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Autore: Hell Storm    18/07/2019    2 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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La Battaglia continua

Oltre la stratosfera.

 

 

03/02/2078 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure/Oklahoma

Contea di Cimarron/A tremilatrentatré piedi sopra il campo di

Ore 19:58

 

36°41’43.5”N 102°22’41.2”O

 

-Dritto davanti a noi!- Dissi cercando di stare incollata allo Shadow. -Sta virando ad est! Fermiamolo prima che torni al forte!-

La nostra formazione volava a più di quattrocento miglia orarie nel cielo notturno. Sia io che i tre vertibird avevamo gli infrarossi, ma le armature degli Arcangeli ne erano sprovviste. E per quanto fosse grande, quel bombardiere stealth non emetteva alcuna luce.

-Quali sono i suoi punti deboli Doc?- Chiese Isaac.

-Lo Shadow è un bombardiere stealth orbitale a singolo stadio. La Lockreed Industries e la REPCONN Aerospace hanno speso anni interi solo per progettarlo. Il suo design lo rende quasi impercepibile ai radar più sofisticati. Possiede i migliori sistemi difensivi e d’attacco della General Atomics e della Future-Tec. Sei turbofan XC-20-100 da circa dieci tonnellate di spinta l’una e quattro serbatoti di idrogeno e ossigeno liquido. Un super computer di bordo per il supporto tattico. Può trasportare un carico da trenta tonnellate. E la velocità massima sul livello del mare è di novecento chilometri orari, mentre quella di fuga è …-

-Doc ci serve sapere come abbatterlo, non i dati del manuale!- Lo interruppe bruscamente Isaac.

-Non possiamo abbatterlo! Non ha punti deboli!-

-Come fai a sapere che non ha alcun punto debole?- Gli chiesi.

-Perché sono stato io a dirigerne l’assemblaggio.- Confessò il Dr Spectrum.

-Come ha detto?!- Chiese Rosso tre.

-Il governo mi chiese di effettuare qualche correzione agli schemi di progettazione e di dirigere le fasi di assemblaggio. Speravo di poterlo prelevare in seguito alle bombe con un'operazione di recupero, ma a quanto pare l’Orda deve essere arrivata prima di noi alla base di Wichita Falls!- Affermò Doc incredulo. -I loro scienziati devono essere riusciti a completare i test di collaudo e a renderlo operativo.-

-E allora che cazzo facciamo!?- Chiese irritato il pilota del V7.

-Non abbiamo armi in grado di abbatterlo! Le uniche cose che mi vengono in mente che potrebbero togliercelo dalle scatole sono una testata nucleare da due o più chilotoni piazzata sotto una delle ali o uno dei miei vecchi Long Crescent. Ma non li abbiamo.-

-E il BFG? Dovrebbe riuscire a penetrare la sua fusoliera?-

-Ti rimane un solo colpo Red, e il BFG è l’unica arma “leggera” che potrebbe uccidere definitivamente Woden. Devi decidere te come usarlo.-

Il Dr Spectrum aveva ragione. L’ultimo colpo di BFG avrebbe sicuramente trapassato la fusoliera blindata dello Shadow, ma alla fine non avrei più avuto altre carte da giocarmi contro Woden. Quel mostro era invulnerabile perfino alle cannonate. Possibile che l’unica arma in grado di fermarlo fosse anche l’unica in grado di abbattere il bombardiere.

-Doc io sono a corto di idee.-

-Beh potremmo soltanto … potremmo …-

-Potremmo cosa?- Gli richiese il pilota del V7.

-Red, saresti in grado di avvicinarti abbastanza da agganciarti alla sua fusoliera?-

-Spiegati meglio Doc.-

-Appena sopra alla cabina di comando dello Shadow c’è una presa universale per antenne. Se la raggiungi e ti ci inserisci potrai avere accesso ai sistemi dell’intero bombardiere.-

Sul mio visore apparve un puntino rosso lampeggiante in corrispondenza dello Shadow. Doc mi stava trasmettendo la posizione del mio prossimo obbiettivo. Cioè un bersaglio mobile, pesantemente armato e ad una velocità pari a trecentocinquanta nodi.

-Se è l’unica nostra chance allora devo provarci. Voi altri però dovete coprirmi mentre io mi avvicinino.-

-Non puoi stargli dietro per sempre. Raggiungilo il prima possibile.-

Senza badare ai consumi del CTS aumentai l’afflusso di energia nel jetpack. A quella velocità sarei arrivata alla coda dello Shadow in mezzo minuto, ma quel cacchio di uccellone d’acciaio non restò fermo a volare in tutta calma. Le tre batterie laser in coda aprirono il fuco su di noi e come se ciò non bastasse, due caccia a reazione ci arrivarono alle spalle chiudendoci in una morsa di laser e proiettili traccianti da 5mm. Rosso due venne centrato quasi subito mentre Isaac si fece graffiare la vernice della fiancata sinistra.

-Rosso due abbattuto. Ripeto, Rosso due abbattuto! Hanno dei caccia!- Confermò il pilota del V9.

-Dividetevi! Dividetevi!- Ordinai.

Seguì un’altra serie di raffiche laser e di piombo. La batteria missilistica destra del V7 venne centrata in pieno, causando la detonazione a catena dei missili e la distruzione dell’intero vertibird. Il suo equipaggio non ebbe alcuna possibilità.

-FUOCO INCROCIATO! CI STANNO MASSACRANDO!!!- Urlò il pilota del V9.

In quelle condizioni non saremmo durati a lungo. Ma per fortuna con noi c’era il migliore pilota americano.

-FANCULO STRONZI!- Disse Isaac facendo girare su se stesso il suo vertibird di centottanta gradi.

Il ghoul compì una delle manovre più mirabolanti e al tempo stesso più pericolose che io avessi mai visto. Mantenendo la stessa velocità e il convertiplano abbastanza stabile, Isaac rispose al fuco dei caccia sparando a tutto spiano con i razzi, le calibro 50 e le mitragliatrici laser volando all’indietro. In un lampo il caccia a destra esplose, mentre quello a sinistra abbandonò preventivamente l’inseguimento effettuando una stretta virata. Ma non prima di rifarsi il timone e gli alettoni della coda.

Quando Isaac tornò a volare con il muso in avanti il suo collega aviatore non riuscì a trattenere il suo stupore.

-Come cazzo ci sei riuscito canaglia di un ghoul mezzo matto?!-

-Riporta le chiappe a terra senza sfracellarti e te lo insegnerò Álvarez.-

-La prossima volta avvisaci genio!- Protestò Amelia dalla stiva.

-Fuoco da terra! Fuoco da terra!- Dissi continuando a schivare i proiettili dello Shadow.

Lo Shadow ci aveva portati dritti su una trappola. Il Burglar impiegò tutte le sue contraeree per abbatterci. Più o meno una decina di cannoni antiaerei collegati ad un sofisticato sistema di puntamento automatico, vista la loro precisione. A quell'attitudine colpirci sarebbe stato impossibile per delle ASAM, ma per quei cannoni invece, era ben diverso.

Uno dei loro proiettili esplose davanti a Rosso cinque. L’armatura lo protesse, ma l’esplosione lo sbalzò contro il rotore destro del V9. Lo scontro fece perdere i sensi all’arcangelo, che dopo aver perso i sensi iniziò a precipitare verso terra. E con lui se ne andarono anche due delle pale del velivolo, una delle quali andò a conficcarsi nella fusoliera. Con un simile danno mantenere dritto il vertibird si rilevò impossibile.

-Rosso cinque mi è venuto addosso! Il rotore destro sta perdendo potenza! Precipitiamo!-

-Resisti Álvarez! Se scendi qui, quelli ti faranno a brandelli!- Disse Isaac alla radio. -Reindirizza l’energia!-

Ma non c’era modo di fermare la lenta caduta del V9. L’unica possibilità del pilota era di riuscire ad allontanarsi il più possibile dalla fortezza mobile sottostante e portare in salvo il suo equipaggio.

