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Autore: Evola Who    19/07/2019    2 recensioni
[Elton John & John Reid]
“Non voglio più farlo!”
Dio… non di nuovo.
A lamentarsi è il mio cliente, ovvero la rock star più popolare del momento: Elton John. Ma, soprattutto, il mio compagno.
E, per quanto mi goda la crescita del suo successo - grazie al mio talento da manager e alla mia determinazione per il mio lavoro - e il suo denaro, a volte non riesco proprio a sopportarlo, specialmente quando si comporta come una diva...
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non voglio più farlo!”

Dio… non di nuovo.

“Perché devo rilasciare un’altra intervista? Tanto mi fanno sempre e solo le stesse domande! E, in più, è diventata una gran rottura di palle!”

A lamentarsi è il mio cliente, ovvero la rock star più popolare del momento: Elton John. Ma, soprattutto, il mio compagno.
E, per quanto mi goda la crescita del suo successo - grazie al mio talento da manager e alla mia determinazione per il mio lavoro - e il suo denaro, a volte non riesco proprio a sopportarlo, specialmente quando si comporta come una diva del cazzo!

“Ma lo devi fare perché stai pubblicando un nuovo album. E, anche se ti fanno sempre le stesse domande, è uno dei modi per pubblicizzare meglio il tuo lavoro, lo sai bene. Non c'è modo migliore per indurre la gente a comprarlo che pubblicizzarlo attraverso varie interviste.”

Mi giro verso di lui, mentre sono in piedi a leggere la scaletta del programma e le domande scritte per l’imminente intervista. Elton, invece, è seduto su quel divano di pelle nera.

“Chissenefrega della pubblicità!” mi risponde con strafottenza, facendo spallucce. “I miei album sono quasi sempre al primo posto delle classifiche di tutto il mondo, o almeno dentro alla top five. Quindi, vuol dire che il mio nome è già di per sé una grande garanzia di pubblicità gratuita e di successo per le vendite!”

Cerco di trattenere un sospiro e, soprattutto, uno scatto d’ira mentre guardo meglio il mio cliente, seduto su quella merda di divano in quella posa melodrammatica da grande attrice: gambe accavallate, braccia conserte, testa girata dall’altra parte, naso all'insù e occhi chiusi.

Ridicolo. Proprio come il suo abbigliamento, composto da una stupida pelliccia bianca di cincillà, che sembra renderlo fisicamente più grosso ma che, in realtà, serve solo a coprire il suo piccolo e flaccido corpo decadente.

O come il basco che ha in testa, che in realtà è lì solo per nascondere la sua orribile stempiatura.

Per non parlare, poi, di quella ridicola canotta aderente e colorata, o dei pantaloni a campana o delle grosse scarpe con le zeppe alte o, ancora, degli occhiali sempre più grossi e stupidamente chic.
Un'immagine creata ad hoc da lui stesso per nascondere il suo sciocco lato timido, cercando così di essere più appassionante dietro al piano. Ma, soprattutto, cercando e credendo di essere almeno un minimo attraente.

Ma la verità, il solo risultato, è questo brutto anatroccolo che cerca di essere un cigno, fallendo miseramente – e chi meglio di me potrebbe dirlo? In fondo, mi sveglio accanto a lui quasi ogni giorno.
E, a volte, non riesco proprio a sopportare le sue ridicole scelte di immagine al limite del grottesco. Né che io mi sia associato ad un tizio nel genere, mettendo in dubbio la mia serietà.

Ma, almeno, c'è un lato positivo in tutto questo, almeno uno, e cioè che riesco a guadagnare bene con questo lavoro.

“Per quanto il tuo nome sia sulla bocca di tutti, in questo momento" gli dico, cercando di mantenere il solito tono calmo, "purtroppo non è abbastanza come ‘pubblicità’ per i tuoi album.”

“Allora… vuol dire che non sei così bravo a rappresentarmi come pensavo...” mi risponde, con una sfacciataggine smisurata.

Okay, questo è troppo. Anche se le sue parole sono solo una brutta battuta ironica sul mio lavoro, come cazzo si permette di farla?!

