vipera, per quanto sentisse di averne bisogno. Sapeva che, se le avesse raccontato tutto, l’amica l’avrebbe aiutata a placare quella tormenta che la spingeva sempre più lontano, confusa, in mezzo al vento e alla neve.

Ma in fondo, anche se avesse potuto, cosa avrebbe potuto dirle? Aveva difficoltà lei stessa a capire davvero ciò che era successo. Come avrebbe potuto spiegarlo ad un’altra persona?

Come poteva spiegare la tempesta che le riempiva la testa, confondendo ogni suo pensiero, ormai da settimane?

Come poteva spiegarle che aveva iniziato a lottare contro se stessa da quando Shen Te aveva osato insinuare che ci fosse qualcosa di più tra lei e Po?

Come poteva spiegarle che il solo sentirlo osare minacciare la sua vita aveva scatenato in lei la furia più ardente che avesse mai provato?

Come poteva spiegarle l’istinto quasi incontrollato che l’aveva spinta contro quella freccia?

Come poteva spiegarle che Po aveva avuto il potere, con le sue sole parole e preghiere, di riportarla indietro dalle ombre?

Come poteva spiegarle i dubbi che nelle settimane successive l’avevano tormentata nonostante continuasse ad allontanarli, fingendo che fossero meno di sussurri di fantasmi?

Come poteva spiegarle il bisogno sempre più lacerante che provava di averlo vicino, e il conforto che la riempiva quando i loro occhi si incontravano anche per poco?

Come poteva spiegarle che, piuttosto che vederlo rinunciare a quella che credeva la sua felicità e metterlo in pericolo, era stata decisa a perdere tutto questo ed a lasciarlo andare?

Come poteva spiegarle le mille sensazioni contrastanti che l’avevano lacerata mentre lui protestava e si ribellava pur di non far ciò che lei gli aveva chiesto?

Come poteva spiegarle ciò che aveva provato quando lui l’aveva stretta e si era rifiutato di lasciarla andare?

Come poteva spiegarle cosa aveva provato quando era stata baciata per la prima volta?

Come poteva spiegarle che lì, contro le sue labbra, si era sentita veramente al sicuro per la prima volta in vita sua?

Come poteva spigarle che l’aveva guardato negli occhi e lì, in quell’oceano di giada, aveva riconosciuto il suo stesso tormento ed era riuscita finalmente a dargli un nome, nonostante tutti i suoi dubbi e i suoi timori?

Come poteva spiegarle che si era scoperta innamorata, lei che credeva di non poter meritare qualcosa di tanto puro come l’amore, senza nemmeno sapere come e quando era successo?

Come poteva spiegarle tutto questo, quando non riusciva a spiegarlo nemmeno a se stessa?

Si ritrovò a scuotere la testa. “Non è successo nulla.” negò, perché non poteva fare altro.

Vipera studiò ancora il suo viso, come se stesse cercando qualcosa che non riusciva ancora a vedere chiaramente. “Sai che qualsiasi cosa sia puoi parlarmene, vero?” chiese dopo qualche momento di silenzio.

Non le aveva creduto. Ovviamente. Se c’era qualcun altro al mondo capace di vederla dietro alla sua maschera, oltre a Po, quella era lei.

Quasi contro la sua stessa volontà, annuì “Lo so.”.

Un giorno, quando tutto sarebbe stato un po’ più chiaro anche per lei, le avrebbe parlato.

Ma adesso non poteva farlo.

Non poteva mettere ancora più in pericolo Po di quanto già avesse fatto e stesse continuando a fare.

 

 

 

 

 

 

La tana dell'autrice

 

Mi ritaglio solo uno spazietto per ringraziarvi del vostro caloroso 'bentornata'. Grazie davvero di cuore.

Tutto qui.

P.s. Si, è più breve degli scorsi capitoli, ma per questioni di tempistica ho dovuto tagliare la lunghezza del capitolo che avevo inizialmente pensato di scrivere. Spero vi piaccia comunque.

 

[1] Citazione storica della coppia KatnissxPeeta di Hunger Games, forse una delle storie che più amo. Sono stati spesso di ispirazione nel costruire il percorso dei miei personaggi, e qui semplicemente questa citazione mi è venuta naturale.

[2] ‘Quando il sole sorgerà ad occidente e tramonterà ad oriente’; è una semicitazione del Trono di Spade. Viene usata in un paio di momenti, soprattutto con una profezia per indicare che qualcosa non avverrà mai . . . e per un altro momento, forse uno dei miei preferiti all’interno della serie tv.

 

 

 

 

  
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