-Non ci riesco. Siamo in stallo !- Dal tono il pilota sembrava essersi rassegnato. -Addio …-

Quando un proiettile trapassò la fusoliera del V9, il suo reattore venne gravemente danneggiato. Di coloro che erano a bordo, nessuno sopravvisse.

Eravamo rimasti solo in sei e il numero rischiava di continuare ad abbassarsi. Potevo raggiungere il bombardiere continuando a farmi coprire dagli Arcangeli e da Isaac, sempre se attirare il fuoco nemico si potesse definire coprire, oppure potevo fare ancora una volta la cosa giusta.

-Ritiratevi. Tornate alla base. Me ne occupo io.-

-Signora?!- Chiese Corvo Rosso.

-È un ordine! Tornate indietro e aiutate i nostri.-

Dopo qualche attimo di esitazione, gli ultimi tre Arcangeli virarono verso sud. Isaac e Nick però non sembravano intenzionati ad eseguire il mio ordine.

-Parlo giapponese per caso? Ritiratevi o giuro che vi trascinerò entrambi davanti ad una corte marziale.-

-Se non fermiamo quel cazzo di mostro non ci sarà più una corte marziale.- Mi ricordò Isaac.

-Spiacente Red. Noi da qui non ci muoviamo.- Affermò Nick. -E poi guarda. Hanno anche smesso di spararci. Le torrette dell’aereo sono tutte rientrate.-

Nick non mentiva. Le armi antiaeree del Burglar avevano cessato il fuoco e le torrette dello Shadow erano rientrate nei loro compartimenti. La cosa però non mi tranquillizzò.

-Le torrette sono rientrate?!- Ci chiese Doc allarmato. -Red! Usa la modalità termica dei tuoi visori!-

Senza starci a riflettere, i miei occhi bionici modificarono la loro visione, permettendomi di vedere i valori delle temperature. L’energia termica sprigionata dalle turbine dello Shadow stava aumentando. E prima che potessi informare lo scienziato, ricevetti un immediata riposta.

-Sta per fare il salto! Vuole seminarvi nella stratosfera e tornarci a colpire dallo spazio!- Affermò spaventato lo scienziato. -A quel punto non potremmo più fermarlo.-

-Cazzo! Devo raggiungerlo!- Dissi portando il livello di energia nel CTS alla soglia massima.

La spinta generata dal mio jetpack fu abbastanza sufficiente da farmi raggiungere la coda dell’aereo in soli tredici secondi, anche se i miei sensori uditivi percepirono dei suoni non molto rassicuranti provenire dal CTS. A preoccuparmi però fu l’assenza di appigli sulla coda. E come se ciò non bastasse, lo Shadow stava iniziando a volare molto più velocemente di prima.

-Merda. Più di così non riesco ad avvicinarmi! Lo sto perdendo Doc!-

-MECHANICK ALLA RISCOSSA!!!- Urlò Nick proiettandosi contro di me.

Il super meccanico schizzò come un vero jet a reazione fino a raggiungere il CTS. Dopo averlo agguantato con le mani meccaniche della sua esotuta, spinse la sottoscritta fin dritta alla presa. Li mi dovetti aggrappare all’antenna già collegata per evitare che Nick mi spingesse oltre.

-OKAY! CI SONO! FERMATI NICK!- Dissi cercando di sovrastare il rombo delle turbine -E ADESSO?!-

-Strappa l’antenna e conficca la mano nella presa. Tranquilla è molto resistente.-

Spingendomi con la mano sinistra e tirando l’antenna con la destra, riuscì a staccarla. Quando avvertii di non avere più niente a cui tenermi piantai subito la mano destra nella presa. E ancor prima che potessi scoprire quale fosse il passo successivo, entrai nel sistema dello Shadow.

Vi ricordate quando prima di partire dalla base della Resistenza provai ad interfacciarmi con un terminale? Identico. Solo che migliaia di volte più grande ed immenso. Col corpo percepivo ancora il mondo reale, ma la mia mente e i miei occhi erano già in quello virtuale dello Shadow. Dati, algoritmi, sistemi. Tutto un intero mondo racchiuso nei circuiti del bombardiere.

-Ti sto trasmettendo un programma di hacking.- Mi informò il Dr Spectrum. -Con questo prenderai il pieno controllo dello Shadow.-

Una nuova finestra elettronica apparve davanti ai miei occhi. Sempre se così si potesse dire. La finestra mostrava il caricamento del programma. La connessione con le antenne della base era buona, ma arrivati solo al venti percento, io e Nick udimmo un suono metallico dietro di noi.

-Oh cazzo! Torretta automatica a ore sei!- Mi informò Nick.

-NON VEDO NIENTE!- Affermai.

Con gli occhi nella rete dello Shadow, ero praticamente ceca. Non sarei riuscita a prendere la mira con la Fiamma dell’Ovest o l’Ares. E lo stesso valeva per Nick. Le esotute non erano state progettate per sparare con la propria arma ai nemici in coda.

-Occhio alle spalle.- Disse Nick aprendo il fuoco sulla torretta.

Con un tiro pulito e nessun altro avversario, il pilota poté crivellare di proiettili da 50mm e di fasci laser la torretta automatica. La torretta non esplose come spesso accadeva con i suoi simili. Dopo essere andata in corto e aver lasciato dietro di se una scia di scintille e fumo di cavi bruciati, rientrò nel suo compartimento. Nick ed io eravamo salvi. Per il momento.

Arrivati al cinquanta percento lo Shadow iniziò ad impennarsi lentamente verso il cielo, mentre le sue sei turbine aumentarono notevolmente la potenza.

-Red? Credo che stia per partire.- Mi informò Isaac cercando di starci dietro.

Non raggiungemmo neppure il sessanta percento che il bombardiere stava già volando in verticale a ben duecento miglia orarie. Isaac ormai non poteva più starci dietro.

-L’esotuta non è ideata per quote così alte.- Disse Nick cercando di restarmi aggrappato.

-Lasciami andare Nick. Da qui c’è la posso fare da sola.-

-Okay, ma tu vedi di tornare Red! Buona fortuna!-

Pochi secondi dopo che Nick ebbe lasciato la presa e preso il volo, le turbine dello Shadow iniziarono a bruciare tonnellate di propellente liquido, generando un boato fortissimo e spedendo il velivolo verso le stelle.

Non capita tutti i giorni di andare nello spazio cavalcando un bombardiera stealth orbitale, a più di ventitré mach e tenendosi aggrappati ad una presa universale per antenne. E con gli occhi bendati, visto che per quasi tutto il tempo la mia vista restò nella rete dello Shadow. Nell’istante in cui il mio braccio fu al limite della tensione e la presa emise dei tremolii poco rassicuranti provai per la prima volta la cosa più simile ad un infarto. O un sovraccarico. Solo quando l’attrito dell’atmosfera iniziò a diminuire e il caricamento raggiunse l’ottantadue percento tornai ad essere tranquilla, visto che finalmente il programma del Dr Spectrum iniziò a dare i suoi frutti. Comunicazioni. Camera di equilibrio. Allarmi. Circuito audio e video.

-Non ce la siamo ancora scrollata di dosso?!- Chiese l’ammiraglio Morgan innervosito.

-Negativo signore. È molto forte.- Disse qualcun altro.

-Ma come fa a resistere ad una tale pressione? Jackson! Non aveva detto di essere in grado di liberarcene!-

Stavo guardando e ascoltando l’equipaggio dello Shadow in diretta dal ponte di comando. L’ammiraglio Morgan sedeva alla poltrona del comandante. A giudicare da come parlava i ventitré mach non avevano fatto molto bene alle sue vecchie membra. Con lui c’erano altri cinque operatori seduti alle altre postazioni di controllo. Ad attirare la mia attenzione però fu il copilota, seduto con il pilota ad una sofisticatissima postazione di volo con vari monitor in sostituzione ai parabrezza. Jackson stava aiutando il suo compagno nelle manovre di volo. Al posto del suo completo indossava una tuta da astronauta con il casco a sfera di vetro. Non sembrava molto contento della situazione.

-Ci sto provando vecchio. Se hai qualche altra idea illuminaci pure.-

-Il vuoto siderale non la sta uccidendo?- Continuò Morgan.