In fondo, chi è che trova i suoi ingaggi? Chi è che gli organizza il tour, oltre a tutta la sua promozione? Chi è che assume la gente per il suo entourage e che cerca di sostenere le spese per i suoi folli acquisiti e per i suoi abiti sempre più appariscenti? Io! Cazzo, io!
Ormai sono tre lunghi anni che cerco di tenere a galla la sua carriera, sopportando in silenzio i suoi sbalzi d’umore e le sue fottute lamentele su quanto “stesse lavorando troppo”, nonostante sia stato lui a sottomettersi a quei regimi lavorativi!

Quindi, come osa solo a scherzare sul mio lavoro! Piccolo stronzetto ingrato di Pinner!

Vorrei tanto urlargli tutto questo in faccia! Cazzo, quanto vorrei farlo! Ma non posso.

Se facessi una scenata poco prima di un'intervista, lui potrebbe dire qualche stronzata in diretta tv e darla in pasto alla stampa, sempre pronta a ritagliare ogni frase a proprio piacere. E questo potrebbe influire sulle vendite dei dischi in un modo troppo negativo.
Quindi, devo cercare di restare calmo e di far ragionare quel coglione davanti a me.

Butto la scaletta sulla toeletta di quel piccolo e isolato camerino. Mi sposto verso di lui e domando, ironicamente: “Beh, almeno sono in grado di soddisfarti in altri ambiti?”

Gli siedo accanto, a gambe accavallate, rivolto verso di lui. Vedo la faccia di Elton farsi rossa, intuendo il doppio senso delle mie parole. E a quel punto inizio a sorridere con soddisfazione.

“Beh… sì. Devo ammettere che in certi ambiti sei sempre una soddisfazione più che sufficiente.” E ridacchia in modo timido, tenendo gli occhi bassi.

Io cerci di sorridere, ma dentro di me mi sento abbastanza offeso da quel semplice “soddisfazione più che sufficiente”. In fondo, che ne vuole sapere, lui, del sesso? Prima di me non sapeva nemmeno che cosa fosse! Ma devo stare calmo e assecondarlo.

“E questo mi fa piacere.”

Fa una piccola risata, per poi rimanere in silenzio.

“Mi spieghi perché non vuoi fare questa intervista?”

Faccio questa domanda in tono chiaro. Se devo stare calmo e ottenere quello che voglio da lui, devo prima di tutto capire il suo problema e partire da lì per risolvere la questione.

“È che sono stanco di queste cazzo di interviste!” si lamenta il mio cliente. “È sempre la stessa storia. Album, tour, interviste, album, interviste e tour e poi ancora interviste, tour e album! Sono stufo di questa routine! Soprattutto, adesso che non ho nemmeno voglia di farlo!”

Ingrato coglione viziato…

“Okay, non vuoi fare le interviste. Lo capisco. Ma, allora, che cosa vorresti fare, adesso?”

All’inizio non mi risponde. Non fa altro che fissare in basso, con aria incerta, come se stesse temporeggiando.

In quanto a me, cerco di mantenere viva la poca pazienza che provo verso di lui.

“Beh, in questo momento mi piacerebbe fare un po’ di shopping…”
“Potrai sempre farlo dopo l’intervista o durante il tour, come hai sempre fatto.”

“Sì. Ma… se ti dicessi che vorrei farlo insieme a te? Non ti piacerebbe?”

Gli occhi del mio cliente adesso sono alzati verso di me, con un velo di tristezza sul suo volto paffuto.

“Elton, mi stai per caso dicendo che vorresti che passassimo un po’ più di tempo… insieme?”

“Beh, è solo che… credo che, a causa delle interviste e di tutto il resto, ci stiamo allontanando sempre di più come coppia. E stiamo insieme solo in questi momenti di lavoro e basta.”

Rimango incredulo per queste sue parole. Ma adesso, perlomeno, ho indovinato il suo problema. E ora posso finalmente rigirarmelo a mio vantaggio e giocarmelo a mio favore. Soprattutto, sapendo di dovergli far alzare il culo da questo divano e mandarlo a rilasciare quella cazzo di intervista.