-È un robot signore. E anche ben costruito se la pressione del decollo non l’ha distrutto signore.-

Nel frattempo il caricamento raggiunse il cento per cento e finalmente ottenni il pieno controllo dello Shadow. Ponte di comando. Ponte secondario. Stiva munizioni. Armamenti. Idraulica. Supporto vitale. Sistemi avanzati. Comandi. Lo Shadow era diventato parte di me. Ali, carrello, armi. Tutto era passato sotto il mio comando. E ancora l’equipaggio non l’aveva capito.

Ciò nonostante rimasi in silenzio. Interferire con un velivolo spaziale nel pieno di un volo a più di duecentoventi chilometri dal suolo e ad una velocità di dieci mach non è una mossa molto furba. Prima che lo Shadow raggiungesse l’orbita di volo stazionario, mi concessi un paio di minuti per gustarmi il panorama terrestre.

Infinite distese di terra e acqua avvolte dalle tenebre. Con il Sole dall’altro lato della Terra, mi fu impossibile scorgere le forme dei continenti e degli oceani. Eppure, in quel mondo incenerito dai fuochi atomici, vidi qualcosa di bellissimo e inenarrabile. Un futuro. Più luminoso di qualsiasi arma nucleare o altra aberrazione che mente umana potrà mai creare.

Ma prima che io potessi viverlo quel futuro, con tutti miei compagni e la mia famiglia, dovevo finire un lavoro. E guarda caso nello stesso istante in cui tornai a sbirciare dentro allo Shadow, WI, il super computer per il controllo e la sorveglianza dello Shadow, si accorse della mia intrusione nei suoi file.

-Minaccia informatica rilevata.-

-Cosa ha detto?!- Chiese esasperato Morgan.

-Analisi presenza minaccia informatica. Minaccia informatica confermata.-

A quel punto decisi di zittire il mio unico e vero rivale a bordo del velivolo.

-WI, circoscrivi la minaccia e avvia contromisure.- Ordinò Morgan. -WI? WI?!-

Il computer non rispose. La sottoscritta lo aveva già trasformato in una massa di inutili cavi.

-WI è morto stronzo.- Gli risposi usando gli altoparlanti interni.

-Rocket!- Esclamò Jackson spaventato.

-Più viva che mai. A tutti colo che vogliono tornare a respirare aria fresca, consiglio di recarsi alle capsule di salvataggio.-

Gli uomini e le donne a bordo dello Shadow non persero un secondo. Tecnici e operatori si diressero di gran fretta ai moduli di salvataggio situati nelle fiancate inferiori dello Shadow. Tutti eccetto Jackson, che malauguratamente per se, il blocco elettronico della sua cintura di sicurezza non volle saperne di aprirsi. Disperato Jackson provò a chiedere aiuto, ma nessuno tornò indietro per lui. Neppure l’ammiraglio Morgan smise di fluttuare tra gli scompartimenti del velivolo per raggiungere la salvezza.

Quando l’occupante entrava in una capsula, questo si assicurava al sedile e premeva l’interruttore per il lancio. In meno di un minuto tutte le capsule furono eiettate nello spazio e poi guidate verso la Terra dal loro sistema di guida remota. La più vicina a Beacon City sarebbe atterrata nei pressi di Nara Visa. Le altre nei luoghi più svariati degli Stati Uniti. Wichita, Omaha, Minneapolis, Santa Fe, Tucson, Portland, Washington D.C., Città del Messico, Winnipeg. Perfino in piena Alaska. Nessuno poteva sapere cosa gli attendeva al loro arrivo. Una città di sopravvissuti? Un nido di insetti mutanti? Ma almeno loro ebbero una chance. Al contrario di Morgan, la cui capsula venne sabotata dalla sottoscritta poco prima della sua partenza. Se i miei calcoli erano esatti, avrebbe fluttuato su un altro orbita per almeno dieci anni prima di rientrare nella nostra atmosfera. Un destino crudele, ma meritato vista la sua complicità nell’uccisione dei miei compagni nel forte. E poi non volevo rischiare che atterrando in un posto sicuro della Zona Contaminata si mettesse a portare avanti il culto di Woden con un altro gruppo di superstiti disperati.

-Rocket?! Rocket mi senti?!- Mi chiamò Jackson ancora intrappolato sul suo sedile.

-Posso fare qualcosa per te Jackson?- Gli chiesi con indifferenza.

-Il mio Pip-Boy contiene dati, mappe, codici e segreti della Vault-Tec. È tuo. Se mi risparmi …-

-Perché dovrei volere un altro Pip-Boy? Ho già il mio.-

-Tu non capisci?! Il mio ha le coordinate di un vault dirigenziale nascosto nel Mare Australe della Luna! Non è grande come il vostro bunker, ma è comunque un bel posto dove vivere in pace.-

-Sei tu che non capisci. Tu forse potresti vivere anni interi da solo, a riciclare la tua urina e a mangiare lo stesso cibo ogni giorno in un bunker di lusso. Lontano dalle grida degli innocenti e dalle preghiere dei disperati. Lontano dalla tua stessa famiglia. Ma io no.-

-Allora lasciami andare cazzo! Se tu vuoi morire con i tuoi amichetti sono affari tuoi! Tienti questo aereo e fammi scappare con una capsula sulla dannata Luna!-

Finalmente mi fu chiaro perché Jackson fosse l’unico con una tuta da astronauta. Peccato che non gli sarebbe servita a molto.

-Nessuno può sfuggire alle proprie colpe. E adesso tienti forte. Stiamo per tornare a casa.-

-NO!!! ROCKET ASPETTA!!! POSSO …!-

Jackson provò a liberarsi dalle cinture, ma quelle cinghie erano state ideate appositamente per resistere alle accelerazioni e alle brusche frenate. E il sistema di blocco era sotto il mio controllo.

Dopo aver spento i microfoni del ponte di comando, effettuai una breve diagnostica dello Shadow. L’idrogeno e l’ossigeno nei serbatoi sarebbero bastati per un rientro, mentre il reattore era ancora a piena potenza. Rimasi sorpresa nello scoprire che la stiva per gli ordigni ospitava solo una sessantina di Mini-Nuke. Ma d’altro canto l’Orda non avrebbe potuto trovare di meglio. In fatti quella di usare i ghoul infetti come armi chimiche era stata una mossa astuta. Questi ultimi erano stati “sganciati” tutti al primo passaggio su Beacon City, ma la cosa non fu un problema, visto che l’unico a cui avrebbero fatto comodo era Woden. Ad attirare la mia attenzione invece fu il cannone automatico da 75mm a prua e le due batterie missilistiche armate con dei B90 sulle ali del velivolo.

Ora che sapevo quali erano le mie carte dovevo solo riportare a casa le chiappe con l’ausilio dello Shadow. C’era però un intoppo nel mio piano per il rientro. Per tutto il tempo il Burglar aveva continuato la sua lenta avanzata verso il forte. Le Mini-Nuke nella stiva non erano state ideate per perforare le sue pesanti corazze, mentre il 75mm a prua e i lancia razzi sulle ali funzionavano solo contro bersagli situati davanti allo Shadow. Ciò nonostante non ero certa che le mie armi sarebbero bastate a fermare quel palazzo mobile. Quello che mi serviva era una bomba bella grossa, come una Mark 40 lanciata a tremila piedi di altezza sulla testa di quei vichinghi laggiù. Ma per ottenerne una sarei dovuta atterrare a Beacon City e farmela portare in superficie dal magazzino speciale. Troppo tempo. Il Burglar si sarebbe avvicinato troppo, e colpirlo con un’arma nucleare sarebbe diventato troppo pericoloso per Beacon City. Sempre se prima non ci avrebbe sfondato le mura.

Se ne io e neppure i miei amici potevamo fermare il Burglar prima del suo ineluttabile arrivo a Beacon City, allora c’era una sola cosa da fare.