“Orma, anche quando siamo in casa non facciamo altro che parlare di lavoro e basta! E sono stufo di questa strana situazione in cui ‘il lavoro viene prima di tutto’, quando si tratta della nostra storia.”
Abbassa la testa con aria incerta, mentre continua: “Vorrei solo che... fossimo più John e Elton LA coppia. E non John Ried il manager ed Elton John la superstar. Vorrei solo ritornare a quei primi anni di relazione, quando eravamo più liberi e più innamorati, al punto di non staccarci mai le mani di dosso.” Fa una piccola risata, con un po’ di rossore diffuso sulle guancie.

"Ora... mi sempra che, devo prendere un apputamento con il tuo assistente, per passare un pò di tempo insieme..."

“Elton…” gli rispondo con tono dolce. “Lo so. E dispiace anche a me di questo fatto…”

Appoggio la mia mano sulla sua sopra al divano, mentre lui la accarezza ed alza la testa con un’espressione attenta, guardandomi neli occhi, proprio come un piccolo cagnolino attento.

“Ma lo sai, dobbiamo tenere un basso profilo. Soprattutto quando siamo in pubblico e, purtroppo, siamo sempre in pubblico.”

Stupido idiota che non sei altro…

“Lo so…”

“E sai anche che cosa succederebbe se la gente, o peggio il mondo intero, scoprisse la nostra relazione, non è vero?”

Il suo sguardo cala lentamente in basso, esattamente come si fa basso il tono della sua voce, mentre mi risponde: “Perderemmo tutto…”

“Esatto.”

Gli stringo di più la mano, facendogli credere di star provando un attimo di preoccupazione per noi. Anche se, in realtà, provo solo rabbia e irritazione per il suo comportamento da star del cazzo.

“Ricordati che, se la gente sapesse la verità sulle nostre attività private, vorrebbe dire niente più soldi e, conseguenza, nientre più macchine di lusso, niente più belle case o appartamenti, niente più shopping di dischi, o di quadri o di vestiti. Ma, la cosa più importante…”

“Niente più musica.”

Soprattutto, niente più musica” sottolineo io con enfasi, per fargli penetrare a fondo il cuore del mio discorso. Quasi per farlo spaventare.

“Perché, in fondo, la gente non vuole ascoltare un cantante frocio” aggiungo senza girarci intorno, sperando che il mio discorso entri bene in quella specie di testa che si ritrova.

“La gente non vuole ascoltare storie d’amore cantate da un omosessuale, soprattutto se sono storie d’amore felici. La gente vuole ascoltare canzoni d’amore che parlano di un uomo e di una donna. Perché, altrimenti…”


“Sarò denigrato e dimenticato per sempre…”

“Esatto.”

Quando vedo il suo sguardo di pura demoralizzazione e angoscia, provo un piacevole senso di soddisfazione. Ma devo ancora fargli capire altre due o tre cose, prima di far cadere questo discorso, sperando di non aprirlo mai più.

“E tu non vuoi essere denigrato e dimenticato. Dopo tutti gli sforzi che hai fatto per raggiugere il successo, non lo vuoi perdere tutto in colpo solo. E questo vale sia per te, sia per il gruppo, sia per Bernie…”

Noto uno scatto di paura quando nomino il nome del suo caro amico paroliere.

Bene… ora devo solo usare la carta della paranoia e del senso di colpa e il gioco è fatto.

“Tu non vuoi che Bernie perda la faccia, la reputazione e, soprattutto, il successo, e che venga denigrato e dimenticato… per colpa tua.”

Inutile egoista che non sei altro.

“Non è vero?”

Elton annuisce con aria pensierosa e gli occhi bassi, mentre continua a stringere la mia mano con delicatezza.
Patetico…

“No…”

“Allora, sai quello che devi fare. Ovvero, essere stravagante ed eccentrico sul palco, ma schivo e riservato quando si parla della tua vita privata. Chiaro?”

“Sì…”

“Bravo…”

Non voglio che la gente sappia che sto insieme e condivido il letto con un essere fisicamente così repellente come lui, mentre io ho un certo fascino e una reputazione da mantenere. E non voglio che vada tutto a puttane per colpa sua.

“Visto che io ho fatto molto per te, in questi ultimi tre anni…”
Tolgo la mano dal divanetto e la appoggio delicatamente sulla sua guancia, accarezzandola.

“Non vuoi nemmeno che io perda tutto, vero? Non vuoi che io venga denigrato per via delle nostre ‘tendenze non convenzionali’? Non vuoi che le persone mi insultino e mi prendano di mira per causa tua, vero? Dopo tutto quello che sto facendo per te…”

Sento la sua mano che si appoggia delicatamente sulla mia, mentre io continuo ad accarezzare il suo volto. E mi fissa con i suoi occhi leggermente lucidi e con aria attenta.

“Dopo tutto quello a cui ho rinunciato e che ho fatto per te… non vuoi rovinare tutto per un piccolo e stupido pensiero egoistico? Non vuoi rovinarci la vita, non è vero?”

“Cazzo, certo che no!” mi risponde convito. “Non lo farei mai!” e continua ad accarezzarmi la mano, senza mai smettere di guardarmi.

“Lo so che hai fatto molto per me, che hai rinunciato a molte cose e so anche che ti devo tantissimo per questo! Sei stato uno dei pochi a credere in me e nella mia carriera! E te ne sarò per sempre grato! Mi hai fatto capire e conoscere molte cose, soprattutto molti vantaggi che posso avere e fare grazie al tuo lavoro! Tu mi ha cambiato in meglio!

Mentre gli accarezzo il volto con il pollice, nascondo un piccolo ghigno di soddisfazione e fisso i suoi occhi che si abbassano di nuovo a terra.

Ci godo davvero tanto a sentire la sua voce gracchiante e piagnucolosa mentre mi dà ragione. Mi fa sentire più importante di quanto lui non creda.

“Non ti farei mai una cosa del genere! E neppure a Bernie, né ai ragazzi della band, o ai produttori, insomma a nessuno di tutti quelli che lavorano con me... ma, soprattutto, non a te! Non lo farei mai… e se questo succedesse… non me lo perdonerei mai…”

“Allora non devi farti certe paranoie e limitarti ad ascoltarmi. Non ti devi preoccupare di certe cose e, se hai bisogno di un momento di ‘svago’, posso sempre organizzarlo.”

Gli faccio un sorriso per rassicurarlo, mentre continuo ad accarezzarlo. I suoi occhi, ora, si stanno alzando lentamente da terra, per incontrare il mio volto e, poi, ricambiare timidamente il mio sorriso.

“D’accordo?”

Elton mi strigne ancora più stretta la mano, rispondendo: “D’accordo.”

Rimane per qualche momento in silenzio a sorridermi.
Finalmente ha smesso di tenere il muso de ora è pronto per mettersi al lavoro. Spero vivamente che questa discussione sia finita lì, altrimenti la prossima volta che si rimetterà a dire di avere “bisogno dei suoi momenti di pace” o che si comporterà come una stella del cazzo in piume e paillette, giuro che non sarò così paziente e calmo come adesso.

E, se non lo capirà con le buone, forse le capirà meglio con le cattive…

Ma, per fortuna, non è questo il caso.

“Ora, visto che sei un po’ più calmo, farai questa intervista, risponderai alle domande che hai già letto e risponderai senza dire o fare nulla di stupido o di avventato? Ma, soprattutto, parla del tuo nuovo album e delle tue nuove canzoni. Chiaro?”

E io spero di essere stato abbastanza chiaro.

Mi guarda senza rispondermi per qualche instante, con una strana espressione stampata in volto.

“Ma… se farò il bravo, avrò un ‘premio’?”

Sul serio? Si è abbassato così tanto fino a questo punto? Gesù… è peggio di un bambino…

E ora capisco il suo sguardo strano di prima. Era lussuria.
Beh, se questo è l’unico modo per farlo contento e far alzare il suo culo da qui e farlo uscire da questo camerino… mi conviene stare al gioco.

Faccio uno dei miei migliori sorrisi, mi avvicino di poco al suo volto e, con il tono più sensuale che mi riesca, rispondo: “Dipendeda  che cosa vuoi…”

Inutile cagna in calore che non sei altro.

“Non lo so…” mi risponde con la sua sensualità mancata, la sua aria di malizia quasi infantile, la voce che cerca inutilmente di essere profonda e sensuale quanto la mia. Tutto in un modo a dir poco imbarazzante.