Avevo letto poco sugli aerei. E quasi niente su quelli orbitali. Ma sempre grazie all’intuito di Spectrum, nei miei microprocessori secondari erano stati salvati i manuali di volo su tutti i velivoli in dotazione all'Aeronautica e al USSA. Lo Shadow non era tanto diverso. Per prima cosa riattivai i calcolatori del defunto WI per ottenere una traiettoria sicura per il rientro. Dopo aver controllato i risultati con i miei microprocessori, e aver migliorato ulteriormente la traiettoria, riavviai le turbine dello Shadow. Uscire dall’orbita senza commettere casini fu la parte più difficile. Se i propulsori dell’RCS avessero generato una decina di newton in più o in meno, duecento tonnellate di aereo sarebbero potute piombare verso la terra come una meteora. O più probabilmente avrei dovuto ricominciare da capo l’allineamento. Per mia fortuna lo Shadow era stato progettato per effettuare questo tipo di manovre. In passato gli shuttle dovevano capovolgersi su se stessi prima di rientrare, compiere virate, impennate e tante altre belle cose.

Trovato il giusto assetto arrivò il momento di ripartire con la potente spinta delle turbine. Il viaggio di rientro fu abbastanza gradevole, con il vuoto dello spazio a silenziare i suoni del bombardiere e le urla di Jackson che si stava pisciando dentro la sua tuta da astronauta pressurizzata.

Giunti nella mesosfera le cose si fecero un po' più movimentate. Gli strati gassosi che proteggevano il nostro pianeta dalle micro meteore e dagli altri oggetti in costante movimento nello spazio, iniziarono subito a surriscaldare la fusoliera dello Shadow. La mia posizione mi garantiva una protezione sufficiente dalle incandescenti emissioni di calore, e a proteggermi ulteriormente ci pensava una piastra termica mobile usata per proteggere l’antenna nei rientri, che dopo aver preso possesso dello Shadow mi fu possibile alzare con il sistema idraulico. Non era tanto per il mio corpo, ma per i miei vestiti. Il Dr Spectrum gli aveva creati appositamente per resistere alle lacerazioni e alle alte temperature, ma non ero certa che la loro resistenza superasse i millecinquecento gradi centigradi.

Prima di fare gli ultimi chilometri di mesosfera a quarantacinque gradi come da manuale per impedire al plasma di scogliere lo scudo termico e disintegrare il resto, gettai il bombardiere in una spericolata picchiata infernale a più di ventisei mach verso terra. Portare lo Shadow oltre la sua velocità massima era fondamentale per la riuscita del mio piano. Inutile dire che i numerosi allarmi del ponte di comando iniziarono subito a squillare come un’orchestra confusa. Passare dallo spazio all’atmosfera terrestre in così poco tempo e ad una simile velocità comportava dei seri rischi per la struttura del velivolo. Il telaio cominciò a piegarsi. Alcune piastre di silicio temprato si staccarono. I circuiti elettrici andarono in corto. E a giudicare dalla smorfia stampata in faccia, Jackson in quel momento partorì un suo simile nella sua bella tuta da astronauta pressurizzata.

Fortunatamente smisi di ardere come una cometa intorno ai cinquanta chilometri da terra senza restare in mutande. Certo la cosa non aveva fatto bene al mio completo. Il cappello, che per tutto il tempo avevo dovuto tenere saldo con la mano libera, la camicia e il mio spolverino si erano anneriti in più punti. Armi, scarponi e pantaloni erano rimasti miracolosamente illesi.

Finalmente iniziai a vedere le luci di Beacon City e i fuochi dell'accampamento nemico in fiamme. Fu un vero sollievo per me. Se fossi dovuta morire, avrei preferito farlo a casa mia. O dalle parti di casa mia per lo meno.

Morire come un kamikaze però non era nei miei piani. Il tempo a mia disposizione stava per finire. Lo Shadow stava continuando la sua picchiata a non molto meno di venti mach. Scendendo la densità dell’aria era aumentata, e ciò aveva rallentato il bombardiere. Dovevo comunque sbrigarmi.

Dopo aver inserito al volo gli ultimi dati, mi preparai al distacco. Mentre il CTS iniziava a riscaldarsi buttai un’ultima occhiata su Jackson. Ormai l’ex dirigente era al limite. Il sangue non gli arrivava più al cervello, e da li a poco avrebbe perso definitivamente i sensi. Mi restava però il tempo per un ultimo saluto.

-Con questo dichiaro le mie dimissioni dalla Vault-Tec.- Dissi con gli altoparlanti al massimo del volume per sovrastare gli allarmi e lo stridio della struttura. -Buon viaggio idiota.-

Provai un’incredibile soddisfazione nel dire quelle parole. Meno male che quel rifiuto umano non era ancora svenuto. Delle mie dimissioni non gli sarebbe mai importato, ma di farsi trattare in quel modo nei suoi ultimi istanti di vita, beh quello dovette bruciargli non poco.

Appena la mia mano fu fori dalla presa, il CTS mi spedì a più di cinquecento miglia orarie lontano dallo Shadow. Ora voi vi starete sicuramente chiedendo come un jetpack ideato per raggiungere una velocità massima di quattrocento o quattrocentotrenta miglia orarie possa arrivare a cinquecento. Semplice. Disattivate i blocchi di sicurezza dei postbruciatori e preparatevi a riattivarli prima che il calore fonda le vostre turbine trasformando l’intero jetpack in una palla di fuco e rottami.

A preoccuparmi però non fu il rischio di esplodere con il CTS. Ma il fatto che appena dopo il distacco, per ogni metro che facevo in avanti, ne facevo almeno tre verso il basso. Non aver calcolato bene la spinta di inerzia accumulata volando attaccata allo Shadow si stava dimostrando un grave errore.

Dopo dieci secondi dal distacco avevo fatto appena un chilometro. Molto se si vuole scappare dalla detonazione di una Mini-Nuke. Poco se la detonazione è di due reattori nucleari da più di cinquecento megawatt l’uno.

A cinque chilometri dal suolo, il reattore dello Shadow sprigionò tutta la sua energia nelle turbine, mischiata al getto incandescente dell’idrogeno e dell’ossigeno liquido, spingendo il bombardiere dai venticinque ai trentadue mach. Un istante dopo lo Shadow piombò come un proiettile sul Burglar, demolendo la struttura di entrambi e causando ben due esplosioni. L’energia che ne venne sprigionata fu superiore ai venti chilotoni.

In quell’esatto momento mi trovavo a soli cinque chilometri dal suolo, e nonostante il CTS continuasse a portarmi lontano dal luogo dello schianto, la mia caduta continuava inesorabilmente. Gli sbalzi dovuti alle onde d’urto non furono d’aiuto. Nel frattempo l’enorme fungo atomico nato dall’esplosione aveva iniziato la sua rapida ascesa al cielo. Quattrocento metri più indietro e mi avrebbe preso in pieno.

Quando fui a meno di due chilometri da terra, il CTS decise di mollarmi. Il surriscaldamento doveva aver fritto il circuito primario.

-No! Riattivati! RIATTIVATI!-

Per quanto io ci provassi, il CTS non mi rispondeva. Mandava solo segnali di guasti critici e surriscaldamento. E ovviamente ciò provocò la mia caduta verso terra.

Non so cosa mi spaventò di più. Se cadere da un’altezza considerevole ad una velocità ancora elevata, o atterrare nel pieno di una detonazione nucleare.

Fatto sta che alla fine dovetti prepararmi ad un atterraggio di emergenza. Quando però le nubi di sabbia e polvere radioattiva sollevate dalle onde d’urto mi avvolsero, tutto ciò che mi rimase da fare fu pregare.

 

 

I predoni sopravvissuti all'assalto nemico si erano radunati a nord del campo, protetti dai soli quattro corazzati rimasti operativi e dai ghoul infetti che Woden aveva spostato per impedire un nuovo assalto. Anche se ciò gli aveva messi a portata dell’artiglieria dei Fondatori, che dopo aver distrutto le catapulte e le ASAM con dei micidiali colpi di precisione, aveva iniziato a logorare gli infetti più vicini. Poi, come se tutto ciò non bastasse, un lampo accecante divampò dove fino a poco fa doveva esserci il Burglar. Tutta l’Orda era rimasta sconvolta nel vedere il fungo atomico ad est. I predoni ci misero un po a capire cosa fosse realmente accaduto. L’onda d’urto che investì il loro accampamento aveva già perso molta forza al suo arrivo, ma le tende e tutti gli oggetti non fissati a terra erano volati via con facilità. Perfino i tavoli sui quali erano stati fatti sdraiare i feriti si erano cappottati.