“Beh, dopo l’intervista potremmo andare a casa e… organizzare un bel momento di ‘svago’, come hai detto tu…”

Oddio…

“Ma sì, te lo meriti.”

Ci guardiamo per qualche instante, poi Elton si avvicina a me con aria divertita, pronto per baciarmi.

Faccio finta di avvicinarmi al suo volto, per poi allontanarmene all’ultimo momento, facendo scivolare la mia mano sulla sua guancia, mentre lui, per eccitazione o per scherzo, segue il mio pollice cercando di morderlo facendo battere i denti.

Dopo quei futili e inutili momenti di gioco, sentiamo bussare alla porta del camerino e una voce maschile che dice: “Signor John? È ancora lì?”

Fisso la faccia confusa del mio cliente, mentre guarda la porta chiusa della stanza. Ha la faccia di uno che sia appena caduto dalle nuvole.

Si alza di scatto dal divano e risponde con il tono più frettoloso possibile: “Sì, sì. Sono ancora qui.”

“Perfetto. Volevo solo informala che deve essere nello studio fra circa tre minuti e che saremo subito in onda con la sua intervista.”

Lui esita per qualche secondo, finché risponde con un tono quasi confuso: “Sì, sì. Datemi un attimo e arrivo subito.”

“Okay, signor John.”

Elton si volta verso di me con la stessa espressione basita e l’aria di uno non proprio convinto di quello che dovrebbe fare o di dove si trovi – probabilmente, si era fatto troppo distrarre dalle mie parole, distaccandosi dalla realtà.

Mi alzo dal divano, mi fermo davanti a lui e, con le mani, mi appoggio al colletto della sua pelliccia. Lo riporto alla realtà dicendo con dolcezza: “Sai quello che devi fare. Non è vero, signor John?”

Alza gli occhi verso di me, mi rivolge uno di quei suoi piccoli sorrisi sbilenchi da idiota e dice: “Sì, rispondere alle domande, senza improvvisare o fare nulla di stupido, e parlare dell’album.”

“Altrimenti?”

“Niente premio.

“Bravo.”

Imbecille.

Mi dà un breve bacio sulle labbra, che io cerco di ricambiare, ma veniamo interrotti da un'altra bussata.

“Hem… signor John?”

“Un attimo!” urla lui verso la porta, per poi borbottare: “Cristo santo…”

Alzo gli occhi al cielo davanti a quella scena, dicendo: “È meglio che tu vada.”

“Sì” mi risponde remissivo.

Lo accompagno verso la porta, sperando che abbia capito tutto il mio discorso su come comportarsi, su cosa dire e cosa no.

“Però… siccome l’intervista è in diretta, tu mi guarderai dalla TV, non è vero?” mi chiede, prima che io apra la porta.

E, con lo sguardo, indica la piccola tv a quindici pollici appoggiata sopra l'armadio.

Fisso l'aria insieme spassosa e patetica dipinta sul suo viso e, dopo aver udito quella domanda, trattengo un sospiro e, con tutta la pazienza che ho in corpo, rispondo: “Ma certo…” Cerco anche di fare un sorriso rassicurante, tentando di essere il più dolce possibile: “In fondo, devo sapere se farai i compiti. Giusto?”

“Giusto…”

Ci guardiamo con sguardi dolci per altri secondi, per poi dirgli che è ora di andare. Gli apro la porta, davanti alla quale è fermo un giovane assistente di produzione dai capelli chiari.

“Bene, signor John, lo studio è…”

“Sì, lo so dov'è lo studio!” risponde Elton irritato, senza nemmeno guardarlo e camminando dritto per il corridoio.

Lo fisso mentre si allontana a passo svelto, con quella stupida pelliccia che gli dondola addosso. E, in questo momento, mi lascio andare ad un lungo sospiro di stanchezza e di pazienza.

A volte, credo che stia diventando quasi impossibile gestire un essere come lui.

Può diventare la persona più amichevole del mondo e pronta a mettersi al lavoro, per poi trasformarsi, quasi in un istante, nell’essere più emotivo, sgradevole, impaziente e viziato che io abbia mai avuto la sfortuna di incontrare.

Soprattutto quando inizia ad avere i suoi fottuti sbalzi d’umore quasi all’improvviso, facendolo diventare peggio di qualsiasi donna con il ciclo.