Quando il vento cominciò a placarsi e la polvere a depositarsi, tutti loro capirono di aver perso due delle loro armi più potenti.

-La piattaforma mobile è saltata.-

-Il bombardiere le si è schiantato sopra.-

-Avete visto? È sceso giù dal cielo come una cometa!-

-Che sia un segno del cielo?-

Demoni e devoti si erano messi a formulare le teorie più assurde e sinistre, mentre Woden, in piedi in mezzo a tutti loro, fissava smarrito il fungo atomico all’orizzonte. Neppure lui aveva immaginato una simile piega degli eventi.

-Questa terra è maledetta. Il cielo di questa terra è maledetto!-

-Non saremmo mai dovuti partire dal Nucleus.-

-Forse potremmo ancora farcela a prendere Beacon City.-

-Sei pazzo o solo idiota?! Quel posto è pieno di armi diaboliche. Non hai visto che fine hanno fatto i devoti del primo assalto?-

-Dobbiamo andarcene da qui. Dobbiamo fuggire!-

Mentre il dissenso e la paura iniziavano a farsi strada tra i predoni, Woden decise di fermare sul nascere qualsiasi tipo di dibattito disfattista. O ammutinamento.

-SILENZIO!- Tuonò il mutatore. -Potranno anche averci privati dei nostri giganti da , ma non potranno mai fermare le nostre legioni.-

-Quali legioni?!- Gli chiese qualcuno.

-Siamo rimasti solo noi!- Obbiettò una predona.

Per la prima volta, Woden conobbe il dissenso della sua gente. Neppure lui poteva negare l’evidenza. Tra gli scontri per le strade di Oklahoma City, l’assalto della Resistenza al Nucleus e la per l’Oklahoma ancora in atto, l’Orda aveva perso più dell’ottanta per cento delle sue forze. I predoni radunatisi con Lord Woden al perimetro nord dell’accampamento erano solo l’ombra del grande esercito che erano un tempo. Quattro centinaia scarse di sbandati la cui fede era ormai agli sgoccioli. Prima dell’assalto dei Fondatori, del bombardamento che aveva distrutto tutte le loro armi a lungo raggio e della distruzione delle due più grandi armi dell’Orda, gli apostoli intenzionati a voltare le spalle a Woden alla prima occasione si contavano con le dita di una mano. In quel momento invece erano più della metà.

-Fate silenzio cani!- Sbraitò il comandante Brutus agitando la sua mazza di ferro.

-Sta zitto tu lecca culo!- Lo minacciò Nolan. -Questa storia finisce qui e ora. Abbiamo già perso. Sono morti migliaia dei nostri. E per cosa?! Per un “Eden Puro”?-

Nolan era senza freni ormai. Non aveva più paura di morire per mano dei suoi stessi compagni. Compagni che per la maggior parte iniziavano a vederla come lui.

-ERESIA!- Urlò uno degli uomini di Garth a Nolan.

-Ci avete portato voi qui!- Fece notare una donna con le gambe mozzate e il braccio steccato.

-L’esercito mutante di Lord Woden può ancora seppellire quel covo di inferiori.- Disse un demone della Legione dei Berserker ancora speranzoso.

-Parli di quei merdosi ghoul?!- Lo accusò un demone della Legione Civile armato di lanciarazzi. -Devono essere più preziosi di noi, visto il modo in cui gli ha usati fino ad ora.-

Lo scontro si stava facendo molto acceso. Molti predoni stavano esprimendo il loro disappunto per le strategie di Woden. Gli ultimi suoi fedeli tentavano in tutti i modi di placare gli animi, ma l’unico in grado di farlo era Woden stesso. Il quale però, stava ancora cercando le parole giuste per rispondere agli agitatori.

-Tornate in riga topi di fogna!- Ordinò un altro membro della Legione Civile puntando la sua mitraglietta.

-Fanculo mafioso!-

-Già! Vacci tu a morire contro i Fondatori!-

I predoni stavano iniziando ad azzannarsi alla gola. Woden capì che o avrebbe detto qualcosa di rassicurante, o il suo esercito si sarebbe frantumato ulteriormente.

-Figli miei. Vi prego di …-

Woden fece appello a tutta la sua cortesia per calmare la folla senza ricorrere alla violenza, ma i predoni erano già entrati in conflitto tra di loro. Le classi sociali dell’Orda stavano iniziando a collassare.

-Avete ucciso mio padre! Non era un combattente come me!-

-Perché Lord Woden ha fatto morire tutti quei devoti?!-

-Mio fratello era tornato indietro vivo! La Legione Bianca ha ammazzato lui e gli altri devoti senza alcuna ragione.-

-Se non vuoi fare la sua stessa fine allora vedi di ammutolirti negro.- Lo minacciò Garth.

-Vi scongiuro figli miei. State in silenzio e ascoltate.-

-MA IN SOMMA! LORD WODEN STA CERCANDO DI DIRE QUALCOSA!!!- Intervenne Sheamus mettendosi davanti a Woden e agitando le braccia come un pazzo. -COME OSATE LITIGARE IN SUA PRESENZA COME DEI RAGAZZINI MENTRE …-

-STATE … ZITTI!!!-

L’urlo di Woden fu come un tuono che fece tremare le ossa a tutti i presenti. Accecato dalla collera si avventò su Sheamus vomitandogli addosso un’ondata di bollente muco acido. Essendo di spalle, il ghoul non riuscì a vedere il getto acido arrivargli addosso. Neppure quando quello schifo bollente lo ricoprii dalla testa ai piedi ebbe il tempo di vederlo con i suoi occhi, dato che questi si sciolsero subito.

I predoni li attorno si allontanarono il più possibile da quell'orribile cosa. I più vicini però non fecero molta strada. La scarsità di spazzi vuoti e vie di fughe permise loro di spostarsi solo di pochi metri.

Negli ultimi istanti di vita, Sheamus provò un’ultima volta ad esprimere l’eterno amore che egli provava per il suo dio.

-Lob Woben … Lo Wobe … Lo Wob …-

La sua pelle e molti dei suoi organi erano caduti a terra già sciolti, mentre quelli ancora “integri” gli avrebbero raggiunti in breve tempo. Lo scheletro era tutto ciò che della sua forma umana rimaneva. La cosa più assurda era come Sheamus riuscisse ancora a stare in piedi.

-Lo Wo … Wo …-

SPLASH.

Woden mise fine alle sue sofferenze spiaccicandolo come io avevo fatto con la bottiglia di Nuka-Cola meno di un’ora prima li vicino. Chiaramente qualche schizzo di vomito acido finì su alcuni dei predoni più vicini. Questi quattro caddero a terra in preda alle convulsioni davanti agli occhi di tutti.

-IO SONO LORD WODEN! L’IMMORTALE! IL VOSTRO PADRONE!- Urlò il mutatore terrorizzando gran parte del suo popolo e ricordando al resto chi comandava. -VOI MI UBBIDIRETE E MI SERVIRETE! IN UN MODO O NELL’ALTRO!-

E come sempre accadeva quando qualcuno veniva infettato dell’acido dei mutatori, quei poveracci si rialzarono sulle loro gambe davanti a tutti, con i volti piegati dalle smorfie maligne e la temperatura corporea sopra la norma. Tutti capirono a cosa Woden alludesse con: in un modo o nell’altro.

Quello fu il punto di rottura. Con Woden in mezzo a segnare il confine, l’Orda si divise. Buona parte dei predoni scappò a sud, dove Nolan e i suoi avevano nascosto coloro che per primi avevano usato la testa. Chiaramente, quasi tutti lo fecero perché a nord c’era Beacon City. Quelli che invece restarono fermi al loro posto, anche se terrorizzati dall’ira di Woden, erano gli apostoli e i demoni che ancora credevano nel suo folle piano. Oppure i disertori che al momento giusto si erano trovati dal lato sbagliato del confine. Tra quest’ultimi Marshall e i resti della sua Legione d’Acciaio.