Giuro che, a volte, preferirei prenderlo a pugno, specialmente quando osa urlami contro!

Ma… alla fine, raggiralo e manipolarlo è sempre stato un lavoro piuttosto semplice. Se lui non vuole fare una cosa, basta promettergli che in cambio riceverà qualcosa - ad esempio il sesso, quello funziona sempre - e lui mantiene sempre la parola.

Perché, alla fine, Elton John è così. Un bambino capriccioso che non vuole fare i compiti, allora gli prometti di compragli quel giocatolo che desidera tanto solo per farti ascoltare.

Ma la differenza è che, quel bambino capriccioso che mi trovo addosso, è la star più famoso del mondo.

E questo vuol dire che lui, in questo momento, vale un sacco di soldi.  E, per i soldi e la piccola fama che mi sto guadagnando grazie a lui... Beh, posso davvero dire che il gioco vale la candela. Almeno, finché lui durerà.

In fondo, questo è un business. Ovvero, guadagnare sulle persone finché il pubblico non vuole qualcos’altro.

Adesso, mi devo pure sorbire la sua intervista, sperando che mi abbia ascoltato per poi… dargli il suo premio.

Ma, prima, mi godo un po’ il mio, di premio… ovvero la bella e calda bocca di questo giovane assistente di produzione attorno al mio pene gonfio di libidine…

Tanto, mi stava già guardando con aria interessata ma con timidezza fin da quando sono entrato qui.

Così, almeno, mentre devo tener d’occhio quel ciccione del mio cliente in televisione, avrò qualcuno che mi aiuti a ‘rilassarmi’ per la prossima mezz'ora.

Perché il mio lavoro è talmente stressante e sono sempre così sotto pressione, che ho bisogno di un momento per me, che mi svaghi per un momento.

In fondo, non me lo merito? 


You better get back honky cat
Living in the city ain't where it's at
It's like trying to find gold
in a silver mine
It's like trying to drink whisky
from a bottle of wine

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Note:
Ecco un'altra storia su Elton John!
Mi è venuta in mente, dopo aver letto
la recesione della mia seconda storia sul
il cantante e il manager (The Bitch Is Back
dove voleva leggere un'altra versione di questa
relazione tossica, da parte del manager. Ed 
è venuta fuori questa storia :)
Qundi, grazie a Carmaux_95  per avermi fatto
venire questa idea! <3 
E mi sono ispirata sia il John Ride del film
"Rocketman", (che è un grand figlio di P, e 
recetato alla grande da quel pezzo di manzo
di Robb Stark) che dal vero manager
dopo aver letto la biografia del cantante
Un tipo con un caratere "abbastanza" irasibile sulle cose
più stupide, violento e che ha fatto un occhio nero al
cantante più di una volta. Ed era anche infedele.
Sì, un tipo simpatico.
E poi, il titolo "Honky Cat" è sia una
bella canzone di Elton, che una delle mie
scene preferite del film "Rocketman".
Ovvero questa qui Dove mi sono
anche "preso in prestito"  la bella scena
di Elton che cerca di mondere il pollice di
John in un modo sessuale (Quella parte
non so il perchè mi ha fatto impaziere) e 
metterla anche della mia storia ;)
Dove quella scena, riascume propio
i loro tre anni di relazione fatto di sfarzi 
e vizzi di ogni genere.
(E poi, qui c'è la scena tagliata,
dove cantano la stessa canzone ma
in un modo mooolto più teatrale e con
un bel colpo di passione alla fine! <3)
Qundi, in poche parole, anche per l'amore di
quella scena, è nata questa storia! 
Ma io, lo messo calmo e razionale come nel 
film. E spero che si sia capito che è un pezzo
di M che pensa solo ad se stesso e non al suo
cliente. E poi, il titolo è il ricamo alla canzone e alla scena
E che vi sia piacuto questo seocndo esperimento in
prima presona. Perchè ci sarà una terza storia,
sempre su Elton ;)
Grazie mille per aver letto questa storia,
rigazio ad IndianaJones25
Per aver coretto questa storia 
e... alla prossima volta!
Ciao

Evola

 

 

   
 
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