-E ora … in marcia.- Ordinò Woden.

 

 

-Si. Esatto. Dovete mantenere l’allerta massimo. Baker chiudo.-

Il colonnello aveva appena finito di farsi medicare la gamba. La corazza non era riuscita a fermare la scheggia di granata anticarro che gli aveva perforato la coscia. L’osso per lo meno era salvo.

-È sicuro di non volere uno stimpak?- Gli chiese l’infermiere dopo aver riposto le bende avanzate nella cassetta medica.

-Va bene così. Non si spreca uno stimpak per un graffietto.- Scherzò Baker.

La situazione però non era delle più rose.

Ero riuscita a tirar giù lo Shadow e per giunta a farlo piombare sul Burglar. La detonazione dei due rettori aveva fatto anche tremare lievemente le fondamenta del P1, mentre l’onda d’urto, beh quella non la avvertirono neppure al bastione di sudest. La barriera di risonanza fotonica del RAD-SHIELD avrebbe potuto resistere anche ad un’onda quattro volte più forte.

L’oceano di ghoul infetti invece rimaneva una minaccia. Woden gli aveva messi a difendere l’accampamento dell’Orda, ma sarebbe bastato un suo ordine per metterli in marcia.

E ovviamente, c’era da tener conto della mia assenza. Dopo l’esplosione il Dr Spectrum aveva perso il mio segnale. La causa poteva essere un’interferenza dovuta alle radiazioni, o più facilmente la mia morte. Gli unici ad aver fatto ritorno dall'inseguimento erano stati Rosso uno, tre e quattro, Isaac e Nick. Il super meccanico e tutti gli altri si erano rintanati dietro ad una barricata montata sulla soglia del Gate1 con il supporto di due carri armati ai lati e tre vertibird in volo stazionario tra i quali Isaac.

-Colonnello!-

-Novità tenente?-

-Sembra che i ghoul abbiano iniziato a muoversi. Avanzano verso di noi a passo lento. Entro mezz’ora avranno raggiunto il nostro perimetro.-

-Peccato. Speravo che il nemico avrebbe ritirato le sue truppe.-

-Non era il solo signore.-

-Vorrà dire che questa notte la passeremo tutti in bianco.-

Il colonnello seguì Wright al Gate01. Tutti i sopravvissuti all’assalto si erano riuniti li per riformare le difese. Nonostante la riuscita dell’assalto, molti soldati di riserva nel P1 erano stati chiamati a riempire i vuoti lasciati dai nostri caduti. Questi però non potevano sostituire i veicoli e i nostri combattenti migliori. Ad ogni modo, Beacon City era pronta ad accogliere l’oceano di ghoul infetti.

-TUTTI AI LORO POSTI!- Urlò Wright.

-Unità Fat-Man in posizione?- Chiese il Colonnello usando la radio della guardiola al Gate01.

-Unità pronte signore. Aspettiamo solo i suoi ordini.- Gli rispose il comandante delle unità equipaggiate con i Fat-Man.

-SIGNORE! GUARDI CHE ROBA!- Lo chiamò Green dalla barricata.

Neppure Baker riuscì a trattenere la paura vendendo l’oceano di ghoul avanzare verso Beacon City. Da lontano sembravano molti meno.

-Restate calmi. Non dimenticatevi che sono tutti ferali. A prescindere da quali abilità abbiano ottenuto restano dei mutanti senza cervello.-

Nel suo breve discorso di incoraggiamento Baker aveva trascurato il fatto che la mancanza di intelletto da parte degli infetti era compensata dal totale controllo psichico del loro burattinaio.

I soldati dislocati lungo il perimetro difensivo stavano mordendo il freno. Molti avrebbero voluto iniziare a spare subito, ma gli ordini erano precisi. Attendere che il nemico fosse ad almeno settanta metri dalla canna della propria arma per permettere alle mine di fare il loro lavoro e ai proiettili di avere più carne da macellare. Questo avrebbe massimizzato le perdite nemiche.

Fu un solivo per tutti vedere i ghoul circondare la base invece di attaccare direttamente. Chiaramente lo scopo di Woden era quello di toglierci ogni via di fuga. Non certo la tattica più brillante, visto che in questo modo i soldati trincerati e sulle mura avrebbero colpito i mutanti in modo equilibrato. L’ideale sarebbe stato quello di colpirci in un punto specifico fino a sfondare le nostre difese e penetrare in massa nel forte, ma Woden sembrava essere certo della sua strategia.

Comunque, in meno di venti minuti Beacon City venne completamente accerchiata. La flebile nebbiolina giallastra emanata dai ghoul riempì subito il sottile anello che li separava dallo scudo del RAD-SHIELD. Il nemico ci mise altri tre interminabili minuti a fare la sua mossa decisiva.

Un assalto congiunto di ghoul infetti provenienti da tutte le direzioni. Nessuno riuscì a contarne l’esatto numero, ma quei cosi avevano iniziato a correre verso le nostre postazioni senza badare minimamente alle mine sparse per i duecento metri che ci separavano.

Le mine a frammentazione smembravano. Quelle al plasma liquefacevano. Le criogeniche congelavano. Quelle elettromagnetiche, non furono molto di aiuto. Mentre quelle atomiche, anche se molto distanziate per impedire la reazione a catena, distruggevano ogni cosa osasse passarci vicina. Tutto questo però, non sembrava aver effetto sull’avanzata nemica. C’erano troppi ghoul perché le mine potessero fermarli.

-Aspettate il mio segnale!- Ordinò Baker puntando il suo fucile gauss.

Quando la terra iniziò a tremare tutti erano già con il dito sul grilletto. Le mine stavano per esaurirsi. E il caos si sarebbe abbattuto su tutti.

-FUOCO!!!- Urlò il colonnello.

Duecento. Trecento. Cinquecento ghoul morirono nei primi istanti di quel devastante scontro tra eserciti. I fucili sparavano. I corpi venivano trafitti. Le armi ad energia colpivano. I tessuti si scioglievano. Le bombe cadevano. I ghoul si riducevano in poltiglia. In casi come quello, il V.A.T.S. era quasi inutile.

In uno scontro tra umani la vittoria avrebbe favorito i difensori. Ma quella non era una tra umani. E un esercito di mostri senza cervello non conosce paura o salvezza.

Man mano che le prime file venivano falciate come fili d’erba, l’Orda continuava ad avanzare senza arrendersi. Neppure le potenti armi ad energia del Dr Spectrum sembravano aver molto effetto.

Con i ghoul più vicini che mai, i soldati cominciarono a temere il peggio. Più di quanto già non avessero fatto. Alcuni ebbero perfino delle difficoltà a reinserire i caricatori nelle loro armi da quanto tesi fossero.

E proprio quando i ghoul arrivarono ai piedi della trincea e la caduta di Beacon City sembrò inevitabile, la fortuna ci sorrise.

Le prime centinaia di ghoul infetti che erano riusciti a superare la cupola del RAD-SHIELD erano caduti a terra privi di sensi. Il fatto bastò a far arrestare l’avanzata dell’Orda. Perfino i soldati a difesa di Beacon City avevano smesso di sparare vedendo una simile razione.

-Che gli prende?- Domandò Bud.

-Guardate!- Disse un soldato indicando i ghoul caduti a terra.

I ghoul si stavano decomponendo rapidamente. Come filetti di burro sotto il sole in pieno deserto. Stavano morendo.

-Dipendono dalle radiazioni.- Suppose il Dr Spectrum. -Non possono attraversare il RAD-SHIELD! COLPIAMOLI FINCHÉ SONO INERMI!-

-SPARATE! SPARATE TUTTO QUELLO CHE AVETE!- Ordinò il colonello.

È ironico pensare che basti un niente per cambiare le sorti di una battaglia. Un attimo prima stai per essere investito da un esercito di mutanti. E un attimo dopo gli stai sparando addosso come a dei pesci in un barile.

Senza alcuna protezione e ad una distanza così breve, i ghoul infetti si ritrovarono indifesi e in netto svantaggio. Ma per quanti proiettili e bombe i nostri usassero su quei brutti mostri giallastri, il loro numero continuava a non diminuire significativamente.

La situazione però sembrava essere diventata stabile. I soldati sparavano e i ghoul facevano da bersaglio. Fino a quando quelli sulla strada che collegava la base alla U.S. 287 non si divisero come il Mar Rosso per far passare un altro popolo di schiavi.

A poco più di cento metri dal Gate1, gli ultimi predoni dell’Orda stavano avanzando con i loro corazzati ancora operativi dietro a quello che Woden chiamava Crabloc. Un dei più grandi mutatori sulla piazza. Secondo soltanto al Kraken. Le sue quattro zampe a forma di zappa si muovevano due alla volta, proteggendo così il nucleo del batterio mutato e gli alleati retrostanti. Il materiale di cui erano composte le zampe era incredibilmente resistente. I primi tentativi di abbattere il mostro con i cannoni dei carri si rilevarono inefficaci.

-Quel concentrato di merda non si ferma!- Fece notare Lootah dalla sua postazione di tiro.

-A tutte le batterie. Colpite il bestione in testa al gruppo con la roba più potente che avete.- Ordinò Baker per radio. -Riuscite a vederlo torre?-

-Affermativo signore.- Gli ripose l’operatore in cima alla torre della pista.

Seguirono i soliti boati delle cannonate, accompagnati subito dopo dallo scoppio dei potenti colpi perforanti di Spectrum. Ma l’unico effetto che ottennero fu quello di far barcollare il mutatore come un ubriaco per qualche secondo. Poi il mostro tornò marciare maciullando l’asfalto della strada e aprendo la via per le pedine di Woden non radiazioni dipendenti.

-Un’altra salva. Presto!- Ordinò Baker.

Ma neppure al secondo tentativo il mutatore venne abbattuto. Quell’orrore aveva le ossa più dure di qualsiasi altro organismo che occhio umano avesse mai visto.

-V5 e V4. Fate il giro e mettetegli un po di pepe nel culo. Attenti che non abbiano altre sorprese.-

-Si signore.- Gli risposero i due piloti.

I due vertibird che affiancavano il V1 di Isaac si distaccarono per accerchiare il Crabloc. Arrivati a metà strada però V5 esplose. Nessuno era riuscito a vedere cosa lo aveva colpito. Ma il suo reattore era comunque esploso.

-V5 abbattuto. Hanno colpito Flick. Torno indietro signore.-

Baker non costrinse il pilota a portare a termine il suo compito. Qualunque cosa fosse accaduta al V5 sarebbe accaduta sicuramente al V4 se avesse continuato a volare fuori dalle mura.

-Hai visto che c’è la dietro?-

-La solita fanteria e dei carri. Gli infetti non li toccano. Ho riconosciuto anche Woden. E credo di aver intravisto il nucleo del gigante. È proprio dietro a quelle sue zampe. Ma da qui … CAZZO! MI HANNO COLPITO! MI HANNO COLPITO!-

Il V4 iniziò a precipitare girando su se stesso come un gatto che si rincorre la coda. Uno dei suoi rotori era stato trafitto da un oggetto impossibile da identificare da terra. Ma una cosa era sicura. A lanciarlo era stata l’Orda.

-Tira fuori quei cazzo di carrelli o salterai!- Gli ordinò Isaac.

-Non ci riesco. C’è una perdita nel sistema idraulico. La pressione è nulla.-

Mentre Baker e chiunque non fosse troppo impegnato a sparare fissava il velivolo, questo continuava la sua discesa verso terra. Per un attimo si pensò che il V4 si sarebbe schiantato sopra o vicino al Gate1. Invece, il convertiplano sorvolò le difese, schivò il V1 di Isaac, e atterrò proprio sopra alla postazione d’artiglieria sud. La detonazione non fu un cataclisma. Solo un reattore collassato e qualche proiettile d’artiglieria. Per l’intero equipaggio però non ci fu nulla da fare, mentre due soldati della squadra addetta all’artiglieria vennero gravemente feriti.

-Mandate dei medici e i pompieri. Subito!- Ordinò il colonnello.

-SIGNORE! ABBIAMO PERSO I LANCIATORI!- Gli urlò uno dei soldati addetti ai Fat-Man.

Mettere l’artiglieria e i Fat-Man della postazione sud nello stesso riparo si era appena rilevato un grosso errore.

-LE MUNIZIONI SONO STATE DANNEGGIATE?- Gli chiese Baker temendo il peggio.

-NO! LE CASSE HANNO RESISTITO! MA CI VORRANNO DIECI MINUTI PRIMA DI FARCI PORTARE DEI LANCIATORI NUOVI!-

-SBRIGATEVI A TROVARLI! CI SERVONO SUBITO!-

-Oh oh.- Disse Spectrum.

-Oh oh, cosa?- Gli chiese Wright.

-Il connettore della rete di puntamento era proprio li. Ora gli operatori alla torre non possono più comandare l’artiglieria.-

-Perché hai messo un solo connettore per collegare la torre Doc?!- Gli chiese il colonnello adirato. -E perché proprio attaccato alla postazione sud?!-

-Perché i tuoi genieri non mi hanno dato tutta la fibra ottica che avevo richiesto! Non sono infallibile Roland!- Gli rispose a tono lo scienziato agitando l’enorme pungo della sua tuta apophis.

-Vuoi dire che i tuoi cannoni non funzionano più?-

-Non ho detto questo.- Poi Doc si sintonizzò sulla frequenza radio. -A tutte le unità di artiglieria. Qui Spectrum. Abbiamo perso il collegamento con la torre. Non può essere riparato. Usate i comandi manuali e se avete una radio chiamate la torre per farvi dire dove sparare.-

-STA ARRIVANDO!- Urlò Green indicando il Crabloc ormai a soli trenta metri dall’entrata.

A quella distanza fu facile per un predone sparare una granata oltre il Crabloc. L’ordigno atterrò davanti alla barricata del Gate1. Reed venne colpito da una scheggia alla spalla.

-Hanno colpito Reed.- Disse Sullivan controllandogli la ferita.

Reed si tastò la ferita per verificare i danni. La scheggia era passata proprio in mezzo alle placche dell’armatura da marine.

-Stanno vincendo, non è vero colonnello?- Domandò Reed irritato.

Baker stava per dare l’ordine di ritirarsi dietro alle mura e chiudere il Gate1. La trincea e le sue armi fisse sarebbero state prese dai predoni. L’unica opzione era sfruttare l’altezza delle mura e bloccare i nemici all’esterno, anche se queste non avrebbero garantito che i predoni sarebbero rimasti nella trincea. Anche loro erano pieni di sorprese. Ma proprio quando la ritirata sembrò inevitabile.

SHUUU.

Dal cielo alle spalle dei difensori al Gate1 una figura umana sfrecciò verso di loro lasciandosi dietro una scia di fumo ed emettendo un fortissimo boato.

-Che diavolo …?- Si chiese Baker guardando l’oggetto volante avvicinarsi sempre di più.

Con i propulsori ormai fusi e la corazza rovente, il CTS stava per abbandonarmi. Prima che ciò accadesse volli fare un’ultima acrobazia in volo.

Dopo essere stato danneggiato dall’onda d’urto, il mio sistema di comunicazione poteva solo ricevere. Non mi fu quindi possibile trasmettere la mia posizione al quartier generale o a Doc. Ma potei ascoltare le comunicazioni e prepararmi a colpire. Poco prima di giungere al Gate1, avevo fatto un volo radente al suolo nella piazza centrale per agguantare al volo una Mini-Nuke lasciata sopra ad una cassa. Dopo di che fu sufficiente volare dritta all’entrata sud, sorvolare i miei compagni increduli, puntare l’arma in basso e lasciarla cadere dietro al Crabloc.

La detonazione arrostì per bene il nucleo del Crabloc. Il mutatore cadde in avanti con tutto il suo corpo, mentre i predoni e i ghoul infetti più vicini furono spazzati via.

-SI!!!- Esultò Baker insieme a tutti gli altri.

Usufruendo degli ultimi istanti di vita del CTS feci un breve volo sopra la colonna di predoni. Quel tanto per capire la loro pericolosità e far vedere a tutti loro che non ero morta. Molti si spaventarono e cercarono di ripararsi come meglio potevano. Solo un gruppetto sopra ad un APC osò spararmi con delle armi leggere. In risposta mi portai in volo stazionario con i retrorazzi, impugnai l’Ares e crivellai quei bastardi fino a ricoprire il blindato di sangue e interiora mezze sciolte.

-Beccatevi questo figli di puttana!- Gli schernì Baker.

Il rientro alla base fu meglio di una parata. Tutti smisero di sparare e mi acclamarono come un’eroina. Atterrata davanti alla barricata del colonello mi tolsi subito il CTS prima che la corazza iniziasse a colarmi addosso. I miei amici uscirono allo scoperto per venirmi ad abbracciare, ma la massa di metallo mezzo fuso a più di mille gradi tra me e loro li trattenne.

-Credevamo fossi morta!- Disse Nick battendomi il cinque.

-Dammi un dollaro per tutte le volte che me l’avete detto e sarò milionaria.-

-Sei stata nello spazio? Cacchiarola! Tu si che sei Nuka-Girl!- Si complimentò Trinity.

-Ti sbagli bionda spacca ossa. La prossima volta porto anche te così mi dari una mano.-

-Se tuo padre fosse qui, scoppierebbe a piangere soldato!- Esultò Cook sparando una raffica di granate in mezzo ai ghoul.

-Ottimo lavoro Red. Non smetti di stupirci.- Disse il colonnello facendomi il saluto.

-Grazie signore.- Dissi rispondendo al saluto.

-ATTENTI!!!- Urlò Wright indicando qualcosa dietro di noi.

Appena mi voltai vidi soltanto qualcosa di enorme venirmi addosso. Feci appena in tempo per spingere via Nick, Trinity e Bud, che erano i più vicini. Poi un dannato carrarmato mi investì in pieno. Il corazzato doveva essere stato modificato, visto che quando mi investì stava sfrecciando a quaranta miglia orarie. Grazie ai miei alti parametri di agilità riuscii ad agguantare la sua corazza frontale prima di finire sotto ai cingoli. Il carrarmato mi spinse per diversi metri, demolendo la barricata, speronando i nostri due carri ai margini di questa e investendo in pieno l'apophis di Spectrum. Dopo di che mi bastò piantare gli scarponi nel cemento, incrementare l’afflusso energetico nei servomotori delle spalle, bloccare i controlli delle mani e sfruttare la forza del nemico per sollevarlo e rovesciarlo all’indietro sulla sua torretta. Un suplex da wrestler professionista. Il carro non esplose, ma la torretta sprofondò nello scafo, rendendo il mezzo inservibile.

Appena rialzatami vidi che la battaglia era ricominciata. I predoni stavano assaltando le nostre postazioni, mentre tre dei loro ultimi corazzati li supportavano stando sopra al Crabloc. Le sue zampe ultraresistenti non avevano ancora iniziato a sciogliersi, diventando quindi una perfetta posizione rialzata che i predoni superarono senza troppe fatiche.

Anche se spalle, ginocchia e spina dorsale continuavano a mandarmi segnali di sforzo eccessivo mi diressi al Gate1, aiutai il povero Spectrum a rialzarsi e mi gettai nella mischia.

Il bello dei predoni era che quando gli schiacciavi la testa con le mani questa si frantumava come un pomodoro fresco. Provai un sadico senso di superiorità nel calciare quei sacchi di carne e spedirli nel bel mezzo degli infetti.

Anche gli altri si scatenarono. Nick e Trinity combatterono schiena contro schiena. Lei sparava con la sua pistola da Nuka-Girl, mentre il super meccanico sparava a tutto spiano col suo fucile al plasma. I fratelli Hunt rendevano onore ai loro antenati massacrando gli sventurati che gli capitavano a tiro. Le squadre di Lopez e Grant si assicuravano che nessun eroe cercasse di superare i cancello stando in bella vista sui due carri a guardia del Gate1 e coprendo chi era a terra. Spectrum e Atom smembravano con i loro potenti arti ogni demone o devoto che dava loro battaglia. I Thunder Blade … diciamo che fecero ciò per cui erano famosi. Sparavano e incassavano colpo su colpo senza arretrare. Ma quello che più di tutti si stava divertendo doveva essere Issac, che dall’alto schivava le cannonate dei carri nemici senza abbandonare la sua posizione e senza smettere di far piovere laser e pallottole sugli infetti con Tony e Amelia alle mitragliatrici della stiva. In mezzo a tutto questo il Mastino di Anchorage placcava predoni strafatti di psycho e in armatura atomica uno dopo l’altro per poi finirli con il suo fucile gauss.

Tutti in quel momento si impegnarono anima e corpo per difendere tutto ciò che di più caro ci era rimasto. Sarà stato per il fervore del gruppo, per la superiorità numerica, o per il vantaggio tattico dei Pip-Boy e del V.A.T.S., ma a fu subito chiaro che la vittoria sarebbe stata nostra.

L’ultimo predone che uccisi prima di impugnare nuovamente l’Ares e scatenare il suo devastante potere, fu una mia cara vecchia conoscenza. Il Gran Dragone Garth era rimasto tutto solo soletto nel bel mezzo della mischia. Strano data la sua stazza e il suo sbraitare frasi di incitamento.

-Posso?- Chiesi strappandogli dalle mani la sua grande falce nera.

Dopo aver falciato un paio di demoni che si erano messi a seviziare il nostro Atom con delle lance termiche, ridiedi l’arma al suo legittimo proprietario, alzandola al cielo e poi scagliandola a terra. La lama si piantò nella testa dell’apostolo, che nel frattempo era rimasto immobile dove l’avevo lasciato, attraversò il suo torace e quando il manico raggiunse il cranio, questo compresse l’intero predone a terra. Con la punta della falce sprofondata nell’asfalto di almeno dieci centimetri, lo sventurato Garth passò dall’essere uno spilungone razzista, ad una fisarmonica di carne morta in un lampo. Una morte troppo veloce per un vile assassino amante delle impiccagioni e dei roghi.

L’ultima spettacolare uccisione di quello scontro spettò al colonello. Che dopo aver schivato un fendente di Brutus calciò la gamba dell’apostolo facendolo rovesciare a terra e perdere il casco.

-Pivello.- Disse semplicemente Baker un attimo prima di sparare un proiettile elettromagnetica da 2mm in faccia a Brutus.

Il comandante della Legione dei Berserker ebbe appena il tempo di capire di essere morto. L’impatto del proiettile fece scoppiare la sua testa come un palloncino.

-E questo era l’ultimo.- Dissi dopo aver constatato che i predoni dell’Orda erano finiti.

L’ultima offensiva di Woden era stata arrestata. Per non dire sterminata. Con sole trentatré perdite trai nostri e più di un centinaio e mezzo tra quelle nemiche, lo scontro si era concluso nettamente a nostro favore. Possibile che avessimo appena vinto la .

-Hem … Red?-

Lopez mi fece segno di guardare a sud. Li, davanti ai tre carri ormai in fiamme, Woden s’ergeva in bella vista senza alcun protezione o supporto. Non era affatto contrariato dal risultato della . Eppure guardando quella sua brutta faccia giallastra si poteva intuire che stava ancora tramando qualcosa.

-ERA QUESTO QUELLO CHE VOLEVI?!- Gli chiesi indicando ciò che dei suoi fedeli restava.

-Oh, si.- Mi rispose semplicemente lui.

Non capii subito cosa intendesse dire, ma quando la terra iniziò a tremare, fu facile capire che non era nulla di buono. A provocarle erano la bellezza di ben dodici feroci mutatori in piena corsa verso di noi.

-Doc? Quei mostri vivono di radiazioni come i ghoul vero?- Domandò Bud per tutti quanti.

-Ehm … credo sia meglio se …-

-FUOCO!!!- Ordinai.

   
 
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